Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

LUSSY..FORUM..ISOLA DESERTA....

UN ISOLA DESERTA..CHE PIU' DESERTA..NN SI PUO'..AHAHAHAH

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    EHI..SE SEI CAPITATO QUI PER CASO...SLOGGIA...QUI..CI ABITO SOLO IO... :D :D :D ....
     
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    l'isola del cuore...
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    l'isola perduta..
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    ISOLA..BIANCA..

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    ISOLA DEI GABBIANI
     
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    ssssssshhhhhhhhhhsssssss...silenzio..qui..non abita nessuno...ci sono solo io...
     
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    Escursione sull'Isola deserta


    A 25 minuti di dhoni da Thudufushi, si trova un'isola disabitata che offre buone occasioni per un bel pic-nic ed ottimo snorkeling sul vicino reef.


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    Il dhoni si sta avvicinando all'isola deserta. Molti anni fa', quando i trasferimenti tra le isole venivano fatti in elicottero invece che in idrovolante, questa isola veniva utilizzata come eliporto. Successivamente, tutte le strutture sono state messe in disuso.


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    Un panorama con 360 gradi di visuale, sulla spiaggia dell'isola deserta. La foto va vista come un "anello" dove la parte destra si congiunge con quella sinistra.



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    La spiaggia e l'acqua. Notare come l'ombra del shoni si proietta sul fondale sotto l'acqua.


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    Il pontile, ormai diroccato. Thudufushi e' visibile in lontananza.


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    Questa foto l'ho scattata nei giorni successivi, durante il volo Thudufushi - Male'. Si riconosce il vecchio pontile e si intravede l'antica piattaforma di atterraggio per gli elicotteri (vicino alla spiaggia in basso a sinistra).


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    Il reef e' interessante, la parete e' molto ripida e sembra gettarsi nell'abisso.



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    Moorish idol (Zanclus cornutus)


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    A destra, una bellissima Tridacne blu.


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    Con le tartarughe e' ormai un appuntamento fisso...


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    Un anemone con pesce pagliaccio delle Maldive.


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    Dopo lo snorkeling, il pic-nic ed un po' di relax, si rientra a Thudufushi. Sulla via del ritorno, si fa una breve sosta presso questa meravigliosa laguna davanti l'isola, dove si puo' anche fare un tuffo.

     
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    L’Isola Rossa


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    Terra multicolore che ospita deserti, giungle, savane, spiagge infinite ed isole selvagge circondate da barriere coralline, il Madagascar costituisce un continente a sé, con specie animali e vegetali che non si trovano da nessun altra parte del mondo.

    Al largo delle coste del Mozambico, situata nell’Oceano Indiano, si estende una terra multicolore, con differenti caratterizzazioni climatiche e geografiche che danno origine a deserti di pietra, canyon arditi, giungle equatoriale, altipiani ricoperti di baobab, sterminate pianure, dune di sabbia, savane bionde, spiagge infinite, isole selvagge, intonse barriere coralline. Tutto questo è il Madagascar, un mondo irripetibile, da viversi come la somma di tanti viaggi.

    Quarta isola al mondo per grandezza, il Madagascar è conosciuto anche come Isola Rossa, a causa della presenza della laterite rosso sangue che costituisce la maggior parte del suo suolo. Quello che stupisce è la presenza di una flora ancora incontaminata ed una fauna che annovera specie rarissime: si possono trovare 120 varietà di palme, 7 varietà di baobab, oltre 600 varietà di piante medicinali e rettili, camaleonti, insetti, uccelli e il lemure, un antenato della scimmia.

    Staccatosi dal continente africano più di 160 milioni di anni fa, si è evoluto come un continente a se e l’isolamento ha favorito sia la sopravvivenza di specie primitive sia lo sviluppo di nuove ed uniche specie. A ciò si aggiungono la bellezza di 5000 km di coste dalle belle spiagge con sabbia bianca, lunghi tratti di barriera corallina, fondali ricchi di pesci e località molto interessanti: un quadro completo per gli amanti della natura e del mare. Si può incominciare dirigendosi verso nord, con Anakao, Salary, Andavadoaka ancora poco conosciute dai circuiti turistici, che offrono meravigliose baie con lunghe spiagge e un mare dalle sfumature verdi e turchesi. Sull’arcipelago di Nosy Be e Mitsio si trovano spiagge orlate da palme, centri di immersione diving, e diverse tipologie alberghiere, essendo Nosy Be la meta più famosa e attrezzata.

    E’ anche il punto di partenza per numerose escursioni giornaliere nell'arcipelago circostante: da qui si arriva facilmente a Nosy Tanikely, ideale per snorkelling e diving; a Nosy Iranja, una piccola perla costituita da due isole che durante la bassa marea sono collegate da una striscia di sabbia bianca, oppure a Nosy Sakatia, Nosy Komba e Nosy Fanihy.

    Al largo della costa orientale, la lussureggiante isola di Sainte Marie, di forma lunga e stretta, oltre alle graziose spiagge orlate da palme, belle baie protette da barriera corallina e alcuni atolli nelle vicinanze, offre un altro spettacolo affascinante: tra luglio e settembre le balene megattere vengono nelle acque che circondano l'isola a riprodursi, ben visibili grazie ad emozionanti escursioni di whale watching. Tra le tante curiosità che caratterizzano questa straordinaria isola spicca la produzione di riso: non tutti sanno che è il più importante prodotto del paese e le risaie producono riso di altissima qualità destinato all’esportazione.
     
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    "L'isola deserta" di Josè Saramago


    Per essermi mostrato troppo esigente con il comandante della nave che mi trasportava fui sbarcato su un’isola deserta. Mi dettero cibo per quindici giorni o quindici anni (non sono mai riuscito ad appurarlo con certezza), armi e munizioni (bombe atomiche incluse), e tra i passatempi della nave mi consentirono di prendere un libro e un disco. Scelsi il Don Chisciotte e l’Orfeo. Converrà spiegarne il perché. Avrei vissuto solo, e in pace, se possibile. Avrei avuto molto lavoro e poche distrazioni. Dunque, quale migliore libro del Don Chisciotte, che fa ridere e ha una Dulcinea inesistente, e dell’Orfeo, che fa piangere e ha un’Euridice morta? Con questa deliberata assenza avrei popolato le mie interminabili notti.
    Vissi così sull’isola deserta. Non so quanto, ma fu più di quindici giorni e meno di quindici anni. Non arrivai a percorrere tutta l’isola, ma so che era deserta, altrimenti non mi ci avrebbero sbarcato. Persi la parola per l’abitudine di non parlare, e con ciò regalai al mondo un po’ di silenzio. Oltre al canto degli uccelli e al ruggito di una bestia feroce (non la vidi mai, ma dal ruggito era sicuramente feroce) non si udiva sull’isola altro che gli appelli disperati di Orfeo e le risate di Sancio Panza. Don Chisciotte, lui, passeggiava tutte le mattine lungo la spiaggia odorosa di alghe e di sale, sempre più magro, a cavallo delle ossa di Ronzinante. Di notte saliva su un’alta roccia e se ne stava a contare le stelle. Infilato al braccio sinistro teneva l’elmo di Mambrino, girato al contrario per offrire un rifugio al piccolo uccello che vi si era abituato a dormire. Con la lancia nella destra, Don Chisciotte vegliava sul sonno dell’uccellino. Ogni tanto mandava un sospiro. Non riuscii a chiedergli per quale ragione sospirasse, perché nel frattempo ero arrivato alla fine del libro.
    Vivemmo tutti e quattro in buona pace sull’isola deserta. Un giorno si arenò sulla costa una grande cassa. Mentre l’aprivo, si raccolsero attorno a me i miei compagni. Non vi restarono a lungo: videro subito che dentro non c’era né Euridice, né Dulcinea, e neppure una botticella di vino. Ciascuno tornò alla sua vita, mentre io mi scervellavo per capire che cosa fosse quella roba. Aveva luci che si accendevano e si spegnevano e sembrava respirare. Solo più tardi, quando la vita sull’isola cominciò a modificarsi, scoprii che si trattava di un computer, cervello elettronico o qualcosa di simile. Onnisciente, non io, la macchina, è chiaro. Era comunque una compagnia. Il peggio fu che la nostra bella anarchia finì. Orfeo poteva piangere solo in certe ore, l’uccellino di Don Chisciotte fu accusato di trasmettere la psittacosi (e non era un pappagallo, lo giuro), e Sancio Panza dovette mettere da parte i proverbi e imparare l’inglese. In un certo senso, da questi e da altri cambiamenti traemmo giovamento, ma si insinuò in tutti noi un’inquietudine che era quasi una malattia e che il computer non seppe curare. Fu questa, se ben ricordo, la sua unica dimostrazione di ignoranza.
    Quel che il computer fece di me non è bello dirlo. Mi provò che mi ero ingannato su tutto quel che era stata la mia ragione d’essere e di sentire. Che, al contrario, il comandante della nave aveva avuto mille motivi per sbarcarmi, e che l’isola deserta non era tale perché lui, computer, stava lì. Che l’uomo (l’uomo in generale, e io in particolare) è solo un bell’aneddoto anche quando (o soprattutto quando) piange, soffre, ride o sogna.
    Di modo che morii. Il computer sta ancora li. Ma io ho grandi speranze. Se Dulcinea prende corpo ed Euridice risuscita, questo mondo forse può ancora diventare abitabile.
     
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    Isole Deserte


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    GLI ATOLLI
     
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    Su un isola deserta




    Pare incredibile, eppure al mondo esistono ancora isole deserte. In Guinea Bissau, nell'Africa occidentale, ce ne sono addirittura sessantotto. Fanno parte dell'arcipelago delle Bijagos (foto Harmattan) composto da ottantotto affioramenti di terra, di cui solo venti ospitano in tutto 300mila abitanti. Un paradiso in terra ancora poco conosciuto e assolutamente da scoprire.
    Per farlo bisogna imbarcarsi su una piccola nave dal design anni Cinquanta, la Africa Queen, che conta solo quindici confortevoli cabine con aria condizionata e personale di bordo di lingua francese. Il viaggio, che dura circa otto giorni, più due di spostamento, parte di venerdì sera nei mesi da ottobre a maggio. Per chi fosse interessato, in Italia ci sono due tour operator che vi portano in Guinea Bissau. Sono Harmattan e Africa Explorer.
    Quello che vi aspetta sono delle escursioni in piccole isole dalle spiagge ampie e dalla foltissima e rigogliosa vegetazione, quasi impenetrabile, popolate solo da animali e insetti o, raramente, dai Bijagos: un popolo animista che mantiene invariate le proprie tradizioni da secoli e secoli. Un tuffo in un'altra dimensione, scandita dai ritmi lenti della natura (da 1.800 euro a persona).

     
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    Dieci mesi su un’isola deserta,
    con un maiale per amico
    Xavier Rosset, moderno Robinson Crusoe, ritorna in Svizzera dopo quasi un anno di isolamento

    DSC00965--180x140


    MILANO - Dopo 300 giorni di solitudine su un’isola del Pacifico, l’avventuriero Xavier Rosset è tornato alla civiltà. Lo avevamo seguito nella preparazione dell’impresa, in progetto fin da maggio 2008 ma iniziata ufficialmente nel settembre scorso. Il moderno Robinson Crusoe ha scelto di isolarsi per quasi un anno, mettendo alla prova la sua capacità di sopravvivere da solo in un ambiente incontaminato. E ha registrato l’avventura con una videocamera per poterne poi trarre un documentario.
    IMPARARE A VIVERE - Partito con un equipaggiamento essenziale, che comprendeva l’immancabile coltellino svizzero, un machete e una videocamera con batteria a ricarica solare, nei dieci mesi di permanenza su Tofua, isolotto di 64 kmq nell’arcipelago di Tonga, è passato attraverso varie fasi di adattamento e psicologiche. Ogni tappa della sua avventura è stata documentata sul suo blog ufficiale, grazie agli aggiornamenti video inviati periodicamente da Rosset via telefono satellitare (anche questo compreso nell’attrezzatura in dotazione). Nelle prime settimane tutti gli sforzi di Rosset erano convogliati nel procurarsi da vivere. Sull’isola, coperta dalla foresta e popolata da maiali selvatici, ha dovuto imparare da capo tutte quelle tecniche di sopravvivenza che l’essere umano ha acquisito nel corso della storia ma che sono state per lo più dimenticate dall’uomo moderno. Si è costruito un riparo e ogni giorno si è procurato acqua e cibo (prevalentemente frutta, visto le difficoltà nel catturale i maiali). «È stata dura - racconta - senza la mia famiglia, la mia ragazza, i miei amici. C’era un sacco di solitudine».

    DIFFICOLTÀ - Dopo due mesi di isolamento, e 18 chili in meno, il «naufrago» è stato costretto a contattare il suo medico per una serie di infezioni che rischiavano di compromettere irreparabilmente la sua salute. Nei mesi successivi si sono succedute esperienze indimenticabili e disavventure, come i violenti temporali nella stagione delle piogge e gli insetti velenosi. Ma niente è stato peggio che affrontare l’isolamento. Un espediente a questo problema è arrivato contemporaneamente alla soluzione che gli ha permesso di procurarsi cibo più adeguato: dopo sei mesi infatti Rosset è stato in grado di costruire una trappola per i maiali selvatici, che gli ha garantito una dieta più equilibrata.


    L’AMICO DELL’UOMO
    - Nella trappola è finita anche una piccola maialina: «Non avrei potuto mangiarla perchè non c’era abbastanza carne, così l’ho tenuta con me». Per tre mesi il suino, chiamato Piggy, è diventato il migliore amico dell’uomo: «Era proprio come un cane, è stata una buona amica, anche se non le parlavo come faceva Tom Hanks con la palla (Wilson) in Castaway». Dopo otto mesi, finalmente, l’unico abitante di Tofua ha cominciato a sentirsi (quasi) a casa, passando la maggior parte del tempo a far niente, guardando l’oceano e le farfalle. In vista del ritorno alla civiltà, negli ultimi giorni le emozioni sono state contrastanti. La ripresa dei contatti umani è stato uno choc. Ma la nostalgia è durata poco, il tempo di una birra e qualche scambio di battute con le prime persone incontrate. Ci vorrà un po’ di tempo per riadattarsi ai ritmi della vita civilizzata e alle comodità, ma Rosset (per ora) non ha intenzione di allontanarsi dalla sua casa in Svizzera per un bel po’.

    Valentina Tubino
     
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    Isole ancora inesplorate: 8 terre sconosciute da scoprire nel mondo

    Ti capita di desiderare di voler vivere su un'isola deserta? Ecco le 8 isole sconosciute da scoprire nel mondo più belle e suggestive. Scopri affascinanti terre ancora inesplorate.


    C'è chi sogna di ritrovarsi su un'isola deserta, magari in compagnia di un aitante giovanotto o di una bella ragazza prosperosa, e chi invece ha il terrore di rimanere bloccato lontano dalla civiltà dovendosi arrangiare con le proprie forze.
    Pensando ad un'isola completamente disabitata, lontana da tutto e da tutti, la mente vola a film e romanzi che hanno influenzato l'immaginario collettivo: Cast Away, la serie televisiva Lost e soprattutto Robinson Crusoe.
    L'isola del romanzo di Defoe esisteva veramente, si chiamava "Más a Tierra" e venne successivamente rinominata Robinson Crusoe Island.
    uest'isola oggi non è più disabitata. Ma per la fortuna di scrittori, cineasti e sceneggiatori, esistono ancora centinaia di isole effettivamente sconosciute e inesplorate alle quali ispirarsi... Ecco le più affascinanti e suggestive.

    1 - Isole Auckland

    isole-auckland

    Le Isole Auckland si trovano nel pacifico, 500 km a sud della Nuova Zelanda. Le isole sono disabitate ma pare vi siano tracce di insediamenti risalenti al 13° secolo.

    2 - Mu Ko Ang Thong

    mu-ko-ang-thong

    Si tratta di un arcipelago nel Golfo di Thailandia costituito da circa 40 isole disabitate. L'unica ad essere abitata da pescatori è Ko Paluay. La zona è dichiarata area marina protetta

    3 - Piramide di Ball

    piramide-di-ball

    La Piramide di Ball è il faraglione più alto al mondo (562 m). Questa enorme roccia si trova a sud est di Lord Howe Island nell'Oceano Pacifico. Fu scalata per la prima volta nel 1965.

    4 - Isola del Cocco

    cocos-island

    Cocos Island si trova 300 miglia al largo della Costa Rica. Questa isola è interamente coperta da vegetazione. E' per lo più disabitata, i turisti sono ammessi solo a riva.

    5 - Isole della Fenice

    phoenix-1

    Le isole Phoenix della Repubblica di Kiribati sono formate da 8 atolli e 2 barriere coralline sommerse. La posizione isolata ha consentito lo sviluppo indisturbato di grandiosi ecosistemi.

    6 - Isole Mamanuca

    isole-mamanuca

    Le isole Mamanuca fanno parte delle Fiji. Alcune sono noti luoghi turistici, molte altre sono completamente disabitate, di solito perché non vi è alcuna fonte naturale di acqua.

    7 - Isola Tetepare

    Appartiene alle Isole Salomone ed è la più grande isola disabitata nel Sud del Pacifico. 200 anni fa era abitata da persone che vivevano in villaggi sparsi, ognuno parlava una lingua diversa.

    8 - Isole Rock


    isole-rock


    Le Rock Islands sono barriere coralline emerse nella Laguna Sud di Palau. Le isole sono per la maggior parte disabitate, e sono famose per le loro spiagge paradisiache.

    fonte:www.travel365.it/

     
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