Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

IO..E IL MIO PAPA'...(un amore spontaneo)

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    Diamo spazio anche ai papà!

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    Eccoci di nuovo a parlare di gravidanza ma stavolta vi vorrei far riflettere…….


    Il nostro bambino lo portiamo dentro di noi, ci sottoponiamo a visite, esami, ecografie, qualcuna di noi soffre di nausee e altre desiderano i cibi più assurdi. Eppure, finché non lo sentiamo scalciare dentro di noi, non ci rendiamo veramente conto che stiamo per dare la vita ad un bimbo, il NOSTRO bimbo.Proviamo però a metterci nei panni del nostro compagno. Immaginiamo quanto possa essere difficile per lui che non vive nulla di quello che viviamo noi, realizzare che sta per diventare papà. Per lui è davvero, davvero molto complicato!! E come sempre, come avviene quasi per tutto quello che è la vita di coppia, tocca proprio a noi , IL SESSO DEBOLE, cercare di aiutarlo nell’affrontare questa nuova e fantastica avventura!Cerchiamo dunque, di capirlo: se ci sentiamo stanche, grosse e poco attraenti, nemmeno per lui sono tutte rose e fiori. Diviso tra la gelosia causata da questo piccolo essere che ci assorbe tempo ed energia prima ancora di nascere, il senso di responsabilità e il timore di essere tagliato fuori dal nostro rapporto di coppia creato in tanti anni.È molto importante cercare di coinvolgere il nostro compagno nella nascita di nostro figlio, convivendo con lui tutte le emozioni, renderlo un po’ protagonista di questo evento tenero e meraviglioso.Dobbiamo però fare attenzione a non trasformare il nostro compagno in un “mammo”!! Non pretendiamo che da un giorno all’altro cominci ad apprezzare quello che amiamo noi. Non si emozionerà per le stesse cose che a noi fanno brillare gli occhi!Lui sarà sempre quello che si appassionerà allo sport, alla Playstation. Continuerà a voler vedere in Tv tutti quei film che a noi non sono mai piaciuti, e mentre noi piangeremo per una tenera immagine vista su una rivista o in televisione, mentre i nostri occhi si riempiranno di lacrime per i soliti film commedia dove i due protagonisti si riempiono di baci e coccole, lui starà impazzendo davanti al pc a scaricare giochi!! In fondo lui rimarrà sempre l’eterno bambino!Cerchiamo quindi di coinvolgerlo, per quanto possibile, nelle visite dal ginecologo, soprattutto quando è prevista un’ecografia: è un’occasione importante nella quale potrà “vedere” suo figlio e prendere coscienza del suo imminente arrivo. Permettiamogli di esprimere le sue sensazioni e i suoi timori, se ne sente il bisogno facciamolo interagire anche con il medico, se ha dubbi e perplessità che chieda pure, non lo facciamo sentire escluso.Facciamogli sentire i movimenti del bimbo. Anche quando ancora noi non lo sentiamo muovere facciamogli poggiare l’orecchio sul nostro ventre, anche solo i gorgoglii che il feto provoca con i movimenti lo tranquillizzeranno e lo renderanno più partecipe. Incoraggiamolo a parlare al pancione, spiegandogli che il piccolo appena nato riconoscerà così anche la sua voce.Ricordiamoci però di non rinunciare al nostro rapporto di coppia, ai nostri momenti di intimità, soprattutto se non ci sono problemi fisici che ce lo impediscono. Questi momenti rappresentano per il nostro lui la rassicurazione che farà sempre parte della nostra vita, nulla cambierà nel nostro rapporto di coppia e il nostro amore per lui non passerà mai in secondo piano!Tutti i cambiamenti che ci saranno non saranno una diminuzione dell’amore che proviamo verso di lui, si tratta solo di una trasformazione dell’amore di una coppia che ha deciso di dare vita a una nuova famiglia!


     
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    IL PRINCIPE

    Arriva un Principe

    con un cavallo bianco:

    viene da lontano

    e sembra molto stanco.

    Al posto della spada

    c’è l’ombrello

    e c’è il cappotto

    al posto del mantello;

    però a guardarci bene

    il cavallo non ce l’ha,

    io gli corro incontro

    e gli dico:

    “Ciao papà!”

    fonte:http://www.filastrocche.it/



    Edited by Lussy60 - 13/3/2016, 21:36
     
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    PORTAMI A VEDERE IL MARE...


    padre_e_figlio


    Mi prese per mano e mi portò con se a vedere il mare.
    La sua era una mano forte, grande e callosa, in cui la mia, piccola, pallida e delicata, si perdeva completamente, scomparendo all'interno del suo palmo.
    A suo confronto mi sentivo come un minuscolo spicchio di luna che s'intravedeva appena nell'immenso cielo stellato di una notte di fine estate.
    “Papà, ma è vero che il mare è così grande che, quando lo si guarda, non si può riuscire a vedere dove finisce?”.
    Lui annuì senza parlare e mi scrutò bonariamente con i suoi piccoli occhi scuri, che, per la prima volta, in quel pomeriggio d'autunno, si posarono su di me con meno severità del solito.
    Avevo sempre guardato mio padre come una montagna inviolabile, una vetta impossibile da raggiungere.
    Una persona, che se anche mi aveva fatto il dono prezioso della vita, potevo affermare di conoscere appena, come un libro di cui distinguevo solo la copertina ma non la storia che si nascondeva all'interno, tra le sue mille pagine.
    Lui con i suoi cupi silenzi, il carattere burbero e schivo, le sue risposte secche, mi aveva sempre allontanato da se ed io non avevo mai fatto nulla per accorciare le distanze che ci dividevano.
    Temevo in modo quasi riverenziale quell'uomo alto e robusto, dalle mani grandi e la bocca atteggiata spesso in una smorfia di rimprovero, che quando tornavo da scuola mi chiedeva di fargli vedere i miei quaderni e i compiti che avevo svolto, sgridandomi per ogni segno rosso che vi trovava, sottolineando la mia incapacità nello studio.
    Spesso pensai che ce l'avesse con me perché io non ero il primogenito maschio che aveva sempre desiderato avere da mia madre.
    Non è stato mai un segreto che sia venuta al mondo per sbaglio.
    Non mi sono mai sentita accettata da mio padre e non ho mai avvertito mio il nome con cui decise di battezzarmi: Andrea.
    Andrea. Un nome da ragazzo. Un nome che mi faceva sentire a disagio sia a scuola, davanti ai miei compagni, che nella vita di tutti i giorni e che mi porto ancora addosso come un vestito troppo stretto e scomodo.
    Quel pomeriggio, in cui, prendendomi per mano,lui mi condusse verso la spiaggia, fu la prima volta che avvertii d'avere un padre.
    Mentre mi camminava accanto la sua presenza mi rassicurava. La sua mano continuava a tenere stretta la mia anche se i nostri palmi cominciavano a sudare.
    Sarebbe bastato che avesse stretto un po' di più la sua morsa delicata per avvertire il rumore delle mie ossa che si spezzavano, ma ero sicura che non l'avrebbe mai fatto, perché, in fondo, mi voleva bene.
    Se ne stava in un silenzio inviolabile, senza dire una parola, come d'altra parte, aveva quasi sempre fatto quando eravamo insieme.
    Tutto quello che ricordo di lui e di quel giorno, è il profumo penetrante del suo dopobarba che mi faceva pizzicare un po' il naso e la fatica provata per stare dietro al suo passo lungo e svelto, ma ero così felice di trascorrere quei momenti assieme, che tutto ciò passava in secondo piano.
    Quando giungemmo in spiaggia il sole stava per tramontare ed il mare aveva assunto il colore prezioso del rame e dell'oro.
    Tante virgole dorate galleggiavano sulla sua superficie appena increspata dal vento del nord, mentre i gabbiani trovavano riparo accanto all'alta scogliera che sovrastava la spiaggia.
    Io rimasi a bocca aperta davanti ad un simile spettacolo della natura.
    Era la prima volta che vedevo il mare ed avrei voluto catturarne ogni singolo particolare per portarlo via con me nella mia memoria e non dimenticarlo mai più.
    Mio padre si sedette sulla sabbia umida, si portò le ginocchia al petto ed io l'imitai, poggiando il capo sulla sua spalla e lui, per la prima volta, non fece nulla per scacciarmi, anzi, mi accolse su di se e mi strinse tra le braccia come non aveva mai fatto in precedenza mentre il profumo della salsedine si mischiava all'odore acre della sua pelle.
    Rimanemmo così. Come due stelle che per la prima volta s'accorgevano di fare parte dello stesso firmamento. Due cuori che battevano allo stesso ritmo. Due mani unite.
    Un padre e una figlia, che finalmente, si erano ritrovati.
    Era l'autunno del 1940. Il giorno dopo, mio padre partì per la guerra. Non lo rividi più...

    racconto dal web

     
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    La rivoluzione dei papà: 9 su 10 in sala parto

    dad



    In barba ai consigli del luminare francese Michel Odent che invita i futuri papà a sostare nella sala d’attesa dell’ospedale per non mettere ansia alle donne in travaglio, in Italia quasi tutti gli uomini decidono, invece, di rimanere accanto alle loro compagne nel momento più importante della loro vita: la nascita del figlio! La percentuale è altissima: oltre il 92%.

    Lo certifica l’VIII Rapporto Cedap sull’evento nascita in Italia, pubblicato dal ministero della Salute, secondo il quale solo l’8% scarso dei neo papà non assiste alla nascita dei propri figli.
    Nel 92,03% dei casi, invece, la donna ha accanto a sé al momento del parto (ovviamente sono esclusi i cesarei) proprio il padre del bambino.

    L’exploit si è avuto soprattutto negli ultimi 5 anni con la percentuale dei “babbi” presenti passata da circa il 60% a oltre il 90%.
    Possiamo parlare di rivincita dei papà? Di presa di coscienza?

    Secondo il ginecologo del Cristo Re di Roma, Giovan Battista Serra “è evidente che le dinamiche sono cambiate e i padri hanno assunto un ruolo diverso, assumendosi delle responsabilità sin dall’inizio, dal simbolico taglio del cordone ombelicale”.
    Tuttavia “quando un padre non è tranquillo ma è forzato nella sua decisione di entrare in sala parto dal desiderio della moglie o della compagna può essere d’intralcio”.
    In tal caso, forse sarebbe meglio se aspettasse fuori!

    Io, credo di avervelo già raccontato, ho avuto mio marito al mio fianco durante tutto il travaglio e parto in entrambi i casi, sia quando è nato Marco che quando è arrivato Luca. E per me è stato fondamentale. Indispensabile.
    Quando mi venivano le contrazioni io respiravo profondamente e mi chinavo e lui mi rialzava.
    Nel momento del parto, invece, il maritino era accanto all’ostetrica e mi incoraggiava: “Dai forza… si vede la testa”, “Forza forza arriva…!”, “Ha i capelli neri”, “Spingi, spingi”. ” Ci sei, ci sei”.
    Sembrava lui il medico!
    Ricordo che quando è nato Marco mi sono emozionata tantissimo quando ho visto i suoi occhi lucidi, riempirsi di lacrime: era nato!

    Per Luca, invece, ha rischiato di perdersi il momento “clou” per un panino!
    Immaginate la scena: era domenica 25 aprile, S. Marco (giusto per rovinare la festa al fratello!), Festa della Liberazione. A Milano tutto chiuso: bar, paninoteche, eccetera.
    Eravamo in ospedale dalla mattina alle 8. Erano le 9 di sera e il povero marito aveva mangiato solo grissini e taralli. Mi avevano fatto l’epidurale e quindi non avevo dolori. La dilatazione era ancora assente o quasi. E così gli ho detto: “Vai prenderti un panino. Se accade qualcosa ti chiamo”.

    Mezz’ora dopo si è scatenato Luca, voleva nascere. Chiamo il marito. Aveva percorso oltre un chilometro per trovare il primo posto aperto. Aveva preso un panino con un bicchiere di CocaCola e si era appena seduto.
    Ma niente, non c’era tempo per mangiare. Si è alzato, è uscito e ha percorso tutta la strada correndo e dando di tanto in tanto un morso al panino. E’ arrivato tutto trafelato, con il panino che, nel frattempo, si era piazzato di traverso sullo stomaco! Erano quasi le 10 di sera.
    Alle 10:30 di sera il secondogenito ha visto la luce!
    Abbiamo riso come matti: nove mesi di attesa, tutto il giorno in ospedale e poi non assistere al parto… per un boccone! Sarebbe stato il colmo. Per fortuna che è andato tutto per il meglio…

    In ogni caso la sua partecipazione è stata talmente grande, talmente forte, che ho sempre avuto la sensazione che a partorire siamo stati in due!

    Che dire: la mia è stata una esperienza più che positiva, per questo contravvenendo anche ai consigli di Michel Odent, vi dico: se avete la possibilità “partorite in due”.
     
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    Videogame, giocare con papà fa bene

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    Ogni volta che si parla di tv, di videogame, di playstation, di Wii, legata alle attività dei ragazzi, si sentono sempre e solo raccomandazioni: attenzione a non lasciare da soli i piccoli, a non farli giocare troppo, a non fare questo e a non fare quello.
    Proprio per questo motivo la notizia che sto per darvi mi ha piacevolmente sorpresa: giocare ai videogame con i papà fa bene alle ragazzine adolescenti. Le fa sentire più legate alla famiglia e si comportano meglio.
    I ricercatori della Brigham Young University’s School of Family Life hanno condotto uno studio proprio sui videogiochi e i bambini tra gli 11 e i 16 anni. Scoprendo che le ragazzine che si dedicavano a questo passatempo con un genitore godevano di un certo numero di vantaggi.

    Le “maniache della consolle” si comportano meglio, si sentono più legate alle loro famiglie e sono più stabili da un punto di vista di salute mentale, spiega Sarah Coyne, prima autrice dello studio pubblicato sul ‘Journal of Adolescent Health’. “La cosa sorprendente, per me, è che le ragazze non giocano con i videogiochi nella stessa misura dei ragazzi – commenta Coyne – Ma passano la stessa quantità di tempo dei coetanei maschi a giocare con un genitore”.

    Non solo: i giochi scelti, per avere un effetto positivo, devono essere adeguati all’età dei ragazzini. Lo studio ha coinvolto 287 famiglie con un figlio adolescente. Ebbene: Mario Kart, Mario Brothers, Wii Sports, Rock Band e Guitar Hero sono in cima alla lista dei videogame più amati dalle ragazze. Call of Duty, Wii Sports e Halo sono invece al top tra i maschi. Per questi ultimi il fatto di giocare con un genitore non ha avuto effetti positivi statisticamente rilevabili. Per le ragazze, invece, il risultato è stato molto diverso.

    “Pensiamo sia una cosa tipica” del rapporto “papà-figlia, perchè non sono state poi molte le madri che hanno detto di dedicarsi ai videogame con le figlie – spiega Laura Padilla-Walker – “Probabilmente queste partite con papà – aggiunge – sono spia di un maggior livello di coinvolgimento” del genitore.

    “Se si spendono grandi quantità di tempo in un’attività, si incide sul tipo di relazione” che si ha con i figli, notano le autrici. Ebbene, “ogni volta che avete un faccia a faccia con il vostro bambino, può essere una cosa positiva, soprattutto – concludono – se l’attività è qualcosa che interessa” a lui o lei.

    Quest’ultimo punto, secondo me, è il più importante, ma anche il più scontato. E’ ovvio che trascorrere tanto tempo con i propri figli sin da piccoli migliora il rapporto e la relazione. Si crea un certo tipo di confidenza e soprattutto di complicità. Ma, a detta di alcune mie amiche e colleghe che hanno figli adolescenti, la cosa più difficile è proprio riuscire a mantenere questo legame intatto in un periodo così particolare e delicato della loro crescita.
    Ancora sono lontana dai problemi dei ragazzi adolescenti, (sono alle prese con quelli dei nani piccolini!), ma non vi nascondo che è la fase che mi spaventa di più. Con due figli maschi poi… non ci voglio neppure pensare!
     
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    Diventare papà: rapporto padre figlio

    IL MIO COMPAGNO NON SI SENTE ANCORA LEGATO A SUO FIGLIO. COSA POSSO FARE?

    pf-300x197Il legame affettivo è l’attaccamento che si sviluppa tra i genitori e i loro figli. Ma la sua realizzazione è un percorso, non qualcosa che si verifica in pochi minuti e nemmeno che deve verificarsi entro un certo periodo dopo la nascita.
    Per molti genitori, il legame affettivo è il risultato di un processo di cure giornaliero. Non capisci che si sta verificando fino a che non guardi il primo sorriso del tuo bimbo e non realizzi improvvisamente che sei felice e lo ami.
    Creare un legame affettivo con tuo figlio è probabilmente uno degli aspetti più piacevoli del crescere un bambino.
    pf2-300x300Gli uomini oggi passano più tempo con i loro bambini rispetto ai padri delle generazioni passate.
    Sebbene i padri desiderino spesso un più stretto contatto con i loro neonati, la creazione di legami affettivi si verifica secondo una tabella di marcia diversa per i papà, in parte perché essi non vivono il precoce contatto dell’allattamento al seno che hanno invece molte madri.

    Parla con il tuo compagno di ciò che vuole fare con suo figlio. I padri possono realizzare un contatto pelle a pelle che, è dimostrato, aiuta a creare legami affettivi con i bambini.
    I padri dovrebbero realizzare al più presto che creare un legame affettivo con i loro figli non significa essere un’altra mamma. In molti casi , i papà condividono attività particolari e diverse con i loro figli.
    Entrambi i genitori ne traggono un gran beneficio quando possono sostenersi e incoraggiarsi l’uno con l’altra.

    Le prime attività volta a creare un legame che si possono incoraggiare includono: nutrire, cambiare il pannolino, fare il bagno e i massaggi o uscire per una passeggiata con il carrozzino.
    E tra padre e figlio perché non incoraggiare un momento “da maschi”? mangiare qualcosa insieme o guardare un programma tv “da maschi” può essere di grande aiuto.

    pf3

    Creare un legame affettivo è un’esperienza personale e complessa che impiega del tempo.
    Fino a che si soddisfano i bisogni basilari di un bambino, egli non soffrirà se il legame all’inizio non è forte. La combinazione di soddisfazione e incertezza mano a mano che la confidenza cresce può essere difficile per l’uomo.
    Quando il compagno ha qualche difficoltà di approccio al bambino, il compito della mamma è coinvolgere il papà sin da subito, accompagnarlo nella scoperta dell‘ “universo figlio“.

    Fonte:
    .midwivesonline.com/parents/parents1//////?ttl=faqans&faq=564

     
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    Festa del papà


    che padre sei o vorresti essere, genitori si diventa

    Com’è nata l’idea di creare una festa dedicata a tutti i papà? E’ una consuetudine solo italiana?

    festa-pap%C3%A0-19-200x300Non tutti sanno che nel 1910 in America, una giovane donna di nome Sonora Smart Dodd, dopo aver ascoltato un sermone in cui si parlava della festa della mamma, chiese di dedicare un giorno a tutti i papà e tale richiesta fu accolta cosicchè il 19 Giugno, data del compleanno di suo padre si celebra “La festa del Papà”

    Questa ricorrenza in Italia cade il 19 Marzo, in corrispondenza di San Giuseppe, sposo di Maria e padre “putativo” di Gesù.

    Mi domando, festeggiamo il papa, ok, ma quale figura rappresenta quest’uomo? Domanda dalla risposta non semplice, perché da come si sa, ogni persona è una storia a sé stante e dunque è impossibile generalizzare la figura paterna: una cosa però è sicura, ovvero il fatto che se si è padre, significa aver generato una creatura che, volente o nolente, è parte di te.

    Esistono i padri biologici, i padri putativi, i padri adottivi, i padri volati in cielo, i padri padroni, i padri di tutti e i padri di nessuno, fatto sta che a mio parere essere genitore è un dono. Ma non credo sia un impresa facile perché il genitore è colui verso il quale di solito il figlio fà affidamento, l’ancora di salvezza che si adopera fino all’impossibile per essere nel luogo giusto al momento giusto e nella giusta misura.

    Ebbene sì, la prima caratteristica che deve possedere un buon padre è essere uomo e, secondo me, essere uomo significa in primis saper vivere mostrandosi per come si è, senza temere di mostrare le proprie debolezze, mettendo in chiaro la propria personalità, bella o brutta che sia; per cui cari padri, ma soprattutto cari uomini, la prima carta che dovete scoprire è quella dell’autenticità.

    Ci sono padri che riversano le loro difficoltà sulle compagne o sui figli, tanti altri pap%C3%A0auguriche utilizzano il lavoro come escamotage per non occupare il loro tempo alla cura e alla partecipazione alla vita domestica; c’è purtroppo chi ignora completamente la propria famiglia o chi utilizza un tono autoritario o addirittura molto minaccioso per potersi imporre con la partner o la prole, sappiate che questi modi di agire potrebbero provocare disequilibri all’interno della famiglia e altro non sono che il prodotto di una mancata preparazione psicologica a questo evento.

    Per tal motivo, mi rivolgo principalmente a chi è intenzionato a ricevere il dono di un bimbo, prima di intraprendere questo passo importante, fate i conti con la vostra coscienza per capire quanto vi sentite pronti e preparati per poter iniziare questo cammino da un lato delicato e non semplice, ma dall’altro indiscutibilmente meraviglioso. A tal proposito ho ancora in mente un frase di una persona che mi disse: “Dottore i figli si fanno prima con la testa!”.

    Dunque, se decidete di mettere al mondo dei pargoli, sappiate che il percorso genitoriale, se da un lato può essere una gioia immensa, meravigliosa, dall’altro non è assolutamente scevro da impegni.

    Personalmente non credo che esista un manuale per essere un buon padre perché tutto dipende dalle caratteristiche personali e dall’ ambiente di riferimento (“Il contesto modifica il sistema”), tuttavia esistono dei “concetti chiave” che possono fungere da guida per garantire da un lato una crescita serena dei vostri figli, dall’altro la soddisfazione e la gioia della vostra compagna, nonché una vostra realizzazione personale come padre, compagno, ma soprattutto come uomo:

    festa-pap%C3%A0Autenticità
    Responsabilità
    Accoglienza
    Protezione
    Affetto
    Determinazione
    Stima
    Rispetto
    Fiducia
    Sintonia
    Complicità
    Relazione
    In una sola parola … AMORE

     
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    Festa del papà: le idee regalo per non sbagliare

    festa-del-papa-2012-regali

    La festa del papà si celebrerà il prossimo 19 marzo. Oggi vogliamo proporvi alcune idee regalo, originali e divertenti, che consentiranno anche ai vostri bambini di sviluppare la loro fantasia. I bambini amano moltissimo preparare dei lavoretti con le loro mani e si riempiono di gioia quando gli adulti accolgono in modo positivo il dono. Ovviamente sarà un bellissimo ricordo anche per il papà che potrà portare l’oggettino con sé in ufficio. Ricordate che non è mai troppo presto per cominciare a pensare a questa ricorrenza : i piccoli potranno così cominciare a sviluppare le loro idee e trovare il dono perfetto per il loro adorato papà!

    Festa del papà 2012, idee regalo: libro fatto a mano

    festa-del-papa-2012-libro
    Un dono che i vostri piccoli potranno cominciare a preparare subito, sarà uno speciale libro interamente fatto a mano. Potrà diventare una raccolta di disegni e di pensieri dei bambini da donare al papà, ma anche un porta fotografie davvero simpatico. Vi basterà usare del cartoncino per la copertina e applicare qualche oggetto simpatico, come delle fotografie o un piccolo rametto secco. Ci sono però infinite possibilità: che ne dite di una stoffa con i colori della sua squadra preferita o anche delle monetine? In questo modo il papà avrà sempre un ricordo del piccolo con lui e l’album potrà essere aggiornato ogni anno con nuove foto.

    Festa del papà 2012, idee regalo: portachiavi

    festa-del-papa-2012-chiavi
    Un’altra idea davvero simpatica è quella di realizzare un portachiavi da appendere al muro: in questo modo il papà ogni volta che rientrerà in casa potrà appendere le sue chiavi, di casa, della macchina e dell’ufficio in un posto dove di certo non potrà scordarle! In questo caso però i vostri piccoli avranno bisogno del vostro aiuto: la base dovrà essere di legno, dove potrete applicare anche dei pezzi di metallo, ma vanno bene anche dei chiodi a punta tonda, per appendere le chiavi. I bambini poi potranno dipingere il legno a seconda della loro fantasia e applicare anche piccoli oggetti con la colla.

    Festa del papà 2012, idee regalo: portafoto

    festa-del-papa-2012-porta-foto
    Che ne dite invece di realizzare un portafoto simpaticissimo con del semplice cartoncino colorato. Sarà facilissimo e non dovrete fare altro che acquistare del cartoncino non troppo spesso in tantissimi colori diversi. Scegliete poi il soggetto da realizzare (ad esempio come quello della fotografia, che è un trenino) e dopo averlo disegnato, ritagliate i vari pezzi proprio come in un mosaico. Cercate di applicare anche degli elementi che potranno ospitare le foto dei piccoli: perfette in questo caso le ruote di un’automobile o gli oblò di una barca!

     
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    Il gioco con il papà

    “Mio papà è il più forte di tutti!”. E’ una frase con cui spesso i bambini tendono ad affermare la superiorità del loro papà.

    Per la loro minore apprensività (almeno in genere), i papà rappresentano per i piccoli l’ingegnosità, lo scherzo, il gioco… anche un po’ più spericolato.

    La mamma, invece, in genere è quella che si preoccupa di più, che li controlla e li richiama più spesso. Così quando papà rincasa la sera non è insolito sentire il bambino esclamare: “Evviva! Adesso si gioca!”.

    Questo non deve assolutamente abbattere le mamme che, anzi, possono vedere nei papà una risorsa e un aiuto preziosi.

    E’ infatti normale che la mamma venga vissuta come una figura più protettiva, da coccole e a cui affidarsi. Mentre il rapporto con il papà ha una maggiore valenza giocosa. Il papà, per esempio, è quello che invece di spingere il passeggino, spesso fa gli slalom. E’ quello dei giochi spericolati. Colui che lo lancia per aria, è ingegnoso nel costruire e riparare, è forte e fa la ‘lotta’!

    Mamma e papà per il bambino sono due figure diverse, ma complementari, di cui ha bisogno nello stesso modo. Quindi la parola d’ordine è… complicità. Fa bene alla coppia e al nostro cucciolo!

    Fonte foto: la Rete

     
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    Papà perfetti

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    Papà (quasi) perfetto: avete letto bene, non si tratta di un errato accostamento di parole, bensì di una nuova realtà che sta dilagando nelle famiglie italiane. Quello che sta cambiando è il modo dell’uomo di concepire la paternità, di vedersi come padre, un fatto che si ripercuote positivamente sul rapporto di coppia all’interno della famiglia.

    Come ha riportato Repubblica.it i giorni scorsi, commentando i dati di uno studio dal titolo «Paternità e cura familiare», pubblicato da Tiziana Canal, giovane sociologa dell’Università Carlos III di Madrid, sull’Osservatorio Isfol (Istituto per la Formazione dei Lavoratori), il papà (quasi) perfetto ha 30-35 anni, è del Centro-Nord, è legato sentimentalmente a donne che lavorano e che hanno un alto titolo di studio, proprio come lui, e ha figli piccoli. L’indagine è stata fatta intervistando 6mila donne fra i 25 e i 45 anni.
    I papà moderni non solo giocano coi figli, ma cambiano pannolini, cucinano, vestono i bambini, li portano a scuola, insomma, se ne prendono cura in modo molto concreto (88%), fanno la spesa (68%), danno una mano con le faccende domestiche (37%), leggono la fiaba della buona notte aspettando che i bambini facciano la nanna (25%).
    Sono i «padri high-care», li definisce Tiziana Canal, quelli in grado di fornire alla propria compagna e ai propri figli un alto livello di attenzioni di diverso tipo, anche molto concrete, quelle che prima erano di esclusivo appannaggio della mamma, una wonderwoman in grado di gestire i bambini, la casa e la famiglia quasi del tutto da sola. I super papà sono però ancora una minoranza nel nostro paese, che da questo punto di vista è in fondo alle classifiche europee.
    Perché le cose stanno cambiando? Perché sono cambiate le regole del mondo del lavoro, perché le donne, ma anche i nonni, storici baluardi della coppia con figli, lavorano di più, perché l’uomo stesso è cambiato, diventando più attento e sensibile al benessere psicofisico della sua compagna, soprattutto quando questa ha un buon impiego e guadagna tanto.
    Provate a chiedere alle vostre mamme e soprattutto alle vostre nonne se un tempo in casa i loro mariti hanno mai mosso un dito, occupandosi addirittura dei figli. «Papà era sempre al lavoro» è una frase tipica dei padri (e delle madri) di vecchia generazione. E invece oggi avete visto quanti papà ai corsi preparto? Quante domande fanno, quanto ci tengono ad essere presenti in sala parto? A parte le eccezioni, sembra proprio che ci tengano a far sentire la loro voce in un campo che evitavano accuratamente. Qualcuno fa addirittura il mammo ed è felice di poter passare più tempo coi bambini.
    In questo senso va anche la proposta di legge sul congedo di paternità obbligatoria in discussione già da tempo e ripreso ora dal ministro Elsa Fornero. I cambiamenti culturali sono sempre i più difficili si sa, e l’uomo non è l’unico a doverli digerire: spesso, infatti, sono le mamme a far fatica a delegare.

    (Fonte immagine: www.medicinalive.com)

     
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    Cos'è un Papà



    Il papà non è solo

    l'amico delle capriole sul letto grande

    Non è solamente l'albero al quale mi arrampico

    come un piccolo orso

    non è soltanto chi tende con me l'aquilone nel cielo.

    Il papà è il sorriso discreto che fa finta di niente

    è l'ombra buona della grande quercia

    è la mano sicura che mi conduce nel prato

    e oltre la siepe.



    L.Musacchio


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    Il papà 10 e lode

    iStock_000008079973XSmall-e1333709520791
    “L’ultimo modello di papà 10 e lode è l’HIGH CARE DAD, sempre all’opera sui figli: li lava, li veste, li culla, senza trascurare neppure la mamma – evviva!
    Organizza le vacanze, parla con i professori quando la mamma non può o non è in grado, prende il congedo parentale. In un unico concetto è il modernariato della paternità”.
    E’ la prima frase di un articolo scritto da Francesca Caetani Lovatelli del blog di Movida, che vi invito a leggere: Il papà 10 e lode.
    Ma mi chiedo: “Esistono veramente questi papà?”

    In questo blog scrivono tante mamme, vorrei sapere: qualcuno dei vostri mariti ha preso il congedo parentale? E come sono stati trattati al rientro sul lavoro?

    Ci sono Paesi, come la Svezia, dove tutti, ma proprio tutti gli uomoni, compresi i manager di grandi aziende, i dirigenti e persino i ministri, devono rimanere a casa per un periodo per prendersi cura dei propri figli.

    E ditemi: a quale papà non piacerebbe vivere questa esperienza?

    Da noi, in Italia, abbiamo assistito ad un esempio opposto: un ministro-donna, a poche settimane dal parto era nuovamente al lavoro…

    Il ministro Fornero, nei giorni scorsi, ha detto che il congedo parentale per i padri è uno dei temi che vuole portare avanti.

    Ma basta una norma, una legge, o bisogna cambiare cultura?

    Io ho visto pochi uomini stare a casa in congedo paternità. Un mio amico lo ha fatto. Ed è stato deriso e preso in giro per mesi non solo dai suoi “capi”, ma anche dai colleghi-papà!

    Pensiamoci…

     
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56 replies since 25/2/2011, 11:05   11588 views
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