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«Il carcere ti resetta, qui mi vogliono bene»: la nuova vita di Corona
la nuova vita di Corona
Il fotografo deve scontare i 5 anni di condanna residui. Non può uscire. Potrà farlo, magari per lavorare all’esterno, se così sarà stabilito dal suo programma riabilitativo
di Cesare Giuzzi
I motori rallentano. Gli occhi puntano alle finestre. Tapparelle quasi abbassate, dentro si sentono voci di uomini. « C’è Fabrizio? Dai Fabri esci! », gridano dalla strada. Via Silvio Pellico 10, palazzo a due piani, un piccolo giardino, una veranda, il barbecue. Dietro c’è il capannone di quella che un tempo era un’officina. Oggi è la comunità Exodus più famosa dell’era social.
shadow carouselFabrizio Corona, la fotostoria
Ospita nove ragazzi in tutto. Otto lavorano come giardinieri o addetti alle pulizie, hanno esperienze di carcere e tossicodipendenza alle spalle, una storia personale che nessuno in questo paese a ridosso di Malpensa sembra interessato ad ascoltare. Conta solo lui, Fabrizio Corona, arrivato 3 giorni fa dopo la scarcerazione. Deve scontare i 5 anni di condanna residui. Con un termine tipico del gergo burocratico-penitenziario dei detenuti, si definisce un «provvisorio», perché la misura dell’affidamento alla comunità di don Antonio Mazzi «dovrà essere rivista tra 6 mesi dal Tribunale». Corona parla al telefono, riceve gli amici e la madre, naviga in Rete. Non può uscire. Potrà farlo, magari per lavorare all’esterno, se così sarà stabilito dal suo programma riabilitativo. Ma il piano è ancora da definire.
La sua stanza è un quadrato di 2 metri per 2 al primo piano: un letto a una piazza e mezza, lenzuola azzurre, un comodino con un notebook Apple, un piccolo armadio e una bacheca di sughero ancora disadorna. «Qui sto bene, i ragazzi mi vogliono bene», dice all’avvocato Ivano Chiesa.
Il legale gli ha consigliato di evitare colpi di testa e lui, diligentemente, resta lontano dalle finestre dove lo attendono gli obiettivi di tre paparazzi. Passano i carabinieri: con una ramanzina allontanano ragazzini in bici e mamme con figli al seguito. «Il carcere ti cambia. Sono un uomo che vale cento volte di più. Io vivevo a duemila, avevo una moglie come Belen, le serate all’Hollywood, poi entri in carcere e trovi storie umane che ti resettano completamente», ha raccontato agli amici. Come quella di Carlos, l’ecuadoriano con il quale ha condiviso la cella 1, sezione B, al quarto piano del carcere di Opera: «Mi guardavano a vista, per paura di gesti autolesionistici». La vita nel carcere milanese è stata «dura» ma Corona è convinto di aver lasciato un buon ricordo: «Avevo fondato una squadra di calcio, i Corona’s . Stavo in porta, non ero male. Ho dato a tutti una maglietta della Corona’s . Poi il direttore non ha voluto...».
L’avvocato Chiesa ripete che la scarcerazione è frutto di una decisione «coraggiosa» del giudice che ha considerato il reato (estorsione aggravata) «non ostativo alla concessione dei benefici»: «Un precedente anche per tutti gli altri reclusi». Corona ha ripreso a fumare, «ma solo all’aperto» in comunità è vietato: «Tre anni fa ero tossicodipendente. Avevo in banca milioni di euro e sono stato arrestato perché ho usato una banconota falsa. Ma vi sembra il comportamento di uno lucido?». Indossa una maglietta blu scollata, tatuaggi in vista. «Michele è lo chef. Ha imparato a cucinare in carcere. Il primo piatto che ho mangiato? Mezze penne integrali, ci teniamo in forma». bene»: la nuova vita di Corona
Il fotografo deve scontare i 5 anni di condanna residui. Non può uscire. Potrà farlo, magari per lavorare all’esterno, se così sarà stabilito dal suo programma riabilitativo
di Cesare Giuzzi
I motori rallentano. Gli occhi puntano alle finestre. Tapparelle quasi abbassate, dentro si sentono voci di uomini. « C’è Fabrizio? Dai Fabri esci! », gridano dalla strada. Via Silvio Pellico 10, palazzo a due piani, un piccolo giardino, una veranda, il barbecue. Dietro c’è il capannone di quella che un tempo era un’officina. Oggi è la comunità Exodus più famosa dell’era social.
shadow carouselFabrizio Corona, la fotostoria
fonte:http://www.corriere.it/.