Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

NATALE...nel mondo...

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    Il presepe romano


    presepe-romano
    La prima testimonianza in assoluto dell'arte presepiale a Roma, si ha con le statue di legno scolpite nel 1289 da Arnolfo Di Cambio e conservate nella cripta della Cappella Sistina della Basilica di Santa Maria Maggiore. Successivamente sono le cronache del frate francescano Juan Francisco Nuno ad informare, nel 1581, sull'uso ormai da tempo diffuso a Roma, di allestire presepi in monasteri e luoghi di culto ed in particolare nella Chiesa dell'Aracoeli dove era specialmente venerata la statua del Bambinello che si dice opera di un frate francescano che l'aveva intagliata in un tronco di ulivo del


    Getsemani, trafugata il 1° febbraio del 1994 e non più ritrovata. Nel '600 la nobiltà romana inizia ad esporre presepi nei propri palazzi, opere sontuose in linea con lo stile barocco dell'epoca, commissionate ad artisti famosi come il Bernini del quale si ricorda un presepe realizzato per il Principe Barberini. Anche il '700 mantiene viva la tradizione dei presepi nelle case patrizie ma chiese e monasteri non sono da meno come attestano le grandi statue della natività in San Lorenzo, i presepi di Santa Maria in Trastevere e Santa Cecilia. Ma è nel '800 che la realizzazione di presepi si diffonde a livello popolare grazie alla produzione a basso costo, con gli stampi di innumerevoli serie di statuine in terracotta modellate da artigiani figurinai tra i quali anche il ragazzo Bartolomeo Pinelli famoso in seguito come pittore della Roma del

    presepe-romano_2
    suo tempo. Sono tuttavia le famiglie più importanti per censo e ceto sociale a realizzare in gara tra loro i presepi più imponenti, ricostruzioni di paesaggi biblici o di scorci della campagna romana caratterizzata da alberature di pini e olivi, costruzioni rustiche e rovine dell'antichità, da mostrare non solo a parenti e amici ma anche a concittadini e turisti, richiamati da fronde di rami appesi ai portoni a somiglianza d'insegne. Sono rimasti famosi quello della famiglia Forti, posto sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in Via De' Genovesi, riproducente il paese di Greccio e la scena del presepe vivente voluto da San Francesco o quello di padre Bonelli nel portico della chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del Lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme. Nel presepe romano più usuale, il paesaggio agreste fa da sfondo alla grotta in sughero, sovrastata da un tripudio di angeli in volo sulle nuvole, disposti in nove cerchi concentrici che pongono la Natività al centro della scena, una scena povera sia nella rappresentazione dei personaggi, pastori con le greggi e contadini al lavoro con i loro animali, sia nelle architetture, case modeste e locande di campagna tra resti di archi e acquedotti antichi, tipici dei luoghi rappresentati. A partire dalla seconda metà del novecento, l'ambientazione cambia e vengono proposte zone caratteristiche della Roma sparita, demolite per far posto all'urbanizzazione di Roma capitale, ma conservate al ricordo dagli acquerelli dell'artista tedesco E. Roessler Franz, che fotografano la Roma papalina e le sue irripetibili atmosfere.



    Il presepe pugliese

    presepe-pugliese

    La straordinaria ricchezza di fonti narrative, evangeliche e popolari, ha consentito, sin dal XIV secolo, di differenziare anche in Puglia la rappresentazione della Natività da quella del Presepe. Questo passaggio può essere colto proprio in una chiesa francescana, quella di Santa Caterina a Galatina. In una arcata ribassata nella controfacciata della navata sinistra, un grande affresco, con la rappresentazione della Natività, fa da sfondo ad un più plastico presepe in pietra attribuito allo scultore Nuzzo Barba, sullo scorcio del XV secolo. E' unanimemente ritenuto il più antico presepio di Puglia di cui sopravvivono però solo gli elementi centrali:


    la Vergine, il Bambino, San Giuseppe e il Bue e l'Asino. E' nel corso del XVI secolo tuttavia che la rappresentazione presepiale con scultura in pietra, trova la sua massima affermazione, cominciando poi un lento declino nel XVII secolo per ricomparire in seguito, sul finire del Settecento, in forme differenti, influenzate dalla voga napoletana dei presepi vestiti che in Puglia si trasforma in presepe in cartapesta o terracotta. E' Stefano Putignano nel corso del XVI secolo lo scultore più fortemente plastico che impagina vasti ed antichi presepi a Grottaglie, Polignano a Mare, Martina Franca. Ma altri artisti come Paolo da Cassano, a Cassano Murge e Bitritto; Altobello Persio ad Altamura, Tursi e Gallipoli, arricchiscono il panorama del secolo, nel corso del quale è forse Gabriele Riccardi ad inscenare, per la Cattedrale di Lecce, il più raffinato presepe che occupa tutto un altare, dove, nel fastigio, sono collocati la Cavalcata dei Magi e i Pastori adoranti e, sulla mensa, il gruppo della Natività. Attribuito un tempo al Riccardi, ma oggi ritenuto di uno scultore ancora anonimo, è un bel presepio a rilievo a Torre S. Susanna, come anonime sono le tre figure in pietra, dipinte, della Natività di Manduria. Nel corso del Seicento e del Settecento, altari dedicati al presepe, come nella Chiesa del Rosario a Lecce, ruotano spesso attorno al dipinto centrale. La religiosità popolare riprende vigore nell'Ottocento, quando, con alterna qualità i cartapestai del Salento e diLecce iniziano una tradizione viva ancora oggi. Primo protagonista ne fu Mesciu Pietru de li Cristi, soprannome del primo cartapestaio documentato con una statua di San Lorenzo in Lizzanello del 1782. Il suo nome era Pietro Surgente (1742-1827) e fu il maestro (mesciu) di una schiera di grandissimi scultori della cartapesta nell'Ottocento, quasi tutti ricordati col loro soprannome: segno questo di una dimensione tutta paesana, quasi familiare e umile della loro attività. Nel secolo scorso si passa dalle grandi statue per altari, alle piccole statue per i presepi. Cominciò un certo Mesciu Chiccu Pierdifumu a modellare pupi da presepe in creta, che poi, aiutato da sua moglie Assunta Rizzo, "vestiva" con pezzi di stoffa alla napoletana per le misure più piccole e con fogli di drappeggiati di carta imbevuta di colla per le misure più grandi (fino a 30 cm.) in cui il corpo veniva ridotto a uno scheletro di fil di ferro e stoppa. Così, impercettibilmente, si passò dal classico pupo napoletano al classico pupo leccese. Accanto all'attività degli artisti professionisti si assiste ad una vera e propria germinazione spontanea di artisti popolari, tra i quali spicca la classe dei barbieri di Lecce, che intorno al 1840 cominciarono ad imitare i cartapestai e, nelle lunghe ore libere del loro lavoro con pettine e forbici, si dettero a modellare sia la carta pestata che la creta con le mani, i bulini e gli stampi. Tra gli esempi più belli vanno annoverati certamente quello dell'Istituto Marcelline di Lecce del 1890, realizzato da Manzo e De Pascalis ed Agesilao Flora; quello frammentato del Guacci, oggi al Comune di Lecce e quello di Michele Massari, poliedrico artista novecentista, anche presso il Comune di Lecce.



    IL PRESEPE LIGURE:

    presepe_ligure_2L'arte presepiale in Liguria nasce e si sviluppa in età barocca specialmente a Genova dove più numerosa è la committenza delle famiglie dominanti per blasone e censo nella repubblica da poco costituita. Le prime produzioni consistono in statuine intagliate nel legno, dorate e dipinte che prendono a modello sculture in marmo, paliotti d'altare, trittici, quadri riproducenti Natività e Adorazioni dei Magi, che si trovano nelle chiese della città e del circondario, opere di artisti come il Gagini, l'Orsolino, il Foppa, il Brea, il Bergamasco, il Semino, i fratelli Calvi. Il fenomeno procede di pari passo con il costume devozionale delle processioni durante le quali era usanza trasportare a spalla grandi statue di legno dipinte (che già agli inizi del XVII sec. erano rivestite con abiti d'epoca), commissionate dalle varie Confraternite come quelle del "Presepio" e dei "Re Magi". Da qui la creazione di figure lignee di più modeste proporzioni a formare presepi simili a quello riportato dalle cronache, costruito da padre Alberto Oneto nella chiesa di Santa Maria di Monte Oliveto a Multedo di Pegli. La miniaturizzazione dei personaggi presepiali, eseguite anche con materiali preziosi o di pregio come l'oro, l'argento, l'avorio, l'alabastro, avviene negli stessi laboratori e

    presepe-ligurescuole di scultura e pittura ad opera degli stessi artisti che si affermeranno successivamente come orafi, pittori, scultori tra i più richiesti. Tra questi i "Pippi" figli di Filippo Santacroce, della cui scuola era allievo l'altrettanto famoso Gerolamo del Canto e ancora Giovanni Battista Castello che tra i materiali usati privilegiò la tartaruga e il laboratorio di Domenico Bissoni e del figlio Giovanni Battista Gaggini da Bissone, il Piola, Francesco Costa e numerosi altri. Nel corso del '600 e soprattutto nel '700 si moltiplicano i personaggi che compongono la scena presepiale ligure, ai pastori si aggiungono contadini, artigiani, nobili e popolani, paggi, mendicanti e animali da pascolo e da cortile. La dilatazione della produzione determina nuove scelte tecniche e impone una rivoluzione del gusto: non più statuette lignee dipinte ma manichini di legno abbigliati con vesti ora povere ora sontuose a seconda del personaggio rappresentato. L'abilità dell'artista si concentra sulle teste, sui volti dagli occhi di vetro, sulle mani, in quelle parti cioè che sole rimangono scoperte; di questo nuovo stile è caposcuola Anton Maria Maragliano con un linguaggio figurativo di maniera ma raffinato che si fece più realistico negli atteggiamenti e nelle espressioni delle immagini, solo molto più tardi ad opera di artigiani liberi ormai dalla sua influenza. A questo punto sono le vicissitudini storiche a determinare la seconda e più duratura svolta dell'arte presepiale ligure causata dal nuovo ordinamento democratico e libertario frutto della Rivoluzione Francese, importato in Liguria dall'esercito napoleonico. Sotto i colpi francesi tramonta il vecchio ceto dominante e con esso si estingue praticamente la committenza nobiliare e borghese e tuttavia le tendenze gianseniste tese a eliminare le pratiche religiose folcloriche non attecchiscono tra la popolazione urbana e nel contado dove la gente rimane fedele alle proprie tradizioni devozionali. Così all'inizio del '800 proseguono nelle chiese liguri le sacre rappresentazioni su testi in vernacolo e in lingua, famoso "il Gelindo", interpretate dai fedeli come testimonia in una sua relazione il diplomatico conte Nigra che vi partecipò da bambino. In ugual modo si mantiene viva la tradizione del presepe che ora, dovendo soddisfare le esigenze di ceti meno abbienti, perde le sue preziosità scenografiche e la sontuosità delle vesti e degli accessori per ridimensionarsi in una produzione di serie, riferita a pochi modelli raffiguranti popolani e popolane con i loro modesti indumenti e le loro povere offerte, ordinati in piccole composizioni da esporre in famiglia nelle case durante il periodo natalizio. Ma il costo del legno e del lavoro artigiano, per questione di tempi inadatto a produzioni massive, rendono il prezzo del presepe fuori della portata della maggior parte della gente. Sono maturi i tempi per l'avvicendamento della terracotta al legno e della formatura a stampo. Il passaggio dal lavoro artigianale a quello industriale avviene quasi naturalmente, favorito dalle fornaci esistenti a Savona e nella contigua Albisola, che da epoca immemorabile, forse già nei secoli del tardo Impero Romano, producono oggetti in ceramica. L'idea è data dai calchi di figure plastiche usate già nella seconda metà del '700 dall'officina di Giacomo Boselli e alla cessazione delle attività di questa, ereditate dalle officine del Savonese che insieme a molte altre utilizzazioni, se ne servono per ricavarne anche figure presepiali di terracotta. L'argilla compressa negli stampi creati appositamente su modelli tradizionali dai "figurinai", sottoposta a monocottura, viene stampata in statuette che successivamente venivano dipinte a freddo con vivaci colori. Questo procedimento comportava prodotti di rozza fattura, pur se ingentilita dal retaggio settecentesco, come lamentano studiosi della materia di inizio secolo, ma permetteva prezzi alla portata di tutte le borse. Si moltiplicano così i "figurinai" dei quali il più celebre, lo scultore di Savona Antonio Brilla, ancora bambino, preparava le statuine caratterizzandole ognuna come portatrici di un dono diverso per il Bambinello: canestri di frutta, verdura e pane, zucche, cavoli, pollame, capretti, piccioni, pesci che daranno l'impronta rivelatrice della tipologia presepiale ligure del '800. Alla produzione industriale si affiancò ben presto ad Albisola quella casalinga quando le officine che producevano stoviglie in terracotta verniciata, cominciarono a sfornare anche statuine modellate e dipinte dalle madri, mogli e figlie delle maestranze di quelle fabbriche, esempio di lavoro in nero ante litteram. Le statuine, riproduzioni di personaggi popolari, denominate spregiativamente "macacchi" ossia balorde perché malamente abbozzate e dipinte in maniera naif, venivano smerciate nell'annuale mercato di Santa Lucia che si svolgeva il 13 dicembre a Savona. Le figurinaie domestiche avevano tutte un soprannome che le individuava quasi a costituire il marchio di fabbrica: "Campanàa", "Circia", "Fata Geìnìn", "Nanìn a Cioa", "Tere a Russa", "Mominìn" fino all'ultima depositaria di questa ingenua ma poetica forma di artigianato, Beatrice Schiappapietra che ha operato ad Albisola fino al 1970. Ultimi epigoni dell'arte presepiale ligure, gli scultori Arturo Martini e Tullio Mazzotti che negli anni '20 progettarono presepi fissi in ceramica, nello stile improntato ai canoni estetici proposti dal movimento futurista.

     
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    Il Natale nel mondo: come si festeggia, usi e tradizioni

    Pubblicato da Focus Junior

    Scopri come si festeggia nel mondo il Natale. Ecco le tradizioni inglesi, tedesche e olandesi per la festa più bella dell'anno.


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    Come si dice "Buon Natale" in inglese? Merry Christmas! In Olandese? Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar. E in tedesco? Froehliche Weihnachten. Nonostante le differenti lingue lo spirito del Natale rimane immutato. Quello che cambia sono spesso gli usi e i costumi per il giorno della Vigilia e il 25 dicembre. Scopriamo insieme le differenze.
    In Inghilterra Babbo Natale la sera della Vigilia trova sulla tavola la mince pie (un dolce tradizionale) e un bicchierino di sherry (un liquore). Ma anche le renne, stanche del viaggio hanno di che sfamarsi: i bambini inglesi, lasciano per loro fuori casa una carota.

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    La sera della Vigilia, per la tradizione olandese di Sinterklaas (il loro Babbo Natale) i bambini olandesi "mettono fuori la scarpa". Ovvero prendono una scarpa e la riempiono con il fieno e una carota.
    Talvolta la scarpa viene messa fuori prima in occasione della festa di San Nicola. Qualsiasi sia la data in cui viene fatto il rito, la mattina dopo al posto del fieno i bambini trovano un regalo, spesso una figurina di marzapane. Ai cattivi si lasciava il carbone... proprio come si fa da noi per la Befana.

    In Germania, i festeggiamenti di Natale iniziano davvero prestissimo, addirittura l'11 novembre, giorno di San Martino. In questo giorno vengono costruite delle lanterne che verrano portate in processione dai bambini, che illumineranno così la strada del santo. Dal primo dicembre nelle camerette dei bambini tedeschi non può mancare il calendario dell'Avvento. Ogni giorno i bambini aprono una finestrella del calendario e promettono di compiere una buona azione. Poi, il 6 dicembre San Nicola porterà loro cioccolato e dolci speziati come i Lebkuchen o i Christollen. E nella notte del 24? Arriverà Gesù Bambino (o Babbo Natale) a portare i doni, questa volta quelli di Natale!



    Il Natale nel mondo: le tradizioni del Nord Europa

    Quali sono gli usi, le tradizioni e i costumi del Natale nel Nord Europa? Scopri come si dice e si festeggia in Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda il Natale!


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    Come si dice Buon Natale in Svezia? God Jul! E così anche in Norvegia. In danese? Glædelig jul! In Finlandia, la patria di Babbo Natale si dice Hyvää joulua. Gleðileg jól, infine in islandese. Che modi complicati per farsi degli auguri! Li sapete ripetere?
    Che ne dite di scoprire piuttosto le tradizioni di questi paesi del Nord per il periodo natalizio?

    NATALE IN SVEZIA

    Il periodo natalizio in Svezia (come in molti paesi del Nord) inizia il 13 dicembre, festa di Santa Lucia e finisce dopo un mese esatto, con un giro rituale della famiglia intorno all'albero. La mattina del 13 dicembre, la figlia più giovane di ogni famiglia indossa una veste e mette sul capo una coroncina adorna di tessuto verde e sette candeline intrecciate e così abbigliata porta caffè, latte e biscotti alla famiglia che è ancora a riposare sotto il tepore delle coperte. Gli Svedesi tengono molto all'addobbo della casa a Natale.
    Le abitazioni sono riempite di fiori rossi, rosa, bianchi o blu chiaro, specialmente giacinti colorati e nel giardino, viene collocato un covone di grano per gli uccellini.
    Ai piedi dell'albero di Natale, per auspicare buona fortuna, viene posto un caprone di paglia. Per il cenone, invece, il piatto tradizionale è il prosciutto arrosto. Il modo in cui vengono consegnati i regali in Svezia è davvero curioso: regalo di Natale in svedese si dice "joklappar" ("colpo di Natale"). Fino a poco tempo fa era tradizione che chi faceva il regalo dovesse bussare con veemenza alla porta domandando: "Ci sono bambini buoni in questa casa?". Una volta aperto, il dono era buttato subito per terra e la persona scappava per non essere riconosciuta. Insieme al regalo vengono spesso consegnate delle poesie che poi vengono lette ad alta voce il giorno di Natale.

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    NATALE IN NORVEGIA
    Anche i Norvegesi amano decorare l'albero e la casa. Sulla porta d’ingresso viene posta una corona e davanti alla casa come simbolo di buona sorte e prosperità vengono sistemati alcuni fasci di grano (come in Svezia) e un caprone di paglia. Ad ogni finestra è appesa una stella e all’interno della casa si trovano tulipani e i giacinti.
    Il 24 dicembre è tradizione accendere una candela sulle tombe dei propri cari e alla sera c’è la grande cena: qui non possono mancare le deliziose cialde a forma di cuore!
    Durante la serata si danza e si canta attorno all’albero di Natale con danze tipiche.

    NATALE IN FINLANDIA
    Come si festeggia Natale nella patria di Babbo Natale? Babbo Natale abita infatti in Lapponia in un piccolo villaggio che si chiama Korvatunturii. Natale in finlandese si dice Joulu e Babbo Natale Joulupukki. Nelle case finlandesi la notte di Natale ha un sapore davvero magico: vengono accese candele in ogni casa e anche al cimitero sulle tombe di coloro che non ci sono più. Dopo venti giorni dal giorno di Natale, l’abete viene spogliato delle sue decorazioni e tolto dall’abitazione.

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    NATALE IN DANIMARCA
    Le strade danesi e soprattutto il parco di Tivoli a Copenaghen sono illuminati a festa. L'atmosfera è davvero suggestiva e ovunque si trovano ghirlande fatte con rami di abete. I bambini danesi scrivono le lettere per Babbo Natale e proprio in occasione delle festività, vengono emessi francobolli speciali.
    La cena tradizionale di Natale inizia alle sei e si conclude servendo il riso al latte. All’interno di uno dei piatti si cela una mandorla: chi la troverà, avrà diritto ad un maialino portafortuna fatto di proprio di mandorle. Per tradizione, a fine pasto, il papà aggiunge all'albero bandierine danesi, candele e cuoricini rossi e bianchi (i colori della Danimarca), poi accende le candele e una volta terminata l’operazione, chiama la famiglia al completo.

    NATALE IN ISLANDA
    In islandese Natale si dice Jol, i folletti di quest’isola si chiamano, infatti, jolasveinar.
    Dall'inizio del mese di dicembre i bambini mettono sul davanzale della finestra della loro casa una scarpetta: se durante l’anno si sono comportati bene riceveranno il dono tanto sospirato, ma se sono stati cattivi… una patata! Anche per gli Islandesi il periodo natalizio si conclude il 6 gennaio.

     
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    Da bambini tutti abbiamo sognato un Natale così.

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    In Quebec, Canada, è possibile.

     
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    Come si dice "Buon Natale" in inglese? Merry Christmas! In Olandese? Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar. E in tedesco? Froehliche Weihnachten. Nonostante le differenti lingue lo spirito del Natale rimane immutato. Quello che cambia sono spesso gli usi e i costumi per il giorno della Vigilia e il 25 dicembre. Scopriamo insieme le differenze.
    In Inghilterra Babbo Natale la sera della Vigilia trova sulla tavola la mince pie (un dolce tradizionale) e un bicchierino di sherry (un liquore). Ma anche le renne, stanche del viaggio hanno di che sfamarsi: i bambini inglesi, lasciano per loro fuori casa una carota.


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    La sera della Vigilia, per la tradizione olandese di Sinterklaas (il loro Babbo Natale) i bambini olandesi "mettono fuori la scarpa". Ovvero prendono una scarpa e la riempiono con il fieno e una carota.
    Talvolta la scarpa viene messa fuori prima in occasione della festa di San Nicola. Qualsiasi sia la data in cui viene fatto il rito, la mattina dopo al posto del fieno i bambini trovano un regalo, spesso una figurina di marzapane. Ai cattivi si lasciava il carbone... proprio come si fa da noi per la Befana.

    In Germania, i festeggiamenti di Natale iniziano davvero prestissimo, addirittura l'11 novembre, giorno di San Martino. In questo giorno vengono costruite delle lanterne che verrano portate in processione dai bambini, che illumineranno così la strada del santo. Dal primo dicembre nelle camerette dei bambini tedeschi non può mancare il calendario dell'Avvento. Ogni giorno i bambini aprono una finestrella del calendario e promettono di compiere una buona azione. Poi, il 6 dicembre San Nicola porterà loro cioccolato e dolci speziati come i Lebkuchen o i Christollen. E nella notte del 24? Arriverà Gesù Bambino (o Babbo Natale) a portare i doni, questa volta quelli di Natale!
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    Il Natale a Napoli
    Nella tradizione del presepe


    Questo è il mio presepe, sono tradizionalista e in casa mia non può mancare.... insieme all'albero!




    Ehm.... non giudicate il video (non è un gran chè...), ma il contenuto!
     
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    :crash.gif: :clapping.gif: :clap.gif: bellissimo il tuo presepe socio!!!
     
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    Storia Il Natale si festeggia ovunque il 25 dicembre?


    La data che indica il 25 dicembre per festeggiare il Natale è convenzionale e non è la stessa per tutti i popoli e le religioni. Ecco perché
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    La Messa di Natale in una chiesa ortodossa in Ucraina non viene celebrata il 25 dicembre, ma il 7 gennaio.

    Il Natale cristiano festeggia la nascita di Gesù. La data del 25 dicembre è convenzionale, ed è documentata nei calendari delle festività religiose a partire dal III-IV secolo d. C.; il Natale fu stabilizzato in quella giornata dopo che diverse tradizioni avevano sostenuto, nei primi secoli del cristianesimo, anche date diverse. Oggi viene celebrato in quel giorno da tutti i cristiani, tranne che dagli ortodossi russi.

    IN RITARDO. La Chiesa ortodossa russa, infatti, continua ad adottare il calendario giuliano (dovuto cioè a Giulio Cesare) invece di quello gregoriano, diffuso nel 1582 grazie a papa Gregorio XIII. Il calendario gregoriano fu introdotto per rimettere in pari le date di inizio delle stagioni astronomiche con il calendario civile, che nel XVI secolo a causa del moto di precessione della Terra erano sfasate di circa 11 giorni. Oggi il ritardo è di circa 13 giorni. Risultato: il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie celebra la messa di Natale il 7 gennaio, 13 giorni dopo il nostro Natale.



    Storia Come sono nate le tradizioni del Natale?



    Chi ha inventato Babbo Natale? E l'albero addobbato? Il presepe (con o senza bue ed asinello) a quando risale? Ecco come e quando sono comparse le usanze della festa più amata dell'anno.

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    Gesù nacque nell'anno zero?
    No, non nacque nel primo anno della nostra era, bensì dopo o (quasi certamente) prima. Attorno al 6-7 a.C., secondo la maggior parte degli studiosi. Dei quattro evangelisti canonici, due (Marco e Giovanni) non dicono nulla sul tema; un terzo dedica al Natale un versetto telegrafico: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode” (Matteo, 2: 1). Solo il Vangelo di Luca indugia su qualche dettaglio.
    Tanto silenzio non deve stupire: i primi cristiani consideravano sconveniente parlare di certi aspetti della vita del Messia, ritenuti troppo “terreni”.

    Foto: © IPA

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    Ma almeno è nato il 25 dicembre?
    La data del 25 dicembre in cui il Natale cristiano festeggia la nascita di Gesù è convenzionale ed è documentata nei calendari delle festività religiose a partire dal III-IV secolo d. C.
    Chi scava alle radici della festa cristiana non trova evangelisti, infatti, ma un paganissimo imperatore romano, e un papa. L’imperatore era Aureliano che, volendo unificare culturalmente il mondo romano, nel 274 istituì per decreto un dio uguale per tutti i sudditi (il Sol invictus), fissandone la festa (Dies natalis) poco dopo il solstizio d’inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi. Così i cristiani trovarono il Natale del Dio Unico già bell’e pronto. E presto sostituirono il Sole con Gesù. Poi arrivò il papa, che si chiamava Giulio I: probabilmente fu lui a fissare ufficialmente la festa a fine dicembre. Ciò accadde entro il 352, quando il cristianesimo era legale da 40 anni scarsi.

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    Chi ha inventato il panettone?
    Ci sono diverse leggende sulla nascita del dolce italiano natalizio per eccellenza (vedi video), ma una delle più famose racconta che il panettone fu inventato a Milano dal cuoco di Ludovico il Moro.
    Il primo a scrivere di una focaccia dolce che ricorda l’impasto del panettone fu Cristoforo di Messisbugo, un cuoco di Ferrara che nel 1549 in un suo ricettario parlava di un dolce fatto dalle parti di Milano, a base di farina, burro, zucchero uova e latte. Non c’erano ancora uvette e canditi, ma l’impasto era lo stesso.

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    Chi ha fatto il primo albero di Natale?
    Secondo la leggenda fu San Bonifacio (ca. 673-754) che, per convertire i popoli germanici, abbatté una quercia sacra ai pagani e, per riparare all’offesa, regalò un piccolo abete che addobbò appoggiando sui rami delle candele accese che simboleggiavano la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambino Gesù”. Una curiosità: ogni anno in Nord America vengono tagliati circa 40 milioni di alberi di Natale .

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    Perché si mettono i doni sotto l'albero di Natale?
    Questa usanza arriva dal Nord Europa. A portarli però non è soltanto Babbo Natale, ma anche san Nicola di Bari, santa Lucia e san Martino (l’11 novembre).

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    Chi ha inventato Babbo Natale e Santa Claus?

    Santa Claus (nella "versione italiana" Babbo Natale) esce dalla penna di Clement Clarke Moore nel 1823 che scrive la poesiola “Era la notte prima di Natale” per divertire i propri figli la notte del 24 dicembre. Santa Claus somiglia a un nissen, folletto della mitologia vichinga, e viaggia su una slitta tirata da renne.

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    Chi è la mamma di babbo Natale?

    Si potrebbe dire che sia l'illustratrice svedese Jenny Nyström (1854 - 1946) che nel 1875 illustra una serie di cartoline augurali con le prime immagini di un Babbo Natale come lo conosciamo oggi: i suoi vestiti però sono di colore verde.

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    Ma allora chi ha vestito di biancorosso Babbo Natale?

    È colpa dell’illustratore americano Haddon Sundblom che nel 1930 codificò l’abito biancorosso di Babbo Natale. Lo fece per la Coca-Cola, che usò Babbo Natale come testimonial fisso della sua bibita.

    cometagiotto

    Dove compare la prima stella cometa?

    Il primo artista che dipinse la stella cometa fu Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Da allora, la stella cometa che guida i re Magi verso Gesù diventa quasi un dogma anche se i testi antichi che raccontano la storia dei Magi parlano solo di un “astro anomalo”.

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    A quando risale la tradizione del bue e dell'asinello?
    Il bue e l'asinello inserito nella scena della natività risale ai vangeli apocrifi. Il primo a parlarne fu un testo, forse risalente forse al IV secolo, a cui un falsario aggiunse la firma di san Matteo.

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    Dove fu allestito il primo presepe vivente italiano?

    A Greccio, in provincia di Rieti, e fu voluto da san Francesco. Ma soprattutto in Provenza, già nei decenni precedenti, si rappresentava la Natività di Gesù.

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    Chi ha inventato la ricetta del mandorlato?

    Il dolce tipico delle feste natalizie e prodotto con miele, zucchero, albume d'uovo e mandorle nella zona di Cologna Veneta (Verona), fu realizzato dallo speziale Antonio Finco nel suo laboratorio di Cologna Veneta. Dove ancora oggi, ogni anno, con la festa dell'Immacolata Concezione, si festeggia la produzione pluricentenaria del dolce. Si dice anche che forse il mandorlato si produceva già ai tempi della signoria degli Scaligeri nel XIII-XIV secolo.

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    Chi ha composto astro del ciel? La canzone tradizionale di Natale più famosa, Stille nacht, tradotta in 65 lingue (in italiano Astro del ciel) arriva dall’Austria. A inventarsela, nel 1818, fu Joseph Mohr, curato del paesino di Oberndorf, che la notte della vigilia si accorse con sgomento che l’organo della chiesa era fuori uso. Per non deludere i parrocchiani buttò giù qualche verso sulla calma (stille) che regna sovrana mentre scende la Santa Notte (nacht). L’organista ci compose sopra la melodia per il coro: quella canzone piacque a tal punto che da allora Stille nacht è entrata nel repertorio.

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    Qual è la canzone di Natale moderna più famosa al mondo? Si tratta di White Christmas, scritta da Irving Berlin nel 1940 e cantata da Bing Crosby per la prima volta il giorno di Natale del 1941 durante uno programma radiofonico della NBC. Bing Crosby la registrò nel 1942 e la canzone fu premiata con l'Oscar alla migliore canzone nel 1943. Da allora, moltissimi artisti hanno inciso questa canzone, ma il disco di Crosby è stato il più venduto della storia per 50 anni, con circa 50 milioni di copie. Fu scalzato dalla classifica delle vendite solo nel 1997 da Candle in the wind, il brano cantato da Elton John al funerale della principessa Diana.

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