Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Lupo Solitario....miti, leggende, storia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    Anita e il segreto dei lupi

    lupo-donna-470x281

    In occasione dell’uscita del libro Il segreto dei lupi di Dorothy Hearst una bellissima storia di un’amicizia impossibile iniziata 14 mila anni fa… vi proponiamo una un’amicizia che forse non è davvero impossibile!
    Come riportato sul sito di Repubblica.it, in un articolo a cura di Pier Luigi Pisa, è un abbraccio che emoziona il web quello tra Anita e un gruppo di temibili lupi. La ragazza lavora al Polar Zoo, in Norvegia, popolare per il suo “Wolf Camp”: un’area in cui i visitatori hanno l’opportunità di “socializzare” con questi animali. Dopo tre anni e mezzo di lavoro, Anita si era assentata dallo zoo per due mesi. Al suo ritorno è stata accolta con grandi feste dai suoi “amici”. Il loro incontro, ripreso e pubblicato su YouTube, è stato visto da più di 200.000 navigatori. !



     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    La leggenda della Luna piena

    lupo-ulula

    La leggenda della Luna piena
    La leggenda della Luna piena è molto antica e nasce dalla saggezza degli indiani d'America.
    Tanto tempo fa, in una bella notte estiva, in cielo splendeva una sottile falce di Luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro trine di nuvole, o danzava lievemente tra di esse. Un lupo, sulla cima di un monte, ululava senza sosta. I suoi ululati erano lunghi, ripetuti e disperati. L’argentea regina della notte, ne fu infastidita e gli chiese perché si lamentasse tanto. Il lupo rispose che aveva perso uno dei suoi figli, il più piccolo della cucciolata, era disperato e ormai disperava di trovarlo. La Luna commossa e desiderosa di aiutare il lupo, pensò d’illuminare tutta la montagna per far sì che il lupacchiotto trovasse la via del ritorno. Così si gonfiò fino a diventare un disco grande e luminoso. Poi rivolgendosi al padre disse: “Guarda se ora riesci a ritrovare il tuo cucciolo”.
    Il lupacchiotto, tremante di freddo e di paura, si trovava sull’orlo di un precipizio. Con un balzo il padre afferrò il suo cucciolo lo rincuorò e lo strinse a sé felice ed emozionato. Poi dopo avere ringraziato la luna, il lupo e il suo piccolo tornarono nella foresta.
    Le fate dei boschi, per premiare la sensibilità della Luna, decisero di farle un regalo e da allora ogni trenta giorni la Luna può ridiventare tonda, grossa e luminosa, in modo che tutti i cuccioli del mondo possano ammirarla in tutto il suo splendore, alzando gli occhi al cielo.
    I lupi conoscono la storia e ululano festosi alla Luna piena.

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    9+totti

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Administrator
    Posts
    653

    Status
    Offline

    La mia vita con i lupi
    c01df1e2-4b73-463e-878e-2be509179bca.

    Diciassette anni di appostamenti discreti, di conoscenza, di reciproca fiducia: così il fotografo Ian McAllister è riuscito a raccontare in un libro come vivono «Gli ultimi lupi selvaggi» del Canada, che ora esce da Orme Editore
    di Elena Dallorso


    f020e83c-6cdb-4b5e-817d-c93c0ef6b73e.

    British Columbia, Canada, quasi al confine con l'Alaska. Territorio selvaggio, dove l'uomo è poco presente e dove i lupi grigi vivono in pace, nuotando nelle acque dell'Oceano e lottando con le balene e con i grizzly. In questi luoghi, per diciassette anni, il giornalista e fotografo Ian McAllister ha vissuto ed è riuscito a costruire una relazione con un branco di lupi, conquistandosi con incredibile pazienza e tenacia la loro fiducia: lo hanno accolto nel loro territorio, ha potuto assistere alla nascita dei cuccioli, seguire le migrazioni degli animali, raccogliere informazioni scientifiche sui loro comportamenti e le bellissime fotografie che illustrano il libro Gli ultimi lupi selvaggi pubblicato da Orme Editore (30 €).
    995c4e91-89c5-4bac-aa0e-6c97849f0091.
    Sfogliatene le pagine e sarete catapultati in quelle foreste, a contatto con il freddo, l’acqua ghiacciata, la neve, i pericoli vissuti dal branco e dai cuccioli, la caccia agli orsi, le lunghe nuotate da un’isola all’altra con il rischio di essere uccisi da un’orca.

    3008e5ed-a110-4d5a-9935-c935af10fa5e.

    Ogni lupo ha una personalità unica e interessante. Non ne ho mai incontrato uno che non mi colpisse
    (11/01/2013 00:00)

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    IL LUPO TRA MITO E LEGGENDA


    branco_lupi


    Il mondo antico ci ha lasciato numerose testimonianze letterarie che si riferiscono alla natura: descrivendo i paesaggi si rappresenta l’ambiente in cui si svolgono le vicende dell’uomo o degli eroi. Gli atteggiamenti che emergono da questi testi sulla natura si possono così suddividere: da una parte la natura è vista come selvaggia e spontanea, dall’altra, come addomesticata dall’uomo e organizzata. Da un lato il paesaggio incolto, le foreste impenetrabili o le forze della natura che si scatenano, dall’altro l’orto, il giardino, la piacevolezza di un ambiente ricreato dall’uomo; la natura selvaggia spaventa; la natura organizzata addolcisce e ritempra lo spirito.
    È proprio in questa ambivalenza che va collocato il lupo e l’ancestrale paura che accompagna l’uomo dalle origini della sua storia nei confronti di questa fiera. Il lupo infatti, creatura della natura selvaggia e spontanea, compie periodiche incursioni nei ben ordinati territori umani, ricordando ai pastori quanto sia fragile il dominio dell’uomo sulla natura e quanto essa possa manifestare con prepotenza il suo aspetto più ostile e spaventoso.
    Il lupo comunque, non è l’unico animale pericoloso che abbia mai popolato le selve della Grecia antica, dell’Asia Minore, dell’Italia dei Romani, ma è quello che più spaventa i pastori per le sue incursioni negli ovili e che quindi simboleggia a pieno titolo gli aspetti più inquietanti di una natura che, nonostante tutti i suoi sforzi, l’uomo non è mai in grado di domare completamente.
    Le altre creature temibili del mondo animale, basti pensare ai leoni e ai serpenti, vivono generalmente nella loro dimensione di natura spontanea e selvaggia e diventano pericolose per l’uomo solo quando l’uomo compie azzardate incursioni in tali territori. Il lupo invece valica i confini tra i due mondi, spostandosi continuamente tra boschi, incolti, pascoli e campi. L’uomo non lo incontra solo se esce dalle proprie fattorie e dai propri giardini, ma lo vede apparire anche sulla soglia di casa. Nelle società agro-pastorali quindi il lupo ha sempre goduto di un fama sinistra a causa delle sue improvvise incursioni nei territori umani, ma va ricordato come presso alcuni popoli, ad esempio i Lapponi e gli Eschimesi, esso è venerato come una divinità apportatrice di vita e di morte, del sole e delle oscurità.
    Il mito del lupo si perde quindi nella notte dei tempi: è una presenza sicuramente costante e ben nota in un mondo arcaico di tipo pastorale, ma nel corso dei secoli è diventato un simbolo dagli aspetti molteplici e prevalentemente inquietanti. Nella mitologia greca il dio solare Apollo, portatore di luce, che combatté in più circostanze con le forze delle tenebre e dell’oscurità, era venerato con l’epiteto di Liceo (Lykaios), che potrebbe significare “uccisore di lupi” (dal nome greco del lupo, lykos) e sottolineare i risvolti più tenebrosi che la figura del lupo presentava in contrasto con la luminosità apollinea.

    app01b
    Nell’Arcadia, la regione della Grecia divenuta il simbolo della vita pastorale, era invece frequente il culto dello Zeus-lupo o Zeus Liceo. In questi territori, in caso di grave siccità, si svolgeva una complessa cerimonia religiosa: il sacerdote di Zeus si recava ad una sorgente sacra, compiva un sacrificio e faceva colare nelle acque della fonte il sangue della vittima: poi, dopo aver recitato apposite preghiere, immergeva nelle acque un ramo di quercia e ne faceva sprigionare dei vapori che avrebbero provocato la pioggia tanto attesa. Il dio lupo era così messo in relazione con la fertilità della terra e i cicli della vita agricola e del raccolto; il che illuminerebbe di una luce nuova, più rassicurante e positiva, l’immagine dell’animale, se non sapessimo che la vittima preferita per tali rituali era una vittima umana.
    Anche Ovidio, il grande poeta latino, racconta nelle Metamorfosi la storia del re dell’Arcadia Licaone che ebbe un giorno alla sua tavola un ospite d’eccezione, Zeus, il re degli dei. Per mettere alla prova Zeus Licaone fece uccidere un prigioniero e gliene imbandì le carni; il re degli dei naturalmente si accorse subito di ciò che aveva nel piatto e punì la crudele superbia di Licaone trasformandolo in un lupo.
    Questo singolare racconto sembra sia all’origine delle innumerevoli leggende che, già a partire dall’età classica, e poi successivamente nel Medioevo e fino al racconto Mal di luna di Pirandello, hanno come protagonista il lupo mannaro, o licantropo, l’uomo, cioè, che in circostanze particolari, di solito nelle notti di luna piena, si trasforma in lupo.
    La terrificante figura del licantropo, che sembra di nuovo fondere in una sola immagine le due dimensioni diverse della natura, quella inquietante dell’animale selvaggio e quella umana, è affiancata, nell’immaginario greco, da un altro “lupo cattivo”: la lupa Mormo, divinità infernale, ritenuta nutrice dell’Acheronte, il fiume dell’oltretomba personificato. La lupa era evocata, come ci racconta il commediografo Aristofane, come spauracchio per spaventare i bambini.
    Numerosi e presenti nelle varie leggende di svariati popoli della Terra sono gli accostamenti del lupo con il mondo infernale. Il lupo ha negli inferi, al pari del cane, la funzione di accompagnatore delle anime dei defunti alla loro eterna dimora. Il dio degli inferi, Ade, porta un mantello di pelle di lupo e nel mondo divino degli Etruschi il dio della morte ha aguzze orecchie da lupo. Anche l’Egitto accostava il lupo all’idea della morte: Osiride, sposo di Iside e anticamente re d’Egitto, venne ucciso dal fratello Set che lo fece a pezzi e ne gettò il corpo nelle acque del Nilo; ma risuscitò in forma di lupo ed ebbe la meglio su Set. Anche il dio Anubi, divinità infernale egizia, ha con il lupo una certa parentela, perché era chiamato anche Impu, “colui che ha forma di cane selvaggio”.
    Il lupo viene quindi a rappresentare l’animale infernale, inquietante e terribile, che divora con le sue fauci spalancate le vittime e, di conseguenza, il tempo della vita dell’uomo. Rappresenta inoltre lo strumento della punizione divina verso chi si è macchiato di sacrilegio, come testimonia la leggenda del lupo di Peleo raccontata da Ovidio. Peleo, il futuro padre di Achille e sposo di Tetide, si era macchiato di un sacrilegio, uccidendo il fratellastro Foco: gli dei, irati, mandarono allora un lupo selvaggio e famelico a far strage delle sue greggi.
    Le parole angosciate della descrizione confermano che ai tempi di Ovidio sono molto sentite le antiche tradizioni secondo le quali, per esempio, chi è visto da un lupo prima di averlo a sua volta visto, è destinato a rimanere senza voce; anche Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, descrive, non senza un certo scetticismo, questa credenza e riporta come fosse consuetudine avvalersi di amuleti fatti con occhi e denti di lupo o delle proprietà taumaturgiche del suo fegato, del grasso, della carne.
    In epoche successive il lupo venne scelto come simbolo anche da molti popoli barbarici, che durante le loro invasioni, si identificarono con questo predatore, seminando morte e distruzione in suo nome; lo stesso Gengis Khan era il diretto discendente del grande Lupo Azzurro, leggendario antenato dei mongoli.
    Il ruolo del lupo non sembra cambiare sensibilmente anche se dal mondo alto della mitologia, della religione e della poesia passiamo a quello più modesto e quotidiano della favola, che nella cultura greca si identifica con l’opera di Esopo. Diverse favole hanno per protagonisti i lupi, anzi, più esattamente, “il lupo”, che ha un carattere ben preciso e ritorna come personaggio sempre uguale a se stesso: in lotta con il leone o con i cani che custodiscono le greggi, in agguato a far la posta a un agnello o a giocare d’astuzia con il pastore, la pecora o il cavallo. Nelle gare d’intelligenza, però, il lupo non fa una gran bella figura: Esopo lo presenta come malvagio e quasi sempre affamato, ma non sempre fortunato e qualche volta anche preso in giro dalle sue possibili vittime, più astute di lui. Nella morale finale, che conclude ogni favola proponendo un insegnamento desunto dalle vicissitudini degli animali messi in scena, il ruolo del lupo si identifica sempre con quello del malvagio, qualche volta persino simpatico per la sua goffaggine, comunque sempre visto come personificazione della doppiezza e della cattiveria allo stato puro.
    Le immagini del lupo fin qui evocate ne mettono in evidenza gli aspetti spaventosi e inquietanti che trapasseranno, senza soluzione di continuità, in tante tradizioni del Medioevo, nelle favole, nelle credenze popolari, nell’iconografia del demonio e nelle leggende dei santi.
    Il lupo tuttavia non è soltanto il mostro dalle fauci spalancate che fa strage di greggi: nel mondo romano una lupa è collegata alla notissima leggenda di Romolo e Remo, che, abbandonati dopo la nascita, furono allattati appunto dalla celebre fiera. “Lupus in fabula”, si diceva in latino, ossia “come l’apparizione di un lupo nel bel mezzo di un discorso”, segno evidente che l’esperienza dell’incontro con il lupo doveva essere abbastanza ricorrente nell’Italia antica. Nel mondo romano, inoltre, il lupo è animale sacro a Marte, e Marte, prima di venir identificato con il greco Ares, signore della guerra, era venerato presso le popolazioni dell’antica Italia anche come dio protettore dell’attività agricola e dell’allevamento, con l’appellativo di Silvanus; senza contare che la leggenda lo faceva padre dei gemelli Romolo e Remo. Il cerchio si chiude se richiamiamo in questo contesto anche la figura di una divinità antichissima venerata dai pastori italici, Luperco, il cui nome richiama quello del lupo e che si riteneva proteggesse gli armenti proprio dagli assalti di quei feroci animali. Luperca, al femminile, era una figura divina, forse identificabile con la dea Acca Larenzia, la moglie del pastore Faustolo che allevò Romolo e Remo, e secondo alcune fonti antiche era altresì il nome della lupa che allattò i gemelli.
    Con un singolare capovolgimento dei ruoli, così, l’animale mostruoso e terribile dalle fauci spalancate diventa la nutrice dei divini gemelli che fonderanno la più grande città del mondo antico. la lupa Mormo, la mostruosa nutrice dell’Acheronte infernale, si trasforma nel mondo romano, diventando complice benevola di un disegno divino.
    Sempre in relazione al volere divino va annoverata la vicenda di San Francesco e il lupo, o meglio la lupa. San Francesco, giunto un giorno nella città di Gubbio, apprese con dolore che la popolazione era spaventata a causa di un grosso lupo feroce che si aggirava nei dintorni e faceva strage di animali e persino di uomini. Il Santo ebbe compassione per quella gente e, ispirato dal volere divino, andò, solo ed inerme, ad affrontare la bestia feroce. Quando il lupo gli apparve, il Santo si fece il segno della croce e immediatamente il lupo si accostò a lui, alzò la zampa anteriore e, in segno di fede e sottomissione, la pose nella mano del Santo. Da quel giorno la bestia, ammansita, visse in armonia con la popolazione ed entrando tranquillamente nelle case ricevette cibo abbondante da tutti i cittadini.
    Continuando così negli alti e bassi della sua storia, il lupo sarà ancora una volta, nel Medioevo, una figura principalmente sinistra e famelica, predatrice di agnelli e testimone delle riunioni delle streghe nelle notti del Sabba; sarà la personificazione del demonio e un terribile spauracchio per i bambini disobbedienti. È proprio in questo periodo che il terrore dei lupi assume in Europa forme ossessive, tanto che ogni villaggio disponeva di un gruppo di cacciatori sempre pronti a combatterli. Questo retaggio culturale negativo nei confronti del lupo venne esportato dall’uomo europeo nelle colonie d’oltreoceano: i nativi americani venivano invogliati alla conversione tramite un’offerta scorretta: una vacca ogni otto lupi uccisi. Ma è proprio presso molte tribù di Indiani d’America che si trova una forte correlazione nello stile di vita con il lupo. Presso gli indiani Pueblo, Shoshoni, Sioux, Cheyenne il lupo era rispettato come cacciatore e come procacciatore di cibo non solo per sé stesso ma per la comunità intera, attitudine condivisa anche dai nativi. Per gli indiani cacciatori delle Grandi Pianure il lupo rappresentava non solo un modello per la caccia ma rivestiva anche un ruolo predominante nella vita religiosa, essendo l’animale totemico preposto alla concessione dei poteri per la caccia, la guerra e la guarigione. Sognare un lupo o averne una visione significava acquisire la capacità di avvicinarsi ad una mandria di bufali o ad un nemico con la stessa silenziosità e fluidità di movimenti del lupo stesso. Il potere di questo predatore era considerato tale che ogni cosa o persona ne fosse venuta a contatto doveva venire purificato. Ma nonostante questi esempi positivi il lupo con il passare del tempo diventa suo malgrado il simbolo della malvagità assoluta e, come accade in “Dracula” di Abram Stoker, scrittore gotico, esso è l’incarnazione di forze demoniache, prendendo persino una connotazione quasi umana.
    Bisognerà aspettare l’età contemporanea perché anche il lupo, come molte altre creature a lungo viste soltanto come pericolose per l’uomo, appaia con una dignità nuova proprio nel momento in cui la sua stessa sopravvivenza risulta minacciata e venga sentito come tassello prezioso e insostituibile del mosaico multicolore di specie diverse che popolano la Terra, ritornando a proporre in modo nuovo il suo ruolo antico di tramite, non più spaventoso, fra la natura selvaggia e quella addomesticata dall’uomo.
    Gianluca Ferretti


    www.officinadellambiente.com/

    I licantropi, il mito

    licantropi-lupi-mannari-860x450

    Nel folklore del mondo antico e medioevale sono presenti diversi mostri cannibali come l’orco, la strega e il lupo mannaro o licantropo che altro non sono che trasfigurazioni del cannibalismo. Eventi drammatici di cattiveria e crudeltà venivano attribuiti alle bestie e chi compiva gesti ti grave ferocia era considerato una metamorfosi animale.

    In passato le spiegazioni era fantastiche e non studiate con i moderni strumenti medici per il licantropo o lupo mannaro non era responsabile perché guidato da una volontà ma perché soggiogato da forze oscure.

    Il lupo mannaro diventa così un mostro del mondo gotico non sopo antico ma anche contemporaneo, un mostro cinematografico che spaventa gli uomini a fianco dei vampiri.

    Licantropo e lupo mannaro origine dei termini
    Il termine lupo mannaro deriva da un termine latino medioevale ‘melanconia lupina’ o ‘morbo lupino’ e venne introdotto nell’uso comune nel 1500 come trasformazione del termine volgare latino ‘lupus hominarius’.

    Nella cultura antica il lupo è stato considerato come il capro espiatorio per spiegare certi fenomeni che non si riuscivano a razionalizzare e spiegare.

    Il termine LICANTROPO deriva dal greco λύκος [lykos] e ἄνθρωπος [antropos], che significano lupo e uomo. Il termine Licantropo non indica un qualunque tipo di creatura mannara, ma solamente l’uomo che diventa lupo.

    Licaone, il mito di Ovidio
    Una delle più famose leggende legate ai licantropi è quella che ci racconta Ovidio nelle metamorfosi. La storia nasce nell’Olimpo, Giove seduto sul trono si rivolge agli altri dei, parlando della crudeltà degli uomini e racconta di Licaone che Giove stesso ha punito per aver tramato contro di lui. Giove sceso sulla terra nelle vesti di un mortale, voleva verificare che tutte le nefandezze di cui aveva sentito parlare fossero reali, finché giunge nell’inospitale dimora del tiranno d’Arcadia, Licaone. Il popolo rivolge preghiere alla divinità appena giunta ma il sovrano se ne fa beffe.

    “Voglio accertare, con prova lampante, che questo dio non sia un mortale; e il vero sarà indubitabile”

    Licaone vuole uccider il suo ospite durante il sonno, ma prima uccide un ostaggio per arrostire una parte delle sue carni e bollirne l’altra. Giove infuriato fa crollare l’abitazione prima che Licaone abbia il tempo di presentargli quella “pietanza”.

    ecco le parole di Ovidio:

    Atterrito fugge e raggiunta la campagna silenziosa lancia ululati, tentando di parlare. La rabbia gli sale al volto dal profondo e assetato come sempre di sangue
    si rivolge contro le greggi e tuttora gode del sangue.
    Le vesti si trasformano in pelo, le braccia in zampe:ed è lupo, ma della forma antica serba tracce.
    La canizie è la stessa, uguale la furia del volto, uguale il lampo degli occhi e l’espressione feroce.


    licaone-ovidio-licantropo

    Le leggende narrano storie diverse sul perché si diventa licantropi

    Si diventa licantropi a causa di fattura o maledizione di magia nera, per cui il licantropo è un lupo senza coda, imperfetto come il diavolo.

    Maghi e streghe si trasformavano in lupi mannari cospargendosi di un unguento a base di grasso di bambino e cicuta.

    Nella tradizione slava si diventa licantropi mangiando il cervello di un lupo o bevendo da un orma lasciata in terra da un lupo.

    Una leggenda italiana ci racconta che si diventa lupi dormendo la notte con il volto illuminato dalla luna piena o per aver bevuto dalla stessa fonte del lupo.

    Nella tradizione tedesca l’ultima delle sette figlie, o chi nasceva a Natale ( vicino al solstizio di inverno giorno del male) poteva trasformarsi in licantropo.

    Ma erano anche licantropi le persone che avevano troppi peli affette da ipertricosi.


    lupo-mannaro-stampa-antica


    Il lupo mannaro nella letteratura antica


    Talete ci racconta di persone che colpite da questa sciagura si comportavano come lupi: ululavano e si lamentavano cercando di mangiare carne umana. Secondo Petronio esistevano persone dalla duplice pelle, normale di giorno ma che la notte si rivoltava diventando pelliccia. Nel medioevo i presunti licantropi erano così sezionati per esaminare che la pelle contenesse peli.

    Nella tradizione scandinava l’orso fungeva una simile funzione al lupo e i guerrieri bearsak si coprivano solo di pelle d’orso per sentirsi invulnerabili e dar così sfogo a una libertà sfrenata senza inibizioni culturale e religiosa.

    Gerard Van Swieten, medico di Maria Teresa d’Austria scrive uno studio sui fenomeni legati alle leggende balcane di vampiri e lupi mannari e nei Commentaria in aphorismos scrive:

    “Una variante della mania è la licantropia e la cinatropia, per cui gli ammalati si mettono furiosamente a imitare i lupi e i cani e talvolta credono di essersi trasformati in tali animali…. Si dice che l’epoca preferita per tali eccessi sia il mese di febbraio durante il quale, di notte, gli ammalati si trasformano in cani o lupi cercando di violare i sepolcri. E tutti gli autori concordano nell’affermare che questi individui circolino in preferenza nei cimiteri. “

    In Europa il terrore dei lupi mannari è forte soprattutto tra il cinquecento e il seicento, gli inquisitori hanno condannato a morte tantissime persone innocenti che sotto tortura si sono proclamate licantropi.

    caccia-lupo-mannaro

    Lupo mannaro e vampiri


    Come sappiamo dai film lupi mannari e vampiri sono compagni nel male e spesso si combattono, questo immaginario deriva da una credenza Slovena del 1500 che credeva che il vampiro non fosse altro che il lupo mannaro morto. Il vampiro era ritenuto una trasformazione del lupo mannaro.

    Il lupo mannaro di Bedburg, Peter stump
    Papa Innocenzo VII nel 1845 incaricò due domenicani esperti cacciatori di streghe di redigere un manuale per combattere il maligno e nel 1487 venne redatto il Malleus Maleficarum , cioè il martello delle streghe.

    Questo codice venne diffuso e ratificato anche da futuri papi e divenne lo strumento della chiesa per agire e condannare persone sospette di lavorare nelle fila di Satana. Questa politica portò alla chiesa numerosi profitti derivanti dai sequestri dei beni dei condannati che in parte andavano anche agli inquisitori.

    Peter Stump era un ricco fattore protestante della città tedesca di Bedburg che nel 1589 venne comandata dai cattolici e così il povero ma ricco fattore venne accusato di Licantropia e sotto tortura ammise di essere un licantropo.

    Nella confessione raccontò di aver fatto un patto con satana in tenera età e ricevuto una campana magica per trasformarsi in un enorme lupo con gli occhi che scintillavano di fuoco. Sotto l’effetto magico era assetato di sangue uccidendo indistintamente uomini e animali che incontrava.

    Nella confessione ammise di aver divorato 14 bambini, donne incinte e i loro feti. Venne condannato di aver mangiato la testa del figlio e violentato figlia e cugina.

    Fu condannato al rogo e con lui anche le due parenti stuprate con la colpa di aver subito lo stupro, così non c’erano più eredi. Forse così la chiesa poteva più facilmente impossessarsi dei beni del fattore?

    peter-stumpp-lupo-mannaro

    Peter Stumpp, il lupo mannaro

    Jaques Rulet il licantropo francese
    Verso al fine del cinquecento un contadino francese della regione dell’Aquitania mentre lavorava nei campi vide due lupi mangiare il cadavere di un giovane ragazzo di quindici anni. Il contadino cercò di ucciderli senza riuscirci ma inseguendoli si imbatte in un uomo nudo, dalla barba lunga e dal folto pelo che aveva per giunta unghie lunghe ed affilate. Il contadino lo catturò e lo portò in paese avvisando i gendarmi che lo arrestarono mettendolo sotto processo.

    Jaques Roulet confesso di essere un ladro che grazie ad un unguento diventava feroce e famelico come una belva senza trasformarlo in lupo però. Accuso anche il fratello e il cugino che però non furono ritenuti responsabili e rilasciati.

    Il comportamento di Roulet in carcere e durante gli interrogatori non lasciarono dubbi agli inquirenti: era un malato di mente. Per cui il Parlamento di Parigi nel 1589 commuto la pena di morte a due anni di manicomio presso Saint Germain de Pres dove fu istruito allo studio della religione nel tentativo di reinserirlo nella comunità.

    I Gandillon, una famiglia di licantropi
    Nel 1598 nella regione francese della franca Contea si assiste ad un raro caso di isteria collettiva che vede coinvolti due fratelli, arrestati impiccati ed arsi al rogo.

    La famiglia Gandillon viveva in una zona poco abitata e i giovani della famiglia erano costretti all’isolamento vivendo in una situazione di probabile stress emotivo. Pernette Gandillon era una ragazza che si sentiva un lupo assumendo comportamenti aggressivi tanto che un giorno vagando in un bosco aggredì due bambini uccidendone uno. Le grida dei bambini giunsero al villaggio e quando gli abitanti accorsero si avventarono su Pernette linciandola. Le guardie la incarcerarono in attesa di giudizio ma presto anche il fratello fu accusato di partecipare a dei sabba e di essere uno stregone che aveva fatto un patto col diavolo. Anche gli altri fratelli Georges e Annette si dichiararono stregoni.

    Quando furono in cella i due giovani si comportarono come bestie, ululando e correndo a carponi.

    Questo caso è molto probabile che fu un delirio collettivo nel quale probabilmente la più grande dei fratelli e più disturbata, suggestionasse i fratelli isolandoli e rafforzandoli nel suo delirio.

    licantropo-gargoyle

    Discorso sulla licantropia o della trasformazione degli uomini in lupi


    Nel clima culturale secentesco fatto di miti e leggende antiche ma anche di rivoluzione scientifica, licantropi e strani mostri sono ancora presenti nell’immaginario collettivo ma il potere, re e chiesa, cercano di combatterli non più con esorcismi ma con studi scientifici per verificarne l’esistenza.

    Nel 1599 a Parigi vien pubblicato il primo trattato sui licantropi dal titolo: ‘Discours de la lycanthropie’ ovvero Discorso sulla licantropia o della trasformazione degli uomini in lupi.

    Questo trattato serve per smitizzare e ridurre a ragionevolezza il popolo dimostrando che i lupi mannari non esistono, sono uomini ridotti a stato di bestie che si sentono lupi.

    L’autore, , Jean Beauvoys de Chauvincourt, segretario di Stato del re di Francia fornisce un ampia testimonianza delle testimonianze e del vissuto dell’epoca. Jean Beauvoys propone due ipotesi per questo fenomeno:

    1 i licantropi sono uomini vittima di una malattia degenerativa che dipende dalla cattiva alimentazione.

    2 i lupi mannari sono posseduti dal demonio, stregoni che hanno fatto un patto con Satana contro la Chiesa. Per questo l’autore specifica una serie di pratiche e una accurata descrizione di rimendi: polveri, unguenti etc che il diavolo prepara per le sue vittime in modo da soggiogarli e renderli dei mostri.

    Due le ipotesi avanzate da Beauvoys de Chauvincourt, che pure sembra uno degli spiriti più razionali del suo tempo… La prima è che si tratti di una malattia degenerativa, che dipende da una cattiva alimentazione, carne avariata in particolare. La seconda è che si sia di fronte a una «possessione diabolica». I lupi-mannari sono stregoni che, in spregio alla Chiesa, «hanno legato la loro volontà perversa a quella di Satana e, per libero arbitrio, si sono sottomessi a i suoi iniqui comandamenti, rendendosi in tal modo nemici mortali del genere umano». E interessante, al proposito, è l’accurata descrizione di vari «unguenti, colliri, creme, polveri e pozioni» che il demonio somministra a questi disgraziati per «turbare la fantasia e l’immaginazione, le quali una volta alterate, danneggiano tutto il corpo».

    Il volume è stato tradotto dal francese all’italiano : Discorso sulla licantropia o della trasformazione degli uomini in lupi. Casa editrice: La Vita Felice.

    I licantropi, il mito ultima modifica: 2017-08-07T10:32:58+02:00 da Stefano Torselli

    fonte:/www.goticomania.it/

     
    Top
    .
19 replies since 8/9/2011, 10:28   10569 views
  Share  
.