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Romeo e Giulietta
Romeo e Giulietta (The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet) è una tragedia di William Shakespeare tra
trama
Nel prologo, il coro racconta agli spettatori come due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, si siano osteggiate per generazioni e che "dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella, il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto".
Il primo atto comincia con una rissa di strada tra le servitù delle due famiglie, interrotta da Escalus, principe di Verona, il quale annuncia che, in caso di ulteriori scontri, i capi delle due famiglie saranno considerati responsabili e pagheranno con la vita. Quindi fa disperdere la folla. Paride, un giovane nobile, ha chiesto al Capuleti di dargli in moglie la figlia poco meno che quattordicenne, Giulietta. Capuleti lo invita ad attirarne l'attenzione durante il ballo in maschera del giorno seguente, mentre la madre di Giulietta cerca di convincerla ad accettare le offerte di Paride. Questa scena introduce la nutrice di Giulietta, l'elemento comico del dramma. Il rampollo sedicenne dei Montecchi, Romeo, è innamorato di Rosalina, una Capuleti (personaggio che non compare mai). Mercuzio (amico di Romeo e congiunto del Principe) e Benvolio (cugino di Romeo) cercano invano di distogliere Romeo dalla sua malinconia, quindi decidono di andare mascherati alla casa dei Capuleti, per divertirsi e cercare di dimenticare. Romeo, che spera di vedere Rosalina al ballo, incontra invece Giulietta.
Romeo e Giulietta, dipinto di Ford Madox Brown
I due ragazzi si scambiano poche parole, ma sufficienti a farli innamorare l'uno dell'altra e a spingerli a baciarsi. Prima che il ballo finisca, la Balia rivela a Giulietta il nome di Romeo. Rischiando la vita, Romeo si trattiene nel giardino dei Capuleti dopo la fine della festa. Durante la famosa scena del balcone, i due ragazzi si dichiarano il loro amore e decidono di sposarsi in segreto. Il giorno seguente, con l'aiuto della Balia, il francescano Frate Lorenzo unisce in matrimonio Romeo e Giulietta, sperando che la loro unione possa portare pace tra le rispettive famiglie.
Le cose precipitano quando Tebaldo, cugino di Giulietta e di temperamento iracondo, incontra Romeo e cerca di provocarlo a un duello. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio (ignaro di ciò) raccoglie la sfida. Tentando di separarli, Romeo inavvertitamente permette a Tebaldo di ferire Mercuzio, che muore augurando "la peste a tutt'e due le vostre famiglie". Romeo, nell'ira, uccide Tebaldo. Il Principe condanna Romeo solo all'esilio (perché Mercuzio era suo congiunto e Romeo l'ha solo vendicato): dovrà lasciare la città prima dell'alba del giorno seguente. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore. All'alba, svegliati dal canto dell'allodola, messaggera del mattino (che vorrebbero fosse il canto notturno dell'usignolo), si separano e Romeo fugge a Mantova.
Giulietta dovrebbe però sposarsi tre giorni dopo con Paride. Frate Lorenzo, esperto in erbe medicamentose, dà a Giulietta una pozione che la porterà a una morte apparente per quaranta ore. Nel frattempo il frate manda un messaggero a informare Romeo affinché egli la possa raggiungere al suo risveglio e fuggire da Mantova.
Romeo e Giulietta (Atto V, scena III), Incisione di P. Simon da un dipinto di J. Northcode
Sfortunatamente il messaggero del frate non riesce a raggiungere Romeo poiché Mantova è sotto quarantena per la peste, e Romeo viene a sapere da un servitore della famiglia del funerale di Giulietta (una interessante incongruenza nella storia: come avrebbe fatto il servitore a tornare a Mantova dopo aver assistito al "funerale" di Giulietta?). Romeo si procura un veleno, torna a Verona in segreto e si inoltra nella cripta dei Capuleti, determinato ad unirsi a Giulietta nella morte.
Romeo, dopo aver ucciso in duello Paride, che era giunto anche lui nella cripta, e aver guardato teneramente Giulietta un'ultima volta, si avvelena pronunciando la famosa battuta "E così con un bacio io muoio" (Atto 5 scena III). Quando Giulietta si sveglia, trovando l'amante e Paride morti accanto a lei, si trafigge con il pugnale di Romeo.
Nella scena finale, le due famiglie e il Principe accorrono alla tomba, dove Frate Lorenzo gli rivela l'amore e il matrimonio segreto di Romeo e Giulietta. Le due famiglie, come anticipato nel prologo, sono riconciliate dal sangue dei loro figli, e pongono fine alla loro guerra.
Una bianca figura si affacciò al balcone fiorito: era Giulietta Capuleti, la figlia di uno dei più ricchi e potenti cittadini di Verona. Non riusciva a dormire, la bella e giovanissima Giulietta, perché per la prima volta il suo cuore spasimava d'amore.
E l'uomo che amava lo aveva incontrato quella sera durante un ballo ed era Romeo Montecchi, appartenente ad una famiglia rivale alla sua. Spesso era accaduto che Capuleti e Montecchi si scontrassero lungo le strade di Verona. Giulietta capiva che il suo era un amore impossibile, ma come poteva soffocare le ragioni del suo cuore? Romeo dichiarò subito alla bella fanciulla le sue intenzioni di sposarla, nonostante l'odio che divideva le due famiglie. "Lo faremo di nascosto, con l'aiuto di Fra Lorenzo, un mio amico" le disse baciandole la guancia e, lei, acconsentì, travolta da quell'amore così grande.
Con l'aiuto della nutrice, nel cuore della notte, Giulietta lasciò la sua casa e raggiunse il monastero dove il buon frate celebrò una breve cerimonia e subito rientrò nelle sue stanze, dopo aver promesso a Romeo di vederlo ancora la notte seguente, in giardino. Ma il destino aveva disposto diversamente. La mattina seguente Benvolio e Mercuzio, amici di Romeo, passeggiavano per le vie di Verona, quando si imbatterono in Tebaldo, cugino di Giulietta, un giovane di temperamento focoso, che subito li investì di minacce ed insulti. Mercuzio rispose a tono, mentre Benvolio cercava invano di mettere pace, quando giunse per caso Romeo. Desideroso di non attaccare briga col parente della sua dolce sposa, lui fece pure il possibile per placare gli animi e non reagì nemmeno quando Tebaldo lo aggredì: "Vigliacco!". Ma, se non reagì Romeo, lo fece invece Mercuzio, che ignaro di quanto era accaduto la notte precedente, non si spiegava il perché di tanta tolleranza da parte dell'amico.
E mal gliene incolse, perché con un colpo imparabile, Tebaldo lo uccise. Romeo, nel vedere l'amico morto non poté più trattenersi e seguì un secondo duello dove fu Tebaldo a pagare con la vita. Il duello si era svolto nel cuore della città, con numerosi spettatori e la notizia si diffuse ovunque. Sul luogo accorse il principe di Verona che subito proclamò:" Intendo far cessare queste risse che da anni insanguinano la città, quindi condanno Romeo all'esilio perpetuo!".
Quando la notizia dell'accaduto giunse a Giulietta, ella cadde nella più cupa disperazione. Anche Romeo era disperato e dette sfogo al suo dolore nella cella di Fra Lorenzo dove aveva trovato temporaneo rifugio. "Lasciare Verona, non rivedere più Giulietta... meglio la morte!"gridava. Il buon frate cercò di calmarlo e di farlo riflettere. "Il principe si é mostrato indulgente, avrebbe potuto condannarti a morte, inoltre Giulietta ti ama ed é già tua sposa. Ascolta il mio consiglio Romeo; questa notte andrai in segreto a salutare Giulietta, poi partirai per Mantova e là resterai finché io non avrò trovato il modo di far accettare queste nozze alle vostre famiglie. In seguito vedrai che il principe ti perdonerà e potrai tornare a Verona." Quelle parole così sagge, placarono e diedero un po' di pace all'animo di Romeo. Al calar della notte, con mille precauzioni, Romeo raggiunse la stanza di Giulietta. Furono ore di gioia immensa, ma l'incanto si ruppe, quando il cielo cominciò a schiarirsi. Col cuore gonfio, Romeo salutò la sua sposa e si calò dal balcone, affondando fra i cespugli. Dovette affrettarsi a scomparire, perché se dopo l'alba le guardie del principe lo avessero scoperto ancora a Verona, sarebbe stata la morte per lui. Passarono i giorni. Giulietta consumava i suoi in tristezza e solitudine, in attesa della promessa finale. Una mattina le si avvicinò il padre, Messer Capuleti e le volle parlare.
"Figlia mia, ormai sei giunta in età di sposarti, ed io ho scelto per te la persona giusta; il conte Paride, un degno gentiluomo pieno di qualità". Giulietta all'udire quelle parole, impallidì, poi trovò la forza di obiettare:" Ma padre mio, la nostra famiglia é ancora in lutto per la morte di Tebaldo, non vi sembra indecoroso celebrare una cerimonia nuziale quando sono state appena concluse le cerimonie funebri?" Ma Messer Capuleti fu irremovibile. "No, non lo trovo affatto indecoroso ed é mia volontà che questo matrimonio si faccia al più presto. Se rifiuti non ti considererò più mia figlia!" rispose. Giulietta disperata, chiese consiglio alla nutrice ed insieme esaminarono ogni possibilità e alla fine giunsero alla conclusione che l'unica persona in grado di dare aiuto era Fra Lorenzo. Quella stessa mattina, Giulietta uscì di casa, accompagnata dalla nutrice, e si recò al monastero. Non appena Fra Lorenzo la vide intuì il motivo della visita, perché in città si parlava dell'imminente matrimonio della giovane figlia dei Capuleti col conte Paride. "Figliola cara, so in quale situazione ti trovi ed immagino il perché sei venuta fin qui" le disse. "Si Fra Lorenzo, senza il vostro aiuto sono perduta" esclamò piangendo Giulietta. "Sei disposta a tutto per uscire da questa situazione?" chiese Fra Lorenzo. "A tutto, piuttosto che contrarre un secondo matrimonio, vorrei essere sepolta viva!" disse Giulietta stringendo a sé il frate. Fra Lorenzo, allora frugò in un cofano e prese una fiala di vetro che lasciava trasparire un liquido scuro e disse: "Ecco, questa ti servirà..." così Fra Lorenzo le spiego tutto. Adesso Giulietta sarebbe tornata a casa assumendo un'aria lieta ed avrebbe comunicato a suo padre di aver cambiato idea e avrebbe acconsentito alle nozze con il conte Paride. "Lo farai Giulietta?" "Lo farò se siete voi ad ordinarmelo." disse la fanciulla. La notte precedente alla cerimonia, berrai il contenuto della fiala; é un filtro potente che avrà l'effetto di farti apparire per quarantadue ore, fredda e inanimata, come morta, mentre sarai solo addormentata. E morta ti crederanno i tuoi genitori e Paride. Secondo la tradizione, verrai portata in una bara scoperta fino al sepolcro di famiglia." Giulietta ascoltava ed annuiva. Ora cominciava a comprendere il progetto del buon frate e sperava. "Se veramente ti senti di affrontare questa terribile prova, ti garantisco che dopo ti risveglierai come da un sogno ed io nel frattempo avrò avvertito Romeo a Mantova. Lui verrà a Verona, di notte in gran segreto ed io stesso lo guiderò al tuo sepolcro. Poi insieme fuggirete e tornerete a Mantova." Giulietta strinse forte la fiala, tanto era l'amore per Romeo, che nulla poteva ostacolarla. Implorò la benedizione del frate e con la nutrice al fianco se ne tornò a casa. Subito si recò da suo padre e gli disse che era convinta al matrimonio col conte Paride nel giorno stabilito. Quelle nozze dovevano essere splendide e principesche e c'erano infiniti preparativi da fare per renderle tali. Giunse la sera, la vigilia del matrimonio, il momento fissato per bere il contenuto della fiala e, Giulietta ebbe dubbi e paure. E se Fra Lorenzo non avesse ben dosato il filtro? Se lei si fosse risvegliata prima dell'arrivo di Romeo, nel buio sepolcro... rischiava di impazzire per l'orrore. Alla fine, per amore del suo adorato sposo, bevve il liquido e si sdraiò sul letto. Immediatamente perse conoscenza. Quando, il mattino il conte Paride giunse a palazzo Capuleti, lo aspettò un'amarissima sorpresa. Davanti al corpo immobile di Giulietta, Messere e Madonna Capuleti piangevano tutte le loro lacrime per la morte della loro unica figlia. Il banco di nozze si trasformò in un banchetto funebre, i fiori che avrebbero dovuto essere sparsi lungo il cammino degli sposi, furono deposti sulla bara e tutta Verona pianse la dolce Giulietta. Dopo una breve sosta in chiesa, il corpo della fanciulla venne deposto nel sepolcro di famiglia.
Le cattive notizie corsero in fretta e Romeo seppe dell'amata prima che giungesse il messaggero con la lettera inviata da Fra Lorenzo per avvertirlo che quella morte non era reale ma apparente. Romeo rimase come fulminato, dapprima incredulo, poi travolto dalla disperazione. Ora l'unica cosa che gli restava da fare era rivedere per l'ultima volta l'amata nella tomba, e poi seguirne il destino. Subito corse a comprare un veleno potentissimo, poi salì a cavallo, pronto a partire. Galoppò per ore ed ore incurante della fatica e col dolore che gli stringeva il cuore in una morsa.Allo scoccare della mezzanotte giunse a Verona e raggiunse il cimitero dove sorgeva la cappella funebre della famiglia Capuleti. Smontò da cavallo, quando nel buio della notte risuonò una voce: "Vile Montecchi che fai qui?" Era il conte Paride che si trovava lì a piangere colei che avrebbe dovuto essere la sua sposa. Paride, naturalmente ignorava tutto delle nozze segrete tra Romeo e Giulietta e pensava che il giovane Montecchi volesse violare il sepolcro per un atto di oltraggio alla famiglia rivale. Romeo al buio non riconobbe la voce di Paride, ma sentì il rumore della sua spada.Lo stridere delle lame scalfì il silenzio della notte con un lamento soffocato, il conte Paride cadde a terra, trafitto da un colpo in pieno petto. Quando, al lume della torcia, Romeo scoprì l'identità di colui che aveva ucciso, promise a sé stesso di dargli onorata sepoltura accanto alla donna che ambedue avevano amato. Con una spranga, penetrò nella cappella e vi trascinò il corpo di Paride. Giulietta era composta in una bara bianca ed appariva bella, rosea in viso, che per un attimo Romeo pensò che dormisse.Ma fu una vana speranza, Giulietta giaceva lì, morta e a lui non restava che seguirne la sorte. Senza più esitare, baciò per l'ultima volta la sua sposa e bevve il veleno che in un attimo stroncò la sua vita. Nel frattempo Fra Lorenzo riceveva dal messaggero inviato a Mantova la notizia che non era stato possibile consegnare la sua lettera al destinatario, assente. Subito pensò, e colto da uno strano presentimento si diresse subito al cimitero. Quando vi giunse, notò con sorpresa che la cappella era aperta, e avvicinandosi, vide delle macchie di sangue e rabbrividì, sgomento. Lo spettacolo che lo aspettava all'interno era terribile ed agghiacciante: accanto alla tomba di Giulietta, giaceva il corpo senza vita di Romeo e più lontano quello di Paride. In quell'istante Giulietta aprì gli occhi e si guardò attorno e vedendo il frate accanto a sé si ricordò tutto. "E Romeo?" chiese. "Fuggi via da qui" disse il frate.
"Qualcosa di più grande di noi ha sconvolto i nostri piani. Fuggi Giulietta e seguimi!" disse dileguandosi. Rimasta sola, Giulietta vide Romeo riverso sul pavimento con la fiala di veleno ancora fra le mani. Giulietta fu talmente sconvolta che prese il pugnale di Romeo e, dopo aver sfiorato le labbra ancora calde del suo amore, se lo conficcò nel cuore. Intanto il principe di Verona e le guardie del suo seguito che avevano appreso entrarono nel sepolcro e, subito si fermarono ed arretrarono. Giulietta e Romeo giacevano l'una accanto all'altro, morti ambedue. Sui loro volti non c'erano segni di sofferenza, anzi sembrava che sorridessero, ed ora erano uniti per sempre. Mai più e niente al mondo , gli avrebbe più potuti separare.
Edited by Lussy60 - 27/11/2011, 15:44. -
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Una bianca figura si affacciò al balcone fiorito: era Giulietta Capuleti, la figlia di uno dei più ricchi e potenti cittadini di Verona. Non riusciva a dormire, la bella e giovanissima Giulietta, perché per la prima volta il suo cuore spasimava d'amore.
E l'uomo che amava lo aveva incontrato quella sera durante un ballo ed era Romeo Montecchi, appartenente ad una famiglia rivale alla sua. Spesso era accaduto che Capuleti e Montecchi si scontrassero lungo le strade di Verona. Giulietta capiva che il suo era un amore impossibile, ma come poteva soffocare le ragioni del suo cuore? Romeo dichiarò subito alla bella fanciulla le sue intenzioni di sposarla, nonostante l'odio che divideva le due famiglie. "Lo faremo di nascosto, con l'aiuto di Fra Lorenzo, un mio amico" le disse baciandole la guancia e, lei, acconsentì, travolta da quell'amore così grande.
Con l'aiuto della nutrice, nel cuore della notte, Giulietta lasciò la sua casa e raggiunse il monastero dove il buon frate celebrò una breve cerimonia e subito rientrò nelle sue stanze, dopo aver promesso a Romeo di vederlo ancora la notte seguente, in giardino. Ma il destino aveva disposto diversamente. La mattina seguente Benvolio e Mercuzio, amici di Romeo, passeggiavano per le vie di Verona, quando si imbatterono in Tebaldo, cugino di Giulietta, un giovane di temperamento focoso, che subito li investì di minacce ed insulti. Mercuzio rispose a tono, mentre Benvolio cercava invano di mettere pace, quando giunse per caso Romeo. Desideroso di non attaccare briga col parente della sua dolce sposa, lui fece pure il possibile per placare gli animi e non reagì nemmeno quando Tebaldo lo aggredì: "Vigliacco!". Ma, se non reagì Romeo, lo fece invece Mercuzio, che ignaro di quanto era accaduto la notte precedente, non si spiegava il perché di tanta tolleranza da parte dell'amico.
E mal gliene incolse, perché con un colpo imparabile, Tebaldo lo uccise. Romeo, nel vedere l'amico morto non poté più trattenersi e seguì un secondo duello dove fu Tebaldo a pagare con la vita. Il duello si era svolto nel cuore della città, con numerosi spettatori e la notizia si diffuse ovunque. Sul luogo accorse il principe di Verona che subito proclamò:" Intendo far cessare queste risse che da anni insanguinano la città, quindi condanno Romeo all'esilio perpetuo!".
Quando la notizia dell'accaduto giunse a Giulietta, ella cadde nella più cupa disperazione. Anche Romeo era disperato e dette sfogo al suo dolore nella cella di Fra Lorenzo dove aveva trovato temporaneo rifugio. "Lasciare Verona, non rivedere più Giulietta... meglio la morte!"gridava. Il buon frate cercò di calmarlo e di farlo riflettere. "Il principe si é mostrato indulgente, avrebbe potuto condannarti a morte, inoltre Giulietta ti ama ed é già tua sposa. Ascolta il mio consiglio Romeo; questa notte andrai in segreto a salutare Giulietta, poi partirai per Mantova e là resterai finché io non avrò trovato il modo di far accettare queste nozze alle vostre famiglie. In seguito vedrai che il principe ti perdonerà e potrai tornare a Verona." Quelle parole così sagge, placarono e diedero un po' di pace all'animo di Romeo. Al calar della notte, con mille precauzioni, Romeo raggiunse la stanza di Giulietta. Furono ore di gioia immensa, ma l'incanto si ruppe, quando il cielo cominciò a schiarirsi. Col cuore gonfio, Romeo salutò la sua sposa e si calò dal balcone, affondando fra i cespugli. Dovette affrettarsi a scomparire, perché se dopo l'alba le guardie del principe lo avessero scoperto ancora a Verona, sarebbe stata la morte per lui. Passarono i giorni. Giulietta consumava i suoi in tristezza e solitudine, in attesa della promessa finale. Una mattina le si avvicinò il padre, Messer Capuleti e le volle parlare.
"Figlia mia, ormai sei giunta in età di sposarti, ed io ho scelto per te la persona giusta; il conte Paride, un degno gentiluomo pieno di qualità". Giulietta all'udire quelle parole, impallidì, poi trovò la forza di obiettare:" Ma padre mio, la nostra famiglia é ancora in lutto per la morte di Tebaldo, non vi sembra indecoroso celebrare una cerimonia nuziale quando sono state appena concluse le cerimonie funebri?" Ma Messer Capuleti fu irremovibile. "No, non lo trovo affatto indecoroso ed é mia volontà che questo matrimonio si faccia al più presto. Se rifiuti non ti considererò più mia figlia!" rispose. Giulietta disperata, chiese consiglio alla nutrice ed insieme esaminarono ogni possibilità e alla fine giunsero alla conclusione che l'unica persona in grado di dare aiuto era Fra Lorenzo. Quella stessa mattina, Giulietta uscì di casa, accompagnata dalla nutrice, e si recò al monastero. Non appena Fra Lorenzo la vide intuì il motivo della visita, perché in città si parlava dell'imminente matrimonio della giovane figlia dei Capuleti col conte Paride. "Figliola cara, so in quale situazione ti trovi ed immagino il perché sei venuta fin qui" le disse. "Si Fra Lorenzo, senza il vostro aiuto sono perduta" esclamò piangendo Giulietta. "Sei disposta a tutto per uscire da questa situazione?" chiese Fra Lorenzo. "A tutto, piuttosto che contrarre un secondo matrimonio, vorrei essere sepolta viva!" disse Giulietta stringendo a sé il frate. Fra Lorenzo, allora frugò in un cofano e prese una fiala di vetro che lasciava trasparire un liquido scuro e disse: "Ecco, questa ti servirà..." così Fra Lorenzo le spiego tutto. Adesso Giulietta sarebbe tornata a casa assumendo un'aria lieta ed avrebbe comunicato a suo padre di aver cambiato idea e avrebbe acconsentito alle nozze con il conte Paride. "Lo farai Giulietta?" "Lo farò se siete voi ad ordinarmelo." disse la fanciulla. La notte precedente alla cerimonia, berrai il contenuto della fiala; é un filtro potente che avrà l'effetto di farti apparire per quarantadue ore, fredda e inanimata, come morta, mentre sarai solo addormentata. E morta ti crederanno i tuoi genitori e Paride. Secondo la tradizione, verrai portata in una bara scoperta fino al sepolcro di famiglia." Giulietta ascoltava ed annuiva. Ora cominciava a comprendere il progetto del buon frate e sperava. "Se veramente ti senti di affrontare questa terribile prova, ti garantisco che dopo ti risveglierai come da un sogno ed io nel frattempo avrò avvertito Romeo a Mantova. Lui verrà a Verona, di notte in gran segreto ed io stesso lo guiderò al tuo sepolcro. Poi insieme fuggirete e tornerete a Mantova." Giulietta strinse forte la fiala, tanto era l'amore per Romeo, che nulla poteva ostacolarla. Implorò la benedizione del frate e con la nutrice al fianco se ne tornò a casa. Subito si recò da suo padre e gli disse che era convinta al matrimonio col conte Paride nel giorno stabilito. Quelle nozze dovevano essere splendide e principesche e c'erano infiniti preparativi da fare per renderle tali. Giunse la sera, la vigilia del matrimonio, il momento fissato per bere il contenuto della fiala e, Giulietta ebbe dubbi e paure. E se Fra Lorenzo non avesse ben dosato il filtro? Se lei si fosse risvegliata prima dell'arrivo di Romeo, nel buio sepolcro... rischiava di impazzire per l'orrore. Alla fine, per amore del suo adorato sposo, bevve il liquido e si sdraiò sul letto. Immediatamente perse conoscenza. Quando, il mattino il conte Paride giunse a palazzo Capuleti, lo aspettò un'amarissima sorpresa. Davanti al corpo immobile di Giulietta, Messere e Madonna Capuleti piangevano tutte le loro lacrime per la morte della loro unica figlia. Il banco di nozze si trasformò in un banchetto funebre, i fiori che avrebbero dovuto essere sparsi lungo il cammino degli sposi, furono deposti sulla bara e tutta Verona pianse la dolce Giulietta. Dopo una breve sosta in chiesa, il corpo della fanciulla venne deposto nel sepolcro di famiglia.
Le cattive notizie corsero in fretta e Romeo seppe dell'amata prima che giungesse il messaggero con la lettera inviata da Fra Lorenzo per avvertirlo che quella morte non era reale ma apparente. Romeo rimase come fulminato, dapprima incredulo, poi travolto dalla disperazione. Ora l'unica cosa che gli restava da fare era rivedere per l'ultima volta l'amata nella tomba, e poi seguirne il destino. Subito corse a comprare un veleno potentissimo, poi salì a cavallo, pronto a partire. Galoppò per ore ed ore incurante della fatica e col dolore che gli stringeva il cuore in una morsa.Allo scoccare della mezzanotte giunse a Verona e raggiunse il cimitero dove sorgeva la cappella funebre della famiglia Capuleti. Smontò da cavallo, quando nel buio della notte risuonò una voce: "Vile Montecchi che fai qui?" Era il conte Paride che si trovava lì a piangere colei che avrebbe dovuto essere la sua sposa. Paride, naturalmente ignorava tutto delle nozze segrete tra Romeo e Giulietta e pensava che il giovane Montecchi volesse violare il sepolcro per un atto di oltraggio alla famiglia rivale. Romeo al buio non riconobbe la voce di Paride, ma sentì il rumore della sua spada.Lo stridere delle lame scalfì il silenzio della notte con un lamento soffocato, il conte Paride cadde a terra, trafitto da un colpo in pieno petto. Quando, al lume della torcia, Romeo scoprì l'identità di colui che aveva ucciso, promise a sé stesso di dargli onorata sepoltura accanto alla donna che ambedue avevano amato. Con una spranga, penetrò nella cappella e vi trascinò il corpo di Paride. Giulietta era composta in una bara bianca ed appariva bella, rosea in viso, che per un attimo Romeo pensò che dormisse.Ma fu una vana speranza, Giulietta giaceva lì, morta e a lui non restava che seguirne la sorte. Senza più esitare, baciò per l'ultima volta la sua sposa e bevve il veleno che in un attimo stroncò la sua vita. Nel frattempo Fra Lorenzo riceveva dal messaggero inviato a Mantova la notizia che non era stato possibile consegnare la sua lettera al destinatario, assente. Subito pensò, e colto da uno strano presentimento si diresse subito al cimitero. Quando vi giunse, notò con sorpresa che la cappella era aperta, e avvicinandosi, vide delle macchie di sangue e rabbrividì, sgomento. Lo spettacolo che lo aspettava all'interno era terribile ed agghiacciante: accanto alla tomba di Giulietta, giaceva il corpo senza vita di Romeo e più lontano quello di Paride. In quell'istante Giulietta aprì gli occhi e si guardò attorno e vedendo il frate accanto a sé si ricordò tutto. "E Romeo?" chiese. "Fuggi via da qui" disse il frate.
"Qualcosa di più grande di noi ha sconvolto i nostri piani. Fuggi Giulietta e seguimi!" disse dileguandosi. Rimasta sola, Giulietta vide Romeo riverso sul pavimento con la fiala di veleno ancora fra le mani. Giulietta fu talmente sconvolta che prese il pugnale di Romeo e, dopo aver sfiorato le labbra ancora calde del suo amore, se lo conficcò nel cuore. Intanto il principe di Verona e le guardie del suo seguito che avevano appreso entrarono nel sepolcro e, subito si fermarono ed arretrarono. Giulietta e Romeo giacevano l'una accanto all'altro, morti ambedue. Sui loro volti non c'erano segni di sofferenza, anzi sembrava che sorridessero, ed ora erano uniti per sempre. Mai più e niente al mondo , gli avrebbe più potuti separare.. -
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Una bianca figura si affacciò al balcone fiorito: era Giulietta Capuleti, la figlia di uno dei più ricchi e potenti cittadini di Verona. Non riusciva a dormire, la bella e giovanissima Giulietta, perché per la prima volta il suo cuore spasimava d'amore.. -
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ROMÉO ET JULIETTE
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Giulietta e Romeo
Il mito di Giulietta e Romeo è sicuramente una delle più belle opere di William Shakespeare e le vicende da lui narrate, sono divenute talmente famose da tramutare, nell''immaginifico popolare, la leggenda in realtà.
Tant 'é che a Verona, dove il dramma d''amore si svolse, "esiste" la casa di Giulietta, con tanto di balcone e perfino la sua tomba.
La storia inizia quando Romeo Montecchi partecipa, sotto mentite spoglie, ad una festa in casa di Giulietta Capuleti. Il ragazzo è costretto a travestirsi per non essere riconosciuto, in quanto da tempo, esiste un aspra lite fra la sua famiglia e quella della ragazza.
Neanche a dirlo, i due si innamorano e quella sera stessa Romeo dichiara il proprio a Giulietta dicendole : "Sei il caro amore del cuore mio" mentre questa è affacciata al famoso balcone.
Il sentimento è a tal punto travolgente che il giorno seguente i due vengono segretamente uniti in matrimonio da frate Lorenzo. Ma i problemi sono dietro l'angolo ...
Romeo incontra Tebaldo, cugino di Giulietta e fra i due scoppia una violenta lite dove, Marcuzio, amico di Romeo cerca d 'intervenire , ma viene ucciso da Tebaldo. A quel punto Romeo, accecato dall 'ira, vendica la morte del suo amico uccidendo a sua volta il rivale. Per questa ragione è costretto a fuggire a Mantova.
Nel frattempo, i genitori di Giulietta, non sapendo del suo matrimonio con Romeo, intendono farla sposare al conte Paride. Giulietta, disperata, corre da padre Lorenzo il quale le da un potente sonnifero in modo che tutti la credano morta e , nello stesso tempo, manda una missiva a Romeo per avvisarlo dello stratagemma. Purtroppo il ragazzo non riceverà mai quella lettera.
Venuto a conoscenza della "morte" della sua amata, corre a Verona e nei pressi della tomba di Giulietta incontra Paride. I due altercano e giunti a vie di fatto ,Romeo uccide in un duello, il promesso sposo della ragazza. Poi, assume un potente veleno e si lascia morire sul sarcofago della sua amata.
Come sappiamo Giulietta non è morta, ma soltanto addormentata e quando finalmente si risveglia, vedendo il corpo esanime del suo Romeo, comprende l 'accaduto, afferra il pugnale di lui e con questo si uccide.
Il sacrificio dei due giovani però non è stato vano, infatti, le due famiglie, profondamente colpite dalla tristissima vicenda, riconoscendo i loro errori, pongono finalmente termine alle loro dispute, nel segno e nel nome dei due sfortunati ragazzi.
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Giulietta e Romeo
Lo spettacolo teatrale di Riccardo Cocciante
Giulietta e Romeo è un'opera popolare (per espressa dichiarazione dell'autore della musica non deve essere considerato un musical) con musiche di Riccardo Cocciante e testi di Pasquale Panella, tratto dal Romeo e Giulietta di William Shakespeare. La regia dello spettacolo è di Sergio Carrubba della Danny Rose di Parigi.
Trama:
L'opera popolare racconta la storia di due giovani veronesi, Giulietta e Romeo, il cui amore è fortemente contrastato da due famiglie, i Capuleti e i Montecchi. I due giovani vivranno intensamente il loro amore, che però alla fine si trasformerà in un dolore atroce.
Differenze rispetto all'opera di Shakespeare;
* Mercuzio ha un ruolo fondamentale essendo un personaggio quasi onnisciente. Canta l'ouverture e guida l'incontro fra Romeo e Giulietta durante la festa a Casa Capuleti.
* Giulietta muore di crepacuore e non attraverso il pugnale come accade invece nella tragedia scritta da Shakespeare.
* Padre Capuleti è spesso in scena e rappresenta con Padre Montecchi l'odio fra le due famiglie. I personaggi delle madri non esistono.
* Tebaldo rasenta spesso la follia.
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Il Romeo e Giulietta ritrovato di Serena Sinigaglia
La solita eterna domanda: perché tornare a proporre un classico dei classici come “Amleto”, “Antigone” o, in questo caso, “Romeo e Giulietta”?
In un periodo critico (tanto nel senso buono che in quello cattivo) il sistema teatrale sembra morbosamente attratto, al contempo, da presente e passato. Se da un lato è vivo il rischio di immobilizzare i propri sforzi, di pietrificare il lavoro stesso, si apre anche l'opportunità di trasformare questa tendenza in un positivo assunto, una conferma di eternità che riesce a rincuorare, come intingendo il pennino della ricerca nel calamaio della tradizione. È il caso del “Romeo e Giulietta” della compagnia Atir, fondata e diretta da Serena Sinigaglia, che torna a calcare lo stesso palco su cui quindici anni fa aveva debuttato.
Il Valle di Roma la ospita infatti a chiudere la stagione di "Monografie di Scena". Una conclusione che sancisce anche l'addio della gestione di questo teatro da parte del defunto Eti, risalente al lontano 1955, e che oggi lascia un altro spazio immerso in un futuro incerto.
Lo spettacolo della Sinigaglia comincia nel foyer, dove Montecchi e Capuleti, in calzamaglia, conchiglia e bastone da pellegrini, invitano ad entrare gli spettatori – in gran parte scolaresche –, li accompagnano ai posti, con loro s'intrattengono commentando le chiacchiere pre-spettacolo.
La scena di apertura si svolge a luci di sala accese, gli stessi attori interpreteranno diversi personaggi (coi protagonisti anagraficamente fuori parte), e tra palco e platea ci sarà una distanza solo sommaria, una linea di convenzione, nessun muro messo lì a separare due mondi. Tutti presupposti perfettamente elisabettiani, che rimandano a un'epoca in cui il teatro era l'unico intrattenimento (oltre alle impiccagioni) che contemplasse la partecipazione di tutta la comunità. Un codice di rappresentazione ancora ben lungi dal considerare una distinzione tra commercialità e sperimentazione.
Gli attori formano una vera e propria compagnia, lo racconta l'agilità con cui si muovono in scena. Una scena che è spazio d'azione scarno e aperto a ogni acrobazia, sia fisica che verbale. A incorniciarla, un sistema essenziale ma ingegnoso: due funi fisse a mezz'aria corrono da proscenio a fondo creando una fondamentale prospettiva; teli appesi come panni ad asciugare separano gli ambienti, nascondono quel che c'è da nascondere e mostrano il dovuto; un lenzuolo bianco si fa fondale mobile, che corre sulle funi sventolando come bandiera, dando l'idea della pagina scritta che si volta su una nuova scena e offrendosi come schermo per fari e ombre. Quattro tavoli di legno bastano a costruire e distruggere i vari ambienti, e le musiche (classiche e moderne) cercano qua e là l'effetto, ma con intenzioni più ironiche che ammiccanti. Le stesse che, caratterizzando bene la lettura del testo, ne conservano l'urgenza. Anche laddove, per quanto chiara l'intenzione di rappresentare l'amore dei due innanzitutto come apprendistato sessuale - in qualche modo dionisiaco, alcuni toni e doppi sensi (soprattutto nel ruolo del satiriaco Mercuzio) alla lunga rischino di ripetersi.
Questo “Romeo e Giulietta” brilla di vitalità, tenacia, simpatia e grande abbandono a quella che è l'arte teatrale più pura: azione, abilità acrobatica e mimica, risate sincere, pause necessarie ma mai forzate, intensità di sguardo e una copiosa vena filologica che, se è adatta alle scuole, è una lezione di atteggiamento anche per chi pensa di sapere con precisione dove stia di casa il teatro.
La compagnia reagisce alle scelte di regia di Sinigaglia con grande prontezza, le fa proprie, s'intuisce il lungo sedimento di un'orchestrazione che lascia molto alla vitalità della materia attoriale.
Con questo spettacolo, nel 1996, nasceva l'Atir; e la “lacrimevole commedia” dei due giovani amanti alla scoperta dei primi sentimenti, in un mondo che li soffoca con le proprie stesse logiche di vanità e odio, era il modo migliore di manifestare una passione.
Passione, di questa parola vivono i grandi classici, testi e concetti che sopravvivono al mutare dei costumi senza perdere la capacità di raccontare il contemporaneo.
In questa operazione corale Sinigaglia e i suoi attori ci ricordano che fare teatro è fare innanzitutto politica, perché si ha la possibilità esclusiva di prendere possesso di un evento in quanto forma di fruizione irripetibile, occasione di immediatezza in cui la comunità si ritrova per riflettere insieme. Ed è incredibile come a volte l'enorme potenza di questa opportunità passi inosservata.
ROMEO E GIULIETTA
di William Shakespeare
su traduzione di Salvatore Quasimodo
con: Marco Brinzi, Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Carlo Orlando, Fabrizio Pagella, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Sandra Zoccolan
scene: Maria Spazzi
costumi: Federica Ponissi
luci: Alessandro Verazzi
attrezzeria: Maria Paola Di Francesco
maestro d’armi: Adolfo Fantoni
regia: Serena Sinigaglia
produzione: Compagnia ATIR
durata: 2h 40'
applausi del pubblico: 2' 10''. -
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Parte il Casting Cantanti del musical Giulietta e Romeo live 3D
La selezione si terrà il 24 e 25 giugno alla DA.RE.C Academy di Roma. Intanto al Teatro Augusteo di Napoli produzione e cast al lavoro per le prime prove di motion capture in 3D.
NAPOLI. Giornate frenetiche per gli autori ed il cast del musical “Giulietta e Romeo live 3D”, prima opera teatrale che sarà visibile dal pubblico con gli occhialini a lenti polarizzate, in quanto avrà scenografie proiettate in HD con tecnologia 3D e personaggi virtuali che interagiranno sul palco con ballerini e cantanti in carne ed ossa.
La settimana è infatti iniziata con le prime prove di motion capture al Teatro Augusteo di Napoli per poi proseguire con l’attesa pubblicazione del bando per il “Casting Cantanti”. Ma andiamo con ordine. A Napoli, la produzione di Musical Emotion ed il regista Claudio Insegno hanno cominciato a lavorare sulla registrazione di alcuni movimenti in 3D che dovranno svolgere gli attori virtuali, ruolo che la produzione ha riservato a special guest di fama nazionale ed internazionale. Un lungo lavoro tecnico che sarà realizzato in questi mesi dallo specialista Fabio D’Addario, già impegnato nella creazione delle scenografie tridimensionali dell’opera.
Alle prove dell’Augusteo, con Insegno e D’Addario, era quindi presente gran parte del cast e della produzione di “Giulietta e Romeo live 3D”, l’autore Massimo Smith, gli attori e cantanti Giorgio Adamo, Rita Pilato, Samantha Discolpa e Domenico Prezioso, il tour manager Leonardo Carabellese, il responsabile artisti Sergio Di Liello, il responsabile di scena Alessandro Esposito, il responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa nazionale Giuliano Iacolare, e lo staff tecnico di “Spotzone comunicazione e marketing” che si occupa dell’immagine e della promozione del musical. Nel corso delle sessione di lunedì sono state effettuate quindi anche delle prove di canto sulle note delle splendide musiche create da Bruno Coli, autore delle musiche, e orchestrate da Giuseppe Di Gioia, direttore musicale.
Le attività della produzione sono continuate a ritmo serrato in questi giorni con la pubblicazione del bando per il “Casting Cantanti” di “Giulietta e Romeo live 3D”, programmato per il prossimo 24 e 25 giugno alla DA.RE.C. Academy, l’accademia del musical di Roma, dove i partecipanti dovranno sostenere una prova di canto ed una prova di recitazione che sarà valutata dalla commissione composta dal regista Claudio Insegno, Vittorio Matteucci, i delegati della produzione e gli autori. La domanda di partecipazione è scaricabile dal sito web del musical all’indirizzo www.giuliettaeromeolive.it e dalla pagina Facebook dell’opera “Giulietta e Romeo”.
Inserita il 30 - 05 - 11. -
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romeo e giulietta scena del balcone
giulietta: o romeo,romeo,perchè sei tu romeo? rinnega tuo padre
e rifiuta il tuo stesso nome.ovvero ,se proprio non lo vuoi fare,
giurami soltanto che mi ami,ed io smetterò di essere una capuleti.
romeo:devo continuare ad ascoltarla oppure rispondere a ciò che dice?
giulietta: è solamente il tuo nome ad essermi ostile :tu saresti sempre
lo stesso anche se non fossi un montecchi.che cosa vuol dire la parola
montecchi? non è una mano,o un braccio o un viso,ne un'altra parte
che appariene ad un essere umano.oh,sii qualche altro nome!
quello che noi chiamiamo col nome di rosa,anche chiamato con un nome
diverso ,conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo . allo stesso
modo romeo,se portasse un'altro nome ,avrebbe sempre quella rara
perfezione che possiede anche senza quel nome. rinuncia quindi al tuo
nome,romeo,ed in cambio di quello ,che tuttavia non è una parte di te,
accogli tutta me stessa.
romeo: ti prendo in parola.d'ra in avanti non sarò più romeo.
giulietta: chi sei ti,così nascosto dalla notte,
inciampi nei miei pensieri più nascosti?
romeo:nin so dirti chi sono,adoperando un nome. perchè il mio nome,
o diletta santa,è odioso a me stesso,perchè e nemico a te.
e nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto.
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la giulietta di calderon
giulietta:le mie orecchie non hanno ancora udito un centinaio di parole
pronunciate dalla tua lingua ,e nondimeno riconosco la tua voce : non sei
forse tu romeo,nonchè uno dei montecchi?
romeo:non sono ne l'uno ne l'altro,fanciulla,se a te questo dispiace.
giulietta: e come sei giunto fino a quì?dai,dimmi come e perchè.le mura
del cortile sono irte e difficili da scalare,e quest luogo,considerando chi
sei tu,potrebbe significare la morte se qualcuno della mia famiglia ti scoprisse.
romeo:ho scavalcato le mura sulle ali dell'amore,poichè non esiste ostacolo
fatto di pietra che possa arrestare il passo dell'amore,e tutto ciò che amore
può fare ,trova subito il coraggio di tentarlo: per questi motivi i tuoi
familiari non possono fermarmi.
giulietta: se ti vedranno ti uccideranno.
romeo :ahimè,che si nascondono più insidie nel tuo sguardo che non in venti
delle loro spade .a me basta che mi guardi con dolcezza e sarò
immune alla loro inimicizia.
giulietta:non vorrei per tutto il mondo che ti scoprisero quì.
romeo:ho il mantello della notte per nascondermi ai loro occhi.se tu mi ami
non mi importa che essi mi scoprano.meglio perdere la vita per mezzo del
loro odio ,che sopravvivere senza poter godere del tuo amore.
giulietta: e chi ha saputo guidarti fino a quì?
è stato amore,che per primo ha mosso i miei passi,prestandomi il suo
consiglio ,ed i ogli ho prestato gli occhi. non sono un buon pilota:
ciò nonostante,anche se fossi tanto lontana quanto la riva abbandonata
dove lavano marosi del più remoto dei mari,non esiterei a mettermi in
viaggio,per un carico così prezioso.
giulietta: tu sai che sul mi ovolto vi è la maschera della notte,
altrimenti un verginale rossore colorerebbe le mie guancie ,a causa
di quello che mi hai sentito dire stanotte.e molto volentieri mi
piacerebbe rinnegare tutto ciò che ho detto. ma basta con le forme e
i convenevoli.mi ami? so già che risponderai si,e che io crederò a ciò
che tu dirai. ma se lo giuri ,potresti poi dimostrarti sleale .
dicono che giove sorrida dei giuramenti degli amanti.o ,nobile romeo,
se davvero mi ami ,dillo apertamente,e se credi che io mi lasci
conquistare troppo facilmente ,arriccierò la fronte e sarò cattiva,e
mi negherò,cosicchè tu abbia ragione di corteggiarmi:altrimenti ,non
saprei negarti niente per tutto l'oro del mondo. o bel montecchi ,io
sono davvero troppo innamorata,e ti potresti interpretare questo
comportamento come frivolo.ma abbi fede in me,mio buon signore,ed io
saprò dimostrarmi anche più leali di coloro che sanno offire in modo
migliore la loro modestia.
romeo:madamigella,per quella sacra luna che inargenta le cime di
quegli alberi ,giuro...
giulietta: oh,non giurare sulla luna,l'incostante luna che si trasforma
ogni mese nella sua sfera,per paura che anche il tuo amore si dimostri,
come la stessa luna,mutevole.
romeo:e allora su cosa dovrei giurare?
giulietta: non giurare per niente. e se proprio devi giurare ,giura
sulla tua persona benedetta,che è il dio della mia idolatria:e non
potrò fare a meno di crederti.
romeo: se il caro amore del cuor mio...
giulietta: non giurare,di grazia.anche se la tutta la mia felicià è
riposta in te,non riesco a provare nessuna felicità nel patto d'amore
appena stipulato.troppo precipitato ,troppo frettoloso e irriflessivo,
e troppo mi somiglia il lampo che muore prima che si abbia il tempo
di dire : lampeggia. buona notte dolce amore mio!...il dolce riposo
e la pace entrino nel tuo cuore .allo stesso modi di quelli che
che confortano il mio seno.
romeo: mi vuoi dunque lasciare così mal soddisfatto?
giulietta: e qual soddisfazione potresti avere tu,stanotte?
romeo: lo scambio del voto fedele del tuo amore insieme al mio.
gulietta: ti ho già dato il mio prima ancora che fossi tu a chiederlo:
eppure mi piacerebbe che il momento di dartelo non fosse già passato.
romeo:vorresti forle riprendertelo? e perchè amore mio?
giulietta: solo per peter essere prodiga ,e dartelo di nuovo.eppure
altro non desidero se non ciò che già possiedo: la mia generosità è
davvero senza limiti,come il mare,e come il mare il mio amore è profondo.
e più te ne do più ne ho per me,perchè entrambi sono infiniti.
sento una voce,dal dentro,addi amore mio.vengo subito,mia buona balia.
o mi ocaro montecchi,sii fedele a me.resta ancora un poco .torno subito.
romeo: o notte beata! temo che ,perchè siamo di notte,tutto questo non si
riveli soltanto un sogno,troppo dolce e lusinghiero per essere fatto di
sostanza reale.
giulietta: tre parole,diletto romeo,ed un'ultima buona notte.se davvero
il tuo amore è sincero e la tua intenzione è di sposarmi,fammelo sapere domani
per mezzo di qualcuno che darò disposizione che ti raggiunga,cosìcchè potrò
sapere dove e come il matrimonio verrà celebrato: e deporrò ai tuoi piedi
tutte le mie fortune ,e ti seguirò come il mio signore per il mondo intero.
balia: madamigella!
giulietta: arrivo subito...ma se le tue intenzione ,tuttavia,non fossero belle,
io ti supplico ...
balia: madamigella...
giulietta: sono subito da te...cessa della tua corte,e lasciamio sola con il mio
dolore.domani manderò qualcuno.
romeo:e così possa salvarsi l'anima mia!
giulietta: mille volte buona notte!
romeo: mala notte mille volte,invece,ora che la tua luce mi viene a mancare.
l'amore corre verso l'amore con la gioia tipica degli scolaretti che fuggono
dai loro libri,e all'incontro l'amore si separa da amore con la stessa
delusione che hanno coloro che vanno a scuola.
giulietta:o romeo,oh! potessi avere la voce di un falconiere ,per richiamare
a me questo volatile! ...
romeo: è l'anima mia che invoca il mio nome .quale dolce suono argenteo non
modula durante la notte la lingua degli amanti,soave musica all'orecchio che
ascolta!
giulietta: romeo!
romeo:diletta?
giulietta: a che ora vuoi che ,domattina,il mio messaggero venga a te?
romeo? alle nove.
giulietta: non ti farò aspettare.è come se fino ad allora debbano passare venti
anni. mi è passato di mente il motivo per cui ti ho richiamato.
romeo: lascia che io rimanga fino a quando non saprai ricordarla.
giulietta: ma io vorrei dimenticarla di nuovo ,giacchè tu resti ,come mi sovvenga
quanto ami la tua compagnia.
romeo: ed io seguiterò a restare quì per costringerti a non ricordare più nulla.
giulietta: è quasi giorno .vorrei che fossi già partito;
ma allo stesso modo vorrei saperti non più lontano di quell'uccellino
a cui una bimba capricciosa permette di saltellare un poco fuori dalla
sua mano,come un povero prigioniero trattenuto dalle ritorte ,e con un
filo di seta lo riporta a sè con un piccolo strattone,tanta è la gelosia
che mette nell'amare la sua libertà.
romeo:vorrei essere io quell'uccellino.!
giulietta:anche io vorrei che tu lo fossi,diletto: eppure,per il troppo
amarti,finirei con l'ucciderti.buona notte,buona notte!il separarsi è un
dolore così dolce,che ti darei la buona notte fino a domani mattina.!
romeo: che il suo elegga la sua dimora negli occhi tuoi,
e scenda la pace nel tuo cuore!
ah,se potessi essere io il sonno e la pace per poter riposare tanto
dolcemente ! da quì andrò alla cella del mio confessore a chiedere
il suo aiuto,e a raccontargli la cara vicenda che mi è capitata.
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Amore corre verso amore, così come gli scolari lasciano i loro libri, per contro, amore lascia amore con volto corrucciato con cui gli scolari vanno a scuola.
-- William Shakespeare. -
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