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Freddie Mercury
biografia
Freddie Mercury - pseudonimo di Farrokh Bulsara e di Larry Lurex (Stone Town, 5 settembre 1946 – Londra, 24 novembre 1991) è stato un cantante, compositore e musicista britannico di origine persiana.
Noto per la sua potentissima voce e il suo carisma, raggiunse la fama internazionale come cantante del celebre gruppo rock britannico Queen. Mercury fu autore di canzoni quali Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, We Are the Champions, Somebody to Love, Is This the World We Created...?, Friends Will Be Friends (scritta a quattro mani con John Deacon), Under Pressure (accreditata anche a David Bowie) e molte altre, anche da solista.
Da tempo malato di AIDS, è morto a causa di una broncopolmonite il 24 novembre del 1991.
l'infanzia
Farrokh Bulsara nacque a Stone Town di Zanzibar, nell'odierna Tanzania, il 5 settembre 1946 da Jer e Bomi Bulsara: il padre era un funzionario inglese di origine Parsi (una comunità iraniana di antica stirpe persiana residente in alcune zone dell'India e praticante un derivato dell'antica religione Zoroastriana). Svolse gli studi presso la Saint Peter's Boarding School, a Panchgani (Bombay), raggiunta dopo un viaggio in mare di 8 settimane. Ottimo studente, dotato di un notevole talento artistico (era un ottimo disegnatore), Mercury eccelse anche nello sport: fu infatti un abile velocista e un discreto pugile, raggiungendo buoni risultati anche in altre discipline sportive come l'hockey su prato, il cricket e il tennis da tavolo.
Le sue doti, comunque, non gli impedirono di farsi notare per la passione musicale che già nutriva. Infatti, dopo che il preside ne parlò con i genitori, Mercury prese parte alle lezioni di musica: entrò nel coro della scuola e imparò a suonare il pianoforte grazie alla zia che lo avviò a questo strumento.
La carriera
L'incredibile voce
La caratteristica principale di Freddie Mercury era la voce. L'emissione vocale che Mercury riusciva ad avere a certe altezze di tonalità, associata ad un uso ottimale dei risuonatori, conferiva alla sua voce "di testa" uno spessore e una pienezza fuori dal comune (il suo timbro risultò sorprendentemente idoneo ad essere accostato alla voce "lirica" di un soprano quale Montserrat Caballé). Per quanto riguarda la sua estensione vocale, argomento molto discusso, è possibile fare un calcolo approssimativo basandosi semplicemente sulle canzoni della sua discografia:
La nota più bassa (registro di petto): FA 2 (F2 in notazione letterale) nella canzone Don't Try Suicide - Album "The Game" 1980.
La nota più alta (registro di testa): FA 5 (F5) nella canzone "Barcelona (Freddie's Vocal Slave)" - Album "Rarities 2 - The Barcelona Sessions" (N.B. versione meno celebre e più rara della canzone "Barcelona").
La più alta mediante l'uso del falsetto: SIb 5 (Bb5) nella canzone "Let’s Turn It On" - Album "Rarities 1 - The Mr Bad Guy Sessions".
Questo significa 3 ottave piene (3 e mezza se si considera il falsetto come parte dell'estensione).
Prima dei Queen
Fu nella scuola che frequentava che, nel 1958, nacquero gli Hectics, dei quali Farrokh era il pianista. Nel 1962 termina gli studi e riabbraccia i suoi cari a Zanzibar: soltanto due anni più tardi la famiglia dovrà abbandonare l'isola, a causa dell'instabilità politica, per trasferirsi in Inghilterra.
L'Inghilterra poteva soddisfare la passione per l'arte del nostro; così, mentre occupava le vacanze con dei lavoretti all'aeroporto di Londra Heathrow, il giovane Farrokh concentrava la sua attenzione sulla pittura e sul design. Nel 1966 si iscrive alla scuola d'arte di Ealing e i suoi studi in illustrazione, grafica e design sono accompagnati dalla passione per Jimi Hendrix e per il suo idolo John Lennon. All'epoca, il suo gruppo preferito è quello dei Jackson 5.
Mentre lavorava presso alcuni periodici di Kensington, si unì agli Ibex di Liverpool: tale gruppo cambiò in seguito nome in Wreckage, ma si sciolse con l'arrivo degli anni settanta. Farrokh rispose allora ad un annuncio dei Sour Milk Sea, che stavano cercando un cantante. Avendolo sentito in prova, gli altri membri del gruppo restarono impressionati dalla sua voce e lo ingaggiarono, facendolo cantare in alcuni concerti ad Oxford. Dopo questa esperienza il nuovo cantante decise di seguire la band dell'amico Tim Staffell, gli Smile, dandogli anche alcuni consigli su come eseguire una buona rappresentazione nei concerti. Non molto tempo dopo, Tim Staffell lascerà gli Smile, accettando un'ottima offerta di un altro gruppo: gli Humpy Bong. Negli Smile, ove suonavano anche Roger Taylor alla batteria e Brian May alla chitarra, Freddie sostituì allora Staffell, che ne era il bassista e cantante. Conobbe anche Chris Smith con il quale incominciò a comporre: fu in quel periodo che scrisse una delle sue prime canzoni (Stone Cold Crazy) che fu però pubblicata solo nel terzo album dei Queen, Sheer Heart Attack.
Il giovane Bulsara terminò gli studi accademici nel giugno del 1969.
I Queen
Quando Farrokh si propose di sostituire Staffel negli Smile, cambiò il nome del gruppo in Queen e cambiò anche il suo in Freddie Mercury, in onore di Mercurio, il messaggero degli dei, citato nella canzone My Fairy King, contenuta nel primo album della band. Per sbarcare il lunario, Mercury e Taylor gestirono per un certo periodo di tempo una bancarella di abiti usati. Durante questo periodo conobbe quella che divenne prima la sua fidanzata e, successivamente, la sua miglior amica: Mary Austin (con la quale convisse per sei anni). Lo stretto rapporto d'amicizia con Mary Austin continuerà fino alla morte. Nel 1971, dopo quattro audizioni infruttuose, John Deacon venne scelto in veste di bassista, scelta che poi si rivelò favorevole per il successo del gruppo.
Sul palco, Mercury si esibiva con gestualità teatrale incantando il pubblico, che veniva trascinato da tale personaggio carismatico. La sua carriera musicale lo vide al centro dell'attenzione di tutto e tutti, media compresi. Sebbene sul palco Freddie si mostrasse come una persona spregiudicata ed energica, lontano dalle luci dei riflettori era una persona timida e riservata.
Carriera Solista
Durante l'incisione dell'album "Queen", Mercury aveva cantato nel singolo I Can Hear Music (sul lato B, "Goin' Back") sotto lo pseudonimo di Larry Lurex, peraltro coadiuvato dagli stessi May e Taylor con i loro rispettivi strumenti.
Tra il 1982 e il 1983 Freddie ha collaborato con Michael Jackson, per registrare tracce mai ufficialmente rilasciate, ma presenti in internet, come State Of Shock e There Must Be More To Life Than This (brano incluso poi nel suo primo album solista, ma senza le parti vocali di Jackson), più una canzone inedita chiamata Victory. Nel 1984 la voce di Freddie Mercury è nella colonna sonora del film Metropolis con Love Kills, brano scritto ed inciso col musicista e produttore italiano Giorgio Moroder. Nello stesso anno esce anche Foolin' Around, per la colonna sonora del film Teachers, canzone che troverà posto sul primo album solista di Mercury, Mr. Bad Guy, edito nell'aprile 1985. L'opera lasciò dubbiosa la stampa, anche per il fatto che si trattava di un mix di elementi musicali eterogenei e strizzava l'occhio alla musica elettronica e disco. L'album si ricorda per canzoni comunque belle e importanti quali I Was Born To Love You e Made in Heaven, (che ritroveremo entrambe nell'album del 1995 dei Queen, anch'esso chiamato Made in Heaven, in versioni differenti incise col contributo del resto della band) e la versione originale di Living On My Own. Nel 1987 Mercury appare sull'album Time, colonna sonora dell'omonimo musical di Dave Clark: Freddie interpreta e produce le struggenti ballate Time e In My Defence. Del 1987 è invece la nota cover dei Platters, The Great Pretender: edito su singolo in febbraio, il brano è il maggior successo solista di Freddie (quarto posto nella classifica inglese). Nel corso degli anni, Mercury ha collaborato con diversi cantanti tra cui Billy Squier, Jo Dare, Eddie Howell e The Cross, gruppo parallelo ai Queen fondato da Roger Taylor. Nel 1988 esce Barcelona, famosissimo duetto con la soprano Montserrat Caballé: un disco per molti versi innovativo, che per la prima volta unisce il rock all'opera (strada che verrà seguita da Luciano Pavarotti e da altri in seguito). La title-track diventa l'inno ufficiale dei giochi olimpici di Barcellona 1992. La volta in cui Freddie conobbe Montserrat Caballé, l'appuntamento che si diedero era nella hall di un albergo di Barcellona: dopo un po' di tempo, Mercury si sedette ad un pianoforte in sala, si mise a suonare, mentre la Caballé iniziò a cantare insieme a lui. Andarono avanti tutta la notte, e solo all'alba lasciarono l'albergo! Da questa notte indimenticabile nascerà la collaborazione che porterà all'album Barcelona.
L'omosessualità
Il 1976 segna un'altra importante svolta nella sua carriera musicale e nella sua vita privata: Mercury, probabilmente conscio di non essere totalmente eterosessuale, trasforma il suo (presunto) rapporto di amore e passione con Mary Austin in un rapporto di amore fraterno. Nemmeno i suoi genitori sono al corrente della sua omosessualità: quando sono in visita nella sua casa a Garden Lodge, Mercury chiama sempre l'amica per creare un'atmosfera di normalità agli occhi dei genitori.
Mary Austin gli rimase vicino fino all'ultimo, occupandosi di lui quando costretto a letto dalla sua malattia. Secondo dichiarazioni da lei rilasciate, Mercury andava a trovarla frequentemente sul posto di lavoro, e prima di trovare il coraggio di chiederle di uscire passarono cinque o sei mesi. Mercury conobbe la Austin perché amica di Brian May: gli venne presentata durante una discussione che lui ebbe con May riguardo al nome da dare al gruppo. Mary Austin è sempre stata messa in cattiva luce da molti amici di Mercury, soprattutto dopo che egli le lasciò la metà del suo patrimonio, facendole ereditare così oltre quattro milioni di sterline (come testimonia il testamento dell'artista). Mary Austin inoltre ereditò da Mercury la sua casa a Londra, nella quale andò ad abitare. Molti collaboratori del cantante, tra i quali il giardiniere Jim Hutton, che fu anche l'ultimo amante di Freddie Mercury, furono così costretti ad abbandonare la dimora di Garden Lodge. Nonostante i dissapori con alcuni amici gay dell'artista, Mary Austin fu una presenza costante nella sua vita, partecipando spesso alle tanto amate feste organizzate da Mercury.
Nel 1980 Freddie si mostrerà al pubblico con un look vistosamente differente: capelli corti e baffi, secondo il look detto "clone", come a segnare una rottura con il passato. Il 1981 sarà un anno di transizione, la vita pazza e sregolata di Monaco mette a dura prova la sua persona e alcune sue amicizie. Le sue feste erano sempre dei grandi eventi in maschera, dove si mischiavano molte diversità sessuali in modo molto aperto (come si vede nel video di Living On My Own, ambientato a Monaco durante il trentanovesimo compleanno di Mercury all'Henderson's Club).
Dopo una parentesi solistica con l'album Mr. Bad Guy (suo pseudonimo), che non ottenne molto successo, tornò a lavorare con i Queen, vivendo liberamente la propria omosessualità, spesso schernendo gli intervistatori che gli chiedevano se fosse gay, a volte negando e altre volte ammiccando e dicendo frasi come "sono gay come una giunchiglia". Insomma: non ammise mai apertamente di essere omosessuale, ma non fece nulla per smentirlo. I Queen girarono un videoclip in cui lui e tutti i componenti dei Queen apparivano provocatoriamente travestiti da donne (la proposta originale fu di Roger Taylor, il batterista, da un'idea della sua ragazza ispirata da una soap opera: Coronation Street[2]). Mercury smentì però la connotazione omosessuale del video con questa frase: "Ma il travestimento del video di "I Want to Break Free" non è affatto una dichiarazione di appartenenza gay; se avessi fatto una cosa del genere, la gente si sarebbe messa a sbadigliare. Mio Dio, guarda Freddie che dice di essere gay perché è una cosa di moda."
Tuttavia il Freddie Mercury vero non era quello del palcoscenico, ma l'autore di successi musicali che superano tempo e culture differenti, quello che accolse la sfida di produrre la colonna sonora di Highlander (oltre che di Flash Gordon di Dino De Laurentiis), e che cantò con Montserrat Caballé quando ancora Pavarotti non aveva ideato il suo Pavarotti & Friends.
Gli ultimi anni di vita (1987 - 1991)
Nel 1987 aveva ormai abbandonato la sua vita attiva. Difatti non partecipò più a concerti, asserendo che un uomo di 40 anni non poteva saltare con una calzamaglia indosso. Alcune testate scandalistiche cominciavano a sospettare che Mercury fosse effettivamente malato; pertanto le voci in merito aumentarono esponenzialmente durante i suoi ultimi anni di vita.
Si fecero sempre più rare le apparizioni pubbliche, quasi nulle, ed egli visse sempre più nella sua villa di Earl's Court (Londra). Mercury nascose il terribile segreto della sua malattia anche agli altri membri dei Queen, per evitare che si potessero preoccupare per lui, impedendogli di cantare.
Il canto, infatti, era la cosa che più gli dava sollievo, e così dall'Inghilterra si trasferì in Svizzera a Montreux, dove acquistò un appartamento e dove incise alcune tra le più intense canzoni dei Queen. Cantò quasi fino alla fine, fece l'impossibile per i suoi fan, spesso facendosi pregare di smettere dagli altri componenti del gruppo, ma la musica e l'amore della gente erano le cose più importanti per lui. Memorabile la sua ultima apparizione in pubblico nel video della canzone These Are The Days Of Our Lives, tratta dal suo ultimo album con i Queen, Innuendo: il cantante appare molto dimagrito, con le occhiaie, con un vestito elegante e senza più i suoi celebri baffi. In questa ultima apparizione, nel video sono memorabili le ultime parole: "I still love you" (Vi amo ancora). Un segno d'affetto per tutti i suoi fan sparsi nel mondo, che non sanno nulla riguardo le sue condizioni di salute.
Rientrò in Inghilterra due settimane prima della fine (come confermato da David Richards al Freddie Mercury Memorial Day, a Montreux, nel 2005), per stare vicino ai suoi cari.
Il 22 novembre 1991 Freddie convocò il manager dei Queen, Jim Beach, per redigere un annuncio da fare pubblicamente.
Il 23 novembre fu diffuso il comunicato stampa dove dichiarò di avere l'AIDS:
« Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV, ho l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans in tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia.
Gli ultimi giorni di vita, Freddie Mercury era assistito dai suoi amici più cari. Mercury fino all'ultimo non ha mai smesso di donare sorrisi. Nell'intervista fatta alla sua costumista, questa dichiarò d'essersi trovata in stanza con Mercury a giocare a un gioco da tavolo con una bottiglia di champagne che il cantante le chiese di bersi completamente alla sua salute, dal momento che lui non poteva più bere, infine mentre la donna se ne stava per andare egli le disse sorridendo: "grazie per aver passato il tuo tempo con un uomo anziano". Jim Hutton e Peter Freestone (così come riferito da Freestone e Hutton in svariate interviste e nei loro libri, "Freddie Mercury" e "I miei anni con Freddie Mercury"), salirono in stanza per aiutare Mercury a cambiarsi gli abiti, quando videro che non respirava più, diedero l'annuncio.
Appena 24 ore dopo aver emesso il comunicato, Freddie Mercury si spense. Aveva 45 anni. La causa ufficiale del decesso fu una broncopolmonite cagionata dall'AIDS. Morì nella sua casa ed il suo corpo, cremato, è conservato dalla famiglia (un'altra tesi ritiene le ceneri disperse nel lago di Ginevra, davanti alla "sua" Montreux). Il suo funerale ebbe luogo tre giorni dopo il decesso, in forma privata secondo le usanze zoroastriane.
Commemorazioni
Il 20 aprile 1992 a Londra si tiene il Freddie Mercury Tribute Concert.
Il 16 novembre 1992 esce a quasi un anno dalla sua morte The Freddie Mercury Album, una raccolta delle sue più famose canzoni da solista, quali Living On My Own, Barcelona con Montserrat Caballé e The Great Pretender.
Nel 2000 esce Solo Collection, la più grande raccolta di materiale in sua memoria: un box-set contenente 10 CD (Mr. Bad Guy, Barcelona, The Great Pretender) più altri CD con sessioni di canzoni mai rilasciate ufficialmente) e 2 DVD: The Untold Story e The Video Collection (il primo è un documentario sulla vita di Freddie, il secondo è una raccolta dei suoi video).
Il 5 settembre 2006 viene rilasciata : Lover of Life, Singer of Songs - The Very Best of Freddie Mercury Solo: 2 CD e 2 DVD per onorare quello che sarebbe stato il 60° compleanno dell'indimenticato frontman dei Queen; si tratta di una raccolta di materiale originale e remixato.
Freddie Mercury è ricordato a Montreux con una statua in bronzo che si affaccia sul lago. Dal 2003, ogni anno in settembre, nella cittadina svizzera ha luogo il Freddie Mercury Memorial Day: centinaia di fan possono prendere diretto contatto con gli ambienti che furono di Mercury durante il lungo soggiorno svizzero (dalla famosissima "Duckhouse" [la casetta sul lago della copertina di Made In Heaven], ai Mountain Studios, dove i Queen diedero vita a diversi progetti).
Curiosità
Freddie una volta, fece a pugni con Bruce, che sarebbe diventato un suo compagno negli Hetics. La causa fu che Bruce lo prese in giro chiamandolo tricheco (per via dei suoi denti sporgenti), e sebbene Freddie non reagì, si trovò comunque in mezzo alla "scazzottata" tra lui e Bruce.
Non si curò mai di correggere il suo difetto ai denti per paura che potesse cambiare il suo timbro di voce.
Sul lungomare di Stone Town, sua città natale sull'isola di Zanzibar, si trova un ristorante battezzato in suo onore: il Mercury's.
Non prese mai la patente. Quando era giovane, sebbene non fosse ancora ricco, non lo si vedeva mai passeggiare: usava sempre i taxi londinesi, anche se erano molto cari per le sue tasche.
Freddie aveva tantissimi gatti nella sua residenza di Kensington, Garden Lodge. A uno di loro dedicò anche una canzone presente nell'album Innuendo: "Delilah".
Con i Wreckage, Mercury scrisse "Stone cold crazy", che verrà ripresa nell'album "Sheer heart attack" e firmata da tutti i membri della band.
Freddie odiava indossare cravatte, ma ne possedeva a centinaia. Durante una sessione di shopping fece chiudere al pubblico un intero centro commerciale, dove, tra le altre cose, comprò 30 cravatte, poi mai indossate.
Prima della pubblicazione del primo album dei Queen ha registrato due canzoni insieme agli amici Brian May e Roger Taylor sotto lo pseudononimo di Larry Lurex (durante le sessions in cui veniva attestato l'allora nuovo De Lane Lea Studios). Esse sono le cover "I Can Hear Music" delle Ronettes (resa però più famosa dai Beach Boys), e "Goin' Back" di Dusty Springfield (un breve frammento di quest'ultima può essere ascoltata anche nella parte finale di "Mother Love" dell'album "Made in Heaven").
Il suo primo album da solista Mr. Bad Guy, doveva essere intitolato Made in Heaven, nome poi dato all'ultimo album dei Queen uscito dopo la morte di Mercury (contenente la versione Queen dell'omonima canzone).
Nella serie anime "Cromartie High School" uno dei personaggi, chiamato appunto "Freddie", è ispirato al cantante inglese. Nell'ultimo episodio della serie, in cui tutti i personaggi vengono ritratti in guisa femminile, è identico a come appare Mercury nel video di "I want to break free".
Secondo alcune dichiarazioni (tra le altre anche quella di Brian May), sarebbe in fase di progettazione un film sulla vita e la carriera del leader dei Queen: ad interpretare il suo ruolo potrebbe essere Johnny Depp. "Non riesco a capire come possa essere uscita questa storia" ha scritto Brian May sul suo sito, facendo riferimento ad un articolo comparso su un sito web. "Credo che qualcuno abbia fatto, come al solito, un azzardo. Ma la notizia è vera, adesso siamo nella fase iniziale, Johnny Depp è fantastico: è il perfetto corrispondente di Freddie sul grande schermo. Non posso dire nulla di più".
Mercury morì nello stesso giorno in cui morì l'allora batterista dei KISS, Eric Carr.
Freddie, laureato in "Arti grafiche e Design", è l'autore del logo dei Queen: in esso sono rappresentati i segni zodiacali dei componenti della band, oltre all'araba fenice.
Freddie amava l'arte ed assecondava tale sua passione comprando tele di pittori impressionisti, xilografie giapponesi e opere di maestri vittoriani. Uno dei suo artisti preferiti era il pittore russo Marc Chagall. Durante la prima data, a Budapest, del Magic Tour del 1986, Freddie fu visto acquistare opere in una galleria d'arte.
Freddie approfittava dei tour in Giappone per acquistare sete meravigliose e interi fasci di kimono. Mise insieme anche una favolosa collezione d'arte giapponese; comprava inoltre enormi e costosissime carpe "koi" da mettere nel laghetto della sua casa di Kensington.
La casa di Kensington era un altro dei suoi costosissimi lussi; è riportato che il suo costo sia stato di cinquecentomila sterline, corrisposte in contanti.
Recentemente sono arrivati vari attacchi dal rappresentante della mobilitazione islamica Azan Khalid nei confronti di Freddie Mercury. Khalid dichiarò: "Il suo stile di vita è una vergogna per l'islam. Non lo chiamavano forse Queen, "Regina"? Qualsiasi cosa leghi Mercury alla popolazione musulmana di Zanzibar è un'offesa". Per precisazione però Farrokh Bulsara (Freddie Mercury), non era islamico, ma di famiglia zoroastriana, un'antica religione dell'Iran (la famiglia di Freddie era di origine Parsi). Quindi le accuse arrivate da Azan Khalid non trovano nessun fondamento.
Il look di Freddie è cambiato con gli anni, dall'inizio della carriera fino alla morte. Per esempio era solito indossare calzamaglie, scarpe Adidas con la suola piatta, pantaloni aderenti, vestiti che potevano dare un'immagine da omosessuale. In alcuni concerti (nel Live Killers e nel Crazy Tour) addirittura si vestì con tenuta da biker stile Glenn Hughes dei Village People. Agli albori della band, Freddie si dipingeva anche le unghie (una moda tipica degli anni settanta, di cui lui è uno dei primi pionieri, che col tempo si perse per il cambio look tra gli anni settanta e ottanta). Prima dell'inizio di ogni concerto, Brian May se le dipingeva di bianco, Mercury di nero: tale espediente era stato loro suggerito da alcuni fan, in modo da simbolizzare l'anima "oscura" delle prime canzoni di Freddie, e la pacatezza di quelle di Brian. Nelle sue prime apparizioni, Freddie appare con dei folti capelli lunghi neri con una piccola frangetta sulla fronte; dal 1977 circa si accorcerà gradualmente i capelli portando una specie di "caschetto" con frangetta; nel 1980 si taglierà per la prima volta i capelli corti (prima apparizione nella copertina dell'album "The Game") e subito dopo si farà crescere i suoi celeberrimi baffoni, secondo il look clone (questo sarà il suo look più famoso). Questo look lo accompagnerà fino al 1987, quando si taglierà inizialmente i baffi (apparendo con un look più "pulito"), per poi farsi crescere una non folta barbetta (lo si vedrà in alcuni videoclip del periodo di "The Miracle" e di "Innuendo") per poi tagliarsela di nuovo e riapparendo con un look pulito, anche se visibilmente dimagrito per la sua malattia (si veda l'ultima apparizione nel videoclip di "These Are the Days of our Lives").
Freddie nutriva un grande rispetto per la soprano Montserrat Caballé: prima che lei arrivasse in studio per registrare le parti vocali per l'album "Barcelona",sembra che Freddie fece rifare il bagno delle donne.
Il 14 aprile 1988, Freddie partecipò al musical "Time" eseguendo tre canzoni, tra le quali "In my defence" (entrambe del 1987). "Time" fu mandata alla fine dello spettacolo dagli altoparlanti dell'arena, ma Freddie non la cantò mai.
Negli anni ottanta lavorò su due canzoni col cantante Billy Squier: "Lady with a tenor sax" e "Love is the hero".
La canzone "All God's people", inclusa nell'album "Innuendo" (1991), doveva essere un altro duetto di Freddie con la soprano Montserrat Caballé (il titolo originario fu "Africa By Night").
Freddie Mercury dedicò l'album "Mister bad guy" (1985) ai suoi gatti.
In rete girano due brani, mai rilasciati ufficialmente, frutto di una breve collaborazione di Freddie con Michael Jackson risalente circa al 1983: essi sono "State Of Shock", in cui duettano alla voce, ed una versione primigenia di "There Must Be More To Life Than This", nella quale la parte vocale è ricoperta da Michael Jackson con al piano Freddie (durante la canzone però si possono ascoltare alcune frasi di Freddie riferite a Michael); quest'ultima canzone verrà ri-registrata unicamente da Freddie ed inserita nel suo Mr. Bad Guy.
La NECA, famosissima produttrice di action figure, ha creato una statuetta di Freddie Mercury nella tenuta che aveva nel concerto Queen Live At Wembley Stadium.
Il 24 novembre 2007 (nel 16mo anniversario della la morte del cantante) il mensile inglese Q Magazine ha stilato una lista delle più grandi leggende del rock con Mercury al primo posto davanti ad Elvis Presley e Jimi Hendrix.
Hanno detto di lui
La rockstar David Bowie, che collaborò con i Queen nella canzone Under Pressure, disse di Mercury: Di tutti i "teatrali" cantati rock, Freddie era una spanna sopra tutti. – Lui andava oltre. E naturalmente, ammirerò sempre un uomo che indossa collant. Lo vidi in un concerto e pensai che lui era l'uomo che era in grado di tenere il pubblico nel palmo di una mano.
Montserrat Caballé, che collaborò con Mercury per l'album Barcelona : La differenza tra Freddie e gli altri cantanti è che lui "stava vendendo la voce".
La popstar Robbie Williams, che cantò con i due rimanenti membri Brian May e Roger Taylor (al momento John Deacon non faceva più parte dei Queen) disse : Freddie, se tu sei lassù e vuoi lasciare ad un artista il tuo lavoro, per favore mandami un album, o almeno metà.
L'attore Mike Myers, protagonista nel video di Wayne's World di "Bohemian Rhapsody", disse di Mercury : Lui è molto teatrale, nuovo, bello, elettrico. Questo è un dio che cammina come un uomo.
Rob Halford, leader dei Judas Priest, disse di Mercury : Fui tremendamente triste quando sentii che Freddie era morto. Un grande cantante, un grande artista che abbiamo perso tutti.
Dave Mustaine, leader dei Megadeth, disse di Mercury: Lo vidi, e lo vidi morire, e fu cosi doloroso per me, perché amavo davvero Freddie Mercury, il suo modo in cui usava la sua voce.
Axl Rose, leader dei Guns N' Roses, era un grandissimo fan di Freddie Mercury e di lui disse: Se non mi fossi aggrappato ai testi di Freddie Mercury quando ero un bambino, non sarei dove sono ora. Mi ha insegnato tutte le forme di musica. Mi ha aperto la mente. Non ho mai avuto un insegnante cosi grande nella mia vita. Rose inoltre cantò al The Freddie Mercury Tribute Concert We Will Rock You e Bohemian Rhapsody (quest'ultima con Elton John).
Freddie Mercury è stata l'unica rockstar menzionata dal cantante dei Nirvana Kurt Cobain nella sua lettera del suicidio (1994): I haven't felt the excitement of listening to as well as creating music along with reading and writing for too many years now. I feel guilty beyond words about these things. For example, when we’re backstage and the lights go out and the manic roar of the crowds begins, it doesn't affect me the way in which it did for Freddie Mercury who seemed to love, relish in the love and adoration from the crowd, which is something I totally admire and envy.
Traduzione: Da troppi anni, ormai, non provo più esaltazione ascoltando musica, o creando musica, o scrivendo davvero qualcosa, e per questo mi sento in colpa al di là di quanto le parole possano spiegare. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi il ruggito della folla, io non provo dentro di me quello che provava un artista come Freddie Mercury, che sembrava amare e trarre energia dall’amore del suo pubblico, cosa per cui lo ammiravo e lo invidiavo.
In una intervista con l'emittente radio KROQ, Tori Amos disse che invocò lo spirito Freddie Mercury per scrivere la canzone Sugar del 1992: Ero in Bagno. Questa voce nella mia testa, suonava come se fosse Freddie, e io suonavo queste corde, e stavo pensando a questo mentre scrivevo il brano, e lo sentii andare via, 'Sugar, lui mi ha preso Sugar,' e dissi, 'Grazie, Freddie.'.
discografia
Album
1985 Mr. Bad Guy #6 ; #11 ; #14 ; #20 , ; #23 .
1988 Barcelona #6 ; #9 ; #15 ; #18 ;#24 ; #41 ; #93
1992 The Freddie Mercury Album #1 ; #2 ; #3 ; #4 ; #8 , ; #64:
1993 Remixes #1 ; #4 ; #5 ; #8
2000 Freddie Mercury Solo Collection #13 ; #36 ; #42 ; #55
2006 Lover of Life, Singer of Songs - The Very Best of Freddie Mercury Solo #1: ; #6: , ; #7 ; #8: ; #9: ; #11: ; #13: ; #14: , , ; #16 ; #26: ; #30: ; #55: ; #60: ; #65: ; #69:
Singoli Love Kills (1984)
I Was Born To Love You (1985)
Made In Heaven (1985)
Living On My Own (1985)
Love Me Like There's No Tomorrow (1985)
Time (1986)
The Great Pretender (1987)
Barcelona (con Montserrat Caballé, 1987)
The Golden Boy (con Montserrat Caballé, 1988)
How Can I Go On? (con Montserrat Caballé, 1988)
In My Defence (Nile Rodgers Remix) (1992)
Living On My Own (No More Brothers Remix, 1993)
Love Kills (Sunshine People Remixes, 2006)
Videoclips
Love Kills (1984)
I Was Born To Love You (1985)
Made In Heaven (1985)
Living On My Own (1985)
Time (1986)
The Great Pretender (1987)
Barcelona (1988)
In My Defence (1992)
Canzoni da solista
Barcelona (F. Mercury - M. Moran) (dall'album Barcelona, 1988)
Ensueno (F. Mercury - M. Moran - M. Caballè) (dall'album Barcelona, 1988)
Exercises In Free Love (F. Mercury - M. Moran) (dal singolo Barcelona, 1988)
Foolin' Around (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Guide Me Home (F. Mercury - M. Moran) (dall'album Barcelona, 1988)
How Can I Go On? (F. Mercury - M. Moran) (dall'album Barcelona, 1988)
I Was Born To Love You (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
In My Defence (D. Clark - D. Soames - J. Daniels) (dal musical Time, 1986)
La Japonaise (F. Mercury - M. Moran) (dall'album Barcelona, 1988)
Let's Turn It On (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Living On My Own (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Love Kills (F. Mercury - G. Moroder) (dall'album Metropolis OST, 1984)
Love Makin' Love (F. Mercury) (demo, dall'album Lover Of Life, Singer Of Songs, 2006)
Love Me Like There's No Tomorrow (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Made In Heaven (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Man Made Paradise (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Mr. Bad Guy (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
My Love Is Dangerous (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Ouverture Piccante (F. Mercury - M. Moran - T. Rice - M. Caballè) (dall'album Barcelona, 1988)
Rotwang's Party (G. Moroder) (dal singolo Love Kills, 1984)
She Blows Hot And Cold (F. Mercury) (dal singolo Made In Heaven, 1985)
Stop All The Fighting (F. Mercury) (dal singolo I Was Born To Love You, 1985)
The Fallen Priest (F. Mercury - M. Moran - T. Rice) (dall'album Barcelona, 1988)
The Golden Boy (F. Mercury - M. Moran - T. Rice) (dall'album Barcelona, 1988)
The Great Pretender (B. Ram) (dall'album Night & The City OST, 1987)
There Must Be More To Life Than This (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Time (D. Clark - J. Christie) (dal musical Time, 1986)
Your Kind Of Lover (F. Mercury) (dall'album Mr. Bad Guy, 1985)
Edited by Lussy60 - 8/5/2020, 22:30. -
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Freddy Mercury moriva vent’anni fa, il ricordo di un mito – VIDEO
FREDDY MERCURY – Il 24 novembre 1991 moriva un mito della musica internazionale, Freddy Mercury. A vent’anni dalla morte di uno dei migliori artisti di tutti i tempi il cui vero nome era Farrock Bulsara, la memoria e la voce di questo grande artista continua a riecheggiare nella mente di tutti i suoi fans, in ricordo di un cantante che ha contribuito a cambiare la musica planetaria.
A soli due giorni dal decesso, era esattamente il 22 novembre 1991, Freddie ha diramato alla stampa un comunicato stampa doloroso ma lucido e corretto: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”.
Il 24 novembre il mondo perdeva un artista con la A maiuscola, allo stesso tempo sugellava il nome di un mito che da li a vent’anni sarebbe rimasto nella cerchia delle più grandi leggende della musica. Ancora oggi il nome di Freddy Mercury continua ad essere ricordato non solo per le sue canzoni ma anche per il coraggio di mostrarsi al mondo intero senza filtri.
E proprio in occasione del ventennale della morte di Freddy Mercury, saranno pubblicati alcuni brani inediti in duetto con Michael Jackson. I fan inoltre lo ricorderanno in tutto il mondo con concerti tributo e nelle librerie arriveranno valanghe di volumi dedicato a una delle voci più belle degli ultimi 30 anni. Tra i volumi usciti “Una biografia intima” di Peter Freestone, assistente personale di Freddie per 12 anni consecutivi, rimasto al suo fianco fino alla morte.
Ecco, tutto per voi, la spettacolare esibizione di Freddy Marcury, a Wembley, nel 1986. -
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Freddie Mercury, il ricordo dell’assistente personale del cantante
FREDDY MERCURY – A vent’anni dalla morte di uno dei miti della musica internazionale, Freddie Mercury, il suo assistente personale Peter Freestone, ha deciso di raccontare il Freddie intimo, quello privato, in una intervista a Vanity Fair.
“Il ricordo più bello che ho è l’immagine di Freddie, con gli amici, che piega la testa all’indietro, spalanca la bocca e ride. Lo faceva solo a casa, perché si vergognava dei denti sporgenti e in pubblico per ridere si copriva la bocca con la mano. Eppure rifiutò di operarsi per modificare l’arcata dentale: aveva paura di perdere il suo timbro di voce”.
C’era qualcosa che non sopportava di Freddie? “Poteva essere incredibilmente prevedibile. Quando eravamo a New York per esempio, aveva una precisa routine: andava sempre negli stessi luoghi e vedeva sempre le stesse persone alla stessa ora”.
Come prese la notizia della malattia? “Capì che la sua vita si sarebbe accorciata e lo accettò. Aveva detto al medico: ‘Se volete sperimentare dei farmaci su di me fate pure: non mi serviranno ma forse salveranno altri’”.
L’ha mai vissuta come una colpa? “Mai. Freddie non pensava potesse ammalarsi di Aids, anche se era la ‘malattia dei gay’ all’epoca. Era rimasto scosso, quando un anno e mezzo prima di ammallarsi, uno dei suoi più cari amici americani ne morì. Ma questo non gli fece cambiare il suo stile di vita eccessivo”.
Oggi avrebbe 65 anni: pensa che sarebbe ancora sul palco? “Nei concerti riempiva la scena ma sapeva che col tempo non avrebbe più retto quei ritmi. Non voleva deludere i fan. Oggi avrebbe scritto canzoni e prodotto altri cantanti”.
E della scena musicale di oggi che avrebbe pensato Freddie? “Avrebbe detestato i talent show perchè non scoprono talenti: nessuna canzone suonata lì è originale. Lui apparteneva a una generazione di cantanti molto più interessati alla musica che al contorno: credo che di una come Lady Gaga avrebbe detto che è un prodotto, molto più manipolata di quanto lei stessa si renda conto”.. -
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Freddie Mercury: 20 anni dopo la sua morte osannato ovunque, ma non a Zanzibar – Video
FREDDIE MERCURY – Ieri si è celebrato il ventennale della morte di Freddy Mercury, con spontanee manifestazioni di cordoglio e appelli su Facebook di tutti i tipi, sul genere “perché Dio ci ha tolto Freddie Mercury e ci ha lasciato Gigi D’Alessio?).
Mentre in tutto il mondo si è pianto e ricordato la scomparsa di uno degli ultimi grandi, intramontabili (è innegabile che le sue canzoni siano universalmente conosciute e amate da un pubblico di tutte le età) miti del rock, in Zanzibar si sono spese un pò meno lacrime.
Gà perché il mitico Freddie dalla voce d’angelo, il cui vero nome è Farrock Bulsara, era nato 65 anni fa proprio a Stone Town, capitale di Zanzibar. Certo, non c’è guida turistica della Tanzania che non citi questi illustri natali, ma le commemorazioni finiscono lì.
Perché?
Il motivo è presto detto, il leader dei Queen che tanti capolavori musicali ci regalò nella sua breve, ma folgorante esistenza, da Another One Bites the Dust, passando per Bohemian Rhapsody, a We are the champions ecc…, era gay ed è morto di AIDS.
Ed essere omosessuali in Tanzania, paese a maggioranza musulmana, è reato.
Ed ecco quindi che l’icona pop per eccellenza viene osannata ovunque, ma non in patria. Il ventennale della sua triste dipartita potrebbe essere l’occasione per cambiare un pò la situazione?
Noi vi lasciamo con alcune canzoni che il grande Freddie ci ha lasciato in eredità e ci piace sperare che la musica vada al di là di queste stupide barriere e preconcetti per arrivare al cuore della gente.
E se è dolorosamente vero che la vita, talvolta, è breve e crudelmente fugace lo è altrettanto che le sue canzoni sono eterne e vivranno per sempre.
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Freddie Mercury – I was born to love you (testo + traduzione + video)
Oggi vi vogliamo proporre una canzone davvero splendida, cantata dalla leggenda della musica rock, Freddie Mercury! Stiamo parlando di “I was born to love you” , canzone presente sia nel disco dei Queen “Made in heaven” che in “Mr. Bad guy” , l’album solista di Freddie del 1985, di cui fece da singolo apripista.
Fu davvero un grande successo questa canzone, che metteva in risalto le grandissime doti vocali e personali di Mercury, davvero un grande entertainer, un video bellissimo che lo mostra tra l’altro in piena forma.
La canzone sarebbe dovuta essere presente nell’album della band “The works” , ma venne scartata e quindi Freddie decise di riproporla nel suo album solista. Eccola, cosa ne pensate? A seguire testo e traduzione. -
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MORTE DI FREDDIE MERCURY – (24/11/1991)
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Freddie Mercury: i vizi, la lunga malattia e il mistero della morte
E’ il 24 novembre del 1991, alle ore 18.48 all’età di 45 anni Freddie Mercury muore, nella sua casa di Earls Court a Londra, per una broncopolmonite aggravata con complicazioni dovuta alla malattia del secolo: l’Aids.
Pochi giorni prima, esattamente il 22 novembre, il cantante dei Queen aveva rilasciato, tramite il suo manager, un comunicato ufficiale da dare in pasto alla stampa: “…Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia…”
Farrokh Bulsara, questo il vero nome di Freddie Mercury, nasce il 5 settembre 1946 a Zanzibar con ascendenze parsi e indiane. I suoi genitori originari di Gujarat, in India, sono migrati nel Regno Unito (esattamente a Feltham, pochi chilometri a Sud di Londra) quando Freddie era poco più che adolescente.
Nel 1970, dopo svariati gruppi, Freddie fonda il gruppo rock britannico dei Queen composto dal chitarrista Brian May, dal batterista Roger Taylor, dal bassista John Deacon, e da se stesso alla voce e pianoforte.
I loro concerti, veri e propri spettacoli teatrali, sono animati da un Mercury leader indiscusso: il suo carisma, la mirabile voce, la personalità istrionica, teatrale e fisica saranno elementi che contribuiranno ad eleggerlo il miglior frontman di tutti i tempi.
I Queen diventeranno la miglior live-band della storia e venderanno tra i 150 e i 300 milioni di dischi.
Ma chi era nel privato Freddie Mercury? Come viveva le sue giornate?
Molte risposte a queste domande sono state date dalle persone che lo conoscevano molto bene, come Peter Freestone, assistente personale del frontman dei Queen, il quale ha raccontato in un libro sul cantante i vizi, gli anni della malattia e la sua morte.
Freestone ricorda che Freddie, quando non era impegnato a scrivere musica o ad esibirsi con i Queen, frequentava un nightclub per omosessuali dove praticava sesso spensierato e senza impatti emotivi. Aveva la tessera di socio onorario e non solo indossava indumenti fetish ma beveva Vodka e si drogava con pastiglie e polverine.
In quegli anni lo stesso Mercury diceva nelle interviste: “L’eccesso fa parte della mia natura. La noia è una malattia. Non sopporto di annoiarmi, Ho bisogno di pericolo ed emozione. Sono stato spesso ammonito di starmene lontano dai locali, perché sono troppo pericolosi. Ma io godo e non ho paura di espormi”. E ancora: “Amo chiunque.. MI sento uno straordinario oggetto sessuale virile, e sono proprio arrogante. Così in molti mi hanno mollato a causa di questo… Non hanno capito come sono davvero. Io credo di essere una specie di figura materna per un sacco di gente. Amo condividere i problemi con il prossimo”.
“Ho ideato il nome Queen, e ne sono orgoglioso… E’ soltanto un nome, ma ovviamente è molto regale, e ha un suono splendido. E’ un nome potente, universale e immediato… Ha una grande portata evocativa, ed è aperto a ogni sorta di interpretazione… Ero ben cosciente delle connotazioni gay, ma quello era soltanto un aspetto del tutto.”
L’HIV e la lunga malattia
La scoperta della malattia e la diagnosi, l’Aids, spinsero Freddie a dare un taglio ad una vita dissoluta e piena di vizi.
Il male purtroppo avanzava e le sue forze con il tempo andavano esaurendosi. Freddie era scioccato dal deperimento del suo corpo. La barba non cresceva più e ogni movimento delle mandibole era dolorosissimo. Altro punto dolente, negli ultimi mesi di vita del frontman dei Queen, era un buco sotto la pianta del piede che gli impediva di appoggiarlo a terra.
Distrutto e deperito, si recava ugualmente in studio di registrazione e anche se aveva forti dolori al petto e alla gola continuava a cantare come nulla fosse, lasciando in eredità quanto più poteva della sua voce. Finite le registrazioni Bryan e gli altri lo invitavano a cena ma lui rifiutava, aveva paura di mostrare il suo handicap nel mangiare; così qualche anno prima di morire si era fatto forza e aveva deciso di convocare gli altri della band per confidargli che aveva l’Aids.
Chiusi per un’ora in una stanza della sua casa londinese, Roger, Bryan e John pallidi e tesi, ricevettero la triste notizia da Freddie. “Dopo le parole di Freddie ho sentito un freddo dentro le ossa che non proverò mai più”, queste le parole di Bryan dopo quell’incontro.
Ma Freestone non fu l’unica persona che rimase vicina a Freddie fino agli utlimi istanti della sua vita.
Mary Austin fu la donna che visse con Freddie Mercury per sette anni: “Tutti i miei amanti mi chiedono perché mai non possano sostituire Mary Austin, ma è semplicemente impossibile. La sola amica che ho è Mary, e non ne voglio altre. Potrei avere tutti i problemi del mondo, ma avrei Mary, e questo me li farebbe superare. Per quanto mi riguarda è come se fosse mia moglie secondo la legge – davvero, è proprio come un matrimonio. Crediamo uno nell’altra, e questo ci basta. Non potrei innamorarmi di un uomo allo stesso modo in cui mi sono innamorato di Mary”. Queste le parole di Freddie in una intervista.
Mary Austin gli è rimasta a fianco fino all’ultimo minuto e in varie interviste ha raccontato quanto il cantante dei Queen fosse un gran combattente: “Si era reso conto che la morte stava arrivando e l’aveva affrontata con incredibile coraggio. Negli ultimi giorni ho visto la sua sofferenza. E’ stato tremendo… Ricorderò per sempre Freddie con tanto amore e rispetto. Il suo coraggio ha resistito fino alla fine.”
Mary aveva 19 anni quando incontrò Freddie per la prima volta. Fino ad allora, la sua vita era stata svantaggiata. Suo padre, un manovale decoratore per tappezzieri specialisti, e sua madre, una domestica, erano sordi e comunicavano tramite il linguaggio dei segni e la lettura delle labbra. Freddie per tenerla con lui le assegnò il lavoro di segretaria per gestirne gli affari di musica e pubblicazioni.
“Ho passato molto tempo con lui e dormire ora nel suo enorme letto giallo padronale a 5 anni dalla sua morte è difficile da accettare. Quando stava male gli pettinavo i capelli e facevo tantissime altre cose per lui. Steso sul letto vedevo quest’uomo fragile e sofferente. Durante quei momenti provavo veramente tanto amore per lui”.
Jim Hutton, l’ultimo amante di Freddie Mercury
Altro personaggio importante nella vita di Freddie Mercury fu Jim Hutton, il suo ultimo amante e anch’egli HIV positivo.
Morto nel 2010 a 61 anni per un tumore, Jim viene descritto da chi lo conosceva come una persona mite e introversa catapultata improvvisamente nel mondo mediatico senza volerlo.
Nel suo libro pubblicato nel 1994 intitolato “Mercury and Me” Jim racconta la sua storia, durata 7 anni, con il famoso frontman dei Queen fino agli ultimi giorni di vita. Non rilascia parole di elogio per Mary Austin che invece descrive come una vera e propria strega.
Il libro fu molto criticato per i contenuti intimi e in alcuni casi imbarazzanti.
Jim era un parrucchiere al Savoy mentre Freedie una rockstar. I due si incontrarono in un bar di South Kensington, il Cocobana; l’approccio fu di Freddie che gli voleva offrire da bere ma Jim inizialmente declinò l’invito. Sarà poi l’inizio di una intensa storia d’amore. Dopo alcuni mesi Jim diventò il giardiniere trasferendosi nella sua casa a Garden Lodge.
“Dietro la rockstar, Freddie era una persona tranquilla e riservata che amava andare in giro a fare shopping. Quando scoprì di essere HIV positivo mi spiegò che aveva delle notizie urgenti da comunicarmi. La mia reazione fu di incredulità e naturalmente rimasi colpito anche per quel che riguardava la mia salute. Mi disse che era in cura presso i migliori specialisti al mondo e che dovevo stare tranquillo. Ma non realizzai che Freddie stava morendo. Non volevo pensarci, anche perché Freddie era curato da altri ragazzi e tutti noi ci prendevamo cura di lui. Quando Freddie morì ero lì impotente, ricordo solo le parole del dottore: se fosse stato ricoverato in un ospedale non avrebbe ricevuto delle cure così attente come quelle ricevute in casa sua”.
Peter Freestone racconta le ultime ore di vita di Freddie Mercury
“Quella sera del 24 novembre 1991 Freddie era steso immobile e incapace di parlare sul suo letto. Oramai non prendeva più farmaci anti Aids ma solo dei potenti antidolorifici. La visita di routine svolta dal medico durò circa dieci minuti.”
Freestone comincia ad accorgersi che qualcosa non va. “Dopo aver accompagnato il medico alla macchina tornai in stanza da Freddie. Appoggiandogli una mano sul petto mi accorsi che non respirava più, così corsi in strada per bloccare l’auto del dottore che di corsa risalì. Poco dopo il medico disse: Freddie se n’è andato”.
Il testamento e il mistero delle sue ceneri
Dopo la sua morte il cantante dei Queen affidò la metà esatta del suo patrimonio a Mary Austin, a cui andò anche la casa Garden Lodge a Kensington, mentre il resto fu suddiviso tra i genitori e la sorella Kashmira Bulsara-Cook. A Terry Giddings, suo autista, lasciò 100 mila sterline; al suo cuoco Joe Farinelli, al suo assistente personale Peter Freestone e al suo amante Jim Hutton lasciò 500 mila sterline. A quest’ultimo comprò anche un appezzamento di terreno a Carlow in Irlanda.
I funerali si svolsero al Kensal Green Cemetery, Freddie fu cremato e le sue ceneri furono affidate a Mary Austin. Secondo le sue ultime volontà, a lei diede la responsabilità di occuparsene facendole promettere di non rivelare a nessuno dove sarebbero state nascoste.
Per molti le ceneri furono sparse in parte nel Lago di Ginevra e in parte a Zanzibar, paese natale di Mercury. Altre voci provenienti dai fan del cantante di “Bohemian Rhapsody” davano, invece, per certa la sepoltura presso il Kensal Green Cemetery di Londra. Una piccola targa individuata riporta infatti le seguenti parole:”‘In Loving Memory of Farrokh Bulsara. Pour Etre Toujours Pres De Toi Avec Tout Mon Amour” che tradotto significa “Così posso esserti sempre vicino con tutto il mio amore”. Farrokh Bulsara era il vero nome di Freddie Mercury. Questa targa con data di nascita e morte corrispondente a quelle di Mercury, è firmata con la lettera “M” e potrebbe riferirsi al nome di Mary Austin a cui Freddie dedicò la canzone “Love of My Life“.
La Austin però afferma che Freddie non è in quel cimitero e dice di averle lasciate alla Cappella del Commiato per un pò di tempo: “Sapevo che avevo quella responsabilità, ma non avrei potuto costringere me stessa a separarmi definitivamente da lui. Dovevo farlo da sola, come aveva chiesto, e tenerlo segreto. Era una cosa che non spingeva i suoi familiari ad amarmi né più né meno di quello che facevano. Ho trovato tutto ciò un po’ spettrale. Erano in una busta di plastica dentro l’urna. In seguito, ho dovuto rimettere tutto a posto e trovare il momento giusto per uscire da casa con l’urna. Ho subito pensato “Penso che mi hai lasciato un po’ troppo da fare, eh Freddie”. Ma non saprete mai dove sono.”
Le frasi celebri di Freddie Mercury
Ho sempre saputo che sarei diventato una star e ora il mondo sembra essere d’accordo con me
Quando sarò morto voglio essere ricordato come un musicista di un certo valore e sostanza
Credo che le melodie siano superiori ai miei testi
Mi piace essere circondato di cose splendide
Un concerto è un evento teatrale
Ho progettato il logo dei Queen unendo le creature che rappresentavano i nostri segni astrologici e fatto strano, io non credo all’astrologia
Non voglio essere una rockstar ma una leggenda
Ho vissuto alla grande e se morissi domani non mi importerebbe nulla. Ho vissuto pienamente.
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