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IL Mondo degli Egizi......storie e leggende

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  1. Lussy60
     
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    STORIA E CULTURA DELL’ANTICO EGITTO


    La preistoria e l’archetipo della vita oltremondana
    Lo studio dell’insegnamento iniziatico fiorito presso i templi dell’antico Egitto ci è pervenuto per una pluralità di vie, attraverso i “Testi delle Piramidi”, i “Testi dei sarcofagi” ma soprattutto attraverso il “Libro dell’uscita alla Luce del giorno”, meglio conosciuto nel nostro mondo occidentale con il nome de “Il Libro dei morti degli antichi Egizi”. Tale studio presuppone la conoscenza dell’ambiente culturale e religioso di quel popolo e dell’epoca in cui tale inse-gnamento si inquadra. È necessario quindi darne una panoramica, sia pure a rapidi tratti, prima di esporre l’insegnamento stesso.
    Questa disamina della storia e della cultura dell’antico Egitto sarà qui fatta alla luce di una interpretazione iniziatica ma anche, come è giusto, secondo una visuale antropo-sociologica di tipo strutturalistico – quale è quella proposta dall’antropologo Levi Strass - che considera tutte le istituzioni di un dato popolo strutturalmente connesse e coerenti tra loro (struttura “a stella”, a partire da un centro di pensiero archetipico proprio di quel popolo, che si irradia su tut-te le sue produzioni culturali e sociali; con un percorso descrittivo dall’interno della “stella” (costituito dal pensiero archetipico) verso l’esterno (costituito dalle produzioni e strutture socio-culturali); fermi restando, beninteso, i dati di fatto fornitici dalla storia e dall’archeologia, sulla base dei quali possiamo ricostruire e capire quel pensiero archetipico (percorso inverso, dall’esterno della “stella” e dalle istituzioni culturali verso l’interno per ricostruire il pensiero archetipico fondante).


    tomba%201Parlando dell'antico Egitto si parlerà di tombe, di morti e di costumi funebri ma questo perché tutta la cultura egiziana e il pensiero degli egizi erano rivolti al problema della morte, intesa come punto di partenza verso una vita postmortale – nel regno di Osiride, come mitizzato compiutamente nel periodo classico e maggiormente formato di quella storia – che ciascuno desiderava assicurarsi nel modo più felice possibile. In ogni caso per quel popolo, e soprattutto per l’iniziato, l’idea della morte e i concetti ad essa connessi non avevano nulla di quel senso terrifico, macabro e di rimosso psicologicamente che hanno per noi. Per l'antico egiziano la morte era solo un cambiamento dello stato di esistenza, con passaggio ad una vita nuova, vista come molto simile a quella attuale; le più importanti temati-che della sua cultura e della sua religione erano indirizzate verso questo problema, la cui soluzione, a sua volta, coinvolgeva in sé il tema e il problema dell’Essere e del significato dell'uomo nell'universo.

    Le popolazioni che in epoca storica (dal 3200 a.C. circa in poi) troviamo stanziate nel Delta e lungo la Valle del Nilo originavano da popoli nomadi e cacciatori che, provenienti da Ovest, si collocarono (nel Ve IV millennio a.C., circa) sugli altipiani prospicienti la valle nilotica. Graffiti ru1pestri raffiguranti scene di caccia di selvaggina (che era quella allora esistente in loco, gazzelle, giraffe, zebre, elefanti) e aventi, come tutti i graffiti dei popoli arcaici, uno scopo magico (la rappresentazione dell’animale come sua evocazione e sortilegio – desiderio magico, pensiero operante - per la sua cattura), in tutto uguali agli altri trovati nel Sahara (nel Tibesti del sud algerino; nell’Acacus in Libia) ne sono la testimonianza.cartina
    Successivamente tali popoli scesero da questi altipiani nella Valle del Nilo e divennero stanziali; i graffiti allora pas-sarono a rappresentare non più la suddetta selvaggina di savana ma animali nilotici (ippopotami, coccodrilli, ibis ecc.) e domestici e il motivo della raffigurazione ora non voleva essere più un segnale magico ma semplicemente una rappresentazione grafica e un “racconto”, e questo mostrava la modificazione intervenuta nel modo di pensare e nella economia e nelle occupazioni praticate.

    Già in questa cultura preistorica troviamo necropoli ben curate e tenute separate dai villaggi abitati, con arredi funebri e tavolette votive, segno che il culto dei morti era già praticato. Nel suo primo periodo (cultura cosiddetta naqadana prima) troviamo una statuetta raffigurante un uomo con le braccia levate in alto, nello stesso tipico atteggiamento - più tardi divenuto ricorrente nell'arte egizia - del morto giunto davanti ad Osiride. Nella più tarda e successiva cultura, cosiddetta naqadana seconda, troviamo, presso la necropoli di Hierakonpolis, “la tomba dipinta”, in cui sono raffigurate scene sostitutive di vita. Per scene sostitutive di vita si intendono rappresentazioni intese non a ricordare i fatti della vita del defunto ma a ricreare per lui ed attorno a lui nell'aldilà un ambiente vivo e popolato nel quale egli si potesse muovere e trovare a suo agio; uno scopo, cioè, magico e propiziatorio, analogo cioè a quello che voleva essere il significato dei graffiti di accia – salvo la differenza delle implicanze sopravviventistiche che vi erano insite.


    La Valle dl Nilo (Basso Egitto) e il Delta (Alto Egitto) e le città storiche

    gatti%20mammoniAppare chiaro, quindi, che già in quelle età iniziali vi erano sia la credenza nella sopravvivenza post-mortem, con il passaggio del defunto in un mondo ultraterreno, sia il tentativo di operare magicamente in quell'ambiente. Saranno sempre questi i due grandi motivi conduttori della cultura antico egizia (è questo un primo esempio di quella inter-pretazione iniziatica effettuata però su un dato concreto della scienza storica e archeologica positiva, di si è detto). Chiaro altresì che già in età preistorica tali motivi cultuali e culturali risultano già formati abbastanza compiutamen-te, anche se espressi ad un livello non pienamente cosciente di tutte le implicanze e dei significati che vi erano insiti e che si sarebbero poi compiutamente espressi nell’epoca successiva e nei periodi classici della cultura egizia.


    Necropoli di Abido con tombe a fossa

    Da dove provenivano tali motivi e significati interiori intrinseci? Sarebbe facile e suggestivo riconnettere tra loro elementi come la venuta dall’ovest dei popoli nomadi, alcune strane raffigurazioni rupestri sahariane (vedasi, ad esempio, il graffito dei cosiddetti “gatti mammoni” nell’Acacus libico), la somiglianza fra le future piramidi e gli analoghi monumenti delle antiche civiltà centroamericane e inoltre l’ipotetica popolazione di sapienti, sacerdoti ed ini-ziati della favolosa Atlantide, di cui parla Platone (che era un iniziato nella sapienza egizia) nel Timeo e nella Crizia. Troppo facile, troppo suggestivo, e invece noi qui vogliamo lavorare solo su dati certi e provati, proprio perché lo studio che stiamo conducendo è già di per sé sufficientemente ardito; e non vogliamo, quindi, incorrere in accuse di fantasticheria e fantastoria. Una cosa peraltro affermiamo con tutta sicurezza, perché è un dato della psicologia: le forme mentali collettive, gli archetipi della vita oltretomba e dell’intervento magico su di essa da parte dei viventi erano già presenti in questi momenti iniziali arcaici e questo spiega l’immanenza e la permanenza degli stessi archetipi e delle stesse forme mentali nel gruppo etnico e il modo costante con cui essi hanno operato per tutta la durata storica dell’etnia antica egizia.


    Il misterioso graffito dei "gatti mammoni"nell'Acacus libico

    La storia dell'Egitto antico e le dinastie dei Faraoni
    La storia antica egiziana venne suddivisa dallo studioso storicista Manetone – un sacerdote dell’epoca tolemaica – sulla base delle dinastie dei Faraoni regnanti (trenta dinastie, da quella di Manes fino ad Alessandro Magno) e tale tipo di cronologia è stato sempre conservato e adottato dagli storici, anche al giorno d’oggi. Infatti gli egiziani usavano datare gli avvenimenti in riferimento all’anno di regno dei Faraoni, ricominciando daccapo la datazione ad ogni Faraone.
    Andando alle origini, in epoca predinastica l’organizzazione politico-sociale egizia era costituita su base cittadina e cioè le varie città, che estendevano il loro potere su una. maggiore o minore fetta del territorio circostante, erano autonome tra di loro, anche se da un punto di vista etnico e culturale erano affini e intrattenevano ampi rapporti l’una con l’altra.
    Pian piano però queste città autonome, vuoi per interesse comune vuoi per prevalenza di taluna di esse, si coagularono tra loro, talché ad un certo punto noi troviamo nell'Egitto due regni, quello di Buto nel Basso Egitto (Delta del Nilo) e quello di Hierakonpolis nell'Alto Egitto (Valle del Nilo).tavolozza%20naqada
    Due regni perchè per contingenze storiche quella coagulazione avvenne attorno a due poli distinti (This e Hierakon-polis) ma anche regni pienamente affini etnicamente e culturalmente e sviluppatisi parallelamente. Talché ad un certo punto fu inevitabile la loro riunione e ciò avviene nel 3200 a.C. con il Faraone Menes di Hierakonpolis.


    La "tavolozza" di Naqada, con incisioni

    Questi soggiogò il regno di Buto ma, anche se sotto l’aspetto formale tale evento si presenta come una conquista, sostanzialmente si trattò di una fusione: il Faraone veniva raffigurato che cingeva le due corone, assunse i due titoli regali dei due regni, le divinità locali furono conservate e pariteticamente ne veniva ammesso il culto; soprattutto le popolazioni dei due regni vennero poste su un piede di completa eguaglianza, con diritti e status paritetici, ed è questo che soprattutto risalta se si confronta con le usanze dei popoli antichi, in cui le popolazioni conquistate venivano in tutto sottomesse e rese schiave verso il popolo vincitore.

    Con Menes ha inizio la prima dinastia, che insieme alla seconda costituisce l'epoca. delle dinastie Tinite (dal 3200 al 2778), così dette dal nome della capitale This, situata presso Abido nella Valle.
    Se osserviamo i monumenti ed i reperti archeologici di questa epoca, possiamo notarne alcuni caratteri particolarmente significativi: 1) vennero eliminati gli influssi esterni (mesopotamici e più genericamente asiatici) che precedentemente erano largamente presenti e l'espressione artistica acquistò definitivamente, in una unitarietà indifferenziata dei due vecchi regni, quei caratteri che - sia pur sempre più maturandosi, modificandosi e passando da un tipo precedente a uno seguente - furono propri di tutta la storia dell'Egitto antico, dall'Antico Regno al Nuovo Regno;

    Tomba dipinta


    Mastaba o tombe a tumulo rettangolare


    tomba%2022) pur nell'esecuzione anche di opere di ingegneria civile, i monumenti e le espressioni artistiche maggiori riguardarono essenzialmente la costruzione di tombe e di templi: segno questo della piena operatività in quel popolo delle forme mentali di cui abbiamo sopra parlato, già presenti nella sua cultura sin dai primordi;
    3) manifestazione molto importante e significativa di tutto questo è il fatto che i sovrani Tiniti avevano una tomba in ciascuno di due regni unificati, una ad Abido e l'altra a Menfi. Ciò sta a indicare che il Faraone, per dare espressione al proprio atteggiamento, da tenere in modo uguale rispetto ai suoi due regni e ai loro popoli posti entrambi su un medesimo piano, lo faceva con un immediato e significativo riferimento alla sua dimora postmortale. Quando fosse caduta la sua spoglia mortale ed avvenuta la sua divinizzazione, egli avrebbe risieduto - quale simbolo di un potere d'ordine cosmico ed egizio e di una continuità di tale potere - contemporaneamente in entrambi i due regni d’Egitto; e il “sito” di tale potere e della sua unitarietà veniva posto, in questo modo, nella dimora funebre ed eterna. È questo un secondo esempio di interpretazione iniziatica dei dati storici ed archeologici.

    4) oltre che per il Faraone troviamo monumenti funebri anche per i funzionari e le personalità del regno più alte e più vicine al sovrano; questi monumenti sono le “mastaba”, consistenti in parallelepipedi di pietra posti sopra la tom-ba. Questo non è altro che una ulteriore conferma dell’immanenza e dell’operare in quel popolo dell'anzidetto archetipo e, facendo una ulteriore interpretazione iniziatica di questo dato, possiamo arguirne che tali funzionari e tali personalità, volendo far risaltare la propria posizione ed il proprio prestigio, ne ponevano l'espressione nella tomba, cioè in una affermazione della loro sopravvivenza nell'al di là, al pari del sovrano;

    mastaba5) gli oggetti minori posti a corredo delle tombe e i ricchissimi dipinti che vi troviamo, tutti rappresentanti scene sostitutive di vita ma riferite all’aldilà, confermano, se ancora ce ne fosse bisogno, la forza di quella credenza ed aspi-razione archetipiche nella vita oltremondana.
    È ben vero che tali credenze e tali corredi li troviamo anche presso altri popoli; ma quel che a noi interessa è l’insegnamento.iniziatico che qui vi è connesso e che se ne deriva. È questo che – al di là delle valenze artistiche e storico-archeologiche - vogliamo porre in evidenza e che vogliamo apprendere attraverso l’esame questi reperti funerari. attraverso lo studio dei Capitoli del “Libro dell’uscita alla luce del giorno” - impropriamente tradotto con la de-nominazione de “Il libro dei morti degli antichi egizi” - e attraverso l’esposizione che ne faremo in seguito, dopo aver dato le opportune notizie in ordine a quella cultura, alla religione in essa praticata e alle divinità del suo pantheon, tutto materiale preliminarmente indispensabile per comprendere quel mondo e il suo pensiero.



    Uno scriba. L'importanza degli scribi era grande consrvavano la memoria di tutto quanto veniva ordinato, detto e fatto


    Il Faraone Zoser della III dinastia


    L’Antico Regno
    Con la III Dinastia .(2778 a.C.) si inizia il periodo detto dell'Antico Regno, che va fino alla VI Dinastia (2220 a. C) e la capitale venne portata a Menfi.
    E’ questo, dal punto di vista della nostra interpretazione, l'aetas aurea dell'Egitto il periodo in cui le potenzialità spirituali degli antichi egizi raggiunsero la loro massima espressione, il momento più elevato, pieno e completo che non sarà mai più eguagliato.scriba
    Naturalmente per. lo storico e per l'archeologo può non essere così, per loro l'Antico Regno è sempre un periodo notevole, con caratteristiche importanti ma è anche un periodo arcaico e ancora grezzo. Per loro l’apogeo della cultura dell’antico Egitto va trovato nell'epoca del Nuovo Regno, con i suoi geniali e vittoriosi Faraoni e la sua espansione all’esterno, con lo splendore della sua arte, l'esplosione della produzione letteraria e la pienezza dell’organizzazione politica all'interno, con le sue grandiosità architettoniche, con la magnificenza dei suoi monumenti funebri – basta pensare alla tomba di Tutunkhamon; sono le creazioni di tale periodo che li riempie di meraviglia e di ammirazione.
    Invece, dal nostro punto di vista iniziatico il Nuovo Regno appare, nonostante il suo splendore e la sua magnificenza esteriori, come un’epoca in cui già si inizia la decadenza e ne vedremo in seguito il perché; e con ciò si evidenzia ancora una volta la differenza che corre fra una interpretazione strettamente storica, artistica, archeologica e una interpretazione iniziatica della cultura dell’antico Egitto. Ciascuno di tali due punti di vista zosernaturalmente resta valido nel suo ordine. Il Nuovo Regno è effettivamente l'apogeo artisticamente e come potenza dello Stato e del popolo egizio. Altrettanto è invece l’inizio della decadenza sotto 1'aspetto dell’insegnamento sacro e della consapevolezza dei significati connessi alle credenze oltremondane, in questo momento scadute in superstizione e magia da sortilegio.


    La piramide a gradoni di Saqqara

    Zoser fu il primo Faraone della III dinastia Egli si fece costruire il complesso funerario di Saqqara, grandioso ed austero, con il quale la piramide, elemento geometrico e di valenza esoterica, entra a far parte del paesaggio egiziano.
    Tale complesso si compone di un tempio, di un edificio a più ambienti e, elemento culminate e centrale, la piramide. Questa tuttavia ha la caratteristica particolare di essere a gradoni, differendo così dalla tipica piramide solitamente conosciuta; praticamente consiste di sei mastaba sovrapposte; e questa sarebbe, ad avviso di molti archeologi, l'origine della piramide.
    Anche se così fosse, la vera piramide che subito dopo appare nell'arte e nel panorama egizi - a cominciare da quelle famose di Cheope, Chefren e Macerino, così chiamate dal nome dei tre Faraoni della IV dinastia che le costruirono – ha in sé grandi significati. Limitarsi a considerare la piramide solo sulla base della sua funzione più immediata (un monumento funebre grandioso, che i Faraoni nella loro megalomania si facevano costruire) e della sua derivazione (prima c’era una mastaba, poi pian piano aumentando la mania di grandezza, si fecero sempre più mastaba una sull'altra, poi si eliminarono i gradoni, per renderle meno accessibili, e si fecero le pareti lisce) mostra veramente una incomprensione dei significati, anzi dei valori ad essa connessi.
    La piramide
    La piramide egizia è qualcosa di ineffabile e di difficilmente traducibile, qualcosa che può esser solo intuito e mai ristretto nei limiti angusti che può darle una osservazione e una considerazione aridamente scientifiche. La piramide egizia è elemento esoterico, simbolico, significativo e magico. La piramide egizia, al di là del monumento di pietra, è una forma trascendentale e un campo di forza.Saqqara
    Elemento esoterico: i geroglifici che sono nelle sue stanze, noti con il nome di “Testi delle piramidi”, costituiscono il nucleo iniziale, originario e genuino, dell’Insegnamento; le formule, gli inni, le invocazioni, le visioni contenuti in tali testi sono quelli che, tramandati di generazione in generazione, di secolo in secolo e poi ampliati e sviluppati in seno alle scuole iniziatiche costituiranno più tardi la materia del “Libro dei morti”. Le piramidi costituiscono, dunque, al di là del loro aspetto edilizio, un libro, anzi il libro dell’insegnamento.

    Elemento simbolico: la piramide, che poggia solidamente la base – i piedi – per terra e la domina e poi si slancia, affinandosi, verso l’alto e penetra con il suo vertice nel cielo, vuole rappresentare lo stesso Faraone, inviato celeste sulla terra e anche l’uomo che dalla sua materialità si eleva con lo spirito verso la luce del sole (nella religione egiziana, come vedremo, il sole, Ra, è il Dio celeste).
    La piramide sale, pietra dopo, pietra su pietra, sempre più acuta, sempre più in alto, fino alla vetta: così è la Conoscenza che di gradino in gradino, in un progressivo affinamento, riduce il molteplice all'uno e porta dalle varie scienze all'intuizione unitaria dell’Uno, dell'Assoluto.
    I suoi labirinti, che si snodano tortuosi attraverso tanti corridoi e vie cieche fino alla cripta regale, dove vi è il Faraone divinizzato (dove è “osirizzato”, è divenuto una divinità accanto a Osiride) rappresentano il cammino dell’iniziato nell’insegnamento, un cammino difficile da seguirsi, in cui è facile smarrirsi., cadere nell’errore o, più semplicemen-te, perdersi d'animo; ma che, se viene seguito con decisione e ferma volontà, porta alla luce sapienziale. E, con questa analisi del simbolismo, si potrebbe continuare a11'infinito.
    Elemento significativo: esiste tutta una scienza, la piramidologia, che ci mostra come nelle proporzioni, nelle misure, nell’orientamento ecc. delle piramidi si ritrovano tutta l'astronomia, l'astrologia, tutte le scienze dell'antichità.piramidi
    Elemento magico: la piramide ha potere di conservazione, di mummificazione, di guarigione. Sono noti i tanti esperimenti fatti al riguardo con i fiori, le lamette, il latte, la carne. Sono elementi e aspetti a prima vista incomprensibili ma mostrano che la piramide contiene in sé una sua qualche forza vitale; e che vi era intorno alle spoglie del Faraone che vi giaceva, per preservarle. Lo confermano anche i racconti sui sortilegi o sulla cosiddetta “maledizione dei faraoni” che vi sono connessi.
    Forma trascendentale: per i significati ad essa ricondotti, per le forme pensiero che in essa si sono concentrati, la piramide egizia ha senz'altro una sua esistenza su un piano trascendentale come forma e come forza. È appunto un “campo di forza”, come è stato già detto a proposito della sua valenza magica.
    La piramide come monurnento funebre fa parte un complesso di costruzioni, che comprende prima un tempio per, la sosta iniziale, quindi un edificio a più stanze e corridoi di unione, poi un altro tempio e infine la piramide vera e propria, che si snoda verso Ovest. E' a ovest, infatti, che muore il sole e a ovest si trova l’Amenti, l'al di là egiziano, il regno di Osiride; verso l’ovest, dunque, si dovrà dirigere lo spirito del defunto. Il sole, dopo che è sceso e scomparso sottoterra a ovest e dopo il suo cammino notturno nella parte sotterranea della terra, risorge a oriente; altrettanto, dopo il percorso attraverso il Duat, il Re-stau, l'Isola di fuoco, îl defunto, se non condannato a restare in questi luoghi, risorgerà libero a oriente, nell'Egitto celeste ma anche nell’Egitto terreno.
    Le dinastie successive e la decadenza
    Come detto, la IV Dinastia è quella gloriosa dei Faraoni Cheope, Chefren e Micecerino e dei Testi delle piramidi. Con la V dinastia i Faraoni - che fino allori. avevano il titolo di Horo. Horo è il figlio, vivo e trionfante nel mondo, vendicatore del padre, Osiride, il dio morto. Essi assommano a questo titolo anche quello di “figli di Ra”, che è il Dio sole.
    Ma questo è anche un primo segno dello strapotere che, impadronendosi del fattore religioso, andava acquistando la casta dei sacerdoti; sono già i sacerdoti della. dottrina pietrificata, che, più dell’insegnamento cercavano il potere temporale. Inizia così un'epoca di decadenza.
    Con la VI dinastia le tendenze centrifughe dei nobili provincia1i e del clero aumentano sempre più e, corrispondentemente, il Faraone perde sempre più il suo potere. In questo periodo anche l'arte ci dà poche cose e insignificanti.


    oranti%20davanti%20occhioIl dio Anubi, l'accompagnatore delle anime, e, dietro di lui, un defunto,nell'aldilà davanti al Osiride (simboleggiato dal suo occhio)

    Insignificanti soprattutto dal punto di vista dell’Insegnamento, dico io, in quanto esse non contengono più tutte quelle significazioni che avevano nei monumenti artistici precedenti.
    Dalle. VII alla X dinastia (2220-2065 a.C.) abbiamo il cosiddetto 1 ° periodo intermedio; 1’Egitto è solo nominalmente unito, in effetti nelle sue varie province comandano in piena autonomia i governatori o nomarchi locali, veri e propri signorotti feudali. La capitale, puramente nominale anch'essa, è Eracleopoli, situata vicino a Menfi.

    Conformemente, anche i rnonumenti artistici - che sono sempre monumenti funebri - sono tombe dei principi e dei signorotti locali. Inizia la tradizione delle tombe rupestri, cioè scavate nella roccia e composte di vari ambienti. I geroglifici cominciano a trovarsi incisi nei sarcofagi e nelle epoche successive si svilupperà sempre più l'uso di incidere le formule, le propiziazioni ecc. nel legno dei sarcofagi; da onde il nome dato a questa iscrizioni di “Testi dei sarco-fagi”. Ma è da ritenere che questi geroglifici, queste iscrizioni di formule fossero una meccanica ripetizione di preghiere, insegnamenti e meditazioni non più compresi, fatte ormai in modo solo ripetitivo memorizzato e superstizioso o, al massimo, magico. E’ da dubitare che il vero significato di quelle formule fosse ancora capito. In questo pe-riodo l’Insegnamento sopravvive solo come lettera morta e non come spirito animato; e forse solo in qualche sconosciuta scuola iniziatica o da parte di qualche solitario iniziato veniva ancora compresa ed era portata con amore la fiaccola della vera conoscenza.
    I1 fatto è che i signorotti locali non erano che degli usurpatori del potere divino del Faraone; mentre i sacerdoti, da parte loro, avevano pietrificato le formule e abusivamente parlavano in nome delle loro divinità.
    L'Egitto era in sofferenza e attendeva il momento di rinascere. Gli dei avevano chiuso gli occhi su di esso, perchè il corpo di Osiride era stato fatto a pezzi da suo fratello Seth - simbolo del male e della caduta nella materia - e questi suoi pezzi erano stati da lui sparsi e erano andati dispersi per il mondo – simbolo questo della molteplicità della manifestazione dell’Uno nella materia

    Glì dei attendovano che Iside, la sorella e sposa di Osiride, venisse a raccogliere e a riunire insieme questi pezzi fi lui dispersi – simbolo questo della rinascita e del ritrovamento dell’unità iniziale, che però nel mondo e per il pensiero egizi avverranno nell’aldilà: Osiride morto e risorto è il signore dell’altro mondo.

    Il Medio Regno
    Nel 2065 a.C. circa però un re tebano sottomise gli usurpatori e riunì il regno sotto di sé, mettendo la capitale a Tebe. Con questo siano all'XI Dinastia e si inizia il Medio Regno. Questo non durò a lungo, solo fino al 1785 a. C., comprendendo due sole dinastie, 1'XI appunto e la XII. Anche se breve fu un'epoca in cui l'Egitto. tornò ad essere forte. Sesostri III, della XII dinastia, si spinse a nord fino alla Palestina e a sud nella Nubia, sconfiggendo e sottomettendo le popolazioni locali, che rese tributarie. L'amministrazione interna fu un potere capace e tomba%20con%20piramidecentralizzato. Furono compiuti grandi lavori di bonifica e opere di ingegneria. Il monumento funebre – sempre essenziale per quel popolo e quella cultura - ora viene situato, scavato e costruito, in un luogo rupestre, unito alla piramide, che ancora sussisteva (ma non sempre) e gli stava davanti, unito ad esso mediante un cortile porticato.



    Sarcofago riccamente decorato

    Statue colossali in posa ieratica ve-nivano poste nelle tombe e davanti ad esse. Templi all'aperto e templi rupestri venivano eretti in onore degli dei mentre si sviluppava al massimo l’uso dei geroglifici con le formule e gli inni sacri e magici sui sarcofagi (ancora i Testi dei sarcofagi). Le tombe oltre che per i Faraoni erano riservate anche per i signorotti locali, il cui potere però ora veniva da loro esercitato in nome de Faraone e, così ridimensionato, sussisteva ancora.
    E l'Insegnamento? L’Insegnamento quale era stato nell'Antico Regno ormai non lo ritroveremo più. Certo, esso fioriva ancora nei templi e nelle scuole esoteriche ed era anche fecondo; peraltro esso si rifaceva e si esercitava sulle antiche conoscenze e suI1'antica sapienza, che venivano sviluppate e ampliate ma senza alcunché di veramente nuovo. I Testi dei sarcofagi sono senz’altro maggiori di quelli antichi delle piramidi ma si aggirano sempre attorno al nucleo essenziale costituito da questi ultimi. Il segno della inferiorità rispetto al passato lo troviamo poi chiaramente nel fatto che la piramide adesso non costituiva più l'elemento essenziale del monumento funebre ove riposava il corpo ma era solo un elemento del complesso funerario e conviveva con la tomba ipogea; che, da ultimo, finirà con il sopraffarla ed essere l’elemento principale, artisticamente di grande valore ma di assai poco significato iniziatico. Simbol-camente, lo spirito del Faraone, che giaceva nella tomba, ormai non penetrava più nel cielo con la punta della piramide ma tendeva rifugiarsi, a nascondersi direi, nei giganteschi e umanamente superbi sotterranei meandri della tomba rupestre. Naturalmente questa è, appunto, una interpretazione iniziatica, che non verrà accettata dalla scienza storica, archeologica e artistica – ma, appunto, dalla comune scienza.
    Con la XIII dinastia inizia il secondo periodo di. decadenza che, con il nonne di secondo periodo intermedio, va fino alla XVII dinastia e all’anno 1580 a.C. Di nuovo presero il sopravvento principotti e potentati locali, che esautorarono il Faraone; formalmente il regno egiziano rimaneva. e le dinastie si succedevano ma in pratica il potere del Faraone non andava al di là della zona di Tebe, che restava nominalmente la capitale.
    tomba
    Raffigurazione di Anubi, il dio psicopompo dalla testa di cane,,accanto a un defunto, deposto nel sarcofago, per accompagnarne l'anima nell'aldilà, davanti al tribunale di Osiride

    È di questo periodo l'invasione da parte degli Hyksos (una denominazione che significa “i Re pastori”), una popolazione nomade asiatica di razza semita. Questo popolo straniero si insediò in tutto il Basso Egitto, occupando Menfi e, a un certo punto, si spinsero fin presso Tebe. La popolazione egiziana conviveva con loro ma in pratica era subordinata a questi re stranieri. Addirittura alcune dinastie, come la XV e la XVI, furono dinastie non egizie ma Hyksos.
    Con la XVII Dinastia i re tebani, presentandosi nella veste di propugnatori della nazionalità egizia contro il predominio straniero, iniziarono la lotta contro gli Hysos, in questo seguiti da tutti gli egiziani, che vedevano in tale lotta la riscossa ed il riscatto nazionale. La lotta proseguì e si concluse vittoriosamente con il Faraone della XVIII Dinastia, quando gli Hyksos vennero ricacciati al di là del Sinai, fino in Palestina ed oltre. Siamo intorno all’anno 1580 a.C.
    Il Nuovo Regno
    Con la cacciata degli Hyksos e con la XVIII dinastia ebbe inizio il Nuovo Regno, che durò fino alla XX Dinastia ed al 1080 a.C. I due Egitti prima divisi (a Nord il dominio Hyktsos a sud la monarchia tebana) furono di. nuovo riuniti. La capitele era Tebe e la divinità principale ufficiale era rappresentata da Ammon Ra, sintesi di Arnon, divinità texana, e di Ra divinità menfitica.
    Con il Nuovo Regno l’Egitto raggiunse il suo apogeo nella potenza politica, nell'econornia e nelle arti. Possiamo considerarla l’epoca rinascimentale dell’Egitto.

    Grandi e fortunate spedizioni militari sottomisero e resero tributarie le popolazioni limitrofe, a sud la Nubia, a ovest le popolazioni libiche, a nord i Mitanni, gli Ittiti, i filistei e anche i fenici, con il che la supremazia egiziana andò oltre la Palestina fino alla Siria, al Libano e all'attuale golfo di Alessandretta. Faraoni famosi regnarono in quell’epoca: Amenofi I, Tuthmose I, II e III, Amenofi II, Tuthmose IV, Amenofi III.
    Ma intanto anche il clero diveniva sempre più potente a fianco del Faraone, soprattutto il clero di Ammone che deteneva ricchezze enormi e sempre crescenti; un clero che non aveva mai brillato per troppa spiritualità e che era stato sempre stato legato alla vita materiale ed ai beni terreni. Le autentiche divinità dell’ insegnamento esoterico e dell'Antico Egitto erano ben altre: Tum o Atum, il profondo cielo, Ptah, Thot, Maat e più tardi soprattutto Osiride, con la sorella-sposa Iside e il figlio Horo . Lo strapotere dei sacerdoti di Ammon cominciò a dare fastidio ai Faraoni e così Amenofi IV finì con abolire il culto ed il clero di Ammon e proclamò e impose il culto di un nuovo dio metafisico, Aton, i1 sole. Lo stesso Faraone cambiò il proprio nome in quello di Akenhaton e fondò una città nuova, Akethaton, dove trasferì la capitale; siamo al 1350 a.C. La riforma operata con questo dio Aton è stata molto esaltata, soprattutto nei giorni nostri, come una prima forma di culto rnonoteistico in Egitto e nell'antichità (a parte che presso gli ebrei) e viene considerata una vera anticipazione dei !empi.

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    In realtà, tale riforma è stata, molto sopravvalutata, con una contemporanea sottovalutazione e incomprensione dell'antica religione. Di positivo, peraltro, nel culto di Aton è che con esso veniva raffigurato i1 sole cioè la Luce. E, in effetti, è il sole che dà con il suo calore e la sua lu-ce la vita e questo lo si avverte in modo immediato proprio nel deserto e nel contrasto con il gelo e il buio della notte. Il sole è dunque senz’altro la manifestazione materiata di Dio. Il Faraone Akhenaton ebbe dunque subito l’intuizione e la consapevolezza di questo binomio ed equivalenza Dio = Luce, in questo forse ispirato da qualche maestro o scuola iniziatica.

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    Comunque, quando gli studiosi moderni esaltano il monoteismo della nuova religione di Aton in confronto al politeismo precedente (quando vi era una moltitudine di dei, praticamente uno o più per ogni città; divinità locali peraltro riconosciute non solo nella loro città ma anche altrove, sia pure in subordine a quelle cittadine) mostrano di aver capito molto poco. La popolazione egizia era certo politeista e credeva negli dei come tali; ma la religione in genere viene sempre intesa e praticata in forme popolari se non addirittura superstiziose presso la gente comune mentre è sentita e insegnata nel suo vero significato quando ne viene compreso il suo senso profondo, presso le scuole di Inse-gnamento dunque e gli iniziati. Si comprende che gli dei sono solo delle manifestazioni di un Principio assoluto e sono rappresentazioni di principi di ordine cosmico, preposti alle funzioni - cardine dell'Universo e poi raffigurate e simboleggiate dall’uomo in modi a lui comprensibili, antropomorfi, zoomorfi, dendromorfi, cratofonici.

    Come tali, cioè come Forze e Potenze operanti, esse potrebbero anche essere delle Forme trascendentali ed avere una qualche esistenza trascendentale,. Ma non sono certo dei nel senso del Principio assoluto, non ne hanno l’essenza. Potranno essere degli “dei” per il pensiero animista, che ne avverte quella trascendenza e la sovrappotenza ma non per l’iniziato, che ne avverte questa differenza essenziale.
    Così era anche presso i templi e nelle scuole di pensiero e di Insegnamento dell'antico Egitto: la divinità era unica e assoluta ed era Tum, il cielo, o Ra o Aton, il sole, sempre come simbolismi del Tutto, dell’Essere e della Vita, essendo inconoscibile l’Assoluto in sé e avvicinabile solo attraverso esperienze mistiche, come lo fu quella del Faraone Akenhaton.

    Cosicché tutto questo giunse a maturazione e sale dal profondo (e dalle scuole iniziatiche) alla consapevolezza (e a un livello di una più generale diffusione) con il culto di Aton il sole, inteso come la Luce della coscienza).
    Tuttavia il culto del nuovo dio Aton non durò molto; il clero di Amon era sempre potente e già lo stesso Akenhaton negli ultimi anni del suo regno dovette scendere a patti. Infine, dopo la morte del Faraone riformatore, la restaurazione procedette rapidamente ed fu completa con Tutunkhaton, che dovette cambiare il proprio nome in quello di Tu-tunkhamon e riportare la capitale a Tebe.
    La spiegazione data dalla storiografia ufficiale a questo insuccesso della riforma di Akhenaton - nonostante il suo grande valore monoteistico e religioso-filosofico avanzato - consiste nel fatto che il clero di Ammon in sottofondo e in modo latente era rimasta sempre potente e continuava a tramare per conservare il proprio potere e le proprie ricchezze; e che con esso erano alleati di fatto i principi e le persone di corte, interessate a veder fallire 1'esperimento, che era si religioso ma che toccava anche profondi e sedimentati interessi. Quanto alla massa della popolazione, una nuova religione ed un nuovo dio non si improvvisano e non si inventano su due piedi, motivo per cui essa rimaneva attaccata al vecchio culto di Ammon ed il suo clero aveva buon gioco a farne una sua massa di manovra per la restaurazione.

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    Il Sole, simbolo della vita e rappresen- tazione di Dio, è un principio di base dell'Insegnamento egizio. Qui è raffi-gurato in un frammento architettonico.


    L’interpretazione iniziatica accetta questa spiegazione ma la integra con la considerazione che anche l’Insegnamento in questo periodo non doveva essere più quello di un tempo e che quindi i1 concetto Aton-Sole-Luee-Consapevolezza era afferrato e sentito solo da pochi, e comunque non certo dal grosso di una casta religiosa ufficiale e dalle persone importanti, interessate solo a mantenere i propri privilegi; costoro si fermarono al binomio Aton = il Sole visto in modo letterale e materialista e si guardarono bene dal diffonderne una corretta visuale tra la popolazione.
    Da questo carattere effimero della riforma del dio Aton deriviamo, quindi, che nel periodo del Nuovo Regno l’insegnamento non rifulgeva presso i templi ufficiali né presso la classe colta della nazione.Ma proprio per questo a noi appare come un periodo di decadenza, Quanto più grande e sontuoso è il clamore delle bellezze esteriori tanto più queste stridono con il mondo silenzioso e riflessivo dell’anima.


    Un'altra rappresentazione dello stesso concetto. Qui il Sole è sulla fronte di Horo, il dio falco, figlio di Osiride, vendicatore del padre ucciso dal fratello Seth, simbolo del Male e su uccisore. Horo trionferà e regnerà sulla terra mentre Osiride rinasce nell'aldilà e ne è il sovrano,


    Si dice che la parola è d’argento ma che il silenzio è d'oro; la severità delle antiche piramidi, gli scarni geroglifici dei testi delle piramidi, questo è appunto l’austera ricchezza, il “silenzio che parlava” dell’Antico Regno, certo più pieno di significato. Ora la magnificenza esterna fa da contrasto con la sostanziale povertà dei contenuti interiori.
    Ci si dedica tanto alla forma - e qui si giunge ad altissimi traguardi artistici - ma proprio perchè qui sono indirizzate e raccolte tutte le energie vi è paco spazio per altro e soprattutto per la ricerca spirituale. Ma in fondo anche il nostro Rinascimento, con tutta la sua bellissima architettura e pittura sacra e profana è un’epoca in fondo atea, profanatrice, beffarda, poco incline ai valori spirituali e molto di più ai piaceri della vita. Ne sono i rappresentanti papa Alessandro VI Borgia e il cardinale Bibbiena mentre il pensiero meditativo e la rivendicazione della spiritualità si rifugia presso qualche solitario protestatorio, come il Savonarola o Martin Lutero.
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    Conclusione
    Magnificenza nell'arte e decadenza nell’Insegnamento. Eppure il Libro dei morti – di cui faremo il commento e che è il fulcro di questo Insegnamento - nasce proprio allora. Come in epoca antica le formule venivano incise nelle piramidi, come in epoca media esse si incidevano nei sarcofagi, ora tali formule vengono riportate sui rotoli di papiro deposti nelle tombe e dentro i sarcofagi e l'insieme di. questi papiri o meglio il complesso dei testi che su questi papiri venivano copiati costituiscono quello che noi conosciamo come “il libro dei morti degli antichi egizi”. Da tali papiri noi possiamo conoscere – al di là della loro a prima vista semplicistica apparenza e anche superstiziosa e magica interpretazione popolare – quale ne era il vero significato e quello che era l’Insegnamento praticato presso le scuole iniziatiche, le “Scuole di Vita”

    Tali papiri riportavano e ripetevano le formule antichissime e gli inni lontanissimi, tramandati attraverso le copie fattene dai testi delle piramidi e dai testi dei sarcofagi. Senz'altro anche nel Nuovo Regno ci sono state scuole iniziati -che che hanno lavorato sulla base di questa antica sapienza e ne hanno anche tratto spunti di pensiero proprio. E il Libro dei morti contiene, oltre agli antichi testi, anche questi più recenti sviluppi. Peraltro, è sicuro che al di fuori di queste scuole iniziatiche coloro che facevano uso di tali formule ne ignoravano sostanzialmente il vero significato e le parole lette o scritte venivano prese per quel che letteralmente dicevano circa il viaggio del defunto nell’aldilà, il tribunale di Osiride e i 42 giudici, la insidie dei serpenti demoni, le lotte sfuggire ad essi e il potere magico delle tavolette per superare le prove. I parenti. del defunto che facevano mettere quei papiri con le formule nel sarcofago, i sacerdoti che le recitavano, i presenti che li ascoltavano dovevano credere senz'altro che avveniva letteralmente di questo.
    Del resto basta pensare alla restante letteratura funeraria per capire con quale spirito venissero fatti queste riti e ceri-monie nel Nuovo Regno. Oltre al predetto Libro dei morti abbiamo altri testi letterari come il “Rituale per sconfigge-re il maligno”, “La disputa fra Horo e Seth”, “Il Libro delle Porte”, addirittura l’Amduat, con la carta geografica del-l'aldilà; tutto questo ci dice come queste cose fossero sentite presso il popolo, credute e praticate, a livello superstizioso, credulo, antropomorfo e non certo iniziatico.
    Solo gli iniziati - ma non dovevano certamente essere la maggioranza – ne capivano il vero significato e ciò che l'an-tica sapienza intendeva dire con quelle formule, quei capitoli, quei versetti. Quando leggeremo e commenteremo insieme il Libro dei morti, vedremo anche noi cosa veramente quelle parole volessero significare e come il loro vero senso fosse ben diverso e più profondo dalla mitologia che a prima vista ne appare e della lettura fatta in modo solo letterale.

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    Le ultime dinastie e la fine storica dell’antico Egitto
    Con la XX dinastia inizia la decadenza anche del Nuovo Regno, che giunge al suo termine.
    Il periodo che va dalla XXI alla XXX dinastia (dal 1095 al 332 a.C.) è chiamato la Bassa Epoca. Torbidi interni, usurpazioni di nomarchi e di generali e anche dei sacerdoti di Ammone. l'eterna rívalità fra Basso e l’Alto Egitto provocarono il tracollo; avvennero invasioni dall’esterno, per tre volte l’Egitto venne invaso dagli Assiri, i Nubiani risalirono dal sud, occuparono le terre del Nilo e instaurano una loro dinastia, 1a XXV.


    Geroglifici riportati su una pittura parietale

    Un segno di rinascita si ebbe con il. Faraone Psammetico della XXVI dinastia, che restaurò per un certo periodo il potere centrale e ricacciò gli stranieri invasori; sembrava tornata un’età d’oro ma l’illusione fu breve. Questa volta furono i persiani a invadere 1''Egitto e la XXVII dinastia apparteneva a loro. Venne poi Alessandro Magno che nel 332 sconfisse i persiani e ne conquistò l’impero, compreso l’Egitto. Regnava la XXX quando il conquistatore macedone entrò trionfante in Alessandria.
    L’Egitto antico era finito. Alla morte di Alessandro il suo immenso impero venne diviso fra i suoi. generali, i diadochi, e l’L'Egitto toccò al diadoco Tolomeo; ebbe inizio così l'epoca dei Tolemaici. L'ultima dei Tolomei fu la celebre Cleopatra che, unitasi ad Antonio, il romano ribelle, venne sconfitta insieme a lui nella battaglia navale di Azio il 39 a.C. e si suicidò nel modo noto, facendosi mordere da un’aspide. L’Egitto divenne così una provincia romana; ma l’Egitto antico, quello dei faraoni, delle piramidi, dei testi sacri, dell’insegnamento era già tempo scomparso, finito nella nebbia di un lontano passato.
    L' Insegnamento però ci è rimasto, conservato sempre vivo nel Libro dei morti, il “Libro dell’uscita alla luce del giorno”, come è la vera traduzione del suo vero titolo. La scoperta dei papiri di questo libro ha permesso di riprende-re non certo la pratica di questo Insegnamento e dei suoi riti ma lo studio delle sue formule e del loro significato ci fa vedere quali e quanto profonde ne fossero il pensiero, le intuizioni e le conoscenze sottostanti.

     
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