Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Posts written by lussy601

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    Creso e Solone, di Erodoto (Versione)



    CRESO E SOLONE

    Quando dunque queste popolazioni furono sottomesse e Creso le andava aggiungendo ai Lidi,giungono a sardi fiorente per ricchezza , dalla Grecia tutti gli altri saggi che a quel tempo erano in vita ,ciascuno di essi giunse per proprio conto,venne anche Solone uomo ateniese che dopo aver dato agli ateniesi le leggi che richiedevano,si era allontanato dal suo paese per 10 anni,mettendosi in mare col pretesto di vedere (altri paesi),ma in realtà per non essere costretto ad abrogare qualcuna delle leggi che aveva promulgato. Gli ateniesi da soli infatti non erano capaci di fare ciò,infatti erano vincolati da solenni giuramenti ad avvalersi per 10 anni delle leggi che Solone avesse dato loro. Per questi motivi dunque e per vedere,avendo lasciato il suo paese Solone si recò in Egitto presso Amasi e anche a Sardi da Creso. Essendo giunto venne ospitato da Creso nella reggia,poi il 3 o il 4 giorno, poiché Creso lo ordinò,dei servi condussero Solone a visitare i tesori e gli mostrarono tutte le straordinarie ricchezze che c’erano. Dopo che egli ebbe contemplato ed esaminato ogni cosa,quando gli sembrò opportuno,Creso gli rivolse questa domanda: “Ospite di Atene ,infatti presso di noi è giunta grande fama di te,a causa della tua saggezza e dei tuoi viaggi,come tu per amore del sapere ,hai con cura visitato gran parte della terra;ora dunque mi è venuto il desiderio di domandarti se hai già visto un uomo che sia il più felice di tutti”.Egli (Creso) questo gli domandava sperando di essere il più felice degli uomini,Solone adulando per niente,ma attenendosi alla verità rispose: “Si o re ,Tello di Atene.”Meravigliandosi per questa affermazione Creso gli domandò con viva attenzione:”Perché tu pensi che sia Tello l’uomo più felice?”L’altro replicò: “Tello prima ,mentre la sua città prosperava,ebbe dei figli belli e valenti,e a tutti loro vide nascere dei figli e tutti rimanere in vita,poi mentre godeva di una vita agiata,secondo il nostro uso,gli sopraggiunse la fine più gloriosa;essendo impegnati gli ateniesi in una battaglia,contro i loro vicini ad Eleusi essendo accorso e avendo messo in fuga i nemici morì nel modo più bello,e gli Ateniesi lo seppellirono a nome dello stato/ a spese pubbliche là proprio dove era caduto e gli tributarono grandi onori.”Quando Solone ebbe destato la curiosità di Creso con la storia di Tello raccontandogli le sue molte fortune(molte e felici cose),gli chiedeva chi avesse visto come secondo dopo di quello,credendo fermamente che si sarebbe aggiudicato almeno il secondo posto. Ma quello(Solone)disse: “Cleobi e Bitone”. Costoro infatti, che erano di stirpe argiva avevano un tenore di vita soddisfacente e in più una forza fisica di questo tipo ;erano entrambi vincitori atletici allo stesso modo e inoltre si racconta questo episodio poiché tra gli argivi si stava celebrando una festa in onore di Era ,era assolutamente necessario che loro madre si facesse portare su un carro al tempio,ma i loro buoi non erano tornati in tempo dalla campagna;i giovani allora stretti dal tempo posti se stessi sotto il gioco tirarono il carro ,sul carro veniva trasportata loro madre avendolo trainato per 45 stadi giunsero al santuario. Dopo che ebbero compiuto questa fatica sotto gli occhi della folla che partecipava alla festa sopravvenne ad essi la migliore delle morti ,nel loro caso la divinità fece chiaramente comprendere che è meglio per l’uomo essere morto piuttosto che essere vivo. Gli argivi essendosi affollati intorno stimavano i due giovani beati per la forza mentre le donne argive si complimentavano con la loro madre perche aveva avuto in sorte figli simili. La madre essendo piena di gioia per l’impresa(loro) e per la lode,stando ritta davanti alla statua divina pregava che ai suoi figli Cleobi e Bitone che l’onorarono grandemente,la dea concedesse la cosa migliore che possa capitare a un uomo. Come ebbero compiuto il sacrifico ed ebbero terminato il sacrificio ed ebbero terminato il banchetto ,i due giovani che si erano addormentati nel tempio stesso non si levarono mai più, ma ebbero questa morte. Gli argivi fatte costruire loro delle statue le dedicarono a Delfi come (statue) di uomini che avevano eccelso .Solone dunque a questi (uomini) assegnava il secondo premio della felicità. Creso infuriato disse: “Ospite di Atene, fino a tal punto reputi nulla la mia felicità, da non mettermi neppure alla pari con dei cittadini privati?” Quello rispose(Solone) “O Creso, a me che so che la divinità è tutta invidiosa e turbolenta , tu poni domande sui fatti umani”.Con il lungo trascorrere del tempo può capitare di vedere molte cose che non si vorrebbe e molte anche soffrire. Infatti io fisso il termine della vita umana a settant’ anni. Essendo questi 70 periodi annuali fanno 25.200 giorni senza il mese intercalare se poi un anno ogni due dovrà essere più lungo di un mese ,affinché le stagioni, sopraggiungendo, capitino al momento opportuno, nel corso di 70 anni ci sono 35 mesi intercalari, i giorni che ne derivano sono 1050. Di tutti questi giorni, che occorrono per arrivare a 70 anni, che sono 26.250 non ce n’è uno di questi giorni che trasmetta all’altro una cosa assolutamente uguale. Così dunque, o Creso, l’uomo è pura casualità. A me tu sembri essere possessore di grandi ricchezze e essere re di molti uomini;quello che tu mi hai chiesto non lo posso ancora dire di te,prima di sapere se hai portato a termine la tua vita felicemente. Infatti l’uomo ricchissimo non è affatto più felice di colui che vive alla giornata,se non lo assiste la fortuna nel portare felicemente a termine la sua esistenza,dopo che egli ha goduto ogni bene. Molti degli uomini ricchissimi sono infelici,invece molti che hanno un modesto tenore di vita sono fortunati. Colui che è molto ricco ma infelice è superiore al fortunato solo per due cose,questo invece sul ricco e infelice ne ha molti; il primo è più in grado di soddisfare i propri desideri e di sopportare una grave sciagura che gli sia capitata,ma il secondo lo supera per questi motivi: non è in grado come quello di sopportare una disgrazia o soddisfare un desiderio,ma la buona sorte lo preserva da queste cose, in compenso però non è menomato,non è malato,non conosce disgrazie ha una buona prole e un bel aspetto; se poi, oltre a questi vantaggi, riuscirà a concludere felicemente la sua vita, questo è quello che tu cerchi, che merita di essere chiamato felice;prima che egli muoia, aspetta e non chiamarlo ancora felice, ma fortunato. E’ impossibile per un uomo avere tutte queste cose insieme, come nessuna terra basta a se stessa fornendo tutto ciò di cui ha bisogno, ma ha una cosa ed è priva di un altra; il paese che ne possiede il numero maggiore, questo è il migliore. Così pure non c’è alcun individuo che da solo possa bastare a se stesso; infatti ha una cosa ed è privo di un’altra. Colui che riesca a mantenere il possesso del maggior numero di questi (beni) e poi concluda dolcemente la vita,costui a mio parere merita di ottenere questo appellativo(felice),o re. Bisogna considerare la conclusione di ogni cosa,come andrà a finire; infatti il dio facendo intravedere a molti la felicità li ha poi rovinati completamente”. Dicendo queste cose non risultò affatto gradito a Creso,senza tenerlo nella minima considerazione,lo congedò, sembrandogli essere molto ignorante (quell’uomo) che trascurando i beni presenti,ordinava di badare alla fine di ogni cosa.
  2. .

    L'Alcesti, di Euripide (Appunti)




    ALCESTI:

    438 ac. Sposa k si sacrifica x lo sposo. Ha luogo in tessaglia.

    Il prologo è recitato da Apollo che era stato punito da zeus ( per aver ucciso con le sue frecce i ciclopi) e costretto a vivere presso il mortale Admeto re di Pherai in Tessaglia, che fu talmente bravo con lui k Apollo in cambio gli offrì la possibilità che qualcuno morisse al suo posto quando sarebbe giunta la sua morte. Il giovane supplicò prima il padre e la madre k però rifiutarono di sacrificarsi per il figlio. L’unica k accettò di scendere nell’Ade al posto del marito fu Alcesti la sua giovane moglie. A questo punto è opportuno k Apollo si ritiri prima della venuta di θανατος per nn essere contaminato.

    Il dramma ha inizio quando Alcesti si è già offerta di morire per lo sposo, dopo essersi adornata la regina si ritira. A questo punto l’ancella racconta k Alcesti stà per morire , si prepara alla morte con coraggio: bacia il letto nuziale simbolo del matrimonio e inizia a delirare in metri lirici, vede la barca di Caronte k viene a prenderla e guarda la luce un ultima volta. Admeto disperato la supplica di nn lasciarlo e Alcesti dopo un attimo di πατος intenso k descrive una forte situazione emotiva , torna in se stessa e fa ad Admeto un discorso limpido e razionale. È tipico di Euripide alternare il πατος interiore con momenti di lucidità , dove deve rendere ragione dei sentimenti (λογον διδοναι) e argomentare su di essi. Chiede ad admeto una cosa particolare , di nn risposarsi con nessun altra, che sarebbe una matrigna poco umana per i suoi figli, lui glielo promette e giura k terra un immagine di lei sempre con se. A questo punto tra i lamenti del marito muore. Admeto si rende conto di quanto ha perduto e capice la perdita incolmabile che ha subito (αρτι λανξανω =ora capisco), formula che segnala la presa di coscienza, spia lessicale che dimostrava il senso di colpa, finalizzato ad una consapevolezza di tipo etico (παθει μαθος ). Admeto invece acquisisce una consapevolezza più umana si rende conto k la sua casa è vuota, la tragedia lascia i temi etici di grande portata e si abbandona ai temi comuni. Quella di Admeto nn è proprio una colpa, ha davanti a sé la responsabilità di una città da governare. Intanto giunge Eracle che chiede ospitalità, entra in scena ubriaco e pronto a fare festa. Admeto Nn riesce a dirgli cosa è successo (dovere dell’ospitalità) gli tace la ragione per cui la reggia è in luto, gli dice solo k è morta una persona di casa. Mentre Eracle si accomoda e Admeto accompagna il corteo funebre riceve la visita di suo padre, venuto a piangere la nuora. Nasce una sorta di litigio tra Admeto e suo padre, Admeto gli rinfaccia di nn essersi voluto sacrificare lui, ormai vecchio al posto di sua moglie, Foreste controbatte che nn è obbligatorio k lui si sacrificasse x il figlio, e sostiene k Admeto lo accusa solo per nascondere la sua viltà, due punti di vista contrastanti (λογοι προταγορει) rappresenta la doppia angolazione con la quale esprimere un argomento, le dispute verbali degli agoni dei sofisti , ribadisce l’importanza delle orazioni, gradite al popolo ateniese. I discorsi contrapposti assumono un importanza straordinaria. Euripide si compiace di mostrare le due argomentazioni contrastanti. Il corteo si allontana e un servo racconta come Eracle ha trascorso il tempo dentro la reggia (mangiando e bevendo sguaiatamente), ed una volta k i servi gli rivelano il motivo del luto si vergogna del suo comportamento e giura di porre fine alla disgrazia, e di aiutare l’amico a strappare da θανατος la moglie. Eracle fa ritorno al castello accompagnato da una donna fittamente velata, dicendo di averla vinta come premio in una lotta, e prega l’amico di ospitarla in casa con se. Admeto inizialmente rifiuta ricordanto la promessa fatta a sua moglie, ma esortato dall’eroe solleva il velo , scoprendo k la donna è sua moglie. Cosi mentre eracle riparte, i due sposi sono di nuovo uniti.

    Alcesti faceva parte d una tetralogia in cui compariva al 4 posto che di solito veniva occupato dal dramma satiresco, che chiudeva le tragedie per dare al pubblico un attimo di respiro. Euripide voleva variare la convenzione del dramma satiresco con le caratteristiche della tragedia (σεμοντες). Solennità della tragedia a lieto fine, che ha elementi tipici della fiaba, eroe che lotta contro la morte, donna che muore per amore.

    Il personaggio di Alcesti è una delle particolarità di questo dramma, è desctitta come l’esempio della dedizione al marito, degna di ammirazione, in quanto la sua vita avrebbe potuto riservarle ancore tante ioie. Un sacrificio di questo tipo, per uno scopo alto e nobile, è considerato di solito prerogativa maschile, atto di αρετή eroica, che al tempo di Euripide nn era convenzione attribuire ad una donna. Il fatto che questop gesto vemga messo in risalto procura fama eterna al sesso femminile e dimostra k Euripide era di opinione diversa.

    Un altro punto cruciale è da discussione che si accende tra Admeto e Ferete, di chiaro stampo sofistico, che ribalta i rapporti tra padre e figlio, il quale in passato era caratterizzato dalla assoluta dipendenza psicologica del primo. Mentre Admeto sostiene k un padre dovrebbe sacrificarsi per un figlio, l’altro sostiene che nn è un obbligo, e che lui l’ha nn si è sacrificato per attaccamento alla vita, lo stesso motivo k ha spinto lui a lasciare k la moglie morisse al suo posto.

    Un'altra figura particolare è quella di Eracle, che viene descritto da Euripide da un lato co i tratti della nobiltà eroica, modello di αρετή volto al bene dell’umanità, dall’atro lato descritto con caratteristiche comiche, fino a farne la caricatura di un omaccione tutto muscoli niente cervello a cui piace godere dei beni della vita. Visione che Euripide ricalca da Epicarmo.
  3. .

    Apollonio Rodio (Appunti)




    APOLLONIO RODIO

    UNA VITA TRA BIBLIOTECA E POESIA

    Nasce ad Alessandria all’incirca nel 298 a.C. Le notizie sulla sua vita sono scarse e imprecise; ne conosciamo alcuni aspetti solo grazie alla Argonautiche e al frammentario papiro di Ossirinco. Da quest’ultimo si ricava che Apollonio Rodio ricoprì la carica di direttore nella biblioteca di Alessandria e di conseguenza anche quello di precettore dell’erede al trono. Ad un certo punto Apollonio lascia Alessandria per andare a Rodi: alcuni dicono per una lite con Callimaco, altri invece per il clamoroso insuccesso delle Argonautiche→ questa ipotesi è la più probabile in quanto a Rodi revisionerà le Argonautiche. Apollonio Rodio muore probabilmente a Rodi in tarda età .

    LE OPERE

    Le fonti attribuiscono ad Apollonio un vasto numero di opere, andate però quasi totalmente perdute.Le fonti inoltre ci parlano di un saggio “contro Zenodoto”, che non abbiamo più, ma nel quale il filologo aveva scelto la definitiva copia dei poemi omerici (εκτροσις) .

    LE ARGONAUTICHE

    È l’unica opera di Apollonio Rodio pervenutaci integralmente. È formata da 4 libri , perché Aristotele nell’opera “retorica” aveva affermato che la misura ideale dell’epica erano 4 libri e cioè 3 tragedie + 1 dramma satirico.

    I LIBRO:

    . proemio: partenza dal porto(dopo aver eletto Giasone come capo della spedizione per la conquista del Vello d’oro, la nave Argo salpa da Pagase) .

    . catalogo: si rifà al catalogo delle navi dell’Iliade .

    . Prima tappa del viaggio: Isola di LEMNO, formata solamente da donne che uccisero tutti gli uomini perché maltrattate. Poi Gli argonauti vengono accolti dal re CIZICO. Ripresa la navigazione una tempesta notturna li riporta sull’isola di quest’ultimo, ma non essendosi riconosciuti, inizia una battaglia e perde la vita lo stesso re. ILA, compagno di Giasone, viene rapito dalle ninfe mentre beveva da una sorgente e ERACLE, informato da Polifemo va a cercarlo. L’indomani all’alba gli argonauti partono senza accorgersi degli assenti.

    II LIBRO:

    Gli argonauti incontrano l’indovino FINEO, che per aver parlato troppo fu reso cieco da Zeus e tormentato dalle ARPIE. Scacciate le terribili creature, vengono informati da Fineo sul continuo del suo viaggio e precise istruzioni sul difficile passaggio attraverso le rupi SIMPLEGADI. Poi giungono all’isola di ARES . Qui incontrano i figli di FRISSO ,partiti dalla COLCHIDE per andare a prendere un’eredità ma naufragarono. Salpati insieme, giungono finalmente in COLCHIDE.

    III LIBRO:

    Si concentra sulla figura di Medea,figlia del re della Colchide ( sono presenti 3 monologhi). Lei,indotta da Eros si innamora di Giasone, che la seduce ma non è un eroe , solo un diplomatico.

    Il padre di Medea infatti, non vule concedere pacificamente il Vello, e propone una sfida a Giasone, che consisteva nel soggiogare due tori e arare con loro dei terreni. Solo grazie a Medea , Giasone riesce a vincere la prova .

    IV LIBRO :

    Preso il vello d’oro, gli argonauti scappano, ma vengono raggiunti dal fratello di Medea, che viene ucciso da quest’ultima e da Giasone . Poi giungono all’isola della maga Circa,che per volere di Zeus li purifica dall’omicidio. Dopo molti pericoli , gli argonauti giungono nell’isola dei FEACI , dove giunge anche un esercito di Colchi per riprendersi Medea. I sovrani del posto , li sposano frettolosamente. Ripresa la navigazione, una tempesta porta la nave in secca e gli argonauti dovranno spingerla per 12 giorni e 12 notti nel deserto. Vicini al ritorno, giungono a Creta dove un gigante tenta di impedirgli il ritorno , gigante che viene ucciso dalle arti magiche di Medea. Dopo l’apparizione di Apollo , fanno ritorno a PAGASE.

    . C’è la volontà di chiudere a cerchio).

    . C’è inoltre una trasformazione di Medea che diventa maga feroce.

    UN’EPICA NUOVA

    L’Opera di Apollonio Rodio rivela la volontà di riallacciarsi alla grande tradizione omerica.

    Omero infatti rappresenta per Apollonio un codice di riferimento, da modificare però e rivedere in una prospettiva diversa, reinventandolo di continuo con forme e tematiche nuove.

    Ci sono: differenze a livello espressivo, lingua e stile subiscono variazioni rispetto al modello omerico, pur riprendendo fedelmente forme come gli apax legomenon. Il lessico viene variato.

    La sintassi è più complessa di quella omerica , con prevalenza dell’ipotassi sulla paratassi.

    Uso più frequente dell’enjambement.

    Apollonio inoltre rifiuta il linguaggio formulare poiché funzionale alla tradizione orale , che ormai è fuori uso .

    Differenza sostanziale è la lunghezza del poema, che in Apollonio ha un numero di versi inferiore alla metà di quelli omerici.

    Come tematiche,troviamo al centro della trama l’amore tra Giasone e Medea e psicologia delle persone analizzata in modo approfondito, cosa che nei testi omerici non c’era.

    APOLLONIO INNOVATORE INCOMPRESO

    Ad un attento esame le Argonautiche illustrano una specifica volontà dell’autore di creare un’epica nuova . A lungo però quest’opera è stata scambiata come una malriuscita imitazione omerica.

    LE TECNICHE NARRATIVE

    L’architettura narrativa delle Argonautiche è caratterizzata da un continuo incrocio di piani temporali : il presente dell’azione primaria, il passato, formato dall’antefatto della vicenda narrata , dalle saghe mitiche precedenti a quella argonautica , e il futuro con anticipazioni di eventi relativi ai protagonisti.

    Nelle Argonautiche si trovano poi una grande frequenza degli αιτια , con i quali il poeta spiega elementi e fenomeni a lui contemporanei.

    Gli αιτια creano continuità tra il passato mitologico e il presente storico→ tale attuazione del mito diventa lo scarto più grande dal codice omerico .

    Lo scopo di Apollonio è quindi quello di inserire una forma nuova e innovatrice all’interno del genere letterario più canonico.

    Particolare è la scelta del mito degli argonauti, uno dei miti più antichi, che appaiono ad Apollonio come una selva ricca di varianti e contraddizioni .

    IL RITMO DEL RACCONTO

    Il ritmo del racconto è molto variabile: si alternano infatti parti più dialogate, dove tempo del racconto e tempo storico coincidono e parti esposte in forma sintetica (generalmente parti narrative) , impiegate da Apollonio per dare maggiore o minore rilievo alle diverse sezioni dell’opera. Non a caso le parti con massima dilatazione temporale, piene cioè di monologhi , sono riservate alla figura di Medea.

    C’è il riuso delle “scene tipiche” nelle quali azioni di carattere tecnico vengono seguite nel loro svolgersi graduale. Mentre in Omero vengono ripetute più volte con fissità, in Apollonio vengono raccontate in modo dettagliato solo la prima volta che si presentano.

    → questo procedere irregolare della narrazione rappresenta un’altra forte differenza dal codice omerico.

    Oltre al dilatarsi o condensarsi a seconda delle esigenze, il tempo del racconto talvolta viene bloccato per lasciare spazio alla descrizione. Oltre alla descrizione degli oggetti (Omero fa solo quella dello scudo) , nelle argonautiche c’è la descrizione introduttiva dei personaggi!

    Questa descrizione è vicina al gusto alessandrino , che si concretizza in una descrizione impietosamente realistica.

    IL NARRATORE

    Il narratore delle Argonautiche si qualifica come narratore onnisciente, che sa e dice più dei suoi personaggi . Talvolta si identifica con essi , e si immedesima nei loro sentimenti .

    Un’innovazione è l’emergere in primo piano della figura dell’autore, che interviene talvolta per porre domande alle muse o per interrompere una digressione.



    I PERSONAGGI

    Uno degli aspetti in cui le Argonautiche si distaccano da Omero è la caratterizzazione dei personaggi .

    GIASONE non ha i connotati dell’eroe classico, ma è anzi tormentato dai dubbi. È un eroe fragile, che si presenta come una vittima. La situazione psichica di Giasone viene spesso definita dall’autore αμηχανία intesa come assenza di potere, frustrazione .

    L’unico personaggio nel poema che ha caratteristiche eroiche è ERACLE che viene subito tolto dalla scena con l’espediente del rapimento di ILA.

    MEDEA

    È presente in Apollonio umanizzazione dei personaggi, soprattutto nella figura di Medea, personaggio più studiato degli altri, che permette all’autore di ritrarre la situazione interiore della principessa , caratterizzata da un lacerante dissidio tra il “pudore” soprattutto nei confronti del padre e la “passione” e il “desiderio”per il bello straniero giunto da lontano.

    Si parla inoltre di una “Seconda Medea” , ormai maga e spietata , non più dominata dall’amore ma dalla crudeltà .

    LE DIVINITA’ NELLE ARGONAUTICHE

    Differenziano Apollonio dall’epica, il ruolo delle divinità: subiscono come il protagonista un ridimensionamento.

    Mentre nell’Iliade gli dei si schieravano dall’una o dall’altra parte, o nell’ Odissea aiutavano o ostacolavano Odisseo , nelle Argonautiche tutti gli dei sono uniti nel proteggere gli argonauti . Non esercitano però un’influenza continua , ma intervengono saltuariamente dopo che l’azione si è sviluppata in piena autonomia. Gli dei delle Argonautiche sembrano dunque aver perso ogni traccia di maestà e grandezza.

    UN MODELLO PER IL FUTURO

    Le argonautiche, tramandano le fonti antiche , all’inizio furono un insuccesso per poi , dopo la revisione effettuata a Rodi avere grande successo. Sebra però essere consono a questa opera un pubblico colto, capace di apprezzare la continua tensione tra tradizione e innovazione , che costituisce il tratto più caratteristico dell’opera .
  4. .

    Aristofane (Appunti)



    _____ARISTOFANE_______

    Biografia:

    nasce nel demo attico di Cidatene nel 455/440 a.C. e comincia molto presto la sua attività drammaturgica.

    Le sue prime commedia: Banchettanti, Babilonesi e Acarnesi sono messe in scena da Callistrato perché lui è ancora troppo giovane.

    Osserva molto attentamente la realtà e si pone in modo critico rispetto a questa,usando il filtro della comicità.

    Produzione poetica:

    Aristofane si interessa alle vicende della propria città. La sua produzione è divisa in 3 fasi:

    1 fase: domina il legame con il vivere quotidiano

    2 fase: più forte e c’è spinta di fantasia e del ribaltamento utopistico

    Amplia spazio alla riflessione.

    3 fase: si costruisce un mondo alla rovescia,che si avvia a rappresentare

    Un andamento generale di una realtà politico economica.

    Commedie superstiti: (dal 425 al 388 a.C.)

    I FASE

    Acarnesi: Diocepoli va all’assemblea perché vuole la pace. Manda Anfiteo a fare una pace segreta con Sparta. E’ inseguito dagli acarnesi. Riuscito il patto,Diocepoli viene sorpreso dagli acarnesi.Allora va da Euripide a chiedere il travestimento da straccione buon parlatore. Travestito da Telefo pronuncia un’orazione dove è esposta la motivazione nascosta per la quale gli acarnesi vogliono la guerra. Questi ultimi schierano Lamaco,che si difende ma viene chiamato da un messaggero al dovere militare. La commedia si conclude con Lamaco che è ferito e Diocepoli che entra in scena ubriaco.

    →La guerra è in corso e la soluzione sembra lontana perché molti vogliono trarre vantaggio da questa condizione.

    Cavalieri : due servi si lamentano della situazione politica di Atene. Paflagone si era infatti conquistato il favore del padrone con l’adulazione e consultando un oracolo,i due servi,scoprono che per liberarsi di Paflagone dovevano trovare un salsicciaio che ne prendesse il posto. Il salsi acciaio si scontra con Paflagone e si dice che sia il salcciaio a vincere.

    →degenerazione politica ateniese→disincantato messaggio del poeta

    Nuvole: Sterpsiade è preoccupato per colpa del figlio Filippide,che sa solo spendere il patrimonio paterno. Davanti casa,c’era il pensatoio di Socrate,ma il figlio si rifiuta di andare. Allora va lo stesso padre,e viene iniziato ad un nuovo culto,quello delle nuvole. Con il consiglio di queste ultime convince il figlio ad andare al pensatoio,dove nel frattempo si discute di discorso forte e discorso debole. Il figlio tornato a casa,non solo supera in dialettica tutti i creditori,ma anche lo stesso padre,il quale si rammarica di aver abbandonato il culto della tradizionali divinità per abbracciare la dimensione sofistica del discorso debole. Decide di incendiare il pensatoio.

    → dibattito e insegnamento politico fanno parte della vita quotidiana.

    Vespe: Bdelicleoene ha ordinato a due suoi collaboratori di badare al padre Filocleone perché aveva una malattia: la smania per i processi. Una notte giungono le vespe ossia il coro di vecchi giudici . Dopo un violento litigio il padre elogia l’attività giuridica,mentre il figlio spiega che fare il giudice significa mettersi al servizio dei demagoghi. Non trovando soluzione, Bdelicleone decide di attrezzare un tribunale casalingo. Il primo caso riguarda l’accusa ad un cane che ha rubato un pezzo di formaggio. Il vecchio Filocleone deve assolverlo e stordito da questo si affida al figlio che gli propone di fare una vita di lusso e piacere. La commedia si conclude con Filocleone di ritorno da un banchetto ubriaco.

    →parla della rapida degenerazione del sistema giudiziario attraverso uno scontro generazionale

    Pace: due servi di Trigeo stanno facendo le porzioni di sterco da dare allo scarabeo gigante con cui il loro padrone aveva deciso di raggiungere gli dei. Arrivato alla dimora di Zeus viene informato da Ermes che gli dei se ne sono andati lasciando solo Polemo(guerra) e Tumulto. Arrabbiati per la guerra che conducevano gli uomini hanno lasciato ai primi il potere di fare ciò che vogliono. Trigeo lo scopre a buttare le città greche in un mortaio per farne il pesto. Non trovava un pistello e mentre ne crea uno, il vignaiolo chiede a tutti di liberare la pace che si trova chiusa in un antro. Riesce a liberarla e vengono liberate insieme alla statua della pace,anche due fanciulle l’Abbondanza e la Processione. Ermes spiega a Pace la situazione e dice a Trigeo che può sposare L’abbondanza,mentre l’altra deve essere portata al consiglio. La pace viene festeggiata in vari modi,soprattutto con il rifiuto di comportamenti bellicosi.

    →canto che esalta la vita campestre e la vita in tempo di pace.



    II FASE

    Uccelli: due uomini abbandonano Atene e si fanno consigliare da Upupa una città tranquilla,ma dato che non esiste pensano di fondare la città degli Uccelli. Questi ultimi sono contrari perché gli uomini in quanto cacciatori sono loro nemici. Upupa li convince e arrivano i servi con le ali per dare le fondamenta della città. La notizia si diffonde e arrivano sia i personaggi ateniesi sia Iride ,messaggera degli dei. Prometeo avvisa dello scontro con gli dei per i pochi sacrifici. Arrivano allora una delegazione di divinità e si decide che metà poteri vanno agli dei e metà agli uccelli. Inoltre a uno dei due uomini viene concessa in sposa una giovane divinità.

    →metafora per parlare della polis reale.

    Lisistrata: Lisistrata convoa tutte le donne ateniesi e anche quelle spartana guidate da Lampitò decidendo di fare lo sciopero del sesso,fino a che gli uomini non avessero fatto la pace. Occupano inoltre l’acropoli per bloccare il consumo di denaro per la guerra. Esempio di Mirinne che seduce l marito e poi si tira indietro. Gli uomini accettano le condizioni delle donne e stipulano la pace.

    →problemi che potrebbero portare comportamenti progressisti

    Tesmoforiazuse : Euripide e un parente vanno a chiedere aiuto a un effeminato,che doveva vestirsi da donna e parlare a suo favore all’assemblea delle donne,fatta perché Euripide le sbeffeggiava. Agatone si rifiuta e si offre il parente,che però difende il poeta maldestramente e viene smascherato. Mentre aspetta Euripide rapisce il bimbo di una donna che poi in realtà era un otre di vino. Il coro è a favore delle donne. Arriva Euripide ,giura di non sparlare più delle donne, riesce a salvare l’amico dalla guarda e fuggono.

    →ruolo e la forza che una donna poteva avere a quel tempo. Se avesse preso potere avrebbe deteriorato la Grecia. Si discutono i modi di scrivere di Agatone e di Euripide.

    Rane: Il dio del teatro Dioniso e il suo servo,vanno a casa di Eracle per prendere informazioni perché vogliono andare nell’Ade a riprendere Euripide.Arrivano alla reggia di Plutone mentre era in corso una lite tra Euripide e Eschilo. Entrambi volevano sedere vicino a Plutone,Euripide lo pretendeva pur essendo l’ultimo arrivato. Sofocle invece si era messo accanto a Eschilo molto umilmente. Fanno allora una gara sulla loro tragedie. Dioniso decide di riportare sulla terra con sé Eschilo. Questi si apparta e chiede a Plutone di far sedere Sofocle accanto a lui.

    → saggio di critica letteraria,discussione impegnata e comica.

    Parla della fine della tragedia e con essa della polis

    Disincanto del poeta (presente anche negli uccelli,pace)

    III FASE

    Ecclesiazuse: Prassagora esce in abiti maschili e si incontra con le altre donne. Vanno all’assemblea e fanno votare per il potere alle donne. I mariti intanto lamentano della mancanza dei mantelli. Quando torna a casa la donna dice di essere stata ad aiutare un parto. Prassagora enuncia il programma del governo:unione dei beni. I mali del sistema che scaturirono : vecchie che vogliono i favori di un giovane ,un uomo che mette tutti i beni subito in comune e l’altro che non vuole.

    →obiettivo polemico: no critica ai problemi ma alle strutture.

    Beni comuni?proposta ridicola:è più accettabile governo di uccelli.

    Pluto: Cremilo e il suo servo vanno ad interrogare l’oracolo che gli dice di seguire la prima persona che incontra :Pluto. Cremilo convince Pluto che le persone oneste devono essere ricche e lo portano al tempio di Asclepio per farlo guarire dalla cecità. La dea della povertà li avverte che sarebbero scaturiti solo molti mali da questo,ma i due uomini non si fanno convincere. Guariscono Pluto. I buoni ringraziano, ma Zeus ed Ermes sono affamati perché nessuno ha più fatto sacrifici in quanto è già fortunato. Cremilo allora decide di ricollocare Pluto nel Partenone a guardia del tesoro della dea.
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    Il mimo e Callimaco (Appunti)



    IL MIMO

    Il mimo, una breve scenetta volta a riprodurre bozzetti di vita quotidiana e rappresentata in forma quasi improvvisata, dovette essere una consuetudine tipica del mondo popolare. Nella forma originaria esso non ha raggiunto dignità letteraria e quindi è andato perduto insieme con l’occasione nella quale veniva rappresentato (festività locale, festa per il raccolto, etc…). Tali prodotti a volte giungono, grazie all’impegno di un autore, a divenire un prodotto letterario, seppure marginale. Ciò è avvenuto, a cavallo tra il V e IV secolo a.C. con Sofrone, le cui scenette avevano incontrato l’interesse di Platone proprio per la loro caratteristica essenziale, quella di riprodurre il dialogo. Nello stesso ambito, esistono resti papiracei di testi contenuti frammenti di scenette di argomento vario. Esistono poi opere letterarie di alta stilizzazione formale che ricorrono a modalità proprie del mimo: si tratta di alcuni testi di Callimaco e di Teocrito, ai quali si aggiungono i componimenti di Eroda.

    Sotto il nome di Eroda o Eronda sono giunti alcuni componimenti, definiti, probabilmente per il metro adottato (il coliambo o giambo scazonte), Mimiambi, ossia Mimi in metro Giambico. Quasi nulla si ricava dalle fonti sull’autore, vissuto nel III secolo a.C.; forse di origine siracusana, ebbe una conoscenza non solo letteraria del mondo ionico:dell’ambiente ionico imita il dialetto e che quindi fanno pensare a un’operazione letteraria che vuole riagganciarsi alla tradizione dei giambografi arcaici, soprattutto Ipponatte. I nove mimiambri sono noti da un papiro di proprietà del British Museum (I secolo d.C.). Si tratta di testi di estensione variabile contenenti brevi scene di vita quotidiana cittadina. Situazioni rappresentate e personaggi, tutti di estrazione borghese, fanno immediatamente pensare alla commedia nuova, trasportata in una situazione diversa. Ma la ricercatezza linguistica e il gusto per la descrizione dei personaggi fanno piuttosto pensare che Eroda abbia voluto tentare la via della sperimentazione, utilizzando un materiale ancora poco sfruttato. Il pubblico poteva essere molto vario e i Mimiambi saranno stati fruibili in più maniere; dal grado zero della teatralità della lettura a tavolino da parte de dotto, alla rappresentazione scenica vera e propria a cura di due o più attori.



    T30: Al santuario di Asclepio

    due amiche si sono recate al santuario di Asclepio per presentare al Dio in cambio di una grazia ricevuta un gallo e una tavoletta votiva. Nel tempio vengono dunque venerate anche Asclepio e numerosi dei minori. Il campo di intervento, la salute, è tanto importante da giustificare i numerosissimi segni di devozione. Nel tempio ci sono numerosi ex voto, opera di artisti famosi. La presenza di queste raffigurazioni marmoree provoca l’ammirazione delle amiche. Il gusto per la vivace descrizione delle opere d’arte è un segnale della vicinanza tra l’autore e la poetica ellenistica, per la quale ekfrasis è l’elemento distintivo.

    T31:il commercio, ovvero l’arte di negoziare

    una donna, conduce alcune amiche da un calzolaio di sua conoscenza. Buona parte del mimo è dedicata all’attivazione del calzolaio per dare migliore impressione alle amiche della donna e la donna che fa le raccomandazioni al calzolaio per fare bella figura alle amiche. Si tratta quindi di una situazione quotidiana.



    CALLIMACO

    Vita di poeta alla corte dei Tolomei

    Le notizie sulla vita di callimaco sono piuttosto scarse. Nasce a Cirene intorno al 310 a.C. Per un certo periodo è impegnato come grammatico e letterato nei pressi di Alessandria. Nell’ambito del Museo e della biblioteca egli mette a frutto la sua preparazione letteraria e la arricchisce con la conoscenza diretta del patrimonio di testi acquisiti dalla biblioteca. Il suo intervento filologico altamente professionale è alla base dei pivakes, ossia le “schede” che redige per ciascuno degli autori e dei testi esaminati, organizzando le opere per settori e adottando un criterio adeguato. Di tale opera, rimangono scarse testimonianze e i titoli di qualke studio di interesse letterario, antiquario, storico-erudito, mitologico, geografico e scientifico. Callimaco non diviene mai direttore della biblioteca (prostates): nel periodo in questione troviamo Zenodoto, Apollonio Rodio, Eratostene

    All’attività di studioso, si accompagna quella di poeta. Callimaco viene favorito poi da Berenice, sposa di Tolomeo III Evergete, in virtù della comune origine.

    La produzione in versi

    Una tradizione difficile

    La tradizione degli scritti di Callimaco è rimasta relegata essenzialmente alla forma papiracea. Solo gli epigrammi e gli inni sono stati trasmessi su codice: i primi perché inclusi nelle antologie confluite nel manoscritto della raccolta oggi nota come Antologia Palatina, i secondi perché compresi in una raccolta innografica più vasta.

    Tra il 1910 e il 1935 la scoperta e la successiva edizione di numerosi papiri hanno permesso agli studiosi di ricostruire criticamente il testo di alcune tra le opere in versi più significative

    La poesia erudita degli Aitia

    Si può dire che gli Aitia (origini) dovevano presentarsi come una raccolta di elegie in 4 libri il cui filo conduttore era costituito dalle domande che il poeta rivolgeva alle Muse sulle “origini” di miti, leggende, festività tradizione locali, etc… Esso presenta infatti un contenuto apertamente meta letterario ed è sicuramente il più ampio stralcio della produzione greca in cui l’oggetto della trattazione è la poesia stessa. Dopo il prologo Callimaco introduce un sogno, con il quale si richiama esplicitamente all’investitura poetica di Esiodo. Le singole elegie risultano in realtà perfettamente compiute e garantiscono, singolarmente, l’esigenza di costruire una poesia erudita di alta raffinatezza stilistica. Unico vero filo conduttore dell’opera è proprio il ricorso alla tematica dotta, che pone al centro della poesia il mito eziologico locale e/o secondario.

    È impossibile riassumere il contenuto degli Aitia ma si può soltanto esemplificarlo tramite alcuni degli argomenti affrontati: un epinicio per Berenice II, vincitrice in una corsa di carri alle Nemee; la fondazione delle città siciliane; l’episodio di Aconzio e Cidippe. Nel testo frammentario degli Aitia inoltre, gi studiosi hanno riconosciuto gli indizi di due diverse edizioni, alla seconda delle quali Callimaco avrebbe aggiunto il prologo e la Chioma di Berenice, originariamente pubblicata come elegia a sé stante.



    I giambi

    I papiri hanno restituito anche il testo, molto frammentario o, in alcuni casi, il solo argomento, di tredici componimenti in metri giambici. L’uso del giambo è il loro tratto distintivo: il metro è infatti sapientemente variato e ha fatto pensare a un progressivo distacco dalle forme tradizionali. L’innovazione consiste piuttosto nella scelta di non riutilizzare i toni propri dei giambo grafi di età arcaica, il biasimo e l’attacco, optando per argomenti vari. La modalità della trattazione si caratterizza per la mescolanza di toni seri e comici (serio comico)

    Il giambo I ha per protagonista Ipponatte. Il giambo II è la reinterpretazione di una favola sugli animali parlanti condannati da Zeus a perdere la parola per aver chiesto al dio di bandire la vecchiaia. Il giambo III informa che il componimento costituiva una critica al presente. Il giambo IV contiene un contrasto tra 2 avversari su questioni letterarie in forma allegorica: a scontrarsi sono un ulivo e un alloro.

    Gli inni

    Gli inni di Callimaco, giunti in una raccolta contente anche gli inni omerici, quelli orfici e quelli di Proclo, sono generalmente considerati frutto di un lavoro poetico al quale l’autore si è accostato presto per continuare a praticarlo con il progredire della sua attività. I sei componimenti ( a Zeus, Ad Apollo [ci mescola il mimo], ad Artemide, a Delo, Per i lavacri di Pallade, A Demetra) sono scritti in esametro, anche se in un caso, il distico elegiaco (Per i Lavacri di Pallade)

    Una poesia raffinata e dotta: l’Ecale e gli epigrammi

    L’Ecale si tratta di un poemetto incentrato su un aspetto marginale della vicenda mitica di Teseo e della sua lotta contro il toro che devastava il territorio di Maratona. Il giovane Teseo, sfuggito al tentato avvelenamento da parte di Medea e riconosciuto dal padre Egeo, si reca a Maratona dove un terribile toro sta devastando il territorio. Per l’improvviso scoppiare di un temporale trova ospitalità presso la misera abitazione di una vecchietta, Ecale. Il giorno successivo cattura il toro, ma quando torna dalla sua ospite la trova senza vita. Ne celebra dunque gli onori funebri, istituendo un demo per ricordarne il nome e consacrando un santuario a Zeus Ecaleios. Eziologia e strutture narrative nuove si mescolano in un’opera che è una vera provocazione all’epica tradizionale e costituisce un singolare esempio di un prodotto tipico della poesia ellenistica: l’epillio, utilizzato dai poeti successivi, anche in lingua latina.

    Nella ricerca di una poesia raffinata e dotta, Callimaco trova nell’epigramma uno strumento perfettamente adeguato.

    La poesia, la poetica e la polemica letteraria

    La poesia alessandrina e il ruolo di Callimaco

    La rinnovata dimensione del corpus callimacheo, la forte valenza meta letteraria, sono altrettante conferme del ruolo centrale che egli riveste nello sviluppo e nella definizione della poesia e della poetica alessandrina. Il primo di tali elementi è la dottrina: l’interesse erudito diviene parte integrante di una poesia che nasce nel quadro di una cultura organizzata attorno alle biblioteche e al potere monarchico e con il compito di sistemare e catalogare.

    L’eziologia, ossia la ricerca dell’origine delle cose (aition) che nasce dall’attività di studioso e di dotto, è dunque uno degli assi portanti della poesia di Callimaco, in modo programmatico negli Aitia, ma diffusamente anche nei Giambi, negli Inni, nell’Ecale. Nell’inno Per i Lavacri di Pallade la cornice culturale della festività racchiude l’aition della cecità di Tiresia, mentre nell’inno A Demetra la celebrazione della dea apre e chiude la narrazione della vicenda favolistica della mostruosa fame di Erisittone. Il racconto tratto con ogni probabilità da un motivo di orine popolare si mescola in Callimaco con gli elementi tipici della poesia innodica. La fusione di inno e racconto popolare si risolve nella raffigurazione grottesca del protagonista che divora insaziabilmente tutto ciò che ha di fronte. Il sottile gioco di Callimaco va dall’originale ricomposizione di elementi di provenienza varia alla pratica e alla contaminazione di generi diversi. Per tale via giunge alla costituzione di un corpus poetico all’insegna della varietà contenutistica e formale, perfettamente rispondente alle esigenze del dotto alessandrino fattosi poeta. Nella “doppia Anima” di Callimaco il gioco dell’innovazione comincia già probabilmente con le prime prove poetiche e prosegue in tutte le sue opere. Negli Inni si riconosce il dialogo che egli instaura con la tradizione: i suoi canti non hanno nulla a che fare con l’occasione rituale; rispettano la forma metrica tradizionale, salvo abbandonarla per il distico elegiaco; optano per dialetti diversi (ionico i primi quattro; dorico il V e il VI). Il primo componimento dei Giambi è esemplare per comprendere il sottile gioco su cui si basa l’arte allusiva di Callimaco: il poeta, infatti, introduce come interlocutore Ipponatte.

    I Giambi rappresentano ottimamente la necessità del poeta di variare nella metrica, nei contenuti e nei toni.

    Poesia oggetto di poesia

    i tre distici del frammento 28 ribadiscono il rifiuto per l’opera di grandi dimensioni, lo stesso che guida il giudizio di Callimaco critico letterario ad apprezzare la Nannò di Mimnermo e a criticare Antimaco di Colofone, autore della Lide.

    A ciò si aggiunge investitura poetica da parte delle Muse e immediatamente dopo il prologo degli Aitia.

    Dai versi di Callimaco emerge infatti una forte tendenza ad affermare le proprie scelte criticando quelle altrui. È pero estremamente difficile decofigicare con esattezza i termini della questione e capire quali fossero i reali protagonisti del dibattito, i versi conclusivi dell’inno Ad Apollo hanno fatto pensare che l’avversario di Callimaco fosse Apollonio Rodio (nelle Argonautiche dice “ un fiume di parole”)

    La polemica aveva come retroterra le convinzioni estetiche di Aristotele, che aveva negato alla poesia la capacità di indagare il fatto storico e aveva affermato le caratteristiche basilari di un’opera: compiutezza, unità, continuità, estensione. Callimaco si dichiara contrario a tali regole. Non a caso le critiche dei Telchini, i demoni che impersonano i poeti avversari nel prologo degli Aitia, si appuntano proprio contro il fatto che, a loro parere, tali caratteri non sarebbero presenti nella poesia callimachea.



    Lingua e stile

    La cifra stilistica di Callimaco è senza dubbio la raffinatezza, accompagnata da un magistrale riuso della tradizione letteraria. Potenzia le risorse espressive della parola grazie al riuso della lingua omerica e al peculiare ricorso ai dialetti letterali, alla precisione nell’uso dell’esametro e all’impiego di metri inconsueti in relazione al genere (gli encomi e gli epinici in forma di elegia), ad una lingua di tono medio ma fortemente variata che garantisce l’originalità grazie alla novità degli abbinamenti, ad un oculato gioco fonico.

    La fortuna di Callimaco

    Callimaco e più in generale la poesia ellenistica, hanno rappresentato un passaggio obbligato tra letterati latini e tradizione. Per questo motivo molto di quanto è stato prodotto tra il II e il I secolo a.C., tra Grecia e Roma, si può comprendere solo attraverso la lezione callimachea. Il processo di assimilazione della cultura greca a Roma interessa generi e autori diversi. Senza l’esperienza callimachea sarebbe impossibile comprendere il sogno in funzione di investitura poetica, ma anche la varietà di metri e di lingua delle prime forme di satira. La poesia dei neoteroi, inoltre, muove chiaramente dai principi della poetica callimachea. L’epillio callimacheo, peraltro, ha costituito il modello di autori di lingua greca, ma è anche alla base di nuove forme poetiche in lingua latina: in particolare delle originali forme epiche di Ovidio. L’enunciazione dei principi della propria poetica è, come si è visto, parte integrante della produzione callimachea. In epoca augustea la stessa cosa può dirsi per Orazio, che dissemina i propri versi di riflessioni meta letterarie dalle quali traspare l’eco di Callimaco. Attraverso l’esperienza della poesia in lingua latina la lezione di Callimaco ha varcato i secoli. Il naufragio delle sue opere ha fatto sì che, in realtà, i poeti delle età successive abbiano avuto presente i principi ispiratori della sua poesia in modo mediato, senza sapere a chi dovessero i fondamenti del dibattito che ha appassionato e continua ad appassionare chi si dedica alla poesia. Ogni volta, dunque, che un poeta fa confluire nei suoi versi una riflessione su come intende la poesia, rende omaggio a Callimaco, sia consapevolmente sia in nome dell’acquisizione di un principio entrato a far parte della tradizione.
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    Gige e Candaule, di Erodoto (Versione)





    Allora dunque questo si innamorò della propria moglie ed essendo innamorato riteneva di avere la donna di gran lunga la più bella fra tutte. E così avendo questa opinione(lett. ritenendo queste cose) aveva tra le guardie Gige, figlio di Discilo, che gli era molto gradito. Candaule si consigliava con questo Gige sia sulle cose più importanti tra gli affari, sia sull’aspetto della donna lodandola oltre misura. Dal momento che non era trascorso molto tempo disse a Gige così: “Gige dunque non penso che tu sia persuaso da me quando parlo dell’aspetto della donna (capita infatti che per gli uomini le orecchie sono più infide degli occhi), fa’ in modo di vederla nuda”. Quello dopo aver levato un grande grido disse : “O signore tu fai un discorso non di persona sana ordinandomi di guardare la mia regina nuda? Infatti nello stesso momento in cui una donna si spoglia del vestito si spoglia anche del pudore. Sono persuaso da te del fatto che quella sia la più bella fra tutte le donne e ti chiedo di non chiedermi cose illecite”. Allora dicendo queste cose le respingeva temendo che da queste gli capitasse un male.



    1. 111 forma ionica per

    2. 2222222forma ionica perfffffff

    3. 333 forma che equivale al dativo singolare maschile di , che si riferisce a Candaule sogg. di frase, tradotto come dativo di possesso (dat. sogg., nom. compl. oggetto, verbo essere verbo avere, in questa proposizione troviamo infatti vvvvvvvvvin accusativo,iche è soggetto dell’infinitiva, ma che con il dat. di possesso diventa c. oggetto)

    4. 4444444444444444444444444si riferisce sempre a sssssss , è un aggettivo di grado superlativo relativo da eeeeeeeeeeeerafforzato da rrrrrr(=di gran lunga la più…), seguito da un genitivo partitivo.

    5. 55555555 non introduce una proposizione consecutiva dal momento che è anche seguita da un participio (le consecutive introdotte da ttttthanno il verbo all’ indicativo o all’infinito), è un espressione che si traduce “e così”.

    6. 6666dativo singolare maschile che, nella costruzione del dativo di possesso, qui applicata, diventa soggetto.

    7. 7777777777777777: “le cose più importanti”, superlativo relativo neutro plurale.

    8. equivale a eeeeeeeeeeeeetradotto “lodandola oltre misura”

    9. 999999999999999999999è un genitivo assoluto

    10. 111111111111111111111: ::::::all’attivo significa generalmente “persuadere”, mentre al medio-passivo seguito dal dativo significa “obbedire a qualcuno” , “essere persuaso da…”.,,,,,,,,,è un participio congiunto che si riferisce a èèè tradotto qui con una subordinata temporale.

    11. 11111111111sta persssssss

    12. 1111111111111111 regge il participio predicativo del soggetto riferito a rrrr dunque si traduce “infatti le orecchie per gli uomini sono per caso più infide degli occhi ((((((((((((aggettivo comparativo seguito dal secondo termine di paragone in genitivo)”, oppure una migliore traduzione è“capita infatti che per gli uomini le orecchie sono più infide degli occhi”.

    13. 111111è un imperativo che presenta la forma distratta, ossia senza contrazione di èèèèèèèèche regge la proposizione completiva introdotta da cccccccccccc+ futuro di ++++++++

    14. 111111111participio ionico dal verbo pppppppp

    15. 11111111deriva da

    16. 11111sta per sss, ,,,,,, in greco si costruisce con il genitivo (=ti chiedo)

    17. 11111111111: costrutto dei verba timendi ((( + congiuntivo o ottativo obliquo, quando si teme che avvenga qualcosa che non si desidera = temo che…, + congiuntivo o ottativo obliquo, quando si teme che avvenga qualcosa che si desidera = temo che non…)

    18. 111 forma che equivale al dativo singolare maschile di , ,,,,,,,,,congiuntivo presente da si traduce col significato di “capita che”.
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    Autori greci (Appunti)



    Riassunti di greco

    Erodoto:

    • Vita: nasce ad Alicarnasso nel 484 a.C. e, a causa della morte del cugino Paniassi durante le guerre persiane, la famiglia è costretta all’esilio;ad Atene Erodoto fu in rapporti stretti con Pericle e Sofocle; partecipò alla fondazione di Turi, dove morì nel 430.

    • Storie: suddivisa dai filologi alessandrini in 9 libri ognuno intitolato ad una Musa; la loro unità di base sono i logoi( sezioni riservate a singole trattazioni), che si intrecciano agli eventi storici e consentono di vedere la prospettiva greca rispetto al’altro; l’ è l’indagine di tutto ciò che è degno di memoria,tra cui compaiono i èèèèèèèècon il fine di scrivere tutto ciò che ha visto e sentito; Erodoto è razionalista(forte interesse per le leggi umane), ma allo stesso tempo crede che vi siano forze incontrollabili nella storia e che gli dei intervengano (llllllllllllllllllllllllfonti varie; ricchezza di aneddoti e novelle(presentate come racconti di testimoni) che consentono di riannodare e interrompere la narrazione, di oracoli,sogni,prodigi e elementi favolosi; antitesi Greci-barbari analizzata in modo imparziale( dibattito sulle costituzioni); ionico letterario;retaggio della comunicazione orale.

    Tucidide

    • Vita: nasce ad Atene nel 460 a.C. da famiglia aristocratica; impegnato in politica durante la guerra del Peloponneso, fu condannato ad Anfipoli per non essere giunto in tempo con gli aiuti; inizia a scrivere le Storie; fu assassinato nel 403 a.C.

    • Storie: otto libri sulla guerra del Peloponneso; all’ultimo libro si riagganciano le “Elleniche” di Senofonte; prima opera storiografica( storiografia=scienza esatta); fine di lasciare ai posteri un possesso per l’eternità;destinate alla lettura; analisi accurata della democrazia, seppur imparzialmente traspare la prospettiva di un ateniese moderato; leggi naturali(del più forte) della storia: non esiste l’intervento divino, anche se la ,,,, ha il suo ruolo( chiaro influsso sofistico: storia antropocentrica e progressista); esperto in molti campi,soprattutto in medicina; scrittura densa e difficile.

    Senofonte:

    • Vita: nasce a d Atene nel 430 a.C. da famiglia ricca e aristocratica; conosce e frequenta Socrate;nel 401 si imbarca come mercenario per l’Asia al seguito di Ciro il Giovane; giuda un plotone di ritorno dall’Asia;giunto ad Atene dopo un soggiorno a Sparta ,dimostra simpatie per Sparta e i Perisani e viene esiliato; muore in esilio nel 357.

    • Anabasi:sette libri sotto il nome di Temistogene Siracusano a fine apologetico;memorie di un soldato; durezza della vita militare; storico nel cuore della guerra.

    • Elleniche:avvenimenti dal 410 al 362;si riaggancia all’ultimo libro delle “Storie” di Tucidide( Luciano Canfora assegna la paternità dell’opera a Tucidide);resoconto minuzioso,quasi diari stico,ma con qualche lacuna; fonte della storia dl IV secolo.

    • Agesilao: biografia idealizzata di Agesilao.

    • Memorabili: aneddoti relativi a Socrate in cui traspare il Socrate morale;tentativo apologetico e di staccare figure coma Alcibiade e Crizia da lui.

    • Apologia di Socrate: spiegazione degli atteggiamenti di Socrate durante il processo.

    • Simposio: riferiti discorsi durante la cena a casa di Callia.

    • Economico: dialogo tra Socrate e Creobulo sulla corretta amministrazione dei beni; traspare l’ideale aristocratico; funzione attiva della donna.

    • Costituzione dei Lacedemoni: si illustra e si esalta il modello di ordinamento spartano.

    • Ciropedia: biografia di Ciro in 8 libri; molto romanzesca e utopia politica in una Persia molto idealizzata con un esaltazione del passato;

    • Ierone: opuscolo di un dialogo tra il tirrano di Siracusa e Simonide.

    • Poroi: indica ad Atene la strada migliore per sistemare i conti pubblici.

    • Opere tecnico-didascaliche: scritti su caccia ed equitazione.

    • Ideale della IIIIIIIIIIII testimone della fine della uomo di lettere e d’azione;stile medio e modello di prosa attica.

    • Costituzione degli Ateniesi:testo anonimo contro la costituzione di Atene e pro idee oligarchiche; non si sa se sia un trattato o un dialogo; pseudosenofonteo.

    Antifonte

    • Vita: nato nel 480 a.C. fu logografo e sostenitore dell’oligarchia(colpo di Stato del 411);condannato a morte nel 411.

    • Per l’uccisione di Erode: Erode scompare dalla nave.

    • Sul coreuta:veneficio di un coreuta.

    • Contro la matrigna: contro la matrigna accusata di aver avvelenato il padre.

    Andocide:

    • Vita: Nasce ad Atene, figlio di un ricco uomo politico; annovera tra i suoi parenti Platone. Entra a far parte di quelle consorterie aristocratiche che complottano contro il regime popolare ateniese. Viene coinvolto con Alcibiade nello scandalo delle Erme, avvenuto alla vigilia della partenza della spedizione in Sicilia.Dunque viene imprigionato e poi mandato in esilio: al ritorno in Atene tenta la difesa. E’ anche sospettato di aver profanato nella sua casa i Misteri di Eleusi. Partecipa ad un’ambasceria per trattare la pace con Sparta, ma ciò gli valse un’accusa di tradimento e il definitivo esilio durante il quale muore. L’importanza dei testi risiede nel loro valore come fonte storica. Per quanto riguarda lo stile: trae le parole dalla vita e non dalla scuola, raggiunge effetti drammatici riferendosi a situazioni a lui accadute.

    • Sul proprio ritorno: si difende per tornare ad Atene dall’esilio.

    • Sui misteri: si difende dall’accusa di aver profanato i misteri di Eleusi e di aver partecipato allo scandalo delle Erme.

    • Sulla pace con gli Spartani: si difende dall’accusa di far parte di un’ambasceria corrotta.

    Lisia:

    • Vita: nasce ad Atene nel 445 a.C. da famiglia di meteci; entra in contatto con le personalità più rilevanti dell’epoca; si trasferisce a Turi e poi ad Atene; sfugge per miracolo alle epurazioni dei Trenta Tiranni e torna ad Atene al seguito di Trasibulo; per la rovina del patrimonio familiare inizia l’attività di logografo; muore nel 380.

    • Olimpica:per escludere dai giochi Olimpici Dionigi di Siracusa.

    • Epitafio: celebrazione della morte dei caduti di Corinto.

    • Per l’uccisione di Eratostene: difesa di un marito ceh aveva ucciso l’amante della moglie.

    • Contro Eratostene: contro l’uomo che comandò l’epurazione dei meteci e uccise il fratello di Lisia.

    • Contro Agorato: contro un delatore che aveva rovinato molti cittadini, accusato di omicidio.

    • Contro Simone:causa per danni dopo una lotta tra due innamorati per lo stesso ragazzo.

    • Per l’ulivo sacro: a favore di un possidente accusato di aver estirpato un olivo,pianta sacra ad Atena.

    • Per l’invalido: per ottenere il sussidio d’invalidità.

    • Contro i mercanti di grano: contro i mercanti che in periodo di guerra avevano speculato sul prezzo del grano.

    Isocrate:

    • Vita: nato ad Atene nel 436 a.C. e viene educato dai sofisti; fonda una scuola nel 390; muore nel 338.

    • Contro i sofisti:nuovo programma formativo basato su filosofia e retorica, con la prevalenza della seconda.

    • Panegirico:appello all’unità dei greci contro i barbari e concetto di ellenico.

    • Plataico: immaginaria richiesta di aiuto di un abitante di Platea.

    • Sulla pace: contrappone l’atteggiamento degli antichi verso gli alleati a quello dell’Atene moderna.

    • L’Areopagitico: restituire potere all’Areopago.

    • Antidosis: cerca di difendersi perché non vuole accettare l’antidosis.

    • Filippo: alleanza con Filippo a guida dei greci in funzione antipersiana.

    • Panatenaico: elogio di un’Atene idealizzata.

    Demostene:

    • Vita: nasce nel 384 a.C. da padre ricco, che muore e Demostene viene affidato al cugino Afobo contro cui intenta una causa per l’eredità vincendo; impegno nella vita politica e attività di logografo; ascesa politica parallela e quella di Filippo; politica antimacedone ; dopo la pace di Filocrate approfitta per rafforzare il suo partito della guerra antimacedone; dopo Cheronea finisce la libertà dei Greci; assegnazione della corona d’oro; viene coinvolto nello scandalo di Arpalo; va in esilio e al ritorno ad Atene si suicida nel 322.

    • Per la libertà dei Rodii: Filippo pericolo da non sottovalutare.

    • Oliantiache:necessità di intervenire in favore di Olinto prima che la conquistasse Filippo.

    • Filippiche: politica antimacedone, coalizione contro Filippo, reazione degli ateniesi.

    • Sulla corona: in difesa di Ctesifonte, che voleva dare a Demostene la corona, e di Demostene stesso. Redatta in seguito per la lettura, se ne conserva anche l’accusa di Eschine.

    • Simbolo della libertà dall’oppresore straniero; orizzonte ristretto della eeeeee campione dell’oratoria giudiziaria; stile patetico e poco equilibrato, mal alternanza di frasi brevi e lunghe,maestro della comunicazione.

    Eschine:

    • Vita: nato ad Atene da famiglia modesta nel 390 a.C., si lega ad Eubulo e , inviato come ambasciatore per la pace viene accusato da Demostene di essere corrotto; diviene leader del partito filomacedone; muore in esilio a Rodi.

    • Contro Timarco: difesa di Eschine, accusato di essere ambasciatore corrotto.

    • Sulla corrotta ambasceria:contro Demostene per l’accusa di essere un ambasciatore corrotto.

    • Contro Ctesifonte: contro l’uomo che voleva dare la corona a Demostene e Demostene stesso.

    • Stile chiaro e abile argomentazione, ma senza eloquenza vibrante; vita all’ombra di Demostene e politico al passo coi suoi tempi.

    Menandro:

    • Vita: nasce ad Atene nel 342 a.C. da famiglia agiata e intrattiene raporti con Tefrasto; esordisce in teatr nel 322; resta legato ad Atene rifiutandi gli inviti ad Alessandria; muore nel 291.

    • Il bisbetico: peripezie e turbamenti di un vecchio acido e scorbutico; prima commedia; Cleone è roso da un male di vivere, ma lentamente subisce un processo di redenzione; ottimismo sulla natura umana e potere della ragione; vicenda d’amore sullo sfondo; opera ancora acerba e schematica; antichi valori contro i nuovi.

    • La ragazza tosata: più matura della prima; doppio equivoco all’inizio della vicenda causato dal differente grado di consapevolezza e informazione; analisi psicologica dei personaggi e la loro maturazione corrisponde al tempo della messa in scena.

    • L’arbitrato: situazione poco accettabile secondo le norme morali;il finale riflette il percorso psicologico dei due protagonisti; la ssss ha un ruolo marginale, Abrotono viene presentata come un’etera buona e Carisio e Panfile sono finemente tratteggiati.

    • Lo scudo: meno dela metà dell’opera;una più spiccata cura nell’intreccio, Davo: figura simbolo del servo straniero; pensiero cosmopolita.

    • La ragazza di Samo: trama fondata sugli equivoci; prosnaggi originali e ben delineati.

    • Schema drammaturgico di base che focalizza sulle relazioni familliari; rottura solo apparente dell’ordine; studio dei caratteri; influenze e richiami euripidei; comprensione della natura umana e positivismo sull’uomo,caratterizzato da solidarietà e reciproca comprensione; realismo; destinata ad un pubblico medio,come i suoi personaggi; rigido controllo della sessualità; mancanza del contrasto tra i sessi e le generazioni; ottimismo e riflesso di un’epoca in trasformazione.

    Callimaco:

    • Vita: nasce a Cirene nel 305 a.C. da famiglia nobile; intellettuale e poeta alla corte dei Tolomei;muore nel 240 a.C.

    • Aitia: manifesto del nuovo tipo di poesia, esplicitato nel prologo della prima edizione(2 libri,nella seconda 4), in cui è presente anche il sogno delle Muse(cfr Esiodo); successione di testi autonomi a carattere eziologico scritti come esercizio artistico.

    • Giambi: giambo I(Ipponatte racconta la favola dei 7 sapienti) giambo IV( contesa tra l’alloro e l’ulivo) e degli altri resta solo il riassunto; si rifà alla tradizione di Archiloco e Ipponatte,ma se li rinnova destinandoli alla circolazione scritta e avendo un fine moralistico.

    • Inni: 6 esempi di poesia religiosa( Inno a Zeus, ad Apollo, ad Artemide, a Delo, ai lavacri di Pallade, a Demetra); mitologia letteraria ed erudita e umanizzazione delle divinità.

    • Ecale:poemetto mitologico in esametri, basato su un piccolo momento di un impresa di Teseo, che dimostra il gusto per il racconto raro; trame preziose con attenzione per i dettagli.

    • Epigrammi:poetica della brevità, temi di vario argomento; mix tra arte lucida e patetica.

    • Poeta moderno e saggio; forte legame con la biblioteca che si riflette nei suoi scritti; brevità degli argomenti e particolari( no poemi ciclici); stile medio, ma allo stesso tempo difficile e oscuro;humor.

    Teocrito:

    • Vita: nato a Siracusa nel 315, divide la sua esistenza tra Cos e Alessandria, pur non lavorando mai in biblioteca;muore nel 260.

    • Componimenti bucolici: idillici; Talisie( iniziazione del poeta-pastore a Cos), Ciclope( monologo scritto in lettera all’amico); precedenti nell’Iliade e nell’Odissea;evasione dalla città; figure e paesaggi bucolici idealizzati.

    • Mimi: destinati alla lettura, si ispirano alla tradizione seceliota; l’incantatrice(Simeta ricondce a sé l’amato con filtri), Siracusane( due donne siracusane alle feste Adonie.

    • Epilli: omaggio a Callimaco;Ila,Dioscuri e il piccolo Eracle.

    • Epitalamio di Elena:inno nuziale di reminiscenze di Saffo.

    • Carmi d’occasione: ierone e Encomio di Tolomeo

    • Poeta raffinato ellenistico, sottile legame con l’uditorio; mix tra ionico,dorico e eolico;

    Apollonio Rodio:

    • Vita: nasce ad Alessandria nel 295; ottiene l’incarico di bibliotecario; rapporto ambiguo con callimaco:nemici o amici?; dopo essere stato sostituito da Eratostene va a Rodi dove rimane fino alla morte nel 215.

    • Argonautiche: divise in 4 libri secondo il canone aristotelico; stesi argomenti della Pitica IV di Pindaro; conforme ai moduli omerici sono strumenti espressivi convenzionali a livello narrativo e formale, ma se ne distacca per il nuovo uso della lingua, per la concezione degli dei, per l’influsso di altri generi letterari,riferimenti alla sua epoca, il tema amoroso in primo piano, per il virtuosismo descrittivo e i frammenti; introspezione psicologica; Medea è studiata psicologicamente e domina la 2 parte del romanzo; Giasone è l’eroe negativo e antieroe(eroe ma con diverse caratteristiche);destinato ad un pubblico colto.

    Epigramma:

    • Antologia Palatina: raccolta di epoca Bizantina, divisa in libri diversi a seconda dell’argomento;si rifà per alcuni epigrammi all’antologia Planudea.

    • Leonida: poeta su committenza; composizioni lunghe ed elaborate; descrizione del quotidiano e gusto noir; interesse per la filosofia cinica.

    • Nosside: poetessa di famiglia aristocratica, epigramma per la vittoria dell’esercito di Locri e epigrammi dedicatori; ripresa temi amorosi di Saffo.

    • Anite: poetessa di professione; scene naturalistiche e influsso dell’esilio.

    • Asclepiade: letterato in vista; epigrammi erotici; levità della passione amorosa.

    • Meleagro:attività multiforme; poesia d’amore e simpodiale;stile teatrale; precarietà dell’esperienza d’amore; humor raffinato.

    • Posidippo: vita ad Atene e Alessandria; poeta cortigiano e del simposio; papiro Milanese con argomenti originali.

    Letteratura giudaico-ellenistica:

    • Ezechiele: scrive l’ , tragedia in frammenti e di cronologia incerta.

    • Filone di Alessandria: nasce ad Alessandria da famiglia ebraica agiata nel 20; sente da vicino il rapporto tra Greci e ebrei e ; fa parte di un’ambasceria a Roma, dove viene maltrattato(Contro Flacco. Punizione divina);filosofia greca al servizio degli studi scritturali;trattati di commento allegorico alla Bibbia.

    • Giuseppe Flavio: origine aristocratica; incarichi diplomatici per trattare con Roma; partecipa alla lotta antiromana; viene preso in protezione dai Flavi; La guerra Giudaica: monografia rivolta ai giudei sparsi; modelli: Tucidide e Polibio; sintesi di due culture.

    Polibio:

    • Vita: nasce a Megalopoli nel 200 a.C.; inizia giovane la carriera politica; Polibio ottiene la protezione e la simpatia dei ceti influenti romani; dopo la distruzione di Corinto entra in patria e si dà alle Storie; muore nel 120.

    • Storie: voleva narrare in 29 libri l’ultimo 50anni tra la seconda guerra punica e la terza guerra macedonica;analisi dell’ascesa di Roma; ampliamento con gli eventi successivi; storia pragmatica, basata sull’esperienza di chi scrive e informazioni politico-militari8attinge alla sua esperienza diretta); destinata a lettori esperti; spazio limitato all’etnografia; polemica sul metodo con i predecessori, perché lui è teorico; la storia è concepita come insegnamento per chi vuole imparare; ampio spazio alla iiiiiidiscussione sulle forme di governo nel libro IV; si pone al servizio dell’imperialismo romano; messaggio che Roma è la nuova potenza egemone; stretto rapporto con gli Scipioni; lingua basata sulla ttttttma poco brillante.

    Anonimo del Sublime:

    • Libro di critica letteraria, che si colloca nella seconda metà del I secolo d.C.;si occupa della grandiosità che si esprime nei massimi momenti di tensione espressiva; la letteratura può modellare un’anima e riversarla in un’opera d’arte;il sublime si trova nel rapporto tra ascoltatore e autore per un legame di empatia; esempi di sublime; trattato in forma epistolare; mescolanza di e parole classiche,rare e arcaiche.

    Plutarco:

    • Vita:nasce a Cheronea nel 50 d.C., si forma con la filosofia platonica e va più volte a Roma;filoromano; carica sacerdotale a Delfi; muore nel 125.

    • Vite parallele:biografie viste in funzione educativa: idea di una civiltà greco-romana; esaltazione della virtù politica; intento etico: rapporto stretto tra oooooe eeeeeeeeil suo scopo è delineare il carattere del personaggio e le sue azioni non fare storiografia; importanza della iiiii incertezza dell’esistenza; testimonianza di un greco impiantato a Roma.

    • Moralia: dimostrazione del Plutarco filosofo; rivisitazione del dialogo socratico, in cui però i personaggi sono alla pari; scritti a carattere etico, filosofico, pedagogico, politico, teologico.religiosi( dialoghi delfici: oracoli della Pizia, E di Delfi,l’eclissi degli oracoli),scientifico e antiquario e di critica letteraria; quaestiones conviviales esempio di simposio erudito.
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    "La peste" di Albert Camus (Scheda libro)






    Un’immensa quantità di topi viene trovata morta in ogni angolo della città di Orano, presagio riconoscibile di qualcosa di estremamente drammatico. Infatti, in breve tempo una tremenda epidemia si diffonde in tutta la città. Ogni giorno si nota il progressivo espandersi della malattia, l’aumentare del numero delle vittime e nessuno è in grado di fermare questo terribile contagio. Nulla e’ in grado di porre freno a questa orribile malattia. Un autorevole medico della città, Bernard Rieux, avanza ipotesi di peste e la città viene isolata e costretta a chiudere ogni minimo tipo di contatto con il mondo esterno. In tutti i modi si cerca di combattere la pestilenza: religiosamente, medicalmente ma soprattutto con molta solidarietà da parte di tutti.



    Nell’immenso dramma di una cittadina colpita da un’epidemia di tale portata, il personaggio più emblematico non è secondo me il dottor Rieux (che pure lavora costantemente vicino agli appestati a ritmo continuo, senza mai darsi tregua), protagonista del romanzo, ma il giornalista Raymond Rambert. Secondo me egli è senz’altro la personalità più strana e controversa ma allo stesso tempo più solidale del libro, tenendo conto che decide di aiutare degli sconosciuti, con cui lui non ha mai avuto niente a che fare. Egli non è un abitante di Orano, si trova in Algeria soltanto per condurre un’inchiesta per conto di un quotidiano parigino riguardo le condizioni di vita degli arabi. Decide quindi d’intervistare Rieux per chiedere ragguagli sullo stato sanitario degli Algerini. Camus lo descrive come ‘basso di statura ma forte di spalle, con un volto deciso e occhi chiari, intelligenti; veste abiti di taglio sportivo e sembrava a suo agio nella vita.’

    A causa dell’espansione del morbo, la prefettura impone la chiusura delle porte della città, impedendone il transito sia in ingresso che in uscita. Il giornalista, estraneo alla vicenda vuole a tutti i costi tornare in Francia dove ha lasciato la donna amata. Inizia così un crocevia attraverso prefettura ed enti competenti allo scopo di ottenere un lasciapassare. Rambert, spazientito dalle lungaggini burocratiche, è intenzionato ad evadere illecitamente corrompendo le guardie all’uscita. Viene aiutato nel suo intento da due loschi figuri che però gli ordinano di attendere. Per lui ogni giorno lontano dalla sua amata è privo di senso e vorrebbe fare scorrere il tempo più velocemente per incontrarla al più presto. Durante i giorni d’attesa frequenta principalmente il dottore e comprende lo sforzo più grande di lui al quale è sottoposto. Rambert diviene parte attiva della società, quella parte di essa che non si arrende al morbo: organizza squadre dedite a curare gli appestati e ne dirige una di esse. Quando finalmente giunge il giorno della fuga e quindi il riconciliamento tra Raymond e la sua fidanzata, egli decide di restare, poiché non sarebbe stato capace di riabbracciare l’amata se non avesse compiuto fino in fondo il suo dovere: quello di rimanere e non abbandonare al proprio destino Rieux, Tarrou, Grand, Castel, Othon e gli altri.

    Orano è decimata, i cimiteri sovraffollati, dottori e personale ausiliario scarseggiano, la situazione è tragica ma Rambert vuol poter riabbracciare la propria metà a testa alta. L’episodio che più di tutti segna indelebilmente la coscienza del giornalista è la sofferenza del giovane figlio di Othon, che lo condurrà alla morte. Padre Paneloux, nelle sua prima predica alla comunità, aveva detto che la peste era un flagello inviato da Dio per punire i peccatori. Rambert, Rieux e Tarrou rimangono scioccati nel veder perire un’anima così innocente e pura come quella di un bambino dopo aver vegliato giorno e notte sull’esile corpicino indifeso e aver tentato disperatamente di sottrarlo alla morte iniettandogli il siero di Castel.

    La peste semina ancora morte ma gradatamente le cose migliorano e si aprono le vie di comunicazione della città. Le navi fanno scalo al porto e i treni sostano alle stazioni, tutto sembra tornato alla normalità, anche se dopo un evento di tali proporzioni nulla può essere come prima.

    Quando Rambert riesce finalmente ad incontrare l’amata, i due si abbracciano e scoppiano in un pianto di commozione. Se si fossero ricongiunti alla prima occasione probabilmente il dolore per la separazione sarebbe stato minore ma le lacrime versate meno sincere.

    In una Orano straziata dal dolore causato da un morbo implacabile ma anche dalla viltà di molti suoi cittadini forse sarebbero stati necessari più Raymond Rambert.
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    "La peste di Atene" di Tucidide (Traduzione)





    Nicia disse cose di tal genere,ma la maggior parte degli Ateniesi che si presentarono (a parlare) esortava a far la spedizione e a non abrogare le decisioni prese,ma alcuni si opponevano. Consigliava con il massimo ardore la spedizione, Alcibiade, figlio di Clinia, desiderando opporsi a Nicia, poiché anche sulle altre questioni aveva una posizione politica diversa (dalla sua) e per il fatto che (Nicia) aveva alluso a lui in modo calunnioso e perché desiderava soprattutto comandare l’esercito e sperava di conquistare in questo modo la Sicilia e Cartagine e di recare un vantaggio ai propri interessi privati con il denaro e la gloria, che avrebbe riportato alla vittoria. Infatti essendo (tenuto) in grande onore dai cittadini,coltivava ambizioni maggiori di quanto gli consentisse il patrimonio di cui disponeva, sia per quanto riguardava l’allevamento di cavalli sia per le altre spese,proprio questo in seguito fu ciò che più di tutto, portò alla rovina della città di Atene. Infatti i più temendo gli eccessi della trasgressività che a livello personale caratterizzava il suo stile di vita e le grandi ambizioni sottese a tutte le sue azioni, gli si fecero ostili come ad un uomo che aspirasse alla tirannide, e sebbene a livello pubblico egli avesse trattato nel modo migliore le questioni relative alla guerra,nel privato tutti provando insofferenza per i suoi comportamenti ed essendosi affidati ad altri in un breve arco di tempo portarono alla rovina la città. Allora dunque essendosi presentato agli Ateniesi consigliava queste cose.



    24.3 – 24.4

    E a tutti allo stesso modo venne un forte desiderio di salpare, infatti i più anziani credendo che o avrebbero sottomesso i territori verso i quali navigavano o che almeno una grande potenza (come la loro) sarebbe stata sconfitta, invece quelli in età (da soldato) sia per il desiderio di vedere e visitare una terra lontana,sia essendo pieni di speranza che si sarebbero salvati,e la mossa del popolo e i soldati al momento presente (pensando che) avrebbero guadagnato denaro e avrebbero acquistato (una potenza) grazie alla quale ci sarebbe stato (per loro) un solario eterno. E così a causa dell’eccessivo desiderio di cose più grandi, anche se qualcuno non era d’accordo, temendo di apparire ostile alla città se avesse votato contro stendendo la mano, restava tranquillo.



    27 – 31.1

    Nel frattempo la maggior parte delle Erme di marmo che si trovavano nella città degli Ateniesi(sono numerose secondo l’usanza del luogo e di forma quadrata, sia nei vestiboli privati sia nei templi) in una sola notte furono mutilate nel volto. E nessuno conosceva gli autori ma con la promessa di grosse ricompense offerte dallo stato in cambio di una delazione venivano ricercati e inoltre stabilirono che,anche se qualcuno era a conoscenza di qualche altro sacrilegio che fosse stato commesso, chiunque volesse, sia tra i cittadini, sia fra gli stranieri, sia fra gli schiavi, poteva denunciarlo con la garanzia d’immunità. E prendevano il fatto troppo seriamente;e infatti sembrava che fosse un cattivo auspicio per la spedizione e che fosse stato compiuto in funzione di una congiura (che provocasse) una rivoluzione e contemporaneamente l’abbattimento della democrazia. E da parte di alcuni meteci e servi non viene dunque rivelato nulla riguardo alle Erme, ma riguardo alcune mutilazioni di altre statue compiute in precedenza da giovani tra scherzi e bevute di vino e anche che in alcune case venivano celebrati i misteri in segno di oltraggio,di queste cose accusavano anche Alcibiade. E accoglievano queste accuse, coloro che erano massimamente sdegnati con Alcibiade perché impediva loro di essere essi stessi alla guida stabile del popolo e pensando che sarebbero stati primi,se lo avessero scacciato, ingrandivano (le accuse) e gridavano che la profanazione dei misteri e la mutilazione delle Erme erano state compiute per il rovesciamento della democrazia, e che fra queste cose non ce n’era nessuna che non fosse stata compiuta con la sua collaborazione, adducendo come prova l’altra sua (forma di) trasgressività (quella) relativa ai suoi comportamenti, certamente non conforme ai costumi del popolo. Egli sul momento, si difendeva contro le denunce ed era pronto a essere giudicato prima di salpare, (affinché si accertasse) se avesse commesso qualcuno di quei (misfatti) - e infatti ormai erano stati fatti i preparativi - e se avesse effettivamente commesso qualcuno di quei (misfatti), (era pronto) a scontare la pena,ma se al contrario fosse stato assolto,avrebbe ripreso il comando. E li scongiurava di non accogliere calunnie sul suo conto mentre lui era lontano, ma di ucciderlo subito se era colpevole e (diceva che) sarebbe stato più saggio non mandarlo al comando di un’armata tanto grande con una simile accusa, prima di aver emesso la sentenza. Ma i nemici temendo che egli avrebbe avuto l’esercito dalla sua parte, qualora fosse stato processato subito, e che il popolo fosse mite proteggendolo per il fatto che grazie a lui gli Argivi e alcuni Mantineesi prendevano parte della spedizione, tentavano di distoglierlo e trattenerlo, incitando altri oratori, i quali dicessero che egli avrebbe navigato subito e non avrebbe ritardato la partenza, ma che al suo ritorno sarebbe stato giudicato entro un numero stabilito di giorni, i nemici volevano che lui fosse giudicato quando fosse ritornato in seguito ad un richiamo, sulla base di un’accusa più grave,che essi avrebbero potuto costruire più facilmente mentre egli era lontano. E sembrò opportuno che Alcibiade salpasse. Dopo questi fatti,quando ormai si era nel mezzo dell’estate avveniva la partenza verso la Sicilia. Dunque era stato detto in precedenza alla maggior parte degli alleati e alle navi che trasportavano i viveri e alle navi di trasporto e a tutto il resto dell’equipaggiamento al seguito, di radunarsi a Corciva per attraversare tutti insieme lo Ionio (partendo) da lì fino al Capo Iapigio; gli Ateniesi invece da parte loro e quegli alleati che erano presenti,essendo scesi al Pireo all’alba del giorno stabilito equipaggiavano le navi per salpare. Scese anche tutto il resto della popolazione che era nella città per così dire sia i cittadini sia gli stranieri, quelli del luogo accompagnando ciascuno i propri cari gli uni i compagni, altri i parenti, altri i figli, e andando con speranza e allo stesso tempo lamenti,da una parte (sperando) di conquistare quelle terre ma dall’altra (lamentandosi per il fatto di non sapere) se mai avrebbero rivisto i propri parenti, considerando a quale distanza dalla loro patria venivano mandati. E nella circostanza presente quando ormai stavano per lasciarsi gli uni gli altri con i pericoli, il pensiero degli spaventosi rischi in agguato, si insinuava nelle loro menti più vivido di quanto non fosse, allorché avevano decretato la spedizione; tuttavia per la forza che si parava loro innanzi, ossi per la grande quantità delle cose che vedevano con i loro occhi, riprendevano coraggio. Gli stranieri e il resto della folla andavano per assistere a quello che sembrava un progetto grandioso e incredibile. Infatti questa spedizione che per prima salpò da una sola città con forze (esclusivamente) greche fu la più dispendiosa e la più splendida di quelle (allestite) fino a quel momento. E la spedizione non fu meno famosa per lo stupore che suscitava la sua audacia e per lo splendore dello spettacolo che offriva per la superiorità delle sue forze rispetto (a quelle) che andavano ad attaccare, e per il fatto che intraprese una lunghissima attraversata dalla patria e con le più grandi aspettative per il futuro, in relazione alle loro disponibilità presenti.
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    Il tradimento di Efialte (Versione)



    Λεωίνδας τούς στρατιώτας επί τάς Θερμοπύλας άγει ες τήν τής χώρας σωτηρίαν κατά τών Περσών εν τŋ τού Λεωνίδα στρατιά η αρετή εκλάμπει καί η νίκης επιθυμία τών μεριμνών επιλανθάνει,αλλά Έφιάλτης όπροδότης τοίς Περσαίς τήν πορείαν αποφαίνει καί οΰτως οι Περσαι τής νίκης επιλάμβάνονται καί η τού Λεωνίδα στρατιά διακόπτεται.Όι ποιηταί άδουσι τήν τών στρατιωτών αρετήν καί τήν τού Λεωνίδα δόξαν, αλλά Έφιάλτηv τόν προδότην ψέγουσιν.

    Traduzione

    Leonida conduce i soldati presso le Termopili,per la salvezza della patria contro i Persiani;il coraggio si accende nell'esercito di Leonida e il desiderio di vittoria fa dimenticare gli affanni,ma il traditore Efialte mostra ai Persiani il passaggio e quindi quest'ultimi conquistano la vittoria e l'esercito di Leonida si sgomina.I poeti celebrano il valore dei soldati e la gloria di Leonida,umiliano ,invece, Efialte il traditore.
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    Il destino dei tiranni (Traduzione)




    I tiranni partecipano pochissimo ai beni più grandi ma hanno acquisito moltissimi dei mali più grandi.Infatti subito se agli uomini la pace sembra essere un gran bene,la più piccola parte di questa prosegue i tiranni.

    Se invece la guerra sembra essere un grande male,i tiranni ottengono la parte più grande di questa.Infatti subito,qualora la città non combatta una guerra comune,è lecito ai cittadini procedere dovunque senza aver paura che qualcuno li uccida,mentre tutti i tiranni camminano dappertutto come attraverso regioni nemiche.

    Essi in ogni caso pensano che ci sia la necessità di vivere armati e condurre sempre con sé in giro le guardie del corpo.

    Poi i comuni cittadini , qualora facciano una spedizione militare in qualche modo contro una regione nemica,e tutte le volte ritornano a casa,ritengo che ci sia per loro sicurezza,mentre i tiranni tutte le volte che giungono presso le loro città,allora sanno che si trovano in mezzo a moltissimi nemici.
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    Il completo intimo sotto l'abito da sposa

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    Sotto l'abito da sposa... meglio un completo intimo semplice e comodo, o uno tutto merletti e pizzi? Ecco alcuni consigli sulla scelta migliore dei due momenti più importanti del grande giorno.

    Chissà che batticuore mentre vi allacciate il reggiseno. Quel reggiseno bianco che sparirà sotto l’abito da sposa. E che non si dovrà vedere né sentire. L’importante, infatti, è scegliere un modello semplice e soprattutto comodo, che sia ovviamente in totale sintonia con l’abito. Pizzi e merletti riservateli per la lingerie che indosserete solo per lui. Per la notte, la prima.
    Ecco l’intimo più adatto ai due momenti del matrimonio.

    Finalmente arriva il Giorno.
    Il momento tanto atteso comincia dall’intimo. La scelta è molto personale ma il primo consiglio che vi diamo vale proprio per tutte: scegliete completi comodi (nella foto slip e reggiseno di Intimissimi), della marca che indossate di solito, in modo da non avere spiacevoli sorprese come il ferretto che tortura o la spallina che scivola. Poi sarà l’abito a suggerirvi il modello giusto. Con i bustier o i monospalla scegliete un reggiseno a fascia, anche push up, se siete abituate a indossarlo e se la vostra taglia lo consente. Con abiti fluidi, taglio sottoveste, meglio il classico triangolo. Ma la novità assoluta, perfetta per l’occasione, è l’underwear invisibile, corpetti e reggiseni in uno speciale tessuto stretch indemagliabile che risulta leggerissimo, traspirante e indeformabile (nelle foto, corpetto e reggiseno con ferro La Perla). Quanto al sotto, occhio alle trasparenze e largo alla comodità più assoluta: perfetto lo slip in microfibra che non segna. Discorso a parte merita la giarrettiera: indossarla (anche con le autoreggenti o addirittura senza calze) è tradizione, ma lanciarla è poco elegante.

    intimogiorno
    E poi viene la Notte.
    Babydoll, parigine o bustier: a voi la scelta per essere più seducenti che mai la prima notte. Con un’avvertenza: giocate sull’effetto sorpresa ma evitate la mascherata. Il push up, per esempio, è da escludere, per non correre il rischio-confronto (con e senza). La lingerie più sexy è quella pennellata sul fisico, quindi provate e riprovate i vari modelli senza lasciarvi convincere da quello visto in vetrina, magari magnifico ma che a voi non dona. Ecco una miniguida all’acquisto. Un filo di pancia da nascondere? Perfetto il babydoll. Ventre piatto? Meglio la parigina, la microsottoveste superaderente. Il bustier mette in risalto un fisico abbondante, ma proporzionato (nelle foto, modelli Victoria’s Secret) . Mentre alle supermagre dona il reggiseno a triangolo che, in pizzo o tulle, riesce a essere semplicemente supersexy. Il sotto, in genere è, e dovrebbe essere, coordinato. Il colore non è obbligatoriamente bianco: la moda punta sul bronzo, sul verde acqua, sul salvia, sul leopardato. Ma anche il nero è concesso. In fondo è notte. La prima.

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    Spiaggia dello Scario di Salina

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    Tipo di spiaggia Di ciottoli
    Provincia Messina


    La Spiaggia dello Scario di Salina è situata sul versante settentrionale dell'isola, nei pressi del comune di Malfa. Lo Scario è un sito dal grande valore ambientale e storico, ove un tempo facevano scalo i velieri che commerciavano con la Campania. Si tratta di una suggestiva spiaggia di ciottoli e sassi arrotondati circondata da macchia mediterranea, bagnata da un bellissimo mare limpido e cristallino. Per la conformazione del suo litorale, la spiaggia è ideale soprattutto per un bagno. La si raggiunge facilmente a piedi con una passeggiata di circa 5 minuti dal centro di Malfa. La foto è di Antonio Brundu.





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