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LUCIO BATTISTI

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    Lucio Battisti
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    biografia



    Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore, cantante e musicista italiano. È considerato uno tra i massimi cantanti e autori della storia della musica leggera italiana.

    La sua produzione ha rappresentato una svolta importante e decisiva nel pop italiano, con il conseguente rilancio - e l'attribuzione di un senso per molti versi nuovo - di temi ritenuti all'epoca sorpassati, come ad esempio il sentimento amoroso, le gioie ed i dolori derivanti dalla vita di coppia e la condizione di naturale distacco dalle cose materiali di cui godono abitualmente coloro che sono innamorati.
    Dal punto di vista musicale, le sue composizioni hanno definitivamente scardinato la forma-canzone tradizionale, intesa come susseguirsi di strofa - ritornello - strofa - ritornello - inciso - ritornello - finale, che aveva caratterizzato le composizioni "all'italiana" fino a quel momento.
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    Dimensione artistica e umana
    Timidissimo fin da ragazzo, letteralmente "attaccato" alla sua chitarra che - attestano i più vecchi amici e colleghi nei gruppi musicali in cui ha militato - era capace di suonare ininterrottamente per ore, estraniandosi da tutto, Lucio Battisti, dopo una discreta gavetta come autore e il successo travolgente come cantante, esploso dalla fine degli anni sessanta, si è volutamente trasformato nell'"antipersonaggio" per eccellenza.

    Poco amante dei concerti e delle esibizioni televisive, refrattario ai tentativi della stampa di invadere la sua vita privata, a partire dal 1972 Battisti cessa del tutto di concedersi al pubblico, manifestando l'intendimento di comunicare lo stesso "solo con le sue canzoni", e procedendo con ferrea determinazione su questa strada, limitandosi alla concessione di rarissime interviste a periodici specializzati (l'ultima fu concessa nel 1982).
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    Da un'intervista emerge il suo bisogno di non subire l'onda del successo, capace di travolgere le abilità artistiche del musicista e soprattutto le abitudini di un uomo borghese che non ha alcuna intenzione di cambiare a scapito della sua serenità.

    Partito da un solido background di preferenze musicali costituito da band anglosassoni quali gli Animals e gli stessi Beatles, ma soprattutto dai grandi del rhythm and blues come Otis Redding, Lucio Battisti, percorrendo una strada compositiva che ha saputo coniugare al meglio, come mai a nessuno (se non, limitatamente all'interpretazione, a cantanti come Fausto Leali) era prima riuscito, le sonorità "nere" da lui predilette col meglio della tradizione italiana, affinò negli anni un suo stile personalissimo, fatto di sonorità spesso inattese e innovative (anche se, dalla seconda metà degli anni settanta, invero molto influenzate da certo sound d'oltremanica), di melodie efficaci, mai scontate (il famigerato "giro di do" è del tutto assente dalle sue canzoni) e piene di sentimento (come esemplifica Emozioni, sua pietra miliare).
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    Tali musicalità innovative si sono perfettamente amalgamate, nel suo periodo artisticamente più felice, coi testi scritti da Mogol, spesso alati e trasognati, all'insegna di un modo di parlare dei sentimenti profondamente moderno e coraggioso, in cui le virtù e le fragilità maschili e femminili venivano penetrate in profondità con una capacità di analisi introspettiva davvero notevole.

    In questo periodo, che perdurerà fino al 1980, un inatteso punto di forza di Battisti è il particolare uso della voce. Dotato di un'estensione vocale straordinaria, Battisti fu tuttavia criticato per il timbro fuori dai canoni tradizionali dell'epoca, al punto da essere "bocciato" ad un provino sostenuto per la RAI all'inizio della sua carriera. Nella sua produzione, Lucio ignorerà le critiche e utilizzerà la sua voce originalissima in modo straordinariamente "creativo", imponendo un modo di cantare lontano dalla tradizione, eppure marcatamente italiano, imperniato su una continua tensione interpretativa fatta di alternanze tra alti e bassi (emblematica è la canzone Le tre verità, cantata su ben tre ottave diverse), tra apparenti raucedini e sorprendenti acuti in falsetto (come si può cogliere paradigmaticamente nella spettacolare interpretazione della canzone La compagnia), talora facendo ricorso alla velocissima scansione di più sillabe in pochissime battute, per certi versi anticipatrice del rap.
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    Dopo la separazione artistica da Mogol, Lucio Battisti, oltre a interrompere del tutto ogni forma di comunicazione col pubblico, imprimerà una svolta, invero poco compresa o condivisa da gran parte del pubblico - sebbene molto apprezzata dalla critica - alla sua musica: i testi, affidati a Pasquale Panella si faranno criptici, ermetici, densi di giochi di parole e di doppi sensi, le sonorità diverranno sempre più elettroniche col dominio assoluto di una sezione ritmica sempre più orientata verso la musica techno, il canto diverrà impersonale, con la quasi totale scomparsa degli acuti, delle raucedini, dell'alternarsi di toni alti e bassi che costituivano il punto di forza del particolare uso della voce di Battisti.
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    Battisti e la politica
    Nella dimensione artistica di Lucio Battisti, l'impegno politico, a differenza di quanto accadrà negli anni sessanta e settanta per la gran parte dei cantautori italiani, non assumerà particolare rilievo, ed anzi Battisti fu, all'epoca, sovente criticato per la scelta di parlare solamente di sentimenti, o delle picole cose del quotidiano, ritenuta espressione di un approccio "piccolo borghese"; addirittura, non mancò chi lo indicava apertamente come fascista, in contrapposizione al gran numero di cantautori emergenti dell'epoca vicini alla sinistra o a movimenti anarchici. Tutto questo non senza dare corpo a voci, mai provate, secondo cui Battisti avrebbe anche finanziato delle organizzazioni di estrema destra.
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    Pierangelo Bertoli una volta dichiarò come "Negli anni settanta si sapeva che Battisti stava a destra e che era vicino al MSI. Non c'era bisogno di prove, lo si sapeva e basta"

    La tesi fu alimentata anche dalle discutibili interpretazioni di alcuni versi dei suoi più celebri pezzi: il celeberrimo "o mare nero" in La canzone del sole, o "planando sopra boschi di braccia tese", da La collina dei ciliegi) secondo alcuni infatti avrebbero un significato strettamente politico, chiaramente da riferirsi al mondo fascista; perfino la canzone Il mio canto libero fu ritenuta a suo tempo una metafora dell'innalzarsi dell'ideologia di destra.

    In realtà, va ricordato che nell'epoca in cui nacquero queste interpretazioni, l'autore dei testi di Battisti, sicuramente da lui condivisi, era Mogol, un autore disincantato rispetto alla politica ma all'epoca molto sensibile a temi, come quelli ecologici, allora d'avanguardia e sicuramente lontani dalle priorità della destra neofascista, e che comunque fece più volte cantare a Lucio anche temi quali la fragilità maschile, agli antipodi rispetto a quel mondo politico-culturale. Negli ultimi anni un altro cantautore, Bruno Lauzi, ha asserito che invece il cantautore aveva una certa simpatia per Marco Pannella e il suo Partito Radicale[citazione necessaria].
    In ogni caso Battisti si disinteressò sempre alla politica attiva, laddove il solo ideale che egli sosteneva con costanza, come del resto Mogol, pareva essere appunto quello ecologico, in curiosa sinergia peraltro con Adriano Celentano, precursore assoluto della canzone impegnata su questi temi.

    Mogol non mancò più volte di dichiarare come lui e Battisti furono etichettati come fascisti con il preciso scopo di renderli antipatici ad una grossa fetta del pubblico giovane, all'epoca particolarmente politicizzato.

    Alcuni critici, anche negli anni ottanta e novanta, non hanno mancato di voler rinvenire nei testi di Pasquale Panella, talora al limite dell'esoterismo, un qualche recondito significato politico.

    Ma con il passare degli anni mutò gradualmente a sinistra la considerazione verso l'opera battistiana, tanto è vero che i dischi pubblicati da Lucio Battisti nel periodo del sodalizio con Panella ebbero un'accoglienza a dir poco entusiastica da parte addirittura di Michele Serra in veste di critico per lo storico quotidiano L'Unita'.
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    Il risultato fu che in occasione della morte del cantante nel 1998, nei commenti e nelle interviste pubblicate dai mass media italiani questo fu avvicinato ad un po' tutte le parti politiche, a dimostrazione di quanto controversa resti ancora la questione.


    Biografia

    Esordi


    1965-1966: i primi passi e l'incontro con Mogol
    Il giovane Lucio muove i primi passi nel mondo della musica imparando a suonare la chitarra da autodidatta. Si trasferisce con i genitori a Roma nel 1947, e, dopo il diploma in elettrotecnica nel 1962 e un periodo di gavetta a Napoli con I Mattatori, e successivamente con I Satiri, si trasferisce a Milano, dove si unisce a I Campioni, il gruppo che accompagna Tony Dallara, capitanato da Roby Matano. Battisti vivrà tutto il resto della sua vita a Milano, prima nel quartiere popolare del Giambellino, per trasferirsi negli ultimi anni della sua vita in una villa a Molteno, in Brianza.

    È proprio Matano, che ha più volte rivendicato una sorta di "primogenitura" nella scoperta del talento di Lucio, a spronarlo a scrivere canzoni: ne nacquero alcuni pezzi, come Se rimani con me, i cui testi erano stati scritti da Matano (ma depositati a nome di Lucio perché l'amico non era iscritto alla SIAE), che rimasero perlopiù o sconosciuti o addirittura mai pubblicati. Tuttavia, alcuni di questi pezzi furono successivamente rimaneggiati da Lucio sulla base di nuovi testi di Mogol, come Non chiederò la carità, che diverrà Mi ritorni in mente.

    Nel 1965, il 14 febbraio riesce ad avere un appuntamento con Franco Crepax: durante il provino viene notato da Christine Leroux, una discografica di origine francese, cotitolare delle edizioni El & Chris, arrivata a Milano negli anni '60. Cacciatrice di talenti per la casa discografica Ricordi, fu lei una delle prime a credere nel talento di Battisti, e fu lei a procurargli il "fatale" appuntamento col paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol.

    Mogol ha raccontato, circa questo primo incontro con Battisti, di non essere rimasto particolarmente impressionato dalle canzoni che Lucio gli aveva proposto, ma di aver comunque deciso di collaborare con lui poiché ben impressionato dalla sua umiltà nell'ammettere i propri limiti e dalla sua voglia di fare e di migliorarsi.

    Fu lo stesso Mogol, nel 1966, a insistere su Battisti, scettico egli stesso circa le proprie doti vocali, perché cantasse in prima persona le sue canzoni, anziché limitarsi, come autore, ad affidarle ad altri artisti. Mogol dovette superare non poche resistenze presso la Ricordi, la loro casa discografica, ma alla fine l'ebbe vinta.

    Lucio esordì quindi come solista con il 45 giri che includeva Per una lira e Dolce di giorno, con modesti risultati di vendite, tanto che oggi il disco gode di grande considerazione nel circuito collezionistico. Le due canzoni vennero poi portate al successo rispettivamente dai Ribelli capitanati da Demetrio Stratos e dai Dik Dik, e Per una lira, nel circuito degli "addetti ai lavori", si fece notare come brano fortemente innovativo nel testo e nella scrittura musicale.
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    1967-1968: il successo di 29 Settembre e Balla Linda
    Nel 1967 Mogol e Battisti sono gli autori di 29 Settembre, interpretata dagli Equipe 84, un clamoroso successo che arriva al primo posto della hit parade grazie alla trasmissione radiofonica Bandiera Gialla. Sempre in quell'anno scrivono un altro grande successo per l'ex Camaleonte Riki Maiocchi, la celebre Uno in più, considerata una canzone-manifesto della cosiddetta linea verde con cui Mogol intendeva perseguire, lavorando con giovani cantanti e autori quali Battisti, un rinnovamento della tradizione musicale italiana. Sempre in quell'anno suona la chitarra nella sigla iniziale e finale, mai pubblicata su disco, dello sceneggiato innovativo di Ugo Gregoretti Il circolo Pickwick, intitolato La ballata di Pickwick e cantato da Gigi Proietti, che in seguito ricorderà il loro unico, storico incontro.
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    Nel 1968 Battisti produce il secondo singolo da interprete, Luisa Rossi un blando Rhythm and Blues che non riscuoterà grande successo, con sul retro Era, una delicata canzone dalle atmosfere quasi medievali.

    Nello stesso anno, incide Prigioniero del mondo, una canzone scritta dall'eccellente musicista Carlo Donida con testo di Mogol, che doveva essere originariamente interpretata da Gianni Morandi, e che Battisti porta con scarso successo alla manifestazione Un disco per l'estate: di questo brano esiste anche un raro videoclip girato su pellicola in bianco e nero, che è anche il primo filmato assoluto nel quale si vede il cantante, girato sulle montagne del Lazio e proposto in televisione su Raidue nel settembre 2004 in una trasmissione commemorativa a sei anni dalla scomparsa; sul retro Balla Linda, una canzone melodica ma già "sperimentale" per i canoni musicali dell'epoca, in cui Battisti rifiuta la convenzione delle rime baciate per i testi, d'accordo con Mogol.

    Con Balla Linda partecipa al Cantagiro, dove si classifica al quarto posto, entrando per la prima volta, con una canzone da lui interpretata, in hit parade; la canzone, in una versione in inglese intitolata Bella Linda, otterrà, eseguita dai Grassroots, un notevole successo negli Stati Uniti, piazzandosi al numero 28 della classifica di Billboard.

    In quell'occasione alcune affermazioni del cantante ("quando voi non sarete più popolari, io sarò ancora famoso") finiscono per irritare critica e concorrenti, accusandolo di presunzione ingiustificata, sebbene Lucio intendesse dimostrare più che superiorità, una ripagata consapevolezza.
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    1969: la consacrazione come cantante e autore
    Nel 1969 Lucio debutta come cantante al Festival di Sanremo dopo due "bocciature" come autore (nel 1967 con Non prego per me eseguita da Mino Reitano e dagli Hollies, e nel 1968 con La farfalla impazzita), con la bella canzone Un'avventura con cui riesce a conciliare in modo innovativo la melodia italiana con le atmosfere e i suoni del Rhythm and blues, in particolare con una caratteristica e vigorosa sezione fiati; non a caso, l'interprete straniero che gli viene affiancato è Wilson Pickett, un "mostro sacro" di quel genere musicale.

    Il brano entra in finale e si piazza a metà classifica, ma sarà solo l'inizio di un anno veramente straordinario: dopo aver attirato l'attenzione anche con Non è Francesca, delicata canzone sul lato B di Un'avventura dotata di una lunga e interessante "coda" strumentale, Battisti pubblicherà il brano Acqua azzurra, acqua chiara col quale, dopo aver ottenuto un terzo posto al Cantagiro, spopolerà nel Festivalbar, ottenendo il primo premio.

    Sigla di chiusura della finale del Festivalbar è un'altra canzone scritta insieme a Mogol: Questo folle sentimento, canzone giudicata ardita per gli schemi musicali tradizionali, di atmosfera vagamente psichedelica, affidata alla Formula Tre, il gruppo fondato dall'ottimo chitarrista Alberto Radius insieme a Tony Cicco e Gabriele Lorenzi.
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    Nello stesso periodo, una vecchia canzone scritta da Mogol e Battisti, Il paradiso della vita, già affidata in Italia a tale Ragazza 77 (pseudonimo di Ambra Borelli) con nessun successo, verrà ripresa dal gruppo inglese degli Amen Corner, col titolo (If Paradise Is) Half as Nice, raggiungendo il primo posto delle classifiche di vendita britanniche; sarà quindi ripresa nel nostro paese, con un certo successo, da Patty Pravo col titolo Il paradiso. Alla cantante veneziana, oramai diventata una diva a tutti gli effetti, regalerà poi la strepitosa Per te interpretata in maniera impareggiabile dalla Pravo in ogni show in cui veniva presentata. Nell'album Di vero in fondo del 1971 Patty regala a Lucio un'intensa interpretazione di Emozioni. Famosa una frase di Battisti in uno show riferita alla sua grande amica dicendo: "'A Strambè, e canta...!!"

    A coronamento di un anno d'oro, Lucio Battisti, verso la fine del 1969, pubblica il brano Mi ritorni in mente, memorabile per la felice sintesi musicale tra atmosfere blues e un'orchestrazione che la critica definirà addirittura "pucciniana", e quindi il suo primo album, intitolato semplicemente "Lucio Battisti", in cui sono raccolti i singoli di maggior successo incisi fino a quel momento dallo stesso Lucio e, reinterpretati da lui, da altri cantanti e gruppi.
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    Il retro della copertina dell'album reca le fotografie di Mogol, di Maurizio Vandelli, leader degli Equipe 84, e dei componenti del gruppo Dik Dik, come ringraziamento per aver contribuito al suo successo.

    Dello stesso anno è un altro avvenimento, fondamentale per la vita privata di Lucio: l'incontro con Grazia Letizia Veronese. Grazia, nata a Limbiate (provincia di Milano) nel 1943 e attiva verso la fine degli anni sessanta come segretaria del clan di Adriano Celentano, dal 1969 fino alla morte fu compagna di vita di Battisti, a cui diede il figlio Luca e col quale perfezionò l'unione nel 1976 col matrimonio civile. Con lo pseudonimo di "Velezia", è stata autrice dei testi dell'album di Battisti "E già" nel 1982.


    Battisti, Mogol e la "Numero Uno"
    Gli anni settanta, in particolar modo nella prima metà, sono gli anni in cui Lucio Battisti arriva al culmine della popolarità e successo. La musica leggera italiana stessa si identifica nella sua icona in questo periodo. I suoi album sono tra i più venduti nel 1970, 1971, 1972, 1973, 1976, 1977 e 1978.

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    1970: la fortuna del sodalizio con Mogol
    Nel 1970 Battisti vince per la seconda volta consecutiva il Festivalbar con la canzone Fiori rosa fiori di pesco, in cui la sua tensione interpretativa raggiunge grandi livelli.

    Nello stesso anno, inizia la sua proficua collaborazione artistica con Mina, per la quale scrive la canzone Insieme, che, nonostante l'iniziale scetticismo della cantante, diverrà il singolo più venduto dell'anno, contendendosi peraltro il primato con il 45 giri contenente uno dei capolavori in assoluto di Battisti, la delicata Emozioni, divenuta una vera e propria canzone-manifesto del modo di fare musica di Lucio, e che darà il nome al suo secondo album, "Emozioni" appunto.

    suo look è inconfondibile, apparentemente trasandato e al tempo stesso originale: lunghi capelli ricci, giacchette beat, abiti poco costosi con una certa predilezione per le camicie indiane. Lucio si mostra così, sovente, anche nelle non frequenti apparizioni televisive, scandalizzando taluni "benpensanti" ma suscitando un moto di identificazione nei giovani.

    Ben presto, nonostante le critiche di taluni esperti tradizionalisti che ne biasimano soprattutto il modo di cantare, Lucio Battisti diventerà una figura popolare e apprezzata anche presso un pubblico non strettamente giovanile.

    Il modo di cantare di "sentimenti" da parte di Battisti, grazie ai testi di Mogol, è rivoluzionario rispetto a quello tradizionale, spesso melenso e scontato: la vita di coppia viene analizzata in ogni sua sfaccettatura, con profonda introspezione delle fragilità sia maschili che femminili, e con un lirismo che talora ricorda da vicino il romanticismo letterario, il tutto scandito da Battisti con una voce sempre capace di seguire col canto gli alti e bassi emozionali dei testi, quasi all'unisono con gli stessi.

    In un'epoca in cui il cantare d'amore e di sentimenti appariva destinato al declino a favore del diretto impegno politico di cantanti e cantautori, Battisti va in controtendenza, conquistando a queste tematiche, apparentemente tradizionali, ma rivisitate con coraggio e innovazione, un pubblico che saprà riscoprire, tra le righe dei testi delle sue canzoni, una quotidianità della vita di coppia trascurata dalla canzone d'amore tradizionale.

    In quest'anno, matura la decisione di non effettuare più esibizioni pubbliche, rifiutandosi di partecipare al Festival di Sanremo e a Canzonissima, manifestazioni da lui ritenute non adatte a un discorso artistico di qualità, tanto è vero che non vi porterà più sue canzoni neanche come autore (anche se perdurano i dubbi sulla paternità delle canzoni La spada nel cuore e La folle corsa).

    Quanto ai concerti, dopo un breve tour con la Formula Tre che pure ebbe notevole successo, deciderà di non farne più, manifestando l'intenzione di ritagliarsi uno spazio per la propria vita privata e per la propria ricerca artistica che, a suo dire, sarebbe stato sacrificato altrimenti al correre "tra un aereo e l'altro".

    Non si lascerà più fotografare, se non, e quasi solo per le copertine dei dischi, dal fotografo della Numero Uno Cesare Monti, e svilupperà sempre più una sinergia, oltre che artistica, anche umana con l'autore dei suoi testi, Mogol, che da allora, e fino al 1980, non scriverà più testi se non per le sue canzoni.
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    I due amici prenderanno casa nello stesso luogo, a Dosso di Coroldo, nella quiete della campagna brianzola, coltiveranno le tematiche ecologiche e intraprenderanno un famoso viaggio a cavallo da Milano a Roma, non senza darsi a un più concreto impegno nel segno della solidarietà, coi concerti annuali che Lucio, accompagnato da Mogol e senza alcuna pubblicità, soleva dedicare solamente ai giovani ammalati dell'Istituto dei Tumori di Milano.


    1971: il passaggio alla Numero Uno
    Nel 1971, timorosi che le scelte aziendali della Ricordi limitassero la loro creatività, Battisti e Mogol (che coinvolgerà nell'avventura anche il proprio padre, Mariano Rapetti, alto dirigente della casa discografica) attueranno una vera e propria scissione passando alla nuova etichetta, al vero fondata da Mogol già nel 1969, dallo spirito altamente innovativo, la Numero Uno, in cui trascineranno, oltre ai fedeli amici della Formula Tre e della Premiata Forneria Marconi, gli autori più giovani e promettenti della Ricordi, quali Mario Lavezzi e Oscar Prudente, nonché nomi già affermati della musica italiana come Tony Renis e Bruno Lauzi.


    La Numero Uno terrà a battesimo, spesso sotto l'egida di un Battisti autore e produttore, moltissimi nuovi talenti quali Mia Martini, Adriano Pappalardo, Edoardo Bennato, Eugenio Finardi e Gianna Nannini (per un certo tempo componente del gruppo Flora Fauna Cemento capitanato da Mario Lavezzi); vero e proprio manifesto della nuova casa discografica sarà il programma televisivo "Tutti insieme", andato in onda su Rai Due, in occasione del quale Battisti da prova della sua grande perizia anche con la batteria.

    La separazione dalla Ricordi non sarà economicamente indolore, poiché la casa discografica pretenderà, come buona uscita, oltre a una certa somma di denaro, la pubblicazione di un certo numero di singoli e LP di Battisti.

    Un altro dei suoi capolavori esce nel maggio dello stesso anno, Pensieri e Parole, per cinque settimane al primo posto della classifica dei singoli più venduti; in questa canzone, Battisti fa ricorso a soluzioni davvero rivoluzionarie per l'epoca, quali l'alternarsi della sua voce su due temi contrapposti nella stessa canzone.

    La Ricordi cerca di sfruttare al massimo il materiale di Lucio Battisti che ha diritto di pubblicare, e pertanto, nel luglio 1971, pubblica finalmente il disco Amore e non amore, registrato l'anno precedente, ardita opera composta per metà di brani di atmosfera decisamente rock e per l'altra metà di strumentali dal raffinatissimo arrangiamento, per la realizzazione della quale Battisti si è avvalso di musicisti di prim'ordine come Dario Baldan Bembo, tastierista e pianista, futuro autore dei più grandi successi di Mia Martini, e Franz Di Cioccio, batterista e leader della Premiata Forneria Marconi. Lucio, in precedenza, aveva protestato per i ritardi nella pubblicazione del disco, ritenuto forse troppo "avanzato" dalla casa discografica.

    Contemporaneamente, viene pubblicato il 45 giri Dio mio no, con sul retro la riproposta di Era; il brano, articolato su un solo accordo, verrà censurato dalla RAI poiché ritenuto avere significati erotici.

    Ancora la Ricordi pubblica il 45 giri "Le tre verità", con un lato A appunto inedito, ma un lato B ancora una volta già pubblicato, Supermarket, un singolare rock and roll già incluso nell'album "Amore e non amore". La canzone Le tre verità non otterrà grande successo di vendite, ma sarà notata dalla critica per gli echi internazionali, in particolare dei Led Zeppelin, e l'incredibile versatilità vocale di cui Lucio da prova.
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    Intanto, la coppia Mogol-Battisti domina le classifiche in veste di "coppia d'autore" grazie ad un trio di successi come Amor mio, cantata da Mina, Amore caro amore bello, eseguita da Bruno Lauzi (in entrambi questi brani, Lucio suona personalmente la chitarra acustica col suo stile inconfondibile) nonché Eppur mi son scordato di te, successo dei Formula Tre.

    A quest'ultima canzone è legato un aneddoto significativo del valore artistico di Lucio Battisti: dovendosi recare a Roma, negli studi Rai, per eseguirla, ed essendosi dimenticato di portare con sé una chitarra, ne acquistò all'ultimo momento una da pochi soldi alla stazione Termini, eppure con quel piccolo strumento, accompagnando l'esecuzione di Eppur mi son scordato di te, fece vere e proprie meraviglie, mandando in visibilio il pubblico.

    Verso la fine del 1971, la Ricordi compie un ennesimo tentativo pubblicando "Lucio Battisti Vol. 4", rimasterizzando i suoi brani più celebri, salvo l'inserimento di Pensieri e parole.

    L'album non riscuote molto successo, quasi sicuramente oscurato dalla dirompente esplosione di vendite del 45 giri che Battisti fa uscire a novembre. La canzone del sole, sul cui retro è incisa Anche per te, imprime un marchio indelebile nella storia della musica italiana e diventa icona dell'immagine stessa del duo Battisti-Mogol. Il brano, emblematico per la solarità (appunto) e per la semplicità della realizzazione musicale, pur senza scadere nel banale, diverrà la canzone "d'assaggio" per eccellenza per chiunque si appresterà a imparare a suonare la chitarra.


    1972-1973: l'apice della popolarità e del successo discografico
    Evidentemente turbata dal successo de La canzone del sole, la Ricordi, nel marzo del 1972 compie un ultimo tentativo pubblicando il 45 giri Elena no, un brano di ispirazione rock con un arrangiamento peraltro approssimativo, neppure portato a compimento da Battisti: le scarse vendite del disco (poche migliaia di copie) segnano definitivamente la resa della casa discografica di fronte alla spietata concorrenza della Numero Uno.

    In un anno straordinario per produzione discografica e successo di vendite riscosso (forse l'anno in cui Battisti raggiunge l'apice della popolarità), Lucio pubblica nuovamente un album di inediti, "Umanamente uomo: il sogno", che otterrà, insieme al singolo I giardini di marzo (sul retro Comunque bella) uno straordinario successo, dimostrando definitivamente la piena maturità artistica di Battisti, capace di articolarsi sul discorso complessivo di un album, non più solamente su singoli destinati a LP antologici.

    Tra i brani, oltre a quelli del singolo, la maliziosa Innocenti evasioni, la divertente Il leone e la gallina, il suggestivo strumentale Umanamente uomo, l'ipnotica Sognando e risognando (poi interpretata anche dalla Formula Tre) e poi un altro brano che diventò un evergreen: ... E penso a te.

    Questa canzone, inizialmente posta sul retro di un 45 giri di Bruno Lauzi (che aveva sul lato A Mary oh Mary) e passata inosservata, ripresa da Lucio ottenne un successo straordinario e fu ripresa negli anni in innumerevoli cover, tra cui anche una versione in inglese di Tanita Tikaram col titolo And I think of you.

    Nel 1973, a gennaio, esplode il fenomeno del celebre 33 giri "Il mio canto libero" (pubblicato nel novembre 1972), che rimane in testa alle classifiche per undici settimane: un indiscutibile classico della sua carriera, contenente tra le altre canzoni la celebre Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi, incisa in inglese da Mick Ronson, il chitarrista di David Bowie, su testo scritto dallo stesso Bowie col titolo Music is lethal. È il disco più venduto del 1973.
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    Il brano Il mio canto libero fu peraltro offerto a Mina, che lo rifiutò commettendo sicuramente un errore, vista l'enorme fortuna della canzone, che oggi è tra le più popolari in assoluto non solo di Battisti, ma dell'intero patrimonio musicale italiano.

    Appare evidente ormai come i dischi di Lucio Battisti siano frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è lasciato al caso, nemmeno le copertine, per anni realizzate dallo stesso fotografo, Cesare Montalbetti, in arte Caesar Monti, fratello del leader dei Dik Dik Pietruccio Montalbetti e grande amico di Lucio.

    Battisti cura maniacalmente ogni aspetto degli arrangiamenti, non delegando niente e mirando a raggiungere pressoché la perfezione, suonando personalmente la chitarra acustica e, talora, le tastiere e perfino il basso e la batteria.
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    Nel novembre dello stesso anno esce il nuovo lavoro del cantante "Il nostro caro angelo": il primo suo "esperimento", in quanto vi si trovano sonorità innovative, di sapore elettronico, a svantaggio degli archi e dei fiati, in precedenza un punto fermo.

    Nascono delle leggende riguardo al titolo dell'album: la più verosimile è quella della metafora per cui Il nostro caro angelo sottintende "il nostro caro figlio", in onore della nascita del primogenito Luca.

    In realtà, secondo le dichiarazioni dello stesso Mogol, Il nostro caro angelo, la canzone che dà il titolo all'album, ha un significato critico nei confronti della Chiesa cattolica:

    Mogol: <<"Il nostro caro angelo" è un discorso contro la Chiesa! L'hai sentita? Il nostro caro angelo è l'ideale. Effettivamente è un testo un po' difficile, però è autentico>>
    C. Bernieri: <<e la fossa dei leoni?>>
    Mogol: <<guarda che è semplicissimo, te lo posso spiegare in tre parole: voglio dire che l'ideale dell'uomo è distrutto man mano che si vive, perché è chiaro che chi vive con le ali viene ferito. Allora si mettono i remi in barca e si comincia a fare il discorso del compromesso; qui c'è proprio il tentativo di difendere questo ideale, le ali bianche non servono più. L'uomo condannato da questa Chiesa, visto come un peccatore, oscura sempre di più: è un discorso contro la Chiesa fatto con mezzo milione di copie, è un discorso sociale, assolutamente>>.
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    Si tratta di un album ricco di canzoni che, contrariamente al costume di Battisti, appaiono voler lanciare "messaggi": dall'odio per la pubblicità e il consumismo di Ma è un canto brasileiro al tema dell'omosessualità affrontato in Ma io gli ho detto no, al rifiuto delle convenzioni palesato nell'indimenticata La collina dei ciliegi e in Le allettanti promesse.

    L'album riscuote un successo strepitoso (è il secondo più venduto del 1973).


    1974-1975: il progressivo distacco con il pubblico
    Alla fine dell'anno 1974 compone un disco decisamente atipico, ispirato da un viaggio in Sudamerica con Mogol: "Anima Latina" è un disco che, come dirà lo stesso Battisti, è votato alla valorizzazione del ritmo, reso ossessivo dall'ampio dispendio di fiati, ma i testi si fanno sempre più criptici, quasi esoterici, in controtendenza col tradizionale modo di scrivere di Mogol ispirato alla quotidianità, e il canto di Lucio è soffuso, talora quasi impercettibile.
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    Non mancano, comunque, canzoni apprezzate, quali la stessa Anima latina, con un testo che Mogol ritenne essere il più bello da lui mai scritto, Due mondi, una frenetica ballata a metà strada tra il genere salsa e la tradizione sudamericana, in cui duetta con la brava cantante sarda Mara Cubeddu, e Anonimo, una canzone che parla delicatamente dell'iniziazione di un fanciullo ai rapporti sessuali e che reca in coda una singolare citazione de I giardini di marzo.

    Nonostante l'osticità della proposta (prova ne sia che nessuna canzone è rimasta nella memoria collettiva), il disco ottiene vendite incredibili, rimanendo in classifica per 65 settimane (a tutt'oggi il record per un disco di Battisti).

    Segue un anno, il 1975, in cui non viene rilasciato nessun disco nuovo. Complici, forse, anche talune clausole degli accordi tra la Numero Uno e la RCA, la multinazionale del disco che concederà aiuto finanziario alla giovane casa discografica, imponendo certi "obblighi di produttività", la creatività di Battisti e Mogol conoscerà un evidente affievolimento.


    1976-1977: l'addio al pubblico
    Nel 1976 il nuovo album, Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, viene accolto molto calorosamente. Molto fortunato in termini di vendite (e in un certo senso rivincita sull'album precedente), viene inciso ad Anzano al Parco (vicino Como), e tra i musicisti figura l'allora giovane chitarrista Ivan Graziani, che si affermerà poi come cantautore.
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    La canzone trainante del disco (da cui segue anche un 45 giri) è Ancora tu. Il disco ha un successo talmente clamoroso (è il più venduto dell'anno in Italia) che viene pubblicato anche oltralpe: viene incisa dallo stesso Battisti in inglese (col titolo Baby it's you) in un 45 giri poco fortunato, ma il maggior successo lo otterrà nella versione spagnola col titolo De nuevo tu. In quell'anno, il duo Mogol/Battisti fa incidere a Patty Pravo Io ti venderei azzeccatissima per il personaggio ma soprattutto per far entrare il brano nelle grazie delle femministe, allora in rivolta per le piazze italiane. La canzone è il retro del 45gg Tanto raggiungendo la top ten dei singoli. Sull'onda di questo successo, viene incisa anche da Lucio.

    Il 1976 si conclude con due notizie choc: Battisti si sposa con la sua compagna e, coincidente con questo annuncio, viene dichiarato il suo definitivo ritiro. L'ultima tournée è stata con i Formula Tre, al termine della quale il cantante annuncia in un'intervista: "Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare con il pubblico solo per mezzo del suo lavoro".

    Un nuovo successo viene composto nel 1977, "Io tu noi tutti". Questo album ottiene la stessa sorte del precedente, venendo infatti registrato all'estero (nuovamente Los Angeles). Otto brani, tra cui il singolo Amarsi un po' (che anticipa il 45 giri come singolo, sul cui retro è inciso Sì, viaggiare). Registra il primo videoclip, per la canzone Sì, viaggiare.

    In quelle stesse sessioni di registrazione nasce anche un album in lingua inglese, Images che contiene pezzi di "Io tu noi tutti" e di album precedenti e che verrà pubblicato anche in Italia su etichetta RCA. Il pubblico oltreoceano accoglie, tuttavia, l'album con indifferenza, verosimilmente a causa della pronuncia inglese non proprio perfetta di Battisti e della difficoltà di rendere il significato dei testi di Mogol in quella lingua.


    1978-1980: ultimi successi e crisi del sodalizio artistico
    Il 1978 segna la riscoperta della vena creativa della coppia Mogol-Battisti e allo stesso tempo l'inizio del suo inesorabile declino, che porterà, due anni dopo, allo scioglimento di un sodalizio artistico e anche umano che era parso inossidabile.
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    Viene registrato il nuovo album "Una donna per amico", sempre all'estero, anche se stavolta in Inghilterra, con la produzione di Geoff Westley, già collaboratore dei Bee Gees, che imprimerà alle sonorità del disco una svolta definitivamente anglosassone e "internazionale"; contrariamente alle sue passate abitudini, Battisti ormai sceglie di affidarsi per la realizzazione degli arrangiamenti a produttori esterni, di cui si limita a valutare il lavoro "a cose fatte".

    Ciononostante, "Una donna per amico", in un'epoca di profonda crisi per la musica italiana da cui sembravano salvarsi solo i cantautori, è il più venduto in assoluto tra i dischi targati Mogol-Battisti (oltre un milione di copie), e ne fu estratto un singolo che è rimasto al top della hit parade per quattordici settimane, l'omonima Una donna per amico sul cui retro è inciso Nessun dolore (riportata a un certo successo negli anni novanta nella versione di Giorgia).
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    Gli anni ottanta si aprono con uno scenario abbastanza drammatico per la carriera del cantante: il suo indissolubile legame con il suo fidato paroliere Mogol comincia a vacillare.

    Battisti, che in questo periodo preferisce vivere nella sua Roma, ormai spedisce i provini delle sue canzoni a Mogol per posta, e questi con lo stesso mezzo gli consegna i testi. Gli effetti si sentono: verrà a mancare la carica "emozionale" propria dei lavori che i due realizzavano un tempo a stretto contatto di gomito, quasi costituendo, come qualche critico ha affermato, "un unico cantautore", e i testi paiono rispondere più ad esigenze metriche che ad una reale traduzione "in parole" delle impressioni ed emozioni delle melodie battistiane.

    I dischi, pur curatissimi negli arrangiamenti, assumeranno un sapore di "costruito", e pur conquistando i gusti del pubblico più attento alle tendenze internazionali (in particolare alla disco music e al funky, generi allora imperanti), faranno storcere il naso agli appassionati del Battisti di Mi ritorni in mente e La canzone del sole, fresco e immediato.

    Nel febbraio del 1980 esce l'ultimo disco del cantante, siglato sempre con la "Numero Uno", "Una giornata uggiosa".
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    Il disco, vendutissimo come il precedente, soffre forse della sopraffazione sulle melodie battistiane degli arrangiamenti curati dal produttore inglese Geoff Westley, secondo gusti musicali puramente d'oltremanica che concedono meno del solito a quella felice sintesi tra sonorità internazionali e "nostrane" che era sempre stato tra i punti di forza di Lucio. I testi di Mogol, in "Una giornata uggiosa", poco hanno dell'immediatezza che li aveva resi così efficaci e popolari, apparendo difficilmente comprensibili.

    Il singolo omonimo, ultimo pezzo in assoluto in cui Lucio suona personalmente la chitarra acustica, non raggiunge il primo posto delle classifiche (cosa rara per Battisti), tuttavia l'album va incontro ai favori del pubblico grazie a canzoni interessanti quali Orgoglio e dignità, Una vita viva, Il monolocale (in cui affronta il problema della casa) e soprattutto Con il nastro rosa.

    Quest'ultima canzone, lato B del singolo, arrangiata più sobriamente e cantata da Battisti, diverrà l'ultimo grande evergreen di Lucio, tanto è vero che ha avuto numerosissime cover, ottenendo molto successo anche in discoteca nella versione dance.

    Di questo album è sicuramente da ricordare anche Amore mio di provincia perché è l'ultimo brano cantato da Battisti alla televisione svizzera RTSI, in playback ripreso in camicia stile hawaiano con lo sfondo di palme esotiche. Meritano certamente un cenno i non pochi videoclip a colori di Battisti, dei quali il più noto è sicuramente quello per Sì, viaggiare, in una scenografia di una sala d'aspetto di una stazione ferroviaria. L'ultimo ritrovamento avvenne nel 2004, negli archivi della televisione tedesca, del rarissimo filmato di Il mio canto libero (Unser freies Lied) nel quale si cimenta con la lingua teutonica.

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    Dopo Mogol

    1981-1985: la rottura con Mogol
    Dopo la registrazione di "Una giornata uggiosa", Lucio Battisti scioglie per sempre il proprio sodalizio artistico con Mogol, per cause mai chiarite; si parlò di banali beghe di condominio (i due abitavano nello stesso complesso residenziale, a Dosso di Coroldo, in Brianza), così come di dissensi sulla ripartizione dei cospicui diritti d'autore (risulta che Battisti, ancora negli anni novanta, percepisse tra i 4 e i 5 miliardi di lire l'anno anche senza pubblicare dischi) ma fu sicuramente determinante la divergenza artistica tra i due, tra un Mogol ancorato a un universo poetico dai ben saldi punti fermi e un Battisti perennemente impegnato a innovare, a sperimentare, a superare se stesso.

    Infatti, mentre Mogol inizierà una collaborazione con Riccardo Cocciante, per il quale continuerà a scrivere testi simili a quelli che scriveva per Battisti secondo il suo consueto stile alato e "sognatore", Lucio, nel 1982, pubblicherà l'album "E già", sconcertante per il suo pubblico per l'eccessiva sperimentalità, in quanto composto di melodie brevi, all'apparenza perfino affrettate, su arrangiamenti completamente elettronici, con largo uso di sintetizzatori e assenza totale di archi e chitarre.

    I testi di "E già" sono scritti dalla moglie di Lucio, Grazia Letizia Veronesi sotto lo pseudonimo Velezia; tuttavia, i numerosi spunti autobiografici presenti nei testi fanno ritenere a parte della critica che autore, o almeno coautore, dei medesimi sia lo stesso Battisti. Indubbiamente il disco è veramente "fatto in casa", dato che la copertina è decorata da disegnini del figlio Luca.
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    Da rilevare, nella canzone Mistero, un verso tranciante, "io mi ero lasciato entusiasmare da quel tipo intellettuale appariscente che in fondo in fondo non valeva niente" in cui parte della critica ha voluto vedere un riferimento, neppure troppo velato, a Mogol; effettivamente, la tensione tra i due perdurerà per alcuni anni, tanto che Mogol, nel 1990, affermò di non ascoltare più, da anni, i dischi di Battisti.

    Ma ci sono voci che parlano di una crisi che in realtà non c'è mai stata e di una riappacificazione che, pur non cancellando alcune profonde divergenze artistiche, in realtà c'è stata sin da subito.

    Il disco, pur conquistando il primo posto in classifica, non ebbe il riscontro di vendita dei precedenti, complici l'assoluta mancanza di promozione (alla quale Battisti era strenuamente contrario) e il carattere eccessivamente avanzato, per il mercato musicale italiano, di sonorità elettroniche a cui invece già molti musicisti inglesi facevano ampiamente ricorso.


    1986-1994: la collaborazione con Panella
    Dopo ben quattro anni di silenzio, Lucio Battisti, assicuratasi la collaborazione di Pasquale Panella, poeta che aveva già un'esperienza di paroliere, nel 1986 torna sul mercato discografico con l'album "Don Giovanni", circa la cui pubblicazione impone la singolare scelta di non farlo uscire in versione CD (darà l'autorizzazione solamente otto anni dopo).

    Il disco, quanto alla parte musicale, avrà un effetto rassicurante per il tradizionale pubblico battistiano, proponendo melodie più classiche e complete, con arrangiamenti che stavolta coniugavano le sonorità più avanzate con quelle tradizionali, non senza richiami jazz.

    Davvero sconcertanti appaiono invece i testi di Panella, apparentemente privi di senso compiuto, densi di doppi sensi e di giochi di parole, che appaiono raccontare storie ai limiti del "Teatro dell'assurdo" di Beckett, il cui abbinamento alle melodie battistiane susciterà un effetto surreale, che incuriosirà il pubblico e stupirà la critica.

    "Don Giovanni" ottiene grande successo di vendite (è il terzo album più venduto dell'anno), ma nessuna canzone rimane fra i classici di Battisti.

    A partire da quest'anno Lucio pubblicherà un album solo ogni due anni, con svizzera regolarità. Nel 1988 pubblica l'album "L'apparenza", più complesso del precedente, dato che i testi di Panella rimangono surreali e impalpabili, e le melodie si fanno spesso impervie, contenenti numerosissimi temi musicali (emblematica è la canzone A portata di mano che, secondo alcuni critici, è una sorta di "mini album" contenente in sé quattro diverse canzoni), ardue da memorizzare.

    Anche se il giudizio della critica sarà perlopiù positivo, le conseguenze si faranno sentire in termini di vendite: "L'apparenza", pur raggiungendo anch'esso il primo posto in classifica, vende molto meno di "Don Giovanni" e incomparabilmente meno rispetto al periodo d'oro di Battisti con Mogol.

    La produzione di Lucio Battisti non muterà indirizzo nei successivi lavori: il cantautore proseguirà infatti sulla strada della costruzione di melodie assai complesse, inasprendo il carattere elettronico degli arrangiamenti (spesso molto vicini alla techno music) e continuando ad avvalersi dei surreali testi di Panella, sulla base dei quali compone le musiche. Il risultato sarà il dividersi della critica e il disorientamento del pubblico e degli "addetti ai lavori".

    Nel 1990 Battisti cambia etichetta, abbandonando la "Numero Uno" fondata insieme a Mogol, a favore della CBS per la quale registra "La sposa occidentale". Questo è il primo disco dal lontano 1972 col quale non riesce a raggiungere il primo posto in classifica, a conferma del fatto che la sua difficile ricerca musicale, con risultati forse troppo avanzati, non viene compresa dalla maggior parte del suo pubblico; tutto ciò nonostante l'album non sia privo di brani gradevoli quali I ritorni, Potrebbe essere sera e la stessa La sposa occidentale.

    Battisti, con apparente presunzione, ma a ragion veduta, si limitava a commentare con gli amici che ogni innovazione musicale da lui introdotta nei suoi dischi veniva poi puntualmente recepita da tutta la musica italiana anni dopo.

    Nel 1992 viene pubblicato l'album intitolato "Cosa succederà alla ragazza", stavolta sotto l'etichetta della Sony/Columbia. Battisti persevera sulla strada intrapresa e in particolare in questo disco, quello di minor successo in assoluto, fa ricorso a ritmiche ed arrangiamenti dal suono piuttosto "duro", ormai totalmente orientati verso la techno music, a discapito di canzoni molto interessanti come Però il rinoceronte e Così gli dei sarebbero.
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    Nel 1994 esce il suo ultimo album intitolato "Hegel". Quest'album non è mai uscito come LP, ma al momento della confezione del cofanetto dedicato all'artista, sarà edita una versione in vinile dall'alto valore collezionistico.

    Anche questo disco è deludente sul piano del successo commerciale, e la critica, nonostante rimanga colpita dai richiami filosofici dei testi di Panella (oltre a Hegel, vi è una canzone intitolata all'evocativa città tedesca di Tubinga), biasima il ripetersi dell'eccessivo ricorso a sonorità computerizzate e il modo di cantare ormai "freddo" di Battisti.

    Negli anni trascorsi dall'uscita di questo disco al fatale 1998, si parlerà con insistenza di un riavvicinamento artistico tra Lucio e Mogol, ma tali voci non troveranno mai conferma e, comunque, non si concretizzeranno.

    Dopo una lunga malattia, forse motivo del suo progressivo allontanamento dalla vita pubblica, Lucio Battisti muore in un ospedale di Milano il 9 settembre 1998 all'età di 55 anni; ai funerali, celebratisi a Molteno, dove è sepolto, furono ammesse appena 20 persone, tra le quali Mogol, a riconferma della ricomposizione almeno umana del sodalizio.


    Eredità delle opere battistiane ai giorni nostri

    « Con Battisti se ne va il più grande rivoluzionario della musica leggera italiana »
    (Renzo Arbore)

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    La scomparsa di Lucio Battisti ha suscitato notevole cordoglio e, al tempo stesso, ridestato un vero e proprio "culto" per l'artista e per la sua musica che sembra non avere mai fine e che ricorda da vicino quanto già constatato per grandi artisti stranieri quali Elvis Presley o i Beatles dopo il loro scioglimento.

    Nonostante la nota riservatezza di Battisti e dei suoi familiari, e talune perplessità destate dalla sua ultima produzione, l'artista di Poggio Bustone ha mantenuto nel tempo uno sterminato numero di fans assolutamente "trasversali", di ogni età, che, ben lungi dal diminuire, è casomai aumentato con la sua morte.

    Sono innumerevoli, oltre alle ristampe in CD dei dischi del passato, le raccolte celebrative sia di brani originali di Battisti, sia di sue canzoni interpretate da altri artisti, ed è impossibile enumerare i programmi televisivi e i concerti che, in giro per l'Italia, celebrano e commemorano l'artista di Poggio Bustone dando spazio alla sua musica.

    Alcune canzoni di Lucio Battisti, come Un'avventura, Acqua azzurra acqua chiara, Mi ritorni in mente, Il mio canto libero ed Emozioni hanno guadagnato in Italia la stessa celebrità e "solennità" dei più importanti successi internazionali della musica rock anglo-americana.

    In particolare, Il mio canto libero è costante oggetto di cover da parte di svariati soggetti e per i più svariati fini, perlopiù benefici (da ricordare l'iniziativa dei calciatori della Juventus a favore dei bambini dell'ospedale Gaslini di Genova); da ultimo, è la canzone decisamente più gettonata per l'esecuzione in occasione dei grandi eventi religiosi, quali le giornate dei giovani che si tenevano alla presenza del compianto pontefice Giovanni Paolo II.

    Come altresì nel 1978 un frammento di Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi fu inserito in un comunicato delle Brigate Rosse durante gli angosciosi giorni del sequestro Moro.

    L'imponenza del fenomeno, da ultimo, ha indotto a uscire dalla sua proverbiale riservatezza perfino l'ultranovantenne padre di Lucio Battisti, Alfiero, che ha accettato di parlare del figlio in alcune interviste a giornali e reti televisive.


    Influenza di Battisti nella musica italiana contemporanea
    Al di là della sua pur vasta produzione, sia in brani da lui direttamente incisi, sia in canzoni affidate ad altri artisti, Lucio Battisti è un'artista che ha lasciato un'impronta significativa nella musica italiana contemporanea.

    Lo stile compositivo di Battisti, contraddistintosi per aver saputo sapientemente coniugare la tradizione melodica italiana - superando certi suoi aspetti scontati e strapaesani - con le più avanzate sonorità d'oltreoceano (in particolare, agli esordi, quelle Rhythm & Blues da lui predilette, poi perfino quelle della disco music), insieme al particolare uso della voce, una "voce afona" (come definita dal critico musicale Gianfranco Manfredi) usata quasi come uno strumento da parte di un artista che ha sempre umilmente riconosciuto i propri limiti vocali, ha introdotto una svolta rivoluzionaria nel panorama a volte asfittico della canzone italiana.

    Molti cantautori italiani tra i più celebri e discograficamente fortunati hanno apertamente ammesso che Lucio Battisti è stato per loro un esempio e una fonte di ispirazione.

    Eros Ramazzotti, fin dalle interviste rilasciate quando il suo successo iniziò a esplodere, ha indicato nell'ascolto delle canzoni di Lucio Battisti la "scintilla" che ha impresso una svolta al suo percorso artistico, e recentemente ha dichiarato di avere in progetto di tenere concerti in tutta Europa, con una grande orchestra, eseguendo le proprie versioni dei migliori brani di Lucio.
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    Zucchero Fornaciari, dopo un periodo opaco quale autore di canzoni leggere, si ispirerà apertamente a Battisti proclamandosene addirittura l'erede musicale: il suo disco "Rispetto" del 1986, album di svolta verso moduli compositivi densi di influenze blues, contiene moltissime canzoni le cui modalità di composizione si ispirano apertamente a quelle di Lucio, aiutate anche dal timbro vocale di Zucchero molto vicino a quello di Battisti.

    Claudio Baglioni ha definito Battisti "un traguardo da raggiungere", e non è casuale che il grande cantautore romano nel 1981 abbia realizzato Strada facendo, il disco che, dopo un periodo di parziale crisi, diede nuovo impulso alla sua carriera, proprio con Geoff Westley, lo stesso produttore, per Battisti, di "Una donna per amico" e "Una giornata uggiosa". Il cantautore romano, da questo disco in poi, adotterà arrangiamenti molto raffinati, non dissimili da quelli dei due citati album di Battisti, e modificherà anche il proprio modo di comporre i testi, ricorrendo talora a giochi di parole non lontani da quelli di Panella.

    Francesco De Gregori, che da sempre esegue canzoni di Battisti nei suoi concerti (in particolare, Anche per te è da tempo un punto fisso del suo repertorio concertistico) e ha dichiarato di essersi espressamente ispirato a lui per le musicalità di La donna cannone, uno dei suoi più celebri brani. Nella coda orchestrale di "La leva calcistica della classe '68", suo brano del 1982, non è difficile riconoscere l'eco di "Vento nel vento", brano battistiano del 1972.

    Ligabue, più volte ha detto che Battisti per lui è uno dei più importanti (assieme a Fabrizio de André) cantanti italiani. Grazie a Battisti la musica è diventata un qualcosa di dominio pubblico, accessibile ai più, grazie alla semplicità (con accezione positiva) dei testi, unita però all'ottimo accompagnamento musicale.

    Perfino Vasco Rossi, votato al rock e lontanissimo dalle atmosfere a volte eteree di Lucio Battisti, non ha mai mancato di rendergli omaggio, eseguendo dal vivo un brano di Battisti forse poco noto, Supermarket; inoltre nel 2007 ha inciso una sua versione di La compagnia, canzone che, pur essendo scritta da Carlo Donida ed incisa da Marisa Sannia, è stata conosciuta da Vasco Rossi nell'incisione che ne fece Battisti.
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    Piero Pelù ha inciso, con i Litfiba, Il tempo di morire, canzone che per il suo stile rock si adatta decisamente alle caratteristiche della voce del cantante fiorentino.

    Ed è un'impresa praticamente impossibile enumerare i cantanti e i cantautori il cui modo di cantare o di comporre, apertamente o alla lontana, rammenta Battisti: tra quelli di ultima generazione la critica ha indicato in particolare Massimo Di Cataldo, Gianluca Grignani, i Tiromancino, Tiziano Ferro, Max Gazzè, Daniele Silvestri e Francesco Renga. Da ultimo, tra gli artisti più giovani e promettenti del panorama musicale italiano, la giovane cantautrice varesina Laura Bono ha affermato apertamente di ispirarsi, nella composizione delle sue canzoni, a Battisti.

    Inoltre quasi tutti i più grandi artisti italiani vantano collaborazioni o hanno interpretato cover del repertorio battistiano, Le Vibrazioni, Loredana Bertè.Quest' ultima in particolare, oltre che una collaborazione con Battisti, ha interpretato Prendi tra le mani la testa, inserendo un arrangiamento reggae, che successivamente è stata inserita nella raccolta di cover Innocenti evasioni.

    Ma un caso davvero particolare è quello degli Audio 2, un duo di musicisti napoletani che nel 1993 pubblicò un album, prodotto da Massimiliano Pani (figlio di Mina) che, a causa del mistero che circondava autori e interpreti, disorientò non poco il pubblico di Battisti: infatti, le canzoni erano state composte, sia nei testi che nella musica, con ispirazione molto vicina a quella del Battisti dei tempi d'oro, e soprattutto il cantante solista del duo aveva un timbro vocale praticamente identico a quello di Lucio, tanto da trarre in inganno perfino Mogol.

    Più in generale, le sonorità innovative degli ultimi dischi di Battisti, in particolare da La sposa occidentale in poi, avverando la "profezia" del cantautore, sono divenute, sia pure in contesti spesso più melodici e tradizionali, patrimonio comune degli arrangiamenti delle canzoni di moltissimi artisti italiani, e a Battisti, anticipatore di simili sonorità fin dai tempi di Ancora tu, è tributaria la stessa dance all'italiana, resa popolarissima all'estero da interpreti del calibro di Alexia, le cui sonorità talora paiono ispirarsi a quelle dell'ultimo Lucio senza mediazioni internazionali. [/color][/size]
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    discografia

    Album
    Album di Lucio Battisti : Nome album Anno Posizione
    in class. Settimane
    al num. 1 Etichetta discografica

    Lucio Battisti* 1969 11 Ricordi
    Emozioni** 1970 1 2 Ricordi
    Amore e non amore 1971 1 6 Ricordi
    Lucio Battisti Vol. 4*** 1971 3 Ricordi
    Umanamente uomo: il sogno 1972 1 13 Numero Uno
    Il mio canto libero 1972 1 11 Numero Uno
    Il nostro caro angelo 1973 1 11 Numero Uno
    Anima latina 1974 1 13 Numero Uno
    Unser freies Lied (Il mio canto libero, Lingua tedesca) 1974 ? ? RCA Victor
    Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera 1976 1 16 Numero Uno
    Io tu noi tutti 1977 1 14 Numero Uno
    Images*** 1977 8 RCA Victor
    Una donna per amico 1978 1 14 Numero Uno
    Una giornata uggiosa 1980 1 9 Numero Uno
    E già 1982 1 4 Numero Uno
    Don Giovanni 1986 1 8 Numero Uno
    L'apparenza 1988 1 3 Numero Uno
    La sposa occidentale 1990 2 CBS
    Cosa succederà alla ragazza 1992 3 Sony/Columbia
    Hegel 1994 3 Numero Uno

    *con brani già incisi da Lucio Battisti e interpretazioni di brani scritti per altri
    ** con alcuni tra i primi brani incisi e brani degli ultimi cinque singoli


    Singoli

    Singoli di Lucio Battisti : Nome album Anno Classifica
    settimanale Settimane
    al num. 1 Etichetta

    Per una lira / Dolce di giorno* 1966 Ricordi
    Luisa Rossi / Era 1967 Ricordi
    Prigioniero del mondo / Balla Linda 1968 11 Ricordi
    La mia canzone per Maria / Io vivrò (senza te)** 1968 Ricordi
    Un'avventura / Non è Francesca 1969 15 Ricordi
    Dieci ragazze / Acqua azzurra, acqua chiara 1969 3 Ricordi
    Mi ritorni in mente / 7 e 40 1969 3 Ricordi
    Fiori rosa fiori di pesco / Il tempo di morire 1970 1 1 Ricordi
    Anna / Emozioni 1970 1 5 Ricordi
    Pensieri e parole / Insieme a te sto bene 1971 1 5 Ricordi
    Dio mio no / Era 1971 6 Ricordi
    Le tre verità / Supermarket 1971 7 Ricordi
    La canzone del sole / Anche per te 1971 1 6 Numero Uno
    Elena no / Una 1972 21 Ricordi
    I giardini di marzo / Comunque bella 1972 1 5 Numero Uno
    Il mio canto libero / Confusione 1972 1 5 Numero Uno
    La collina dei ciliegi / Il nostro caro angelo' 1973 1 9 Numero Uno
    Due mondi / Abbracciala, abbracciali, abbracciati 1974 Numero Uno
    Ancora tu / Dove arriva quel cespuglio 1976 1 13 Numero Uno
    Amarsi un po' / Sì, viaggiare 1977 1 10 Numero Uno
    Una donna per amico / Nessun dolore 1978 1 14 Numero Uno
    Una giornata uggiosa / Con il nastro rosa 1980 3 Numero Uno
    E già / Straniero**** 1982 4 Numero Uno

    * Per una lira precedentemente incisa dai Ribelli; Dolce di giorno precedentemente incisa dai Dik Dik.

    ** Io vivrò (senza te) incisa anche dai Rokes.

    *** pubblicato solo per la distribuzione nel circuito dei Juke-Box.

    **** pubblicato anche, come singolo, in musicassetta.


    Successi

    Da interprete
    (in ordine cronologico)


    1966 - Per una lira
    1968 - Balla Linda
    1969 - Un'avventura
    1969 - Non è Francesca
    1969 - Mi ritorni in mente
    1969 - 7 e 40
    1969 - Dieci ragazze
    1969 - Acqua azzurra, acqua chiara
    1970 - Emozioni
    1970 - Pensieri e parole
    1970 - Fiori rosa, fiori di pesco
    1970 - Il tempo di morire
    1971 - La canzone del sole
    1971 - Anche per te
    1972 - Il mio canto libero
    1972 - I giardini di Marzo
    1972 - Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi
    1972 - E penso a te
    1972 - Innocenti evasioni
    1972 - Comunque bella
    1973 - La collina dei ciliegi
    1973 - Il nostro caro angelo
    1976 - Ancora tu
    1977 - Sì, viaggiare
    1977 - Amarsi un po'
    1978 - Una donna per amico
    1980 - Con il nastro rosa

    Da autore
    (in ordine cronologico)


    1967 - 29 Settembre (Equipe 84) anche interprete
    1969 - Questo folle sentimento (Formula Tre) anche interprete
    1969 - Il paradiso (Patty Pravo)
    1970 - Insieme (Mina)
    1971 - Amor mio (Mina)
    1971 - Eppur mi son scordato di te (Formula Tre) anche interprete
    1971 - Amore caro amore bello (Bruno Lauzi)
    1972 - Il mio bambino (Iva Zanicchi)

    Gli inediti

    Dopo la morte di Lucio Battisti, sono stati divulgati al pubblico, sia attraverso la radio e la televisione, sia, forse in modo non sempre regolare, attraverso la distribuzione peer2peer (Napster, WinMx ecc.), numerosi brani inediti che il grande artista di Poggio Bustone aveva conservato gelosamente senza mai pubblicarli.

    A parte le voci, mai chiarite, sulla presunta esistenza di un ultimo album di Battisti, pronto per l'edizione e che la moglie, Grazia Letizia Veronese, avrebbe preferito lasciare inedito dopo la morte del marito, tra gli inediti che hanno maggiormente destato l'attenzione vi sono due provini di canzoni già note, firmate Mogol-Donida: La spada nel cuore, portata al successo nel Festival di Sanremo del 1970 da Patty Pravo e Little Tony, e La folle corsa, eseguita sempre a Sanremo l'anno successivo dallo stesso Little Tony e dai Formula Tre.

    Circa tali provini, il critico musicale Gianfranco Salvatore, autore di una documentatissima biografia di Battisti scritta con l'aiuto di Mogol, Pietruccio Montalbetti e altri artisti molto vicini a Lucio, sostiene, in particolare con riferimento a La spada nel cuore, che di null'altro si tratterebbe se non di provini che Lucio si sarebbe prestato a eseguire, con estrema generosità, per i suoi colleghi; tuttavia in molti hanno asserito che l'esistenza di quei provini, e la particolare intensità con cui Battisti ha interpretato le due canzoni, debba ricondursi alla sua paternità sulle stesse, ed effettivamente la canzone La folle corsa, in una recente riedizione, è stata attribuita a Mogol-Donida-Battisti.

    Tra le "perle", non tutte frutto di pubblicazione autorizzata, che Battisti ha inoltre lasciato, vi sono:

    versioni personali di canzoni da lui scritte con Mogol negli anni sessanta e interpretate da altri artisti, quali: Le formiche, a suo tempo affidata a Wilma Goich, e la suggestiva Vendo casa, già incisa dai Dik Dik. Queste due canzoni sono state ufficialmente pubblicate nella raccolta Le avventure di Lucio Battisti e Mogol;
    la versione integrale in lingua inglese del LP "Una donna per amico", col titolo "A woman as a friend";
    varie versioni in lingua inglese di canzoni già pubblicate in italiano nei primi anni settanta, quali La canzone del sole, col titolo di The sun song (in una versione alternativa rispetto a quella del LP Images), Il nostro caro angelo col titolo di Our dear angel, e una versione di Eppur mi son scordato di te, canzone che era stata incisa dai Formula Tre, ma che è sempre stata pubblicamente eseguita anche da Battisti, col titolo Since I have forgotten about you;
    alcune canzoni escluse all'ultimo momento da album pubblicati negli anni ottanta, quali: Il paradiso non è qui (Mogol-Battisti), esclusa da Una giornata uggiosa; Girasole (Battisti-Velezia), esclusa da E già; Gabbianone (Battisti-Panella), esclusa probabilmente da Don Giovanni; Il bell'addio (Battisti-Panella), esclusa da L'apparenza.

    Bibliografia
    Gianfranco Manfredi, saggio (pagg. 9-35) in Lucio Battisti - Canzoni e spartiti, edizioni Lato Side 1979
    Tullio Lauro e Leo Turrini, Emozioni - Lucio Battisti vita mito note, 1995
    Luciano Ceri, Lucio Battisti - Pensieri e parole, 1996
    Gianfranco Salvatore, Mogol-Battisti, l'alchimia del verso cantato. Arte e linguaggio della canzone moderna, 1997
    Castellani Lidia e Snyder Florian, Lucio Battisti. La leggenda della musica italiana, 1998
    Andrea Mariotti e Maurizio Macale, Lucio Battisti - Davanti a me c'è un'altra vita - Storia di un'anima di musica, 1998
    Silvio Sabatini, Lucio Battisti, 1998
    Amodio Alfonso e Ronconi Mauro, Lucio Battisti. Al di là del mito, 1999
    Gianfranco Salvatore, L'arcobaleno. Storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano, 2000
    Filippo Angora, Nel cuore, nell'anima. Omaggio a Lucio Battisti, 2000
    Maurizio Bianco, Emozioni. In memoria di Lucio Battisti, 2002
    Pino Casamassina, Lucio Battisti. Il mio canto libero, 2002
    Roby Matano, Battisti - Così è nato il sogno, 2003
    Amodio Alfonso, Gnocchi Italo e Ronconi Mauro, Lucio Battisti. Innocenti evasioni. Una bio-discografia illustrata, 2003
    F. Bellino, Non sarà un'avventura. Lucio Battisti e il jazz italiano, 2004
    Marco Rossi, Battisti-Mogol - Tradizione spirituale ed esoterismo, 2005
    Domanin Igino, Gli ultimi giorni di Lucio Battisti 2005
    Marchetti Francesco, Dieci canzoni per te. Raccontare Lucio Battisti, 2006



    Edited by Lussy60 - 24/10/2016, 22:51
     
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    Comunque Bella


    Tu vestita di fiori
    o di fari in città
    con la nebbia o i colori
    cogliere le rose a piedi nudi e poi
    con la sciarpa stretta al collo bianca come mai
    ma... eri bella bella
    comunque bella
    Quando l'arcobaleno
    era in fondo ai tuoi occhi
    quando sotto al tuo seno
    l'ira avvelenava il cuore tuo perché
    tu vedevi un'altra donna avvicinarsi a me
    prima ancora che io capissi e riscegliessi te
    tu... eri bella bella
    comunque bella
    Anche quando un mattino tornasti vestita di pioggia
    con lo sguardo stravolto da una notte d'amore
    siediti qui
    non ti chiedo perdono perché tu sei un uomo
    Coi capelli bagnati - so che capirai
    Con quei segni sul viso - mi spiace da morire sai
    coi tuoi occhi arrossati
    mentre tu mentivi e mi dicevi che
    ancora più di prima tu amavi me
    tu... eri bella bella
    comunque bella





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    Emozioni (album)


    Emozioni è il terzo album di Lucio Battisti, pubblicato il 15 dicembre 1970 per la casa discografica Dischi Ricordi.


    Il disco

    È un album antologico, che raccoglie i suoi primi brani e canzoni provenienti dagli ultimi cinque singoli. Pubblicato alla fine del 1970, è il primo album di Battisti ad aver raggiunto il primo posto in classifica (vi rimase per due settimane non consecutive fra il gennaio e il febbraio del 1971).
    Le dodici tracce del 33 giri sono state i primi grandi successi dell'artista reatino, a partire da Fiori rosa, fiori di pesco e Acqua azzurra, acqua chiara vincitrici del Festivalbar, fino alle classiche Emozioni e Mi ritorni in mente. Di fatto, a parte Dolce di giorno e Era, tutti gli altri brani sono parte della produzione di Battisti e Mogol che rimarrà impressa nella memoria del pubblico italiano, anche a distanza di anni.
    Gli arrangiamenti sono curati da Detto Mariano e Gian Piero Reverberi.


    Lato A
    Fiori rosa, fiori di pesco – 3:16
    Dolce di giorno – 2:38
    Il tempo di morire – 5:40
    Mi ritorni in mente – 3:41
    7 e 40 – 3:32
    Emozioni – 4:44
    Lato B
    Dieci ragazze – 2:54
    Acqua azzurra, acqua chiara – 3:36
    Era – 2:56
    Non è Francesca – 3:40
    Io vivrò (senza te) – 3:53
    Anna – 4:37


















     
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    15 anni fa morì a Milano il 9 settembre 1998, Luci Battisti a soli 55 anni.


    " Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante, e quasi sempre dietro la collina è il sole. "

    (Lucio Battisti - da "La collina dei ciliegi")

     
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    Lucio Battisti, quel suo "canto libero" che non può essere ingabbiato


    Nessun festival a lui dedicato. Proibite cover e pubblicazione di inediti. Vietate le canzoni su piattaforme di streaming. Storia del mito che gli eredi vogliono controllare. E che il pubblico non riesce a dimenticare

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    L’ultimo grosso scontro è avvenuto nel novembre 2011: la Edizioni Musicali Acqua Azzurra, la società che detiene i diritti delle canzoni di Lucio Battisti ed è controllata da Grazia Letizia Veronese, vedova del cantante, e dall’unico figlio della coppia, Luca Filippo, vince la causa con Sony Music. Una famiglia contro un colosso. L’etichetta viene portata in tribunale per aver pubblicato due raccolte, Le avventure di Lucio Battisti e Mogol e Le avventure di Lucio Battisti e Mogol 2, inserendo, nei libretti dei cd, i testi dei brani senza chiedere l’autorizzazione agli eredi. Le parole di Mogol, le musiche di Battisti, semplicemente non dovevano finire sul mercato. Non così, e forse anche un altro modo – con tutte le carte in regola – non sarebbe stato accettabile. Il tribunale di Milano, alla fine, condanna una delle poche major sopravvissute alle fusioni degli ultimi anni, anni di crisi nera per la discografia, a ritirare i dischi ancora presenti sul mercato e a risarcire il danno. Controllo dei diritti d’autore, ma non solo. Qualcosa che sembra andare oltre il banale piano economico della questione e che riguarda una sfera più delicata e impalpabile, quella che ha a che fare con la memoria collettiva, l’emozione condivisa e universale che il pubblico riserva a un artista. E una faccenda privata, tra chi ascolta musica e l’autore che gli ha regalato una canzone.

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    L’estate del 2011 si era rivelata altrettanto calda per Velezia, il nome d’arte che Grazia Letizia Veronese si è scelta, e per Mogol, uno dei parolieri più famosi d’Italia: al centro della diatriba questa volta c’è un brano inedito, Il paradiso non è qui, scritto dalla coppia Battisti-Mogol alla fine degli anni Settanta e mai ufficialmente pubblicato. La canzone, che non è neppure registrata alla Siae, sarebbe dovuta diventare la grande sorpresa dell’ultima edizione del Premio Mogol, la manifestazione a lui intitolata che premiava l'autore del miglior testo musicale in lingua italiana dell'anno. L’indisponibilità degli eredi, cioè di Grazia Letizia e di Luca Filippo, non è tardata a palesarsi. Nessuna spiegazione precisa alla Rai, soltanto due lettere: “No”. Mesi dopo, Giulio Rapetti Mogol dirà: “La Rai non l'ha mandata in onda per ragioni che ancora non ho compreso. Non capisco questa idea di soffocare una canzone che, se non è un successo, non è niente. Vuole ledere gli interessi di chi? Vuole disconoscere la canzone? Quindi si può considerare una canzone di anonimo? Allora nulla vieta di cantarla! Io l’ho scritta su invito di Lucio e poi la pubblicazione non c’è mai stata. Ho deciso che se mai sarà possibile pubblicarla devolverò tutti i proventi a due associazioni benefiche. Se la signora Battisti accetta, regaleremo una canzone meravigliosa agli italiani”, fece sapere Mogol. Quel grande rifiuto però non sarebbe servito a molto: poco dopo il brano era già disponibile su YouTube, in versione audio, cantato da Lucio nel corso di un provino. Rimosso, sarebbe apparso di nuovo. Oggi? Lo trovate a più di un link.

    I rapporti Rapetti-Veronese, che negli anni Sessanta lavora per il Clan di Celentano come segretaria e che proprio grazie a quel lavoro avrebbe conosciuto il suo futuro marito, sono sempre stati critici. I maligni la chiamano con un appellativo un po’ scontato, la Yoko Ono italiana e, sempre loro – i maligni – dicono che fu soltanto lei la causa dell’allontanamento del cantautore dal suo paroliere, quando Velezia prende il posto di Mogol e nel 1982 diventa coautrice dei testi del criticatissimo E già, il quindicesimo album di Battisti uscito il 14 settembre di quell’anno. Un disco figlio dell’epoca: i suoni sono sintetici e dissonanti, emanano una freddezza che è tutto il contrario di quello che era stato Lucio fino a quel momento. L’amore, la melodia, strofe da intonare in spiaggia al tramonto. L’Italia sta cambiando, anche musicalmente. Mogol, interpellato più volte su cosa pensasse della Veronese, non ha mai nascosto che i modi della signora erano sempre stati piuttosto prepotenti. Ma, naturalmente, non gli piaceva affrontare quell’argomento: “Delle persone io dico bene, oppure taccio. In questo caso taccio”, rispose in un’occasione alla domanda diretta su chi fosse la vedova Battisti.
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    Quando l’8 novembre 2014 esce un nuovo lavoro di Mogol intitolato Le canzoni di Mogol e Battisti in versione Rock New Era, una raccolta di pezzi molto famosi della coppia reincisi in versione “moderna” con la partecipazione degli allievi del Cet, la scuola di musica presieduta da Mogol in Umbria, i problemi con la Veronese tornano a galla. Nel progetto, da lei subito osteggiato, non è naturalmente presente alcun frammento della voce di Battisti. E non perché la Veronese immaginasse il mediocre risultato finale dell’operazione, nonostante tutta la buona volontà e l’impegno degli studenti. Come spiegò bene Mogol, non fu possibile a causa dell’universale veto imposto dalla ex moglie su qualsiasi iniziativa riguardante il marito. Nessun festival, nessun premio a lui dedicati, nessun tributo, figurarsi ripubblicare canzoni rivisitate o inediti ritrovati. Mogol, in segno di sfida, scelse di rendere disponibile il disco anche su iTunes, uno dei luoghi proibiti (insieme a tutte le piattaforme di streaming) e tra i più detestati dagli eredi Battisti. Perché? “Lucio, se fosse stato ancora vivo, avrebbe appoggiato il progetto”, spiegò il paroliere.
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    Se il rapporto tra Mogol e Battisti cominciò a deteriorarsi già alla fine degli anni Settanta, dopo la sua morte, il 9 settembre 1998, i famigliari del cantautore trovarono un nuovo, incredibile bersaglio: il pubblico. La salma di Battisti, tumulata nel cimitero di Molteno, nella “sua” Brianza – la Brianza della Veronese che poi fu la casa di Battisti, originario di Poggio Bustone in provincia di Rieti – viene cremata per volontà della ex moglie. È il 10 settembre 2013 e quel giorno Battisti nell’immaginario dei fan sparisce davvero. Perché sparisce il luogo terreno, simbolico, cattolico se si vuole, dove poterlo ricordare. Le sue ceneri sono custodite dalla Veronese e non esiste più un posto dove portare fiori, lettere, foto, dischi. Il tipico pellegrinaggio musicale che, ogni 9 settembre ma non solo, puntualmente avveniva. Ricordi fisici che, periodicamente, venivano gettati via dalla moglie infastidita da quell’attenzione. La privazione di un affetto collettivo. Non quello musicale: quello no. Scontato dirlo, ma c’è un modo indissolubile per ricordare un musicista. La sua voce. Le sue melodie.
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    Cosa può accadere, dunque, quando i detentori dei diritti di uno dei più grandi artisti italiani, entrato così prepotentemente nell’immaginario italiano e non solo, si mette in testa di ostacolare qualcosa di così potente, personale e libero come lo è la musica? Che cerchi di impedirne una propagazione così necessaria perché patrimonio di tutti, come lo è un’opera d’arte? Succede che sul web, il luogo dove tutto si muove senza controllo, più spesso per motivi riconducibili alla passione per un artista che per scopi di lucro, i video di Lucio Battisti scarseggino. Esistono rari filmati Rai dell’epoca d’oro del servizio pubblico radiotelevisivo, quello che entrava in tutte le case degli italiani in bianco e nero, quello dei grandi duetti e dei grandi incontri, da Alberto Lupo a Mina, e dei grandi presentatori, da Renzo Arbore a Febo Conti, dove si possono ascoltare capolavori pop come I giardini di marzo o Mi ritorni in mente. Per dirla con le parole di una delle sue più belle canzoni: “Come può uno scoglio arginare il mare?”. Perché Lucio Battisti non potrà mai finire, almeno fino a quando i suoi dischi saranno disponibili, che si tratti di negozi reali o virtuali, oggi a portata di click per chiunque. Cosa c’è di più irrealizzabile e insensato della cancellazione dell’amore per un artista? L’ostinata lotta contro l’affetto di chi dalla musica trae quella sensazione indefinibile, così forte da prenderti allo stomaco? Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

    fonte www.repubblica.it/

     
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