Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi di "Casa sul mare"(Eugenio Montale)

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    parafrasi di "Casa sul mare"


    "Casa sul mare" di Eugenio Montale.
    ll viaggio finisce qui:
    nelle cure meschine che dividono
    l'anima che non sa più dare un grido.
    Ora I minuti sono eguali e fissi
    come I giri di ruota della pompa.
    Un giro: un salir d'acqua che rimbomba.
    Un altro, altr'acqua, a tratti un cigolio.
    Il viaggio finisce a questa spiaggia
    che tentano gli assidui e lenti flussi.
    Nulla disvela se non pigri fumi
    la marina che tramano di conche
    I soffi leni: ed è raro che appaia
    nella bonaccia muta
    tra l'isole dell'aria migrabonde
    la Corsica dorsuta o la Capraia.
    Tu chiedi se così tutto vanisce
    in questa poca nebbia di memorie;
    se nell'ora che torpe o nel sospiro
    del frangente si compie ogni destino.
    Vorrei dirti che no, che ti s'appressa
    l'ora che passerai di là dal tempo;
    forse solo chi vuole s'infinita,
    e questo tu potrai, chissà, non io.
    Penso che per i più non sia salvezza,
    ma taluno sovverta ogni disegno,
    passi il varco, qual volle si ritrovi.
    Vorrei prima di cedere segnarti
    codesta via di fuga
    labile come nei sommossi campi
    del mare spuma o ruga.
    Ti dono anche l'avara mia speranza.
    A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
    l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
    Il cammino finisce a queste prode
    che rode la marea col moto alterno.
    Il tuo cuore vicino che non m'ode
    salpa già forse per l'eterno.


    analisi del testo



    Comprensione complessiva
    Non ci sara più nessun viaggio, per gli uomini costretti a vivere tra sofferenze che non permettono all'anima di librarsi e gridare le sue necessità.
    A poco a poco il cuore si ottunde, si immobilizza, diventa incapace anche solo di un grido di dolore. Il paradosso disperante è che la vita continua a scorrere tra meschine preoccupazioni, implacabilmente monotona, insopportabilmente ripetitiva ("ora i minuti sono eguali e fissi..."; e ancora: "il viaggio finisce a questa spiaggia / che tentano gli assidui e lenti flussi...").
    Nulla vi accade ("nulla disvela se non pigri fumi") ed è raro che qualcosa compaia all'orizzonte in questa "muta bonaccia", in questa specie di "limbo squallido / delle monche esistenze"
    Questa esistenza piatta, sorda ormai alle urgenze più vere dell'umano, fa svanire tutto, anche i ricordi, in una nebbia impalpabile.
    Dopo le immagini marine che oggettivizzano la posizione interiore di delusione, di non attesa, di non speranza, il poeta introduce indirettamente un "tu" personale, una donna, che pone una domanda drammatica sulla vita, la domanda più grave: "tu chiedi se così tutto vanisce / in questa poca nebbia di memorie; / se nell'ora che torpe o nel sospiro / del frangente si compie ogni destino". Si cela dietro questa richiesta un ultimo grido soffocato del cuore, della ragione, che non si rassegnano al fatto che tutto finisca nel nulla, che il destino di ogni uomo sia vanificarsi come l'onda che lentamente s'infrange sugli scogli.
    Il poeta vorrebbe dire che forse c'è una salvezza, che forse qualcuno riesce a superare il "varco", a scoprire certezze per la vita, il senso delle cose, a raggiungere il compimento della sua umanità, ma questa possibilità gli è negata. Egli vorrebbe, tuttavia, prima di abbandonarsi al suo destino, insegnare una "via di fuga" dalla dura, insensata necessità, da una realtà incomprensibile, ma sa che questa ipotesi di salvezza è labile come la spuma o un'onda sul mare agitato. In uno slancio del cuore offre alla donna, quasi un pegno per il destino perché la salvi, la sua piccola speranza, quella speranza che lui, stanco, deluso, non sa più alimentare.

    2- Il primo verso del componimento montaliano ci offre nitida l'immagine della disillusione. Il viaggio, infatti, che ha sempre permesso a pensatori e scrittori di palesare una possibilità, di crearla e vivere per essa, arriva per Montale al suo ultimo porto.
    Charles Baudelaire ci aveva insegnato che esiste un viaggio, il viaggio per antonomasia, che è quello che ognuno svolge per se stesso alla ricerca di un senso della propria vita. Il significato di questo viaggio consiste nel viaggiare tout court, senza mete e senza porti. Nessuno mai aveva avuto il coraggio di toglierci questa speranza, indicando una fine o un porto finale.
    Montale invece non ripropone l'invito alla ricerca tout court come elemento essenziale della vita umana, come aveva già fatto in "non chiederci la parola", lirica pur impregnata di sofferenza e polemica nei confronti dell'uomo, ma si lascia andare ad un triste pessimismo e ad una "stanchezza" che poco spazio lasciano alla speranza di trovare quel "varco" a cui egli ambisce. Le varianti non sono, come ci aveva talvolta abituati lo scrittore, di natura puramente espressiva, cioè una dichiarazione di poetica, una definizione del proprio linguaggio antilirico e antimusicale, una scelta di stonatura in un mondo troppo conformisticamente e falsamente intonato, ma sono una riproposizione di quella che sembra essere ormai l'unica certezza. Uno dei principi compositivi della poesia "Casa sul mare" consiste, infatti, nel creare un limite nello svolgimento temporale e spaziale del componimento. L'intenzione dell'autore è suggerire un movimento in un circolo chiuso nel tempo e nello spazio grazie alla ripetizione (in seguito variata) del capoverso della poesia, "il viaggio finisce qui", "il viaggio finisce a questa spiaggia", "il cammino finisce a queste prode". La situazione evoca appunto un ripetuto addio di persone che non vogliono separarsi e che, nonostante ondate di memorie, vivono gli ultimi momenti comuni.
    Anche i pochi riferimenti al paesaggio indicano l'esistenza di una realtà che vive in se stessa, nei suoi contorni aspri e duri, e non può divenire fonte di consolazione per il poeta. Il distacco finale, riassumendo le ragioni dell'intero componimento, esprime con parossistica lucidità la condizione di una esistenza priva di certezze,in cui l'unica risposta possibile è il pensiero negativo. Subito ci viene suggerita la sensazione del limite, l'angoscioso esaurimento dell'anima sofferente non solo per le "cure meschine", ma anche per l'intervento della stessa implacabilità del tempo, la cui proprietà naturale ("i minuti sono eguali e fissi") viene sottolineata, con un'ombra di mistero, dalla parola "ora". E l'implacabilità del tempo continua ad essere espressa tramit
     
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