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Replying to parafrasi di:"l'incontro tra Enea e Didone" dell'eneide

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  1. Posted 17/4/2012, 20:13

    parafrasi di:"l'incontro tra Enea e Didone" dell'eneide


    Parafrasi:
    Mentre Enea guarda quelle scene degne di ammirazione
    e si stupisce osservando fisso lo spettacolo
    entrò la regina di quel tempio, la bellissima Didone
    e una gran folla di ragazzi le si strinse intorno.
    Bella così sulle rive d'Eurota o per i giochi
    del Cinto guida la dea Diana le danze, e la seguivano
    da ogni parte mille oreasi che si affollavano: lei aveva la faretra
    sulla spalla e camminando dominava tutte le altre dee
    così era bella e tranquilla avanzava Didone
    tra i suoi pronta ad agire nel suo futuro regno
    e per la Dea sulla porta, sotto la volta del Tempio
    tolte le armi si siede sul suo trono:
    impartiva leggi e regole ai suoi uomini e la fatica delle opere
    eque spartiva o assegnava secondo il caso
    Ecco che in mezzo alla folla
    Enea vede arrivare Anteo e Sergesto accompagnati dal forte Cloanto
    e altri Teucri che la tempesta del mare
    aveva disperso, trasportandoli in quelle spiagge lontane.
    Enea rimane stupefatto, e Acate come lui è pieno
    di gioia e anche di timore: essi ardono avidamente
    di stringersi la mano, ma lo stupore del vederli in quel luogo li turba
    e aspettano, come chiusi in una nuvola e controllano di nascosto
    quale è il destino riservato a loro e dove è la loro flotta
    e perché venivano scelti da tutte le navi
    chiedendo pietà e a che le loro grida salivano al tempio
    dopo che furono entrati gli concessero di parlare
    e il vecchio Ilineo comincia calmo in questo modo:
    "Regina a cui Giove ha donato di fondare una città nuova
    e guidare con giustizia la gente superba, a te noi
    miseri Teucri che siamo lo zimbello dei venti e dei mari
    chiediamo umilmente si risparmiare che le nostre navi vengano bruciate
    abbi pietà di un popolo santo, considera le nostre richieste con comprensione
    oh, non veniamo con le armi a saccheggiare le case
    della Libia e a fare prede e toglierla dalle tue terre
    hanno tanta violenza e odio nell'anima i vinti....
    C'è un luogo che i Greci chiamano Esperia
    che è una terra antica, potente nelle armi e con terre feconde
    vi abitavano gli Enotrii
    questa Italia era la nostra rotta
    quando si è alzata su di noi un onda del Tempestoso Orione
    che ci spinse su spiagge bianche e ci ha lasciati arenare a causa del vento violento
    e vinti dal mare, a causa delle sue onde e delle sue scogliere
    ci sparse e in pochi riuscimmo ad arrivare a queste spiagge
    ma che popolazione è mai questa? che patria barbara
    permette che le navi siano bruciate? ci negano di trovare riparo nella sabbia
    ci fanno guerra e ci vietano di stare nel lido
    se disprezzate gli uomini e le loro armi
    me temete gli dei, che ricordano tutto il bene e tutto il male
    Il nostro re era Enea, il più giusto di tutti
    che fu sia nella pietà che in guerra il più grande
    se gli dei lo hanno conservato in vita, se può ancora godere dell'aria del cielo
    se ancora non è morto e non giace nelle ombre crudeli
    non abbiate paura. non sarai la prima a pentirti di averci concesso
    una grazia: nella Sicilia
    abbiamo città e campi e a noi appartiene il sangue troiano del famoso Aceste
    lascia che togliamo dalla rena le navi rovinate dal vento
    e tagliamo le travi e i remi
    se ci concedete di andare in Italia con il re, con i compagni
    ritrovati, che lieti cerchiamo l'Italia e il Lazio
    ma se la salvezza non è possibile, se il mare di Libia che è ottimo padre dei Teucri
    ti ha preso non c'è più neanche la speranza
    la speranza di Iulo,cerchiamo le coste sicane, le sedi
    già pronte da cui noi veniamo insieme al re Aceste".
    Così insieme cominciarono a fremere tutti i Dardani
    e brevemente Didone abbassò il volto e cominciò a parlare:
    Stupefatta rimase Didone, soprattutto nel vederlo
    Stupefatta rimase Didone Sidonia, sia nel vederlo,
    che nella sua mirabile sorte e disse:
    "Quale sorte di perseguita tra i tanti pericoli, oh figlio di Venere?
    Quale forza ti ha spinto sulle rive barbare?
    Sei proprio tu quell'Enea, Venere diede la sua anima al Dardano Anchise
    in riva al freddo Simoenta?
    Io mi ricordo che tu Teucro sei venuto a Sidone
    bandito dalla sua patria per cercare un nuovo regno
    con l'aiuto di Belo. E il padre di Belo allora rovinava
    la ricca Cipro che aveva vinto e teneva in pugno.
    Già da quegli anni io conosco la caduta di T roia
    E il tuo nome e quello dei sovrani Pelasgi.
    I teucri esaltavano con lodi persino il nemico
    che lo consideravano come discendente dell'antica stirpe dei Teucri.
    Entrate presto nel nostro palazzo.

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