Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Storia della musica

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    I popoli antichi e la musica.

    Gli egiziani

    hydraulosNella antica civiltà egiziana, la musica ha da sempre ricoperto un ruolo primario.
    Ciò è visibile sulle numerose raffigurazioni nei templi sacri e nelle tombe piramidali, che testimoniano come la musica accompagnasse moltissimi rituali ed eventi della vita sociale e religiosa (gli egiziani attribuivano un'origine divina alla musica).

    L'importanza della musica nella società egiziana è testimoniata inoltre dal fatto che nell'Antico e Medio Regno (terzo e secondo millennio a.C.), i musicisti occupavano posizioni sociali di rilievo ed erano considerati addirittura parenti stretti del re. In tempi successivi, la cultura egiziana venne in contatto con i popoli della Mesopotamia traendone, come sempre accade in questi casi, vari spunti: vennero introdotti ad esempio i ruoli di musicisti femminili, e si diffusero rapidamente vari strumenti usati dapprima nell'Asia Minore, come gli oboi doppi (denominati "mat"), o vari tipi di arpa. Gli strumenti più in uso erano, oltre a questi, vari tipi di flauti, percussioni (castagnette, sistri, crotali) e l'"hydraulos", un organo idraulico (v.figura).

    Pare che la società egiziana fosse estremamente sviluppata anche dal punto di vista tecnico-scientifico, come testimoniano le loro incredibili conquiste matematiche e conoscenze astronomiche, e, per rimanere nel campo musicale, è estremamente probabile che tale popolo fosse a conoscenza del principio della relazione tra l'altezza del suono e la lunghezza di una corda vibrante.

    I popoli della Mesopotamia

    La terra della Mesopotamia, letteralmente "terra tra due fiumi", compresa appunto tra il Tigri e l'Eufrate, ha visto nel corso della storia dell'uomo l'insediamento via via di numerose popolazioni: durante il IV millennio a.C., fino a circa il 2200 a.C. furono i Sumeri ad instaurarsi in questa regione, quindi fu la volta dei Babilonesi (fino a circa il 1000 a.C.), successivamente degli Assiri (fino al VII sec. a.C.), quindi nuovamente dei Babilonesi (fino al 539 a.C.).

    Queste popolazioni erano estremamente avanzate nel campo delle scienze matematiche (conoscevano le formule per il calcolo delle aree), astronomiche (avevano maestosi templi che si ergevano nel cielo dai quali veniva osservato il movimento degli astri) e soprattutto agrarie: riuscirono a sfruttare una regione originariamente arida trasformandola in un terreno fertile e rigoglioso mediante un sofisticato sistema di canali da irrigazione (basti pensare ai giardini pensili di Babilonia, catalogati come una delle sette meraviglie del mondo antico).

    La loro civiltà era dunque strettamente legata alle discipline tecniche, ed infatti il "numero", inteso come entità, possedeva una forza attiva, con proprietà ed attributi addirittura sacri.

    Dal punto di vista musicale sembra assodato che i Babilonesi possedessero una teoria piuttosto elaborata, che costituì poi la base del nostro sistema moderno; basti ricordare che Pitagora, considerato per molti versi l'iniziatore delle nostre teorie moderne sull'armonia tonale, si recò da giovane sia in Egitto che a Babilonia, rimanendovi per dieci anni, dove apprese moltissime teorie tecniche e musicali che lo aiutarono al suo ritorno in Calabria, per le sue future elaborazioni filosofiche.

    Molti eventi della vita sociale erano legati alla musica, specialmente quelli di caratteri religioso: i canti rituali erano genericamente denominati "inni" o "salmi", e pare addirittura che il canto in forma antifonale (alternato) di due cori fosse alquanto diffuso. Altre occasioni pare fossero i rituali per favorire i raccolti, per invocare la protezione delle greggi e per invocare gli dei, specie nei rituali funebri con musicisti appositamente adibiti a questo scopo.

    Gli ebrei

    sofarRispetto a tutte le grandi civiltà dell'antichità gli Ebrei si distinguono per essere l'unica popolazione di religione rigorosamente monoteista e per averci lasciato la loro storia nel libro della Bibbia.

    Da questo importantissimo volume abbiamo appreso la loro storia, le loro tradizioni, le loro usanze e i loro costumi. Numerosissimi sono infatti i riferimenti musicali ivi contenuti. Ad esempio, sappiamo che gli strumenti musicali erano classificati in tre categorie associate direttamente alle varie caste sociali: i corni e le trombe (ritenuti più nobili, tra cui ricordiamo il "sofar", mostrato in figura) erano riservati ai sacerdoti; gli strumenti a corde (arpe e lire) erano ad appannaggio dei musicisti addetti al servizio del Tempio; mentre i fiati erano suonati dal popolo.

    La storia del popolo ebraico fu alquanto tribolata a causa delle numerose peregrinazioni. Nato all'origine come popolo tribale (ca. 1900 a.C.), si stabilì verso il 1250 a.C. nella terra di Canaan (Palestina); tra gli anni 1030 e il 587 a.C. (anno della distruzione di Gerusalemme e relativa conquista da parte dei Babilonesi con il loro re Nabucodonosor) godette il suo massimo splendore sotto il regno del re Davide e del suo figlio Salomone.

    Durante la "cattività babilonese", durata fino a circa il 538 a.C. le attività fiorenti della cultura ebraica ebbero un notevole rallentamento e gli effetti negativi toccarono tutti gli aspetti della vita sociale tra cui logicamente la musica, che precedentemente aveva goduto di ottimo splendore.

    Dal 539 al 332 a.C. la Palestina venne annessa all'Impero Persiano, per poi cadere sotto il dominio di Alessandro Magno ed essere definitivamente inglobata nel 63 a.C. nell'Impero Romano.

    Dei rituali ebraici, che hanno influenzato largamente le nostre pratiche liturgiche, e quindi anche musicali, ricordiamo la "cantillazione", una sorta di canto a mezza strada tra la recitazione e l'intonazione vera e propria, il "jubilus" e i salmi. Dalla tradizione ebraica derivano inoltre moltissimi testi letterari presi dalla Bibbia, su cui i compositori di varie epoche hanno prodotto numerosissime composizioni: dal Canto Gregoriano, alle messe, ai mottetti, alle cantate, ecc...

    I cinesi

    sheng I Cinesi sono una delle popolazioni con la tradizione musicale (e non solo) più antica in assoluto. Nel corso delle varie dinastie imperiali, che vanno dal 2697 a.C. a circa il 223 d.C., sono state prodotte numerosissime testimonianze a supporto di questa tesi.

    La visione dei Cinesi metteva in relazione la musica con l'ordine cosmico che regolava l'universo: l'alternarsi delle stagioni, il moto degli astri, e così via; tutto concorreva a creare armonia con la natura delle altre cose e con l'uomo, naturalmente. Essendo quindi la musica in diretto rapporto con l'uomo, era capace di influenzare profondamente l'animo dell'individuo, producendo reazioni più o meno dinamiche e addirittura indirizzando lo sviluppo dello stato secondo determinati criteri.

    Non a caso Confucio, uno dei massimi filosofi dell'antichità Cinese, si è più volte espresso riguardo il fenomeno musicale indicandolo addirittura come termometro supremo del grado di civiltà di un popolo.

    Molto sviluppata era anche la teoria musicale. I teorici sono concordi nel sostenere che essi avevano elaborato una scala musicale costituita da sette suoni (eptafonica) non dissimile dalla nostra, che vide anche fissare l'altezza assoluta dei vari suoni (gradi) dall'Ufficio Imperiale della Musica, un organo statale antichissimo fondato durante la dinastia Han (206 a.C.-223 d.C.)

    La scala musicale cinese era costituita a partire dal suono generatore, fondamentale, chiamato "hoang-cong" (la campana gialla), avente funzione analoga al nostro moderno diapason, dal quale venivano a realizzarsi gli altri liuh (gradi) mediante canne di bambù tagliate ad una opportuna lunghezza secondo proporzioni matematiche prestabilite.

    Gli strumenti utilizzati presso i Cinesi erano assai vari: molto diffusi erano il K'in, un salterio suonato a pizzico con corde di seta, vari strumenti a percussione (gong, piatti, cròtali, tamburi), flauti, ed un organo a bocca chiamato "sceng" e costituito da una zucca cava nella quale erano inserite varie canne di bambù (v.figura).

    Gli indiani

    Anche il popolo indiano vanta una millenaria ed articolatissima storia musicale.

    vinaLe pratiche musicali, come testimoniato dai numerosi documenti pervenutici, accompagnavano tutti gli aspetti della vita civile: cerimonie, riti privati e pubblici, religione, ecc...

    Anche la teoria musicale indiana era molto sviluppata, ed era basata su una scala eptafonica con ciascun grado suddivisibile in due, tre o quattro elementi, chiamati "srutis", in modo da formare moltissime scale (se ne contano più di mille) secondo la posizione degli intervalli. Tali scale, di carattere modale, erano chiamate "ragas", termine che significa "colore", "stato d'animo": da ciò è evidente lo stretto legame tra le varie armonie e le emozioni umane suscitate nell'ascoltatore, secondo un concetto non dissimile da quello che vedrà la luce più tardi nel mondo greco.

    Gli strumenti più importanti nella storia della musica indiana dell'antichità erano il "sarangi", costituito da quattro corde (più numerose altre che vibrano per simpatia) su un telaio tozzo di forma quadrata, e la "vina", realizzata mediante un bastone cavo di bambù sorretto alle estremità da due zucche sulle quali erano tese sette corde che venivano sollecitate da un plettro (v.figura).

    FONTE.http://www.sibemolle.it/

     
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