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parafrasi Dante-Divina Commedia-Paolo e Francesca!

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  1. Lussy60
     
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    parafrasi Dante-Divina Commedia-Paolo e Francesca!




    LA DIVINA COMMEDIA


    Inferno - canto 5 - PARAFRASI





    Versi
    Parafrasi

    1 - 3
    Scesi quindi dal primo al secondo cerchio, che ha minore circonferenza, ma contiene una pena tanto più dolorosa, da provocare lamenti.

    4 - 6
    Qui si erge in modo spaventoso Minosse, ringhiando continuamente : all’ingresso del cerchio esamina le colpe dei dannati, li giudica e li invia alla loro sede, che indica avvolgendosi la coda intorno al corpo.

    7 - 12
    Intendo dire che quando l’anima sciagurata gli si presenta davanti, subito gli confessa pienamente le sue colpe; e quell’esperto giudice dei peccati decide quale luogo dell’Inferno le è adatto; si circonda il corpo con la coda tante volte quale è il numero del cerchio dove vuole che sia mandata.

    13 - 15
    Al tribunale di Minosse ci sono sempre molte anime; ciascuna a turno va davanti a lui in giudizio, dichiara i suoi peccati, ascolta la sentenza e poi viene precipitata giù in Inferno.

    16 - 20
    Quando mi vide Minosse mi disse, sospendendo lo svolgersi della sua importante e terribile mansione : “O tu che entri nella dimora del dolore, valuta bene dove stai facendo ingresso e di chi ti fidi così; non lasciarti ingannare dall’ampiezza dell’entrata!”

    21 - 24
    La mia guida gli rispose : “Perché ti dai tanta pena di gridare? Non cercare di opporti al suo cammino stabilito dalla Provvidenza divina : così vuole Dio, perciò non fare più domande”.

    25 - 27
    Ora incominciano a farsi sentire i suoni del dolore; ora ho raggiunto un luogo da cui un coro di forti lamenti mi investe e mi sconvolge.

    28 - 33
    Raggiunsi dunque un luogo completamente abbandonato dalla luce, da cui si levava un fragore come di mare in tempesta, quando è agitato da venti contrastanti. Qui la bufera infernale, che non si interrompe mai, trascina gli spiriti nel suo vortice; li tormenta facendoli roteare e scontrare.

    34 - 36
    Quando i dannati arrivano davanti allo scoscendimento del cerchio, si fanno più forti le loro urla, il coro dei pianti e di lamenti; qui bestemmiano la potenza di Dio.

    37 - 39
    Intuii che a questa pena erano dannati i lussuriosi, che sottomettono la facoltà suprema della ragione all’animalesco piacere.

    40 - 45
    E come le ali conducono gli stornelli in stormi larghi e fitti, nella stagione invernale, così quel vento trascina gli spiriti malvagi in ogni direzione; non dà loro sollievo nessuna speranza, non solo di cessazione, ma nemmeno di diminuzione della pena.

    46 - 51
    E simile a uno stormo di gru, che volano allineate emettendo il loro verso lamentoso, vidi una fila di spiriti, trasportati dalla tempesta che ho descritto, che si lamentavano forte; perciò chiesi a Virgilio : “Maestro, chi sono quelle persone che il nero turbine fa così soffrire?”

    52 - 57
    “La prima di coloro di cui tu vuoi sapere notizie”, disse allora Virgilio, “fu imperatrice di molti popoli dalle lingue diverse. Fu così sfrenata nel vizio della lussuria, che stabilì per legge che ogni piacere fosse lecito, per cancellare la condanna che si era attirata.

    58 - 60
    È Semiramide, che secondo i libri di storia fu sposa dell’imperatore Nino e gli succedette sul trono alla sua morte : regnò sulla terra che oggi è governata dal Sultano.

    61 - 63
    Quella che la segue è colei che si uccise per amore (Didone), tradendo il giuramento fatto sulle spoglie del marito Sicheo; poi viene Cleopatra, famosa per la sua lussuria.

    64 - 69
    Vedi subito dopo Elena, a causa della quale trascorse un così lungo tempo infelice, e vedi il valoroso Achille, che combatté il suo ultimo duello con l’amore. Vedi quindi Paride, Tristano”; e continuò a mostrarmi ed a indicarmi una quantità di ombre che furono strappate alla vita dall’amore.

    70 - 72
    Dopo che ebbi udito il mio maestro nominare gli antichi personaggi, fui colto da un improvviso sentimento di pietà, per cui fui sul punto di venir meno.

    73 - 78
    Allora dissi rivolgendomi a Virgilio : “Poeta, mi piacerebbe parlare a quei due spiriti che volano stando uniti, e sembrano abbandonarsi senza peso al vento”. Egli rispose : “Fa attenzione quando si avvicineranno a noi, pregali in nome dell’amore che li trascina e vedrai che verranno”.

    79 -87
    Appena il vento li spinse verso di noi, dissi ad alta voce : “O anime tormentate, venite a parlare con noi, se non vi è negato!”. Come colombe, spinte dal desiderio amoroso, si muovono nell’aria con le ali spiegate verso l’amato nido, condotte dalla volontà di raggiungerlo, così quei due spiriti uscirono dalla fila di anime ove si trova Didone e vennero verso di noi per l’aria infernale, così intenso era stato il commosso richiamo.

    88 - 93
    “O creatura vivente gentile e benevola, che attraverso l’aria nerastra vieni a far visita a noi, che macchiammo il mondo col nostro sangue, se Dio ci ascoltasse pregheremmo per la pace del tuo spirito, dato che hai pietà della nostra terribile sofferenza.

    94 - 99
    Noi converseremo con voi degli argomenti che vi stanno a cuore, finché il vento, come fa, smetterà di infuriare in questo luogo riparato. La città dove nacqui sorge sulla costa dove sfociano le acque del Po, confondendosi con quelle dei suoi affluenti.

    100 - 102
    Amore, che si impossessa rapidamente del cuore gentile, fece sì che questi (Paolo) si innamorasse del bel aspetto fisico che poi persi assassinata.

    103 - 105
    Amore, che non permette ad alcuna persona che sia amata di non amare a sua volta, fece sì che mi innamorassi della bellezza di costui (Paolo) con intensità tale che, come vedi, ancora non si é affievolita.

    106 - 108
    Amore portò me e Paolo a essere uniti nella morte, a morire insieme. Chi ci strappò alla vita è destinato a sua volta all’Inferno : alla Caina, il cerchio dei traditori”. Francesca così ci parlò in nome di entrambi.

    109 - 114
    Quando ebbe ascoltato quelle anime ferite, abbassai il capo e lo tenni così tanto a lungo, che il poeta mi domandò a che cosa pensavo. Quando risposi, vincendo l’emozione, dissi : “O me infelice, quanti pensieri innamorati, quanto desiderio trascinò costoro al punto di commettere il grave peccato!”.

    115 - 120
    Poi mi rivolsi direttamente alla coppia di anime e così parlai loro : “Francesca, le tue sofferenze mi rendono addolorato e pietoso al punto di farmi piangere. Ma vorrei sapere con precisione questo : nel tempo in cui a causa del vostro sentimento sospiravate senza osare manifestarlo, per quale ragione e in che modo Amore permise che conosceste i reciproci, contrastati sentimenti?”.

    121 - 126
    Francesca mi rispose così : “Nulla suscita maggior dolore del ricordo della felicità passata nel tempo dell’infelicità; e il tuo maestro lo sa. Ma se hai tanto desiderio di conoscere l’origine prima del nostro amore, parlerò, pur tra le lacrime.

    127 - 129
    Un giorno, leggevamo insieme per divertimento la storia del cavaliere Lancillotto e di come si innamorò di Ginevra; eravamo soli e non avevamo alcun presentimento di ciò che sarebbe successo.

    130 - 132
    Più volte quella lettura ci spinse a sollevare lo sguardo l’uno verso l’altra facendoci impallidire, ma solo un passo vinse le nostre resistenze.

    133 - 138
    Quando leggemmo che la bocca desiderata di Ginevra veniva baciata da quell’amante straordinario, Lancillotto, questi, che non sarà mai separato da me per l’eternità, mi baciò la bocca tremando di passione e di desiderio. A provocare la nostra unione fu il libro e con esso il suo autore. Da quel giorno smettemmo di leggerlo”.

    139 - 142
    Mentre uno dei due spiriti raccontava questi avvenimenti, l’altro, in silenzio, piangeva; allora per l’intensa pietà io mi sentii venir meno, quasi al punto di morire. E caddi al suolo, come morto.









    altra versione...





    L'Antenora: Bocca degli Abati - vv. 70-123 Dante prosegue senza commentare la scena precedente e si trova attorno a più di mille visi "cagnazzi" per il freddo: paonazzi? lividi? In ogni caso il pensiero di quella visione da ribrezzo al Dante-scrittore (cioè il personaggio del narratore) e sempre gliene darà a ripensare a quei guadi gelati; e mentre procedono verso il centro, verso il quale ogni peso tende (il centro della terra), Dante trema nel gelido vento eterno. Tra le diverse zone del nono cerchio non vi sono barriere, ma solo una densa nebbia che svela i luoghi gradualmente.

    In questa terzina egli usa la rima in ezzo e in azzi, le peggiori combinazioni di suono che egli aveva indicato nel De Vulgari eloquentia, da evitare assolutamente nella poesia di stile elevato. È questo un esempio di rime aspre e chiocce richiamate a inizio del canto, unite alle numerose rime con suoni cupi (uso della u) e forti come le rime con doppia consonante (-accia, -etti, -olli, -inse, -ecchi, -onta...), e la rima tronca in "u" (Artù, più, fu).

    A un certo punto egli percuote forte col piede una testa, forse per volontà sua, forse per destino (ovvero per la Provvidenza) o forse un caso della fortuna: come se la sua persona in quel caso fosse stato strumento di punizione divina. Quell'anima lo sgrida piangendo chiedendo perché lo pesta e perché gli faccia male, non fosse mai che egli sia venuto per accrescere la punizione di Montaperti...

    Dante coglie al volo il riferimento e chiede a Virgilio di aspettarlo, perché deve togliersi un importante dubbio circa questo dannato, e che poi semmai riprenderà con tutta la fretta necessaria. Dante non lo dice, ma il dubbio in questione circa la Battaglia di Montaperti è relativo al sospetto di una tradimento nelle file guelfe, unanimamente sospettato ma mai appurato con certezza: qualcuno nella cavalleria guelfa, durante un duro attacco delle truppe tedesche di Manfredi aveva infatti mozzato di netto la mano del portainsegna Jacopo de' Pazzi, facendo così perdere il punto di riferimento per l'armata fiorentina che dovette poi procedere allo sbando.

    Dante ha quindi un forte sospetto, visto il luogo dove si trova, di poter dare finalmente una soluzione alla questione. Torna dall'anima dannata, che bestemmiava ancora, e inizia un litigioso battibecco (il terzo all'Inferno dopo quello con Filippo Argenti e quello tra Maestro Adamo e Sinone) con un rapido scambio di battute: (parafrasi vv. 87-102)

    Dante: "Chi sei tu lanci questi insulti così?"
    Dannato: "E tu chi sei, che vai per l'Antenora picchiando le gote degli altri, che se (io? tu?) fossi stato vivo sarebbe stato troppo?" (verso dal significato ambiguo, forse può essere inteso come: "se io fossi vivo, non sopportando quest'ingiuria, mi sarei già vendicato")
    Dante: "Vivo sono io, e questo potrebbe giovarti se chiedi fama, perché potrei scrivere il tuo nome nel mio racconto"
    Dannato: "Io voglio il contrario, levati quindi di torno e non mi infastidire più, che non sai davvero come si lusinga da queste parti!"
    Dante, afferrando il dannato per i capelli della collottola: "Ti converrà dire il tuo nome, se vuoi che ti rimangano capelli in testa"
    Dannato: "Per quanto tu mi strappi i capelli non ti dirò chi sono io, nemmeno se per mille volte mi piombi (tomi) sul capo con tutto il tuo peso!"


    Allora Dante nel pieno del suo sdegno questa volta violento gli strappa più d'una ciocca di capelli mentre il dannato urlava come un cane (latrando) con la faccia rivolta in basso.

    Allora un altro traditore parla chiedendo che avesse Bocca da strillare tanto: (parafrasi vv. 107-108) "Che non ti basta il solito batter dei denti? Chi diavolo hai?". Dante allora ha avuto conferma del suo sospetto e lascia il traditore intimandogli di tacere ora, perché il ricordo della sua onta sarà rivelato. Bocca degli Abati, questo è il nome completo del dannato, non tace, anzi, adesso che è stato tradito da un traditore come lui, si affretta a nominare quanti più altri possibili, in modo che anche essi subiscano la vergogna del loro riprovevole peccato: (parafrasi vv. 112-123) "Vattene pure e racconta quello che ti pare; ma se davvero uscirai di qui non tacere anche di quello che ebbe la lingua così pronta: lui è Buoso da Duera, che piange per il denaro ottenuto dai francesi, e potrai ben dire che l'hai visto là dove i peccator stanno freschi. E se ti domandassero 'poi chi altri c'era?' tu sei accanto a Tesauro Beccaria, al quale Firenze segò il collo. Più in là credo ci sia Gianni de' Soldanieri con Ganellone e Tebaldello, che aprì le porte di Faenza quando tutti dormivano."

    Bocca degli Abati quindi, una volta visto scoperto il suo segreto si affanna per svergognare più compagni possibili, elencando vari traditori della patria (solo Ganellone non è contemporaneo, ma è il personaggio della Chanson de Roland che tradendo rese possibile il massacro di Roncisvalle). Essi sono puniti nell'Antenora, che prende il nome da Antenore, personaggio già omerico (ma Dante non lo sapeva perché non aveva letto l'Iliade) citato anche da Servio quale traditore di *****.

    In nessun altro luogo dell'Inferno si era assistito a una mancanza di solidarietà tra i dannati così totale e sistematica come in questo cerchio dei traditori.



    ...oppure questa... :angel_not.gif:



    dopo aver ascoltato il mio maestro nominare le donne dell'antichità e i cavalieri, pietà m'invaes, e restai quasi smarrito. io cominciaci: "poeta, parlerei volentieri cn quelle due anime che procedono unite, e possono essere così leggere al vento". ed egli a me: "le vedrai quando ci saranno più vicine; e allora tu pregale per quell'amore che le trascina, ed esse verranno". appena il vento le volse verso di noi, iniziai a parlare: "o anime affannate, venite a intrattenervi cn noi, se nessun altro lo impedisce!". come colombe spinte dall'istinto amoroso, cn le ali alzate e tese volano nell'aria verso il dolce nido, mosse dalla volontà; così si staccarono dall schiera dove c'è Didone, venendo verso di noi attraverso il cielo maligno, tanto efficace fu l'affettuoso invito. "o creatuta viva, cortese e benevola che vai per il nero cielo a visitare noi che abbiamo macchiato di sangue il mondo, se il re dell'universo ci fosse amico noi lo pregheremmo per la tua pace, dal momento che hai pietà del nostro peccato, noi ascolteremo e parleremo cn voi di ciò che vi aggrada udire e di cui vi piace parlare, finchè il vento, come adesso, tace. la terra dove sono nata è situata sul litorale dove il po discende e trova pace cn i suoi affluenti. amore, che divampa presto nel cuore gentile, infiammò costui per la bellezza dell'aspetto che mi è stato tolto; e il modo in cui ancora mi turba. amore, che nn permette a chi è amato di nn ricambiare, mi prese per la bellezza di costui in modo così violento che, come tu puoi vedere, ancora nn mi lascia. l'amore ci ha condotti alla stessa morte. la Caina attende chi ci ha tolto la vita". queste parole ci furono dette da loro. quando ebbi ascoltato quelle anime travagliate, chinai il viso, e lo tenni basso fino a che il poeta mi disse: "a cosa pensi?". quando risposi, dissi :"oh misero, quali dolci pensieri e quanto grande amore condussero costoro a doloroso passo!". poi mi rivolsi a loro e parlai, e cominciai: "francesca, le tue sofferenze mi rendono triste e pietoso, fino alle lacrime. ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri, con quali indizi e in che modo l'amore vi ha concesso di conoscere i vostri timorosi sentimenti?". e quella a me:" nn c'è dolore maggiore che ricordarsi, quando si è nell'infelicità, del tempo felice: e lo sa bene il tuo maestro."
     
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2 replies since 5/5/2011, 17:14   3944 views
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