Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

noi bimbi-lo sport che passione

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    Sport e bambini: come scegliere quello giusto


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    Con la ripresa della scuola e della routine quotidiana arriva anche il momento, per i nostri figli, di decidere a quale sport dedicarsi.

    Per questo motivo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma hanno deciso di dare qualche suggerimento sulle attività più indicate in base alle fasce di età.

    Dai 4 ai 5 anni: si deve favorire la conoscenza del proprio corpo e dello spazio. Si può dunque proporre il nuoto, ottimo perché l’acqua è un ambiente congeniale ai piccoli.
    Fino a 7-8 anni: sono consigliate attività come atletica leggera (marcia, corse, salti, lanci) o ginnastica. Qui il bimbo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e gestire la coordinazione neuromotoria
    Sopra i 7 anni: calcio, pallavolo, pallacanestro, pallanuoto, rugby, hockey sono consigliate perché favoriscono impegno atletico, aspetto ludico e spirito di squadra. Gli sport individuali invece (ginnastica, sci, nuoto, ciclismo, tiro con l’arco, scherma, arti marziali) richiedono invece capacità di resistere alla fatica e di concentrarsi
    Oltre i 9-10 anni: ci si può avvicinare a discipline specializzate che necessitano anche dell’utilizzo di un attrezzo, come la scherma, il tennis, il tiro con l’arco. Vanno bene anche danza e ginnastica artistica.
    Ricordiamo inoltre alle mamme che per praticare un’attività sportiva, in Italia, è necessaria una certificazione medico sportiva che si può chiedere al proprio medico di base a costi molto contenuti.

    Per le attività agonistiche invece bisogna rivolgersi al Medico dello Sport, ma tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione sono esenti dal ticket fino a 18 anni.

    Infine vi starete chiedendo cosa fare con un bambino con una malattia cronica. Per loro non ci sono specifiche indicazioni, ma bisognerebbe seguire le inclinazioni del bambino prestando attenzione alla sua malattia.

    Unimamme, ricordatevi che il vostro esempio è tutto per i vostri figli, quindi se volete che mantengano uno stile di vita sano dovrete agire anche voi di conseguenza.

    Siete pronte a iscrivere i vostri figli? Nel frattempo guardate “La piramide dell’attività motoria” proposta dalla Società Italiana di Pediatria, che con poche immagini dice tantissimo!

    http://universomamma.it/


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    Bambini-e-lo-sportI bambini e lo sport


    Lo sport è un elemento fondamentale per il sano sviluppo dei bambini, ma qual è quello più adatto?...

    Lo sport, per il bambino, deve essere prima di tutto un gioco da vivere con gioia insieme ai coetanei. È un momento di incontro e di aggregazione per aiutare a crescere sani nel corpo e nello spirito. Allo stesso tempo può rappresentare un’occasione per imparare i fondamenti dell’attività motoria.
    I bambini dovrebbero arrivare spontaneamente alla scelta di fare sport; ai genitori spetta incoraggiarli, tenendo conto della loro età e della disciplina che intendono praticare.
    Spesso è difficile dare una mano al bambino per scegliere lo sport più adatto alla sua età, alle sue caratteristiche fisiche e psicologiche, ma non dobbiamo decidere per loro. Non esistono sport di serie A e sport di serie B; ogni disciplina ha le sue caratteristiche, le sue regole (sia individuali che di gruppo) e sviluppa specifiche capacità e competenze in chi lo pratica. È importante una pratica regolare e formativa.
    I genitori non devono mai dimenticare che lo sport viene praticato soprattutto per sviluppare il corpo, la psiche, per formare il carattere e per educare ad una sana ed onesta competizione basata su regole chiare e condivise.
    Nessun bambino «deve» diventare un campione per forza, ma va aiutato ed incoraggiato a svolgere con impegno e passione l’attività sportiva, va educato al rispetto delle regole e degli avversari, all’accettazione del risultato senza eccessive aspettative e senza sensi di frustrazione.
    Lo sport, se praticato con impegno e costanza, vissuto con spirito di amicizia e solidarietà, può diventare una vera «scuola di vita» insegnando al ragazzo che l’impegno e la leale competizione pagano sempre. L’eventuale insuccesso temporaneo può essere di stimolo alla ricerca ed al raggiungimento di risultati futuri più alti e positivi sia sul piano personale che su quello sociale e lavorativo.
    Lo sport praticato regolarmente, contestualmente ad una vita sana ed equilibrata, è un eccezionale strumento di prevenzione sia delle malattie organiche e delle malconformazioni sia dei disagi del bambino e dell’adolescente a livello psicologico e sociale, dovuti ad uno stile di vita scorretto e non sufficientemente stimolato.
    Ecco alcuni degli sport più diffusi con le età consigliate e le principali indicazioni dal punto di vista psicomotorio


    Atletica leggera: dai 6 anni
    I movimenti tipici di questo sport coinvolgono tutti i muscoli del corpo, per questo è consigliato. Coinvolge in modo armonico il sistema cardiocircolatorio e respiratorio, richiede prontezza di riflessi e capacità di affrontare la sofferenza ed il disagio
    Arti marziali: 5-6 anni
    Consente di acquisire un ottimo senso del proprio corpo nello spazio quanto di sfogare in modo non violento l’aggressività; favorisce l’autocontrollo perché si insegna la pratica del contatto disciplinato con l’avversario.
    Calcio: 5-6 anni
    Lo sport per eccellenza in Italia, praticato ad ogni età. Permette un buono sviluppo fisico, anche se privilegia gli arti inferiori, e favorisce la coordinazione. Sviluppa velocità e resistenza. Attenzione però perché può stimolare la competizione esasperata.
    Pallacanestro: 5-6 anni
    È una disciplina completa: sviluppa sia gli arti inferiori che superiori, richiede velocità e resistenza. Dà un’ottima coordinazione oculo-manuale. Può essere uno sport duro, è infatti fondamentale il contatto fisico. È particolarmente adatto a favorire la socializzazione.
    Nuoto: dalla nascita
    Può essere praticato da subito, a tutte le età. Il nuoto è uno sport non traumatico e completo, che sviluppa armoniosamente tutte le parti del corpo. Apporta inoltre grandi benefici dal punto di visto cardiocircolatorio e respiratorio (è molto adatto agli asmatici). È uno sport «salvavita».
    Danza: dai 5 anni
    Favorisce la coordinazione e lo sviluppo armonico del corpo. La danza è infatti movimento, armonia, equilibrio, linguaggio del corpo espressione e comunicazione nello stesso tempo. Avvicinarsi da piccoli rende sicuramente più semplice l’acquisizione di abilità specifiche e di tecniche appropriate.
    Equitazione: da piccoli (amatoriale), dai 9 anni (agonistica)
    Favorisce la conoscenza ed il rispetto per l’animale e la socializzazione. Adatto a migliorare coordinamento ed attenzione. Tonifica la muscolatura degli arti e dello scheletro .Vi sono rischi legati ai traumi da caduta.
    Scherma: 7-8 anni
    È uno sport completo: sviluppa un’ottima coordinazione motoria (è prevista una seria ginnastica di compensazione per la parte del corpo che si usa di meno), ma anche capacità intellettive (equilibrio e prontezza mentale).
    Tennis: 9-10 anni
    Unisce eleganza, agilità e potenza. I programmi di compensazione previsti dai corsi più seri impediscono uno sviluppo unilaterale del fisico. Il tennis, inoltre, rende i riflessi più veloci, migliora la coordinazione, anche quella oculo-manuale, dona senso del ritmo e dello spazio.
    Rugby: 7-8 anni
    Sport di contatto indicato soprattutto per i maschi. Insegna a dare e ricevere colpi associati alla dinamica di gioco, attivando un meccanismo di difesa attiva. Insegna il rispetto per l’avversario e per le regole. Insegna la coordinazione e la destrezza, sviluppa tutta la muscolatura del corpo. Sono frequenti gli incidenti ed i traumatismi (solitamente lievi)

    fonte:http://www.favolefantasia.com/

     
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    Lo sport fa bene ai bambini

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    Praticare sport fin da bambini assicura un adeguato sviluppo delle ossa e dei muscoli, regola il metabolismo e favorisce la socializzazione. Ma quali sono gli sport giusti? E a che età bisogna cominciare? Leggi i consigli.

    “Praticare sport in età pediatrica presenta tanti aspetti positivi: assicura un adeguato sviluppo dell’apparato scheletrico e muscolare, regola il metabolismo, favorisce la socializzazione e, se praticato nel modo corretto, è un’attività molto piacevole e divertente per i bambini e per i ragazzi”: parola di Armando Calzolari, Responsabile Unità operativa complessa di Medicina Cardiorespiratoria e dello Sport - Dipartimento di Medicina Pediatrica - dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, uno degli ospedali di riferimento a livello internazionale per l’assistenza e la ricerca in campo pediatrico.

    Una vita troppo sedentaria “Sin da piccoli, i nostri figli conducono una vita sedentaria - osserva il medico - trascorrono tante ore a letto, poi vanno all’asilo o a scuola – il più delle volte in macchina o con i mezzi pubblici – dove restano per sette-otto ore, se non di più. Tornati a casa, fanno i compiti, guardano la tv e poi si cena. Insomma, per tutta la giornata praticamente non si muovono mai”.
    Bimbi a rischio sovrappeso Quali sono i rischi di tanta sedentarietà? “Innanzitutto il soprappeso - dice Calzolari - se poi alla sedentarietà si associa anche un’alimentazione non corretta (davanti alla tv è facile eccedere in merendine e fuori pasto non proprio ‘light’), si aggiunge il rischio che, andando avanti con gli anni, aumentino i valori di colesterolo e si innalzi la pressione arteriosa, predisponendo in età adulta a problemi cardiovascolari”.
    Un bagaglio prezioso “Fare sport sin da piccoli permette di acquisire un bagaglio di esperienze motorie che sarà prezioso per tutta la vita,” sottolinea inoltre Giuseppe Gangemi, Coordinatore Scuola Nuoto F.I.N. (Federazione Italiana Nuoto) del ‘Villaggio dello Sport Parco Caserta’ di Reggio Calabria. E continua: “Un bambino che ha fatto sport, infatti, da grande sarà molto più avvantaggiato rispetto a chi non ha mai praticato attività fisica, perché ha strutturato una muscolatura migliore e ha ‘sperimentato’ e formato il proprio corpo in un’età in cui si sviluppano le cosiddette capacità coordinative, come l’equilibrio e l’orientamento, e le capacità condizionali, ossia la forza, la resistenza e la velocità". Il risultato? "Se anche interromperà per alcuni anni la pratica sportiva, il suo corpo conserverà memoria dei benefici acquisiti da piccolo e quando, da adulto, vorrà riprendere a fare sport o vorrà intraprende uno sport nuovo, avrà già le basi giuste per ripartire alla grande”.
    Gli sport giusti Di solito i genitori cominciano a far praticare sport ai propri figli intorno ai tre-sei anni. Quali sono le discipline migliori? “All’inizio è meglio optare per un’attività il più possibile generica, come per esempio il nuoto o la ginnastica - consiglia Calzolari - in modo da favorire uno sviluppo armonico di tutto il fisico. Sono controindicate le attività troppo specifiche, come il calcio o il tennis, perché il bambino non ha ancora acquisito né destrezza né sviluppo fisico adeguati”.
    L'istruttore Fin Gangemi aggiunge: “E’ anche vero però che in questa fascia d’età non c’è molta differenza tra i vari sport, perché in tutti i casi l’approccio è ludico e non si entra nello specifico della disciplina sportiva. Fino ai sei anni infatti non si può parlare di sport vero e proprio, ma più di esperienza del proprio corpo, in un’età in cui l’individuo è assai ricettivo ad imparare cose nuove".
    Solo col passare degli anni il bambino attraverso la pratica sportiva avrà la possibilità di sviluppare gradualmente le varie capacità fino all'adolescenza, "quando certe potenzialità potranno essere perfezionate con l’allenamento e in base al proprio talento individuale (ci sarà chi è più portato verso l’equilibrio, chi verso l’orientamento, chi verso la velocità ecc.)".
    Dopo i sei anni si assiste a un progressivo sviluppo sia del fisico che della capacità di coordinazione dei movimenti, che consente l’approccio a nuove discipline sportive, come per esempio l’atletica leggera o il basket. Regola di base tuttavia deve continuare ad essere la stessa: l’attività deve consentire lo sviluppo armonico di tutto il corpo.
    Quante volte alla settimana Con quale frequenza fare sport? Indicativamente due-tre volte alla settimana. Se però a scuola i bambini fanno già un’attività fisica condotta seriamente (non solo corsa e partitella a calcio), la frequenza di un’attività extrascolastica potrà essere anche inferiore.
    Genitori sempre allerta “Ai genitori spetta il compito di controllare che l’attività sia condotta in modo corretto dalla scuola - avverte Calzolari -. Non ha senso accompagnare i figli al corso e poi lasciarli lì come a un parcheggio per approfittarne a sbrigare le proprie faccende. Verifichiamo invece che la lezione preveda una preparazione fisica di base (sempre indispensabile, qualunque attività si pratichi), che non sia ripetitiva e noiosa, che il bambino abbia la possibilità di divertirsi e di fare davvero sport. Altrimenti parliamone liberamente con l’istruttore e, se l’impostazione della scuola non ci convince, cambiamo”.
    Controindicazioni, mai “Lo sport non è mai controindicato e chiunque può beneficiare dell’attività sportiva, anche se soffre di patologie particolari - prosegue il medico - L’importante è chiedere sempre consiglio al pediatra, ed eventualmente allo specialista, che saprà indicare l’attività più adatta caso per caso. Chi è affetto da cardiopatie ad esempio può trarre molto vantaggio da un’attività motoria riabilitativa, ed anche per gli asmatici l’attività fisica può essere di grande giovamento. Insomma, mai vietare lo sport, ma affidarsi in mani competenti”.
    L’istruttore: una figura importante A qualunque età si incominci a fare sport, la figura dell’istruttore è un punto di riferimento importante per il bambino. “Fino ai sei anni il piccolo atleta non ha bisogno di un semplice insegnante, che impartisca delle nozioni tecniche, ma di una sorta di ‘baby-sitter tecnico’ che sappia entrare in empatia con lui, sappia ascoltarlo e riesca a farsi ascoltare” mette in evidenza Giuseppe Gangemi.
    “Ma anche dopo i sei anni, l’istruttore continua a ricoprire un ruolo determinante - continua l'istruttore - a lui spetta il compito di motivare il suo allievo, sostenerlo durante l’allenamento, ma anche interrompere, se è il caso, la lezione per fermarsi a parlare con lui e capire quali difficoltà si possono nascondere dietro eventuali insuccessi. In questo modo si instaura una relazione che va al di là del semplice rapporto tecnico-utente e che alla fine dà i risultati migliori, perché il ragazzo va a fare sport con più piacere e un po’ per volta riesce a tirar fuori il meglio di sé. Non solo: se si stabilisce un rapporto di fiducia diventa anche più facile far affrontare all’allievo i sacrifici che l’allenamento e l’apprendimento del gesto tecnico comportano”.

    FONTE:http://www.nostrofiglio.it/



    I Bimbi E Lo Sport!!!

    Scuola di calcio, come sceglierla

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    Avete deciso di iscrivere vostro figlio a una scuola di calcio? Leggete come individuare la scuola che fa per lui e quello che c'è da sapere sulle scuole per baby calciatori affiliate alle società professionistiche.

    “Ohhh ... mmamma, il bimbo vuole giocare a calcio”. Più di un papà e più di una mamma devono aver pensato con un filo di preoccupazione, una volta visti i primi buffetti del pargolo a una sfera, all’eventualità di ritrovarsi in casa un figliolo con la predisposizione ai tuffi in area e alla coltivazione seriale di veline belle e svampite. La felicità, tuttavia, è proprio un pallone rotondo e il bimbo che avete tra le mani, molto probabilmente, sarà semplicemente un calciatore innamorato della vita e dello sport. E allora via, si parte a cercare il posto giusto per fargli tirare calci, per fargli imparare questo gioco che ancora, nonostante le derive prese negli ultimi anni, appassiona e coinvolge milioni e milioni di persone in Italia. Senza pensare, almeno per i primi 10 anni della sua vita da piccolo calciatore, di avere tra le mani un campione. Sarebbe deleterio.
    Dove cominciare? Cosa fare? Come individuare la scuola migliore? Sarà lapalissiano, ma si comincia … dall’inizio. Si comincia dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio che ha un valido sito internet che attiene all’attività dei settori giovanili. Su www.settoregiovanile.figc.it il papà o la mamma che vogliano indirizzare il loro bimbo al calcio vengono consigliati con queste parole: "Qualsiasi bambino o bambina può presentarsi alla più vicina scuola di calcio portando con sé i documenti necessari al tesseramento, che verranno comunicati dalla segreteria della stessa società, unitamente alla certificazione del suo stato di sana e robusta costituzione, e iscriversi a una delle oltre 6.800 scuole di calcio affiliate alla Federazione Italiana Giuoco Calcio che, come vedremo in seguito, si differenziano per una serie di requisiti di qualità".
    Come detto, quindi, le scuole calcio in Italia, riconosciute e certificate dalla Federcalcio sono 6.800 e i bimbi (dei due sessi) che ogni anno le frequentano sono quasi 450 mila. Tre le tipologie delle scuole: 171 di queste sono state ufficialmente riconosciute come “Scuole di Calcio Specializzate”, 2.637 come “Scuole di Calcio Riconosciute”, mentre le altre (3.893) sono state classificate come Centri Calcistici di Base. "La differenza sostanziale – afferma il sito del Settore Giovanile - tra le tre tipologie risiede in alcuni particolari requisiti di qualità tecnica, didattica ed organizzativa oltre che di garanzia per la tutela dei diritti del bambino". Già nella scelta della scuola calcio, quindi, è il caso di fare attenzione a questi status certificati dalla Figc e per i quali la Federazione stessa fa ogni stagione da garante chiedendo alle società il censimento dei bimbi presenti in ogni scuola e della qualità delle strutture esistenti. A Tirrenia, Roma e Catania, invece, ci sono tre Scuole calcio Federali. "Svolgono attività pilota di sperimentazione tecnica e didattica e rappresentano punti di raccordo per tutta la "Attività di Base"", specifica il sito.
    Certo il lupetto (o la lupetta) sogneranno Beckham già in tenera età, quindi anche la possibilità di andare nella squadretta dei loro piccoli e grandi sogni. Di conseguenza vi offriamo subito il panorama di alcune società professionistiche che fanno una puntuale e qualificata attività di base.

    fonte:http://www.nostrofiglio.it/



    Il rispetto delle regole? Si impara con lo sport

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    Lo sport è una scuola di vita perché insegna ad avere rispetto per sé e per gli altri. Attenzione però: non deve essere vissuto dal bambino come qualcosa di imposto da mamma e papà, ma come un piacevole diversivo.

    Imporlo no, proporlo sì “Lo sport è un’occasione che dobbiamo offrire ai nostri figli - sottolinea Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta veneziana -. Essendo venuto meno lo spazio nei cortili, noi genitori dobbiamo metter loro a disposizione dei luoghi dove possano muoversi in libertà. In un’epoca in cui non si hanno molte possibilità di giocare con fratelli, cugini o vicini di casa, mancano infatti al di fuori della scuola, altre occasioni per stare insieme ad altri bambini. Attenzione, però: lo sport non deve essere vissuto come qualcosa di imposto da mamma e papà, ma come un piacevole diversivo. Soltanto la scuola e i compiti a casa sono obbligatori, lo sport è tempo libero e il tempo libero deve essere una scelta, non un dovere".

    Lo sport educa alla vita
    “Qualunque sport si pone come obiettivo la crescita armonica non solo del fisico, ma anche della personalità dell’individuo, della sua sfera emotiva e sociale - spiega Giuseppe Gangemi, coordinatore della scuola nuoto Fin (Federazione italiana nuoto) del Villaggio dello sport Parco Caserta dio Reggio Calabria. “Praticare uno sport offre al bambino l’opportunità di socializzare con altri coetanei, insegna a ‘lavorare’ insieme per un progetto comune e a rispettare le regole del gioco. Ma insegna anche ad aver rispetto per sé stessi e per gli altri, non sentirsi invincibili di fronte ai compagni solo perché si riesce bene nella pratica sportiva e a non sentirsi degli sconfitti solo perché si è più lenti degli altri”.

    Come di dovrebbero comportare i genitori? Dovrebbero "proporre più attività sportive, tra le quali il bambino possa scegliere in libertà quella (o quelle) che più lo attrae - dice la psicologa -. Solitamente in tutte le scuole all’inizio dell’anno vengono proposte delle lezioni di prova gratuite: è bene approfittarne, così il bambino può sperimentare che cosa gli piace di più”.
    Il diritto di dire basta “Così come ha il diritto di scegliere l’attività sportiva, il bambino ha diritto di rinunciare a frequentare un corso in qualsiasi momento, senza essere obbligato a continuare fino alla fine dell’anno magari solo perché si è già pagata la retta,” dice la psicologa. Dunque meglio pagare le lezioni ogni mese e verificare in corso d’opera che nostro figlio sia ancora contento di andarci.
    Certo, "prima di annullare l’iscrizione è bene parlare con l’istruttore per cercare di capire se ci può essere stato qualche motivo banale e facilmente superabile (magari un piccolo litigio con un compagno) alla base del suo rifiuto - continua Scalari - ma se il bambino si mostra determinato nella sua scelta, non insistere. Soprattutto se si tratta del periodo della fine dell’anno scolastico: il bambino è già stanco di suo, cerchiamo di capirlo e non di imporgli il saggio di fine anno".
    Allo stesso modo, dice la psicologa, "non bisogna fissarsi che una certa attività sarà portata avanti per tutta la vita: è una fantasia dei genitori, che sperano che il loro figlio diventerà un campione in una data disciplina. L’unico risultato che si potrebbe ottenere è di fargli odiare quello sport".
    Innanzitutto, un gioco “Lo sport per il bambino deve essere un gioco e niente più - continua Scalari - i genitori non devono riversare su di lui i loro desideri e non devono pretendere che primeggi sui compagni. Devono essere contenti di lui se è bravo, ma anche se non riesce benissimo. Anzi, in questo caso è bene parlare con il proprio figlio per capire se gli insuccessi gli procurano frustrazione, in modo da sostenerlo e decidere eventualmente se vuole smettere".
    E conclude: “Lo sport può essere un’ottima occasione di socializzazione anche tra le famiglie: cercare di organizzarsi per accompagnare e andare a prendere a turno i bambini può essere più comodo (i genitori non rischiano di trasformarsi in tassisti a tempo pieno!) e dà vita a nuove amicizie, per i bambini e non solo!”



    Bambini sugli sci da 3 anni (ma solo se si divertono)

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    Qual è l'età giusta per iniziare a sciare? L'età giusta varia da bambino a bambino: l’importante è che non sia obbligato dai genitori. Ecco i consigli di Giorgio Rocca, capitano degli Azzurri di sci e papà di tre bambini.

    Qual è l'età giusta per iniziare a sciare?

    “Più che definire un’età per iniziare a sciare, l’importante è curare l’approccio del bambino con la neve - dice Giorgio Rocca, capitano degli Azzurri di sci.

    “Generalmente si indicano i tre anni come età per cominciare a calzare gli sci, magari solo per camminare e affrontare le prime scivolate. Se poi si vede che al bambino piace e si appassiona senza avere paura, si può provare a lasciarlo scendere lungo pendii dolci per valutare il suo equilibrio.

    "E’ importante far capire ai bimbi che la neve è divertente - continua Rocca, che a novembre 2008 è diventato papà per la terza volta (il bimbo si chiama Francesco, gli altri due Giacomo e Tommaso) - portarli nei posti giusti, nei campi scuola con gli amichetti e sulle piste baby, dove non ci sono pericoli.
    "Per i più piccoli ci sono sci speciali, di plastica, senza veri e propri attacchi ma semplici lacci - spiega il campione - Servono per far prendere confidenza con gli attrezzi. Non si tratta di farli sciare, ma semplicemente scivolare, per provare la sensazione di “guidare” e “farsi guidare” dagli sci. Se il bambino si diverte non vorrà più smettere, se invece non si trova a suo agio è meglio non insistere e rimandare. Lo sci è uno sport emozionante, ma allo stesso tempo deve essere praticato con consapevolezza, altrimenti diventa pericoloso per sé e per gli altri.
    In conclusione, dopo i tre anni l’età giusta per sciare è un parametro soggettivo, varia da bambino a bambino: l’importante è che non sia obbligato dai genitori”.

    fonte:http://www.nostrofiglio.it/

     
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    Bambini e attività extrascolastiche, come scegliere quelle giuste

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    Con l’inizio del nuovo anno scolastico per molte famiglie è anche tempo di decisioni riguardanti i bambini e le attività extrascolastiche. Infatti i bimbi possono aver bisogno ad esempio di fare attività fisica per sfogarsi dopo una giornata passata sui banchi di scuola. Altri invece possono avere la voglia di fare attività extrascolastiche artistiche, che rispondano alla loro indole. Insomma, sono davvero tanti i fattori da tenere in considerazione e oggi vogliamo darvi alcuni consigli utili per non sbagliare.



    COME SCEGLIERE LE ATTIVITÀ EXTRASCOLASTICHE GIUSTE PER I BAMBINI, I CONSIGLI UTILI
    Scegliere le attività extrascolastiche può essere più difficile di quello che si pensa. Per quanto riguarda i bambini delle scuole elementari è importante valutare innanzitutto il carattere del bambino. Ci sono bambini pieni di energia, che una volta usciti da scuola hanno bisogno di fare attività fisica. In inverno a volte il tempo è brutto e andare al parco non è possibile. Dunque fare attività fisica può essere un buon modo per consentire di incanalare le proprie energie. Ci sono poi dei bambini che, usciti da scuola, sono più stanchi. Inoltre bisogna tenere presenti le attività che già si svolgono a scuola e valutare se sia necessario integrarle o meno.


    Altro punto importante da considerare per i bambini e la scelta delle attività extrascolastiche, sono anche gli impegni di tutta la famiglia. Fare sport o altre attività durante la settimana prevede che qualcuno sia disponibile ad accompagnare il bambino, che i suoi impegni non si accavallino con quelli di altri fratellini o sorelline. Bisogna poi cercare di ricordarsi che i bambini hanno anche bisogno di giocare. Mettere attività extrascolastiche ogni pomeriggio, anche se diverse tra loro, può togliere del tempo al gioco. I bambini vanno già a scuola tutto il giorno e in più, una volta usciti, devono pensare all’inglese, alla musica, allo sport e via dicendo. Inoltre ci sono i compiti. Insomma, questo può creare stress a lungo termine e bisogna evitare di sovraccaricare i bambini. Anche il tempo libero è importante, per potersi annoiare e scegliere di fare ciò che si vuole senza obblighi.

    La cosa più importante è scegliere insieme ai bambini le attività extrascolastiche che vogliono fare, in base alle proprie attitudini e ai propri gusti. I genitori devono evitare di imporre una propria idea e stimolare invece i bambini nel comprendere ciò che desiderano fare. Dunque tenete presenti questi semplici consigli e l’anno scolastico sarà si impegnativo, ma anche piacevole per tutti.

     
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    Bambini e lo sci, il pediatra: «Sì fin dai quattro anni, ideali le lezioni di gruppo. No con mamma e papà»

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    SALUTE > PRIMA INFANZIA
    Sabato 18 Gennaio 2020

    Si avvicina il periodo delle settimane bianche, e fra i genitori amanti della neve scatta il dibattito: quando mettere il piccolo di casa sugli sci? «La risposta praticamente unanime dei pediatri è: dai 4 anni - afferma il pediatra Italo Farnetani, ordinario alla Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta - A quell'età sono abbastanza grandi per iniziare. Non dobbiamo dimenticare che lo sport è benefico e che i bambini di oggi sono troppo sedentari; sciare consente loro di fare attività fisica, che va sempre bene, oltre tutto all'aria aperta. E in luoghi in cui si respira aria pulita. Cosa ancor più importante in un periodo come questo, di allarme smog».

    Ma come iniziare? «Mai con mamma e papà - raccomanda il pediatra - meglio apprendere questa disciplina dal maestro. Io consiglio le lezioni di gruppo, perché i bambini con i coetanei si divertono di più, scattano le garette, l'emulazione, e si socializza, si fa amicizia. Anche alcune lezioni singole col maestro possono rivelarsi utili per perfezionare lo stile: l'importante è rivolgersi a scuole di sci accreditate».

    Per la sicurezza dei baby-sciatori «raccomando sempre di non dimenticare il casco. Ma altrettanto importante è insegnare ai bambini l'educazione sulle piste, le regole, il rispetto degli altri». «Attenzione poi: per ridurre il rischio di incidenti è bene arrivare alla settimana bianca allenati. Dunque prima di partire è bene dedicare del tempo all'attività fisica o al nuoto per preparare bene la muscolatura. Il nuoto è utile anche in montagna, magari al pomeriggio, per allungare i muscoli dopo una bella sciata», dice il pediatra. Un altro momento importante per i giovanissimi sciatori è quello della colazione. «Deve essere nutriente - dice Farnetani - per fare il pieno di energia e sostenere il bambino chiamato a fare un'attività fisica importante. Mai andare a sciare senza aver fatto colazione, dunque».

    E se il brutto tempo non deve spaventare troppo, «è importante applicare sempre la crema solare: il rischio di scottature si dimentica facilmente in montagna». Infine quale meta scegliere? «Una ricerca fatta qualche anno fa ha dimostrato che bambini e ragazzi preferiscono le grandi stazioni sciistiche ben organizzate: devono divertirsi e incontrare coetanei. Piuttosto, meglio evitare piste troppo insidiose: potrebbero spaventarsi - conclude il pediatra - e iniziare a detestare questo sport».

    fonte:https://www.ilmessaggero.it/

     
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    Tutto vero per quanto riguarda le bici per bambini. Il telaio dovrebbe essere basso e ovviamente la bici dovrebbe essere molta leggera, piu leggera é meglio é. I piccoli imparano molto piú velocemente andare in bici se lo imparano prima con una bici senza pedali.

    Edited by paolobril - 10/5/2022, 20:50
     
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