Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Parafrasi:"La fuga dall'antro"

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    Parafrasi:"La fuga dall'antro"


    Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita, allora egli spinse al pascolo le mandrie dei maschi; le femmine,per i recinti,non munte belavano: le loro poppe scoppiavano, infatti. Tormentato da fieri dolori, il padrone tastava le groppe di tutte le bestie, ferme diritte: lo sciocco non lo aveva capito, che gli uomini erano stretti al petto delle bestie lanose. Ultimo uscì il montone dal gregge, gravato dalla lana e da me coi miei fitti pensieri.Ed il forte Polifemo palpandolo disse: "Caro montone, perchè vieni per la spelonca così per ultimo? prima non sei mai venuto dopo le pecore ma primissimo correvi a brucare i teneri fiori dall'erba, a gran salti; per primo bramavi tornare alle stalle,la sera; e ora invece sei l'ultimo.Forse tu piangi l'occhio del tuo padrone? Lo ha accecato un vigliacco coi suoi vili compagni, dopo avermi vinto la mente col vino: Nessuno, che penso non è sfuggito ancora alla morte. Oh se potessi anche tu pensare e parlare, per firmi dove lui fugge dal mio furore.A lui,sbattuto qua e là per la grotta, si spaccherebbe il cervello per terra e il mio cuore avrebbe sollievo dai mali che questo Nessuno da nulla mi diede". Detto così, spinse fuori il montone. Giunti poco lontano dall'antro e dallo steccato mi staccai dal montone, per primo, e sciolsi i compagni. Spingemmo in fretta le reggi dal passo diritto, pingui di grasso più volte volgendoci, finchè arrivammo alla nave.Al nostro apparire i cari compagni gioirono, perchè eravamo sfuggiti alla morte, mas piansero gli altri.

    parafrasi

    Quando di mattina arrivò Aurora, dalle dita rosee, spinse le mandrie maschili al pascolo; la femmine non munte, belavano chiuse nei recinti: infatti le loro poppe scoppiavano. Il padrone, tormentato da pesanti dolori, tastava le groppe di tutte le bestie, immobili: lo sciocco però non aveva capito che gli uomini erano attaccati al petto delle bestie con la lana. l'ultimo che uscì dal gregge fu il montone, gravato(appesantito) dalla lana e dai miei pensieri. e il forte Polifemo, palpandolo disse: Caro montone, come mai arrivi per ultimo nella spelonca? primamente arrivavi prima delle pecore e correvi a brucare i teneri fiori dell'erba, saltando molto;per primo volevi tornare alle stalle la sera, ora invece sei l'ultimo. forse fai così perchè piangi per l'occhio del tuo padrone? lo ha accecato un vichiacco (odisseo) con i suoi compagni vili, dopo che mi ubriacò: Nessuno, che penso stia per morire. oh, se tu riuscissi a parlare mi diresti dove fugge del mio furore. Lui se fosse sbattuto qua e là per la grotta, gli si spaccherebbe il cervello e il mio cuore ne sarebbe felice perchè sarebbe sollevato dai mali che Nessuno mi diede". Detto questo, spinse fuori il montone. quando giungemmo lontano dall'antro e dallo steccato mi allontanai dal montone, e scoiolsi i compagni. spingemmo velocemente le reggi che camminano dritte, finchè arrivammo alla nave. quando arrivammo, i nostri cari compagni gioirono, poichè eravamo sopravvissuti, ma piansero gli altri.
     
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