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Replying to parafrasi-Alla sua donna - Giacomo Leopardi

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  1. Posted 20/3/2011, 21:38
    Alla sua donna - Giacomo Leopardi




    Cara beltà, che da lontano mi ispiri amore oppure da vicino nascondendo il viso tranne quando mi scuoti il cuore nel sonno come divina immagine, apparizione celeste, o nei campi là dove più splendido risplende il giorno e il riso della natura, dove si può trovare ancora la facoltà perduta delle illusioni; forse tu hai rallegrato il secolo che prende nome dall'oro mentre ora voli tra la gente leggera come un'anima? o proprio te prepara il destino avaro, che ti nasconde ai nostri occhi, a coloro che verranno?


    Nessuna speranza ho ormai di ammirarti viva, se non forse quando nudo e solo dopo la morte il mio spirito, libero del corpo, per un nuovo sentiero, cercherà la sua nuova dimora. Già sul primo cominciare di questa mia esistenza incerta e dolorosa, immaginai di avere te come compagna di viaggio in questo arido mondo. Ma su questa terra non c'è nulla che ti somigli; e se anche qualcuna fosse pari a te nel volto, negli atti, nella parola, sarebbe, pur così simile a te, assai men bella.



    Eppure, fra tanto dolore, quanto agli uomini ha destinato e prescritto il fato, se qualcuno t'amasse su questa terra così vera e come il mio pensiero ti immagina, per costui questa vita sarebbe beata; e ben chiaramente vedo che l'amore che ti porto mi farebbe ancora seguire lode e virtù come nei primi anni della mia vita. Ma il cielo non ha voluto aggiungere alcun conforto ai nostri affanni; e con te la vita mortale sarebbe simile a quella che nel cielo rende i beati partecipi di Dio.



    Per le valli, dove risuona il canto dell'agricoltore oppresso dalla fatica (e l'agricoltore rappresenta simbolicamente la dolorosità dell'esistenza umana), mi siedo e mi lamento del giovanile errore che mi abbandona, l'errore di coltivare le illusioni; e per i poggi, dove io ricordo e piango i perduti desideri e la perduta speranza dei giorni miei; pensando a te, mi sveglio palpitando. E potessi io in questo secolo tetro e oscuro e in questa epoca nefanda che ignora ogni ideale, conservare dentro di me la tua nobile immagine; perché dell'immagine sola mi potrei anche appagare, dopo che quella reale e vera mi è tolta dal destino.


    Ma se non è vero che tu sia stata mai viva, neppur nell'età dell'oro, o che ti debbano incontrar sulla terra neppur gli uomini che verranno, nel tempo futuro , e sei una delle eterne idee che Dio (eterno senno) sdegna, facendola restare pura immagine, di rivestire di una forma sensibile e visibile, di un corpo terreno e corruttibile che prova gli affanni dolorosi di una vita mortale; oppure se ti accoglie un'altra terra, un altro pianeta fra gli infiniti mondi dell'universo che costituiscono i superni giri (le lontane galassie) e ti illumina una stella vicina più splendente del Sole e su quella terra spiri un'aria più benigna, ricevi questo inno di ignoto amante da questa terra in cui il corso della vita è breve e infausto e gli anni, nel loro rapido scorrere rendono più inutile lo stesso dolore umano.

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