Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

BAMBINI, MARE E SOLE

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    Scegli il costume e via al mare!

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    Righe, disegni e fantasie scozzesi per questi costumini comodi e colorati, perfetti per mare e piscina.

    prenatal-baby

    Mini-boxer colorato per il bimbo a sinistra, costumino intero a righe con stampa per la bimba al centro e fantasia a fragolina con tanto di girocollo con foglie per il costumino intero della terza bimba.

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    Tante ciliegine e voulant per questo comodo costumino a mutandina abbinato al cappellino.

    chicco1
    Costumino con cannottierina in tema pirata bianco e blu per lui. Abitino giallo con decori floreali e bandana abbinata per lei.
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    Righe, righe e ancora righe per questi due look. Rosse e bianche con stampe sul costumino a mutandina per lui. Bianche e blu con fiocchetti e stampe per lei.

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    Anche in questi tre look le righe la fanno da padrone. Rosso, bianco e blu per boxer, due pezzi, pantaloncini, maglie e abitini. W il look alla marinara!

     
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    Come proteggere i bambini dalle punture d’insetto

    punture-insetti
    In estate bisogna fare molta più attenzione agli insetti e alle loro punture. Zanzare, api, calabroni, purtroppo anche zecche si nascondono ovunque, tra i fili d’erba, tra i sedili di un treno o di un traghetto, o semplicemente attirate dall’acqua e dal caldo. Sono molti i bambini che si riempiono di punture, pomfi e purtroppo devono fare i conti con terribili pruriti, zone doloranti e in alcuni casi anche violente reazioni allergiche. Come fare? La Società Italiana Infettivologia Pediatrica (Sitip) ha sviluppato una serie di consigli molto importanti per affrontare ed evitare il pericolo.
    Prima di tutto per evitare di richiamare gli insetti è molto importante fare attenzione a non lasciare in giro scarti di cibo, soprattutto se mangiate all’aperto, o zone di ristagno d’acqua. Basta davvero un vaso riempito da un temporale improvviso per trasformarsi in una sorta di un acquitrino, nido ideale per le zanzare. Poi è importante adottare una serie di precauzioni, a partire dai vestiti. Meglio sempre far indossare ai bambini vestiti leggeri, e possibilmente a maniche e pantaloni lunghi, e scarpe chiuse, soprattutto per giocare sull’erba. Infilate, inoltre, i pantaloni nelle calze se dovete attraversare dell’erba alta a piedi. Usate delle lozioni repellenti per proteggere la pelle dagli insetti ed evitate di uscire proprio nei momenti più a rischio: l’alba e il tramonto. State a casa, con le vostre belle zanzariere abbassate.

    Insegnate poi al bambino a stare lontani dagli insetti, soprattutto dagli alveari. Molti piccoli sono attratti e potrebbero cercare di colpire le api con una pallonata (o un qualsiasi oggetto): è molto pericoloso e solo personale esperto può rimuovere certi nidi. Se il bambino dovesse essere punto, spigategli di non agitarsi, per non richiamare altre punture e soprattutto non deve grattarsi. Se il bambino è allergico, tenete con voi delle preparazioni di adrenalina predosata in siringa auto-iniettabile e portate il bimbo al pronto soccorso. In caso di pungiglione, rimuovetelo subito per evitare la diffusione del veleno (il pungiglione si svuota in massimo tre minuti). Non somministrate farmaci che non conoscete, soprattutto per via orale, e chiedete sempre consiglio al medico.
     
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    Costume da bagno uguale alla mamma? Dipende dall’età

    costumi-mare

    Tutti al mare! Manca poco all’estate e sicuramente in alcune città italiane qualcuno ha già messo il primo piede in acqua. Arriva quindi la necessità di pensare al guardaroba estivo dei bambini: avete già acquistato i costumi da bagno? Non è facile scegliere, soprattutto per le bambine che possono davvero sbizzarrirsi tra mutandina, bikini (alcuni anche push-up) e intero. Il costume è un indumento molto carino, ma al tempo stesso può avere delle connotazioni un po’ maliziose.

    Sono sempre più comuni le linee mamma- bambina, dove l’azienda di produzione propone lo stesso modello per le mamme e per la sua piccolina. Un paio di estati fa abbiamo visto Michelle Hunziker giocare in riva al mare con la sua Aurora indossando lo stesso modello. Che cosa ne pensate? Lo erano davvero bellissime. E in quel gesto non c’era davvero nulla di male, perché naturale. Non si può dire la stessa cosa della piccola Suri Cruise, la bimba di Tom Cruise, a spasso in tacchi a spillo. È desiderio di ogni bambina giocare con gli abiti della sua mamma e sentirsi (almeno da piccoline) uguali a lei.
    Il costume però è una cosa un po’ diversa. Ci sono bikini decisamente un po’ troppo maliziosi per una bambina piccola. Ci sono bimbe di 7 anni che hanno già atteggiamenti da donne consumate, perdendo di naturalezza e bruciandosi anche la meraviglia di quegli anni in cui non si dovrebbe pensare al corpo, alla bellezza dello stesso, ma solo a giocare. Poi ci sono mamme che si gratificano, tentando di assomigliare sempre di più alla loro piccola e quindi indossando, a caccia di complimenti, lo stesso capo: si sentono più giovani così.
    In questo caso direi che possiamo parlare delle famose “mamme amiche”, che spesso nascondono solo una gran paura di invecchiare. Nella scelta di un costume per le bambine, quindi, è importante stare attenti all’interpretazione che la bimba ha del capo (non promuovendo certi atteggiamenti), alla comodità e al costo. Già, perché i costumi da bagno sono molti cari sia per i piccoli sia per gli adulti. È ovvio che questo discorso deve essere rapportato all’età: con piccole di 5 anni o ragazze di 16 non ci sarà sicuramento questo problema.

     
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    Mare, i primi bagnetti del bebè
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    Se l'acqua è abbastanza calda, via libera ai primi bagnetti completi con mamma e papà a partire dai 3 mesi. Basta che l'approccio sia dolce e graduale: la profondità, il rumore e le onde potrebbero spaventare il piccolo. Prima di tutto, quindi, bisogna trasmettergli sicurezza.

    Attenzione alla temperatura dell'acqua

    Prima dei 3 mesi, quando il bebè non tiene ancora dritta la testa, nulla vieta comunque di bagnargli piedini e gambette. "Se l'acqua è molto calda, ad esempio nelle calette dove è bassa e tiepida, si può fargli anche il bagno. Altrimenti, basta utilizzare una piscinetta gonfiabile, che si riscalda in fretta al sole", spiega Nicola Brischigiaro, recordman mondiale di apnea, esperto in educazione acquatica familiare e ideatore della Campagna patrocinata dal ministero della Salute su Acquaticità e Sicurezza. "I piccolissimi non hanno ancora una termoregolazione sufficiente e possono raffreddarsi in pochi minuti. Ma anche con i più grandicelli bisogna sempre valutare bene la temperatura dell'acqua. E regolare di conseguenza la durata del bagno: appena sentono freddo, si deve uscire".

    Evitare che si spaventi

    Anche se fa caldo, meglio non buttarsi appena arrivati in spiaggia: bisogna prima prendere confidenza con il nuovo ambiente. Solo dopo aver giocato un po' con le onde del bagnasciuga, si può entrare in acqua col bebè in braccio. "Questo sistema è ritenuto più sicuro di qualsiasi salvagente: basta tenere con fermezza il piccolo, senza stringerlo. Per lasciargli libertà di movimento, si può prendere il bambino appena sotto le ascelle, con i pollici davanti al suo torace, senza bloccargli le spalle nella cosiddetta presa frontale", consiglia l'esperto. "Poi, si possono sperimentare le prese laterali o farlo dondolare in acqua sorreggendolo sul dorso. È facile capire se ha paura: è sufficiente fare attenzione alle sue espressioni. Anche se papà e mamma sono abili nuotatori, devono sempre stare dove toccano e fare attenzione al moto ondoso: basta una piccola distrazione perché il bambino si spaventi".

    Tre, due, uno... via: acqua sul viso!

    Anche al mare, come nei corsi di acquaticità, si può insegnargli a non bere accidentalmente: con il debito preavviso, si può far scendere un po' d'acqua sul suo volto (magari con una ciotolina), partendo appena sopra la tempia. L'acqua ricoprirà occhi, naso e bocca e il bimbo inizierà a prendere confidenza con il controllo del respiro. Le prime volte potrebbe dargli fastidio: l'importante è la ripetizione (senza esagerare) in modo che si abitui gradualmente. Anche fare le bollicine è un ottimo esercizio per i bambini a partire dai 10 mesi: soffiare sotto l'acqua con la bocca e poi, quando sarà più grande, con il naso. Imparare a soffiare è la base dell'apprendimento della respirazione in acqua, fondamentale per 'stare a galla' in modo sicuro.

    Braccioli o salvagente?

    Per i più piccoli, sono in commercio da alcuni anni salvagente antiribaltamento a mutandina: non sono giocattoli e devono rispettare un'apposita norma europea (la EN 13138-3). "Si tratta di ausili che implicano un minor impegno dei genitori, ma il bambino percepirà un ambiente falsato perché l'acqua non arriva mai al collo e spesso il piccolo non riesce a toccarla nemmeno con le braccia", afferma l'esperto. "Si possono usare, ma per poco e a patto che ci sia una sorveglianza ravvicinata". Già dai 18-20 mesi si possono utilizzare i braccioli, sempre che il bambino si muova con una certa agilità. "Sono da usare con parsimonia: rendono più autonomi i bimbi, ma anche in questo caso i genitori devono sorvegliarli attentamente. Inoltre, potrebbero diventare una 'scusa' per rinunciare all'apprendimento del nuoto", avverte Brischigiaro. Le ciambelle, invece, sono soltanto giocattoli e non sono indicate per un galleggiamento sicuro. Ciò che conta, comunque, è non perdere mai di vista il bimbo: soltanto dai 4 anni raggiungerà una sufficiente coordinazione per imparare prima a stare a galla e, poi, a 'nuotare' per davvero.



    Articolo di Chiara Sandrucci Luglio 2012

     
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    Zanzare: come difendere il piccolo

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    Non mettono a rischio la salute, almeno non alle nostre latitudini, ma di sicuro le zanzare rappresentano un grande fastidio, soprattutto per i bambini.

    Nel bebè, reazioni più intense

    "I bimbi, infatti, sono più sensibili alle loro punture", dice Susanna Esposito, presidente SITIP (Società italiana infettivologia pediatrica) e direttore della UOC di Pediatria 1 Clinica, presso la Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano. "L'insetto inietta sotto la pelle una sostanza anticoagulante, che provoca il rilascio da parte dell'organismo di istamina, un mediatore chimico implicato nei fenomeni allergici e infiammatori, che provoca prurito o bruciore. Nei piccoli, che hanno un ridotto peso corporeo e un sistema immunitario ancora immaturo, questa reazione è più accentuata: ecco perché una semplice puntura di zanzara può causare forte gonfiore e malessere". La soluzione? Cercare di ridurre il più possibile le occasioni di contatto con questi insetti.

    I "trucchi" per proteggerlo

    IN CASA

    • Se utilizzi piastrine chimiche e zampironi, arieggia bene la stanza per almeno mezz'ora prima di farvi soggiornare il bambino. I piccoli apparecchi elettrici a ultrasuoni, invece, possono essere lasciati in funzione tutta la notte senza problemi.

    • Utilizza le zanzariere per proteggere l'appartamento. In commercio esistono anche apposite zanzariere per difendere la culla o il lettino.

    • Dopo aver innaffiato i fiori, non lasciare i sottovasi del balcone pieni d'acqua. Sono un terreno di coltura ideale per le larve e attirano gli insetti adulti, che qui depongono le uova.

    ALL'APERTO

    • Evita di vestire il bambino con indumenti di colore scuro e, se non fa troppo caldo, durante le passeggiate serali fagli indossare pantaloni lunghi, magliette a maniche lunghe e scarpe chiuse.

    • Monta una zanzariera sul passeggino.

    • Utilizza gli specifici repellenti anti-zanzare. L'applicazione va ripetuta almeno ogni 4 ore (per esempio, al tramonto e prima che il piccolo faccia la nanna); se però il bambino sta correndo e giocando all'aperto, meglio che sia più frequente (anche ogni 3 ore), perché il sudore limita l'azione nel tempo del repellente e, insieme all'anidride carbonica emessa con la respirazione, attira gli insetti. Ricorda che i bimbi di età inferiore ai 2 anni tendono a mettersi spesso le manine in bocca, con il rischio di ingerire la sostanza, seppure in minima quantità: è consigliabile, perciò, cospargere i repellenti sugli indumenti o sulla zanzariera del passeggino.

    In caso di puntura

    Se la pelle non è molto infiammata, è sufficiente calmare il prurito con lozioni a base di estratti naturali. Se la reazione è intensa, si può applicare una pomata al cortisone consigliata dal pediatra. Nel caso in cui le punture siano numerose e il bambino manifesti malessere, si può ricorrere - sempre su indicazione del pediatra - a un farmaco antistaminico.



    Articolo di Francesca Capelli Luglio 2012

     
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    I bambini crescono in vacanza

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    Estate: momento di crescita. Perché togliere il pannolino, o il ciuccio, o imparare a fare da soli, significa diventare più grandi, e spesso questa è una tappa a cui dedicare tempo e pazienza. Ecco perché la vacanza è perfetta a questo scopo.

    Nella saggezza delle nonne ricorre questa convinzione: un po’ per il caldo (che agevola nel caso di pipì addosso) un po’ per il fatto che in vacanza la famiglia si riunisce, l’estate è il momento in cui ci si può dedicare all’autonomia del bambino.
    E’ una sfida, una tappa difficile, ma concordo con l’opportunità insita in questo periodo dell’anno. Per crescere, infatti, non è solo indispensabile “comprendere“, ma anche “imitare“: assodato che ci sia la maturazione fisica per completare alcune tappe della crescita, avere accanto mamma e papà ed osservarli più a lungo nelle loro abitudini può essere molto istruttivo.
    Si dice spesso, infatti, che “i bimbi in vacanza crescono”: tornano più alti, più abbronzati, più capaci di fare da soli, perché c’è il tempo di sperimentare, di provare, di fare tentativi.
    Anche insegnare loro a mangiare da soli, o a lavarsi e vestirsi in autonomia, sono attività cui ci si può dedicare durante le ferie: i primi tentativi non saranno perfetti, ma non c’è lo stress dell’orario d’ufficio o scolastico, e se anche all’inizio avranno bisogno di molto tempo non sarà una cosa grave.
    E’ importante non deridere mai il bambino se non riuscirà subito, ai primi tentativi: crescere è difficile, ed essere maldestri è naturale. La nostra tolleranza (anche nei confronti dei piccoli guai e fallimenti a cui andranno incontro) li renderà, in compenso, più fiduciosi e sicuri.


    dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
    foto: tuttovacanze.wordpress.com

     
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    Il tempo libero dei figli

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    Organizzare il tempo libero

    Si avvicina la fine dell’estate e il rientro sui banchi di scuola che per i genitori coincide spesso con il momento di organizzare il tempo extrascolastico dei propri figli. Ma il tempo libero extrascolastico va organizzato a ogni costo?

    Pianificare il tempo libero
    Se i buoni propositi che gli adulti fanno per sé spesso lasciano il tempo che trovano (vedi corsi vari di fitness...), ciò che gli adulti progettano per i loro figli viene quasi sempre messo in pratica. Il risultato è che i ragazzini e ragazzi di oggi sono spesso super impegnati, iscritti a corsi di ogni tipo e spinti ad essere anche nel tempo pomeridiano in competizione con gli altri.

    Le cose sono cambiate
    Trent’anni fa, dopo la scuola e i compiti, si chiedeva il permesso alla mamma e si andava a giocare in cortile, al parco o da un amichetto... Erano rari i casi in cui si andava a lezione, e comunque a cadenza settimanale, di pianoforte o di scherma, oppure di lingue straniere. Ma un impegno era sufficiente. Oggi invece i bambini e gli adolescenti sembrano avere bisogno di un’agenda per segnarsi senza dimenticarli tutti i numerosi impegni, a cui devono ottemperare dal lunedì alla domenica.

    Genitore manager? Anche no
    A volte sembra che i genitori ce la mettano tutta per organizzare il 100% del tempo libero dei loro pargoli, pensando così di investire sulle loro potenzialità, senza sprecare nessun talento. La convinzione comune sembra essere che più corsi i bambini fanno nell’età dell’apprendimento secondario e superiore, più abilità possano acquisire, per essere poi in grado di emergere nel mondo del lavoro. Già, emergere. Chi ha già assistito a una gara di sci o a una partita di pallacanestro o di calcio, ha sicuramente notato quel o quei padri (in genere sono gli uomini i più agguerriti in queste situazioni) che incitano il proprio ragazzo o la sua squadra, lo spingono ad essere “cattivo”, a vincere ad ogni costo.

    Mettiamo dei punti fermi
    Troppe attività, invece che stimolare, rischiano di inibire. Il ragazzo gestito full time fuori casa non impara a stare tra sé e sé, pensa che annoiarsi sia sempre e solo un male. Questa giovane persona dall’agenda “completa” 6 giorni su 7, impara sin da piccolo a competere sempre e comunque, il che può comportare per lui delusioni e frustrazioni, instillandogli una costante ansia da prestazioni.

    Insegniamo ai bambini a godersi la loro età
    L’infanzia non è un di meno ma “ha un suo perché”. Uno psicologo, in altri termini, direbbe che i bambini/ragazzi non vanno mai considerati “piccoli adulti”, ma bambini e ragazzi caratterizzati da spontaneità, assenza di filtri morali, curiosità, attenzione alla dimensione “magica” e intuitiva. Non spegniamo dunque i nostri figli con troppi impegni, facendoli diventare piccoli automi, un po’ più spenti e addirittura un po’ più tristi.

    Adottiamo una semplice regola: + noia, – impegni.

    Facciamo ancora un passo avanti
    Se siamo prima di tutto noi a rallentare i loro ritmi del doposcuola, loro si adegueranno di conseguenza, sviluppando in modo autonomo le loro inclinazioni, scoprendo in molti casi i loro desideri o passioni reconditi. E la noia è un’amica preziosa per individuare, ognuno dentro di sé, nuovi progetti personali e creativi.

    Equilibrio e buon senso
    Secondo gli esperti, 1 o 2 impegni massimo alla settimana sono il peso che un ragazzo può sopportare. È poi importante scegliere insieme a lui e non in modo arbitrario l’attività da fare.

    Inglese? Calcio? Atletica? Piscina (la più gettonata e spesso la più sofferta)? Teatro?

    Per scegliere, parlatene con il vostro ragazzo, valutate con lui o lei pro e contro di ogni attività, tenendo sempre presente anche altre variabili e fattori utili per la decisione: la vicinanza da casa, la possibilità che il nonno o la nonna abbiano piacere o meno di accompagnare il loro nipote...

    Insomma, i passi da fare sono:
    - un bel confronto a tu per tu;
    - un sereno dibattito familiare;
    - una visita insieme al luogo di svolgimento dell’attività opzionata.

    Così la scelta sarà sicuramente più equilibrata e più saggia. Una scelta condivisa finalizzata a far crescere il giovane e non invece, come a volte succede, fatta per placare la nostra ansia di pensarlo davanti alla tv o a un video gioco, o ancor peggio la nostra voglia di rivalsa.

     
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    Le avventure in acqua

    Tutti in acqua!
    le-scoperte-in-acquaQuando il sole dell’estate è caldo e intenso non c’è niente di meglio che concedersi del tempo in acqua con il proprio bambino. Proprio l’acqua, infatti, rappresenta un mondo di scoperte tutte nuove per il tuo piccolo che, in questo nuovo ambiente, effettuerà le prime emozionanti scoperte e le esperienze più straordinarie per la sua età.

    Naturalmente ogni età e ogni periodo di sviluppo della vita del piccolo esige e richiede esperienze differenziate da fare sempre e comunque in compagnia di mamma e papà, per condividere la gioia della scoperta con la famiglia. Qualche ora in piscina, inoltre, è l’ideale anche per il genitore che, in quest’occasione, potrà divertirsi insieme al bambino dimenticando l’ansia e lo stress della vita quotidiana.
    Mamma e papà dovranno essere consci delle attività che proporranno ai piccoli anche in base al grado di esperienze che essi riescono ad affrontare avendo cura di cominciare dopo le prime settimane, quando immergerlo in acqua è sconsigliato per favorire, all’opposto, una corretta cicatrizzazione della zona dell’ombelico.

    Le scoperte del primo anno
    le-scoperte-in-acqua-primo-annoQuando il bambino è molto piccolo e, dunque, nell’arco temporale del primo anno, il loro incontro con l’acqua è spontaneo e naturale, perché l’esperienza ricorda ancora loro il periodo della gravidanza e il liquido nel quale erano soliti galleggiare nella pancia della mamma. Inoltre i bambini, nei primi mesi di vita possiedono ancora il ricordo del riflesso dell’apnea che li porta a bloccare istintivamente le vie aeree superiori permettendo loro di non ‘’bere’ sott’acqua. È importante che la mamma o l’istruttore, però, non diano per scontato questo riflesso che va invece richiamato con esercizi appositi che gli permetteranno, una volta in acqua, di trattenere il fiato anche per 30-40 secondi.

    Verso 8-10 mesi il bambino può già galleggiare e spostarsi in superficie anche grazie al riflesso natatorio, prima, con la tecnica del cagnolino, poi. L’esperienza in acqua deve trasmettere serenità e divertimento e basterà spruzzare sul viso del bambino qualche goccia d’acqua, per farlo abituare, o semplicemente appoggiando sulla sua testa un oggetto bagnato. L’importante, in questa fase, è che la temperatura dell’acqua non sia inferiore ai 32°, mentre ne bastano 30° quando il piccolo ha già un anno.

    I giochi e le avventure

    le-scoperte-in-acqua-avventureVerso l’anno e mezzo e, ugualmente, oltre i due anni, i giochi possono farsi molto più interattivi e, oltre alla gestualità, la scoperta dell’acqua può essere accompagnata dalle parole e dalle filastrocche. Avvicinare all’ambiente acquatico un bambino sotto i 3 anni di età è molto positivo per la sua crescita psicofisica perché la sua corteccia celebrare è in grado di ricevere tanti più stimoli quanto le nuove esperienze motorie in acqua.
    Se la tua più grande preoccupazione, però, è costituita da una possibile infezione di batteri presenti in questi spazi sappi, però, che l’acqua della piscina viene filtrata e disinfettata costantemente e che l’ambiente rappresenta un rischio pari a qualsiasi altro luogo pubblico.

    L’attività che accompagna la scoperta, in questa fase, si divide in:
    - trascinamenti sulla superficie dell’acqua ad opera del genitore;
    - bolle con la bocca sott’acqua;
    - filastrocche mimate con l’aiuto dell’acqua e degli spruzzi.

    La regola principale, fin da piccolissimi, è l’importanza di far indossare sempre i braccioli al tuo piccolo se ancora non è capace di galleggiare e di preferirli alla ciambella invece poco sicura con cui il bambino potrebbe capovolgersi.

    L'acqua amica
    le-scoperte-in-acqua-amicaQuando il bambino è più grandicello, invece, l’acqua diventa un terreno di gioco come un altro dove inventare nuove storie e vivere le fantasie tipiche della sua età. Oltre all’amatissimo gioco ‘facciamo che io ero’, dove l’acqua diventa una chiave fondamentale per accendere la sua fantasia, è possibile inscenare anche una divertentissima caccia al tesoro. Oltre alla piscinetta, organizza questo gioco anche in riva al mare posizionando dei ‘tesori’ sul fondale (basso) che diventerà un vero e proprio forziere. Prendi qualche formina e qualche conchiglia e fai in modo che il bambino si ‘tuffi’ a pescare i tesori nascosti, accrescendo la sua curiosità e voglia di scoperte, nonché la propria confidenza con l’acqua.

    Una volta divenuto più grandicello, attorno ai 4 anni, sarà la volta di materassini gonfiabili e galleggianti: il modo perfetto per far vivere al piccolo l’esperienza diretta di un ‘mezzo di trasporto’. Il bambino si potrà dunque sdraiare sopra e remare con le braccia mentre mamma o papà lo faranno oscillare simulando un ondeggiamento delicato e piacevole.

    In ogni caso è bene tenere presente che il rapporto del bambino con l’acqua riflette quello dei genitori con la stessa. Fondamentale, per questi ultimi, è non trasferirgli le proprie paure ma abituarlo con naturalezza all’elemento dell’acqua attraverso il gioco e la scoperta continua.

     
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    SALUTE
    Il decalogo dei bambini al sole

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    Il sole fa bene ai bambini, a patto però di adottare le precauzioni che mettono al riparo dai rischi connessi a un’esposizione imprudente

    di Valentina D'Andrea
    Il sole fa bene ai bambini? Come deve avvenire l'esposizione? Quali creme solari usare e quale deve essere il fattore protettivo? Il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della Clinica dermatologica degli Spedali Civili di Brescia chiarisce tutti i dubbi delle mamme.

    1) Il sole fa bene ai bambini: aiuta la crescita armonica delle ossa

    L’antica intuizione che l’azione dei raggi del sole fosse benefica soprattutto per i bambini è stata ampiamente confermata. La pelle, stimolata dal sole, sintetizza la vitamina D, poco presente negli alimenti e preziosa per la crescita armonica delle ossa e per la loro salute. Gli alimenti che contengono piccole quantità di vitamina D sono il latte, le uova, l’olio di fegato di merluzzo.

    2) Il sole aiuta nella regolazione del sonno e fa bene all’umore. Cura la dermatite atopica e altre malattie della pelle

    Il sole favorisce anche l’equilibrio dei neurotrasmettitori implicati nei meccanismi che regolano il sonno e il tono dell’umore. Inoltre, sollecita la produzione di particolari sostanze, le citochine, che si ipotizza possano, grazie alla mediazione della vitamina D, proteggere da alcuni tipi di tumore (per esempio, mammella e colon-retto). E’ anche una vera e propria cura in caso di dermatite atopica, cioè limita e previene la comparsa dell’eczema che la caratterizza. E’ terapeutico anche nei confronti di altre frequenti malattie della pelle, come la psoriasi.

    3) Bisogna però evitare che il bimbo si scotti e si ustioni

    I rischi sono legati all’eventualità che il bambino si ustioni come può accadere quando viene messo al sole per tanto tempo e senza protezione. Va sottolineato che il semplice arrossamento della pelle è già espressione di un’ustione di primo grado. La comparsa di vescicole colme di siero chiaro caratterizza invece l’ustione di secondo grado. Le ripetute scottature durante l’infanzia, oltre a rappresentare un doloroso inconveniente nell’immediato, favoriscono la comparsa in età adulta dei più comuni tumori delle pella: melanoma, spinalioma, basalioma.

    4) L’esposizione diretta al sole per i bambini deve essere limitata e protetta

    Esposizione diretta limitata e protetta è il grande imperativo categorico da cui non si può prescindere a cui si aggiunge un’altra regola irrinunciabile: il bambino non deve stare al sole nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 del mattino e le 17, oppure deve starci pochissimo e ben protetto. Vale anche se la giornata è nuvolosa, in quanto le nubi non bastano a privare i raggi del loro potere ustionante. E’ utile inoltre usare un prodotto solare. Da tenere presente però che la prima protezione dal rischio di scottature, anche se di per sé non sufficiente, è rappresentata dalla maglietta, dall’ombrellone, dalla visiera del cappellino.

    5) L’esposizione diretta al sole deve essere graduale

    Innanzi tutto si deve parlare di gradualità: si dovrebbe cominciare con 5- 10 minuti per poi aumentare di 5-10 minuti ogni giorno. Ovviamente questi tempi possono essere superiori se la cute è ben protetta da un filtro solare efficace. L’abbronzatura che via via si forma sulla pelle a sua volta diventa una protezione durante le successive esposizioni. Questo vale però solo se il bambino non appartiene ai fototipi 1 e 2, cioè non ha i capelli rossi, le lentiggini e la pelle lattea, oppure i capelli biondi e la pelle bianchissima.

    6) Evitare l’esposizione diretta al sole dei bambini che appartengono ai fototipi 1 e 2, cioè con capelli rossi o biondi e pelle lattea

    I fototipi 1 e 2 non possono, infatti, mai ottenere un’ abbronzatura davvero protettiva, quindi non vanno mai esposti direttamente al sole, ma devono indossare la maglietta ed essere protetti da una crema solare anche durante il bagno in mare. Va ricordato che gli effetti benefici del sole si ottengono anche all’ombra: quello che conta, infatti, è la possibilità di stare all’aperto, perché la luce riflessa basta a sollecitare la produzione di vitamina D e anche ad abbronzare.

    7) Le creme migliori per i bambini sono le ‘riflettenti solari’

    E’ meglio scegliere le creme solari che agiscono respingendo i raggi dannosi anziché assorbendoli, cioè che contengono ossidi di minerali e filtri organici e non filtri chimici. Queste creme si chiamano “riflettenti solari”.

    8) Il fattore protettivo deve essere alto (25-50) nei primi giorni di esposizione. Poi medio (15-20)

    Fino a quando la pelle non si è scurita è consigliabile l’alta protezione (fattore da 25 a 50), dopodiché si può passare a una media (da 15 a 20). La dicitura “protezione totale” è ingannevole, perché di fatto nessun prodotto può offrire una simile sicurezza. L’applicazione va fatta poco prima di esporre il bambino al sole e non solo nelle zone che si vogliono proteggere. E’ opportuno fare attenzione a spalmare il prodotto uniformemente su tutta la cute.

    L’effetto protettivo di una crema solare si protrae mediamente per due ore, passate le quali si deve ripetere l’applicazione. E’ prudente applicare la crema anche se il bambino sta sotto l’ombrellone. L’applicazione della crema non deve autorizzare a prolungare i tempi di esposizione diretta al sole né a ignorare la necessità di esporre il bambino gradualmente.

    9) Fino a un anno di età evitare l’esposizione diretta al sole

    Prima dell’anno di vita, sia al mare sia in montagna, il bambino non va esposto alla luce diretta del sole, se non poco dopo l’alba o all’imbrunire. Quando inizia a camminare si può cominciare a farlo stare al sole, con tutti gli accorgimenti del caso.

    10) In caso di scottature applicare crema emolliente. Per bruciori e prurito, piccole quantità di crema all’idrocortisone

    Se la pelle si arrossa ma non ci sono né prurito né fastidio basta applicare sulla parte una crema emolliente. Fino a quando l’arrossamento persiste bisogna evitare l’esposizione diretta ai raggi del sole. Se all’arrossamento si associano bruciore e prurito si può applicare una piccola quantità di crema all’idrocortisone.

    Se compaiono vescicole colme di siero bisogna far vedere il bambino al pediatra. Le vescicole non devono essere bucate né coperte con cerotti o garze. Nessun rimedio casalingo (per esempio, applicazioni di albume d’uovo) riveste una qualunque efficacia, quindi è meglio evitare. Leggi anche Scottature e bambini

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    Il decalogo dei bambini al sole

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    Il sole fa bene ai bambini, a patto però di adottare le precauzioni che mettono al riparo dai rischi connessi a un’esposizione imprudente

    di Valentina D'Andrea
    Il sole fa bene ai bambini? Come deve avvenire l'esposizione? Quali creme solari usare e quale deve essere il fattore protettivo? Il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della Clinica dermatologica degli Spedali Civili di Brescia chiarisce tutti i dubbi delle mamme.

    1) Il sole fa bene ai bambini: aiuta la crescita armonica delle ossa

    L’antica intuizione che l’azione dei raggi del sole fosse benefica soprattutto per i bambini è stata ampiamente confermata. La pelle, stimolata dal sole, sintetizza la vitamina D, poco presente negli alimenti e preziosa per la crescita armonica delle ossa e per la loro salute. Gli alimenti che contengono piccole quantità di vitamina D sono il latte, le uova, l’olio di fegato di merluzzo.

    2) Il sole aiuta nella regolazione del sonno e fa bene all’umore. Cura la dermatite atopica e altre malattie della pelle

    Il sole favorisce anche l’equilibrio dei neurotrasmettitori implicati nei meccanismi che regolano il sonno e il tono dell’umore. Inoltre, sollecita la produzione di particolari sostanze, le citochine, che si ipotizza possano, grazie alla mediazione della vitamina D, proteggere da alcuni tipi di tumore (per esempio, mammella e colon-retto). E’ anche una vera e propria cura in caso di dermatite atopica, cioè limita e previene la comparsa dell’eczema che la caratterizza. E’ terapeutico anche nei confronti di altre frequenti malattie della pelle, come la psoriasi.

    3) Bisogna però evitare che il bimbo si scotti e si ustioni

    I rischi sono legati all’eventualità che il bambino si ustioni come può accadere quando viene messo al sole per tanto tempo e senza protezione. Va sottolineato che il semplice arrossamento della pelle è già espressione di un’ustione di primo grado. La comparsa di vescicole colme di siero chiaro caratterizza invece l’ustione di secondo grado. Le ripetute scottature durante l’infanzia, oltre a rappresentare un doloroso inconveniente nell’immediato, favoriscono la comparsa in età adulta dei più comuni tumori delle pella: melanoma, spinalioma, basalioma.

    4) L’esposizione diretta al sole per i bambini deve essere limitata e protetta

    Esposizione diretta limitata e protetta è il grande imperativo categorico da cui non si può prescindere a cui si aggiunge un’altra regola irrinunciabile: il bambino non deve stare al sole nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 del mattino e le 17, oppure deve starci pochissimo e ben protetto. Vale anche se la giornata è nuvolosa, in quanto le nubi non bastano a privare i raggi del loro potere ustionante. E’ utile inoltre usare un prodotto solare. Da tenere presente però che la prima protezione dal rischio di scottature, anche se di per sé non sufficiente, è rappresentata dalla maglietta, dall’ombrellone, dalla visiera del cappellino.

    5) L’esposizione diretta al sole deve essere graduale

    Innanzi tutto si deve parlare di gradualità: si dovrebbe cominciare con 5- 10 minuti per poi aumentare di 5-10 minuti ogni giorno. Ovviamente questi tempi possono essere superiori se la cute è ben protetta da un filtro solare efficace. L’abbronzatura che via via si forma sulla pelle a sua volta diventa una protezione durante le successive esposizioni. Questo vale però solo se il bambino non appartiene ai fototipi 1 e 2, cioè non ha i capelli rossi, le lentiggini e la pelle lattea, oppure i capelli biondi e la pelle bianchissima.

    6) Evitare l’esposizione diretta al sole dei bambini che appartengono ai fototipi 1 e 2, cioè con capelli rossi o biondi e pelle lattea

    I fototipi 1 e 2 non possono, infatti, mai ottenere un’ abbronzatura davvero protettiva, quindi non vanno mai esposti direttamente al sole, ma devono indossare la maglietta ed essere protetti da una crema solare anche durante il bagno in mare. Va ricordato che gli effetti benefici del sole si ottengono anche all’ombra: quello che conta, infatti, è la possibilità di stare all’aperto, perché la luce riflessa basta a sollecitare la produzione di vitamina D e anche ad abbronzare.

    7) Le creme migliori per i bambini sono le ‘riflettenti solari’

    E’ meglio scegliere le creme solari che agiscono respingendo i raggi dannosi anziché assorbendoli, cioè che contengono ossidi di minerali e filtri organici e non filtri chimici. Queste creme si chiamano “riflettenti solari”.

    8) Il fattore protettivo deve essere alto (25-50) nei primi giorni di esposizione. Poi medio (15-20)

    Fino a quando la pelle non si è scurita è consigliabile l’alta protezione (fattore da 25 a 50), dopodiché si può passare a una media (da 15 a 20). La dicitura “protezione totale” è ingannevole, perché di fatto nessun prodotto può offrire una simile sicurezza. L’applicazione va fatta poco prima di esporre il bambino al sole e non solo nelle zone che si vogliono proteggere. E’ opportuno fare attenzione a spalmare il prodotto uniformemente su tutta la cute.

    L’effetto protettivo di una crema solare si protrae mediamente per due ore, passate le quali si deve ripetere l’applicazione. E’ prudente applicare la crema anche se il bambino sta sotto l’ombrellone. L’applicazione della crema non deve autorizzare a prolungare i tempi di esposizione diretta al sole né a ignorare la necessità di esporre il bambino gradualmente.

    9) Fino a un anno di età evitare l’esposizione diretta al sole

    Prima dell’anno di vita, sia al mare sia in montagna, il bambino non va esposto alla luce diretta del sole, se non poco dopo l’alba o all’imbrunire. Quando inizia a camminare si può cominciare a farlo stare al sole, con tutti gli accorgimenti del caso.

    10) In caso di scottature applicare crema emolliente. Per bruciori e prurito, piccole quantità di crema all’idrocortisone

    Se la pelle si arrossa ma non ci sono né prurito né fastidio basta applicare sulla parte una crema emolliente. Fino a quando l’arrossamento persiste bisogna evitare l’esposizione diretta ai raggi del sole. Se all’arrossamento si associano bruciore e prurito si può applicare una piccola quantità di crema all’idrocortisone.

    Se compaiono vescicole colme di siero bisogna far vedere il bambino al pediatra. Le vescicole non devono essere bucate né coperte con cerotti o garze. Nessun rimedio casalingo (per esempio, applicazioni di albume d’uovo) riveste una qualunque efficacia, quindi è meglio evitare. Leggi anche Scottature e bambini

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    Creme solari e bambini, testa la tua conoscenza. Fai il quiz

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    03 giugno 2013

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    Bambini e tuffi: diamoci una rinfrescata

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    Di tutti i tipi e in tutti i luoghi. A bomba, in piedi, di testa, dal trampolino. E poi: in piscina, al mare, al lago, nel fiume. Quanto si divertono a tuffarsi i bambini? Per sopportare meglio il caldo estivo, tuffiamoci virtualmente nell'acqua:
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    Acqua, mare, piscina, lago, fiume... poco importa dove. L'importante è rinfrescarsi facendo tanti tuffi. A bomba, di piedi, dal trampolino, di pancia (stando sempre attenti a non farsi male!). Avanti, indietro, rovesciato, avvitato, carpiato.
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    I benefici dell'acquaticità nei bambini

    « La piscina, soprattutto d’estate, diventa un luogo di apprendimento e di divertimento per i bambini, che socializzano tra di loro e godono prima di tutto dei vantaggi di stare all’aria aperta» spiega Marika Borinelli, insegnante di nuoto nelle scuole elementari e specializzata in psicomotricità infantile. Il bimbo che frequenta la piscina ha benefici nel corpo e nella mente.
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    Costumi da bagno per bambini: consigli per gli acquisti

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    Tempo di mare, sole e piscina. Creme solari, ombrelloni e… costumi da bagno! In vacanza è tempo di sfoggiare il guardaroba nuovo sia per grandi che per piccini. Ecco alcuni consigli utili per acquistare il costume più adatto ai bambini.

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    Come scegliere il costume da bagno giusto

    Uno su tutti: il costumino deve essere comodo. Questo deve essere il criterio generale nel momento dell’acquisto. Deve essere facile da mettere e da togliere, possibilmente di un buon tessuto, così in acqua rimane aderente. Se al mare ci andate con un bimbo ancora piccolo, allora il costume deve essere adeguato per contenere anche il pannolino. Per quelli piccolissimi poi, preferite sempre una tutina intera, così da proteggerlo dai raggi del sole anche dentro la culla. Altra cosa importante è la qualità: controllate le cuciture e gli elastici, verificate che il tessuto non irriti la pelle delicata del vostro bambino e, sopratutto, che non perda il colore. Preferite tessuti naturali, che favoriscono la traspirazione e non facciano sudare la pelle.
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    Il costume per le bambine e per i bambini

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    Il costume intero per le bimbe è decisamente più comodo, ma molto spesso non vogliono sentir ragioni: il pezzo sopra lo vogliono e lo mettono. Fino ai cinque-sei anni potete optare per la sola mutandina, sopratutto se andate al mare tutta l’estate e la picccola si abbronza facilmente. Nel momento in cui vorrà il pezzo sopra, “come quello di mamma”, allora optate per un top abbastanza aderente, evitate triangolini e laccetti che sono molto difficili da gestire.

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    Per i maschietti invece, il costume a mutandina è quello più comodo: meno ingombrante e più facile da gestire quando è bagnato. Inoltre in questo modo sarà più facile per lui muoversi, correre e giocare, costruendo castelli di sabbia da distruggere poi a pallonate con gli amici.

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    Qualunque sia la nostra scelta ricordiamoci però di usare sempre il cappellino, o la bandana (ormai ce ne sono in coordinato col costume) e la crema di protezione solare. Se poi il vostro bambino li mette e non gli danno fastidio, usate anche gli occhiali da sole. Anche qui, con i modelli, avrete solo l’imbarazzo della scelta!

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    7 motivi per portare i bambini in spiaggia
    Di Luisa Perego


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    Imparano ad amare la natura, esplorano nuovi mondi e nuove sensazioni. Inoltre il sole fa bene ai bambini, a patto di adottare le dovute precauzioni. Per non parlare dell'aria salmastra. Ecco 7 motivi per portare i bambini in spiaggia.


    Andare in spiaggia con un bambino a volte può sembrare un'impresa degna di un esercito. Occorre preparare e organizzare tutto: dalla borsa per lui (ma anche per noi), al cambio di vestiti e costumini. Dai giochi vari per non farlo annoiare, allo spuntino se gli viene fame. E occorre anche fissare e incastrare gli orari alla precisione: prevedere la pappa, il riposino e non arrivare quando il sole è troppo alto...

    Ma andare in spiaggia quindi è solo fonte di stress per i genitori? In realtà no. Come scrive l'Huffington Post, ci sono diversi motivi per i quali varrebbe la pena portare i bimbi in spiaggia.

    Vediamo insieme quali sono.

    1 - Possono esplorare e conoscere nuovi materiali
    Spendiamo un sacco di soldi in giochi, libri che facciano provare al bimbo vari materiali. Ruvido, rugoso, liscio, seghettato, morbido...

    Ora provate ad immaginare quanto possa imparare un bambino su una spiaggia tra materiali vari e sensazioni differenti: sabbia asciutta, sabbia bagnata, rocce, conchiglie, acqua, sabbia calda, sabbia tiepida, sabbia fredda, vento...

    I bambini imparano attraverso i loro sensi e la spiaggia è un laboratorio naturale perfetto.

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    2 - Il suono del mare... concilia la nanna!
    Vendono cd con registrati i suoni dell'oceano, onde che si infrangono sulle rocce... e dovrebbero conciliare il sonno. Perché spendere 15 euro quando se si può avere tutto questo in una spiaggia?

    Secondo il dottor Dr. Harvey Karp, autore del libro best-seller "Happiest Baby On The Block," il suono delle onde che si infrangono crea un suono familiare ai bambini, un suono che fa loro ricordare il ventre della mamma". E chi non vorrebbe tornare a quella sensazione di relax per un pochino?


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    3 - Si innamorano perdutamente della natura
    Granchietti curiosi, pesciolini argentati, timidi paguri, lumachine e formichine laboriose: quante nuove creaturine si possono conoscere sulla spiaggia! Alcuni ricercatori hanno dimostrato che l'amore per la natura nasce già da piccini e che essere esposti all'ambiente da bimbi aiuta a svilupparne la sensibilità.

    Inoltre secondo quando afferma il dipartimento americano '"Early Head Start National Resource Center", questo diminuirebbe l'incidenza di obesità nei bambini e favorirebbe uno stile di vita più sano.

    bambini_spiaggia_07.600

    4 - Respirano aria di mare e sguazzano nell'acqua salata
    L'acqua di mare fa bene! Dal nasino che cola all'eczema. L'acqua di mare contiene magnesio, ideale per pelle secca e irritata.


    bambini_spiaggia_01.600

    5 - Prendono il sole!
    Il sole fa bene ai bambini: aiuta la crescita armonica delle ossa, aiuta la regolazione del sonno e fa bene all'umore. Insomma, stare al sole è un vero toccasana, a patto però di adottare le precauzioni che mettono al riparo dai rischi connessi a un’esposizione imprudente.

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    6 - Possono distrarsi all'infinito
    Forse una delle paroline più frustranti dei bambini è "ancora". La ripetizione è il loro modo per scoprire il mondo e per apprendere. A casa è un continuo "ancora, ancora, ancora". Bisogna rileggere il libro, ripetere lo stesso gioco infinite volte, guardare lo stesso cartone animato senza fine, cantare e ricantare la stessa canzoncina.

    Sulla spiaggia invece i bambini si possono intrattenere all'infinito in vari modi. Per esempio guardando le onde che vanno e vengono. Oppure scavando una buca, riempiendola e poi scavandola di nuovo.

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    7 - Possono fare i nudisti
    E tutti li invidiano per questo. ;-)

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    Perché i bambini al mare sono più irrequieti?


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    La pedagogista ci spiega perché il mare sembra innervosire i bambini e li rende più irrequieti
    Bambini al mare più irrequieti
    Le nostre nonne, così come le nostre mamme dicevano che “il mare stanca” o che “il mare mette appetito”. Ma la stanchezza non sempre fa dormire i piccoli, a volte li rende irrequieti. E l’appetito va stimolato nel modo corretto con i cibi più adatti alla stagione e allo sviluppo del bambino. C’è un fondo di verità in questi antichi detti… E allora cerchiamo di capire come fare per aiutare i nostri bambini a vivere con serenità le prime vacanze al mare questa estate.

    Perché il mare innervosisce
    Tutti i pediatri sono favorevoli alle vacanze addirittura anche per i neonati, con le dovute precauzioni. L'ansia e lo stress ovviamente sono da lasciare a casa. Solitamente i neo genitori si agitano per il bimbo, senza sapere però che tutte le emozioni sono inevitabilmente trasmesse ai nostri figli.

    Quindi: tranquillità assoluta! Può capitare che il periodo di vacanza prescelto coincida con fasi di crescita molto importanti, come per esempio la comparsa dei primi dentini, oppure l'inizio dello svezzamento o l'uso del vasino. Si tratta di esperienze significative per un bambino che dovrebbe vivere con la massima serenità e in ogni caso, non sono dei validi motivi per rinunciare al mare.

    Lo iodio contenuto nell'aerosol marino attiva il metabolismo e dopo un anno passato al chiuso senza fare attività o quasi per il corpo è uno stress notevole! Le alte temperature combinate con una forte luminosità stimolano il sonno, soprattutto dopo sforzi fisici anche moderati (camminare sulla sabbia, fare il bagnetto).

    Quanto mare per i bambini
    La cosa migliore è evitare il mare tra le 12 e le 16 perché l'effetto disorientamento è molto più intenso in quelle ore.

    C'è un periodo esatto per portare i bimbi al mare?

    Molti risponderebbero di si, pochi invece sanno che non è proprio così. Sono frasi dette che ormai sembrano regole e spesso ci sentiamo dire che il periodo migliore per portare i bambini al mare è nei mesi di giugno e di settembre.

    E' vero che i primi giorni il bimbo può trovarsi un po' “stranito”, ma questo è dovuto alla novità, al cambiamento di clima, e siamo noi genitori che dobbiamo trasmettergli serenità e tranquillità.

    Non imponete al vostro bimbo degli orari per stare in spiaggia se manifesta il desiderio di andare via, accontentatelo, se al contrario vuole rimanere a giocare, lasciatelo divertire.

    L'importanza del mare per i bambini
    Il sole ha innegabili effetti benefici sulla salute dei bambini:

    Innanzitutto stimola la produzione di vitamina D, aiutando a irrobustire il sistema scheletrico in fase di sviluppo: la vitamina D, infatti, è indispensabile per l’assorbimento del calcio e, di conseguenza, per la calcificazione delle ossa
    i raggi solari contribuiscono a rinforzare il sistema immunitario, rendendo i nostri figli più resistenti alle malattie che di solito si diffondono a scuola durante i mesi freddi
    il sole, poi, stimola il metabolismo accelerando l’attività cellulare. È questo, infatti, il motivo per cui d’estate si ha più appetito.
    infine, stare al sole migliora l’umore!
    Il contatto con l’acqua di mare è salutare e rilassante per i bambini, e li può anche aiutare a prendere confidenza in modo divertente con l’elemento acquatico. Inoltre, i nostri piccoli potranno approfittare, a loro insaputa, anche dei benefici del cosiddetto "aerosol marino" il vento e il moto ondoso sottraggono all’acqua salata particelle di sali di iodio, calcio e cloruro di sodio che vengono respirate da chi sta in riva al mare. Un toccasana per le vie respiratorie, che vengono purificate e rese più resistenti alle aggressioni virali (come tosse e raffreddore) che colpiscono i bambini durante l’autunno e l’inverno.

    Come far prendere il sole ai bambini
    Portare il neonato al mare
    Se avete un bimbo che ancora non cammina e non sapete se sia il caso di portarlo al mare, non preoccupatevi: sicuramente in spiaggia è più fresco che in città e se prenderete le giuste precauzioni, vostro figlio trarrà solo giovamento dalla sua prima vacanza in spiaggia.

    Tenete il neonato in una zona ventilata e all’ombra, e dategli spesso da bere: i bimbi così piccoli si disidratano facilmente.
    Vietata l’esposizione diretta al sole
    Portatelo al mare solo al mattino presto e al tramonto: i raggi solari, infatti, filtrano anche attraverso l’ombrellone e vengono riflessi dalla sabbia, perciò dovrete evitare accuratamente le ore più calde (dalle 12 alle 16).
    Portate sempre con voi una scorta d’acqua (che non deve essere né gelata né gasata) per far bere il piccolo o per rinfrescarlo, una culla adatta alla spiaggia (preferibilmente munita di zanzariera) e, magari, anche un telo di cotone leggero per costruire una specie di tenda intorno all’ombrellone.
    Quando si va al mare è consigliabile modificare l’alimentazione dei bambini (anche la nostra in realtà) per godere al massimo dei benefici del sole e per evitare conseguenze spiacevoli.

    Puntiamo al massimo su frutta e verdura, in particolare su carote e pomodori che contengono grandi quantità di vitamina E e carotene.
    Ok anche a pasta e riso poco conditi, oltre che a gelati e yogurt.
    Evitiamo cibi fritti o dolci troppo elaborati che, tra l’altro, richiedono anche molto tempo per essere digeriti.
    Sempre meglio far bere ai nostri piccoli tanta acqua. Vanno bene anche i succhi di frutta, specie se contengono pochi zuccheri. Da evitare, invece, le bibite gasate e ghiacciate.
    Per i bimbi dai tre anni in su, possono essere utili anche degli integratori alimentari, che devono essere consigliati dal pediatra e assunti preferibilmente a partire da due mesi prima delle vacanze al mare.

    fontewww.pianetamamma.it/

     
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