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Claudio Baglioni: Dagli Inizi A ' Un Cantastorie Dei Giorni Nostri '

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  1. Lussy60
     
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    Claudio Baglioni: Dagli Inizi A ' Un Cantastorie Dei Giorni Nostri '
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    Era l’estate del 1971; ricordo nitidamente – anche se ero un bambino – un’intervista radiofonica a Rita Pavone. La “povera” Rita, che aveva commesso il solo peccato di essere diventata grande e di essersi sposata, non attirava più come una volta il pubblico (la stessa cosa, anche se in diversa misura, capitò a Gianni Morandi); pertanto, l’artista torinese cercò di rinnovare la propria immagine, proponendosi a teatro e, come cantante, interpretando canzoni d’autore. Nell’intervista la Pavone, presentando la canzone che avrebbe cantato alla manifestazione Un disco per l’estate di quell’anno, dice pressappoco: “la mia canzone è stata scritta da un giovane autore romano, a cui auguro una grande carriera: Claudio Baglioni”. Esatto: io ho fatto la conoscenza di Claudio Baglioni con un’altra artista che cantava le sue canzoni.

    Eppure Baglioni non è, anche se ha appena vent’anni, propriamente un novellino. La sua è stata, credo, una trafila piuttosto comune a quella di molti artisti che “si sono fatti da sé”. Nato nel 1951, mamma sarta, papà Carabiniere, infanzia trascorsa in quartieri popolari di Roma (Montesacro e Centocelle), prima chitarra, lezioni di pianoforte, soprannome di Agonia, diploma di geometra, feste di quartiere, Festival di Ariccia, e poi l’incontro con un produttore: Antonio Coggio. Coggio ha circa 30 anni ed è musicista, strumentista e produttore, e resta impressionato dal timbro vocale dell’artista romano. Nel frattempo, Baglioni firma un contratto con la RCA: la partita ha inizio. Paradossalmente, la facciata A del suo primo 45 giri (Una favola blu) non è scritta da lui, e, a posteriori, possiamo dire che si sente; molto più interessante è la facciata B, da lui interamente scritta (Signora Lia), con un tema che, all’epoca, non era propriamente usuale: il tradimento, il pentimento, la scelta di tacere, raccontati magari con un po’ d’ingenuità (non dimentichiamo i vent’anni di Baglioni), ma, tutto sommato, il risultato è tutt’altro che malvagio. Poco dopo esce il suo primo LP, intitolato semplicemente Claudio Baglioni. Il disco è un colossale flop (all’epoca avremmo detto: un fiasco) e, dopo poco, viene ritirato dal mercato e, a quanto pare, mandato al macero. Non oso pensare che valore abbiano oggi, sul mercato del collezionismo, quelle poche copie che vennero acquistate.


    Forse il disco non è stato promosso in maniera adeguata, forse il momento non era propizio, chissà; però, ad un ascolto anche superficiale, l’opera sembra – a me che, ripeto, sono tutto fuorché un critico musicale – un tantino avviluppata intorno a sé stessa, e il risultato è che, nel nobile intento di dire qualcosa di nuovo, Baglioni abbia detto solo qualcosa di terribilmente triste. Basti prendere come esempio I silenzi del tuo amore, brano sentimentale parzialmente parlato – cosa che all’epoca era molto in voga – che a mio giudizio, nonostante l’apporto fornito dalla nota vocalist Edda Dell’Orso, è qualcosa di terribile.

    Ma Claudio è un cavallo di razza e non si perde d’animo; l’anno dopo pubblica un nuovo LP. Nuovo per modo di dire, perché Un cantastorie dei giorni nostri, in realtà, contiene sette brani del disco precedente, quelli che probabilmente Baglioni e Coggio – coautore di diverse canzoni e produttore del disco - ritengono più meritevoli, e, in aggiunta, alcune nuove composizioni che, obiettivamente, portano una zaffata d’aria fresca, tant’è vero che la frattura tra vecchio e nuovo è evidente e tangibilissima.

    Io, una ragazza e la gente è l’apologia della vita on the road; Cincinnato narra del triste ritorno a casa di chi ha tentato la fortuna lontano dai luoghi natii. Due curiosità: l’incipit del brano (Gira che ti rigira amore bello) diventerà, due anni dopo, il titolo di un LP del cantautore; inoltre, il tema iniziale e finale del pezzo verranno utilizzati per parte della musica di Casa in costruzione, incluso, manco a dirlo, nel disco Gira che ti rigira amore bello. Se… casomai… è il brano che, come detto poc’anzi, era stato presentato da Rita Pavone a Un disco per l’estate 1971, e narra di un tentativo di “rimorchio” nei confronti della ragazza dei propri sogni. Tentativo che, come dimostrerà la ristampa in cd diversi anni dopo, avrà successo. …E ci sei tu è una classica canzone d’amore, con la particolarità che una frase del testo verrà utilizzata da Baglioni, tre anni più tardi, per la composizione della splendida E tu… (E ci sei tu, che stai scoppiando dentro il cuore mio…), mentre Vecchio Samuel è la triste e, diciamolo pure, un po’ lacrimevole storia di un uomo che, dopo la morte della moglie, ha perso la gioia di vivere e che per campare, visto che non gli danno la pensione, vive di carità suonando il violino nei locali pubblici; quando finalmente gli concedono la tanto sospirata pensione è troppo tardi, perché “da stanotte non ci sei più, ma stai proprio un sacco meglio finalmente lassù…”. Sulle altre “vecchie” canzoni stenderei un velo quasi pietoso, a parte Signora Lia, Notte di Natale ed Isolina.

    Non sono, ovviamente, in grado di sapere come si sia “mosso” questo disco; ritengo, però, vista la fiducia attribuita in séguito all’artista, che le vendite non siano andate poi tanto male; di sicuro, però, siamo lontani ancora anni luce dalla qualità delle canzoni che, appena un anno dopo, comporranno Questo piccolo grande amore.

    La qualità delle registrazioni è più che discreta, specie riguardo le canzoni più nuove, in cui c’è anche una maggior cura negli arrangiamenti, curati in massima parte da Ruggero Cini (che, sette anni dopo, arrangerà anche E tu come stai? e che scomparirà prematuramente nel 1981).

    Non è ancora nata una stella, ma oramai il dado è tratto.


     
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