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parafrasi e l' analisi della poesia " PAESAGGIO " di Baudelaire
per comporre le mie poesie (egloghe = poesie dell'antichità) nel modo più puro, sublime e sincero possibile, voglio dormire accanto al cielo, come fanno gli astrologi, e ascoltare sognando i loro inni solenni, trasportati dal vento.
Dalla mia mansarda, con mento appoggiato sulle mani, vedrò il brulicare delle città, dove si canta, si chiacchiera, vedrò le ciminiere e le cime più alte dei palazzi, quasi come se fossero alberi, e i cieli infiniti, che ricordano l'eternità.
E' così dolce veder nascere fra la nebbia la prima stella nel cielo azzurro, così come il lume acceso alla finestra, mentre il fumo del carbone sale dai comignoli e la luna appare come un incantesimo lucente.
Vedrò il susseguirsi delle stagioni - primavere, estati, autunni - e quando verrà l'inverno, con quella neve che rende un po' monotono il maesaggio, chiuse le tende e le imposte, costruirò con la fantasia i miei palazzi incantati.
Sognerò orizzonti di un blu intenso, parchi, fontane di marmo che zampillano, baci, uccelli che cantano tutto il giorno e tutto quello che può sognare un bambino.
Le intemperie (tumulto = lampo e/o tuono, temporale, ma anche le sciagure della vita: Baudlaire è un poeta simbolista!) proveranno invano a battere contro i vetri delle mie finestre, perchè io sarò concentrato sui miei pensieri, e, chino sul mio tavolo, evocherò la primavera con la forza di volonta (quasi come in una seduta spiritica!), quasi ubriaco di piacere; tirerò fuori dal mio cuore il sole, e col fuoco dei miei pensieri ceerò tepore (che ovviamente, durante l'inverno, o durante una tempesta viene a mancare).
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