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parafrasi dell'invocazione alla musa(iliade)

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    parafrasi dell'invocazione alla musa(iliade)

    Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
    l'ira funesta che infiniti addusse
    lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
    generose travolse alme d'eroi,
    e di cani e d'augelli orrido pasto
    lor salme abbandonò (così di Giove
    l'alto consiglio s'adempìa), da quando
    primamente disgiunse aspra contesa
    il re de' prodi Atride e il divo Achille.
    E qual de' numi inimicolli? Il figlio
    di Latona e di Giove. Irato al Sire
    destò quel Dio nel campo un feral morbo,
    e la gente perìa: colpa d'Atride
    che fece a Crise sacerdote oltraggio.
    Degli Achivi era Crise alle veloci
    prore venuto a riscattar la figlia
    con molto prezzo. In man le bende avea,
    e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
    e agli Achei tutti supplicando, e in prima
    ai due supremi condottieri Atridi:

    Parafrasi
    Cantami, o musa (Calliope) l’ira funesta di Achille, figlio di Peleo, che inflisse inesauribili dolori agli Achei; consegnò prematuramente al regno dei morti anime eroiche, le cui salme costituirono un orrido pasto per cani e uccelli (così si compì l'ammonimento di Giove), da quando inizialmente il brusco contrasto divise il re dei coraggiosi Atride (Agamennone) e il divino Achille.
    Chi tra le divinità li fece diventare nemici? Il figlio di Giove a Latona (Apollo). Egli, adirato con Agamennone, diffuse una pestilenza nell' accampamento dei greci e la gente moriva: per colpa di Agamennone che oltraggiò il sacerdote Crise;.Costui si recò presso le veloci imbarcazioni degli Achei per liberare la figlia, con un riscatto cospicuo. Teneva in mano i simboli sacri e lo scettro d'oro dell'arciere Apollo: e supplicava tutti gli Achei, ma soprattutto Agamennone e Menelao, capi dell'esercito.

    Quanto a Plutone (Ade), Demetra (Cerere) e Proserpina (Persefone), la storia è questa.

    Proserpina, figlia di Cerere, dea delle messi, mentre giocava in un prato, venne vista da Plutone che si innamorò perdutamente di lei, tanto da rapirla e condurla nel suo regno, il regno degli inferi, per fare di lei la sua consorte. Le fece mangiare con l'inganno alcuni semi di un frutto che l'avrebbero costretta a rimanere negli Inferi. Cerere, disperata, si rivolse a Giove e le altre divinità per riavere sua figlia, ma Giove gliela negò, affemando che anche Plutone aveva diritto ad una sposa. Infuriata, allora, Cerere giurò che tutte le terre non avrebbero più dato alimenti e che gli alberi non sarebbero più fioriti, scatenando un inverno perenne sulla Terra.
    Gli esseri umani non avevano quindi più nulla di cui nutrirsi e si scatenò una grave carestia. Per porvi fine, Giove stabilì che sia Cerere, sia Plutone avrebbero goduto della presenza di Proserpina per un determinato periodo dell'anno, a seconda di quanti semi ella avesse ingerito: Proserpina sarebbe stata con sua madre per sei mesi dell'anno e i restnti sei con suo marito.
    Durante i sei mesi in cui Proserpina soggiornava sulla terra, Cerere felice, faceva germogliare gli alberi e rendeva fertili e fruttuose le terre, ma quando sua figlia era costretta a tornare negli Inferi gli alberi si seccavano e la terra diveniva sterile e arida.
    Nacque in questo modo il ciclo delle stagioni: quando Proserpina giungeva sulla terra era il periodo Primavera-Estate, mentre era negli Inferi era il periodo Autunno-Inverno.
     
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