Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi del proemio e la tempesta

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    parafrasi del proemio e la tempesta

    PROEMIO
    Canto le imprese di guerra, canto dell'uomo che per primo da Tr. arrivò in Italia, sulle spiagge del Lazio, profugo a causa del Fato.
    Soffrì molto, prima durante la guerra, poi vagando per terre e per mari, a causa della tenace ira di Giunone, dea crudele, finchè finalmente fondò una città e nel Lazio pose gli dei Penati provenienti da Ilio e diede origine, insieme agli albani (di Alba), alla stirpe dei latini e alle fondamenta della superba città di Roma.
    Musa, ricordami tu i motivi per cui dovette soffrire così tanto; ricordami dell'offesa e del rancore della regina del cielo, per cui ella costrinse un uomo famoso per la sua bontà a soffrire così tanto, ad affrontare tutti questi affanni.
    Dunque gli dei sono capaci di odiare così tanto?

    LA COLLERA DI GIUNONE
    Esisteva un tempo una città, abitata dai Tiri, che da lontano osteggiava l'Italia e l foci del Tevere: era Cartagine, città ricca e terribile in guerra. Si dice che fosse la città favorita di Giunone, preferita persino a Samo (la terra nativa della dea) che lì teneva le sue armi e il suo carro divino. Già allora la dea si sforzava in ogni modo per dare a Cartagine l'impero sul mondo, se il destino mai conceda una cosa simile. Ma aveva saputo che dai troiani sarebbe nata una stirpe destinata a distruggere Cartagine, che un popolo con immensi dominii e molto forte in guerra sarebbe arrivato a distruggere la Libia. Le Parche tessevano questo destino.
    Temendo il futuro e memore della guerra che aveva combattuto a Ilio per i suoi amati Achei, Giunone aveva altri motivi per provare rabbia e serbare rancore: le resta nell'animo il giudizio di Paride che aveva disprezzato la sua bellezza, l'odio verso la razza troiana e il risentimento per gli onori dati a Ganimede.
    Risentita per tutti questi affronti la dea teneva lontani dal Lazio, sballottati tra le onde, i Troiani scampati al feroce Achille e ai Greci. E questi erravano per mare da moltissimi anni, in balia del destino. Era infatti così arduo e terribile, fondare la stirpe romana!

    EOLO E LA TEMPESTA
    I Troiani, lasciate indietro le coste della Sicilia, spiegarono le vele verso il largo, e si misero a remare lieti.
    Giunone, sempre rancorosa nei loro confronti, vedendoli pensò: " Dunque devo desistere dal mio intento e darmi per sconfitta, senza essere riuscita a tenere Enea lontano dall'Italia? Il Fato me lo vieta! Però Minerva ha potuto incendiare le navi greche e farle affondare, per punire soltanto Aiace Oileo! Scagliò lei in persona i fulmini di Giove, disperdendo le navi e facendo nascere una tempesta, travolse Aiace colpito dal fulime e lo gettò su uno scoglio uccidendolo. Ma io, io che cammino solennemente in testa a tutti gli dei, io sorella e moglie di Giove, io lotto da tanti anni contro un popolo e non riesco a sconfiggerlo! Chi, d'ora in poi, onorerà il nome di Giunone e farà sacrifici ai miei altari?"
    La dea, rimuginando furiosa su queste cose, giunse all'isola di Eolo, la patria dei venti furiosi. Qui re Eolo tiene prigionieri in un'immensa caverna i venti ribelli, incatenati, e da qui controlla le tempeste.
    I venti fremono nella loro prigione, urlando di rabbia e scuotendo la ontagna; Eolo, seduto in cima al monte con in mano lo scettro, calma il loro furore e tranquillizza i loro animi. Se non lo facesse, i venti distruggerebbero tutti i mari, le terre e i cieli.
    Proprio temendo ciò Giove li aveva rinchiusi in caverne buie, sovrastate da immense montagne, e aveva posto un re che, secondo gli ordini del dio, sapesse di volta in volta lasciarli liberi o tenerli rinchiusi.
    Giunone, con voce supplichevole, si rivolse a Eolo: " Eolo (dato che Giove, padre degli dei e re degli uomini, ti ha dato il potere sui venti con cui puoi calmare le onde o alzarle fino al cielo) una stirpe che odio naviga nel Tirreno, per portare in Italia gli sconfitti Penati e Ilio stessa; scatena su di loro la potenza dei venti, affonda le navi, disperdile per il vasto mare. Ho 14 ninfe stupende e a te darò Deiopea, la più bella di tutte loro, la renderò tua per sempre. Per il servigio che ti sto chiedendo, in cambio lei trascorrerà con te tutta la vita e ti donerà dei figli splendidi."
    Eolo rispose: " Regina, spetta a te scegliere ciò che desideri, io eseguirò i tuoi ordini. E' a te che devo il mio regno, il mio scettro e il benvolere di Giove. E' solo merito tuo se prendo parte ai banchetti divini, se sono il re dei venti."
    Detto questo Eolo battè il fondo del bastone contro il fianco della roccia cava e così i venti irruppero dalla porta, come un esercito, e uscirono per scatenarsi turbinosi su tutta la terra.
    Euro, Noto e Africo (venti dell'est, sud e di sud-ovest) si scatenarono contemporaneamente sul mare, sconvolgendolo fino in profondità e portando enormi onde sulle spiagge.
    Gli uomini presero a gridare di terrore, le sartie delle navi stridettero.
    Nuvole improvvise nascondono agli occhi dei Troiani il cielo e la luce: una notte nera si spande sul mare. Il cielo tuona,nell'aria bal

     
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