Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

"Al sonno"-Gian Battista Marino

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    "Al sonno"-Gian Battista Marino

    O del Silenzio figlio, e della Notte,
    padre di vaghe imaginate forme,
    Sonno gentil, per le cui tacit’orme
    son l’alme al ciel d’Amor spesso condotte:

    or ch’n grembo a le lievi ombre interrotte
    ogni cor (fuor che ‘l mio) riposa e dorme,
    l’Erebo oscuro, al mio pensier conforme,
    lascia ti prego, e le cimerie grotte.

    E vien col dolce tuo tranquillo oblio,
    e col bel volto, in ch’io mirar m’appago,
    a consolar il vedovo desio.

    Che, se ‘n te la sembianza, onde son vago,
    non m’è dato goder, godrò pur io
    de la morte, che bramo, almen l’imago.


    Il Sonno, personificato con un'invocazioen mitologica, è considerato figlio del Silenzio e della Notte (Secondo la mitologia classica Ipno, il Sonno, era figlio dell’Erebo e della Notte, fratello di Thanatos), è una benedizione che, nelle ore in cui comanda, porta spesso le anime degli innamorati in Paradiso, dove cioè possono sognare l'amato/a. Per il poeta però la situazione è un po' diversa: egli non riesce a riposare nemmeno quando tutti gli altri dormono e si augura almeno di poter guardare in faccia la morte (Thanatos, fratello gemello del sonno).
    "Marino dice che se nel sonno non gli apparirà il volto della donna amata, potrà godere almeno l’immagine della morte (v. 14). Il desiderio di morte , così frequente in letteratura, appare qui piuttosto convenzionale e poco sincero. Il tono generale del sonetto è giocoso e galante: la situazione descritta non pare così tragica da far desiderare la morte al poeta."

    le parti tra vigolette tratte da:

    http://old.irrelombardia.it/classicionline...i_confronto.htm

     
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