Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Io Cresco.. bimbi..prime esperienze.

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    LA CRESCITA INTERIORE DEL BAMBINO

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    _è opionione comune che un bambino abbia bisogno di un lento e graduale svezzamento e di una sana dieta alimentare per sviluppare un sistema digerente forte e sano e per poter accostarsi alla vita la crescita del corpo in modo corretto.
    _ ma della vita e della crescita dei sentimenti del bambino, della sua emotività, del modo in cui percepisce il bello, il vero e il giusto del mondo nessuno sembra curarsi. come se una corretta educazione dei sentimenti non fosse necessaria e fosse considerata assolutamente un "in più".
    _forse perchè non è chiaro che in questo ambito ricadono questioni importanti come la volontà, la ricerca della verità, l'armonia, la gioia di vivere, la capacità di cogliere aspetti al di là di ciò che è materiale, il senso della vita, il profondo legame che ci lega agli altri esseri (cio che viene chiamato il simposio umano), la saggezza, il perdono, il riconoscimento dei propri limiti, la capacità di esprimere le proprie emozioni, il coraggio, la fiducia in se stessi e negli altri, ecc...
    _ o forse è perchè questi non sono più valori trainanti della nostra società? infondo alla giustizia si sta progressivamente sostituendo la furbizia mentre i bambini con animo gentile, buone maniere e sincera generosità vengono spesso presi in giro e chiamati "signorine".


    COLTIVARE LA SPONTANEITA' E LA GIOIA



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    il bambino è l'essere spontaneo per eccellezza. la sua scintilla vitale lo porta ad essere sempre qui e ora esattamente per cio' che e'. senza veli, maschere e costruzioni. questo lo rende un essere eccezionale e raro. l'impulso alla vita, alla voglia di scoprire il mondo (la sua libertà) non dovrebbero essere mai intralciati e ostacolati dalla paura dei genitori ansiosi e convinti di sapere ciò che e' bene e male per i propri figli. perchè la spontanietà è una dote che dimostra come il bambino sa essere "accordato" con ciò che c'e' di vero e di giusto nel mondo. I bambini sono capaci di ridere senza un motivo, senza un obiettivo ma solo perchè sono sintonizzati sulla gioia per la vita in se e per il fatto che loro ne stanno godendo a piene mani. fino a quando gli adulti sono distratti, stornati dalla loro realtà interiore, e presi dalle mille beghe della quotidianità questo senso profondo di gioia di vivere è qualcosa che non possono percepire.


    IL SENSO DEL DIVINO



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    _gli adulti credono di sapere più dei loro figli. fanno della loro esperienza una bandiera. ma non ci si può accostare alla profonda realtà della vita con il cervello e il ragionamento umano, occorre avere l'umiltà di far parlare anche il cuore, la coscienza e l'intuito. parti del nostro essere che ci siamo allenati poco ad utilizzare. perchè ce lo hanno impedito omettendo preziose informazioni su chi siamo veramente (cosa che tendiamo a riproporre ai nostri figli)
    _chi si accosta ad un bambino nel ruolo di genitore o insegnante dovrebbe secondo noi provare lo sutpore silenzioso, il profondo sentore del mistero e della sacralità dell'esistenza.
    _allora il lato misterioso della vita ci si manifesterà davanti e sapremo quante cose possiamo imparare dai bambini, perchè loro conservano una purezza e un contatto con il divino che noi abbiamo perso da molto tempo.
    _il divino non e' qualcosa di eterico/eccentrico/evanescente. il divino è la scintilla di vita che ha dato origine a tutto, il divino è cio' che la scienza non sa e non puo' spiegare perchè non si vede, non è misurabile.
    _ma ogni genitore sa di cosa parlo e ogni adulto sa come chiamarlo o ha deciso per convenzione di chiamarlo in un certo modo (dio, divino, aldilà, destino, fatalità, caso, cielo, buddha, ecc...) l'importante è che non facciate finta che non sia niente.

    IMPARARE A SINTONIZZARSI



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    la caratteristica essenziale che rende noi adulti cosi diversi dai bambini è il rapporto con il tempo. anche quando non abbiamo i minuti contati e siamo apparentemente tranquilli la nostra vita è temporizzata, scandita a momenti che non posso prolungarsi più di tanto senza un motivo preciso. per esempio è impensabile impiegare 20 minuti per lavarsi le mani o 10 minuti per mettersi le calze o 15 minuti per sciogliere la trama di una matassa.
    _i bambini al contrario vivono ogni minuti della loro vita con la stessa qualità e presenza, e danno valore ad ogni istante del loro fare perchè sono nel qui e ora, e non stanno gia pensando ora a quello che faranno tra 2 minuti.
    _una volta capito questo si da l'avvio ad una avvincente sfida con se stessi per imparare uno stile di vita che oltre a portarci a capire meglio i nostri figli e a stare meglio con loro ci conduce ineluttabilmente a scoprire le gioie della vita fino ad allora oscurate dalle meschine lotte quotidiane della nostra sopravvivenza spicciola.


    ASCOLTARE COS'HA DA DIRCI IL CORPO



    _crescita interiore vuol dire anche imparare a confrontarsi con le difficoltà, con la malattia e il cosidetto "caso" con una certa consapevolezza e fermezza d'animo. non essere travolti dagli eventi ma sapere ascoltare ciò che gli eventi ci dicono attraverso la reazione del nostro corpo. quando ci ammaliamo o quando ai bambini viene il febbrone (nei migliori dei casi) tendiamo a voler risolvere tutto e subito, stroncare il problema, eliminare la malattia nel minor tempo possibile, senza renderci conto che stiamo dinuovo operando in modo ingenuo senza tener conto della complessità che lega gli eventi. "malattia e destino" è un libro che consiglio a tutte le persone che hanno l'ambizione di acquisire maggiore consapevolezza, è un libro che solidi elementi per considerare nuovi punti di vista
     
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    I terrible twos: dalla teoria alla pratica


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    A Maggio scorso ho già parlato dei terrible twos: quella fase dei bimbi, che va dai 18 mesi e ben oltre i due anni, in cui, spinti dal forte desiderio di autonomia, diventano capricciosi e monelli.
    E chi avrebbe mai pensato che quella non fosse che un’avvisaglia?
    Perchè nel frattempo Dafne due anni li ha compiuti e superati, e in questo momento è in piena fase terrible twos, ma piena piena!
    Per questo mi è venuta voglia di rileggere ciò che avevo scritto in merito a questa situazione, e provare a fare un confronto tra teoria e pratica.
    Evitare di riporre troppe aspettative nei confronti dei bambini
    I bambini sono bambini e devono fare i bambini! Certe volte mi scoccio a rimettere in ordine i pasticci di Dafne, ma cerco di ricordare che questo è un problema mio! Un bambino capisce il valore dell’ordine solo intorno ai 7 anni. A 4 anni può essere coinvolto a riordinare i suoi giochi con l’aiuto della mamma, ma non prenderà mai l’iniziativa.
    Senza mai giustificare il capriccio con frasi del tipo: Eh, che ci vuoi fare, sono bambini… continuo a pensare che i bimbi di mestiere debbano fare i bimbi.
    Certi giorni la cameretta di Dafne sembra un campo di battaglia, e non sempre ho voglia di sistemarla. Non mi aspetto che lei rimetta a posto, perchè non ne sente ancora l’esigenza. Ma adesso può essere coinvolta a riordinare-giocando, e questo è positivo.
    Ovviamente ci va tanta pazienza, perchè riordinare-giocando richiede molto più tempo di quello che impiegherei io a rimettere a posto da sola.
    Non prenderla ’sul personale’
    I bambini fanno i capricci non per fare un dispetto a noi! L’unico desiderio di un bambino è essere amato (nonostante tutto quello che combina) e di accontentare e rendere felici i suoi genitori.
    Sempre di più ne sono convinta. Certe volte sono veramente stanca delle prese di posizione di Dafne, ma non penso che si tratti di dispetti o cattiverie fatte per nuocere. Semplicemente si tratta di una sfida, che io intendo vincere. Perchè sono la sua mamma e ho 33 anni, e lei è la bimba e ne ha 2.
    Dare poche regole
    I bambini devono avere poche regole. Non possiamo sommergerli di divieti, altrimenti li confondiamo. Se tutto ciò che fanno è seguito da un NO, nessuno di quei NO sarà importante, perchè percepirà che tutti i NO che gli vengono detti sono sullo stesso piano.
    Se possibile, ridurrei ulteriormente le regole. Regole nette, precise, ben chiare e soprattutto inderogabili. Solo su questioni veramente serie.
    Dare un’alternativa e anche una via di fuga
    Occorrono scappatoie: diamo ai bambini un modo per farci contenti! Se tutto ciò che fanno non va bene… per cosa lo fanno a fare?
    Questa è la regola secondo me che più di tutte ha un valore empirico. La mia regola preferita. Dalla teoria alla pratica si è rivelata decisamente la regola più sensata.
    Ho capito che il mio compito è quello di restare salda, ma senza farla troppo lunga. Se c’è un capriccio in corso, la cosa migliore è stemperare la tensione e risolvere il problema senza fossilizzarsi e senza rimarcare troppo a lungo la situazione negativa.
    Spesso i bimbi entrano in un circolo vizioso perchè fanno il capriccio e vengono sgridati troppo a lungo.
    Per cui si crea uno stato di tensione e agitazione tale, che il bimbo diventa lagnoso e insopportabile.
    Ho dunque imparato a tagliar corto! Se Dafne fa i capricci perchè non vuole smettere di lavarsi i denti, sposto la sua attenzione su un’altra cosa che può fare da sola, mi riprendo lo spazzolino e amen. Senza stare a spiegarle la rava e la fava, e soprattutto senza per forza ingaggiare una lotta all’ultimo sangue con lei.
    Ingaggiare una lotta di potere con un bimbo di 2 anni è sempre distruttivo: hanno più resistenza di noi, e soprattutto non imparano nulla dalla tensione. Noi siamo abbastanza grandi da poter avere ragione senza sfidare una bimba di 2 anni.
    Incoraggiare i comportamenti positivi
    Non mi piace il sistema dei premi e delle punizioni. Preferisco mettere l’accento sulle cose belle, incoraggiando i comportamenti positivi.
    Utilissimo per noi! Dafne inizia adesso a parlare, e ogni parola pronunciata è una conquista che va sottolineata con entusiasmo. Non voglio banalizzare le sue conquiste di autonomia, anche se mette la maglia al contrario o fa cadere la minestra dal cucchiaio. E’ importante che lei sappia che la maglia va messa dritta, ma che è molto brava a provarci da sola. Soprattutto perchè non voglio che sia frustrante, per lei, non riuscire a fare le cose perfettamente al primo colpo. La perfezione non è un modello a cui voglio puntare.
    Evitare crisi isteriche, urla e botte
    E’ importante cercare di mantenere la calma, e non farsi prendere da crisi isteriche o urlacci. Se non desideriamo che i bambini facciano scenate isteriche, dobbiamo essere i primi a non farle!
    Non servono nemmeno le botte. Intanto perchè i bambini non si picchiano: a me non piacerebbe essere picchiata se commetto un errore, e non lo tollererei! Perchè allora deve esistere questa sproporzione tra adulti e bambini?
    Le botte sono una scorciatoia momentanea a un problema duraturo.
    Moooolto vero! Aborro sempre di più le urla e le botte. Ho sbroccato 2 volte, in questi mesi, e il risultato della mia crisi è stato fallimentare: Dafne con ‘la faccia a punto interrogativo’, assolutamente incapace di capire cosa stesse accadendo.
    Riuscire a gestire la rabbia e la stanchezza è un nostro problema, non di Dafne.
    Parlare di sentimenti
    L’unico desiderio di un bambino è quello di compiacere i suoi genitori e renderli felici. I bambini ci amano, sempre, e vogliono solo che noi gliene vogliamo altrettanto. Per questo capiscono sempre ‘i dialoghi sui sentimenti‘.
    I bambini hanno bisogno di sapere che i loro comportamenti hanno un impatto emotivo anche sugli altri.
    E’ stato molto utile 6 mesi fa, quando Dafne era più piccola ed era possibile ‘contenerla’. Adesso dei sentimenti non gliene frega niente.
    Il che non significa, però, che noi si debba smettere di parlare di sentimenti. Continuo a pensare che siano importanti, ma per un lavoro fatto su ‘futuro’. Non hanno quindi un’efficacia immediata, almeno non in questa fase ‘acuta’.
    Insegnare il valore del chiedere ’scusa’
    Se un bambino si comporta male, bisogna insegnarli a chiedere scusa. E se non sa farlo a parole, vanno benissimo un abbraccio, un bacino, una stretta di mano.
    Assolutamente sì! E’ un gesto indispensabile per stemperare la tensione e cambiare registro. Se dopo il capriccio avviene la sgridata, per chiudere il discorso ci stanno sempre bene un abbraccio, un bacino o un ‘ti voglio bene’. Ciò che viene messo in discussione è dunque il singolo comportamento errato, e non l’Amore di mamma e papà verso il bambino.
    Cercare una routine
    Molti bambini amano la routine, soprattutto nei pasti, nell’orario della nanna, ecc… Non tutti, ma alcuni sì.
    Confermo e rilancio, dicendo che la routine a quest’età va consolidata definitivamente. Se entro i due anni può essere per taluni accettabile che i bimbi dormano nel lettone, mangino fuori pasto, si sveglino di notte 3-4-5 volte di seguito… a questa età no, non credo sia salutare mantenere questi ritmi nè per il bimbo, nè per i genitori.
    Due anni mi sembra un’età giusta per aiutare i bimbi a dormire tutta la notte, mangiare ai pasti e seduti a tavola!
     
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    I viaggi dei bambini alla scoperta del mondo.


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    Le tante sospirate vacanze finalmente stanno arrivando e forse per qualcuno sono già cominciate. Dunque prima di partire pensate bene quale che sia la destinazione prescelta, andare in vacanza con i bambini fa sempre bene, perché permette di far respirare ai piccoli un’aria più salutare e meno inquinata di quella che normalmente si trova nelle città, ma anche di fare esperienze molto formative da un punto di vista psichico: vedere mucche, capre o cavalli in montagna, pesci o barche al mare significa vedere cose diverse da quelle di routine, che si conoscono solo attraverso i libri, e questo è molto importante per la formazione del bambino.
    Senza considerare che trascorrere insieme qualche giorno di relax avendo a completa disposizione mamma e papà è molto positivo per i bimbi, che sempre più spesso vedono i genitori ‘col contagocce’, a causa dei loro impegni lavorativi

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    Una delle mete favorite contro la calura estiva è la classica vacanza al mare, soluzione ideale per le famiglie con bambini. Al mare si gode la freschezza della brezza marina, i rigeneranti bagni, i giochi più diversi e fantasiosi. Sempre più spesso si trovano hotel con servizi dedicati ai bisogni dei bimbi, strutture attrezzate con area giochi, accuratamente ombreggiate, piscine sicure e non mancano mai nuovi amici e tanto svago.

    Il sole e il mare, per diversi e importanti motivi, fanno sempre bene, specialmente in una fase delicata com’è quella della crescita dell’organismo. La pelle dei piccoli, però, è ancora molto delicata, ed è necessario proteggerla dai raggi del sole: non esporre i piccoli nelle ore più calde, dalle 11.00 alle 17.00, cospargerli accuratamente con creme protettive, indossare un cappellino con visiera può evitare colpi di sole e febbre improvvisa. La crema, perché mantenga la sua efficacia, andrebbe applicata ogni due ore indipendentemente dal bagno in acqua. I raggi solari passano anche attraverso le tele degli ombrelloni, se rimanete al mare l'intera giornata fate indossare magliette di cotone bianche ai vostri bambini.
    E' importante bere molto, acqua o succhi di frutta e, come per i grandi, è meglio evitare bibite gassate e cibi grassi. Frutta fresca e gelati restituiscono sali minerali e vitamine al corpo senza appesantirlo.

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    Mentre giocano spensierati sulla spiaggia, milioni di invisibili particelle d'acqua sospese in aria, che contengono sali e ioni sottratti all’acqua di mare dal vento e dal moto ondoso e trasportati sulla costa, esercitano un aerosol naturale, salubre e purificante alle vie respiratorie.
    Si comprende facilmente l’importanza di questo ambiente climatico, che rafforza le capacità di resistenza agli attacchi virali dei mesi invernali.

    Anche il sole è fondamentale per una crescita sana. La salute delle ossa è strettamente legata agli effetti benefici dell'esposizione al sole, perché consentono alla vitamina D di formarsi. Questa vitamina si assimila attraverso il cibo, latte, burro, uova, carne, ma per formarsi necessita del sole. Grazie al lavoro della vitamina D, il calcio si fissa nelle ossa e garantisce una crescita ossea equilibrata.

    I bimbi, tutto questo non lo sanno e giocano felici, si tuffano in mare e magari imparano a nuotare, prima con i braccioli...e poi finalmente liberi di galleggiare!
    Portate sempre diversi costumini da bagno, rimanere con il costume bagnato può causare fastidi all'intestino, eritemi e pruriti.
    Ricordate sempre che per i bimbi piccoli, fino a tre/quattro anni, la mamma e il papà sono il centro del mondo e non c’è niente di più bello e gratificante che passare il tempo con voi, castelli di sabbia, racchettoni, pallone, gavettoni, bagni, tuffi e coccole a volontà!

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    Se la vostra destinazione invece è la montagna il bambino sano può soggiornare a qualsiasi altitudine, ma al disopra dei 2500 metri è necessario un periodo di acclimatamento. I neonati non vanno mai portati al di sopra dei 700-800 metri; in ogni caso consultate sempre il pediatra prima di intraprendere un viaggio se avete dei bambini piccoli.


    Ricordatevi che in montagna ci si scotta più facilmente, quindi servirà una crema solare con fattore di protezione molto elevato, cappellino e occhiali da sole.
    La vacanza in montagna è molto particolare e ha molti privilegi: aria pura, piacevoli passeggiate, coinvolgenti escursioni, paesaggi nuovi, ricchi di una vegetazione tutta da scoprire: anche la montagna offre numerosi stimoli ai bambini, di qualunque età. E se al mare bisogna fare attenzione al sole di mezzogiorno, in montagna le ore centrali del giorno sono da preferire, per le temperature più dolci e la protezione solare ‘naturale’ rappresentata dagli alberi.image
    ATTENZIONE A ...
    Escursioni termiche. Anche se è una bella giornata, in montagna c’è sempre un po’ di vento e gli sbalzi climatici sono abbastanza repentini e marcati, soprattutto appena il sole incomincia a calare. Se il bambino fa il bagno in piscina o se ci coglie una pioggia improvvisa, occorre asciugarlo subito e fargli indossare abiti asciutti.
    Vespe e api. Pericolose soprattutto se il bambino scopre un alveare: attratto dalla novità, potrebbe avvicinarsi troppo e trovare brutte sorprese! Il rischio principale della puntura di una vespa è quello di una reazione allergica anche grave (ma fortunatamente rara!) come lo shock anafilattico.
    Punture di zecche. Essere punti dalle zecche è più comune di quanto si creda. Si possono trovare in molte zone boscose di Friuli, Trentino, Veneto, Liguria, Campania, Calabria, Sicilia. Per evitarle, un buon accorgimento è indossare calzettoni, pantaloni lunghi e scarpe chiuse quando si passeggia nei boschi e cercare di camminare sul sentiero evitando il contatto con la vegetazione.
    Il morso non provoca fastidi e spesso la mamma si accorge che il bambino è stato punto solo alla sera, quando vede l’insetto attaccato alla pelle o trova un nodulino nero sottopelle del diametro di 3-4 mm. La zecca va tolta in toto, aiutandosi con una pinzetta; se non si riesce, meglio farlo fare dal medico, per essere sicuri di averla estratta completamente. Se resta attaccata, infatti, la zecca potrebbe trasmette infezioni anche serie, come la malattia di Lyme.
    Traumi. Finalmente liberi, i bambini corrono, si arrampicano e qualche volta cadono. Il più delle volte se la cavano con una leggera sbucciatura e una piccola contusione, ma se si fa una scampagnata è meglio portare con sé un kit di pronto soccorso: disinfettante (acqua ossigenata o salviettine ad azione disinfettante), cerotti, bende per fasciature. Naturalmente se c’è un dubbio di frattura, bisogna andare in ospedale.




     
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    L’attività del neonato natante da 4 mesi a 3 anni

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    Il neonato a partire dai 4 mesi, non impara a nuotare. Ciò nonostante, mostra di trovarsi molto bene sia sopra e che sott’acqua.

    per questo, l’acqua rappresenta per lui un luogo di risveglio e d’amore dove poter condividere il legame con i genitori. Ogni seduta in piscina, dura da 30 a 40 minuti, l’acqua è riscaldata a 32°C.

    I genitori vengono guidati da insegnanti di nuoto in possesso di una formazione specifica: molti di loro sono puericultori o medici.

    Per poter iscrivere, il vostro bambino, deve essere stato sottoposto alla seconda vaccinazione, vale a dire quella contro la poliomielite, il tetano, la difterite, la pertosse e la meningite da emofilo.

    Attenzione, però, l’attività acquatica per il piccolo, è da evitare nel caso in cui soffra di otiti acute e croniche o di malattie cutanee.

     
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    Lo schiaffo ai bimbi: chi la fa l’aspetti!


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    “Perché hai dato una sberla al tuo compagno di classe?” Quante volte abbiamo detto queste frasi ai nostri bimbi rimproverandoli e dicendogli “Queste cose non si fanno, chiedi scusa!”. E poi magari alla prima monelleria, al primo capriccio li abbiamo puniti proprio con una pacca sul sedere o sulle mani, pensando: “tanto uno schiaffo piccolo ogni tanto… non può fargli che bene, o comunque non può fargli male!”. Tata Simona non la pensa allo stesso modo. Dal salotto di Silvia Toffanin, l’esperta in educazione infantile, sostiene che le sberle vanno evitate sempre e comunque.

    I genitori sono un esempio per i figli. Quindi se non vogliono vedere nei bambini dei gesti violenti devono essere loro i primi ad evitarli. Si può educare anche senza alzare la voce, senza schiaffi, ma con pazienza e tanto dialogo.

    Sempre dal salotto di Verissimo (che potete vedere anche su Facebook all’indirizzo www.facebook.com/verissimo) la Tata ha parlato anche di altri argomenti molto interessanti come l’alimentazione infantile e la presenza dei papà in sala parto

     
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    Bimbi in ufficio per un giorno con mamma e papà


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    Quanto sarebbe bello portare almeno per una volta i nostri bambini a lavoro con noi per fargli vedere che cosa facciamo concretamente quando non siamo con loro!

    Proprio qualche giorno fa chiacchieravo con Marco, il mio nano grande:
    “Marco, se qualcuno ti chiedesse “che lavoro fa la tua mamma”, tu cosa risponderesti?”
    E lui: “Che lavori in ufficio“.
    “Ok, giusto, e che cosa faccio in ufficio?”
    E lui: “Il blog”
    “Mhhh… più o meno, fuochino…”.
    “E che cosa è il blog?”
    E lui: “Boh!”

    E’ chiaro, non ha la più pallida idea di quale sia il mio lavoro e di che cosa faccio.

    “Marco e se ti chiedessero “che lavoro fa papà” tu che cosa risponderesti?”
    E lui: “Che lavora con il computer“.
    “Sì, ma che cosa fa?”
    E lui: “Mamma ma perché non capisci? Lavora con il computer“.
    E la mamma lavora con il computer?
    E lui, quasi seccato: “No, tu lavori in ufficio“.

    Poche frasi, ma mi hanno fatto capire che il mio nanetto giustifica le nostre assenze perchè sa che andiamo al lavoro per guadagnare i soldini con cui comprare le cose. Ma non sa minimamente cosa sia l’ufficio…

    Mi piacerebbe molto portare Marco a lavoro con me, almeno un giorno, per fargli vedere concretamente cosa faccio, dove sono seduta, qual è la mia postazione, chi sono i miei colleghi e per fargli vedere che anche la mamma usa il pc come papà!

    Una idea originale? No.
    C’è chi lo ha fatto in passato. E c’è chi lo farà a breve.

    E’ il caso, ad esempio, dell’Agenzia per il Lavoro Openjob, che ha deciso il 20 maggio prossimo di aprire le porte dell’azienda ai bambini dei suoi dipendenti con l’iniziativa “Bimbinufficio”.
    La sede di Gallarate (Varese) accoglierà i più piccoli per fargli trascorrere un pomeriggio di lavoro insieme ai propri genitori… con tanto di merenda finale.

    E ditemi se non è una “figata”!
    Un esempio da copiare!

     
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    I bimbi piccoli si ammalano spesso? Non allarmatevi, si stanno fortificando

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    Siamo un po’ fuori tempo con questo tema, ma ho letto questa agenzia, mi è sembrata utile, per cui ho pensato di proporvela ugualmente: “Se il bambino si ammala spesso nel periodo dell’inizio della scuola d’infanzia o nei primi mesi di frequenza al nido non è poi così negativo. Il piccolo deve costruirsi pian piano gli anticorpi che nel tempo lo difenderanno dalle infezioni”. Parola di Giuseppe Di Mauro, presidente nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), che raccomanda ai genitori di evitare la corsa ai farmaci se non è indispensabile e consigliato dal pediatra: “E’ importante lasciare all’organismo del bambino e alla natura la risposta migliore alla malattia, garantendo un’alimentazione giusta, ricca in frutta e verdura, uno stile di vita attivo, prevalentemente all’aria aperta e non in ambienti chiusi“.

    Effettivamente come dargli torto. Io ricordo i primi mesi di nido di Marco, anzi il primo anno, come un incubo. Frequentava la scuola una settimana (quando andava bene!) e poi si ammalava e quindi per almeno una-due settimane rimaneva a casa. Già dal secondo anno le cose sono decisamente migliorate e quest’anno, primo anno di materna, a parte un caso isolato di otite, non si è mai ammalato! (Non vorrei portarmi sfiga, quindi incrocio le dita!).

    Quindi consiglio a tutti i genitori che l’anno prossimo manderanno i loro bimbi al nido di non abbattersi se vedranno i loro cuccioli alle prese con raffreddori, tosse e febbre già dalle prime settimane. Ma al contrario di vedere il lato positivo della cosa: stanno diventando più forti!
    Infatti, secondo gli esperti della Sipps, le infezioni che colpiscono i bambini creano una risposta immunitaria persistente e duratura. Questo consente ai bimbi di risultare, in seguito, immuni e permette loro di affrontare indenni le stagioni a rischio (autunno-inverno-primavera), frequentando senza problemi la scuola dell’obbligo.

    “I genitori – sottolinea Di Mauro – devono farsi una ragione del perchè i bambini si ammalano così frequentemente nei primi tempi di frequenza in una collettività infantile: l’immunità che i bambini acquisiscono li proteggerà dalle malattie nelle epoche successive. E’ come se – aggiunge – l’organismo dovesse pagare un pegno all’inizio per poi costruirsi un corredo immunitario importante e necessario per il futuro. I pediatri queste cose le conoscono e non si stancano di dirle ai genitori dei loro assistiti, ma serve ribadirle più volte, anche attraverso i media e la stampa, per far sì che la consapevolezza aumenti e risulti più accettata da tutti”.

    La Società di pediatria preventiva ribadisce inoltre l’importanza di evitare la corsa ai farmaci come sistema di difesa del bambino. “Se è vero che le malattie infantili guariscono da sole, senza particolari cure, è nostro compito tranquillizzare i genitori nel non pretendere medicine per guarigioni veloci e immediate dei loro figli. Un comportamento di attesa, responsabile, legato ai consigli che inevitabilmente il pediatra darà loro, mette al riparo da un eccessivo ricorso ai farmaci, ma anche da mantenere l’attenzione giusta ai problemi di
    salute del bambino”, precisa Leo Venturelli, pediatra e componente del direttivo Sipps.

    Secondo gli esperti, dunque, “i bambini devono essere certamente curati, ma solo quando serve veramente, devono poi aver diritto a maggiori attenzioni da parte delle istituzioni sociali, che garantiscano loro spazi e tempi idonei a una vita in salute“, conclude Di Mauro.

     
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    Bambino
    Maghi del pc che non sanno allacciarsi le scarpe!


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    Piccoli maghi del computer che sanno usare alla perfezione il mouse ma senza alcuna dimestichezza con la bicicletta o con i lacci delle scarpe.
    E' la fotografia dei bambini di oggi scattata da uno studio di Avg, societa' che si occupa di sicurezza su Internet, su 2.200 madri di 11 Paesi. I risultati, riportati dal quotidiano britannico 'Oaily Mail', dimostrano che alle tappe di crescita 'tradizione' vanno sostituendosi quelle 'digitali'. Mentre 7 bambini su 1Od'eta' compresa tra i 2 e i 5 anni giocano ai videoqiochl on line, meno di 2 su 10 sanno nuotare. Troppo impegnati e pigri, i genitori non insegnano ai figli le abilita' pratiche e fisiche - dall'andare in bicicletta ad allaciarsi da soli le scarpe - e preferiscono che se la cavino da soli davanti a un pc.
    Cosi',secondo i ricercatori, invece di vivere esperienze nel mondo reale i bimbi imitano i 'grandi' usando alla perfezione i cellulari e le altre 'diavolerie' tecnologiche, a spese del proprio sviluppo sociale e benessere fisico. Per Sue Palmer, esperta di sviluppo del bambino, "incoraggiando i piccoli a vivere un esistenza virtuale" si rischia di compromettere il loro normale sviluppo". "Sono abituati - ha spiegato - alla soluzione rapida e alla facile ricompensa nella comunicazione, e non imparano a investire lo sforzo emotivo necessario nei rapporti reali".
    Quello che serve oggi per uno sviluppo corretto, ha sottolineato l'esperta, "e' un gioco reale con persone reali". Il 23 per cento dei bambini coinvolti nella ricerca ha dichiarato di saper usare il cellulare e un quarto di navigare tra i siti web con facilità. Inoltre un bambino su 5 ha sviluppato i suoi sensi tra smartphone e iPad, due terzi sanno usare il computer e il 73 per cento sa come muovere un mouse.
    Tanto spigliati nella vita digitale, quanto impacciati con questioni di vita reale: solo il 48 per cento conosce l'indirizzo di casa, un terzo sa scrivere nome e cognome, e 1'11 per cento ha imparato ad allacciarsi da solo le scarpe. "I genitori che hanno 'poco tempo da trascorrere all'aperto con i propri bambini", ha spiegato Tam Fry del National Obesity Forum, "sono anche molto felici di vederli al sicuro sul divano di casa davanti a una console".
    E ha concluso: "L'attivita' fisica di cui un bambino ha bisogno sta diventando un terreno sconosciuto". Secondo Tony Anscombe, portavoce di Avg, "un numero crescente di genitori usa il computer e i dispositivi elettronici come babysitter".

    Fonte: AGI - Agenzia Giornalistica Italiana
     
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    RIFLESSIONI


    ... PRIMI PASSI ...
    …”Dai vieni qui, forza dai!” … un uomo chino sulle ginocchia, braccia spalancate, invita una bambina a camminare verso di lui. Suoni non comprensibili e un grande sorriso; un passino avanti, tenendosi fermamente alla sedia, mezzo passo indietro, e poi uno dopo l’altro passi brevi e incerti, come fosse una corsa con le braccia distese in fuori a cercare un equilibrio ancora lontano dall’essere trovato. Un abbraccio lungo all’arrivo della bambina, a premiare quel tentativo di vincere paura e forza di gravità. Una casa all’imbrunire viene illuminata da parole, incitamenti e suoni incomprensibili, la gioia scatenata da tanta semplice e genuino entusiasmo. Passi, i primi passi, i primi tentativi di lasciarsi andare e proseguire per la propria strada. Credo che in realtà, pensieri mentre guardavo quella bambina correre verso di me, che il vero taglio del cordone ombellicale tra un figlio e la mamma, più in generale i genitori, si compia proprio quando si iniziano a muovere i primi passi. In quel gesto, così semplice ma forte nel suo intrinseco significato, c’è tutta la simbologia dei primi passi indipendenti di una vita, di un figlio rispetto alla propria vita. Da quel momento, il bambino sarà libero di andare, di muoversi anche se i propri genitori, la propria famiglia è fisicamente lontana. Mi è sempre piaciuto cogliere nei gesti il significato nascosto; ho sempre amato andare al di là di quello che la una immagine raffigura. Ho sentito, mentre i passi incerti della piccola la portavano verso di me, la gioia, la meraviglia nel suo sguardo; quel silenzio che per attimi accompagnava quel lento incedere era pieno dei battiti di quel piccolo cuore colmo di una gioia a lei incomprensibile. L’ho abbracciata per un attimo, ma subito dopo era pronta per altri passi, verso altri luoghi … era pronta … già la vita era là ad attenderla a braccia aperte ... Buona giornata … Vi abbraccio fortissimo … .
    (Claudio)



    PRIMI PASSI...UN PICCOLO CRESCE

    Quelle braccine tese
    come petali dischiusi
    cullati dalla brezza,
    teneri ed indifesi.
    Primi passeti incerti,
    veloci, curiosi, sorridenti
    segnano piccole grandi orme,
    calpestano il terreno,
    scalpiccio rumoroso,
    e prepotentemente
    calpestano il mio cuore,
    la mia mente,
    il corpo tutto,
    emozioni esplodono,
    colmano i vuoti,
    colorano i grigi,
    e come fuochi ardono
    inevitabilmente.


    Rosalba

     
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    Cosa fare con i bimbi timidi?

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    Favorire la sicurezza verso sé:
    un bambino timido potrebbe non avere fiducia nelle proprie capacità, perciò è senz’altro utile evidenziare i suoi punti di forza e le sue abilità, elogiarlo per comportamenti e risultati positivi anche se minimi.

    No agli impegni che non gli sono utili. È dannoso caricarlo d’incontri con persone parentali quando non provengono da una sua esplicita richiesta, costringere un bambino in attività o in orari funzionali solo per la famiglia significa spingerlo a chiudersi in se stesso per ricercare una propria autonomia o spazio privato.

    Simulazioni e giochi di ruolo.
    Per aiutarlo a superare le sue difficoltà relazionali, si può ricorrere al gioco facendogli simulare le situazioni in cui è a disagio, anche con l’aiuto di giocattoli. La simulazione e lo scambio dei ruoli lo aiutano, da una parte, a offrirgli un canovaccio da utilizzare nelle situazioni reali e dall’altra, fargli acquisire più sicurezza. Ricordiamoci sempre che i comportamenti di relazione devono essere appresi per essere esercitati, in quest’ottica la simulazione di situazioni di socializzazione, attraverso il gioco, è un ottimo strumento per l’apprendimento di modi comportamentali e di comunicazione. Ad esempio se il bimbo alle feste tende a isolarsi, nel gioco dei ruoli, l’orsacchiotto rappresenta un bambino che s’isola, mentre il bimbo assume il compito di motivare l’orsacchiotto a giocare con lui.
    In questo modo si possono creare scenette di conversazione e dialogo con altri bambini, sia dal vivo che per telefono, scenette di giochi collettivi ecc.

    Aiutiamolo con oggetti e giocattoli.
    Un modo che può aiutare un bambino timido a relazionarsi agli altri, è quello di consentirgli di portare con sé oggetti o giocattoli che è fiero di avere, da mostrare ad altri bambini; ciò lo farebbe sentire protagonista positivo e favorirebbe il suo inserimento sociale. Meglio ancore se può scegliere un oggetto da poter eventualmente prestare agli amichetti, inoltre il fatto che gli oggetti siano suoi, gli da maggiore sicurezza.

    Insegnargli ad esprimere i sentimenti.
    Un bimbo timido ha difficoltà nella comunicazione affettiva ed emozionale, aiutarlo a superare questo problema significa anche che un genitore esprima i propri sentimenti verso il figlio e gli comunichi le proprie emozioni, in breve la comunicazione affettiva ed emozionale deve essere un’attività a doppio senso di circolazione. Non si abbia paura di comunicare emozioni anche negative se in ciò non si esagera, in questo modo il bimbo può apprendere ad esprimere i propri stati d’animo.

    Dargli dei suggerimenti.
    Quando ci si accorge che il bambino vorrebbe inserirsi in un contesto relazionale di gioco o d’altro, ma non sa che fare, lo si può aiutare suggerendogli delle strategie, delle modalità di approccio, come presentarsi o iniziare un dialogo, il tutto però deve essere fatto senza insistere o forzarlo ad aggregarsi. In alternativa gli si può chiedere se preferisce un aiuto ad inserirsi e se c’è accettazione da parte sua lo si può “accompagnare” nel relazionamento.

     
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    I gusti dei bambini in fatto di cartoni animati

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    Questa scena l'ho già vista...

    Ammetto di stare vivendo un momento di grande difficoltà: mi ritrovo a ripetere a memoria le battute di un film da bambini che mia figlia chiede di guardare ad ogni occasione! Siccome la vedo ridere di gusto e chiamare eccitata il "mao" ogni volta che appare sullo schermo (indovinate un po` quale animale ha come protagonista il film in questione?) spesso finisco per farglielo vedere... Anche a costo della mia sanità mentale!!!

    Eppure so che è così: da quando vede la televisione ha avuto i suoi momenti ciclici. Una volta si appassiona alle avventure di una fatina, l'altra a quelle di un orsetto; un mese non vede altro che il dvd regalato dalla nonna, quello seguente lo stesso cartone viene accolto con un sonoro no. Potrebbe essere un modo per mettere alla prova la pazienza di noi genitori o forse sono premature prove in vista degli amori adolescenziali, altrettanto volubili...

    Quale'personaggio conoscete a memoria in questo periodo? Sapreste dire i nomi di ogni suo amico, vero? Sì, so che un po` preoccupante ma capita a tutte! Quindi, come possiamo correre ai ripari? Cercando di variare le proposte (pur sapendo che è una battaglia persa) o rassegnandoci ad un periodo di astinenza da nuove avventure? Vogliamo parlare di quante volte ci siamo ritrovate a canticchiare la sigla di un cartone animato nei momenti meno opportuni?

     
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    Come crescere un bambino felice

    felicita200




    La gioia di vivere e l’equilibrio si sviluppano fin da quando il bebè è nella culla, grazie all’affetto e l’esempio di mamma e papà. Non serve coprirlo di regali e dargliela vinta in ogni occasione perché è l’amore che conta, oltre alla capacità di aiutarlo a far scattare la fiducia in se stesso, apprezzando i suoi primi successi e abituandolo ad accettare qualche piccola sconfitta. Perché, in fondo, il sogno di ogni genitore è proprio quello di vedere il sorriso sul suo visino e di guardarlo giocare beato. In poche parole, avere un bambino sereno non vuol dire avere un figlio sempre allegro, ma piuttosto insegnargli ad affrontare la vita in modo positivo, a stabilire buone relazioni, a gioire delle proprie emozioni e ad affrontare con equilibrio le inevitabili difficoltà. Ma su quali punti si basa la "costruzione" di una infanzia felice?

    Scopriamolo insieme con i consigli della dottoressa Paola Scalari, psicologa responsabile del Centro di psicologia dell’età evolutiva di Venezia.

    Quando si forma la personalità

    Una personalità serena nasce neiprimissimi anni di vita, anche se sembra strano preoccuparsi di argomenti tanto complessi quando il bambino sa a malapena pronunciare il suo nome.

    Quanto conta il carattere

    Chi ha la fortuna di ereditare da mamma e papà i "geni del buonumore" e un’indole ottimista e socievole è naturalmente avvantaggiato. Ma ci sono bambini che già in culla dimostrano una naturale simpatia e sono sempre pronti al sorriso. E altri piccoli, più introversi e sensibili, che dimostrano diversamente il proprio stato d’animo.

    Quanto influisce l’ambiente
    L’atmosfera gioca un ruolo fondamentale. L’ideale è una famiglia in cui c’è tranquillità, con i genitori che non si fanno prendere la mano da ansia e preoccupazioni, ma soprattutto che fanno "sentire" ai figli che li amano "comunque", al di là dell’aspetto fisico che hanno o delle doti intellettuali che potrebbero non avere. Senza dimenticare che la felicità è contagiosa: un bambino che cresce tra gente abituata a vedere il bicchiere mezzo pieno, anziché mezzo vuoto ha molte probabilità di sviluppare un atteggiamento più gioioso.

     
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    Mariposa%20School%20-%20Training%20Manual%20Italiano%20iocresco_Cap29


    Sviluppare le capacità di socializzazione





    Per molti genitori è importante che i figli imparino a giocare e a divertirsi con altri bambini. Se i genitori hanno una vita sociale intensa, può essere doloroso per loro vedere il bambino solo e isolato; forse hanno la sensazione che il bambino “si senta solo” e cercano di impedire che provi le emozioni generalmente associate alla “solitudine”.

    Di solito noi adulti, quando decidiamo chi frequentare e con chi socializzare, scegliamo persone che ci rinforzano. Questi amici ci rinforzano perché condividiamo le stesse passioni o perché prediligiamo gli stessi argomenti di conversazione. Si congratulano con noi, ci sostengono, quando ne abbiamo bisogno o ci offrono qualsiasi altro genere di rinforzo. Noi facciamo lo stesso con loro. Di solito non scegliamo persone avversive o dannose. Inoltre, anche se tolleriamo molte persone che di solito non ci rafforzano, al lavoro o all’interno di un gruppo di cui facciamo parte, non li frequentiamo se non è necessario. In questo caso, il rinforzo proveniente da questa attività o lavoro può controbilanciare il singolo individuo avversivo. A volte finiamo per apprezzare la compagnia di persone che inizialmente consideravamo avversive, se altri fattori di rinforzo intervengono come “compensazione”.

    Se comprendiamo e accettiamo questo riguardo a chi scegliamo per socializzare e perché, possiamo capire come insegnare ai nostri figli le “capacità di socializzazione”. Il primo passo importante è mettere in relazione (pair) gli altri bambini con oggetti che nostro figlio considera piacevoli (reinforcers). Questa è la stessa procedura che adottiamo, quando insegniamo al bambino a trarre beneficio dalla compagnia degli adulti: scopriamo quale genere di contatto fisico, suono, gesto, gusto e visione (stimuli) il bambino trova gradevole e glielo concediamo senza aspettarci nulla in cambio (non-contingent reinforcement).

    Il problema è che gli altri bambini non sempre hanno la voglia o le capacità per agire in questo modo: in realtà, dato il loro eccezionale temperamento, sono generalmente chiassosi, vivaci, un po’ prepotenti e piuttosto imprevedibili. I bambini molto piccoli di solito sono “egocentrici” e preferiscono ricevere piuttosto che dare. Questi comportamenti tipicamente infantili possono rivelarsi molto avversivi per alcuni bambini autistici, a causa della natura delle loro percezioni sensoriali: in questo caso, forzarlo al contatto con bambini normodotati per lunghi periodi di tempo potrebbe generare condizioni avversive o danni nei confronti degli altri bambini e, in conseguenza, rendere più difficoltoso l’insegnamento delle capacità di socializzazione.

    Oltre ad aumentare il rischio di allontanamento dai bambini normodotati, tentativi inappropriati di socializzazione possono provocare stereotipie. È importante ricordare che un eccesso di input sensoriali può essere veramente pericoloso per un bambino autistico.

    Quando i bambini sono in una situazione traumatizzante, queste stereotipie tendono ad aumentare, come difesa dal sovraccarico sensoriale. E sappiamo bene che questi gesti si rinforzano automaticamente: più sono radicati, più spesso si verificheranno in futuro. È molto importante evitare che tali situazioni si verifichino in classe, con il bambino che si isola da tutto ciò che lo circonda. A un osservatore inesperto può sembrare che il bambino sia molto bravo a giocare da solo, ma uno specialista conosce la differenza tra una stereotipia e un gioco solitario.

    Che si fa, allora? Teniamo il bambino isolato, visto che il contatto con altri bambini può essere avversivo? Non è necessario arrivare a tanto: in realtà è molto importante stabilire delle correzioni ambientali che aiutino a rendere il bambino autistico gradualmente meno sensibile all’ambiente. Il nostro obiettivo non è l’isolamento sociale del bambino, ma il graduale aumento delle sue capacità di tollerare l’ambiente e trarre beneficio dalla presenza degli altri bambini. Nel frattempo, il bambino è ricompensato con il rinforzo garantito da momenti di gioco o da altre situazioni scrupolosamente controllate.

    1. Correzione

    Accertatevi di poter effettuare correzioni ambientali che possono rassicurare il bambino. Ecco alcune idee da tenere in considerazione. Se il bambino è stato infastidito da determinati tipi di illuminazione, questa potrebbe essere modificata. Ai bambini è permesso spostarsi da centro a centro o ci sono limiti al numero di bambini che possono frequentare un centro in un dato momento? Spesso la presenza di un minor numero di bambini nell’ambiente circostante risulta più tollerabile: potrebbe essere utile effettuare un sorteggio tramite l’uso di bastoncini o altro materiale a disposizione. Quando si gioca tutti insieme, magari in cerchio, il bambino può sedersi un po’ più lontano se non riesce a tollerare l’eccessiva “intimità”. Se a ricreazione la situazione è imprevedibile per via della confusione, il bambino può essere portato fuori prima o dopo l’orario stabilito per gli altri bambini. I cambiamenti necessari devono essere decisi su base individuale, perché ogni bambino autistico costituisce un caso a sé in ciò che può o non può tollerare.

    Sfortunatamente, il bambino non è in grado di dirci cosa lo infastidisce e possiamo solo dedurlo dal suo comportamento nel caso specifico e/o da altre situazioni simili verificatesi in passato. Non vogliamo intenzionalmente sottoporre il bambino a qualcosa che può risultare avversivo per lui, ma allo stesso tempo dobbiamo stare attenti a non rinforzare comportamenti negativi eliminando le condizioni avversive che seguono immediatamente a un comportamento negativo (rinforzo negativo). Quindi, è meglio pianificare prima per evitare situazioni difficili, invece di reagire dopo che il bambino ci ha fatto capire, a modo suo, che qualcosa lo disturba.

    2. Desensibilizzazione

    Per rendere il bambino meno sensibile a una classe piena di altri bambini, portatelo in aula per brevi periodi di tempo, rinforzatelo abbondantemente prima che mostri segni di “sofferenza” e portatelo fuori subito dopo il rinforzo. Aumentate gradualmente il tempo di permanenza in aula finché il bambino non sarà in grado di tollerare l’ambiente. Spesso è utile, i primi tempi, portare in aula tutti i rinforzi preferiti del bambino per compensare il nuovo ambiente con il rinforzo. Molti genitori hanno trovato utile visitare il luogo, quando non c’erano altri bambini: i genitori e il bambino giocano nell’aula con i suoi giocattoli preferiti, che gli vengono dati liberamente come ricompensa. Associare il luogo con una ricompensa rende più facile per il bambino tollerare l’arrivo degli altri bambini.

    3. Confronto

    L’approccio iniziale con gli altri bambini spesso avviene con un solo bambino presente. Forse un bambino più grande può essere utile nell’istruzione del bambino autistico. Alcuni bambini si divertono nel ruolo di “assistente dell’insegnante” e si prestano volentieri. È importante offrire al bambino normodotato il giusto rinforzo per l’impegno svolto. Per prima cosa, ricompensate il bambino con i suoi giochi senza pretendere nulla. Fate giocare il bambino autistico con i suoi giochi preferiti, facendo partecipare anche il bambino normodotato: discutete con lui su come il bambino autistico preferisce che gli si parli, che lo si tocchi, ecc. e ricompensate il bambino normodotato quando si attiene a tali istruzioni durante il gioco.

    Cercate l’aiuto di un paio di compagni se il bambino è inserito in una classe di bambini normodotati. Se il bambino è in un ambiente autonomo, verificate le possibilità di chiamare un compagno della stessa classe. Un’intera classe può essere reclutata, ricompensando i bambini con il permesso di partecipare, quando completano il loro lavoro o dimostrano un comportamento adeguato. Ancora una volta, accertatevi che i bambini normodotati ricevano un rinforzo molto “sostanzioso”.

    Ben presto, tutti i bambini della classe vorranno avere una possibilità di diventare un “amico speciale”! Questa specie di “predominio alla rovescia” spesso è più efficace per il bambino autistico, che tollera difficilmente ambienti diversi o un grande numero di persone.

    Gli insegnanti possono essere molto utili nella scelta dei bambini più adatti. Prima di parlare con i bambini che vorreste coinvolgere, parlate con i loro genitori: alcuni possono essere intimoriti da una situazione confusa che non riescono a comprendere, molti non vedono l’ora di dare una mano. Assicuratevi di dare la stessa importanza tanto ai benefici dei compagni quanto a quelli del vostro bambino. Informate il genitore che la maestra ha scelto suo figlio per la sua indole altruista e sottolineate che tale indole è merito dei genitori, per aver insegnato al bambino che l’altruismo è un pregio! Proponetevi per tempo di incontrare i genitori e permettetegli di conoscere vostro figlio. Parlategli dell’autismo in generale ed esponete il caso specifico di vostro figlio. Spesso le persone si fanno un’idea sbagliata sull’autismo e ogni bambino costituisce un caso a sé: non è possibile che riescano a “conoscere” vostro figlio sulla base di quanto hanno appreso dai media. Le persone di solito sono spaventate dalle cose che non capiscono: più informazioni siete in grado di dare, minori saranno le probabilità che i genitori esprimano delle preoccupazioni.

    I bambini normodotati coinvolti in questo ruolo di supporto spesso acquistano fiducia in se stessi e si sentono orgogliosi di aiutare gli altri. Inoltre, è un primo passo per comprendere come e perché le persone sono diverse e speciali.

    In queste occasioni, dovrebbe essere semplice convincere i genitori e gli insegnanti di quanto è importante per tutti noi la piena consapevolezza delle nostre differenze!

    Spesso i bambini normodotati iniziano a interagire con il bambino autistico in classe, in mensa o in cortile: per esempio, il bambino potrebbe dire a insegnanti e compagni che il bimbo autistico “non sopporta rumori forti” o “ha bisogno di fare una pausa”. Questo potrebbe essere molto utile alla classe in generale, perché spesso l’insegnante ha talmente tante cose di cui occuparsi che può trascurare i bisogni specifici del bambino autistico. Più persone sono consapevoli dei comportamenti del bambino, maggiori saranno le probabilità di affrontare i problemi, prima che inizino i capricci! Inoltre il bambino autistico può fare amicizie che si evolveranno nel tempo, dandogli ulteriori opportunità di socializzare partecipando a feste di compleanno o momenti di gioco.

    4. Richiesta (mand)

    Una volta che il bambino autistico inizia pretendere il rinforzo dal suo amico, insegnate a quest’ultimo a indurre il bambino a chiedere le sue ricompense. Descrivete le tecniche base, facendo a turno con il bambino normodotato. Rinforzate il comportamento del bambino, quando agisce correttamente.

    I bambini imparano alla svelta e possono diventare dei meravigliosi insegnanti! Le prime richieste dovrebbero essere quelle dei rinforzi più importanti per il bambino e situazioni diverse dovrebbero essere affrontate nell’arco della giornata scolastica: per esempio, lasciate che il bambino normodotato offra uno spuntino durante l’ora della merenda o giocattoli nei momenti di gioco.

    Per un bambino che ha appena iniziato a tollerare la presenza di altri bambini il processo di socializzazione dovrebbe avvenire in modo graduale e accurato. Il risultato finale cui aspiriamo è che tutti i bambini siano in grado di imparare all’interno della classe, ma dobbiamo assicurarci di inserire il bambino in un ambiente in cui può dapprima sentirsi a suo agio e poi imparare.

    Se non è possibile inserire il bambino gradualmente in una classe, i genitori spesso hanno ottenuto buoni risultati iniziando questo processo graduale in una classe orientata verso un’attività preferita dal bambino: per esempio, un bambino che ama la musica può essere inserito in una classe di educazione infantile alla musica, mentre un bambino cui piace il movimento può essere iscritto a una classe di ginnastica.

     
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    Una casa a misura di bebè

    pr-casa



    Tutto è pronto per accogliere il nuovo arrivato! Bastano pochi accorgimenti per adattare l'abitazione alla sua venuta. Innanzitutto, in casa bisogna evitare il fumo ma anche i rumori che potrebbero turbarne la tranquillità: il televisore dovrebbe rimanere acceso il meno possibile.
    La temperatura non deve essere molto alta, tra i 18 e i 20 gradi; l'aria deve circolare e l'ambiente non deve essere troppo umido. Bisogna però tenere presente che i deumidificatori o i deodoranti per l'ambiente possono contenere sostanze nocive per il piccolo.
    Se sono presenti animali domestici, possono convivere tranquillamente con il neonato purché si adottino le comuni precauzioni di convivenza con gli animali e questi siano sani, vaccinati, puliti e, naturalmente, non aggressivi.
    Nella sua cameretta, oltre alle opportune cautele che riguardano l'elettricità, in prossimità del lettino bisogna evitare fili o cordoni in cui il piccolo potrebbe impigliarsi. Per motivi igienici, inoltre, è preferibile che le tende siano in tessuto in modo che si possano lavare più facilmente.
    Il lettino, preferibilmente in legno, deve avere alcuni requisiti essenziali, per evitare che il neonato possa farsi male: le sbarre delle sponde devono essere ravvicinate, in modo che il bambino non vi si possa incastrare; non dovrebbero esserci spazi in cui possa rimanere intrappolato, per esempio tra il materasso e il lettino; infine, la chiusura delle sponde deve essere sempre sicura.
    Per quanto riguarda le piante, bisogna ricordare che l'oleandro, la stella di Natale e il ricino sono velenose, quindi vanno allontanate da casa o isolate, se si trovano in giardino, per evitare qualsiasi rischio di contatto.
    Infine bisogna prevedere uno spazio per tutto quanto gli occorrerà, in particolare per il fasciatoio e la bilancia.
     
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    Baby sitter, badanti, colf: come trovarle valide e velocemente!

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    Durante la giornata tipo di una mamma è fondamentale che tutte le caselle si incastrino a dovere: bambini a scuola o vegliati dai nonni o dalla tata, genitori anziani o nonni affidati alle cure premurose di una badante, qualcuno che ci aiuti nei lavori domestici mentre siamo in ufficio e, perchè no, anche qualcuno che si occupi dei figli che hanno poca voglia di studiare e che quindi hanno bisogno di ripetizioni o di essere affiancati da un volenteroso studente.
    Nel momento in cui è tutto sotto controllo, una mamma può avviarsi verso il proprio ufficio senza ansie e senza temere che in casa propria ci sia una sconosciuta inaffidabile, visto che i bambini, come gli anziani meritano di essere accuditi da persone sensibili, ben selezionate e con esperienza.
    Come guadagnare questa tranquillità? E, soprattutto, come fronteggiare le emergenze?
    Da pochi giorni a Torino (e a breve anche a Milano) è nato OL Family: uno sportello che aiuterà a migliorare la qualità della vita di tante famiglie, oltre ad offrire un’occupazione alle donne ed agli uomini che vogliono rientrare nel mondo del lavoro, ma anche ai ragazzi che cercano un lavoro flessibile.
    Badanti, baby sitter e colf a partire da oggi, grazie a OL Family, si possono «affittare», pagando magari un po’ di più, ma senza vincoli di dipendenza. Questa è l’opportunità che dà Obiettivo Lavoro, l’agenzia italiana per il lavoro leader in efficienza, innovazione e qualità sociale che, attraverso la propria rete di 160 filiali presenti sul territorio nazionale , ricerca, seleziona e forma lavoratori qualificati.
    Chi non si è mai trovato nella situazione “drammatica” della badante che deve rientrare al suo Paese, della baby sitter malata o del figlio che deve prendere ripetizioni? Come fare?
    OL Family ha un numero verde 800.913129 che consente di rintracciare entro 48 ore l’aiuto necessario e di «affittarlo», per offrire alla famiglie un unico luogo dove trovare risposte, dalla scelta di una persona già selezionata al pagamento dei contributi Inps, fino alla soluzione del lavoro somministrato per chi cerca una collaborazione soltanto nei weekend per poche ore alla settimana.
    Il lavoro in affitto tra le mura domestiche può costare fino a 12 euro all’ ora, una badante che viva in casa propria (fino a 52 ore di lavoro settimanale) intorno ai 1.300 euro mensili, mentre chi sceglie di assumere direttamente e di affidare a un’ agenzia soltanto il calcolo di busta paga e contributi spenderà 30 euro al mese.
    Vi sembra troppo? Nulla è troppo per poter uscire di casa tranquille, visto che molte donne italiane investono nell’ assistenza fino al 50 per cento del proprio stipendio!

    Ha compiuto 4 anni

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    Oggi ha compiuto 4 anni. Il tempo è lo stesso di quando è nata, un bel sole, una temperatura mite. Una di quelle giornate in cui vorresti stare fuori a passeggiare.
    Ricordo il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, ero al mare e c’era un incendio nella collina dietro di noi. Un incendio che ha distrutto tutta la collina ed ancora adesso la natura fa fatica a riprendere vita. Ho sentito un odore di bruciato e credevo che mio marito avesse lasciato qualcosa di acceso dalla notte prima, invece era peggio. Ma avevo qualche giorno di ritardo e la curiosità è stata più forte della paura. Ho deciso di fare ugualmente quel test ed è venuto positivo, subito! Realizzata la situazione pericolosa, abbiamo preso al volo la nostra bimba di tre anni ed abbandonato velocemente la casa, per non rimanere intossicati. Solo dopo qualche ora ci siamo resi conto che presto saremo stati in quattro.
    Ricordo il giorno in cui l’ho detto a mia madre, era molto malata e mi ha lasciato qualche settimana dopo. Lei credeva che questa volta sarebbe stato un maschio ed io ho voluto crederlo con lei, rinunciando a conoscere il sesso fino alla sua nascita.
    Ricordo tutte le lacrime versate durante la gravidanza, avevo paura che nascesse un bambino triste, invece è la bambina più solare che esista e la sua presenza mi ha dato il coraggio per affrontare più di una situazione spiacevole.
    Oggi ha 4 anni, anche se ne dimostra almeno uno in meno. Diciamo che l’altezza non è il suo forte!
    La sua voce che ricorda Hello Spank: dicono tutti che è buffa come un cartone animato. Le piace sbaciucchiarmi ed essere sbaciucchiata.
    Ha ancora bisogno del ciuccio di notte, ma solo a casa. All’asilo per la nanna del pomeriggio non lo usa, perché si vergogna a farsi vedere così dai compagni.
    Ha bisogno di stare vicino a me quando guardiamo qualche scena “spaventosa” dei cartoni, invece quando siamo in un prato tira su i lombrichi e ride, mentre a me fanno uno schifo terribile.
    Mi da la mano quando ho i tacchi alti per paura che io cada e io gliela dò quando attraversiamo la strada perché non sa ancora come funzioni la storia del guardare a sinistra e poi a destra. Oltretutto, non distingue ancora la sinistra dalla destra!
    E’ cioccolato-dipendente, ma chi non lo è? Ride da matti a dire le parole trasgressive della sua età (cacca, pipì, ecc). Le piacciono La Principessa e il ranocchio e i cartoni di Dora e Diego. E’ stata incollata a bocca aperta per ore davanti alla tv a guardare il matrimonio di William e Kate, credendo che fosse un film, per poi chiedermi “Ma i Principi esistono davvero?”
    Tutte le mattine, mentre la accompagno a scuola in macchina, vuole sentire la canzone di Cenerentola “I sogni son desideri“, solo che io ho la versione in inglese, così tutte le mattine mi tocca fare una traduzione simultanea, mentre la canto.
    Alla sera, sua sorella (di quasi 7 anni) le legge le storie delle Principesse e lei vorrebbe la manina per dormire, ma io qualche volta le dico che arrivo subito…e quando arrivo dorme già. E in quel momento la guardo e sono felice.
     
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