Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

dopo la nascita; Il mondo visto dal neonato

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    La fimosi nel neonato, cos’è

    La fimosi rappresenta un problema abbastanza diffuso tra i bambini di sesso maschile ed allo stesso modo tra gli adolescenti. Consiste nella difficoltà, da parte del prepuzio, di scorrere con facilità verso il basso per svolgere la funzione di coprire il glande senza provocare delle piccole lacerazioni della parte interessata. Questa parte, infatti, risulta quasi fosse incollata. Al momento della nascita solo una minima percentuale dei noenati (circa il 5%) presenta il prepuzio completamente retraibile. Nella restante percentuale lo stesso si presenta molto aderente al glande in modo che non possa assolutamente, o con grandi difficoltà, retrarsi.

    fimosi-nel-neonato

    La fimosi può essere di natura congenita, ovvero quando sia presente nel bambino ancor prima della sua nascita o acquisita: in questo caso essa si sviluppa successivamente. Nonostante la preoccupazione dei genitori, la presenza di fimosi nei bambini si risolve generalmente entro i primi 5 anni di vita del bambino. Nella maggior parte dei casi non è prevista alcuna terapia a riguardo. Solo in, e dopo il compimento dei 5 anni di età, potrebbe rivelarsi necessario l’utilizzo di creme cortisoniche che possano alleviare il disagio o le complicazioni intervenute, sempre e solo prescritte dal pediatra. Nel caso, infine, di fimosi cicatriziale non risolvibile altrimenti, è prevista la terapia chirurgica. Tra i sintomi della fimosi, oltre la già citata impossibilità di ritrarre il prepuzio, possono verificarsi uno sforzo durante la mininzion e delle frequenti infezioni alle vie urinarie.

    Esistono quindi diversi livelli di gravità della fimosi: in quella lieve la scopertura del glande è possibile ma solo quando esso sia flaccido. In quella moderata la scopertura non avviene completamente, neanche ad organo a riposo. In quella severa, infine, risulta impossibile la scopertura del glande, anche in maniera parziale. Accertata una fimosi vera e propria è possibile intervenire chirurgicamente previa visita pediatrica e poi chirurgica. Di fondamentale importanza, nel caso di fimosi, è la cura dell’igiene intima che può evitare spiacevoli complicazioni.

    fonte:http://www.tuttomamma.com/

     
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    Amore materno, 5 consigli per costruire un buon legame affettivo con il proprio bambino

    bebe.600

    Costruire un attaccamento sicuro nei primi mesi di vita è fondamentale per lo sviluppo di bambini emotivamente sani. I bambini che hanno costruito un buon legame affettivo con chi si occupa di loro sono più portati ad andare meglio a scuola e a costruire relazioni positive nella vita.

    Negli Usa è nato il progetto “Early moments Matter” con il supporto del Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA) e in collaborazione con l'università di Phoenix e con il contributo di diversi esperti. Si tratta di un kit destinato ai genitori per spiegare come creare un legame affettivo sicuro con il neonato.

    Ecco le 5 fasi messe a punto dagli esperti americani.

    1 Cercate di capire che cosa il neonato vi vuole dire
    Ogni bambino ha il suo stile di comunicazione, ma certi segnali sono universali.
    Per esempio, un bambino che con la bocca fa il gesto di succhiare, può significare solo due cose: che ha fame e deve mangiare o che ha bisogno di conforto.
    Se il bebè inarca la schiena probabilmente è sovrastimolato, e quindi deve essere tranquillizzato, oppure ha un disagio.

    Se aggrotta le ciglia può significare che c'è troppa luce o che è preoccupato.

    Quando piange può voler dire molte cose. Prima di tutto il genitore deve mantenere la calma, anche se le urla di un neonato possono essere molto frustranti, e passare in rassegna la lista di tutto quello che il bambino potrebbe volerci comunicare, ad esempio: "sono stanco e devo dormire", "sono bagnato, cambiami il pannolino", "ho fame devo mangiare", "non sto bene, forse c'è un dentino che fa male"....Leggi anche Capire il pianto del neonato e Senti chi parla

    2 Quando un neonato sa che i suoi bisogni verranno soddisfatti, si sentirà in un ambiente sicuro

    Quando avrete imparato a leggere e a rispondere ai segnali del bebè, lui inizierà ad aver fiducia in voi. Un bambino che sa che i suoi bisogni primari sverranno soddisfatti, inizierà a sentirsi in un ambiente sicuro. E questo è fondamentale per sviluppare un sano attaccamento. A partire da questa base sicura, poi lo dovrete aiutare ad adattarsi ai cambiamenti d'ambiente, insegnandogli a calmarsi e a regolarsi da solo, competenze importanti per sviluppare sicurezza e fiducia in sé stessi

    3 Dite al piccolo che comprendete le sue emozioni
    Un bambino impara ad autoregolarsi e a non essere sopraffatto dalle proprie emozioni quando si sente compreso dai genitori. E per questo, dovete riconoscere verbalmente le sue emozioni, dicendogli frasi tipo :"capisco cosa provi, i tuoi sentimenti sono importanti, ne terremo in conto..."

    Anche se non comprende le parole che gli state dicendo, attraverso la vostra voce percepisce le intenzioni e in questo modo si sente capito e rassicurato.


    4 Cercate il contatto fisico e non abbiate paura di tenerlo in braccio

    Il tatto, il conforto fisico, le risate e il gioco sono fondamentali per un buon attaccamento.

    Alcuni genitori hanno paura che tenendo i bimbi tanto tempo in braccio possono finire con il viziarli. Ma un neonato non ha nessuna capacità di indipendenza e ha bisogno del sostegno amorevole dei genitori. Gli studi degli ultimi decenni hanno mostrato notevoli vantaggi, sia fisici che mentali, nei bambini che da neonati hanno ricevuto costante attenzione e cura da parte dei genitori. Leggi anche: Il bambino vuole stare sempre in braccio

    5 Non dimenticate di prendervi cura di voi

    Spesso i genitori perdono di vista i loro bisogni. Ma sono altrettanto importanti di quelli dei bambini. Il corpo di una donna che ha appena partorito è stato scosso da un terremoto, ed è essenziale prendersene cura. Quindi cercate di mangiare bene, uscire, camminare, riposare il più possibile.

    Per entrambi i genitori lo stress, l'irritabilità, il desiderio di allontanarsi dal partner, sono cose comuni. La depressione post partum, l'ansia e altri mutamenti nell'umore sono molto frequenti. E questi stati non aiutano a sviluppare un sano attaccamento. Sull'argomento anche 10 motivi per non dimenticarti che sei donna oltre che mamma

    fonte:http://www.nostrofiglio.it/

     
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    42 cose che cambiano nella vita dopo la nascita di un figlio

    famiglia.600

    Che cosa cambia per mamma e papà con l’arrivo di un bambino? Il sito Babycenter.com ha stilato l’elenco delle 42 cose che diventano diverse dopo la nascita di un bebè
    di Concetta Desando


    “Avere un figlio cambia la vita”: una frase che si sente di continuo, quando si parla di gravidanza, di maternità e di paternità. Ma che cosa cambia davvero? E come? Il sito Babycenter.com ha stilato (grazie anche al contributo dei propri lettori) un elenco delle 42 cose che diventano diverse dopo la nascita di un bebè.

    Finalmente, con il tuo bambino in braccio, impari a fermarti e a godere il momento.
    Se una volta pensavi di non avere timore di nulla, ora inizi a conoscere la paura.
    E ciò di cui avevi paura, ora non ti spaventa più. (Guarda Paura del parto: come affrontarla)
    I sacrifici che pensavi di aver fatto per avere un bambino ora non ti sembrano più tali.
    Finalmente rispetti il tuo corpo. (Leggi anche Come cambia il corpo della donna dopo il parto)

    Rispetti i tuoi genitori e li ami in un modo nuovo.
    Ti accorgi che il dolore di tuo figlio è molto peggio del tuo.
    Ricominci a credere nelle cose in cui credevi da bambina.
    Perdi i contatti con la gente con la quale avresti dovuto troncare anni fa.
    Il tuo cuore si spezza molto più facilmente.
    Pensi a qualcun altro 234.836.178.976 volte al giorno.
    Ogni giorno è una sorpresa.
    Le funzioni corporali non sono più repulsive. In effetti, ti piacciono anche (viva la pupù!)
    Nello specchio non guardi più te stessa ma il tuo bambino.
    Diventi mattiniera.

    Il tuo amore diventa senza limiti, sovrumano.
    Scopri quante cose ci siano da dire su un semplice dentino. (Guarda il CALENDARIO DELLA DENTIZIONE)
    Ti accorgi che i soldi non fanno la felicità. (Ti potrebbe interessare: I consigli per risparmiare in gravidanza)
    Scopri dove nasce il sole.
    Preferisci comprare un triciclo di plastica che quelle scarpe che morivi dalla voglia di avere.
    Scopri che, anche se non appiccicaticci, i lecca-lecca hanno poteri magici.
    Non ti fa problema andare a letto alle nove il venerdì sera. (Leggi anche: Perché i bambini devono andare a letto presto)
    Silenzio? Che cos’è?
    Ti rendi conto che vale la pena di avere quei cinque chili in più dei quali non riesci a liberarti. (In forma dopo il parto: i consigli per le neomamme)
    Scopri una forza interiore che non pensavi di avere.
    Non ti serve più un orologio: a scandire il tuo tempo ora è tuo figlio.
    Guardi i genitori che non riescono a far stare in silenzio il loro bambino urlante con uno sguardo di comprensione invece che di fastidio. (Guarda anche I capricci dei bambini, come gestirli)
    Il tuo cane, che era diventato tuo figlio, ora è semplicemente un cane. (Ti potrebbe interessare: Cane e bambino, consigli per una convivenza sicura)
    Anche se rischi di fare tardi, ti fermi per un bacio e un abbraccio.
    Impari che la doccia è un lusso.

    Impari che la doccia è un lusso.
    Ti accorgi che puoi amare un estraneo.
    Ti rendi conto che vuoi rendere il mondo un posto migliore.
    Se prima non credevi all’amore a prima vista, ora sì.
    Inizi ad apprezzare “Sesamo apriti” e i suoi Muppet per il loro contributo intellettuale.
    Devi smetterla di guardare i tg, perché vedi ogni notizia dal punto di vista di una madre e ciò ti spezza il cuore.
    Ami di più la vita: tutto diventa più bello per via di quella personcina che ami così tanto.
    Finalmente capisci il vero motivo per cui hai il seno. (Leggi anche I consigli per allattare al seno)
    Ti sorprende l’aiuto che ottieni dagli altri, poiché lo ricevi da persone dalle quali non te lo aspettavi (e non da quelle che ti aspettavi).
    Non c’è più nulla di tuo: ora condividi tutto.

    Non importa quali risultati tu abbia raggiunto prima: ora guardi tuo figlio e pensi di aver fatto un gran bel lavoro. (Guarda Tuo Figlio è un'opera d'arte)
    Ora è tuo figlio il motivo per cui ti prendi cura di te. (Potrebbe interessarti 10 buoni motivi per non dimenticarti che sei soprattutto donna oltre che mamma)
    Puoi fare una fantastica conversazione usando solo vocali (“aaaaah”, “oooooh”, “uuuuuh”).

    fonte:http://www.nostrofiglio.it/

     
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    Neonato, quando diventa definitivo il colore degli occhi?

    awet15.600

    Alla nascita tutti i bambini hanno occhi più o meno dello stesso colore: è un blu lattiginoso, che in certi momenti della giornata e a seconda della luce può tendere all’azzurro chiaro. Non è questo il colore definitivo

    Alla nascita tutti i bambini hanno occhi più o meno dello stesso colore: è un blu lattiginoso, che in certi momenti della giornata e a seconda della luce può tendere all’azzurro chiaro.

    Non è questo il colore definitivo, per conoscere il quale bisogna attendere almeno fino ai sette mesi di vita, anche se a volte è necessario aspettare fino al primo compleanno.
    Di certo il colore degli occhi, come del resto tutte le caratteristiche fisiche, è determinato dalla genetica: si può dunque avere la ragionevole aspettativa (anche se non la certezza) che il definitivo sia verde o grigio o azzurro o marrone a seconda di quello che prevale in famiglia.

    Da ricordare, comunque, che il colore scuro è dominante rispetto al colore chiaro quindi ci sono maggiori probabilità di trasmetterlo. Posto questo, è possibile che nasca un bimbo con gli occhi azzurri o verdi o grigi da genitori con gli occhi marrone o neri, se nella famiglia di uno dei due c’è qualcuno con la stessa caratteristica.

    #Non è vero che gli occhi azzurri possono cambiare colore divenendo neri dopo l’anno di vita. Non è vero neppure che occhi francamente scuri a sei mesi di vita possono diventare chiarissimi nei mesi successivi.

    fonte.http://www.nostrofiglio.it/

     
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    Quando iniziare a portare fuori il neonato?

    neonato-fuori-in-carrozzina

    Le neomamme, specie quelle alle prime armi, si sentono spesso insicure su molti aspetti riguardanti il proprio bebè appena venuto al mondo. Vorrebbero proteggerlo totalmente dalle “insidie” che il mondo circostante nasconde ma, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono poi così temibili i possibili pericoli ai quali potrebbe essere sottoposto. Uno dei maggiori dubbi a tal proposito riguarda il momento in cui sia giusto iniziare a portare il neonato fuori.

    Se fino a qualche anno fa si riteneva che non fosse opportuno fare uscire il bebè di casa nei primissimi giorni di vita, oggi non è più così. Sarebbe veramente sbagliato privare il piccolo dell’aria aperta ovviamente, però, con le dovute precauzioni. Non è certo sensato portare il bambino fuori nelle ore centrali della giornata durante la stagione estiva così come in inverno quando il freddo imperversi.

    I genitori di un bambino di pochi giorni, infatti, organizzandosi con le varie poppate, potranno fare uscire il loro cucciolo senza preoccupazioni di sorta. Ciò sarà fonte di grandi benefici per il piccolo che potrà, così, iniziare ad interagire con il mondo esterno raccogliendone fin dall’inizio della propria vita gli stimoli nonchè iniziando a prendere familiarità con il giorno e la notte.

    Quindi, nel caso in cui ve la sentiate, non esitate a porre il piccolo nella sua carrozzina ed inaugurare il tempo delle passeggiate. Preferite inizialmente tragitti brevi e tranquilli per poi passare, con il tempo, a passeggiate più lunghe. Le prime volte la presenza del vostro compagno o di un’amica vi sarà di supporto. Per quanto riguarda gli orari regolatevi in base alla stagione preferendo le prime ore del mattino e quelle del tardo pomeriggio in estate e le ore centrali della giornata in inverno.

    Mettete da parte ansie e paure, dunque: stare all’aria aperta nonè potrà che apportare benefici al vostro bimbo.

     
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    Il morso della cicogna

    morso-della-cicogna

    Avete mai sentito parlare del morso della cicogna? Se la risposta è no non temete, non si tratta di un comune morso di animale (una cicogna poi!) che potrebbe essere inflitto ai nostri piccoli; con il termine morso della cicogna si indica infatti una macchia di colore rosso vino presente già al momento della nascita sulla nuca di alcuni neonati. Com’è facile intuire essa deve il proprio nome popolare alla tradizione fiabesca secondo la quale la sua presenza era causata dal trasporto del neonato ad opera dell’atteso volatile e aiutava a distinguere i bambini portati dalla cicogna da quelli trovati sotto un cavolo.

    Spesso viene scambiata dai neo-genitori per un’irritazione causata dal sudore ma in realtà si tratta di un angioma il cui nome scientifico è angioma piano mediano della nuca. Se avete notato la sua presenza sulla nuca del vostro bambino (se il piccolo ha molti capelli è più facile scorgerla al momento del bagnetto) non dovete preoccuparvi, si tratta infatti di un fenomeno molto comune di natura del tutto benigna dovuto alla maggiore concentrazione di capillari in quel punto del derma che per di più sparisce completamente entro il primo anno di vita.


    Più precisamente, questo tipo di macchia può fare la propria comparsa anche sul viso nella zona fra le sopracciglia e sulle palpebre; in questo caso però non si parla di morso della cicogna, nome che le viene attribuito solo quando compare sulla nuca. Tuttavia la sua natura è la stessa e allo stesso modo mamma e papà non devono preoccuparsi.

    Diverso è quando il piccolo presenta un vero e proprio angioma sul viso o sul corpo; anche in questo caso i genitori non devono allarmarsi perchè alcuni angiomi scompaiono spontaneamente mentre per altri sono necessarie terapie specifiche che naturalmente andranno indicate dal pediatra dopo che avrà fatto i necessari accertamenti.

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    10 modi infallibili per aumentare la produzione del latte materno

    06_attacco_allattamento.600

    Aumentare la frequenza e la durata delle poppate. Non saltare le poppate pensando che così si arriva a sera con più latte. Se il segno è sgonfio, non è un cattivo segno ma si è raggiunto un punto di equilibrio. Alla sera asseconda il bambino ... anche se è faticoso. Questi alcuni dei 10 modi più efficaci per non avere problemi di produzione di latte materno


    Esistono dieci modi per aumentare la produzione del latte, o meglio, per non far diminuire la produzione del latte. Il principale è aumentare il numero di poppate giornaliere e non saltarle nell’illusione di creare delle scorte; importante anche conoscere la fisiologia della produzione del latte, per stare rilassate e non farsi assillare dal pensiero di non averne.

    Perché, tranne pochi casi, tutte le donne possono soddisfare la richiesta di latte del proprio bambino fino allo svezzamento. Ecco le dieci cose da sapere.
    1. Aumenta il numero delle poppate
    È il metodo più scientifico ed efficace, sottolineato anche nell’ottavo dei 10 passi indicati dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) nell’ambito del Progetto Ospedale Amico del Bambino, che raccomanda appunto di “incoraggiare l'allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento”.
    Il seno è strutturato secondo un meccanismo perfetto per cui produce tanto latte quanto ne viene richiesto attraverso la suzione, per questo più il bambino succhia e svuota il seno, più latte si produce.
    “Quando il bambino succhia al seno, si verificano degli stimoli tattili a livello di capezzoli, areola e tessuti mammari che vengono trasmessi al cervello e determinano la sintesi due ormoni, la prolattina e l’ossitocina: il primo agisce sulle cellule dell’alveolo mammario attivando la produzione del latte, il secondo spreme gli alveoli conducendo il latte attraverso i dotti fino al capezzolo.
    La produzione del latte dunque si adegua sempre alla richiesta del bambino. E per soddisfare la sua richiesta, basta attaccarlo tutte le volte che lo desidera, soprattutto nei primi tempi, lasciandolo attaccato fino a quando non si stacca da sé, senza orologio alla mano," spiega Lorenzo Colombo, neonatologo presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico.
    2. Non saltare poppate
    E’ uno dei metodi comunemente utilizzati nella convinzione di arrivare a sera con buone ‘scorte’. Ma è sbagliato per due motivi. Primo perché la maggior produzione del latte avviene proprio durante la suzione e secondo perché, man mano che il latte si accumula, si accumula anche una sostanza denominata FIL, cioè Fattore di Inibizione della Lattazione, che invia al cervello il segnale ‘il serbatoio è pieno’ ed è necessario rallentare la velocità di sintesi del latte.
    Quando invece il seno viene svuotato, viene rimosso anche il FIL ed ecco che al cervello arriva il segnale di produrre altro nutrimento.
    "Ancora una volta, quindi, per far produrre il latte è sufficiente allattare il bambino quando lo richiede," dice Martina Carabetta, Consulente Professionale in Allattamento Materno, fondatrice del primo ambulatorio IBCLC in Italia centrale, Latte & Coccole. “.


    3. Seno sgonfio? Buon segno!

    Molte mamme vanno in crisi perché notano che, dopo le prime settimane, in cui il seno appariva bello gonfio e turgido, col trascorrere del tempo diventa sempre più morbido, fino a sembrare, in alcuni momenti, svuotato. E così si lasciano prendere dallo sconforto di non avere abbastanza latte.
    Nelle prime settimane di vita, in particolare nei primi 40 giorni, vi è la cosiddetta fase della calibrazione," fase in cui mamma e bambino si conoscono e creano una loro sintonia” dice il neonatologo Colombo “una fase in cui il bambino impara a richiedere un bene che per lui è essenziale e l’organismo materno impara a rispondere alle sue richieste. Trascorse le prime settimane, si crea un equilibrio tra domanda ed offerta, il senso di tensione scompare ed il seno diventa più morbido”.

    4. Alla sera asseconda le richieste del bambino
    Nella maggior parte dei casi, la ‘crisi’ delle mamme arriva la sera, quando vedono il bambino più lamentoso e il seno più sgonfio ed è facile arrivare alla conclusione: “piange perché non ho latte, quindi sarà necessaria l’aggiunta”.
    “Il bambino la sera generalmente ha una modalità diversa di attaccarsi al seno” spiega Martina Carabetta: “se la mattina tende a fare poppate a distanza più prolungata, la sera fa le cosiddette ‘poppate a grappolo’, cioè richiede il seno poco e spesso, vuoi perché la composizione del latte la sera è diversa, vuoi perché cerca consolazione prima della nanna, vuoi perché potrebbe essere più stanco o avere qualche colichetta ed il seno materno lo tranquillizza”.
    Ma questo non significa che di sera non c’è latte, perché la ghiandola mammaria, come qualunque organo, funziona 24 ore su 24, quindi se il bambino succhia, il latte esce sempre.

    5. Non contare il numero di poppate
    Assai spesso la produzione del latte diminuisce perché si tende ad equiparare l’allattamento naturale con l’allattamento artificiale, che prevede una riduzione progressiva del numero di poppate giornaliere man mano che il bambino cresce. Ecco che se a 4-5 mesi il bambino cerca il seno tante volte al giorno, si attribuisce questo ad una infondata scarsità di latte, così come si tende a ridurre volutamente il numero di poppate convinte che sia giusto così, con l’unico risultato di far diminuire fisiologicamente la produzione del latte. “I motivi per cui un bambino cerca il seno materno sono davvero tanti e non si limitano solo all’esigenza di nutrimento” aggiunge Martina Carabetta.
    “Quando fa caldo, ad esempio, può chiedere poppate più brevi e ravvicinate, perché vuole più acqua per dissetarsi; quando lui o la sua mamma sono ammalati, può cercare il seno più spesso non solo per consolarsi dei fastidi che ha, ma anche per prendere dalla mamma gli anticorpi che il sistema immunitario materno ha preparato. Così come quando ha bisogno di certe sostanze, attraverso la suzione invia input che stimolano il seno a produrle. L’allattamento è un meccanismo talmente complesso che non si può ridurre al conteggio delle poppate nelle 24 ore”.
    6. Bimbo irrequieto? Sono gli 'scatti' di crescita
    Un importante aspetto che deve essere considerato è che durante il loro sviluppo, i bambini attraversano dei momenti particolarmente delicati durante i quali compiono dei veri e propri ‘scatti’ dal punto di vista motorio, cognitivo ed emotivo, definiti touchpoint.
    “Queste fasi, molto impegnative per il loro organismo, sono precedute da prevedibili fasi di irrequietezza del bambino e conseguente destabilizzazione dei suoi genitori” spiega Colombo.
    “E come ogni individuo, che nei momenti di incertezza e disorientamento si attacca alle sue figure di riferimento per trarne rassicurazione e sostegno, così anche il bambino potrebbe richiedere il seno materno più spesso, per placarsi, sentirsi protetto, accudito, coccolato, soprattutto nelle ore serali”.
    allattamentoneonato.600
    7. Verifica posizione, attacco e suzione
    Posizionamento del bambino, attacco al seno e modalità di suzione sono fondamentali, perché, se sono corretti, il bambino dà la giusta stimolazione alla ghiandola mammaria, svuota bene il seno ed invia l’impulso a produrre più latte. La giusta posizione è stare sedute su una sedia o una poltrona comoda, con dei cuscini che sostengono schiena, braccio e bambino, le gambe rilassate e ben poggiate a terra o su un rialzo; va bene anche la posizione da sdraiata (molto comoda soprattutto la notte) con un cuscino dietro la schiena del bambino in modo che non si giri e tenga la testa in asse con schiena e sederino.
    Reggendo la mammella con una mano ‘a cucchiaio’, si avvicina il bambino al seno in modo che il suo corpo sia ben allineato, la testa sia rivolta verso il capezzolo e il naso appoggiato (ma non schiacciato) sul seno; le labbra devono essere ben aperte, così da afferrare non solo il capezzolo ma anche una porzione di seno. Se succhia correttamente, la mandibola si muove, si sente deglutire ritmicamente e non si avvertono schiocchi (che sarebbero segno che il bambino sta ingurgitando aria).

    8. Non dargli acqua quando l'allattamento è esclusivo
    Il latte materno assolve a tutte le esigenze del bambino, compresa la sete, perché è costituito in prevalenza di acqua. Per questo durante l’allattamento esclusivo non bisogna somministrare alcun altro liquido, neanche in giornate molto calde. Offrire il biberon potrebbe dare al bambino una finta parvenza di sazietà e allungare i tempi tra una poppata e l’altra, con l’unico risultato di far diminuire la produzione del latte.
    Senza considerare che tra capezzolo e biberon il neonato potrebbe confondersi e finire col preferire la modalità di suzione meno faticosa, costituita dal biberon. Per lo stesso motivo si consiglia di non dare al bambino il ciuccio almeno per tutto il primo mese- mese e mezzo di vita, in modo da non confondere le due tecniche di suzione.
    9. Più calma e meno stress aiutano l’uscita del latte
    Lo stress può interferire con l’allattamento. "Se la mamma è agitata, il bambino lo percepisce e si sente più insicuro, piange di più e tende ad attaccarsi ancor di più a lei, proprio allo scopo di tranquillizzarsi, col rischio di creare ulteriore stress alla sua mamma, che può attribuire il pianto alla carenza di latte," dice il neonatologo.
    "Alla base della produzione del latte c’è un equilibrio ormonale molto sottile, che viene temporaneamente alterato quando la mamma si sente stressata, stanca o insicura - aggiunge la consulente in allattamento Carabetta -. In particolare viene inibita la produzione di ossitocina e di conseguenza il latte può far più fatica ad uscire. Ma, così come velocemente si inibisce, altrettanto velocemente l’ossitocina riparte quando la mamma si mette tranquilla e rilassata ad allattare il suo bambino," .
    10. Verifica se il latte è davvero poco con l’aiuto di una persona competente
    Se ad un certo punto ti sembra che il latte sia diminuito, non arrivare a conclusioni affrettate, ma verifica insieme al pediatra o a una consulente esperta in allattamento materno se il latte è diminuito davvero. I principali segnali che fanno capire se il bimbo sta bene ed è adeguatamente nutrito, dice il neonatologo, sono: "la pelle appare ben idratata, il bambino bagna ogni giorno almeno sei pannolini di urine chiare, le feci sono liquide e di color giallo oro".
    E aggiunge: "Inutile invece fare la doppia pesata per sapere quanto ha mangiato per poppata, perché la quantità di latte ingerito può essere molto diversa da una poppata all’altra".
    Così come è necessaria la valutazione di un esperto per interpretare uno scarso aumento di peso: di norma un bambino ha un incremento ponderale di almeno 130 grammi a settimana nei primi due mesi, dopodiché segue la sua curva di crescita.
    Conclude il neonatologo: "Ma non c’è da allarmarsi se una settimana l’incremento è inferiore, basta continuare ad allattare serenamente e valutare nelle settimane successive quel che succede".

    fonte:http://www.nostrofiglio.it

     
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    Ecco come i neonati vedono mamma e papà




    Osservando i cuccioli appena nati, ci chiediamo se ci ascoltano, sanno chi siamo, se capiscono il nostro stato d’animo e in che modo sanno esprimere il loro. Un mistero quelle espressioni, quelle smorfie che forse erroneamente scambiamo per sorrisi. Ma in realtà cosa c’è dietro? Uno studio dell’Institute of Psychology dell’università di Oslo (Norvegia) e dell’università di Uppsala (Svezia) svela come effettivamente il neonato vede mamma e papà.

    In particolare, ad una distanza di 30 centimetri il bambino, dopo due o tre giorni di vita, riesce a vedere le espressioni dei genitori, se sono contenti, arrabbiati, tristi o preoccupati. Man mano che si allontanano, i loro volti diventano sempre più sfumati e il piccolo non riesce a capire più le loro emozioni.

    Questi 30 centimetri corrispondono a quelli che dividono madre e figlio durante l’allattamento. Lo studio colma una lacuna nell’ambito delle conoscenze del mondo visivo neonatale. Inoltre, contribuisce a spiegare il perchè i piccoli, già nelle prime settimane di vita, sono in grado di imitare le espressioni facciali dei genitori.

    La loro vista non è sufficientemente sviluppata e dunque in grado di percepire i dettagli dell’ambiente che li circonda. Ma riescono comunque a catturare le emozioni di mamma e papà perchè sono capaci di catturare le immagini in movimento. È questa la chiave della scoperta, che però ancora nulla dice circa il senso che il neonato attribuisce a quello che vede. Distingue e imita le differenti espressioni emotive, ma non è in grado ancora di dare un significato a queste visioni.




    L’affascinante universo dei primi momenti di vita di un essere umano è ancora difficile da decifrare. Avvolto nel mistero, il mondo dei sentimenti e delle sensazioni che si provano appena venuti al mondo incuriosisce e ammalia, soprattutto quando si tratta di nostro figlio. Le scoperte riguardanti lo sviluppo della vista nei neonati possono darci delle indicazioni e quest’ultima ricerca è un altro piccolo passo su una strada difficile, ma ricca di stimoli non solo per i ricercatori.

    fonte:http://www.passionemamma.it/

     
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    Le curve di crescita del bambino: l’aumento di peso fino a 2 anni


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    Come capire qual’è il giusto aumento di peso nei bambini in rapporto all’età?

    Uno dei più grandi crucci di noi mamme riguarda il peso dei nostri bambini, siamo sempre alla ricerca spasmodica di conferme sul loro benessere e non sappiamo mai se sono troppo magri oppure se la loro costituzione li fa più snelli degli altri. Per questo motivo oggi vorrei parlarti del peso dei bambini in rapporto all’età.

    Quanto può crescere di peso un neonato nei primi tre mesi di vita?
    Come abbiamo detto diverse volte un neonato alla nascita può pesare dai 2,5 a 4 kilogrammi, un peso inferiore può essere dovuto a caratteristiche ereditarie (tu e tuo marito pesavate poco alla nascita) ad una nascita pre-termine oppure ad un cattivo funzionamento della placenta. Se il bambino pesa più di 4 chilogrammi può essere dovuto sempre ad un fatto ereditario oppure al fatto che la mamma ha sofferto di diabete gestazionale. Subito dopo la nascita i neonati effettuano un calo fisiologico, il loro peso diminuisce nei primi tre giorni di vita a causa della scarsa produzione di latte e dell’emissione del meconio e delle urine per poi aumentare di nuovo a circa una settimana dal giorno del parto.

    Dal momento in cui il piccolo recupera il peso perso la sua crescita dovrebbe mantenersi costante per i primi tre mesi, ogni settimana infatti il neonato dovrebbe prendere dai 150 ai 200 grammi, ovviamente ciò dipende da quanto latte il piccolo è in grado di succhiare, in generale i piccoli allattati al seno acquistano più peso di quelli allattati artificialmente.


    Quanto può crescere di peso un neonato dai 3 ai 6 mesi di vita?
    Dai 3 ai 6 mesi la crescita si rallenta leggermente ed ogni settimana il piccolo aumenterà di circa 150 grammi, un parametro per capire se tutto procede nel modo migliore è quello di verificare che al compimento del quinto mese di età il neonato abbia raddoppiato il peso della nascita. Ovviamente queste sono regole generali, ogni bimbo fa a sé, l’importante non è quanto cresce, la cosa fondamentale è che, aumenti di molto oppure di poco, il suo ritmo di crescita si mantenga costante. Ad alcuni piccoli basta mangiare poco per crescere a ritmi vorticosi mentre altri che sono mangioni possono compunque avere una corporatura snella. Solo nel caso in cui la crescita si arresti oppure il piccolo mostri segni persistenti di innapetenza sarà bene consultare il pediatra.

    Quanto può crescere un neonato di peso dai 6 ai 9 mesi di vita?
    Dai 6 ai 9 mesi il bambino è stato svezzato perciò la sua alimentazione è cambiata, la crescita non può più essere valutata in settimane e dunque si passa ad un calcolo mensile, ciò significa che il piccolo prenderà all’incirca 500 grammi ogni trenta giorni. In questo periodo il piccolo inizierà anche ad essere più attivo fisicamente, ciò implica che se sarà particolarmente attivo, brucerà anche più calorie.

    Quanto può crescere un neonato di peso dai 9 ai 12 mesi di vita?

    Dai 9 a 12 mesi l’accrescimento mensile potrebbe essere di circa 700 grammi totali, e al compimento dell’anno il piccolo potrebbe avere un peso di circa 10 kilogrammi. I pediatri solitamente considerano che a 12 mesi un bambino debba triplicare il peso alla nascita, però c’è sempre da considerare il fattore ereditario oltre che il grado di agitazione del piccolo. Dunque non c’è da preoccuparsi se pesa qualche etto di meno, anche perché le recenti linee guida riguardanti il peso dei bambini sono stati riviste in difetto, per evitare il rischio obesità sin da piccoli.

    Quanto può crescere un bambino dal primo al secondo anno di vita?

    Da 1 a 2 anni il ritmo di crescita rallenta drasticamente e a 24 mesi un bambino può pesare all’incirca 12 kilogrammi.

    www.tuttomamma.com/

     
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