Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi "donna dè paradiso"

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    parafrasi "donna dè paradiso"

    2 Donna… beato: Signora (donna ha qui il significato del latino domina) del Cielo, tuo figlio, Gesù Cristo beato, è stato arrestato (preso). Il Nunzio, come nota Auerbach, si rivolge alla Madonna con un appellativo anacronistico (davanti alla croce Maria è solo una madre disperata; solo in Paradiso diverrà propriamente “Signora”). Ma era tipico della religiosità popolare sovrapporre gli attributi del dogma cristiano con gli aspetti semplicemente umani della Passione (che in questa lauda sono prevalenti). La rima di i con e («Paradiso» : «preso») è normale in Jacopone.


    3 Accurre… flagellato: Accorri, donna, e guarda (vide) che la gente lo percuote (allide è un latinismo); credo che lo vogliano uccidere (lo s’occide), dal momento che l’hanno (l’o, forma umbra) così tanto flagellato.


    4 Com’essere… pigliato?: Come potrebbe (porria) essere che sia stato arrestato (om l’avesse pigliato; «om», dal latino homo, introduce la costruzione impersonale del verbo, in analogia con il francese on) Cristo, la mia speranza (spene), che non commise mai alcuna colpa (follia)? Il discorso di Maria sull’innocenza del proprio figlio e lo stupore per il suo arresto sono tutti interni alla logica umana e non mostrano alcuna consapevolezza della missione salvifica di Cristo.


    5 Madonna… mercato: O Madonna, egli è <stato> tradito (traduto), Giuda così lo ha (si ll’ha) venduto; ne ha ricavato (n’à aùto) trenta denari, ne ha fatto un grande affare (mercato). Il tono usato dal Nunzio, narratore onnisciente della Passione, è qui amaramente sarcastico: il «gran mercato» di Giuda è infatti espressione antifrastica (Cristo in realtà è stato tradito per una misera somma). Il participio passato «traduto» richiama il latino tradere, cioè consegnare, con riferimento alle parole di Giuda in Matteo XXVI, 15: «Quid vultis mihi dare, et ego vobis eum tradam?» [«Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?»].


    6 Soccurri… annunziato: Soccorrimi, Maddalena, un’immensa sventura (metaforicamente piena, cioè una sciagura cui non ci si può opporre) mi è giunta (ionta) addosso: Cristo, <mio> figlio, viene portato via (se mena) com’era <stato> profetizzato (com’è annunziato). Maria, riferendosi alle profezie, sembra qui mostrare – in contrasto con quanto avveniva in precedenza – una certa consapevolezza teologica del destino del figlio. Sua (muta) interlocutrice è Maria Maddalena, la donna destinata a vedere per prima Cristo dopo la Resurrezione.


    7 Soccurre… Pilato: Soccorri, o Signora, aiuta<lo>, perché (cà) a tuo figlio si sputa e la gente lo porta via (lo muta); lo hanno (òlo) consegnato a Pilato (il procuratore romano della Giudea che decise la crocifissione di Cristo). Per il verbo «muta» abbiamo seguito l’indicazione di Contini: lo trasferisce dal sinedrio al tribunale di Pilato; ma si potrebbe intendere, secondo le indicazioni di Ageno, lo muta d’abito; oppure secondo Pasquini, lo scambiano con Barabba. Tutte e tre le parafrasi proposte hanno riscontro nei Vangeli (cfr. Matteo, XXVII, 2, 28 e 21).


    8 O Pilato… accusato: O Pilato, non fare tormentare mio (meo) figlio, perché io ti posso (te pòzzo) dimostrare (mustrare) come è stato accusato a torto. Di nuovo, il discorso di Maria e la sua protesta d’innocenza sono tutti interni alla logica puramente umana della madre.


    9 Crucifige… senato: Crocifiggilo, crocifiggilo (crucifige, imperativo latino)! Chi (omo che) si proclama re (se fa rege), secondo la nostra legge contraddice al potere romano (senato, metonimia). Fonte di questi versi è Giovanni, XIX, 15 («Ille autem clamabant: tolle, tolle, crucifige eum» [«Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”»]) e XIX, 12 («Omnis enim qui se regem facit, contradicit Caesari» [«Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare»]).


    10 Prego… pensato: Vi prego di capirmi (che mm’entennate), pensate al (nel) mio dolore: forse (forsa, dal latino forsan) voi ora (mo, avverbio di tempo tipico dei dialetti centro-meridionali) cambierete <opinione> riguardo a ciò che (de che) avete pensato.


    11 Traiàn… chiamato: Tiriamo fuori <dal carcere> i ladroni, che siano i suoi (soi) compagni (compagnuni; il sostantivo indica, in senso spregiativo, i compagni di brigata): venga incoronato (s’encoroni) di spine, perché si è proclamato (clamato, dal latino clamare) re. Il riferimento è ancora una volta ai Vangeli (cfr. Matteo, XXVII, 38).


    12 O figlio… angustiato: O figlio, figlio, figlio, figlio, amoroso giglio! Figlio, chi conforta il (dà consiglio al) mio cuore tormentato? La ripetizione della parola «figlio» (che nella lauda ricorre per ben quaranta volte) genera un pathos immediato e di facile percezione per un pubblico popolare, in accordo con la tendenza all’umanizzazione del sacro che caratterizza questa lauda. Il giglio è simbolo di purezza.


    13 Figlio… lattato: O figlio dagli occhi giocondi, o figlio, come mai (co’) non rispondi? O figlio, perché ti nascondi al petto dal quale sei stato allattato (o’ si’ lattato; il petto indica, per sineddoche, la madre)? Sul piano stilistico, si noti l’accostamento diretto (v. 44) tra il sostantivo «figlio» e l’apposizione «occhi iocundi», che ha funzione di complemento di qualità (figlio dagli occhi giocondi); tale semplificazione sintattica è funzionale alla destinazione popolare del testo: come nota Contini, tipico di Jacopone è l’uso di presentare «coordinazione e impressione anziché subordinazione e prospettiva».


    14 Madonna… levato: Madonna, ecco la croce che la gente porta (l’aduce: il pronome personale «l’» è pleonastico), sulla quale <cristo>, la vera luce, deve (dèi) essere innalzato (levato, concordato al maschile con il sottinteso «Cristo»).


    15 O croce… peccato: O croce, e cosa farai? Prenderai (torrai) mio figlio? E di cosa accuserai (que ci aponerai) <colui> che non ha (non n’à) in sé <alcun> peccato?


    16 Soccurri… martirizzato: Soccorri<lo>, <o>, piena di dolore, perché (cà) tuo figlio viene spogliato; pare che la gente voglia che sia martirizzato. L’invocazione alla Madonna «plena de doglia» rimanda all’Ave Maria («gratia plena».)


    17 Se i… ensanguenato: Se gli (i) togliete le vesti (el vestire) lasciatemelo (lassatelme) vedere, come nel ferirlo crudelmente l’hanno tutto insanguinato! Gli infiniti «vestire» e «firire» sono sostantivati.


    18 Donna… ficcato: Donna, gli viene presa la mano, e nella (ennella) croce viene stesa; con un chiodo (bollon) l’hanno spaccata (fesa), tanto ce l’hanno ficcato.


    19 L’altra… multiplicato: Si prende l’altra mano, la si stende nella croce, e diviene più vivo (s’accende) il dolore, che è ulteriormente accresciuto (ch’è più multiplicato).


    20 Donna… sdenodato: Donna, si prendono i piedi (li pè) e li si inchiodano (clavèllanse, verbo derivato dal sostantivo latino clavus, “chiodo”) al legno (lenno); aprendo ogni giuntura, lo hanno tutto slogato (sdenodato). Questa strofa e le due precedenti contengono il racconto in presa diretta della crocifissione (notevole l’indugio sui particolari anatomici e il rallentamento del ritmo narrativo prodotto dal succedersi – quasi cinematografico – dei primi piani su ciascuna delle mani e poi sui piedi di Cristo). Da questo momento il Nunzio scompare ed entra in scena Gesù.


    21 Et eo… dilicato: E io comincio il lamento funebre (corrotto); <o> figlio, mia consolazione (deporto, provenzalismo da deport), figlio, chi ti ha ucciso (t’ha morto), figlio mio squisitamente bello (delicato: l’aggettivo assume secondo Contini questo significato, richiamando il latino deliciae)? Il «corrotto», lamento funebre (dal latino cor ruptus o animus corruptus) era un rito pubblico largamente praticato. Qualcuno ha ipotizzato una interpolazione del verso 76, in cui Maria (in effetti con scarsa verosimiglianza psicologica) annunzia, con una sorta di fredda didascalia, che sta per iniziare il suo disperato lamento. L’ipotesi potrebbe essere rafforzata da una osservazione di carattere metrico: è questa, infatti, l’unica strofa di tutta la lauda in cui alla rima si sostituisce l’assonanza («corrotto» : «deporto»).


    22 Meglio… desciliato: Avrebbero (averieno) fatto meglio a strapparmi il cuore, che sulla croce è trascinato e ci sta (stace) straziato (desciliato).


    23 O mamma… afferato: O mamma, dove (o’) sei venuta? Mi procuri una ferita mortale, poiché il tuo pianto, che vedo (ch’el veio) così angosciato (afferato), mi uccide (stuta: il verbo stutare, affine al francese tuer, è ancora usato in Italia meridionale col significato di spegnere). Significativo l’uso della parola «mamma» da parte di Cristo; l’etimo latino del termine indica infatti il petto, la mammella: si tratta quindi originariamente di una sineddoche, del tutto affine a quella con cui Maria aveva designato se stessa al v. 47, definendosi dinanzi al figlio come «petto o’ si lattato».


    24 Figlio… spogliato: Figlio, <piango> perché io ne ho motivo (ch’eo m’aio anvito), <o> figlio, padre (pat’) e marito! Figlio, chi ti ha ferito? Figlio, chi ti ha spogliato? La triplice apposizione «figlio, pat’e mmarito», oltre a rappresentare l’intensità del legame umano tra madre e figlio, si spiega con riferimento alla Trinità: Cristo è visto come Padre (cioè Dio), come Figlio e come Spirito Santo: la parola «marito» appartiene infatti al campo semantico dell’amore, e perciò si collega allo Spirito, che è esso stesso amore (del resto, è proprio per virtù dello Spirito Santo che Maria ha concepito Gesù). Siamo di fronte alla contaminazione tra lessico dell’amor sacro e lessico dell’amor profano, già altre volte riscontrata nell’opera di Jacopone. Tale triplice apposizione ricorre nei testi latini che trattano della passione di Maria (come il Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris eius dello Pseudo Bernardo: «tu mihi pater… tu mihi sponsus, tu mihi filius».


    25 Mamma… aquistato: Mamma, perché ti lamenti? Voglio che tu rimanga (remagni) e che assista i miei compagni, che ho (aio) acquistato nel mondo, cioè gli apostoli.


    26 Figlio… fiato: Figlio, non dire questo! Voglio morire con te (teco), non mi voglio allontanare (partire) fino a quando non avrò più il respiro (fin che mo ’n m’esc’ el fiato).


    27 C’una… scura: Che <noi due> abbiamo un’unica sepoltura (c’una aiàn sepultura: il congiuntivo «aiàn» ha valore desiderativo), <o> figlio di mamma infelice (scura).


    28 trovarse… affocato: la proposizione infinitiva retta da «trovarse» si può, secondo Contini, parafrasare così: che madre e figlio soffocato (affocato; ma può anche significare ucciso con violenza) siano(trovarse) nel fondo della prostrazione (afrantura)!


    29 Mamma… appellato: O mamma col cuore afflitto, ti metto nelle mani di Giovanni, mio prediletto; sia chiamato tuo figlio. Queste parole, come quelle della strofa successiva, ricalcano direttamente il Vangelo (Giovanni, XIX, 26-27).


    30 Ioanni… furato: Giovanni, ecco mia madre (èsto mea mate): prendila nel tuo amore (tollile en caritate), abbine (àggine) pietà, perché ha il cuore così trafitto (furato).


    31 Figlio… attossecato: Figlio, l’anima ti è uscita, o figlio della smarrita (il participio indica la condizione di Maria che ha perso ogni ragione per vivere), figlio della disperata (sparita: significa distrutta, annichilita dal dolore), figlio avvelenato (attossecato)! Il participio «attossecato» è usato in modo metaforico: Cristo infatti ha bevuto il calice con cui si addossa le colpe del mondo (cfr. Giovanni, XVIII, 11). Ma potrebbe esserci anche un riferimento a Matteo, XXVII, 48, dove si racconta del centurione che inumidisce le labbra di Cristo in croce con una spugna imbevuta di aceto.


    32 Figlio… lassato: figlio bianco e rosso, figlio senza simili (senza somiglio), figlio, a chi mi rivolgo (m’apiglio)? Figlio, mi hai veramente abbandonata (pur m’ài lassato)! La dittologia «bianco e vermiglio» è frequente in Jacopone per designare la bellezza del volto; un precedente lo si ritrova nel Cantico dei Cantici, V,10 («il mio diletto è bianco e rosso»); l’aggettivo «vermiglio» è però di derivazione provenzale.


    33 Figlio… sprezzato: Figlio bianco e biondo, figlio dal volto che dà gioia (giocondo); figlio, perché il mondo ti ha così disprezzato?


    34 Figlio… trattato: Figlio dolce e piacente, figlio dell’addolorata (dolente), figlio, la gente ti ha (àte) trattato malamente.


    35 Ioanni… profitizzato: Giovanni, nuovo figlio, è morto tuo fratello (’l tuo fratello: l’articolo determinativo «’l» davanti al possessivo, con alcuni nomi di parentela, è un uso antico ancor oggi presente nel dialetto toscano). Ora sento la ferita (’l coltello: metonimia) che fu profetizzata. Nei Vangeli, Simeone predice a Maria il destino di Gesù e il suo dolore di madre: «tuam ipsius animam pertransiet gladius» [«E anche a te una spada trafiggerà l’anima»] (cfr. Luca, II, 35).


    36 Che… impiccato: Che muoiano (moga) il figlio e la madre afferrati da un’<unica> morte; che madre e figlio appeso (impiccato) si trovino abbracciati (abbraccecate: la finale «e» per «i» è un tipico tratto umbro, come nel precedente «afferrate»). La stessa invocazione è presente nei testi latini che trattano della sofferenza di Maria (ad es. Pseudo Bernardo: «mors… trucida matrem et cum filio periri simul»; anche l’uso del participio «impiccato» potrebbe derivare dallo Pseudo Bernardo: «suspendite matrem cum suo pignore»).



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    1-23

    MESSAGGERO: maria, donna del paradiso, tuo figlio, il beato gesù cristo, è stato arrestato

    corri,donna,e guarda come lo maltrattano: credo che l'uccideranno, tanto l'hanno flagellato

    MARIA: Come puo essere stato arrestato Cristo , la mia speranza, nel momento che nn ha mai fatto niente di male?

    MESSAGERO: Madonna, è stato tradito : giuda l'ha venduto e ne ha fatto mercato in cambio di trenta denari

    MARIA: Aiutammi, Maddalena, in questo terribile momento: conducono a morire mio figlio , come mi era stato profetizzato

    MESSAGERO: Corri, donna, a portare il aiuto, perché sputano a tuo figlio e l'hanno portato via: l'hanno consegnato a Pilato

    24-36

    MARIA: O Pilato, nn fare tormentare mio figlio perché ti posso dimostrare che è accusato a torto.

    POPOLO: crociffigilo! Crociffiggilo! un uomo che si proclama re, secondo la nostra legge, si mette contro il poter.

    MARIA: Vi prego, ascoltatemi e pensate al mio dolore: forse allora cambierete il vostro pensiero.

    POPOLO: Trasciniamo fuori i ladroni, che gli siano compagni, sia incoronao di spine, perché si è chiamato re!

    MARIA: O figlio, figlio, figlio, figlio, giglio d'amore, figlio chi può consolare il mio cuore angosciato? Figio dagli occhi ridenti, figlio, perché non rispondi? Figlio, perché ti nascondi al petto che ti ha allattato?

    MESSAGERO: Madonna,ecco la gente che lo porta alla croce, su cui la vera luce del monde deve essere innalzato

    MARIA: O croca, che cosa farai? Prenderai mio figlio? Come potrai punire chi in sè non ha peccato?

    MESSAGERO: Accorri, o piena di dolore, perché spogliano tuo figlio: pare che la gente voglia che sia mandato al supplizio

    MARIA: Se gli togliete i vestit, lasciatemi vedere come le crudeli ferite l'hanno insaguinato


    64 - 103

    MESSAGERO Donna, gli hanno preso la mano e l'hanno stesa sulla croce: giel'hanno trapassata con un chiodo, tanto l'hanno martellato

    Ora prendono l'altra mano e la stendono sulla croce: il dolore si accende, moltiplicandosi ancora di più

    Donna, gli prendono i piedi e li inchiodano al legno: gli hanno spaccato ognio giuntura snodandogli tutte le ossa

    MARIA: Io comincio il lamento funebre: figlio, gioia mia, figlio, chi ti ha ucciso, figlio mio gentile?
    Avrebbero fatto meglio a strapparmi il cuore perché è stato messo in croce e vi sta sopra lacerato

    CRISTO: Mamma, perché sei venuta? Mi dai una ferita mortale: il tuo pianto così violento mi strazia

    MARIA: Figlio, ne ho buon motiv, figlio, padre e marito! Figlio chi ti ha ferito? Figlio chi ti ha spogliato?

    CRISTO: Mamma, perché ti lamenti? Voglio che tu resti viva e che aiuto i miei compagni che ho acquistato al mondo

    MARIA: F iglio, non dire queste parole: voglio morire con te; non voglio allontanarmi dalla croce finchè avro vita

    Voglio che siamo sepolti insieme, figlio di mamma sventurata; che si trovino nello stesso tormento madre e figlio assassinato!


    105- 134

    CRISTO: Mamma dal cuore afflitto, ti metto nelle mani del mio diletto Giovanni: che sia chiamato tuo figlio

    Giovanni, eccoti mia madre: prendila in carità, abbine pietà, perché ha il cuore spezzato.

    MARIA: L'animati è uscita, figlio di me smarrita, figlio di me disfatta, figlio ammazzato!

    Figlio che eri bianco e roseo, figlio senza uguali, figlio a chi mi posso sostenere? Fiflio ora mi hai lasciato!

    Figlio che eri bianco e biondo, col volto sorridente, figlio, perché il mondo, figlio, ti ha così disprezzato?

    Figlio, che eri dolce e bello, figlio di me addolorata, figlio, la gente ti ha trattato con crudeltà!

    Giovanni, mio nuovo figlio, è morto tuo fratello: ora sento trafiggermi il cuore con la lama che mi fu profitizzata

    Vorrei che morissero figlio e madre afferrati da un' unica morte; vorrei che morissero abbracciati la madre e il figlio croceffisso

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