Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Parafrasi "A Silvia", di Giacomo Leopardi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lussy60
     
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    A Silvia

    Silvia rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale,
    quando beltà splendea
    negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi
    e tu, lieta e pensosa, il limitare
    di gioventù salivi?

    Sonavan le quiete
    stanze, e le vie dintorno,
    al tuo perpetuo canto,
    allor che all'opre femminili intenta
    sedevi, assai contenta
    di quel vago avvenir che in mente avevi.

    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    cosi menare il giorno.

    Io gli studi leggiadri
    talor lasciando e le sudate carte
    ove il tempo mio primo
    e di me si spendea la miglior parte,
    d'in su i veroni del paterno ostello
    porgea gli orecchi al suon della tua voce,
    ed alla man veloce
    che percorrea la faticosa tela.
    Mirava il ciel sereno,
    le vie dorate e gli orti,
    e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    quel ch'io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    che speranze che cori, o Silvia mia!
    Quale allor ci apparia
    la vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    un affetto mi preme
    acerbo e sconsolato,
    e tornami a doler di mia sventura.
    O natura, o natura,
    perchè non rendi poi
    quel che prometti allor? perchè di tanto inganni i figli tuoi?

    Tu pria che l'erbe inardisse il verno,
    da chiuso morbo combattuta e vinta,
    perivi, o tenerella. E non vedevi
    il fior degli anni tuoi;
    non ti molceva il core


    Parafrasi

    Silvia, ricordi ancora quando eri in vita
    Quando la tua bellezza splendeva, nei tuoi occhi ridenti e schivi,
    e tu lieta e pensierosa ti apprestavi al passaggio dall’adolescenza alla maturità.

    Suonavano le stanze tranquille e le strade al tuo continuo canto,
    quando tu eri intenta ai lavori femminili, sedevi contenta per il tuo avvenire ancora da definire.

    Era Maggio e tu eri abituata a lavorare.

    Talvolta lasciavo gli studi piacevoli e quelli faticosi su cui trascorrevo la mia adolescenza e veniva spesa la migliore parte di me.

    Dalle stanze e dai balconi della casa paterna io ascoltavo la tua voce. E ti immaginavo lavorare con fatica alla tela.

    Guardavo il cielo sereno, le vie illuminate, e la campagna intorno,
    Da questa parte il mare e dall’altra parte le colline.
    Non ci sono parole giuste per esprimere i sentimenti che provavo nel mio cuore.

    Che bei pensieri,
    che speranze, che cuori, o Silvia mia!
    Come ci sembrava allora la vita umana e il destino!
    Quando mi ricordo di tanta speranza

    Un sentimento molto forte mi opprime e torno a dolermi della mia sfortuna.
    O natura, o natura, perché non mantieni le tue promesse? Perché ci inganni?

    Prima che giungesse l’inverno, venivi uccisa da un dolore forte e morivi o tenerella, e non vedevi la tua adolescenza.

    Non ti struggeva il cuore, le lodi dei ragazzi per i tuoi capelli neri ora dei tuoi sguardi innamorati e schivi.

    E con te le tue amiche non parleranno d’amore durante i giorni di festa.

    Anche la mia speranza morì poco tempo dopo: anche a me il destino ha negato la giovinezza. Ahi come sei passata cara compagna della mia infanzia, mia compianta speranza!

    Questo è quel mondo? Sono questi i divertimenti, l’amore, le opere, gli eventi di cui abbiamo tanto discusso insieme?

    E’ questa la sorte degli esseri umani? All’apparire della verità tu moristi: e con la mano indicavi da lontano la fredda morte ed una tomba spoglia.


    Commento

    Questi versi sono dedicati a Silvia, fanciulla in cui si può riconoscere Teresa Fattorini, vicina di casa dei Leopardi, morta giovanissima di tubercolosi.
    Questo poema, che si potrebbe scambiare per una dichiarazione d’amore, è in realtà un’amara riflessione sulla vita e sulla giovinezza.
    Il poeta spiega come all’illusione e alla speranza degli anni giovanili si sostituiscano, nell’età adulta, il disincanto e l’amarezza per le sofferenze che la vita impone.
    Per meglio definire il distacco tra l’adolescenza e l’età adulta, Leopardi divide il poema in due parti: nella prima descrive la spensieratezza della gioventù (Silvia canta, ricama, è "lieta"); nella seconda alla descrizione si sostituisce la riflessione sulla morte di Silvia, e, più in generale, sulla distruzione della speranza e sulla disillusione dell’uomo adulto.


    Edited by Lussy60 - 8/12/2013, 15:09
     
    Top
    .
2 replies since 15/11/2010, 11:01   187 views
  Share  
.