Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Parafrasi-Non nasconderti nell'ombra-L'agave sullo scoglio(E.Montale)

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    Parafrasi-Non nasconderti nell'ombra-L'agave sullo scoglio(E.Montale)

    Non nasconderti nell'ombra
    Non nasconderti nell'ombra di quella vegetazione folta, coem il falco che si getta fulmineo in picchiata nell'aria calda del giorno estivo.
    é ora di uscire dal rado canneto che sembra addormentato e guardare la vita che passa inesorabilmente.
    Camminiamo in un'aria biancastra, piena di piccole polveri, tremolante, in un riverbero accecate di luce che colpisce gli occhi e ci affatica.
    Eppure sai che, nel gioco delle onde arse dal caldo che diventa pigrizia in queste ore di calura noi non gettiamo via le nostre vite senza meta.
    Come questa cerchia di rupi che sembra sfilacciarsi e confondersi con le nubi sfilacciate come ragnatele; così i nostri animi roventi, nei quali l'illusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono in una serena certezza: quella della luce


    L'agave sullo scoglio

    O furioso vento di scirocco, che bruci il secco terreno color giallo-verde; e nel cielo pieno di luci smorzate passa qualche fiocco di nuvola e si disperde.
    Ore dubbiose, brividi di uan vita che sfugge come acqua fra le dita; eventi che non si riescono a capire, chiaroscuri, turbamenti delle cose che sono incerte sulla terra
    o aride ali dell'aria, adesso sono io ad essere come l'agave che si aggrappa al crepaccio dello scoglio e sfugge al mare che ha braccia fatte di alghe e che spalanca crepacci e ricopre le rocce;
    e menter tutto il mondo freme, con i miei boccioli che non sanno più aprirsi, oggi percepisco la mia immobilità come se fosse un tormento.

    fonte:skuola.net

     
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    Non nasconderti nell'ombra
    di Eugenio Montale



    Testo
    Non rifugiarti nell'ombra
    di quel folto di verzura
    come il falchetto che strapiomba
    fulmineo nella caldura.
    E' ora di lasciare il canneto
    stento che pare s'addorma
    e di guardare le forme
    della vita che si sgretola.
    Ci muoviamo in un pulviscolo
    madreperlaceo che vibra,
    in un barbaglio che invischia
    gli occhi e un poco ci sfibra.
    Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde
    che impigra in quest'ora di disagio
    non buttiamo già in un gorgo senza fondo
    le nostre vite randage.
    Come quella chiostra di rupi
    che sembra sfilaccicarsi
    in ragnatele di nubi;
    tali i nostri animi arsi
    in cui l'illusione brucia
    un fuoco pieno di cenere
    si perdono nel sereno
    di una certezza: la luce.

    Parafrasi
    Non nasconderti nell'ombra di quella vegetazione folta, come il falco che si getta fulmineo in picchiata nell'aria calda del giorno estivo.
    é ora di uscire dal rado canneto che sembra addormentato e guardare la vita che passa inesorabilmente.
    Camminiamo in un'aria biancastra, piena di piccole polveri, tremolante, in un riverbero accecate di luce che colpisce gli occhi e ci affatica.
    Eppure sai che, nel gioco delle onde arse dal caldo che diventa pigrizia in queste ore di calura, noi non gettiamo via le nostre vite senza meta.
    Come questa cerchia di rupi che sembra sfilacciarsi e confondersi con le nubi allungate come ragnatele; così i nostri animi roventi, nei quali l'illusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono in una serena certezza: quella della luce

     
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    Montale, Eugenio - L'agave sullo scoglio
    Testo, parafrasi e commento della lirica montaliana tratta dalla raccolte "Ossi di seppia" e deicata alla fugacità della vital

    L'agave sullo scoglio
    di Eugenio Montale
    Testo
    O rabido ventare di scirocco
    che l'arsiccio terreno gialloverde
    bruci;
    e su nel cielo pieno
    di smorte luci
    trapassa qualche biocco
    di nuvola, e si perde.
    Ore perplesse, brividi
    d'una vita che fugge
    come acqua tra le dita;
    inafferrati eventi,
    luci-ombre, commovimenti
    delle cose malferme della terra;
    oh aride ali dell'aria
    ora son io
    l'agave che s'abbarbica al crepaccio
    dello scoglio
    e sfugge al mare da le braccia d'alghe
    che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
    e nel fermento
    d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
    che non sanno più esplodere oggi sento
    la mia immobilità come un tormento.

    Parafrasi
    O furioso vento di scirocco, che bruci il secco terreno color giallo-verde; e nel cielo pieno di luci smorzate passa qualche fiocco di nuvola e si disperde.
    Ore dubbiose, brividi di una vita che sfugge come acqua fra le dita; eventi che non si riescono a capire, chiaroscuri, turbamenti delle cose che sono incerte sulla terra
    O aride ali dell'aria, adesso sono io ad essere come l'agave che si aggrappa al crepaccio dello scoglio e sfugge al mare che ha braccia fatte di alghe e che spalanca crepacci e ricopre le rocce;
    e mentre tutto il mondo freme, con i miei boccioli che non sanno più aprirsi, oggi percepisco la mia immobilità come se fosse un tormento.

    Commento
    La lirica, tratta dalla raccolta “Ossi di seppia”, è dedicata ad un’agave, pianta grassa tipica dei terreni rocciosi e aridi, ai quali si aggrappa con forza, crescendo fra i sassi e fiorendo raramente.
    Il poeta si rivolge ad un paesaggio marittimo caldo, secco, in cui l’agave resta immobile cercando di sopravvivere alla salsedine e alle onde. La contrapposizione su cui gioca la lirica è quella fra l’immobilità della pianta e la fuggevolezza del resto del paesaggio (nuvole, vento, mare). Dopo aver delineato il quadro di un cielo attraversato dal vento di scirocco, che lo mantiene limpido e fa scorrere veloce anche le poche nubi che compaiono, il poeta si dedica ad una riflessione sulla fuggevolezza della vita e dell’esperienza umana. I momenti sfuggono come acqua fra le dita, impossibile da trattenere, non sono nemmeno sempre comprensibili, anzi sono ricchi di sfumature ed ombre e gli eventi turbano l’uomo che, come tutte le creature, è passeggero sulla terra.
    In questo quadro domina l’angoscia del poeta per una vita incomprensibile, dura e difficile, arida e spazzata da venti impetuosi, che non dà pace.
    Il paragone che Montale esegue fra sé e l’agave rende ancora più chiaro il messaggio del poeta. L’uomo, aggrappato a uno scoglio in qualche parte del mondo, cerca di resistere alle correnti, alle mareggiate, ai venti, alla siccità, a tutte le avverse condizioni che spazzano la sua vita. Anche le aspirazioni, le doti, i sogni sono messi a dura prova, come i fiori della pianta che non riescono a fiorire ma che vorrebbero addirittura esplodere. L’animo del poeta è carico di desideri, aspettative e sogni, ma la fugacità del mondo e la sua asprezza lo rendono fin troppo cosciente dell’impossibilità di una vita piena e allora lo scoglio a cui poeta e pianta sono aggrappati diventa un tormento.

     
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2 replies since 14/2/2013, 15:44   2155 views
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