Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

FRANCESCO GUCCINI..

BIOGRAFIA, DISCOGRAFIA, NEWS, FOTO, ETC...

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    il sociale e l'antisociale

    Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
    non m'importa dei giudizi della gente.
    Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
    odio guerre ed armamenti in generale.
    Odio il gusto del retorico, il miracolo economico
    il valore permanente e duraturo,
    radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
    frigo ed auto non c'è "Ford nel mio futuro"!

    E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
    attenzione da me state alla lontana:
    non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
    poi alla fine sono sempre senza grana...

    Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
    i rumori, gli impegnati intellettuali.
    odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
    coi vestiti e le camicie tutte uguali
    che non sanno che parlare di automobili e di moda,
    di avventure estive fatte ai monti e al mare,
    Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego,
    mentre io mi metto quello che mi pare...
    Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
    non ho quello che si dice un posto al sole;
    non mi piaccion le gran dame, preferisco le mondane
    perchè ad essere sincere son le sole...

    Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
    odio il bravo e onesto padre di famiglia
    quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
    se mi metto a far l'amore con sua figlia...

    Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
    sulle scatole mi sta tutta la gente.
    In un'isola deserta voglio andare ad abitare
    e nessuno mi potrà più disturbare
    e nessuno mi potrà più disturbare
    e nessuno mi potrà più disturbare...

    Non amo viver con tutta la gente, mi piace solo la gente "bene":
    come si dice comunemente "bene si nasce non si diviene"...
    c'è chi nasce per le scienze o per le arti: io sono nato solamente per i party la lalalala...lalalala

    Amo oltremodo parlare male, fare il maiale con le ragazze,
    la Pasqua vado in confessionale e tutte quante per me vanno pazze
    perchè fra i "bene" poi non conta l'astinenza, basta ci sia soltanto l'apparenza la lalalala...lalalala

    Quindi non curo la mia intelligenza, la gente bene con questo non lega,
    ma alle canaste di beneficenza so sempre tutto sull'ultimo"Strega":
    l'intelligenza c'è sol coi milioni e ammiro i film di Monica e Antonioni la lalalala...lalalala

    Sono elegante ed è inutile dire che le mie vesti son sempre curate
    perchè senz'altro è importante vestire, perchè è la tonaca che fa il frate...
    In fondo poi due cose hanno importanza e sono il conto in banca e l'eleganza la lalalala...lalalala

    Andiamo matti per cocktail e feste, amo oltremodo le donne mondane:
    non fraintendete non parlo di "quelle", star con la gente più in basso sta male...
    non ho rapporti con i proletari... soltanto a tarda notte lungo i viali la lalalala...lalalala...lalalala

    Ma non trascuro la scienza umanista e si può dire che sono impegnato,
    anzi alle volte sono comunista, ma non mi sono sempre interessato:
    la lotta delle classi sol mi va per far bella figura in società la lalalala..lalalala...

    Non si può dire che sia clericale, come Boccaccio amo rider dei frati,
    ma ossequio sempre lo zio cardinale e vado a messa nei dì comandati.
    Il mio credo vi dico brevemente: pensare a ciò che può dire la gente la lalalala...lalalala...lalalala

    La gente "bene" è la mia vera patria, la gente "bene" è il mio unico Dio,
    l'unica cosa che ho sempre sognata, la sola cosa che voglio io...
    è solo essere un bene sempre ed ora e tutto il resto vada alla malora la lalalala...lalalala
    la lalalala...lalalala...

    ....sono passati gli anni ..ma non è cambiato niente..




    Due anni dopo


    Da Wikipedia

    Due anni dopo (1970), è il secondo album di Francesco Guccini che sulla copertina del disco continua a figurare semplicemente come "Francesco".

    Tracce

    LATO A

    1. Lui e lei - 3:12
    2. Primavera di Praga - 3:38
    3. Giorno d'estate - 3:47
    4. Il compleanno - 3:31
    5. L'albero ed io - 2:54
    6. Due anni dopo - 3:43

    LATO B

    1. La verità - 3:21
    2. Per quando è tardi - 3:31
    3. Vedi cara - 4:58
    4. Ophelia - 2:26
    5. L'ubriaco - 2:33
    6. Al trist - 3:41

    Tutte le canzoni sono dello stesso Guccini; la chitarra acustica è suonata (oltre che dallo stesso Guccini) da Deborah Kooperman.

    Le canzoni
    Lui e lei

    Una canzone semplice che parla dell'amore di due giovani che, inizialmente, riescono a sconfiggere la routine di tutti i giorni che una lunga storia può comportare (i silenzi riempiti da sospiri ); ma poi la vita di coppia perde inevitabilmente la sua poesia per essere inglobata nella noia (i silenzi riempiti da pensieri pieni d'ira).

    Primavera di Praga

    La canzone narra delle rivolte scoppiate a Praga, del giovane Jan Palach che si diede fuoco sulla piazza vecchia (morendo tra le fiamme per difendere la libertà dell'uomo come già era accaduto a Jan Hus, condannato al rogo a Praga 530 anni prima) e della speranza che questa rivolta portò in quanti in occidente militavano nei partiti comunisti.

    Giorno d'estate

    Una giornata tediosa trasformata in una deliziosa poesia, summa della cultura gucciniana non è esente da citazioni ungarettiane e sensismo dannunziano; già incisa due anni prima dai Nomadi.

    Il compleanno

    Dura critica al sistema emotivo borghese e alle sue convenzioni. Descrive una festa di compleanno sottolineando anche i problemi adolescenziali: le prime delusioni amorose.

    L'albero ed io

    Con questa canzone (ispirata ad una poesia di Edgar Lee Masters) Guccini immagina un'ipotetica sepoltura che desidererebbe sotto un grande albero; l'albero è il simbolo della continuità della vita e il pensiero che le sue radici assorbano la salma che vi sta ai piedi sembrano rendergli nuova vita e completa simbiosi con la natura nonché un innalzarsi quasi prepotente, come scrive lo stesso autore, "verso quel cielo che chiaman di dio".

    Due anni dopo

    Summa assoluta di un vissuto giovanile deludente: sono gli anni di Modena. In attesa di trasferirsi a Bologna (Canzone omonima nell'album Metropolis) e reduce da Pavana (di cui si narra anche in Radici dall'album omonimo e soprattutto in Amerigo: «Pavana un ricordo lasciato tra i castagni») racconterà tale periodo anche in Piccola Città dall'album Radici. Il testo è di stampo crepuscolare.

    La verità

    Solitarie e malinconiche visioni campestri in una città arsa dalla calura estiva che dal nichilismo risalgono a "cogliere un po' di verità". Quella verità mai totalmente afferrabile, ma sempre quantomeno intuibile sotto la polvere di immagini che ricalcano la quotidianità.

    Per quando è tardi

    Per il ciclo delle canzoni notturne una ballata metropolitana amara trasudante smog, alcool e delusione; anche questa già incisa due anni prima dai Nomadi.

    Vedi cara

    Canzone suggestiva e profondissima in cui la crisi del rapporto con la futura moglie Roberta - in seguito alla quale ed all'innamoramento per una sua allieva americana, Eloise Dunn (alla quale anni dopo dedicherà 100, Pennsylvania, ave), Guccini lascerà per sei mesi l'Italia (e Roberta) per gli Stati Uniti - è il pretesto per un viaggio introspettivo che ci parla delle gioie taciute e delle lacrime trattenute, della necessità di crescita interiore dell'autore che contrasta con il soddisfacimento per la propria condizione della compagna, che scambia le sue ansie per sintomi di tradimento perpetrato o desiderato ("Non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa").

    Ophelia

    Ispirandosi ad una poesia di Arthur Rimbaud dallo stesso titolo, descrive la morte del personaggio shakespeariano (Ophelia, nell'Amleto, si annega dopo essere impazzita). Anche questa canzone era già stata interpretata due anni prima dai Nomadi. Canzone dalle parvenze quasi metafisiche, Ophelia è uno dei capolavori di questo album.

    L'ubriaco

    La canzone prelude a pietre miliari come Canzone delle osterie di fuori porta. Ballata popolaresca, narra con delicatezza la serata di un alcolista; dal testo si evince che si tratta di un ex-cantante (o, comunque, di un ex-artista): forse un presagio o un timore d'inizio carriera dello stesso Guccini riguardo al proprio futuro o un'allusione a qualche sua conoscenza.

    Al trist

    Si tratta di una trasposizione in dialetto modenese degli stereotipi del blues degli schiavi afroamericani (il titolo stesso è una possibile traduzione dell'inglese blue, e significa il triste, ma il vocabolo nei dialetti emiliani ha anche la connotazione di incapace, poco atto allo scopo, di cattiva qualità). Gli stilemi del blues originale vengono ricondotti, quasi mai letteralmente ma in modo sostanzialmente corretto e fedele all'originale, agli elementi della cultura contadina e paesana: la primavera secondo il calendario, anche se fuori piove a dirotto; il non potere uscire a spasso con l'amata anche se è domenica perché non si ha il vestito nuovo (il vestito della festa, importantissimo nella tradizione popolare contadina); il padre dell'amata che chiede al protagonista quando si deciderà a sposarla; la madre dell'amata che gli comunica che lei l'ha lasciato per uno più ricco di lui (tér andéda via con un ch'al gh'à più sòld che mé, che significa eri andata via con uno che ha più soldi di me); e infine il protagonista che cammina da solo lungo la strada completamente bagnato come un pulcino per la pioggia.

    Della canzone esiste una versione, uscita sempre nel 1970, in genovese cantata da Michele.


     
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    FRANCESCO GUCCINI, TOUR 2010/2011


    1.Canzone per un'amica

    2.Lettera

    3.Noi non ci saremo

    4.Il frate

    5.Amerigo

    6.Il pensionato

    7.Autogrill

    8.Canzone per Piero

    9.Inutile

    10.Farewell

    11.Quattro stracci

    12.Vorrei

    13.Su in collina

    14.Canzone dei dodici mesi

    15.Canzone di notte n. 2

    16.Eskimo

    17.Cirano

    18.Dio è morto

    19.La locomotiva


    -A Torino (11 Settembre 2010) e a Roma (6 Novembre 2010) è stata eseguita anche "Bisanzio";

    -A Roma (6 Novembre 2010) non è stata eseguita "Dio è morto";

    - A Milano (10 Dicembre 2010) Guccini, a sorpresa, ha eseguito "Addio Lugano" (detta anche "Addio Lugano Bella", di Pietro Gori).


     
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    L'Avvelenata


    Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
    credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
    va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
    chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...

    Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
    mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
    giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
    e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...

    Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
    però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
    io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
    vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...

    Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
    godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
    se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
    di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...

    Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
    io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
    Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
    io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!

    Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
    Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
    Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
    compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!

    Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
    voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
    Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
    un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!

    Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
    mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
    e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
    ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!






    Canzone Di Notte N. 2


    E un' altra volta è notte e suono,
    non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
    e voglio in questo modo dire "sono"
    o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
    o forse perchè ancora c'è da bere
    e mi riempio il bicchiere..

    E l' eco si è smorzato appena
    delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
    in cui ciascuno chiude la sua pena,
    in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
    a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
    a dir "Dove ho sbagliato?"

    Eppure fa piacere a sera
    andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
    e due canzoni fatte alla leggera
    in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
    il fatto che sei triste o che t'annoi
    e tutti i dubbi tuoi...

    Ma i moralisti han chiuso i bar
    e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
    è bello ritornar "normalità",
    è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
    Scusate, non mi lego a questa schiera:
    morrò pecora nera!

    Saranno cose già sentite
    o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
    e poi, voi queste cose non le dite,
    poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
    poi è bene essere un poco diffidente
    per chi è un po' differente...

    Ma adesso avete voi il potere,
    adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
    gli dei, i comandamenti ed il dovere,
    purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
    ignorano quel tarlo mai sincero
    che chiamano "Pensiero"...

    Però non siate preoccupati,
    noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
    Gli anarchici li han sempre bastonati
    e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
    non scampa, fra chi veste da parata,
    chi veste una risata...

    O forse non è qui il problema
    e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
    e ognuno costruisce il suo sistema
    di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
    scordando che poi infine tutti avremo
    due metri di terreno...

    E un' altra volta è notte e suono,
    non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
    o forse per sentirmi meno solo
    o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
    che danno quell' ipocondria ben nota,
    poi... la bottiglia è vuota...
     
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    Il Frate


    Lo chiamavano "il frate", il nome di tutta una vita,
    segno di una fede perduta, di una vocazione finita.
    Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza,
    mentre la malizia dei bimbi rideva della sua saggezza...

    Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e amare,
    parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e Schopenhauer.

    E parlava, parlava, con me che lo stavo a sentire
    mentre la sera d'estate non voleva morire...
    Viveva di tutto e di niente, di vino che muove i ricordi,
    di carità della gente, di dei e filosofi sordi...

    Chiacchiere d' un ubriaco con salti di tempo e di spazio,
    storie di sbornie e di amori che non capivano Orazio...

    E quelle sere d' estate sapevan di vino e di scienza,
    con me che lo stavo a sentire con colta benevolenza.
    Ma non ho ancora capito mentre lo stavo a ascoltare
    chi fosse a prendere in giro, chi dei due fosse a imparare...

    Ma non ho ancora capito, fra risa per donne e per Dio,
    se fosse lui il disperato o il disperato son io...

    Ma non ho ancora capito con la mia cultura fasulla
    chi avesse capito la vita chi non capisse ancor nulla...

    Lo chiamavano "il frate", il nome di tutta una vita,
    segno di una fede perduta, di una vocazione finita.
    Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza,
    mentre la malizia dei bimbi rideva della sua saggezza...

    Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e amare,
    parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e Schopenhauer.

    E parlava, parlava, con me che lo stavo a sentire
    mentre la sera d'estate non voleva morire...
    Viveva di tutto e di niente, di vino che muove i ricordi,
    di carità della gente, di dei e filosofi sordi...

    Chiacchiere d' un ubriaco con salti di tempo e di spazio,
    storie di sbornie e di amori che non capivano Orazio...

    E quelle sere d' estate sapevan di vino e di scienza,
    con me che lo stavo a sentire con colta benevolenza.
    Ma non ho ancora capito mentre lo stavo a ascoltare
    chi fosse a prendere in giro, chi dei due fosse a imparare...

    Ma non ho ancora capito, fra risa per donne e per Dio,
    se fosse lui il disperato o il disperato son io...

    Ma non ho ancora capito con la mia cultura fasulla
    chi avesse capito la vita chi non capisse ancor nulla...

     
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    Francesco Guccini a Urbino: “Le canzoni sono la nostra storia”

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    URBINO - “Mi chiedono del tema del viaggio nelle mie canzoni: anche se ne parlo spesso io in realtà sono un non viaggiatore, mi piace viaggiare più sui libri”. Francesco Guccini arriva a Urbino: 70 anni, il solito spirito tra il riflessivo e l’ironico, i modi di fare di un professore di provincia, tra cultura e radici contadine. Il Maestrone, come lo chiamano i suoi fans, è stato il protagonista alle 16 nell’aula magna del Nuovo Magistero di un incontro culturale dal titolo: “Canzoni e identità nazionale”, con il rettore Stefano Pivato e Stefano Paternò, presidente del Consiglio degli studenti di Urbino.

    “Attraverso le canzoni è possibile ricostruire la nostra storia. Io poi le conosco tutte: quelle fasciste, quelle anarchiche, i classiconi, quelle influenzate dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Quando ho cominciato mi hanno detto che col mio modo di fare musica non avrei fatto strada, avrei dovuto cantare pezzi come “Vola colomba bianca vola”. Però non ne ero capace e ho dovuto continuare col mio stile” scherza il cantautore. In un’aula magna gremita, piena di ragazzi a dimostrazione dell’attualità dei suoi pezzi, sono risuonate le note di poesie in musica come ” Dio è morto“, “ Auschwitz“, “ Eskimo” e ” La locomotiva“, accompagnate dai cori dei presenti.


    Il cantautore col rettore Stefano Pivato e Stefano Paternò
    Alla domanda se sia favorevole alle proteste studentesche, Guccini risponde: ”sono favorevolissimo: i giovani devono far sentire che ci sono e hanno istanze da proporre. Tante cose sono cambiate, noi le prime occupazioni le abbiamo fatte in giacca e cravatta. Ma c’è ancora molto contro cui protestare”.

    E alla domanda del rettore Pivato sull’influenza degli Stati Uniti nel dopoguerra: “Gli americani ci hanno portato tante cose: la Coca cola, la frutta sciroppata, i jeans… Io leggevo Hemingway, Steinbeck. Ascoltavo i Platters di “Only you”: in quegli anni erano novità incredibili quelle che arrivavano dagli Usa. Molti miei amici fumano o bevono perchè volevano imitare i personaggi dei film americani. Dalla metà degli anni 60 abbiamo visto gli Stati Uniti in modo diverso: non era più tutto così lucido, così meraviglioso. Quando è arrivato Bob Dylan però abbiamo cominciato a imitarlo, per poi riscoprire l’Italia”.

    Guccini parla anche della genesi di uno dei sui grandi successi, “La locomotiva”: “Il pezzo è nato da una storia vera, quindi si è praticamente scritto da sè. Il primo verso, che è quello che conoscono tutti, è stato in realtà l’ultimo che ho aggiunto quando la canzone era già completa”. Guarda il video

    E chiedendo, parafrasando “Dio è morto”, se l’Italia saprà risorgere dal momento difficile in cui si trova, il cantautore scherza: “ci vorranno sicuramente più di tre giorni”.

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