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il bimbo e la nascita...

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  1. Lussy60
     
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    Parto naturale dopo un cesareo


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    Vivere l'esperienza di un parto naturale, dopo aver subìto un cesareo, si può. Se il primo figlio è nato in sala operatoria, ciò non significa che sarà necessario un secondo intervento per dare alla luce il suo fratellino. Al contrario, l'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che i parti vaginali dopo un cesareo dovrebbero essere di norma incoraggiati.

    "La nascita per vie naturali garantisce al bambino un miglior adattamento alla vita extrauterina e diminuisce il rischio di distress respiratorio", commenta Enrico Ferrazzi, professore Ordinario Responsabile Dipartimento Donna, Mamma e Neonato, Ospedale Buzzi-ICP, Università di Milano e presidente Società Lombarda di Ostetricia e Ginecologia. "Grazie alle modificazioni che si verificano a livello del sistema cardio-vascolare e del sistema neuro-ormonale nel corso del travaglio, e alla 'spremitura polmonare' dovuta al passaggio nel canale del parto, il bambino si prepara al nuovo ambiente e affronta più facilmente il cambiamento. Per quanto riguarda la mamma, un parto chirurgico triplica il rischio di complicanze di tipo chirurgico nelle gravidanze successive".

    Per tutti questi motivi, in assenza di indicazioni mediche che richiedano un secondo cesareo, presso l'Ospedale Buzzi viene proposta e incoraggiata la soluzione del travaglio di prova e sono già più del 60% le precesarizzate che partoriscono naturalmente. Ma perché la donna possa affrontare questa esperienza con serenità e con la consapevolezza che si tratta della scelta migliore, è indispensabile che disponga di informazioni corrette e che venga adeguatamente supportata. Da qui l'inaugurazione di un nuovo servizio, rivolto proprio alle donne che hanno un cesareo alle spalle: incontri ad hoc, condotti dal personale del punto nascita, per accompagnarle in questo percorso e offrire risposta a ogni loro dubbio



    PARTO
    Cosa determina l'inizio del travaglio?


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    I ginecologi stabiliscono la data presunta del parto, ma sono pochi i bambini a nascere proprio il giorno previsto. Ma perché il travaglio scatta proprio in quel momento?

    Una domanda che ha affascinato gli uomini fin dall'antichità. Sono state, infatti, diverse le teorie avanzate, alcune decisamente fantasiose. Oggi queste idee sono state superate dalle evidenze scientifiche, anche se il mistero che circonda il parto non è stato svelato completamente.

    Le ipotesi del passato...

    Il primato dell'ipotesi più fantasiosa spetta senza dubbio a Ippocrate che nel V secolo a.C. aveva avanzato l'idea che il travaglio fosse provocato dalla fame: mosso dal desiderio di mangiare, il bambino inizierebbe a puntare i piedini contro il fondo uterino e a darsi la spinta verso il basso, dando così il via a piccole contrazioni preparatorie. Superata quest'idea, si è ipotizzato che la causa iniziale del travaglio fosse la forza di gravità: raggiunto un determinato peso, il feto sarebbe costretto a uscire. Altra teoria che ha avuto credito per molto tempo è quella della "placenta invecchiata" o del "corpo estraneo" che sosteneva che alla fine della gravidanza la placenta non sarebbe più in grado di dare nutrimento al feto che, a quel punto, diverrebbe un ospite sgradito.

    ... e le certezze di oggi

    Ancora oggi non è certo il meccanismo che scatena il travaglio. L'ipotesi più accreditata riguarda un complesso meccanismo neuro-ormonale che coinvolge mamma e bambino: " Quando il feto è maturo trasmette segnali alla neuroipofisi materna che comincia a produrre ossitocina che stimola le contrazioni e la dilatazione del collo dell'utero ", spiega Paola Bombardieri, capo ostetrica del San Raffaele di Milano. "A ciò si aggiunge anche il fattore psicologico: alcune teorie affermano che il travaglio inizia quando la mamma si sente pronta a staccarsi dal feto". E la luna? "La scienza ha dimostrato che non ha nessuna influenza, ma a noi ostetriche piace l'approccio naturalistico che sostiene che anche la nascita, come le maree, le colture e l'imbottigliamento del vino, sia influenzata dalle fasi lunari". È invece vero che i rapporti sessuali possono aiutare: " Lo sperma causa delle piccole contrazioni dell'utero perché contiene prostaglandina, l'ormone che è contenuto in alcuni dispositivi che utilizziamo per indurre il parto. Chiaramente le concentrazioni nello sperma sono ridotte: non bastano a scatenare il travaglio, ma possono aiutare a preparare il collo dell'utero, oltre a dare alla donna una sensazione di benessere e serenità". La scienza è riuscita a spiegare alcuni meccanismi che stanno alla base del travaglio, lasciando tuttavia ancora dei punti oscuri. Ma forse è meglio che continui a essere così: nessuna evidenza scientifica riuscirebbe mai a spiegare completamente l'affascinante mistero della nascita.

    Articolo di Monica Gabrielli



    PARTO
    E' proprio ora...


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    Un mese prima della data presunta del parto, è bene fare la valigia con tutto l’occorrente per la degenza nel reparto di maternità e, in seguito, per il trasferimento a casa. In genere, ogni ospedale fornisce una sua lista.
    Nella fase di “pre-travaglio”, la mamma può avvertire qualche fastidio, simile ai dolori mestruali: si iniziano a sentire le contrazioni, ma in questo stadio sono sopportabili e irregolari.
    In genere si espelle il “tappo mucoso”, che durante l’attesa sigilla il collo dell’utero proteggendolo dall’ambiente esterno.

    A volte, può anche accadere che un po’ prima del termine della gravidanza si “rompano le acque”, ovvero si lacerino le membrane del sacco che avvolge il feto nell’utero, lasciando fuoriuscire il liquido amniotico.
    Per alleviare i dolori delle contrazioni del pre-travaglio, può essere opportuno fare una doccia calda. Da evitare, invece, un bagno con l’acqua a temperatura molto alta perché rischia di provocare un rallentamento delle contrazioni. Tutti questi segnali indicano che il travaglio vero sta per iniziare: solo ora la futura mamma deve allertare il compagno e farsi trasportare alla maternità. All’accettazione si presentano i documenti, che vanno preparati in anticipo insieme alla valigia: la carta d’identità, il codice fiscale, la tessera sanitaria e quella del gruppo sanguigno, una copia delle ecografie più recenti e delle altre analisi effettuate (meglio se in ordine cronologico). Dopo le formalità burocratiche, è il momento della visita del ginecologo o dell’ostetrica, che eseguono un monitoraggio cardiotocografico: un esame che registra il battito del cuore del bimbo e le contrazioni dell’utero, del quale occorre anche valutare la dilatazione. A volte può capitare che una donna sperimenti quello che viene definito un “falso travaglio”: le contrazioni scompaiono all’improvviso dopo che erano già diventate regolari: può tornare a casa in attesa del vero travaglio. In caso di contrazioni regolari, invece, verrà ricoverata. Occorreranno dalle 6 alle 12 ore perché la dilatazione sia completa e la testolina del bambino ben posizionata.

    Ad assisterla c’è l’ostetrica, che le spiegherà l’andamento del travaglio e, di tanto in tanto, effettuerà il monitoraggio cardiotocografico. Inoltre, continuerà a rilevare il battito del bambino. Tutte le informazioni raccolte saranno riportate con cura sul partogramma (una scheda simile a un grafico).
    Se la mamma ha sofferto di stitichezza nelle 24 ore precedenti, si esegue un piccolo clistere.
    Le contrazioni si fanno più regolari e intense: all’inizio si verificano a distanza di 20 minuti, poi di un quarto d’ora, di 10 e, infine, di 5 minuti. I dolori sono sempre più forti e ravvicinati, fino a presentarsi ogni 1-2 minuti, con una durata di 40-60 secondi.
    Poco prima dell’inizio della fase espulsiva, la futura mamma viene portata in sala parto. Se non ci sono complicazioni, rimarrà qui per un quarto d’ora circa, il tempo necessario per dare alla luce il bebè.
    Se la futura mamma è al suo primo parto, può succedere che confonda le contrazioni preparatorie con quelle del travaglio vero e proprio. Ecco le caratteristiche principali che contraddistinguono le due fasi:
    Pre-travaglio
    - Frequenza: irregolare e che non aumenta col passare del tempo
    - Lunghezza: irregolare
    - Intensità: simile a dolori mestruali
    - Localizzazione: basso addome

    Travaglio
    - Frequenza: regolare e che aumenta
    - Lunghezza: da 40 a 60 secondi
    - Intensità: con dolore sempre più intenso: la contrazione comincia debolmente, raggiunge la massima intensità, poi decresce fino a sparire
    - Localizzazione: dalla zona superiore dell’addome o dalle lombari, il dolore si espande al basso ventre.

     
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