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La guida della gravidanza

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    Funghi in gravidanza: si possono mangiare?

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    I funghi in gravidanza si possono mangiare? La gravidanza non è una malattia, ma controllare meticolosamente ciò che si mangia è molto importante. Dunque una donna in dolce attesa si chiede continuamente cosa possa o meno mangiare. Uno degli alimenti su cui possono sorgere dei dubbi, sono sicuramente i funghi e in effetti per alcuni esperti si possono mangiare, mentre altri li sconsigliano. Vediamo perciò quali sono le cose da sapere sui funghi in gravidanza.



    FUNGHI IN GRAVIDANZA: ECCO LE COSE DA SAPERE
    I funghi sono un alimento che contiene molti minerali, quali potassio e fosforo, e contengono poche calorie. Mangiarli non ha controindicazioni in linea generale, ma è sempre importante consumarli in sicurezza. Infatti bisogna essere certi della provenienza dei funghi ma anche della loro tipologia. In caso contrario, si possono rischiare intossicazioni alimentari più o meno gravi, ma anche gastriti e problemi a livello digestivo. Queste cose preoccupano normalmente le persone, ma il problema diventa più serio nel caso di una donna incinta.

    Una cosa importante da sapere riguardo il consumo dei funghi in gravidanza è quella di assumere quantità limitate, non più di 200 grammi a settimana. Questo alimento contiene infatti metalli pesanti in concentrazioni abbastanza elevate.


    La prima regola da seguire se si vogliono mangiare i funghi in gravidanza, è quella di stare alla larga da quelli raccolti nei boschi da amici e parenti, perché non si può avere la certezza assoluta del fatto che non siano velenosi. Prima di assumere dei funghi, bisogna essere assolutamente sicuri che non siano appunto velenosi, tossici o comunque nocivi per la salute.

    Per mangiare funghi in gravidanza, meglio scegliere prodotti certificati. Secondo il Ministero della salute, al fine di evitare un’intossicazione a causa dei funghi, nel corso della gravidanza è meglio evitare di mangiare porcini e oculi. Inoltre i funghi devono essere stati lavati accuratamente e devono essere ben cotti prima del consumo. La cottura minima deve essere di 5 minuti in quanto questa porta a eliminare le sostanze nocive, almeno in parte. Questo non significa però che cuocere i funghi elimini ogni rischio. Se sono velenosi, lo rimangono anche dopo la cottura.

    Insomma, secondo alcuni esperti i funghi si possono mangiare in gravidanza purché si presti molta attenzione. Altri sconsigliano di farlo per evitare problemi a mamma e bambino. Sicuramente sarà il medico che ha in cura la donna a fornire indicazioni su quali alimenti assumere e quali evitare nel corso dei nove mesi.

    Gravidanza, cos’è il regolo ostetrico e a cosa serve

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    A cosa serve il regolo ostetrico in gravidanza? Cos’è? Facciamo chiarezza su questo strumento utile durante la gestazione utilizzato in ginecologia e ostetricia. Il suo compito è quello di calcolare le settimane di gravidanza e di prevedere quindi la data presunta del parto. Tale strumento è noto anche come ruota o rotella della gravidanza. Vediamo nel dettaglio cos’è e come si calcolano le settimane di gravidanza e la data presunta del parto.


    GRAVIDANZA, COS’E’ E A COSA SERVE IL REGOLO OSTETRICO?

    Il regolo ostetrico si usa per calcolare le settimane di gravidanza, sulla base dell’ultima mestruazione, e la data presunta del parto. E’ composto da due rotelle di carta sovrapposte tra loro. Quella inferiore riporta un calendario con i giorni dell’anno. Quella superiore invece riporta il numero di settimane di gravidanza, con due frecce: una alla fine dei numeri, e una all’inizio. Per svolgere i calcoli bisogna far coincidere la prima freccia con il giorno dell’ultima mestruazione. Dunque si può ottenere la data presunta del parto e si possono conoscere le settimane della gestazione. Esistono diversi modelli di regolo ostetrico, alcuni più semplici, e altri più complessi. Quest’ultimi possono riportare, in corrispondenza delle settimane di gestazione, anche gli esami che si devono fare. Il regolo ostetrico è sicuramente utile e comodo, date le dimensioni che non sono eccessive. In realtà però è un po’ datato. Esistono diverse applicazioni per smartphone che lo sostituiscono e che possono dare le stesse informazioni.


    COME SI CALCOLANO LE SETTIMANE DI GRAVIDANZA? LE COSE DA SAPERE
    La gravidanza viene calcolata in settimane più che mesi. Per questo, al fine di scoprire qual è la data presunta del parto, è bene che tale calcolo sia abbastanza preciso. Convenzionalmente l’inizio della gravidanza viene stabilito partendo dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Infatti, se questa è una data più o meno certa, non si può stabilire in maniera precisa la data del concepimento e dell’ovulazione. La gravidanza ha una durata di circa 40 settimane, pari a 280 giorni. Ma la gestazione è considerata a termine già a 38 settimane e può durare anche fino a 42.

    QUANDO AVVIENE LA RIDATAZIONE DELLA GRAVIDANZA?
    Ci sono situazioni in cui il ginecologo può ridatare la gravidanza, e dunque anche la data presunta del parto. Il calcolo delle settimane di gravidanza non è preciso e tramite un’ecografia, che analizza la lunghezza del feto, si possono stabilire le settimane di gestazione. A determinate misure corrisponde un’epoca gestazionale e talvolta accade che questa non coincida con il calcolo a partire dall’ultima mestruazione.
     
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    Emozioni in gravidanza


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    La gravidanza è un momento molto delicato. Preoccupazioni, insicurezza, paura fanno parte della cosiddetta “crisi della gravidanza” un periodo in cui la futura mamma vive emozioni molto forti che avverte anche il feto. La scienza ha dimostrato che già a partire dal terzo mese il piccolo nella pancia è perfettamente in grado di percepire suoni, rumori esterni e le emozioni che la mamma vive in quel momento.

    È stato provato, infatti, che se la mamma si sente felice anche il piccolo avverte un sentimento di gioia. Anche avere rapporti sessuali appaganti con il proprio partner fa bene al bambino perché la produzione di serotonina e di endorfine da parte della mamma, gli ormoni del piacere, provocano in una piacevole sensazione di benessere. Mamma e figlio, dunque, si scambiano messaggi continuamente e per questo vivere serenamente la gravidanza aiuta il piccolo a crescere meglio.

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    Ma come bisogna comportarsi quando sopraggiungono stati emotivi negativi? Succede spesso, durante il periodo della gravidanza, di sentirsi poco in forma o di non essere di buon umore, ma è anche vero che queste crisi sono passeggere e non detto che il bambino le percepisca. In ogni caso quando sopraggiungono momenti di stanchezza o di ansia ritaglia un po’ di tempo per te stessa e cerca di rilassarti.

    Ecco qualche consiglio:

    Adotta una postura tranquilla, metti su un po’ di musica e respira piano e profondamente
    Quando sarai completamente rilassata, comincia a coccolare il tuo piccolo accarezzandoti la pancia all’altezza dell’utero con i polpastrelli, con un movimento circolare dal basso verso l’alto
    Parla con lui a voce alta come se fosse già nato. La tua voce verrà percepita dal piccolo già attraverso l’utero e una volta nato saprà riconoscerla
    Al piccolo fa molto bene anche ascoltare la musica o sentirti cantare perché le vibrazioni che gli arrivano attraverso il liquido amniotico gli comunicano una sensazione di benessere



    Allattare il bebè durante una nuova gravidanza: è possibile?



    Stai nutrendo al seno il tuo bebè ed ecco che si annuncia una nuova gravidanza, cogliendoti di sorpresa. E ora?

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    Come conciliare poppate e attesa di un nuovo bebè? Sono tante le domande che si affollano nella mente della mamma. Ecco le risposte dell’esperta per allattare con serenità.

    Sospendere o continuare? C’è tempo per decidere
    In genere, se si allatta in modo esclusivo e a richiesta il capoparto si presenta più tardi (anche di diversi mesi) rispetto a quanto accade se non si nutre al seno. La prima ovulazione, però, si verifica prima della ricomparsa del ciclo: se la coppia non usa un metodo contraccettivo, può capitare che la cicogna torni a farle visita prima del previsto.

    “Quando una mamma si accorge di essere in attesa di un altro bimbo, spesso le viene consigliato di smettere di allattare. Ma il suggerimento non è supportato da evidenze scientifiche”, considera Mariangela Porta, ginecologa a Torino. “In realtà non è necessario procedere a uno svezzamento rapido e potenzialmente traumatico perché non vi è alcun rischio né per il piccolino che cresce nel pancione, né per la madre. Una dieta sana ed equilibrata garantirà a entrambi i nutrienti necessari”.

    Quindi il suggerimento è quello di… mantenere la serenità! Non c’è alcuna fretta e si può valutare con calma se si desidera continuare ad allattare o se si preferisce sospendere gradualmente le poppate.


    Allattare in gravidanza: si stimolano le contrazioni?
    Un dubbio frequente è che le poppate possano provocare contrazioni, rischiando così di causare un aborto o un parto pretermine. “La suzione innesca effettivamente un riflesso che parte dalla mammella e raggiunge l’ipofisi, provocando il rilascio di ossitocina, sostanza chiave nel meccanismo del travaglio”, considera la ginecologa. “Ma la quantità di ormone prodotta durante una poppata non è dissimile da quella presente durante un rapporto sessuale. E l’attività sessuale non viene normalmente vietata nei nove mesi”. Se la gravidanza è fisiologica non ci sono controindicazioni “mediche” ad allattare.

    Il latte è “buono” per il primogenito?
    Se la mamma non desidera interrompere le poppate, il suo latte continuerà a essere adatto alle esigenze del primogenito? “Con la gravidanza le caratteristiche del latte si modificano, ma l’alimento materno mantiene le sue proprietà nutrizionali”, spiega Mariangela Porta. “Infatti cambia sapore, diventando un po’ più salato per l’aumento del contenuto in proteine e sodio e per la diminuzione di glucosio, lattosio e potassio. Inoltre, generalmente intorno al quarto mese, si riduce in quantità. E verso il termine si trasforma nel colostro che sarà il cibo del nuovo bebè nei suoi primi giorni di vita”.


    Via libera se alla mamma fa piacere
    Stabilito che non ci sono controindicazioni per proseguire le poppate, la mamma deciderà come procedere valutando la sua situazione. Il bimbo ha meno di un anno per cui il latte materno è l’alimento principale della sua dieta? Il suo bisogno di poppare è ancora molto intenso? Oppure è più grandicello e potrebbe essere il momento giusto per concludere questa esperienza?

    È importante che si metta anche in ascolto delle proprie sensazioni fisiche ed emotive. Ci sono mamme per cui le poppate sono valide alleate: al seno il bimbo si rilassa, spesso si addormenta e loro stesse possono riposare un po’. Altre mamme invece provano fastidio ai capezzoli e non si sentono più a loro agio. In questo caso è opportuno accompagnare pian piano il piccolo verso nuove esperienze alimentari, con un bel surplus di coccole e rassicurazione.

    Quando il bimbo dice basta
    A volte, infine, a decidere è… il bambino! “In seguito alle variazioni a cui il latte materno va incontro durante la gravidanza, alcuni bambini tendono a staccarsi spontaneamente dal seno prima dell’arrivo del fratellino, soprattutto se hanno superato il primo anno di età”, considera la ginecologa.

    “Nei casi in cui ciò non avviene, l’allattamento potrà proseguire anche dopo la nuova nascita, in ‘tandem’”. Per continuare finché a mamma e bambino – che sono i protagonisti di questa relazione – fa piacere.

    di Giorgia Cozza
     
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46 replies since 31/5/2012, 12:47   86802 views
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