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lussy601.
L'Infinito
Testo, parafrasi e breve spiegazione di commento dell'idillio "L'Infinito", composto di Giacomo Leopardi
L'Infinito
di G. Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio;
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Parafrasi
Sempre caro mi fu questo solitario colle e questa siepe, che mi impedisce per la gran parte lo sguardo.
Ma rimanendo seduto e osservando questi spazi senza fine al di là, sovrumani silenzi, in profondissima calma io nel mio pensiero mi fingo; dove per poco il cuore non si spaventa. E come il vento agita queste piante io quell'infinito silenzio a questa voce vado comparando: e arriva l'eterno,
e le stagioni morte, e la presente e attuale, e il suo suono. Così tra queste immensità si perdono il mio pensiero; e il naufragare mi è dolce questo mare.
Spiegazione
“L’infinito” è un idillio scritto da Giacomo Leopardi.
L’idillio è una rappresentazione poetica di un’avventura dell’animo che nasce da un’esperienza concreta.
Leopardi scrive questo idillio sul monte Tabor a Recanati. Una siepe gli impedisce la vista del paesaggio, e così si immagina uno spazio immenso.
Questo idillio è composto da quindici versi non in rima. “L’infinito” può essere suddiviso in due parti: la prima comunica un senso di inquietudine (interminati spazi, sovrumani silenzi, il cor non si spaura), mentre la seconda comunica un senso di appagante dolcezza (sempre caro, profondissima quiete, il naufragar m’è dolce in questo mar).
Nella poesia sono presenti tre temi: lo spazio infinito, il tempo e il silenzio.
Il testo è anche caratterizzato da immagini visive come la siepe, e percezioni uditive come i sovrumani silenzi e la profondissima quiete.
METRO: idillio di versi endecasillabi sciolti.
L’infinito
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»
breve commento della lirica leopardiana "L'Infinito", che unisce l'idea dell'immensità spaziale con l'eternità temporale
Al poeta fu sempre caro il colle che sorge verso Recanati (monte Tabor, collina solitaria) su cui era solito rifugiarsi per contemplare e riflettere.
Sul colle cresceva una siepe che impediva la vista del paesaggio più lontano. Come per tutti i grandi uomini, per Leopardi ogni limite è una sfida
quindi egli immagina un mondo vastissimo oltre la siepe.
Anzi supera i confini del mondo e pensa all’infinito spazio
dell’ universo, che l’uomo può intuire ma non comprendere
pienamente. Il rumore del vento fra i rami della siepe ricorda al poeta il momento in cui sta’ vivendo momento che possa per un attimo per definizione scivolare nel passato.Il poeta ripensa allora all’età trascorsa fino alle prime ere geologiche della terra ed arriva all’intuizione dell’eternità. L’infinito e l’eterno lo sconvolgono e danno alla sua mente la sensazione dolorosa e dolce al tempo stesso di affondare, di perdersi..