Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

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    Bambini e sport - consigli: il rugby


    bimbo-rugby

    Pediatria: perché giocare a rugby?





    Perché giocare a Rugby?

    Appena un bambino vede una palla, in genere non la prende a calci, ma la esplora con le mani la osserva e la lancia con le rugby%20bambinimani. È naturale che poi impari a correre con la palla in mano. Già questa osservazione fa capire perché l’inventore del Rugby William Webb Ellis, durante una partita di Football prese la palla con le mani e corse fino a portarla oltre la linea di porta. Ciò avveniva nel 1823 nella scuola della cittadina di Rugby e quel gesto spontaneo ha innescato il mondo del rugby che oltre ad essere uno sport è una filosofia di vita. Per un bambino di 6-7 anni che cosa c’è di più bello che avere la possibilità di correre con la palla in mano, “acchiappare” quello che ha la palla e rotolarsi per terra. Il Rugby è libertà, scuola di vita e disciplina. Da un punto di vista medico sportivo è un classico sport aerobico anaerobico alternato, cioè è necessaria resistenza e nel contempo velocità. Ma diversamente ad altri sport i ruoli determinano un impegno diverso, infatti gli “avanti” devono anche avere qualità di potenza pura, mentre i tre quarti (gli attaccanti) devono avere nel loro bagaglio tecnico oltre a capacità di forza esplosiva “velocità” anche notevole “destrezza”.

    È pericoloso giocare a Rugby?

    Il Rugby è uno sport di contatto, e come tale un bambino che effettua tale sport sicuramente si abitua a ricevere e dare colpi. Proprio l’abitudine al contatto fisico che permette ai giovani che praticano questo sport di evitare traumi, e nel contempo a rispettare l’avversario. Il contatto è ammesso soltanto per chi ha la palla in mano e pertanto ci si aspetta il placcaggio ed è prevedibile che possa cadere con la palla in mano.

    Tutti possono giocare a Rugby?
    Si, dato che c’è notevole differenza fra i ruoli, contrariamente a quello che si pensa un bambino non eccessivamente grande può giocare tranquillamente, svilupperà quelle che sono le capacità per risolvere il “problema” statura e peso. Ci sono esempi anche a livello internazionale che mostrano come un classico “mingherlino” può giocare contro i sovradimensionati “avanti”. Vediamo ad esempio come nel 6 Nazioni giocatori come il mediano di mischia irlandese Peter Stringer o l’italo-argentino Ramiro Pez riescano ad emergere nonostante abbiano un fisico da comune mortale. Naturalmente non ci sono impedimenti diversi dagli altri sport di squadra, e le limitazioni sono le stesse per quanto riguarda calcio, basket e volley.

    Quando iniziare a giocare?

    Il minirugby è da anni introdotto in Italia e già da un’età di 7-8 anni è possibile praticarlo, naturalmente le regole sono diverse e nelle prime fasi la pratica del rugby equivale a momenti ludici con delle regole molto semplici. Il bambino che gioca a Rugby impara a correre con la palla, a fermare l’avversario che è portatore di palla e a superare la linea di meta. Acquisisce quindi le modalità per una corretta corsa ed un corretto modo di cadere se placcato e comincia ad acquisire capacità di destrezza per evitare di essere bloccato dall’avversario. Inoltre comincia ad acquisire il concetto di disciplina in campo dove non si deve mai protestare ne reagire e imparare a controllare le reazioni. Con il minirugby inizia una vera e propria scuola di vita.

    Quale impegno fisico deve sostenere un giovane che pratica il rugby?
    rugby-bambiniL’impegno cardiovascolare è identico a quello degl’altri sport di squadra, la differenza è legata all’abitudine al contatto fisico, indubbiamente il piccolo atleta deve essere in buone condizioni generali e soprattutto deve avere un’integrità dell’apparato muscolo tendineo ed osteoarticolare, naturalmente gli impegni di tale apparato sono diversi a seconda dell’età del praticante, ovviamente il bambino più piccolo incontrerà pari età e l’impatto sarà proporzionato. La preparazione fisica del giovane atleta deve essere impostata, come tutti gli sport di squadra ad impegnare l’apparato cardiovascolare, l’apparto osteoarticolare e muscolo-tendineo. Il bambino che pratica rugby deve essere in grado di correre, spingere, saltare, e deve avere una buona destrezza per scartare gli avversari.

    Fonte: ospedale pediatrico Bambino Gesù, anno 2006.

     
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    Scoprire le due ruote!

    L'importanza delle tre ruote
    scoprire-le-due-ruote-tricicloIl sole, il caldo e la bella stagione suggeriscono ai genitori che è giunta l’ora di insegnare ai propri figli ad andare in bicicletta. L’equilibrio sulla bici, un fattore totalmente naturale per un adulto, non è poi così scontato per un bambino che, aiutato a sostenersi dalle rotelle, impiegherà del tempo ad abituarsi alle due ruote.
    Nella primissima infanzia il bambino si muove sul triciclo, un mezzo sicuro e stabile che abituerà il bambino, fin da subito, ad acquisire confidenza con il primissimo mezzo di trasporto da lui utilizzato: la bici.

    Il triciclo
    Il triciclo, in realtà, non ha molto a che vedere con la bicicletta, ma è un supporto fondamentale per permettere al piccolo l’esplorazione di spazi altrimenti inesplorati e rappresenta una sorta di ‘conquista di libertà’ e indipendenza. Pur essendo differente, il triciclo è importante perché offre al piccolo tutti i principi utili a manovrare correttamente, poi, la bicicletta. A bordo del triciclo, infatti, il piccolo imparerà a girare il manubrio per cambiare direzione, pedalare con più o meno forza e misurare correttamente le distanze e gli spazi.

    Le rotelle
    I 4 anni sono l’età perfetta per abbandonare il triciclo e lanciarsi nella nuova avventura della bicicletta, munita però di rotelle. Anche in questo caso il bambino è esente dall’equilibrio in sella, perché il mezzo è naturalmente sicuro, mentre invece il vero cambiamento avviene nelle differenti condizioni di guida, nonché nell’utilizzo del freno.

    La bicicletta nuova
    scoprire-le-due-ruote-la-bicicletta-nuovaI 5 o 6 anni sono l’età perfetta per abbandonare la stabilità delle tre ruote e lanciarsi in una nuova emozionante sfida con il sostegno di mamma e papà.
    Il primo passo è l’acquisto della prima bicicletta che dovrà soddisfare le vigenti norme sulla sicurezza e incontrare il gusto personale del bambino a cui far scegliere, naturalmente, il colore.
    La sicurezza sulle due ruote passa, chiaramente, anche dagli accessori corredati alla bicicletta. Fondamentali sono il caschetto, le gomitiere e le ginocchiere utili a proteggere in caso da cadute accidentali.

    La prima cosa da fare, una volta portata la bicicletta a casa, è quella di regolare coscientemente il sellino basandosi sull’altezza del bambino che deve poter toccare con i piedi per terra e assumere una corretta postura comoda e stabile.

    Addio rotelle!
    Ogni piccolo ha i suoi precisi tempi di apprendimento da valutare e rispettare, senza mettergli alcuna pressione. Nella maggior parte dei casi sarà il bambino stesso a chiedere all’adulto di levare le rotelle quando i bambini con cui è solito giocare avranno a loro volta smesso le tre ruote.
    Si consiglia a mamma e papà di iniziare rimuovendo una sola rotella, per ammorbidire lo stacco e non spaventare il bambino con un cambiamento troppo improvviso.

    È anche possibile scegliere di rimuoverle entrambe, insieme, ma anche in questo caso il genitore dovrà poi seguire passo passo l’intero procedimento di apprendimento.
    Durante le prove la mano di mamma o papà dovrà stare esattamente sotto il sellino e cercare il naturale baricentro grazie al quale il piccolo riuscirà a restare in equilibrio.
    È importante che i primi tentativi vengano fatti in un luogo adatto, ricco di tranquillità e sgombro dal traffico e dalle auto.

    Il piacere di pedalare
    scoprire-le-due-ruoteDopo i primi tentativi e gli insuccessi iniziali, il piccolo acquisirà presto sicurezza e la bicicletta diventerà la sua compagna di giochi numero uno. Sarà compito di mamma e papà quello di abituare il bambino ad indossare fin da subito gli elementi di protezione, a misurarne la velocità e a responsabilizzarlo nel suo comportamento in strada.
    Pedalare è un passatempo ideale, specialmente nella prima infanzia, perché la bicicletta, oltre ad infondere un effetto vantaggioso per il sistema cardio-vascolare e respiratorio, è anche un ottimo strumento per infondere grande fiducia e orgoglio per i risultati ottenuti.

    Il movimento è fondamentale nelle primissime fasi di crescita perché permette uno sviluppo corretto e sano che tocca sia il fisico stesso che il cervello, passando per la resistenza fisica.
    È importante accettare il fatto che le cadute di sella sono spesso inevitabili e che cadere e poi rialzarsi è importante, perché insegna al piccolo a non commettere nuovamente lo stesso errore e a valutare correttamente le distanze e gli spazi.

     
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    Bambini e sport, come fare la scelta giusta

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    Quale che sia lo sport prescelto l’importante è che i bambini si muovano e che inizino a farlo il più presto possibile. Parola di Armando Calzolari, presidente della commissione medicina dello sport della Società Italiana di Pediatria. Naturalmente, avverte sempre Calzolari, la scelta della disciplina giusta per nostro figlio dovrà basarsi su alcuni elementi tesi a salvaguardare il divertimento e la salute del piccolo.Divertimento dicevamo. Si, perchè fare attività fisica non deve rappresentare una forzatura e uno stress per i bambini; nella scelta facciamoci guidare non solo dalle loro eventuali preferenze ma anche dal loro carattere (non forziamo al gioco di squadra un bambino timido) e dalle loro caratteristiche fisiche.

    E se i piccoli dovrebbero imparare a nuotare già in età prescolare, la scelta di una precisa disciplina sportiva dovrebbe essere rimandata all’ingresso alle scuole elementari. Fino ai sei-sette anni però sarà bene orientarsi su discipline sportive che allenino tutto il corpo (nuoto, ginnastica e atletica), mentre solo in seguito si potrà in tutta tranquillità far praticare al bambino sport che richiedono abilità particolari, come il tennis.

    Una nota a parte meritano gli sport che incidono sulla postura come la danza o la ginnastica artistica. Sono queste le discipline più amate dalle bambine ma sollecitano soprattutto la schiena. Niente paura però se la piccola insiste e mamma desidera accontentarla; il pediatra potrà consigliare un’attività complementare che compesni tale sollecitazione esercitando un effetto protettivo sulla schiena stessa.

    Quanto alle ore settimanali, il pediatra consiglia di far praticare ai più piccoli almento tre o quattro ore settimanali di sport. Si consideri che attualmente solo un bambino delle elementari su dieci mantiene costantemente questo ritmo, mentre quattro bambini su dieci trascorrono almento tre ore al giorno davanti a tv e videogiochi.

    E se proprio il bimbo non vuol saperne di palestre e centri sportivi, anche una partita al pallone giocata al parco andrà bene.

     
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    Quale sport scegliere per i figli?

    Calcio o basket? Scherma, nuoto o magari karate? Lo sport fa bene ai bambini ma è importante che la scelta della disciplina non venga imposta, per evitare rifiuti, ma tenga conto dei loro gusti e delle singole personalità.

    sportivi
    L’avvio dell’anno scolastico coincide con la ripresa delle attività sportive? Molti genitori, allora, si pongono la fatidica domanda: quale è lo sport più adatto a mio figlio/a?
    Prima regola generale: lasciate il più possibile a loro la scelta, senza forzature e senza proiettare su di loro le vostre aspettative. L’importante è che si divertano!
    I bambini più timidi potrebbero scegliere uno sport di squadra, come basket, calcio o pallavolo, perché favorisce la capacità di inserimento in un gruppo, la socializzazione, mentre quelli più “scalmanati” forse andrebbero indirizzati verso attività individuali, che insegnano ad assumersi la responsabilità del risultato finale. Le arti marziali, il nuoto o la ginnastica – artistica o ritmica – potrebbero fare al caso vostro.
    E’ importante rispettare e i tempi di crescita e gli insegnanti ed educatori sportivi devono essere capaci di trasmettere ai ragazzi un corretto spirito sportivo, evitando di esacerbare contrasti, ma stimolando invece il gioco e l’aspetto ludico. Ogni componente competitiva andrebbe evitata prima dei 10-12 anni, puntando tutto sull’aspetto ludico dello sport.
    Se hai trovato interessante questo articolo potresti anche leggere quello dedicato al Decalogo del Coni e scoprire l’intera sezione dedicata allo Sport dei bambini.

    fonte:http:/crescere/sport-bambini/quale-sport-scegliere/

     
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    Scegli lo sport giusto per il tuo bambino

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    I pro e contro delle diverse discipline. Ricordatevi: l'importante è che vostro figlio si diverta e vietato pretendere performance da campioni. Ultimo consiglio: scegliete campi e palestre facili da raggiungere perché dovrete accompagnarlo due-tre volte alla settimana.

    NUOTO


    “Nell’acqua il bambino si sente un po’ come ‘a casa sua’ visto che ha sguazzato nel liquido per nove mesi!" - dice Armando 9a7187fac36b26ae9492c1710b0ce376uniqueidcmcimage1Calzolari, pediatra specializzato nello sport, dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma. Dunque, il nuoto è consigliato fin da piccolissimi. I primi corsi veri partono dai 3 anni.
    BENEFICI
    - Il nuoto consente uno sviluppo armonioso di tutto il fisico, aiuta la coordinazione dei movimenti, oltre ad insegnare a… nuotare: un obbligo per così dire “sociale” in un Paese che ha ben 8000 km di costa!
    - Saper nuotare è utile anche ai fini della sicurezza: secondo dati FIN, negli ultimi 20 anni gli incidenti mortali in acque libere sono scesi del 70% proprio grazie alle attività della scuola nuoto.
    - “Imparare a nuotare è un po’ come imparare a camminare” aggiunge Giuseppe Gangemi, coordinatore Scuola Nuoto FIN. “Come camminare è la tecnica base che un bambino deve apprendere sulla terra ferma prima di poter fare qualunque altra attività sportiva, così nuotare è la tecnica base per imparare a muoversi nell’elemento acqua, un punto di partenza per tutti gli altri sport acquatici, come pallanuoto o nuoto sincronizzato.
    - “Nuotare è una formidabile occasione di conoscenza: in acqua il bambino è inserito in un elemento che è in contrasto col proprio corpo, e questo gli consente di prendere meglio coscienza del corpo stesso,” aggiunge Gangemi.
    - Il nuoto infine è un’attività che non dà carichi sull’apparato locomotore, perché l’acqua toglie l’effetto peso e non si rischiano traumi.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 8 anni.
    INFO: www.federnuoto.it

    GINNASTICA

    Anche la ginnastica generica è un’attività altamente raccomandabile, che si può intraprendere abbastanza presto – intorno ai 0e6b775c2c7bcd4cc849a7c780732bb9uniqueidcmcimage15 anni.
    I BENEFICI
    - “Tra gli sport terrestri, è sicuramente uno dei più completi” commenta Giuseppe Albanese, insegnante di scienze motorie, “poiché favorisce l’armonico sviluppo di ossa, muscoli e articolazioni, inoltre aumenta la conoscenza, la consapevolezza ed il controllo del proprio corpo”.
    - Anche andando avanti con gli anni, può essere il complemento ideale di discipline più specifiche, come il tennis o il calcio.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 6-7 anni.
    INFO: www.federginnastica.it


    DANZA

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    È l’attività preferita delle bambine, che sin da piccole sognano di vedersi col tutù, ma sono sempre più numerosi i maschietti che si avvicinano con passione alla danza. I primi corsi partono dai 5 anni.
    I BENEFICI
    - Abitua a una postura corretta, regala grazia ai movimenti e insegna il senso del ritmo. “È stato dimostrato che il senso del ritmo, inteso come alternanza di battute e pause, è iscritto nel nostro codice genetico, proprio come le capacità coordinative e condizionali” evidenzia Giuseppe Albanese, insegnante di scienze motorie. “Conoscere e sviluppare la musicalità è utile per far emergere qualcosa che è innato in noi, e che potremo utilizzare come base per apprendimenti futuri, esattamente come si fa con la forza, la resistenza o la velocità”.
    - “La danza può essere considerata un’attività completa” precisa il pediatra Armando Calzolari dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, “a patto che preveda una prima parte di preparazione generica attraverso la ginnastica. Se invece la lezione si limita soltanto a far apprendere i passi base della danza non può certo essere considerata un’attività fisica”.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 8 anni
    INFO: www.fids.it

    CICLISMO


    10941e5523949cdb5b35d66216324726uniqueidcmcimage1CICLISMO Ad andare in bici il più delle volte si impara durante un pomeriggio al parco insieme a mamma e papà, e da quel momento può essere un modo piacevole per trascorrere una domenica all’aperto tutti insieme. In genere si incomincia a muoversi senza rotelle intorno ai 4-5 anni. I BENEFICI - “Intesa come pedalata con i genitori o gli amici naturalmente non può essere considerata un’attività sportiva vera a propria (che invece per definizione richiede una pratica costante ed è finalizzata al raggiungimento di obiettivi)” sottolinea Giuseppe Albanese, insegnante di scienze motorie. “Tuttavia ha un ruolo importante nel favorire lo sviluppo della personalità: aiuta ad acquisire fiducia in se stessi, amplia l’autonomia, la libertà, la responsabilità, la capacità di osservazione. In più, il bambino impara ad anticipare le situazioni, prendere decisioni e risolvere problemi, come ad esempio deve fare per evitare di cadere”. - “La bicicletta rinforza in modo particolare gli arti inferiori, quindi non è uno sport completo” aggiunge il pediatra Armando Calzolari dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, “però insegna a stare in equilibrio, coordinare i movimenti e… iniziare a rispettare le regole della strada! Inoltre, se si pedala in un parco fuori città, offre l’opportunità di allontanarsi dall’inquinamento e dal caos cittadino”. QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 12 anni.
    Ad andare in bici il più delle volte si impara durante un pomeriggio al parco insieme a mamma e papà, e da quel momento può essere un modo piacevole per trascorrere una domenica all’aperto tutti insieme. In genere si incomincia a muoversi senza rotelle intorno ai 4-5 anni.
    I BENEFICI
    - “Intesa come pedalata con i genitori o gli amici naturalmente non può essere considerata un’attività sportiva vera a propria (che invece per definizione richiede una pratica costante ed è finalizzata al raggiungimento di obiettivi)” sottolinea Giuseppe Albanese, insegnante di scienze motorie. “Tuttavia ha un ruolo importante nel favorire lo sviluppo della personalità: aiuta ad acquisire fiducia in se stessi, amplia l’autonomia, la libertà, la responsabilità, la capacità di osservazione. In più, il bambino impara ad anticipare le situazioni, prendere decisioni e risolvere problemi, come ad esempio deve fare per evitare di cadere”.
    - “La bicicletta rinforza in modo particolare gli arti inferiori, quindi non è uno sport completo” aggiunge il pediatra Armando Calzolari dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, “però insegna a stare in equilibrio, coordinare i movimenti e… iniziare a rispettare le regole della strada! Inoltre, se si pedala in un parco fuori città, offre l’opportunità di allontanarsi dall’inquinamento e dal caos cittadino”.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 12 anni.
    INFO: www.federciclismo.it

    PATTINAGGIO

    È uno sport che si può iniziare abbastanza presto, intorno ai 5 anni, ma deve essere affiancato da un’attività generica, come il nuoto o la ginnastica, poiché stimola prevalentemente gli arti inferiori.
    8e5e67c26ea40b9682bdd49e1d0f9ed4uniqueidcmcimage1I BENEFICI
    - Come la bici, consente di apprendere un equilibrio diverso da quello al quale si è abituati, quindi è un’ottima occasione per sviluppare le capacità coordinative.
    - È uno sport ‘ibrido’, che non sempre è impostato come attività fisica vera e propria, ma è concepito prevalentemente come attività ludico-ricreativa. “Ed è un bene” evidenzia l'insegnante di scienze motorie Giuseppe Albanese, “perché il pattinaggio lavora molto sulla flessibilità articolare ed un lavoro specifico di questo genere fino ai 7-8 anni rischia di rendere le articolazioni troppo lasse”.
    - Come per la bici, può essere l’occasione per salutari passeggiate all’aperto insieme ai famigliari o agli amici, e proprio per questo aiuta la socializzazione e la condivisione del momento ludico con il gruppo.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 7 anni.
    INFO: www.fihp.org

    SCI

    “Contrariamente a quel che si potrebbe credere, è un’attività che si può apprendere sin da piccoli, verso i 4 anni, perché il 97f14aca7f933a4f9a7d1ac25e62a7a4uniqueidcmcimage1gesto tecnico è sì complesso, tuttavia non è basato sulla forza” dice il medico dello sport. “E poi i bambini sono avvantaggiati dal fatto di avere un baricentro molto basso, che consente loro maggiore stabilità”.
    I BENEFICI
    - Sviluppa l’agilità, la coordinazione neuro-motoria e l’equilibrio; insegna ad avere fiducia nelle proprie capacità.
    - Lo sci si pratica in montagna, dove è possibile respirare aria pulita e si è a stretto contatto con la natura.
    QUANDO L'ATTIVITA' AGONISTICA: 11 anni.
    INFO: www.fisi.org

    CALCIO

    Il vero e proprio calcio si intraprende verso i 7-8 anni, prima dei 7-8 anni è di solito il minicalcio, in un campo ridotto e con 6c75ac6a36148145e8e0c7e2403f05aduniqueidcmcimage1]delle porte più piccole. Anche il numero dei bambini in squadra è inferiore e soprattutto non ci sono ruoli, che il bambino non sarebbe in grado di ricoprire. Più che altro si fa ginnastica, o esercizi propedeutici al calcio. Un allenamento strutturato come il calcio prima dei 12 anni non è pensabile: il bambino non è pronto né dal punto di vista della coordinazione neuro-muscolare, né dal punto di vista delle capacità condizionali (forza, velocità, resistenza)”. - Il calcio non può essere considerato uno sport completo, perché sviluppa solo la muscolatura delle gambe e le società di calcio spesso trascurano una sufficiente preparazione fisica di base: meglio abbinarlo a nuoto o palestra. I benefici - E' una delle attività che più favorisce la socializzazione e lo spirito di gruppo, che insegna a mettere da parte il proprio egoismo per il bene della squadra. - E’ molto coinvolgente anche per la grande partecipazione di pubblico nei confronti di questa disciplina. Quando l’attività agonistica: 12 anni. Info: www.figc.it


    ATLETICA LEGGERA

    Si può iniziare a 6-8 anni, ma solo sotto forma di gioco, perché il bambino non tollera carichi e sforzi prolungati. “L’atletica 64cdf7c1da3881780261ad214af9c1e1uniqueidcmcimage1leggera richiede sia capacità di coordinazione neuro-muscolare sia capacità metaboliche, che prima di una certa età non sono ancora sviluppate” fa notare l'insegnante di educazione fisica Giuseppe Albanese: “Nell’organismo dei bambini infatti manca un enzima, chiamato PFK, che serve per metabolizzare gli zuccheri atti a fornire pronta energia per attività di elevata intensità. Metabolicamente insomma il suo organismo non è preparato a sostenere un certo ritmo e una certa intensità: ecco perché, se figlio e papà fanno una corsa insieme, dopo un po’ il bambino si ferma perché non ce la fa più a star dietro al padre. Fino all’adolescenza, pertanto, si può parlare solo di pre-atletica, che ancora una volta è ottima per arricchire il bagaglio di esperienze motorie, ma deve essere condotta con tempi e sforzi commisurati all’età del bambino”. I benefici - È uno sport che fornisce una buona preparazione di base. - Nella bella stagione si pratica all’aria aperta, quindi dà la possibilità di uscire dal chiuso delle palestre.. Quando l’attività agonistica: 16 anni. Info: www.fidal.it

    TENNIS, SCHERMA

    Come il calcio, il basket e la pallavolo, sono sport di situazione, che quindi richiedono certe capacità che il bambino piccolo 3cd7a5620beb8589037dea2058cbc483uniqueidcmcimage1non possiede ancora. “In più” evidenzia il pediatra Armando Calzolari, “sono sport cosiddetti monolaterali o asimmetrici, perché fanno lavorare solo alcune parti del corpo, in particolare uno degli arti superiori. I corsi si possono cominciare sin dai 7-8 anni (prima di questa età è poco sviluppata la coordinazione neuromotoria, alla base di queste discipline), ma in questo caso più che mai è fondamentale che si faccia prima della preparazione generica - in modo da riequilibrare la simmetria del corpo - e poi si apprenda la tecnica con la racchetta in mano, fermo restando che l’obiettivo a quest’età non deve essere la corretta esecuzione del gesto tecnico, che verrà successivamente”. I benefici - Sono entrambe attività che divertono e appassionano, inoltre sviluppano molto concentrazione e disciplina. Quando l’attività agonistica: tennis 10 anni e scherma 8 anni. Info: www.federtennis.it e www.federscherma.it

    BASKET, PALLAVOLO

    Come il calcio, il basket e la pallavolo, sono sport di situazione, che quindi richiedono certe capacità che il bambino piccolo 38646283c92ec6fff2b1a4f5d70ea706uniqueidcmcimage1non possiede ancora. “In più” evidenzia il pediatra Armando Calzolari, “sono sport cosiddetti monolaterali o asimmetrici, perché fanno lavorare solo alcune parti del corpo, in particolare uno degli arti superiori. I corsi si possono cominciare sin dai 7-8 anni (prima di questa età è poco sviluppata la coordinazione neuromotoria, alla base di queste discipline), ma in questo caso più che mai è fondamentale che si faccia prima della preparazione generica - in modo da riequilibrare la simmetria del corpo - e poi si apprenda la tecnica con la racchetta in mano, fermo restando che l’obiettivo a quest’età non deve essere la corretta esecuzione del gesto tecnico, che verrà successivamente”. I benefici - Sono entrambe attività che divertono e appassionano, inoltre sviluppano molto concentrazione e disciplina. Quando l’attività agonistica: tennis 10 anni e scherma 8 anni. Info: www.federtennis.it e www.federscherma.it


    KARATE, JUDO

    “Sono entrambe arti marziali, che possono essere intraprese non prima dei 7-8 anni” consiglia Albanese, “perché richiedono – 94134e61711c76e78564aeb5076a6849uniqueidcmcimage1il karate soprattutto - una coordinazione neuromotoria che al di sotto di una certa età è poco sviluppata. La pratica delle arti marziali (in particolare del judo) inoltre necessita di una certa forza, che comincia a svilupparsi solo verso gli 8-9 anni, per poi completarsi negli anni successivi”. I benefici - Le arti marziali possono rivelarsi utili sia ai bambini più timidi e insicuri, perché infondono fiducia nelle proprie capacità, sia a quelli più “vivaci”, perché insegnano a controllare la propria aggressività. - Attraverso l’apprendimento di certe posture il bambino acquisisce gradualmente la conoscenza, la consapevolezza e il controllo del suo corpo Quando l’attività agonistica: per il karate 11 anni, per il judo 14 anni. Info: www.fijlkam.it



    Edited by Lussy60 - 26/9/2012, 18:48
     
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    I Bimbi e lo Sport..

    PATTINAGGIO


    PattinaggioBimba450

    È uno sport che si può iniziare abbastanza presto, intorno ai 5 anni, ma deve essere affiancato da un’attività generica, come il 8e5e67c26ea40b9682bdd49e1d0f9ed4uniqueidcmcimage1nuoto o la ginnastica, poiché stimola prevalentemente gli arti inferiori.
    I BENEFICI
    - Come la bici, consente di apprendere un equilibrio diverso da quello al quale si è abituati, quindi è un’ottima occasione per sviluppare le capacità coordinative.
    - È uno sport ‘ibrido’, che non sempre è impostato come attività fisica vera e propria, ma è concepito prevalentemente come attività ludico-ricreativa. “Ed è un bene” evidenzia l'insegnante di scienze motorie Giuseppe Albanese, “perché il pattinaggio lavora molto sulla flessibilità articolare ed un lavoro specifico di questo genere fino ai 7-8 anni rischia di rendere le articolazioni troppo lasse”.
    - Come per la bici, può essere l’occasione per salutari passeggiate all’aperto insieme ai famigliari o agli amici, e proprio per questo aiuta la socializzazione e la condivisione del momento ludico con il gruppo.


    Bambini a rotelle!


    pattinaggio-bambini-a-rotelle-dilettaIl pattinaggio su ruote è un’attività sportiva ideale per i bambini poiché si tratta di un gioco che si trasforma in sport per i piccoli che lo praticano. Ideale per sviluppare forza ed equilibrio, armonia nei movimenti e resistenza fisica rappresenta un’attività ideale da consigliare ai genitori. L’età migliore per iniziare è compresa tra i 5 e i 7 anni, occorre scegliere strutture affidabili che dispongano di maestri preparati. Sempre opportuna una visita medica preliminare che attesti le condizioni fisiche idonee alla pratica di un’attività sportiva. Due lezioni settimanali della durata di un’ora sono sufficienti per iniziare a prendere confidenza con le rotelle. Esistono strutture nelle quali è possibile noleggiare i pattini per prova affinché i bambini possano decidere se proseguire il corso prima di munirsi di attrezzatura propria. Trattandosi di un’attività divertente anche i più piccoli si sentiranno coinvolti dagli esercizi vivendoli come un gioco.

    Il ghiaccio e le calde passioni.

    corsi-introIl pattinaggio sul ghiaccio è un'attività davvero calda: movimenti, salti, piroette sono energia allo stato puro. Scivolare, sfrecciare sulla pista bianca, e sembra di volare, trascinati dall'intensità delle emozioni che solo questo sport sa regalare. Una congiunzione alchemica tra elegante armonia e potenza dinamica che accendono il fuoco della passione.

    La danza, integrata al pattinaggio o come singola attività, è l'espressione più alta del linguaggio del corpo attraverso la quale scorrono una miriade di sentimenti: divertimento, gioia, entusiasmo e, ancora, passione.

     
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    Lo sport per il tuo piccolo

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    A molti piace il calcio, ad altri il basket, altri ancora impazziscono per il karate: di solito tutti i bambini hanno almeno un'attività fisica preferita. Sì, ma qual'è la migliore? In realtà, gli esperti seostengono che nessuno sport è completo, neppure il nuoto: l'ideale infatti sarebbe scegliere due sport, da alternare nell'arco della settimana. Lo sport infatti fino agli 11-12 anni deve essere vario, in modo che si permetta lo sviluppo dei muscoli, dello scheletro e dell'apparato cardiocircolatorio. Potete quindi optare per un'attività fisica di tipo polisportivo, come la ginnastica, dove si corre e si salta e si mira ad allenare tutto il corpo; a vostro figlio però forse questa scelta non piacerà, quindi il consiglio è di permettergli di praticare il suo sport preferito, affiancandone un altro, complementare.

    Per esempio, se va matto per il calcio, fategli praticare anche il ciclismo: il primo sviluppa la forza e la rapidità, ma il secondo è utile per la resistenza, il cuore e i polmoni. Il nuoto può essere alternato al basket, o al pallavolo; tenete conto che per quanto sia l'attività fisica più lodata, può non essere adatto ai bambini con problemi alla colonna vertebrale. Agli sport individuali è preferibile scegliere quelli di gruppo, e le specialità come il ciclismo o la corsa, dai movimenti standardizzati e ripetitivi, sono meno adatte degli sport dove c'è più improvvisazione, come la pallavolo.

    Ma anche in questo caso, lasciategli fare lo sport che gli piace: una disciplina non di suo gusto non lo aiuterà, perché la seguirà controvoglia e senza ricavarne benefici. Infine, gli sport asimmetrici: se è appassionato di scherma o tennis, lasciatelo coltivare questo amore, e chiedetegli soltanto di fare un'ora di allenamento prima di ogni lezione per potenziare anche quella parte di muscoli non utilizzata durante il gioco. E quante volte praticare lo sport? Se scegliete due discipline probabilmente vostro figlio sarà impegnato almeno quattro pomeriggi a settimana; va bene, considerato che pratica ginnastica anche a scuola e che da piccoli ci si muove parecchio anche durante le attività ludiche non sportive.

    Giochiamo a Robin Hood?



    Il tiro con l'arco porta con sé il fascino delle gesta eroiche di Robin Hood ed è un ottimo sport da far praticare ai bambini in estate

    robinhoodhpBastano nove anni (ma anche otto se la corporatura lo consente), tanta voglia di provare e una certa passione per Robin Hood o per gli indiani al posto che per i cow boy.

    Ecco tutto ciò che occorre per sperimentare il tiro con l’arco, protagonista di tanti villaggi vacanza e ottima attività estiva per i bambini. Spinti dallo spirito di emulazione e dall’ammirazione dell’arciere che rubava ai ricchi per dare ai poveri molti maschietti, ma anche qualche femminuccia un po’ più ardita, si lasciano conquistare dalla voglia di provare uno sport che richiede precisione e una buona dose di impegno e che, quindi, li aiuta a crescere ponendoli di fronte ad un bersaglio da centrare solo a patto di essersi ben contrati ed applicati.

    Come ha infatti dichiarato Giulio Fontana, Presidente dell'Arco Club Appia Antica ASD di Roma, un'associazione affiliata alla Federazione Italiana di Tiro con L'Arco (FITArco): "Per svolgere l'attività sportiva del tiro con l'arco è necessario avere delle basi tecniche ed essere a conoscenza di alcune regole basilari per la propria ed altrui sicurezza. Anche se non si intende poi intraprendere un'attività agonistica, è molto importante acquisire le necessarie competenze relative alla postura, conoscenza dell'attrezzo e norme di sicurezza."

    Sai già che il tuo ometto scalpiterebbe all’idea di cimentarsi in un’impresa simile ma è ancora troppo piccolo? Allora quello che fa per lui è il tiro istintivo con l'arco che si può praticare fin dai sette anni e si svolge in campagna e non prevede nessun dispositivo di mira. Nei boschi i bambini in questo caso, sotto la vigilanza attenta di un istruttore professionista, imparano semplicemente qual è la giusta postura e, ovviamente, il resto è tutto divertimento.

    Se ne hai l’occasione proponi al tuo bambino di provare almeno una volta vedrai che gli piacerà!

    Gioco a calcio o nuoto?
    Calcio, pallavolo, nuoto... ma anche danza classica, karate o judo: le attività sportive per occupare un paio di pomeriggi a settimana dopo scuola sono tante, aiuta tuo figlio a scoprire quale gli piace di più!
    sportbimbiLa scuola è ricominciata, ma tuo figlio ha ancora tutto o parte del pomeriggio libero per dedicarsi alle attività che più gli piacciono, e tra queste è fondamentale che ci sia anche uno sport. Scopri quale attività sportiva gli si addice di più, tenendo conto anche della sua personalità e delle sue preferenze.

    Il nuoto per esempio è uno sport che può cominciare a praticare fin dalla più tenera età ed è l’ideale se soffre di scoliosi per correggere la sua postura e in generale contribuisce allo sviluppo di tutti i muscoli, armonizzando così il suo portamento. Se però è un po’ più grandicello e muore dalla voglia di giocare a calcetto, soddisfa i suoi desideri: quest’attività che lo appassiona è utile per sviluppare la muscolatura delle gambe, e se lo iscriverete ad una buona scuola avranno l’accortezza di fargli fare durante l’allenamento anche un po’ di esercizi fisici per gli arti superiori.

    Tua figlia vuole diventare una ballerina? La danza classica è favolosa per la coordinazione dei movimenti, perché richiede l’ausilio di tutti gli arti e li rende aggraziati. La pallavolo sviluppa le capacità anaerobiche, la velocità e la prontezza negli scatti, ed è un’ottima opportunità per tuo figlio di socializzare, perché è uno sport di gruppo in cui è fondamentale l’affiatamento del team. Infine, non trascurare la possibilità di iscriverlo ad un corso di arti marziali, come il karate o lo judo: imparare queste tecniche di attacco e difesa migliora la flessibilità delle articolazioni e rinforza la schiena.

    Queste sono alcune fra le tante attività che tuo figlio potrebbe scegliere per occupare due o più pomeriggi della sua settimana, ma ricordati che gli farà piacere praticarli solo se non li avvertirà come un’imposizione, e, nel caso manifesti un disagio e l’incapacità di apprezzare l’attività prescelta, discutine con lui per capire se è una sensazione passeggera o se è il caso di optare per qualcos’altro.

    fonte:http://donna.libero.it

     
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    Quale sport scegliere per i bambini? Uno speciale dedicato alla ginnastica giusta per loro

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    Fanno talmente bene che per praticarli si può persino rinunciare a una lezione di matematica o di storia: stiamo parlando degli sport per bambini. Ecco uno speciale pediatrico sulla ginnastica preventiva, correttiva e i giochi sportivi da far praticare ai bambini di tutte le età.
    In diverse tappe, abbiamo affrontato il complesso discorso sugli sport giusti, completi o asimmetrici, da far fare ai bambini. Ci siamo chiesti:
    Quali sono gli sport più completi?
    Quali vanno bene per i neonati?
    Quali praticare a 2, 4, 5... 8 o 12 anni?
    Quali sport praticare per prevenire e correggere la scoliosi in età infantile?

    Poichè l'argomento è davvero attuale, soprattutto in occasione dell'inizio dell'anno scolastico e la fine dell'estate, riportiamo di seguito le regole base che i genitori dovrebbero tener presenti quando scelgono lo sport da far fare ai propri figli.
    Ancor di più, ricordiamo che nel momento in cui essi decidano di non far praticare ai piccolini nessun gioco sportivo o ginnastica, stanno compromettendo una parte della loro vita sana da adulti. Ecco, dunque, le regole da seguire per non sbagliare.
    Lo sport facilita:
    la riduzione del grasso
    l'aumento della massa corporea magra (muscoli)
    il miglioramento del trasporto di ossigeno in tutto l'organismo, quindi una migliore ossigenazione, che persiste anche quando l'attività viene sospesa
    l'aumento della forza muscolare
    la riduzione del bacino e aumento della larghezza delle spalle
    Età per iniziare l’attività sportiva in un bambino
    Il primo approccio di attività fisica del neonato può essere l'acquaticità che si può iniziare dopo il periodo neonatale (diciamo nel secondo mese di vita). Successivamente, consiglio di avviare i bambini al nuoto.
    La ginnastica e la danza (particolarmente gradita alle bambine) possono essere iniziate verso i 3 anni.
    Dai 6/7 anni in poi si può cominciare a parlare di attività sportiva. A questo punto, il tipo di sport da praticare deve essere scelto dal bambino in base al suo gradimento ed alle sue attitudini, perché il bambino deve anche divertirsi, o comunque essere gratificato dalle attività che pratica.
    E' sbagliato forzare un bimbo a praticare uno sport che non ama. Considerare la trattazione completa degli sport in età pediatrica insieme a lui e scegliere tra la vasta gamma a disposizione.
    In genere i bambini sono più attratti dagli sport - giochi (calcio, pallavolo ecc.) perché più divertenti. Vanno decisamente bene tutti!
    Sport come terapia e prevenzione: scoliosi e paramorfismi
    L'attività sportiva ha un ruolo importante anche come mezzo per correggere anomalie e deficit di sviluppo dell’organismo del bambino.
    Una'attività sportiva seria e soprattutto perchè sia efficace deve essere svolta almeno 3 volte alla settimana.
    L’attività sportiva in genere previene il raffreddore, la tosse e l’influenza ed è una forma di socializzazione immunologica.
    Nei casi di scoliosi o atteggiamento scoliotico è bene

     
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    La ginnastica per neonati? Meglio attendere l'età giusta!

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    Ecco quali sono gli sport da far fare ai bimbi di 3 - 4 e più anni. Attenzione invece alla ginnastica passiva del neonato che può essere addirittura nociva per i piccolini. Meglio iniziare alla giusta età e fare tutti gli step giusti per irrobustirsi e migliorare le difese immunitarie.
    Fare eseguire al bambino, cose inutili ma di moda, per lo zelo dettato dal voler a tutti i costi essere una madre perfetta come per esempio la ginnastica del lattante, la cosiddetta ginnastica passiva praticata nell'intento di abituarlo all'attività fisica e nella convinzione di irrobustirgli i muscoli, è sbagliato.
    Questa attività è inutile dal punto di vista del miglioramento della struttura fisica e, qualche volta, se maldestramente eseguita, può anche essere poco piacevole per il bambino.
    bimbi_articolojpgPuò essere utile sotto il profilo psicologico perché può rappresentare un momento di comunicazione e di gratificazione per il bambino, ma solo se sono i genitori a praticarla con lui.
    Ritengo la ginnastica passiva del lattante, come tante altre pratiche che vengono suggerite per i lattanti, un eccesso di immotivato perfezionismo verso il benessere del bambino, sotto sotto alimentato da un desiderio di iperprotezione, che non condivido!
    Quando affermo queste cose mi assale il dubbio di essere troppo severo e non obbiettivo nel giudicare certi comportamenti dei genitori. Poi però ricordo che, a volte, questi stessi genitori, così attenti a praticare questa precoce ed essenzialmente inutile attività fisica, diventano poi dei nemici dello sport accampando una serie di luoghi comuni quali:
    "Facendo sport i bambini sudano e quindi prendono più facilmente raffreddori, tossi, tonsilliti ecc."
    "Non mando il bambino a nuoto perché... si bagna i capelli!"
    "Non lo lascio giocare a calcio perché può farsi male".
    "Non lo mando a sciare perché fa troppo freddo".
    "Non gli faccio fare sport durante l'anno scolastico perché si stanca già molto con lo studio!"

    Il dovere del pediatra è quello di sfatare questi luoghi comuni che in realtà sono il risultato di cattive abitudini familiari, di una scarsa cultura sanitaria ma soprattutto di un eccesso di protezionismo materno. Purtroppo però, qualche volta, sono i medici stessi che le assecondano.
    Lo sport è la prevenzione naturale contro le malattie
    A molti bambini viene negata la possibilità di praticare nuoto perché in inverno hanno la tosse, il raffreddore, il mal d'orecchio. Non è certo il nuoto (quindi la piscina, i capelli bagnati ecc.) la causa dei vari raffreddori e tossi e mal d’orecchio. Il bambino li avrebbe lo stesso anche senza il nuoto come ho spiegato, parlando di socializzazione immunologica.
    Anzi l’attività sportiva in genere migliora questi disturbi. Diventa difficile dimostrarlo in quanto questi bimbi vengono subito messi sotto la campana, chiusi in casa senza la possibilità di una controprova se non che, nonostante questi provvedimenti…continuano ad avere la tosse e il raffreddore ed il mal d’orecchio!
    La paura dei traumi: un altro nemico dello sport
    Indubbiamente un bambino o una bambina che praticano sport sono più soggetti a traumatismi, rispetto a quelli che stanno sempre in casa su un divano davanti al televisore (ma rischiano l'obesità che è un male peggiore).
    Per contro, è probabile che uno sportivo o una sportiva, con fisico allenato e con muscoli forti e scattanti, sia in grado di difendersi meglio e più prontamente da incidenti fortuiti e imprevedibili che possono capitare, per esempio scivolare sul ghiaccio o inciampare nelle scale senza cadere pesantemente e procurarsi gravi danni.

     
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    Postura e scoliosi nei bambini: gli sport per prevenire e curare i difetti della colonna vertebrale

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    In questo articolo, il pediatra ci spiega come lo sport rappresenti la migliore terapia contro i cosiddetti paramorfismi muscolari. Correggere gli atteggiamenti posturali errati sin da piccolini è indispensabile per evitare "disastri" maggiori nell'adolescenza e nell'età adulta. Ecco con quali sport e discipline.
    L'attività sportiva ha un ruolo importante anche come mezzo per correggere anomalie e deficit di sviluppo dell'organismo del bambino.
    Infatti, essa offre un rilevante contributo alla prevenzione o alla progressiva correzione di quegli atteggiamenti viziati o anomali della postura (paramorfismi) causati da scarso sviluppo delle masse muscolari.
    Paramorfismi e difetti di postura dei bambini
    In genere iniziano intorno ai 5 - 6 anni e, se non vengono corretti, possono portare anche a deformazioni permanenti. I paramorfismi più frequenti sono
    le cosiddette scapole alate,
    le spalle spioventi,
    la scoliosi correggibile (non quella vera),
    il dorso curvo, il dorso piatto,
    l'addome espanso con un'eccessiva sporgenza del fondo schiena.
    Oltre alle anomalie posturali, altre situazioni fisiche nei bambini traggono giovamento dall'intervento correttivo di specifiche attività sportive.
    Tra queste l'obesità, la magrezza, la sottigliezza degli arti superiori e inferiori.
    Quale attività fisica si consiglia per la cura e la prevenzione delle anomalie della postura?
    Essendo i paramorfismi prevalentemente limitati alle parti superiori del corpo consiglio sport completi quali:
    nuoto
    pallavolo
    pallacanestro
    canottaggio
    ginnastica posturale se il paramorfismo è particolarmente spiccato.
    Per l'obesità sono consigliabili sport di movimento, che fanno cioè sudare e inducono ad accelerare i movimenti. Sconsigliato il nuoto che ingrossa ulteriormente, non fa sudare e non accelera di certo i movimenti
    Per la magrezza, la sottigliezza degli arti, il nuoto è, invece, lo sport ideale.
    Sport bambini: obbligo educativo o o gioco e divertimento?
    Spesso quando consiglio alle mamme di avviare allo sport i loro bambini, mi sento rispondere che "tra la scuola e tutte le altra attività sociali della loro giornata non trovano tempo per altro".
    Non vi nascondo che mi arrabbio, soprattutto se vedo nel bambino (e questo un pediatra attento lo può notare dai 4 anni) la possibilità che si sviluppino quelle anomalie fisiche di cui ho parlato. Ed allora, dopo un'intemerata contro la scuola e tutti gli altri impegni dei bambini, impongo lo sport come terapia.
    Dicendo alla mamma "Consideri il suo bambino come malato di anomalie fisiche che devono essere curate con una terapia da somministrare 3 volte alla settimana!!".
    Una attività sportiva seria e soprattutto efficace deve essere svolta almeno 3 volte alla settimana. E se non vengono fatti tutti i compiti e studiate tutte le lezioni, vi consiglio di dire alle maestre che una scoliosi rovinerà il vostro bambino per tutta la vita ed una lezione non studiata può essere recuperata in poco tempo.
    I banchi e gli zaini sono i colpevoli della postura dei bambini?
    In casi di anomalie strutturali chiamare in causa le cattive posizioni assunte sui banchi di scuola o portare la cartella e zainetti troppo pesanti. (E’ il leitmotiv di inchieste dei media tutte le volte che inizia la scuola). Ho molti dubbi in proposito. Infatti tali anomalie si evidenziano solo nei bambini con scarsa muscolatura ed il tempo passato sui banchi è molto limitato rispetto al resto della giornata.
    Sono invece sicuro che, se non viene attuato nessun provvedimento, i paramorfismi peggiorano e così al dorso piatto si associa progressivamente una scoliosi, il dorso curvo infantile (quello che induce i genitori a dire la classica frase "stai dritto con le spalle") si trasforma in un dorso curvo fisso con successivo schiacciamento di alcune vertebre ecc.

     
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    Come insegnare ai bambini ad andare in bicicletta

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    La bicicletta è il primo passo verso l’indipendenza. Ricordiamo tutti le prime pedalate con mamma (o papà) che spingeva da dietro, l’uso delle rotelle e il trauma di non averle più. È un passaggio fondamentale e va vissuto con serenità, senza panico e senza caricare il bambino di aspettative. Quando si può incominciare a mettere il piccolo sulle due ruote? Già verso i 2 anni ci sono i primi tricicli che possono essere un buon compromesso, per poi passare alle biciclettine con le rotelle da 4 anni in poi.

    Non tutti i bambini montano in sella e pedalano, soprattutto se non hanno mai visto i genitori andare in bici. Nelle grandi città non sono tanti quelli che si spostano pedalando (nonostante il bike sharing), quindi aspettatevi un po’ di diffidenza. La prima cosa che dovete insegnargli è frenare. È un gesto abbastanza automatico e istintivo, ma è importante che il piccolo abbia la consapevolezza degli spazi, dei pericoli, della velocità e che il freno sia il mezzo per moderare ed evitare tutti questi problemi.

    Prima di salire a bordo, ha bisogno di essere equipaggiato. Con che cosa? Con un caschettino. Una volta non si utilizzava, ma è sicuramente un accessorio importante. Poi se desiderate ci sono anche i para-gomiti e le ginocchiere. Per iniziare la pedalata, è bene scegliere un percorso battuto, in piano e possibilmente lontano dalle macchine. È perfetto un vialetto in un parco. All’inizio le rotelle, soprattutto se non hai pedalato, sono un ottimo modo per fargli prendere confidenza con il mezzo.

    Non forzatelo quindi a usare subito una bici con solo due ruote. Quando lo vedrete capace e dinamico, sarà arrivato il momento per togliere il supporto. Sconsiglio l’uso di una sola rotella, perché tende a togliere stabilità. Meglio tutte due in un colpo solo e avere molta pazienza.

    Photo Credit | T

     
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    Sport per bambini
    L'attività fisica è importante anche per i più piccoli: ecco come scegliere gli sport più adatti a loro

    Lo sport nel processo di crescita

    Lo sport per i bambini rappresenta un'occasione di crescita psico fisica difficilmente acquisibile attraverso la pratica di altre attività: sviluppare correttamente la muscolatura e l'apparato scheletrico, imparare a vivere in gruppo, confrontarsi con le proprie abilità e con i propri limiti, abituarsi a seguire regole precise, valutare con rapidità le conseguenze delle proprie azioni, sono solo alcuni dei vantaggi che i piccoli possono ottenere.

    Non esiste una disciplina più adatta di un'altra per iniziare e non bisogna commettere l'errore di credere che lo sport per cui si opterà sia vincolante in alcuna maniera per l'inizio di una attività a livello agonistico/professionale.
    Qualsiasi sia lo sport con cui il bambino si avvicinerà a questo mondo, esso dovrà avere come obbiettivo principale il suo divertimento e non il risultato finale.

    In questa ottica, prima di iscrivere il bambino ad un corso sportivo, diventa importantissimo assecondarne le preferenze; va da sé che nella scelta della disciplina più adatta al bambino bisognerà tener conto anche delle caratteristiche fisiche che ha sviluppato e che lo rendono pronto ad affrontare uno sport piuttosto che un’altro.

    Non è da sottovalutare, poi, il fattore ‘competitività’ il quale permette di rispondere ad esigenze che si manifestano naturalmente in età pediatrica, legate all'aggressività, al bisogno di autoaffermazione e alla interazione con la realtà circostante.

    sport-per-bambini_tempo-libero_4foto_1

    Il ruolo dei genitori

    Lo sport per bambini è un grande impegno anche per i genitori, chiamati a sostenere ed incoraggiare i propri figli attraverso dimostrazioni di approvazione, attraverso la partecipazione alle sedute di allenamento e alle competizioni ogni volta sia possibile ma anche astenendosi dalla critica, e nei confronti di tutti, avversari e compagni di squadra che siano.

    Nella scelta della palestra piuttosto che del circolo sportivo al quale iscrivere il bambino, sport-per-bambini_tempo-libero_4foto_2bisogna ricordare che il miglior allenatore per i giovani atleti è quello dotato non solo delle necessarie capacità tecniche ma anche di spiccate capacità psicologiche che lo rendano adeguato alla gestione del patrimonio emotivo del gruppo o della squadra di piccoli atleti che gli viene affidata. Tuttavia, capita che alcuni bambini appaiano all'allenatore di più facile gestione rispetto agli altri e che su di essi si concentrino maggiormente i suoi sforzi e le sue attenzioni. In questo caso il genitore dovrebbe affrontare la questione direttamente con l’allenatore, evitando il confronto con gli altri genitori, col rischio di causare tensioni inutili che inevitabilmente si ripercuoterebbero sui bambini e sullo spirito del gruppo.
    Come per tutte le altre cose che riguardano la vita del bambino, la scuola, la parrocchia, ecc, è bene farsi raccontare di quello che accade durante gli allenamenti, di quali sono le cose che ama di più dello sport che ha scelto, di cosa più lo diverte ma anche di cosa lo annoia o lo infastidisce.

    Bisogna imparare a sostenere il bambino nell'affrontare i propri fallimenti e le proprie paure spiegandogli che non esistono emozione giuste o sbagliate e che ognuna di esse deve essere vissuta serenamente ed affrontata, anche col nostro aiuto, per crescere e migliorare.
    Compito dei genitori dei piccoli atleti è anche quello di associare alla pratica sportiva una sana alimentazione, promuovendo il consumo di alimenti freschi e naturali, e di dotare il bambino dell'attrezzatura più adeguata che gli permetta di praticare l'attività in completa sicurezza.


    L'età giusta per iniziare

    Il momento migliore per iscrivere il bambino ad un corso di avviamento allo sport dipende dalle caratteristiche fisiche e psichiche che questi ha sviluppato e che ciascun individuo sviluppa con tempi differenti.

    Lo sport per bambini, per consuetudine delle società sportive, è organizzato in corsi ai quali possono iscriversi bambini dell’età di almeno 5 anni, in quanto quelli più piccoli, generalmente, mostrano ancora limitate capacità di attenzione, di reazione allo stress, di pensiero astratto, di decisione rapida e di coordinazione, indispensabili per la pratica di qualsiasi sport, senza il rischio di procurare dammi psico-fisici a chi lo pratica.

    È necessario, comunque, che l’avviamento allo sport inizi entro l’undicesimo anno di vita, quando queste capacità raggiungono livelli massimi, in seguito difficilmente migliorabili.
    Ciò non toglie che un bambino possa imparare a stare in piscina già dopo i 3 mesi di vita per poi acquisire i movimenti tecnici del nuoto a partire dall'età di 3 anni, la stessa età in cui, con le dovute cautele, è possibile avviarlo allo sci, al ciclismo piuttosto che al pattinaggio o agli sport di squadra.
    Diverso è il discorso circa la specializzazione in una particolare disciplina sportiva: nel 2008, in merito a tale questione, il CONI ha avviato uno studio chiedendo a ciascuna Federazione Sportiva Nazionale, rappresentata dagli allenatori e dai medici federali, di indicare l'età raccomandata per l' inizio dell'attività agonistica e le modalità con cui la si è stabilita.

    I pareri sono stati tradotti successivamente in norme attualmente in vigore ed alle quali devono attenersi tutti gli operatori sportivi.
    In generale, la specializzazione sportiva non avviene mai prima degli 8 anni, così da non privare precocemente il bambino del suo diritto al gioco e da non caricarlo di aspettative poco adatte alla sua età.

    fonte.http://www.spaziomamma.com/

     
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    Come insegnare ai bambini a perdere

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    Occorre insegnare al piccolo a perdere? Come spiegare al bimbo ad accettare le piccole "sconfitte" quotidiane? Risponde Anna Oliverio Ferraris, professore ordinario di psicologia dello sviluppo presso l'Università La Sapienza di Roma, psicologa e psicoterapeuta.

    di Marzia Rubega

    Un tiro al pallone sfortunato, una torre che crolla, o un disegno mal riuscito possono scatenare lacrime e rabbia a ogni bambino in età prescolare. L'esperienza di 'perdere' nel corso di un gioco (da solo o con gli amichetti) o non farcela a concludere un'attività con successo, spesso, dà vita a una (mezza) tragedia...

    Occorre insegnare al piccolo a perdere?
    In effetti, questo non è il punto di partenza... È opportuno, invece, fare un passo indietro e riflettere sull'atteggiamento che il genitore mostra al figlio di fronte alle piccole 'sconfitte' quotidiane.

    A spiegarlo è Anna Oliverio Ferraris, professore ordinario di psicologia dello sviluppo presso l'Università La Sapienza di Roma, psicologa e psicoterapeuta e autrice di molti saggi.

    “Il bambino non si vergogna dei suoi errori, spesso è proprio la famiglia a portarlo, invece, a vergognarsi e, quindi, a non accettare di perdere. Di base, ogni bimbo è molto esplorativo, e si muove, scopre e impara 'per prove ed errori': questo è molto importante - dice l'esperta.

    Basta pensare, per esempio, che usa il materiale che trova a modo suo, in base all'età e allo sviluppo. Se l'adulto non interviene, lui fa quello che vuole, costruisce qualcosa, per esempio una casetta, seguendo il colore e non una logica architettonica!”.

    Non occorre sapere tutto
    Secondo la psicologa, spesso, è la famiglia che fa vivere al figlio in età prescolare una situazione come un insuccesso accentuando la sua voglia di vincere (peraltro tipica di questa fascia di età). Capita, per esempio, che anche un fratello maggiore contribuisca a far sentire poco capace il piccolo impedendogli di 'perdere' con tranquillità.

    Dal canto loro, i bimbi hanno una forte spinta alla conoscenza con i loro ritmi. Questo significa che se lasciato in pace, ogni piccolo sperimenta e prova secondo i suoi tempi, vivendo anche la frustrazione in modo abbastanza naturale.

    “Quando l'adulto vuole portare il bimbo nella sua direzione, con poca sensibilità verso le sue esigenze, crea un disagio. In questo modo, lo spinge a voler primeggiare, alla competizione a tutti i costi - spiega la docente universitaria. Se il genitore spinge il figlio a voler fare e sapere tutto, questo approccio ha risvolti molto negativi. Non a caso, il bimbo 'saputello' non tollera di avere torto e, di fronte a una possibile sconfitta, si fa prendere da una crisi isterica perché è convinto di sapere tutto”.



    Si impara anche quando si perde
    Una tendenza piuttosto diffusa, e sbagliata, dal punto di vista della psicologa, è quella di far crescere i bambini troppo in fretta, sottoponendoli a una quantità di stimoli esagerata, che finisce con il confonderli.

    “È importante spiegare al bimbo che anche quando perde, può imparare... Secondo la lezione della Montessori, attraverso il gioco e la sperimentazione, anche sbagliando, si impara”, dice Anna Oliverio Ferraris.

    Il bambino sbaglia? Sorridi e sdrammatizza la situazione
    Quando il bimbo di 4-5 anni mostra tutta la sua insofferenza se perde durante un gioco (come nel tipico caso delle prime partite a palla), o non riesce a svolgere un compito, è bene dire qualcosa di spiritoso.

    “Se il bimbo sbaglia, o non ce la, in ogni caso, è importante sdrammatizzare la situazione e mostrare fiducia nelle sue capacità. Tutto ciò lo aiuta a tollerare i piccoli insuccessi”, afferma la psicologa e psicoterapeuta.

    Ogni cosa al suo tempo, ogni gioco a suo tempo
    Un altro aspetto importante che il genitore, a casa, dovrebbe considerare, per Anna Oliverio Ferraris, è l'età del suo bambino. “Quando si pone il bimbo di fronte a compiti troppo alti per il suo sviluppo, si crea frustrazione, smette di giocare, non accetta di perdere”, spiega la psicologa.

    Un caso classico è quello delle costruzioni, disponibili in mille tipologie, che seguono ogni bimbo dalla nascita in poi durante la crescita. Capita che il bimbo si arrabbi moltissimo perché non riesce a fare qualcosa e non accetti la frustrazione che ne deriva.

    “Se l'adulto regala una versione complicatissima, non adatta all'età del bimbo, lo mette in una situazione difficile – dice l'esperta.

    Anche a scuola dell'infanzia, per esempio, se la maestra porta delle lenti per mostrare un petalo, o la zampetta di un animale va bene, mentre l'uso del microscopio a 5 anni è troppo difficile da manovrare”. In altre parole, una situazione del genere 'stufa' il bimbo e lo porta a non accettare il fatto di non essere capace.


    Stare con altri bambini lo aiuta ad accettare a perdere
    In genere, il bimbo di 4-5 anni, quando gioca con i suoi coetanei vuole sempre vincere. Ma poi, piano piano, verso i 5-6 anni si rende conto che non può arrivare ogni volta primo. Stare con gli altri lo aiuta a capire e ad accettare eventuali 'sconfitte'.

    “Alla fine, il bimbo accetta di perdere per mantenere l'amicizia, al tempo stesso, sviluppa la relazione e il dialogo con i compagni – spiega la psicologa. L'adulto può esplicitare la situazione a parole ma ha un significato limitato, in questo caso, si impara a perdere attraverso l'esperienza, vivendo bene il rapporto con gli altri”.

    Al contrario, la spiegazione diretta di un adulto non è molto efficace. Se, per esempio, durante un gioco a palla, il bimbo si arrabbia, dichiarando 'la palla è mia!' , il genitore dovrebbe intervenire solo al momento giusto. E offrire al bimbo un messaggio semplice e chiaro: 'In fondo, se il gioco finisce, non ti diverti più!'.

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