Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi di Telemaco e Penelope

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    parafrasi di Telemaco e Penelope


    Il cantore famoso cantava tra di loro, ed essi erano seduti in silenzio: narrava il ritorno funesto degli Achei, dovuto all’ira di Pallade Atena. Dalle stanze superiori ne sentì il canto Penelope, figlia di Icario: scese dall’alta scala della sua camera, accompagnata da due ancelle. Quando arrivò tra i pretendenti si fermò vicino ad un pilastro, tenendo il lucido scialle davanti alle guance: da ciascun lato c’era un ancella. Piangendo si rivolse al divino cantore: “ Femio, tu conosci molte altre imprese di uomini e di dei, che affascinano gli uomini e i cantori le celebrano: cantane una tra esse, seduto tra di loro, essi in silenzio devono il vino; smetti questo triste canto, che sempre mi logora il cuore, dopo che mi colpì il crudele dolore. Questa persona infatti desidero, ricordandola sempre, un uomo famoso per tutta la Grecia:”
    Le rispose saggiamente Telemaco: “ Madre mia, perché non vuoi che il fedele cantore ci allieti come la mente lo ispira? I cantori non sono colpevoli, responsabile è Zeus, che assegna a ciascun uomo il destino che vuole. Femio non va biasimato se canta la sfortunata sorte dei greci: gli uomini ammirano il canti più nuovo. Il tuo cuore e il tuo animo sopportino di ascoltare: perché a ***** non perì solo Odisseo, ma anche molti altri. Va nella tua stanza, comanda alle ancelle di occuparsi del lavoro: la parola spetterà agli uomini, a me soprattutto, perché ho il potere qui in casa.”
    Lei era tornata stupita nella sua stanza: pensava al saggio discorso del figlio. E salita di sopra con le ancelle, pianse Odisseo, il marito, finché Atena le concesse il sonno.
     
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