Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

il bimbo e la nascita...

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    Il parto in acqua: come e perché

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    Quante volte hai riflettuto sul momento del parto e hai pensato: non so cosa darei per affrontare un parto sereno e più naturale possibile. Diciamo che questo è il sogno di ogni mamma in attesa ma c’è da dire che qualora ce ne siano i presupposti il parto in acqua è ciò che più si avvicina ad esaudire questo tuo desiderio. Anche se non ancora molto diffusa in Italia, la pratica del parto in acqua è di riconosciuta validità e viene scelta sempre da un numero maggiore di donne.

    Ma in cosa consiste il parto in acqua e quali sono i suoi vantaggi?

    Il parto in acqua si svolge in una vasca di vetroresina (materiale altamente igienizzabile) dalle dimensioni standard di 2 x 1,5 metri con una profondità di 80 centimetri. La temperatura dell’acqua è la stessa con la quale si fa il bagnetto ai neonati, 37 gradi, temperatura che viene mantenuta costante durante l’intera fase del travaglio e dell’espulsione. Ovviamente per mantenere pulita l’acqua è necessario che la vasca abbia un meccanismo che le permetta di ricambiare continuamente il liquido per eliminare le sostanze organiche che possono essere perse durante tutti i momenti del parto.

    Perché scegliere il parto in acqua?

    I motivi sono davvero molti, in primis possiamo dire che il neonato che ha vissuto per nove lunghi mesi immerso in un liquido subirà una nascita meno traumatica e più dolce. Poi ci sono tutta una serie di motivazioni che riguardano l’azione dell’acqua sul fisico, cioè:
    L’acqua alleggerisce il peso del corpo e allenta la pressione sui reni e il peso del pancione.
    Muoversi in acqua è molto più semplice, meno faticoso e soprattutto più naturale
    La discesa del bambino verso il canale del parto è facilitata da una maggiore mobilità delle articolazioni del bacino
    Il corpo immerso nell’acqua si rilassa e riesce ad armonizzarsi con la mente e con il respiro giungendo ad uno stato fisico, psicologico ed emotivo particolarmente armonico, ciò favorisce la concentrazione e allevia il dolore.
    Si riduce il rischio di episiotomia, poiché l’acqua ammorbidendo i tessuti diminuisce la possibilità che questi si lacerino.
    C’è da dire però che non tutte le donne possono effettuare un parto in acqua, esistono alcune controindicazioni che vanno seguite con scrupolosità.
    Non puoi partorire in acqua se:

    Aspetti dei gemelli

    La fase espulsiva si presenta troppo lunga
    Se hai la necessità di essere sottoposta a monitoraggio continuo
    Se il parto è pre-termine o post-termine (prima della 37esima settimana o dopo la 42esima)
    Se il piccolo ha una frequenza cardiaca troppo bassa
    Se il liquido amniotico presenta tracce di meconio
    Se perdi troppo sangue
    Se le dimensioni del piccolo sono troppo grandi rispetto al tuo bacino
    Se è presente il rischio di distocia delle spalle
    Se al momento del parto ci sono in corso malattie infettive oppure se sei affetta da AIDS, epatite.
    In tutti gli altri casi potrai scegliere di affrontare un parto in acqua con serenità, l’unica cosa che posso consigliarti è quella di vagliare questa possibilità con largo anticipo in modo da trovare la struttura più vicina a te (consulta questo link) e soprattutto frequentare un corso pre-parto acquatico.

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    Il parto in casa? Un diritto negato in molti ospedali d’Italia

    parto-in-casa

    Siete prossime al parto e state pensando quale sia la tecnica più adatta per mettere al mondo il vostro bambino? Negli ultimi anni si è parlato molto del parto in casa e della bellezza di far nascere il piccolo tra le mura domestiche, proprio come si faceva una volta. Non è però come dirlo. Quante sono le donne che realmente nelle condizioni ideali per realizzare questo sogno?
    Ci devono essere i presupposti per affrontare una simile avventura e consistono, prima di tutto, nell’arrivare a termine con una gestazione fisiologica e senza complicazioni, nell’abitare vicino all’ospedale di riferimento e nell’avere a domicilio il personale medico. Tempo fa a New York sono stati vietati i parti in casa, perché le aziende ospedaliere non avevano abbastanza ostetriche da far girare per la città: raggiungere tempestivamente le pazienti non era facile, così come coprire i parti nelle private abitazioni. Non c’è bisogno di andare nella Grande Mela, per affrontare questo problema, è sufficiente guardare quello che accade in Italia.

    È interessante l’iniziativa di un gruppo di donne (mamme e ostetriche) di Modena che si sta battendo per garantire il parto in casa, come riporta IlFatto Quotidiano. Secondo le stime calcolate, far nascere il proprio cucciolo nella propria abitazione garantirebbe un risparmio anche per il servizio sanitario, perché ovviamente si potrebbe risparmiare sul ricovero. Purtroppo però la maggior parte degli ospedali pubblici non garantisce questo servizio, perché magari non ci sono ostetriche disponibili. Cosa succede? Le donne che desiderano provare quest’esperienza nel nostro Paese, spesso si devono rivolgere a cliniche private pagando ovviamente una cifra extra (circa 3 mila euro). È vero che di questa cifra, la Regione dovrebbe rimborsarne una parte. Risultato? La spesa cresce per la donna, ma anche per la sanità pubblica, mentre fornire il servizio potrebbe aiutare a tagliare i costi (e i cesarei). La Legge regionale 26/1998, inoltre, dice la seguente cosa:
    La donna, debitamente informata sull’evento e sulle tecniche da adottare, liberamente può scegliere di partorire nelle strutture ospedaliere, nelle case di maternità o a domicilio.

    Ma non è così, se gli ospedali poi non sono disponibili. Chiudiamo poi con una domanda: perché dover pagare a una clinica quello che dovrebbe fare una struttura pubblica? In Emilia Romagna, oggi, sono solo tre le città che hanno attivato il parto a domicilio: oltre a Modena, Reggio e Parma.

     
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    Come affrontare la paura del parto in 10 mosse
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    Decalogo semiserio per future mamme e futuri papà. Avete paura del dolore o di non essere pronti alla nascita di vostro figlio? Leggete i nostri consigli e sorridete, il bello deve ancora arrivare!

    Esattamente 15 secondi dopo essere esplosi di felicità per la notizia che fra nove mesi avrete un bambino e che presto sarete una famiglia un'altra subdola emozione assale - in maniera del tutto differente - i futuri genitori: la paura. Paura di non essere all'altezza del compito, paura del mondo sporco e cattivo che lo attende, paura della vita che cambierà radicalmente.
    Ma soprattutto, con l'avanzare dei mesi, una paura, molto più fisica, pratica e brutale, verrà a farvi visita: la paura del parto. Su PianetaMamma vi avevamo raccontato già, in un bell'articolo serio e dettagliato, come una mamma può affrontare la paura del parto e del dolore. Oggi vi diciamo, scherzandoci un po' su, le dieci cose che i futuri mamma e papà possono fare per vincere la paura del dolore e il panico dei primi attimi di vita del proprio bambino e godersi questo momento speciale e indimenticabile!

    La prima sconcertante verità che vi viene in aiuto e che dovete assolutamente tatuarvi sul pancione - con inchiostri naturali, >mi raccomando - o scrivere sullo specchio del bagno dove ogni mattina vi recate causa nausee violente, o ricamare a mano sul corredino del vostro dolce piccolo bambino in arrivo è: non siete la prima nè sarete l'ultima donna a partorire! Questo accade all'incirca dai tempi del Paradiso Terrestre. Nessuna mamma, da che esistono le mamme, ha avuto la facoltà di generare figli per gemmazione (vedi: perdere un braccio e vederlo trasformarsi in un neonato), neanche quella poveretta di Eva, nata invece da una costola (magari se provava con un unghia...ma in fondo l'altro modo di procreare è molto più divertente).
    Stessa cosa dicasi per il futuro. I lumi della scienza parlano ormai di concepire figli con cellule staminali e senza il bisogno di un uomo al proprio fianco. Ma che io abbia sentito, nessun bambino può nascere senza una mamma che lo contenga, lo avvolga, lo protegga, le cresca in sè per circa 9 mesi. Se questo fondamentale assunto non vi bastasse, pensate a un altro piccolo dettaglio. Una volta dentro, il vostro bambino, atteso, voluto, sognato e cercato, deve per forza nascere. Le alternative valide sono poche. E passano tutte attraverso il vostro bellissimo e fortissimo corpo spaventato.

    Parla con loro: colloquio con i medici e corsi pre-parto

    Essere incinta (o essere quasi padre) vi autorizza ad avere voglie assurde di cibo esotico nel cuore della notte. E a disporre di un'agendina speciale con una fitta rete di contatti telefonici di specialisti del settore, pronti ad ascoltarvi e a darvi rassicurazioni. Di solito il primo a cui rivolgersi sarà il vostro ginecologo di fiducia, che conoscendovi bene, avrà tutta la pazienza e la disponibilità nel rassicurarvi passo passo su quello che accade di giorno in giorno al vostro corpo e al vostro bambino. Con l'avvicinarsi della nascita, potrete poi chiedere consiglio e parlare con l'ostetrica che vi seguirà, con i dottori dell'ospedale prescelto, con l'anestetista se avrete optato per cesareo o epidurale, con un pediatra se avete dubbi sulla salute del bambino e perfino con uno psicologo, per affrontare ansie e paure. Un equipe di medici così non ce l'ha neanche Obama. Non fatevi problemi e se ne sentite il bisogno approfittatene...

    Yoga, corsi di preparazione al parto e tecniche di relax

    Per vostra fortuna, a differenza delle vostre nonne e bisnonne che dovevano mettere il pancione al riparo dalle bombe e delle vostre mamme che dovevano proteggerlo da orde di rockettari durante Woodstock, voi mamme nel 2000 siete avvolte nei cuscini della sicurezza. Praticamente ovunque ormai è possibile frequentare corsi pre-parto, lezioni di yoga, rilassamento e respirazione (LEGGI), dove imparare fondamentali tecniche di relax (per voi) o come cambiare un pannolino a un orsachiotto (per il vostro lui). Di corsi seri e affidabili se ne trovano davvero ovunque. Potete chiedere consiglio al vostro ginecologo di fiducia o alla struttura medica dove avete pensato di partorire. Dal training autogeno alla posizione della cavalletta incinta, dalla ginnastica acquatica ai colloqui organizzati con degli specialisti o altre mamme, avrete solo l'imbarazzo della scelta (e gli ottimi consigli ad hoc su PianetaMamma).

    Letture speciali: un solo librone e tante favole

    Ogni grande libreria dispone di uno scaffale dedicato ai libri sul parto, la nascita, le paure delle neomamme, i figli e tutti gli argomenti correlati. Ma prima di farvi venire la tentazione di comprare tutti i manuali che parlino di neonati e affini, fatevi consigliare un solo buon libro dal vostro ginecologo, di cui dovrete fidarvi ciecamente (altrimenti: cambiatelo subito e non accontentatevi). Per il resto, se siete in dirittura d'arrivo (dal sesto mese) svaligiate pure, assieme al papà, la zona della libreria dedicata ai bambini. Comprate le favole più belle, i libri gommosi da mordicchiare, Il giovane Holden o Momo. Pensate a un libro per il futuro, a un libro di storie e filastrocche, a uno di leggende. Se volete pensare ai vostri bambini, più che ai libroni di regole, imparate a memoria le favole e le ninna nanne che gli racconterete la sera.

    Alza il volume e ascolta per tre

    La musica è un'ottimo anestetico alla paura. Accompagnate i nove mesi di attesa con un ipod speciale in cui copierete una compilation premaman apposta. Metteteci le nenie per la notte, le canzoni della vostra infanzia, Mozart per rasserenare il feto, o il rock più sfrenato se vi scarica la tensione. Fate fare lo stesso al futuro papà. E dedicate dieci minuti della vostra giornata a questo divertente e rilassante ascolto a tre cuori.

    I consigli della nonna
    Scegliete la nonna/mamma/suocera/parente meno ansiosa che ha già affrontato una o più gravidanze e concedetevi una bella chiacchierata con lei. Lo stesso farà il vostro partner, rivolgendosi a un parente di sesso maschile. Parlare con persone che ci sono già passate e ce l'hanno fatta vi aiuterà subito a stare bene e a non sentirvi le sole al mondo con un figlio in pancia pronto a uscire da una piccolissima fessura. Fondamentale in questo caso è la scelta della persona giusta. Deve essere qualcuno di cui vi fidate, che sappia ascoltare e rasserenarvi, che non drammatizzi e non alimenti le paure, ma che non prenda neanche sotto gamba i vostri dubbi. Se avete nella vostra famiglia - o fra le amiche - una persona tanto serena e positiva, eleggetela a vostra guida in questo meraviglioso percorso.

     
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    mamma-e-neonato

    Parto indotto e pilotato, ovvero quando il bimbo tarda a nascere


    La gravidanza dura in media 40 settimane e un neonato viene considerato a termine se nasce tra la 38ª e la 42ª settimana di gestazione. In genere, però, alla 41ª settimana più 3 giorni il ginecologo, se il travaglio non si è ancora avviato spontaneamente, o non è efficace per far nascere il bebè, e anche se la futura mamma sta bene, decide di intervenire perché la salute del piccolo non deve essere compromessa dal mal funzionamento della placenta, cioè l’organo che nutre e ossigena il feto durante i nove mesi; invecchiando, infatti potrebbe non garantire più il giusto apporto di ossigeno al bambino.
    A volte è il travaglio stesso che non ha inizio, altre volte esso si è avviato in modo spontaneo ma le contrazioni non sono efficaci per far dilatare progressivamente il collo dell’utero e stimolare l’inizio delle contrazioni o per mantenerle efficaci. I farmaci inutilizzati non causano alcun problema né per la mamma né per il bebè, però è importante monitorare il travaglio ad intervalli regolari per verificare la dilatazione del collo dell’utero e la salute del piccolo.


    multiple-babies
    In genere, si induce il parto se la gravidanza supera la 41ª settimana più 3 giorni, se la futura mamma ha un aumento della pressione o se si verifica la rottura delle membrane amniotiche, cioè quelle che costituiscono il succo amniotico, prima della comparsa del travaglio per un periodo superiore a 24-36 ore, in presenza di diabete gestazionale o di gestosi, una malattia caratterizzata da pressione alta, gonfiori e proteine nelle urine.
    Quando invece il travaglio ha avuto inizio in modo spontaneo ma le contrazioni non sono regolari e il collo dell’utero non si dilata a sufficienza per garantire il passaggio del bimbo, si procede con il parto pilotato; anche in questo caso si somministrano dei farmaci per via venosa, in modo da stimolare le contrazioni dell’utero e velocizzare così il travaglio.
    Non sempre si può indurre o pilotare il travaglio; in genere, infatti, non è possibile quando l’utero presenta cicatrici per interventi precedenti, per esempio a seguito di un taglio cesareo o di un’asportazione di miomi uterini, in quanto i tessuti dell’utero cicatrizzati sono più deboli e, se le contrazioni sono molto forti, possono lacerarsi.

    parto-indotto



    Il taglio cesareo nel parto

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    Che cos’è il taglio cesareo? Quando viene fatto? Dove? Come? E Perchè? Il taglio cesareo è un intervento chirurgico che permette al ginecologo di procedere all’estrazione del feto, nelle condizioni più adeguate. Può essere programmato oppure urgente se le condizioni della madre o del feto ne necessitano. Un Taglio Cesareo programmato è un operazione già concordata prima, quando si conoscono anticipatamente le condizioni materne o fetali che renderebbero il parto impossibile o comunque pericoloso.
    Il taglio può essere eseguito con anestesia subaracnoidea, anestesia epidurale o anestesia generale. L’anestesia dura circa venti minuti ed è una piccola incisione addominale, che consente un parto indolore. Il taglio è un’incisione addominale tra il pube e l’utero, nella zona meno vascolarizzata e consente l’apertura per l’estrazione del feto, della placenta e delle membrane. La sua durata va dalla mezz’ora ai quarantacinque minuti, questo dipende anche dalle difficoltà tecniche che ciascuna paziente presenta.

    I passi completi da svolgere sono: anestesia epidurale; incisione cutanea; estrazione del feto; chiusura della breccia uterina e sutura della cute. Questo tipo di intervento è diventato molto frequente, ed è considerato un metodo sicuro per proteggere sia la mamma che il bambino. Dopo aver subìto un taglio cesareo, dovrete fare alcune medicazioni e con il passare dei giorni e sempre sotto specifiche cure mediche, tutto ritornerà alla normalità, compreso l’allattamento e la vostra sessualità.
    Pensate che un parto spontaneo sià più piacevole del fare un taglio cesareo? L’importante è che voi e il neonato state bene, l’emozione di un parto la avrete comunque in entrambi i casi. Se nel primo parto avete effettuato un taglio, non è detto che anche nei prossimi lo necessitate ed è bene porre questa domanda a un medico specialista che vi fornirà sicuramente informazioni dettagliate a riguardo. Andate in sala parto rilassate, qualunque sarà lo svolgimento della situazione, non c’è gioia più bella di sentire il primo pianto di vostro figlio.

     
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    Speciale: il parto

    cicogna

    L’atto di partorire comporta una separazione, così come l’atto di partire. Non a caso i due verbi pare che abbiano una lontana etimologia comune. Dato che ogni separazione è in qualche misura dolorosa, è per me un controsenso inseguire il mito del parto indolore. Fosse anche possibile cancellare il dolore fisico, bisognerebbe comunque fare i conti con il dolore psicologico che - inestricabilmente unito alla gioia per la nuova nascita – accompagna molto spesso la puerpera nelle prime settimane dopo il parto (dalle maternity blues, più frequenti, che scompaiono spontaneamente, alla vera e propria depressione post parto, che necessita di terapia). Esistono sicuramente strumenti naturali e artificiali per ridurre e controllare il dolore, che analizzeremo a breve. Ma con il dolore bisogna comunque essere preparate a fare i conti.
    Come avviene il parto?
    Il parto si distingue tra:
    - naturale: avviene per via vaginale, con espulsione naturale del bambino
    - cesareo: il bambino che viene estratto dal ventre materno mediante incisione di addome e utero.
    Il parto naturale si differenzia in quattro fasi:
    quella prodromica e quella dilatante costituiscono il travaglio;
    seguono la fase espulsiva e il secondamento, l’espulsione cioè della placenta.
    Durante il travaglio l’utero incomincia a contrarsi, all’inizio in maniera sporadica (contrazioni di Braxton Hicks), poi in modo sempre più cadenzato. La cervice uterina a poco a poco si dilata per consentire il passaggio del bambino nel canale del parto.
    Man mano che le contrazioni si fanno più frequenti aumenta la loro intensità e la loro durata. La donna ha modo così di abituarsi gradualmente al dolore.
    Quando la dilatazione della cervice è completa (ha raggiunto cioè un diametro di circa 10 cm) la donna avverte, in corrispondenza delle contrazioni, che ora sono in genere più sopportabili, il desiderio di spingere: in questo modo facilita la nascita del bambino.
    La durata di queste fasi varia molto da donna a donna; generalmente le nullipare impiegano più tempo (4-5 ore per la fase dilatante, un’ora per quella espulsiva), mentre le pluripare ne impiegano meno (2 ore per la fase dilatante, mezzora per quella espulsiva).
    Durante la fase prodromica si può notare la perdita del tappo mucoso con delle striature di sangue: è la cervice uterina che si sta preparando alla dilatazione.
    La rottura spontanea delle membrane amniotiche, invece, (la cosiddetta “rottura delle acque”, o “del sacco amniotico”) può avvenire prima, durante o al termine del travaglio. E’ importante che il colore delle acque contenute nel sacco sia limpido. Se al contrario il sacco è tinto è perché il feto ha emesso meconio, sostanza di colore bruno-verdastro contenuta nel suo intestino. Il meconio può essere segno e allo stesso tempo causa di sofferenza fetale, pertanto è opportuno che la situazione sia monitorata attentamente.
    Il parto si definisce eutocico o fisiologico se avviene spontaneamente, distocico se è necessario un intervento medico a causa di complicazioni.