Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

dopo la nascita; Il mondo visto dal neonato

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    Mamma e neonato: il primo incontro



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    Il parto segna un momento di separazione e al tempo stesso di riunificazione. Mamma e bambino, che sono stati tutt’uno per nove mesi, si trovano improvvisamente separati, ma sono entrambi pronti per ritrovarsi: condividono infatti un particolare stato di coscienza e di attenzione che permette loro di sintonizzarsi l’uno con l’altro e di gettare le basi della loro intesa presente, ma anche di quella futura. Sin dai primissimi istanti successivi alla nascita, il neonato sfrutta i suoi cinque sensi per conoscere, o meglio per riconoscere, la madre. Vediamo come questo avviene.

    Vista: un tempo si pensava che il bebè non vedesse praticamente nulla. In effetti, la vista è il senso che viene meno esercitato durante la vita intrauterina, ma gli studi hanno dimostrato che il bimbo riesce a mettere a fuoco le immagini poste a circa 20-25 centimetri di distanza. Proprio la distanza che c’è tra lui e il viso materno, quando la madre lo tiene tra le braccia.
    Udito: ogni bebè conosce la voce della mamma, poiché è abituato a sentirla già durante la gestazione. E, sin dalla sua vita nel grembo materno, gli è nota anche la voce del papà, particolarmente riconoscibile grazie ai toni bassi e profondi. Un altro suono noto e rassicurante è quello del battito cardiaco: il cuore della mamma gli ha fatto compagnia per nove mesi e ritrovarlo dopo la nascita è una sorta di garanzia di continuità.
    Tatto: grazie a studi recenti si è scoperto che la sensibilità agli stimoli tattili in alcune parti del corpo (viso, genitali, palme delle mani e piante dei piedi) compare già al termine del primo trimestre di gravidanza. Il tatto è quindi fondamentale per ricreare, subito dopo la nascita, la relazione prenatale con la madre. Il suo abbraccio, che gli regala una sensazione di contenimento simile a quella provata nell’utero, e il contatto con la sua pelle permettono al neonato di ritrovare la serenità e la sicurezza del grembo materno.
    Gusto: le papille gustative compaiono sulla lingua alla 12° settimana di gravidanza e il bimbo mostra di riconoscere i sapori già nell’utero, con una spiccata predilezione, che lo accompagnerà nei primi mesi di vita, per quelli dolci.
    Odorato: quando nasce, il bebè riconosce l’odore della mamma e in particolare è attratto dal profumo del suo seno, che è lo stesso del liquido amniotico.

    Alla conquista del seno


    Se, subito dopo la nascita, il bebè viene posato sul grembo materno, in assenza di distrazioni o interferenze esterne è in grado di trovare da solo il seno della mamma. Se il bimbo non viene lavato (il primo bagnetto può attendere, i neonati non sono sporchi e, nel caso in cui ci siano tracce di sangue o di meconio, è sufficiente pulirli delicatamente con un panno umido e asciugarli) e gli si lascia il tempo per “orientarsi”, striscia sull’addome materno e raggiunge il capezzolo. A guidarlo è l’odore del seno che è lo stesso del liquido amniotico che lui ha sulle manine. Dapprima il neonato esplora e stimola il seno con le dita, facendo così allungare il capezzolo e preparandolo per l’allattamento. Poi, grazie al pronunciato riflesso di suzione che caratterizza l’immediato post parto, è pronto ad attaccarsi e a succhiare le prime gocce di colostro.

    Pelle a pelle, per il suo benessere

    Un precoce contatto pelle a pelle permette un miglior adattamento del bimbo alla vita extrauterina a livello “emozionale” e fisico. La vicinanza con il corpo materno non solo favorisce l’abbassamento dei livelli di cortisolo, un ormone indice di stress, e un precoce avvio dell’allattamento, ma anche:

    la TERMOREGOLAZIONE
    : un tempo, il mantenimento della temperatura corporea del bebè veniva affidato a lampade o a culle termiche. Ultimamente, numerose ricerche hanno evidenziato che la madre è la fonte di calore ideale. Lo stretto contatto con il corpo materno assicura una perfetta termoregolazione. Inoltre, è stata dimostrata la straordinaria capacità del neonato di trasferire calore dal suo corpo a quello della mamma, quando la sua temperatura corporea raggiunge i 37°, evitando così il surriscaldamento.
    la COLONIZZAZIONE BATTERICA: tutte le superfici del nostro corpo sono fisiologicamente colonizzate da batteri provenienti dall’ambiente esterno. Questa flora costituisce un ecosistema che fa parte delle nostre difese contro le infezioni. Nel grembo materno il corpo del bambino è “sterile”, ma con la nascita avviene un fatto importantissimo per la sua salute e per lo sviluppo delle sue difese: la colonizzazione batterica. In poche ore la pelle e le mucose del neonato ospitano numerose colonie di batteri provenienti dalla madre, da chi lo accudisce, dall’ambiente esterno. Ma perché questo meccanismo fisiologico “funzioni” al meglio è importante un primo contatto prolungato con la mamma.
    Il pianto: reazione alla separazione
    Studi e ricerche hanno dimostrato che i bebè che possono restare a contatto con il corpo materno piangono meno dei piccoli separati dalla madre. I risultati di tali studi suggeriscono che il pianto sia una reazione innata. I neonati riconoscono, infatti, la separazione fisica dalla madre e reagiscono con un pianto le cui caratteristiche sono quelle del richiamo da “stress di separazione”, un corrispettivo del “richiamo da separazione” comune tra diverse specie di mammiferi, utile a un riavvicinamento della madre.

    Sei proprio tu?


    Il neonato è predisposto a riconoscere la mamma sin dai primi istanti. E la madre? Guardando il suo piccino appena nato la donna potrebbe sovrapporre ancora per un po’ l’immagine del bambino ideale che l’ha accompagnata nei mesi dell’attesa (e anche prima) a quella del suo bimbo; ma se non vengono separati, il neonato si impone con il suo aspetto, il suo odore, il suo pianto e la madre non può far altro che riconoscerlo. Perché ciò accada, non ci sono tempi prestabiliti: c’è chi al primo sguardo esclama: “Sei tu!” e chi, invece, ha bisogno di un periodo di conoscenza e vicinanza. In questo processo si rivela determinante anche l’atmosfera in cui avviene la nascita: il silenzio, l’intimità, l’assenza di distrazioni o interferenze esterne sono sicuramente d’aiuto. Importanti, infine, anche le modalità del parto: se la mamma si è sentita “protagonista” dell’evento nascita, se sono stati rispettati i suoi tempi e le sue esigenze, è maggiormente pronta a entrare in relazione con il suo bimbo.

    Il luogo della nascita


    Subito dopo la nascita, se non ci sono state complicazioni e mamma e bebè stanno bene, gli operatori potranno valutare rapidamente il benessere del neonato. Una volta appurato che i parametri vitali del nascituro sono buoni, la preoccupazione del personale sanitario dovrebbe rivolgersi alla relazione madre-bambino. Dato che non tutti i punti nascita seguono i medesimi protocolli d’assistenza, i futuri genitori potranno informarsi in anticipo in merito all’accoglienza che viene riservata al neonato verificando, ad esempio, se il bebè viene lasciato con la madre nelle prime ore successive al parto, se è prevista la possibilità di attaccarlo precocemente al seno (preferibilmente già in sala parto) e se la struttura garantisce la vicinanza di mamma e bimbo con il rooming-in.
     
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    E’ nato, i suoi primi documenti


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    Bisogna denunciare la nascita, iscrivere il bambino al registro anagrafico, all’anagrafe tributaria, al servizio sanitario, scegliere il pediatra. Ecco tutte le informazioni di cui hai bisogno.


    Tuo figlio è nato. Hai avuto nove mesi di tempo per decidere che nome dargli. Adesso è arrivato il momento di formalizzare la scelta e di sbrigare un po’ di pratiche per garantire al piccolo i suoi diritti di nuovo cittadino.

    La denuncia o dichiarazione di nascita
    È la comunicazione ufficiale che il piccolo è venuto al mondo, il primo atto formale della sua vita.

    DOVE E QUANDO


    Può essere effettuata entro tre giorni dal parto presso la Direzione Sanitaria dell’ospedale o della clinica dove il bimbo è nato, che provvederà a comunicarla all’Ufficiale di Stato Civile del Comune indicato dai genitori. In alternativa, la registrazione può avvenire entro dieci giorni dal giorno successivo al parto:
    - presso l’Ufficio di Stato Civile del Comune di nascita del piccolo;
    - presso quello di residenza dei genitori se è diverso rispetto a quello di nascita;
    - presso quello di residenza della mamma, se è diverso da quello del papà.
    Infine, la dichiarazione può essere fatta anche presso il Comune di residenza del papà, se diverso da quello della mamma, ma il neonato viene comunque iscritto d’ufficio all’anagrafe del Comune di residenza della madre.

    CHI


    La denuncia può essere effettuata da uno dei due genitori indifferentemente, se sono sposati e riconoscono entrambi il piccolo.
    Se invece non sono sposati, ma riconoscono il figlio, alla denuncia devono essere presenti tutti e due.
    Se è la sola mamma a riconoscere il bambino, deve essere lei a denunciarne la nascita. Il padre naturale non può riconoscerlo da solo.
    Infine, nel caso in cui la mamma non abbia intenzione di riconoscere il bambino, sarà il Direttore Sanitario dell’ospedale a dichiarare la nascita del piccolo e alla mamma sarà garantito l’anonimato.
    In ogni caso, la denuncia di nascita può essere effettuata da un incaricato della madre o dei genitori, munito di documento di identità e delega scritta.

    QUALI DOCUMENTI SERVONO


    La carta di identità del dichiarante. Se la denuncia viene effettuata presso l’Ufficio di Stato Civile, occorre il certificato di assistenza al parto rilasciato dal medico o dall’ostetrica.


    LA SCELTA DEL NOME


    In questa occasione i genitori comunicano come si chiamerà il bimbo. I nomi non possono essere più di tre.

    L’iscrizione al registro anagrafico
    È l’atto che registra il bambino tra i residenti nel Comune. Viene effettuata dall’Ufficiale dell’Anagrafe quando l’Ufficiale di Stato Civile comunica l’atto di nascita del piccolo. I genitori non devono fare nulla, tutto avviene automaticamente.
    Il piccolo viene iscritto all’anagrafe del Comune di residenza dei genitori o di quello della madre, se diverso da quello del padre.

    L’iscrizione all’anagrafe tributaria
    Permette di ottenere il rilascio del codice fiscale del neonato che, a sua volta, è indispensabile per iscrivere il bambino al Servizio Sanitario e scegliere il pediatra.

    DOVE E QUANDO


    Può essere effettuata in qualsiasi momento dopo la denuncia di nascita, presso l’Ufficio Entrate di zona o presso gli uffici del Comune dove è stato registrato il bambino. Il rilascio del codice fiscale è immediato. In alcuni comuni, l’iscrizione all’Anagrafe Tributaria avviene automaticamente con la dichiarazione di nascita: l’Ufficiale di Stato Civile comunica i dati del bambino all’Anagrafe Tributaria, che spedisce il codice fiscale a casa del piccolo entro pochi giorni. Da gennaio del 2004 al bambino viene inviata una tessera plastificata che riporta il codice fiscale e funge anche da tessera sanitaria nazionale e tessera sanitaria europea: dà accesso gratuito alle prestazioni necessarie sul territorio nazionale italiano e su quello dei Paesi dell’UE. Non sostituisce, però, l’iscrizione al Servizio Sanitario, da effettuare presso la ASL di residenza, e il libretto sanitario.

    CHI
    Dove l’iscrizione non è automatica, può effettuarla uno dei genitori o un loro incaricato.

    QUALI DOCUMENTI SERVONO


    Il certificato di nascita del bebè, rilasciato dall’Ufficiale di Stato Civile al momento della dichiarazione di nascita, o un’autocertificazione della nascita firmata da un genitore.

    Iscrizione al servizio sanitario e scelta del pediatra
    Serve a ottenere il rilascio del libretto sanitario del bambino e gli dà diritto all’assistenza del pediatra.

    DOVE E QUANDO


    Può essere effettuata in qualunque momento dopo l’iscrizione all’Anagrafe Tributaria, presso gli uffici della ASL di residenza del bambino.

    CHI


    Da uno dei genitori o da un loro incaricato.


    QUALI DOCUMENTI SERVONO


    Il certificato di nascita o l’autocertificazione firmata da uno dei genitori e il codice fiscale del bambino.

    LA SCELTA DEL PEDIATRA


    In questa occasione, i genitori scelgono il pediatra che seguirà il loro bambino, tra quelli disponibili nel registro della loro ASL di residenza.

    Il primo documento di identità
    Prima dei quindici anni di età, al bambino non viene rilasciata la carta di identità. All’occorrenza, però, i genitori possono richiedere un certificato di identità.
    Per viaggiare nei Paesi dell’Unione Europea o in altri Paesi con cui esistono accordi specifici, come per esempio la Svizzera, i genitori possono richiedere un certificato di identità valido per l’espatrio.

    DOVE E QUANDO


    Il certificato di identità semplice può essere richiesto in qualsiasi momento presso gli uffici del Comune di residenza del bambino. Quello valido per l’espatrio deve essere richiesto presso gli uffici della Questura oppure presso i Commissariati che sono abilitati al rilascio dei passaporti.

    CHI


    Per ottenere il documento non valido per l’espatrio è sufficiente la presenza di uno dei genitori munito di carta di identità. Per il certificato valido per l’espatrio occorre invece la presenza di mamma e papà oppure di un solo genitore munito di dichiarazione di consenso dell’altro e fotocopie dei documenti di identità di entrambi.


    QUALI DOCUMENTI SERVONO


    I dati anagrafici e due fotografie del bambino.

    SUL PASSAPORTO DEI GENITORI


    Se il piccolo deve viaggiare in Paesi dove è richiesto il passaporto, il suo nome deve essere inserito nel documento di uno oppure di entrambi i genitori. Per questo, occorre rivolgersi all’Ufficio Passaporti del Commissariato di zona, con il passaporto o i passaporti dove verranno inserite le generalità del bambino. Nel caso si presenti uno solo dei genitori, deve mostrare una dichiarazione di consenso dell’altro.

    Il prericonoscimento
    Se il bambino è figlio naturale, cioè figlio di genitori non coniugati, può essere riconosciuto dalla madre o da entrambi i genitori prima della nascita, con l’atto facoltativo del prericonoscimento.
    Il prericonoscimento può essere effettuato in qualsiasi momento durante la gravidanza, presso l’Ufficio di Stato Civile del Comune di residenza della madre o dei genitori.
    Dalla madre, se è la sola a riconoscere il bambino, o da entrambi i genitori, se entrambi lo riconoscono. Il padre da solo non può prericonoscere il piccolo.
    Il documento di identità della madre o dei genitori che riconoscono il nascituro e un certificato medico che attesti le generalità della madre e il mese di gravidanza.

    La Tessera Sanitaria Nazionale e la Carta Regionale dei Servizi
    Dal gennaio 2004, tutti i nuovi nati italiani o residenti in Italia ricevono, entro 12 giorni dall’iscrizione all’Anagrafe Tributaria, un tesserino plastificato con i dati anagrafici e il codice fiscale. È la tessera sanitaria nazionale, che garantisce al bimbo il diritto di accedere alle prestazioni del Servizio Sanitario e a eventuali cure mediche necessarie se viaggia in un Paese dell’Unione Europea (sostituisce il vecchio modulo E111).
    Muniti della tessera sanitaria nazionale, i genitori devono poi iscrivere il piccolo al Servizio Sanitario Regionale, rivolgendosi alla ASL di zona, scegliendo un pediatra tra quelli disponibili negli elenchi e ritirando il libretto sanitario, che dovrà essere esibito ogni volta che vengono prenotati esami o prestazioni mediche.
    Negli ultimi anni, in alcune Regioni come la Lombardia sono state attivate le carte regionali dei servizi, tessere plastificate con un microchip, che coprono la funzione sia di tessera sanitaria nazionale, sia di libretto sanitario e offrono numerosi altri servizi: permettono al medico o al pediatra di famiglia e ai sanitari del pronto soccorso di accedere immediatamente alla cartella clinica del paziente; consentono al cittadino di cambiare medico o pediatra e prenotare esami e prestazioni direttamente dal computer di casa, se attrezzato con un opportuno lettore, oppure da una farmacia convenzionata con il sistema informatico. Le modalità per ottenere queste carte cambiano da Regione a Regione.
     
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    La fontanella nel neonato: 6 domande



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    È una zona leggermente infossata della scatola cranica, dove le ossa non si sono ancora saldate. Tuttavia non è così fragile come potrebbe sembrare.



    Che cos’è esattamente e qual è la sua funzione?


    La fontanella è una piccola “finestra” nella scatola cranica: si tratta infatti di una membrana, flessibile e resistente, situata tra le ossa del cranio non ancora saldate. La fontanella anteriore, la più grande e la più nota, chiamata bregmatica o maggiore, si trova sulla sommità della testa ed è a forma di rombo. Dietro la testina, appena sopra la nuca, ce n’è un’altra, di dimensioni più piccole, chiamata lambdoidea o minore, a forma di triangolo. La loro funzione è conferire una certa elasticità alla testa del bebè, utile sia al momento della nascita, per consentire al piccolo di passare attraverso il canale del parto, sia per permettere la crescita della testa, consentendo così un adeguato sviluppo del cervello.

    Quando si chiuderà?


    Con il passare del tempo, a mano a mano che le ossa del cranio si saldano tra loro, questi piccoli spazi vuoti tendono a chiudersi. Ciò accade in un periodo variabile, che cambia da bambino a bambino, e va all’incirca dai 6 ai 12-18 mesi di vita. Il pediatra segue questo processo in modo costante, in occasione delle visite di controllo periodiche, durante le quali viene effettuata anche la misurazione della circonferenza cranica, per la valutazione della crescita della testina.

    Quando il piccolo piange, la fontanella si “solleva”. C’è da preoccuparsi?


    Di solito leggermente infossata rispetto alle ossa circostanti, quando il piccolo strilla la fontanella sembra gonfiarsi. Questi piccoli moti di sollevamento e abbassamento sono del tutto normali, un po’ come i movimenti di una tenda gonfiata dal vento, così come il fatto che la fontanella pulsi, cioè che sia possibile, appoggiandovi le dita, avvertire i battiti del cuore. Ma non è il caso che il genitore si allarmi.

    E se il piccolo ha battuto il capo?


    Può anche capitare che il colpo alla testa sia piuttosto forte, come quello provocato da una caduta dal fasciatoio. Anche in questo caso, in genere l’elasticità delle ossa craniche riduce al minimo il rischio di complicazioni. Un pianto immediato è già un mezzo segnale positivo. Il piccolo andrà comunque tenuto sotto controllo per le successive 24 ore. Sarà il medico a decidere se è necessaria un’indagine più approfondita, attraverso un’ecografia. Questo esame, tra l’altro, è reso più facile proprio dalla fontanella, dato che le onde sonore possono passare agevolmente, senza incontrare l’ostacolo delle ossa.

    Come comportarsi quando si lava o si veste il bebè?


    Anche se si tratta di una zona delicata, la fontanella è una membrana flessibile e resistente e toccarla non provoca dolore al piccolo. Il buon senso dice che un bambino piccolo deve essere sempre maneggiato con attenzione; non c’è bisogno, tuttavia, di una cautela eccessiva. La mamma può tranquillamente manipolare il capo del bebè quando gli infila magliette e tutine. Allo stesso modo, la testina può essere strofinata con gentilezza quando gli si fa il bagnetto e gli si lavano i capelli.
    La fontanella non teme l’acqua, così come non è particolarmente vulnerabile al caldo o al freddo: mettere il cappellino al piccolo è una buona regola, quando necessario, ma non va considerata una precauzione speciale per proteggere questa particolare regione del capo. E se il fratellino più grande, nelle sue manifestazioni d’affetto, dovesse dare una carezza un po’ pesante proprio lì? Senza esagerare, proprio la flessibilità della fontanella consente di attutire il colpo.

    Ci sono anomalie che possono far pensare a qualche malattia?


    Qualche volta, lo stato della fontanella può essere indicativo delle condizioni di salute del bambino. Una chiusura estremamente precoce potrebbe essere sintomo di qualche malattia congenita, mentre una fontanella che tarda a saldarsi potrebbe segnalare una difficoltà nel processo di ossificazione. Va detto, però, che le eventuali alterazioni della fontanella sono provocate da malattie molto rare. E che possono essere valutate esclusivamente con la competenza clinica di uno specialista.
     
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    Il bimbo ha la febbre? ‘Babyglow’ La tutina cambia colore!



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    ‘Babyglow’ è la tutina che cambia colore quando il neonato ha la febbre ideata da Chris Ebejer.

    Al quotidiano britannico Daily Mail spiega l’importanza di uno simile strumento che avverta la madre del cambiamento di temperatura: esso può esser anche sintomo di malattie ben più gravi di una banale febbre, come per esempio al meningite.

    In collaborazione con alcuni scienziati è riuscito ad incorporare nella tutina uno speciale pigmento, grazie al quale ad un innalzamento della temperatura oltre i 37 gradi, il vestiario diventa bianco. Le tutine ‘Babyglows’ sono disponibili nei colori rosa, azzurri e verde pastello.

    Il brevetto dell’invenzione è stato acquistato dall’azienda Quality Workwear 4 U. Ebejer ha firmato un contratto di 12,5 milioni di sterline per la commercializzazione delle tutine. Ognuna costerà 20 sterline e sarà disponibile in Gran Bretagna a partire dal prossimo ottobre; a breve arriverà negli Usa e in altri Paesi. fonte blogscienze.com

     
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    La coperta… no no no

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    Ma perché i bimbi piccoli non sopportano le coperte?
    Io adoro accucciarmi, arrotolarmi, farmi abbracciare dal piumone. Luca, invece, non ne vuole proprio sapere. Non sopporta neppure il lenzuolo quasi impercettibile, figuriamoci un pile morbido e leggero.
    Ma perché?
    Il risultato è che… è perennemente raffreddato.
    Mi sveglio tutte le notti mille volte per coprirlo. Ma ogni volta lo trovo in una posizione diversa, vaga da un capo all’altro del lettino sempre libero, felice e infreddolito!

    Lo so che hanno inventato quei sacchetti imbottiti. Ma Luca non li vuole vedere neppure in fotografia.
    Appena provo ad “insacchettarlo” piange come un matto. Scalcia come un puledrino. No, per me non è una soluzione.

    Con Marco ho avuto lo stesso problema. Non c’era verso di coprirlo. Le cose sono cambiate solo quando è cresciuto. Ora rimane sotto le coperte tutta la notte. Ma niente piumoni pesanti. Anche in pieno inverno solo cose leggere altrimenti lo ritrovo letteralmente bagnato al mattino!

    Questi cuccioli…

    Non vedo l’ora che arrivi l’estate… così potranno scorrazzare anche in canotta nel lettone e io non avrò il pensiero di svegliarmi ogni mezz’ora per controllarli!

     
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    Il miele ai neonati? Meglio evitare

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    I nonni con i loro consigli dei tempi che furono e con i rimedi naturali degli avi, gelosamente tramandati di generazione in generazione, ci azzeccano molto spesso. Ma ogni tanto toppano di brutto. E quando lo fanno possono anche fare danni.
    Il consiglio da non seguire, in questo caso, è la tettarella con il miele da dare ai neonati.
    Mia madre mi ha fatto una testa infinita con queste perle di saggezza!
    “Se il bambino piange tanto e non vuoi dargli ogni volta la tetta, prendi un fazzoletto, mettici dentro un po’ di pane e miele, chiudi bene il tutto e dallo al bambino. Ciuccerà e si calmerà”. “Oppure se rifiuta il ciuccio intingilo nel miele, gli piacerà”.
    Peccato però che il miele ai neonati sarebbe meglio non darlo. O meglio sarebbe meglio non dare il miele a tutti i bambini che non hanno spento la prima candelina.
    Perché? Perché il miele può contenere un batterio irritante per l’intestino dei piccolissimi.

    In realtà questo è un argomento su cui, negli anni, si è molto dibattuto nel mondo scientifico.
    Alcune ricerche hanno evidenziato come, attraverso il miele, possano essere introdotte nell’organismo spore di botulino, un batterio capace di produrre una pericolosa tossina.
    Negli adulti, come anche nei bambini di età superiore all’anno questo batterio non crea problemi. L’organismo ha già raggiunto la piena funzionalità digestiva, per cui le spore vengono semplicemente distrutte dai succhi gastrici. O comunque non trovano nell’intestino l’ambiente adatto per proliferare.
    Invece nell’apparato digerente dei neonati possono sopravvivere e una volta giunte nell’intestino moltiplicarsi e sviluppare una quantità di tossina irritante per i neonati. Anche se non letale.

    Da qui il consiglio della FDA (Food and Drug Administration) di non dare il miele ai neonati. Un suggerimento che nasce semplicemente dall’applicazione del principio di precauzione.

    Del resto, scrive la FDA, l’alimentazione dei bambini di età inferiore ad un anno si basa prevalentemente sull’assunzione di latte e il miele non è uno degli alimenti maggiormente utilizzati nella loro dieta.
    I genitori, perciò, possono evitare di farsi venire attacchi di panico, ma se particolarmente apprensivi possono limitarsi a seguire l’indicazione di divieto posta sui vasetti del miele.

    Il miele per i bimbi più grandi… è un toccasana!
    Se è vero che ai neonati potrebbe fare male, ai bambini più grandi, invece, il miele fa solo bene. E’ un vero toccasana. Per dolcificare il latte, ad esempio, è perfetto. La dose consigliata è di due cucchiaini al giorno.
    Al momento dell’acquisto però bisogna controllare che sia italiano al 100% e che sia stato prodotto da poco. Più è fresco il miele, più conserva le sue proprietà.
    Oltre al miele, per fare il pieno di energia, sono ottimi anche pappa reale, il polline e a la propoli.

     
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    Allattare in pubblico, gesto immorale?

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    In tutta sincerità pensavo che quello dell’allattamento dei bimbi in pubblico fosse una polemica già sedata e archiviata. Ma a quanto pare non è così.
    Porgere il seno al proprio bimbo per sfamarlo l’ho sempre considerato un gesto naturale, il più naturale dell’universo. E anche molto molto bello e tenero.
    Ma per alcune persone evidentemente non è così e una donna è stata cacciata da un museo perché si era fermata tra i quadri della mostra di Matisse per allattare il proprio bambino di 10 mesi. E’ intervenuta la vigilanza interna e ha allontanato la mamma e il suo piccolo rei di aver commesso un gesto “immorale e poco rispettoso”.

    Da non credere!
    E’ accaduto qualche giorno fa nella “moderna” Brescia, in particolare nel museo di Santa Giulia.
    Ovviamente dopo le proteste della donna la direzione si è dissociata e ha annunciato delle sanzioni per i custodi. Ma ormai il danno o meglio l’offesa era stata fatta!

    Questo di Brescia non è il primo caso. Pure in un ristorante di Milano una mamma era stata invitata ad allontanarsi con il suo bimbo per non imbarazzare gli altri clienti.
    E, rimanendo in tema di musei, anche nella Pinacoteca di Brera, sempre a Milano, è vietato allattare. Eppure nelle sale si espongono decine di capolavori che ritraggono Madonne intente ad allattare il proprio figlio!

    Dal punto di vista legislativo non c’è nessuna legge che vieta alle mamme di attaccare al seno il proprio figlio in pubblico. Anzi, ci sono migliaia di iniziative che promuovono l’allattamento al seno, per tante buone ragioni, anche all’aperto come “Io allatto dove mi pare” e “Io ciuccio dove mi pare“, solo per citarne alcune.

    In tutta sincerità io ho allattato, e allatto ancora, nei posti più disparati. Anche in metropolitana. E dalla gente ho ricevuto solo sguardi inteneriti e sorrisi.

    Non credo che ci siano mamme che amino ostentare il proprio seno. In genere si allatta con molta discrezione. Quindi non credo assolutamente che sia uno “spettacolo vergognoso”.

    Per questo motivo credo che la reazione dei custodi sia stata esagerata e dettata dal solito falso moralismo e da una scarsa apertura morale.

    Per fortuna che si tratta solo di casi isolati e sporadici.

    Mamme non lasciatevi intimorire: viva l’allattamento al seno e in ogni luogo!

     
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    Biberon? Meglio quelli in vetro



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    Dal primo giugno stop ai biberon in policarbonato che contengono bisfenolo A.
    Per effetto di una direttiva europea infatti da questa data non sarà più possibile importare e commercializzare questo tipo di plastica, che dopo anni di ricerche è stata riconosciuta come pericolosa per la salute dei piccolini.
    La cosa che mi fa pensare è la seguente: al primo giugno manca poco più di una settimana eppure nei negozi per bebè, negli ipermercati e in tante farmacie i vecchi biberon con Bisfenolo A sono ancora in vendita…
    Faranno male alla salute dei nostri cuccioli solo dalla prossima settimana? Ossia quando i loro magazzini si saranno liberati per benino delle scorte… a scapito della salute dei nostri figli?

    La Commissione Europea ha tenuto conto delle rilevazioni della European Food Safety del 2006, secondo cui “i neonati tra i 3 e i 6 mesi di vita alimentati con biberon in policarbonato/plastica hanno la più alta esposizione al BPA, che diminuisce una volta che l’alimentazione con biberon in policarbonato viene interrotta”.

    A disposizione delle mamme rimangono comunque altri tipi di plastica e il vetro, che la stessa direttiva suggerisce come alternativa.
    “Il problema del policarbonato è che a contatto con il latte si degrada rilasciando il Bpa – conferma Maria Rosaria Milana dell’Istituto Superiore di Sanità – il vetro invece non ha questi problemi, ed è perfettamente sicuro anche grazie alle linee guida sulla fabbricazione e l’uso che abbiamo elaborato con i produttori e che dovrebbero diventare presto europee”.

    La relazione tra vetro e salute è confermata pure dalla crescita nell’utilizzo dei contenitori di vetro in un settore delicato come quello dei farmaci, che nel 2010 ha registrato un vero e proprio boom con una crescita dell’11,79%: “Il vetro – ha affermato Antonio Lui, Presidente della Sezione Vetro Cavo di Assovetro – è uno dei materiali più inerti dal punto di vista chimico e biologico, tanto che i contenitori in vetro sono esonerati dal Reach, il Regolamento Europeo che obbliga l’industria alla registrazione di qualunque materiale o sostanza potenzialmente pericolosa per la salute umana”.

    Tutto giusto.

    Io sono sempre stata tentata di comprare i biberon in vetro. Ma alla fine ha prevalso la paura e il timore che si potessero rompere ferendo il bambino.
    Il vetro, seppur salutare, è comunque delicato.
    Io sono cresciuta con i biberon di vetro. E mia madre mi ha sempre detto che ne ho rotti una quantità infinita. Lei era accorta… e io sono sopravvissuta senza tagli

    Ora saranno diversi? Infrangibili? A prova di caduta dal sesto piano?

    Non lo so! Chi di voi li ha provati?

    Io nel dubbio, ho buttato tutti quelli in plastica trasparente che contenevano Bisfenolo A, e ho comprato già da tempo quelli BpA Free…
    Questo, però, solo per pura comodità: perché pesano meno, perché posso metterli in borsa senza tanti pensieri, eccetera eccetera.

    Ma, sinceramente, non mi stupirei se fra qualche mese qualcuno ci dicesse che neppure quelli vanno bene perchè contengono qualche altra sostanza nociva, così come per i tappetini-puzzle.

    Per questo resto profondamente convinta che il biberon in vetro sia il migliore per la salute del bebè! …

     
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    Caccia al nome



    amici..clikkate..qui...e'..scegliete il nome che vi piace.e' un giochino divertentissimo... :drive1.gif: ..
    http://quimamme.leiweb.it/quimamme/profess...caccia_nome.jsp

     
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    Dove dorme il bambino? Culla, lettino e lettone...
    Tutti i pro e i contro della nanna con i genitori


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    La questione del dove deve dormire il piccolo è controversa. Alcuni studi condotti di recente hanno evidenziato che dormire con la madre, in particolare nei primi mesi di vita, può essere vantaggioso per il benessere del piccolo. Pare che gli assicuri una migliore respirazione e un più corretto mantenimento della temperatura corporea. Inoltre favorirebbe il suo sviluppo psicomotorio e l’instaurarsi di salde fondamenta d’amore nel rapporto con la madre. Infine, molto importante, si ipotizza che tale abitudine diminuisca il rischio di morte improvvisa in culla o SIDS.
    D’altra parte, però, si è anche osservato che dormire con i genitori non previene la possibilità che compaiano disturbi del sonno, come la difficoltà di addormentarsi o i risvegli notturni.

    La culla
    La culla ideale è dotata di un’imbottitura morbida e dondola dolcemente quando viene mossa. Per dare al piccolo una sensazione di benessere è una buona idea avvolgerlo in una copertina calda e morbida. Si può iniziare da subito a mettergli vicino una maglietta della mamma, indossata per qualche giorno. In questo modo, infatti, il piccolo può avvertire l’odore materno che ha sempre su di lui un effetto molto tranquillizzante.
    Il bimbo non deve assolutamente essere coperto al punto da surriscaldarsi, ma la biancheria del letto deve comunque garantirgli un certo tepore, che si mantenga costante nel corso di tutta la notte. Il sistema di termoregolazione dei piccolissimi è ancora imperfetto, per cui è facile che si raffreddino rapidamente se la temperatura esterna scende troppo nelle ore notturne.
    La temperatura ideale in cui far dormire un neonato (e anche un bambino più grandicello) è intorno ai 21 gradi. È importante che l’aria non sia secca: per ovviare a questa eventualità, che può affaticare la respirazione del piccolo, basta un umidificatore.

    Dove sistemare la culla?
    Nei primi mesi di vita, la soluzione migliore è, se possibile, mettere la culla vicino al lettone. In questo modo è possibile avere il controllo del bambino, si ha la possibilità di prenderlo per porgergli il seno senza doversi alzare e gli si assicura la vicinanza dei genitori, molto tranquillizzante per un bebè. Mettere, invece, la culla in una stanza lontana dalla camera matrimoniale, non è probabilmente la soluzione più idonea: impedirebbe, infatti, ai genitori di rendersi conto se il piccolo ha bisogno di aiuto (per esempio, in caso di rigurgito).

    Dalla culla al lettino
    Soprattutto se appartiene alla categoria dei vivacissimi, il bimbo nella culla non può rimanere a lungo. Il rischio è che da un momento all’altro impari a girarsi su un fianco e, in seguito, a gettarsi fuori. Forse è consigliabile, già dal termine del secondo mese, passare al lettino, che a sua volta dev’essere dotato di un cuscino piatto e di un materasso rigido.
    Può essere invece evitato il paracolpi, visto che l’uso di questa morbida barriera in realtà ha delle controindicazioni: isola il bambino, impedendogli di vedere al di là delle sponde. Per non far sentire il piccolo sperduto, almeno nei primi tempi, conviene continuare ad avvolgerlo nello scialle o nella copertina e mettergli vicino la maglietta della mamma.
    Sopra il lettino si può appendere un giocattolo che si muove: ogni volta che il piccolo si sveglia può divertirsi molto a osservarlo. Il giochino sospeso va però eliminato nel caso in cui eserciti un’azione eccitante al momento dell’addormentamento.

     
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    Latte materno prodotto dalla mucca clonata, sarà sicuro?


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    Qualche giorno fa vi abbiamo riportato la notizia di Rosita, la mucca modificata transgenicamente in grado di produrre latte umano, clonata in un laboratorio in Argentina. La notizia ha fatto il giro del mondo accendendo parecchie discussioni e dubbi a riguardo, soprattutto sulla sicurezza di questo latte. La mucca, grazie ad alcuni geni umani, è in grado di produrre latte con lattoferrina e lisozima, due sostanze tipiche del latte materno, importanti per il sistema immunitario del neonato e per la sua protezione dalle infezioni.
    Per capire quante mamme si fidano di questo latte dandolo ai propri bambini Coldiretti ha effettuato un’indagine rilevando che 3 mamme su 4 non lo darebbero ai figli. C’è chi come la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione, ha sollevato parecchie perplessità sulla questione: “Le applicazioni commerciali di tale latte sono dubbie, andando probabilmente ad alimentare un business tipico dei Paesi ricchi dove sempre più donne ricorrono al cesareo e all’allattamento artificiale per ragioni non mediche e non andrà a tamponare situazioni di grave denutrizione nelle fasce del mondo più povere”.


     
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    Tutto quello che devi sapere sul pianto del bambino

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    Come ogni neomamma scopre prestissimo, a proprie spese, il neonato è piuttosto rumoroso. E dover consolare un bebè che piange in preda alla disperazione è un compito tutt’altro che facile.
    Dopo aver affrontato la gravidanza e il travaglio, ecco che ti ritrovi alle 3 del mattino alle prese con il tuo bambino, che painge senza un attimo di sosta.
    Le neomamme, però, sono assolutamente preparate (anche se non sembra in qualche caso) per far fronte al pianto disperato del loro bambino. Spesso, tuttavia, si sentono esauste, confuse e semplicemente non sanno da dove cominciare. Se riesci ad interpretare il pianto del tuo bambino, potrai capire se ha fame oppure sonno.
    Alcuni tipi di pianto richiedono una determinata azione, da parte tua, mentre altre volte tuo figlio, attraverso il pianto si limita semplicemente ad esprimere sé stesso e puoi tranquillamente ignorarlo. Si tratta insomma di venire incontro alle sue necessità.


    PERCHE’ PIANGE IL MIO BAMBINO?


    “HO FAME”

    La fame è la causa più frequente del pianto, per quanto riguarda il neonato, eppure spesso non si riesce a interpretarla. Soltanto perchè il bebè di è addormentato sul tuo seno, mentre lo stavi allattando, non significa che abbia preso abbastanza latte.
    Fai in modo di allattare il tuo bimbo con entrambi i seni, in modo che possa prendere il latte più nutriente che possa saziarlo meglio. La cosa migliore da fare, durante le prime settimane, è quella di cercare di stabilizzare l’allattamento al seno, suddividendo le poppate giornaliere ogni tre o quattro ore, invece di allattare il piccolo quando vuole lui, anche se molte ostetriche consigliano di fare così.
    Se il bimbo prende il biberon e noti che quando il latte è finito lui continua ancora a succhiare, aggiungi ancora 30 ml circa di latte nel biberon, per essere sicura che prenda tutto il nutrimento di cui ha bisogno. Il bebè potrebbe avere più appetito, se ha uno scatto di crescita. Se però il piccolo prende tutta la quantità di latte consigliata dal pediatra, nell’arco della giornata, non ci saranno problemi.

    “SONO STANCO”

    Quando hanno sonno, i più piccoli tendono a lanciare dei segnali inequivocabili, perchè iniziano a sbadigliare o a stropicciarsi gli occhi. Per un bebè stanco e nervoso non è facile riuscire ad addormentarsi da solo, specialmente se durante il giorno gli stanno intorno parecchie persone. Porta il bimbo in una stanza tranquilla, dove potrai ninnarlo, per farlo calmare.
    Se proprio non riesci a fargli prendere sonno, mettilo nel marsupio o nel passeggino ed esci con lui. Di solito questo rimedio dà sempre dei buoni risultati.

    “HO FREDDO”
    Sappiamo tutti del pericolo che può correre il bebè, se il suo corpo è surriscaldato, per via del rischio della morte improvvisa, però occorre fare attenzione e non esagerare.
    Il sacco a pelo per bebè è ottimo perchè il tuo bambino non riuscirà a toglierlo via, però se la notte fa davvero freddo forse dovrai aggiungere una copertina.
    Usa in buon senso: se il tuo bebè si sveglia la notte e ti sembra freddo, coprilo un pò di più. La temperatura della sua camera non dovrebbe superare I 18-20 gradi centigradi.


    “MI SENTO SOLO E VULNERABILE”

    Forse il tuo piccolo ha solo bisogno di coccole, da parte di mamma e papà. Alcuni neonati sono assolutamente tranquilli, nella loro culla, mentre altri preferiscono la vicinanza di mamma e papà. Goditi questo periodo, perchè non durerà. E ricorda che non vizierai il tuo bambino, solo perchè lo colmi di coccole.

    “QUANDO E’ TROPPO E’ TROPPO”

    E’ molto facile che il bambino si stanchi, specialmente quando ha attorno molte persone che sono venute a vederlo. Sarebbe bene abituare il bimbo ad una routineformulata come segue: una poppata ogni quattro ore circa, che viene calcolata dall’inizio della prima fino all’inizio della seconda e così via.
    Allatti il bimbo, poi stai un pò con lui per un’ora e mezza circa, quindi lo metti a nanna. Cerca di metterlo a nanna la sera intorno alle 19. Molti parenti dimenticano l’importanza di una routine, ma il bebè ha bisogno di molti momenti di calma, nell’arco della giornata.


    “IO SONO FATTO COSI’”

    Alcuni bebè sono meno docili di altri. Gli esperti statunitensi William e Martha Sears hanno identificato una tipologia di neonato, ovvero quello che è sempre un pò agitato, ha un costante bisogno di attenzioni e tende a pinagere spesso, anche se ci si prende cura di lui in continuazione.
    Se il tuo bimbo vuole tanta attenzione, devi rassicurarlo con dolcezza e facendo in modo di instaurare una buona routine, per evitare che il piccolo sia sottoposto a stimoli eccessivi. Fai in modo di uscire spesso di casa con il bambino, cossichè prenda aria fresca e chiedi a parenti e amici di non starti eccessivamente intorno.
    Ricorda, la fase di pianto eccessivo passerà, cosa che di solito accade verso il quarto mese di vita. Nel frattempo, chiedi al tuo compagno di aiutarti.

     
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    Mamme: E’ l’ora del bagnetto

    bagnetto
    Il primo bagnetto: passo dopo passo ecco come fare

    Per una neo-mamma avere a che fare con bagnetti, schiume, bebè scivolosi e vaschette non sempre è facile. Abbiamo cercato per voi sulla rivista Primi Anni come eseguire il bagnetto perfetto.Ed ecco di seguito i passaggi e le modalità consigliati dagli esperti.

    bagnett1-150x130

    Svesti completamente il tuo bambino e avvolgilo nell’asciugamano per tenerlo bene al caldo. Se desideri fargli anche lo shampoo, è preferibile farlo prima del bagnetto. Cerca di parlargli sempre per rassicurarlo;
    Con dei batuffoli di ovatta puliti, imbevuti di acqua fresca precedentemente bollita, puliscigli il viso. Quando il bimbo sarà un po’ più grande, potrai usare un semplice asciugamano e dell’acqua di rubinetto;
    Sorreggendo le spalle e il collo del bambino con una mano, e il sederino con l’altra, immergilo delicatamente nell’acqua. Bagnagli spesso le spallucce con l’acqua calda, per evitare che senta freddo;
    Usa pochissimo bagnoschiuma per bambini (una quantità eccessiva può seccargli la pelle). Lavalo aiutandoti con una mano o con asciugamano morbido, partendo dall’alto. Non c’è bisogno di usare la spugnetta. Ciò che conta è abituarlo a stare in acqua per dargli la possibilità di rilassarsi. Quindi lascialo giocare per un po’ con l’acqua.
    Sciacqua il bimbo con molta cura, poi tiralo fuori dall’acqua, nello stesso modo in cui lo hai immerso, facendo molta attenzione, perchè i bimbi sono molto scivolosi quando sono bagnati;
    Avvolgi il bimbo in un asciugamano e tamponalo con dolcezza, asciugando bene ogni piega della pelle. Non coprirgli mai il visino con l’asciugamano, potrebbe spaventarsi. Se la sua pelle tende ad essere secca, puoi mettergli una lozione dopo bagno molto dolce. Mettigli il pannolino pulito, rivestilo e…
    bagnetto-1-150x150riempilo di baci


     
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    Mamma: il potere di una carezza

    mamma_bimbo



    Non è una novità per nessuno che le carezze di una mamma fanno sempre bene… Il bimbo si sente protetto, al sicuro, senza alcuna paura… Ma da poco si è scoperto, grazie ad una ricerca scientifica dell’Università della California, che le carezze fanno diventare i bimbi più intelligenti.Sembra impossibile ma, nelle prime fasi della crescita è in circolazione un ormone, chiamato CHR, che se in quantità elevate altera la struttura dei neuroni che mettono in comunicazione le cellule nervose. Hanno osservato che le carezze materne fanno calare l’attività di questo ormone nel cervello e quindi i neuroni sono più efficenti e i nostri bimbi più intelligenti….Forse si scoprirà che questa potrebbe essere solo una coincidenza, ma, mamme, non smettete mai di coccolare i vostri cuccioli…

     
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    BAMBINI:Come prevenire il singhiozzo

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    COS’E IL SINGHIOZZO E COME PREVENIRLO – Il singhiozzo è una reazione molto comune, dovuta alla contrazione involontaria del diaframma, durante la quale il rapido flusso d’aria che provoca passa attraverso le corde vocali e fa emettere il classico “sic”. Molto spesso capita fin dalla vita intrauterina, anche se è più frequente nei lattanti, magari durante il cambio del pannolino o dopo la poppata.I bimbi più piccoli, a differenza di noi adulti, tendono a ingerire più aria, soprattutto quando mangiano troppo velocemente, oppure quando sono troppo nervosi e vengono presi da crisi di pianto. Per questo motivo il singhiozzo insorge nei neonati con una frequenza che a qualcuno potrebbe sembrare anomala, ma non è così. Normalmente il singhiozzo passa da solo, dopo qualche tempo. Se invece il singhiozzo è accompagnato da altri sintomi, come per esempio il rigurgito o il vomito molto frequenti, la scarsa crescita, l’irritabilità notturna, l’interruzione della poppata con pianti inconsolabili, si consiglia di rivolgersi al pediatra.Cosa fare se al vostro bimbo viene il singhiozzo? Seguite i nostri consigli:1) Fate un massaggino sulla schiena del vostro figlio.2) Dovete fargli bere un po’ di acqua naturale con un cucchiaino.3) Fategli bere un po’ di latte dal seno. Questo lo aiuterà a far rilassare il diaframma.Cosa che assolutamente non dovete fare è somministrare al vostro bebè il succo di limone. In alcuni casi, dicono i specialisti, soprattutto nei primi mesi di vita, il limone può provocare reazioni allergiche.Cosa fare, invece, per prevenirlo?Se il neonato è allattato al seno, occorre cercare laddove possibile di fargli fare delle pause e di non fargli mandare giù dell’aria. Se al contrario è allattato artificialmente, in tal caso bisogna acquistare un biberon adatto. Si consiglia vivamente sceglierne uno di quelli a forma inclinata. La tettarella deve essere sempre piena, in modo tale che non ingurgiti aria, e non deve avere fori piccoli per non costringere il piccolo a sforzarsi, andando poi a creare il singhiozzo.
     
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