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ORCHIDEA

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    Nel paradiso delle orchidee
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    LE ORCHIDEE


    Tecniche di coltivazione

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    Noi siamo Orchidee - dicono da sole-, nulla ci può essere contrapposto capace di occultarci; nè occorre che spendiate molte delle vostre fatiche, o signori floricoltori, perchè noi si mostri le nostre virtù, non ci occorre terra, non ci necessita superficie, inutili le vostre premure, lasciateci quassù a cavallo di questo ospitale pezzo di legno morto, lasciate che le nostre radici penzolino nell'aria, lasciateci in gran pace, non desideriamo altro che acqua dalle vostre mani, visto che ci avete tolte dalle nostre patrie dove il cielo ci assisteva come ci conveniva; limitatevi a gustarci se avete occhi per vedere, narici per percepire, animo per sentire" (Masera - Floricoltura - Utet 1970)






    CLASSIFICAZIONE BOTANICA



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    Famiglia: Orchidaceae
    Per quanto riguarda il Genere ne esistono circa 650 mentre le Specie sono circa 25.000. Gli ibridi sono innumerevoli (circa 100.000)
    CARATTERISTICHE GENERALI

    Pur appartenendo ad un'unica famiglia botanica, quella delle Orchidaceae, comprendono un elevato numero di specie, generi e varietà. sia spontanee che coltivate, che rende la loro classificazione estremamente complessa.

    Sono diffuse un po' ovunque ma per la maggior parte sono originarie delle zone umide della fascia intertropicale. In Italia abbiamo circa 85 specie spontanee, distribuite nelle zone umide sia di montagna che in prossimità delle coste, molte delle quali estremamente rare e in via di estinzione e come tali protette dalla raccolta indiscriminata.

    Le Orchidee hanno habitat molto differenti: la maggior parte sono epifite (posseggono solo radici aeree) o semi-epifite, per cui in genere vivono su rami e tronchi di altre piante o su rocce coperte da un sottile strato di frammenti vegetali, muschi e licheni; altre specie sono terrestri, come quelle diffuse nei climi temperati, mentre altre ancora sono sotterranee e semi-acquatiche.

    Leggi anche l'articolo "Classificazione delle Orchidee"

    Lo stelo in genere è eretto, anche se in alcuni casi, come nella Vanilla Planifolia, dai cui frutti si ricava la vaniglia, è strisciante o rampicante. In diverse specie si trovano dei particolari steli tuberizzati, detti pseudobulbi, che fungono da organi di riserva dell'acqua e delle sostanze nutritive; per un buon accrescimento è indispensabile che l'Orchidea ne abbia almeno due. Leggi anche l'articolo "Anatomia delle Orchidee"

    Anche le radici hanno degli organi di riserva, i tubercoli radicali, dal cui particolare aspetto le orchidee prendono il nome (infatti in greco "orchis" significa testicolo); dei due normalmente presenti uno è bianco e turgido e serve ad alimentare il germoglio del successivo anno, mentre l'altro, scuro e grinzoso, ha nutrito la vegetazione in corso.

    Tutte le Orchidee, perlomeno negli stadi giovanili, stabiliscono una simbiosi con specifici funghi situati nelle radici, che le riforniscono di azoto e vitamine indispensabili per il loro sviluppo (nella pratica vivaistica vengono somministrate artificialmente).

    Le foglie sono per lo più semplici, allungate e prive di picciolo e nelle forme epifite partono dagli pseudobulbi.

    I fiori sono di forma, colori e dimensioni svariati, solitari o riuniti in infiorescenze, terminali o all'ascella delle foglie.

    Le orchidee sono quasi tutte allogame (cioè ad impollinazione incrociata), per cui in natura mettono in atto tutta una serie di stratagemmi per favorire il contatto del polline con i pronubi (insetti, colibrì, pipistrelli, lumache), dal momento che la scarsa produzione di nettare dei loro fiori non consente di attirarli in altro modo; ad esempio in molte specie hanno un aspetto che ricorda le femmine di certi insetti, oppure altre emanano odori caratteristici che richiamano i maschi e hanno il polline ricoperto da una sostanza vischiosa cosicchè aderisca al loro corpo.

    Le orchidee vengono coltivate per la spettacolare bellezza dei loro fiori; perdonerete l'espressione ma è ricorrente oramai chiamarle il Viagra delle piante. Vengono commercializzate principalmente come fiori recisi; tuttavia, diverse specie e varietà hanno nel complesso un notevole valore ornamentale per cui, allevate in appositi vasi o cestini sospesi, possono creare nei nostri appartamenti un angolo verde di particolare suggestione.




    il linguaggio dei fiori e delle orchidee



    Un'antica leggenda dell'Epiro racconta di un fanciullo bellissimo che si chiamava Orchide al quale erano spuntati due seni femminili. Orchide mano mano che cresceva pur essendo un maschio, assumeva le sembianze femminili diventando sinuoso e delicato. Per questo motivo era evitato sia dalle femmine che dai maschi trovandolo molto diverso da loro. La sua ambiguità fisica si ripercuoteva anche nel suo carattere alle volte timido e schivo e altre volte aggressivo e lussurioso. Un giorno disperato si gettò da una rupe e morì. Improvvisamente nel luogo della sua morte iniziarono a spuntare tantissimi fiori, tutti diversi tra loro ma allo stesso tempo simili nella loro grande sensualità.

    Questo fiori furono chiamati Orchidee dallo sventurato Orchide. Per questo motivo gli efébi ateniesi (un efébo era giovinetto che si affacciava alla maturità ma non ancora uomo) vestiti di bianco cantavano le lodi agli dei con in testa una corona di orchidee.

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    L'orchidea è anche stata da sempre considerata una pianta capace di allontanare le influenze nefaste ed in particolare la sterilità tanto è vero che nel Medioevo si usava per fare filtri d'amore.

    I Greci chiamavano l'orchidea "kosmosandalon = sandalo del mondo" per via di alcune specie che hanno il labello rigonfio che rassomiglia ad una scarpa.

    In ogni caso l'orchidea ha ispirato anche il simbolo dell'armonia e della perfezione spirituale come il corpo di Orchide che al di là dell'essere uomo o donna era comunque bellissimo in quanto l'armonia e la bellezza vanno al di là di ciò che la vista può suggerire.









    Orchidaceae




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    Le Orchidacee (Orchidaceae Juss., 1789) sono una famiglia di piante monocotiledoni, appartenenti all'ordine delle Orchidales (o Asparagales secondo la classificazione APG [1]).
    I loro fiori sono comunemente chiamati orchidee.
    Questa famiglia è costituita da piante erbacee perenni, alcune delle quali sono in grado di assorbire dall'acqua presente nell'ambiente le sostanze necessarie alla loro sopravvivenza tramite le radici aeree (autotrofia) e capaci anche di nutrirsi assimilando sostanze da organismi in decomposizione (sapròfite).

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    La maggior parte delle specie è originaria delle zone tropicali o sub-tropicali di Asia, America centrale e Sudamerica; solo il 15% di esse cresce spontaneamente nelle zone temperate e fredde. Aldilà di questo dato la famiglia può comunque ritenersi cosmopolita essendo diffusa nei cinque continenti, con un areale che si estende da alcuni territori a nord del circolo polare artico, sino alla Patagonia e all'Isola Macquarie, prossime all' Antartide.

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    Le Orchidaceae sono in grado di adattarsi ad ogni genere di habitat fatta eccezione per i deserti e i ghiacciai.
    La maggior parte delle specie tropicali cresce sui tronchi degli alberi o sulle rocce (piante epifite).
    In Italia ne crescono spontaneamente circa 29 generi, per circa 189 tra specie e sottospecie.

    I fiori hanno una tipica struttura alata, con un perigonio di tre sepali superiori e tre petali inferiori; uno di questi, detto labello, si differenzia per formato dagli altri in modo da attirare gli insetti impollinatori. Le dimensioni e il colore del labello, unitamente alla forma dello sperone cavo in cui si prolunga la sua base, mutano a seconda delle diverse specie.
    Ogni fiore possiede organi maschili (androceo) e femminili (gineceo), riuniti in un solo corpo colonnare detto ginostemio, talvolta prolungato in un rostello carnoso. Il polline è agglutinato in masse a forma di clava (pollinodi), che si attaccano mediante la base gelatinosa (retinacolo o viscidio) alla testa degli insetti pronubi, permettendo così l'impollinazione dei fiori successivamente visitati.

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    Quasi tutti i fiori di orchidea al momento dello sviluppo compiono una torsione di 180° (resupinazione), così che il petalo posteriore diviene inferiore e il sepalo anteriore diviene superiore. I sepali e i petali laterali sono quasi sempre uguali tra di loro, mentre il petalo centrale (il labello) è sempre diverso e può assumere svariate forme; nello stesso tempo può o meno contenere nettare.

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    Le foglie delle Orchidacee sono sempre intere e malgrado la loro natura polimorfa hanno una struttura lineare, che a volte può apparire carnosa e di forma tubolare; in questo caso alla base si sviluppano frequentemente dei tuberi con pseudobulbi i quali possono assumere forma corta e arrotondata, appiattita ed ovoidale, oppure lunga e cilindrica; sono tutti organi questi che hanno una funzione di assimilatori di riserva.
    La disposizione delle foglie è alternata o distica: solo di rado si presentano opposte. Possono presentarsi in coppia oppure solitarie e, all'apice degli pseudobulbi, a volte possono anche essere – specie nelle piante che crescono in piena terra - inguainate alla base; possono anche formare delle rosette basali da cui spunta il fiore. Nelle specie saprofitiche le foglie possono essere ridotte a semplici scaglie.


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    Le specie tropicali hanno spesso radici aeree carnose, rivestite di un velo radicale detto velamen che consente alla pianta di assorbire l'umidità atmosferica, che si sviluppano alla base delle foglie o fra di esse, e che possono presentare differenti modificazioni e adattamenti alla vita epifitica o saprofitica.
    Le Orchidaceae europee e mediterranee sono invece, con poche eccezioni, specie terricole, con apparato radicale sotterraneo, costituito da rizotuberi o bulbi, da cui si dipartono radichette o radici filiformi. La forma dei rizotuberi può essere tondeggiante o ovaliforme (come per esempio nei generi Ophrys, Orchis e Serapias), o più o meno suddivisa in digitazioni (Dactylorhiza, Platanthera, Spiranthes); in alcune specie sono presenti dei veri e propri rizomi, con radici filamentose (Listeria, Epipactis), in altre possono essere presenti radici coralliformi (Corallorhiza).


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    La riproduzione delle Orchidaceae può essere sia sessuata che asessuata.
    La riproduzione sessuata può avvenire sia per impollinazione incrociata, cioè con trasporto del polline dall'antera di un fiore sullo stigma del fiore di un altro individuo, ovvero per autoimpollinazione, cioè il polline passa dall'antera allo stigma dello stesso fiore.


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    L'impollinazione incrociata è la modalità di riproduzione più frequente tra le Orchidaceae ed è prevalentemente entomofila, cioè affidata agli insetti. Molte specie di orchidee hanno un rapporto specie-specifico con il loro insetto impollinatore, o insetto pronubo. Paradigmatico di questa stretta interdipendenza è il caso della cosiddetta "orchidea di Darwin" (Angraecum sesquipedale), una specie caratterizzata da uno sperone lungo circa 30 cm, per la quale Charles Darwin postulò l'esistenza di un insetto impollinatore dotato di una spirotromba di analoghe dimensioni [2]. A distanza di circa 40 anni dalla formulazione di una tale ipotesi fu effettivamente scoperto che l'impollinatore era uno sfingide, Xanthopan morgani, dotato di una spirotromba con analoghe dimensioni.

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    Nonostante in casi sporadici si siano osservate impollinazioni da parte di coleotteri, ditteri, lepidotteri e ortotteri[4], la maggior parte degli insetti pronubi delle orchidee appartengono all'ordine degli Imenotteri, nella stragrande maggioranza dei casi alla superfamiglia degli Apoidei.
    Gli insetti impollinatori possono essere attratti con tre differenti meccanismi:
    attrazione alimentare: è il meccanismo messo in atto dalle specie in grado di produrre il nettare, ricco di sostanze zuccherine, molto appetibili per gli insetti; il nettare è solitamente custodito all'interno dello sperone, la cui forma limita l'accesso ad alcune specie di insetti; il prelievo del nettare porta l'insetto a contatto con le masse polliniche, che aderiscono al corpo dell'insetto mediante specifici organi adesivi detti viscidii o retinacoli.

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    mimetismo: è il meccanismo messo in atto dalle specie non nettarifere, che attraggono gli insetti o grazie ad un'apparenza del fiore simile a quella di specie nettarifere (è quanto avviene, per esempio, in alcune specie di Orchis come O. mascula) o grazie ad un aspetto del labello che per forma, colore e pelosità ricorda la femmina dell'insetto impollinatore (tale meccanismo è comune a molte specie di Ophrys); le specie che utilizzano il mimetismo sessuale producono spesso feromoni simili a quelli delle femmine dell'insetto impollinatore, inducendo il maschio ad un tentativo di accoppiamento definito pseudo-copulazione; nel far ciò l'insetto entra in contatto con le masse polliniche che aderiscono alla testa (pseudo-copulazione cefalica) o all'addome (pseudo-copulazione addominale).
    trappola di odori: è il meccanismo tipico della scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus) che attrae gli insetti nel fondo del labello a forma di tasca grazie a particolari sostanze profumate; nel tentativo di uscire dalla tasca il corpo degli insetti si cosparge di polline vischioso.

    La autoimpollinazione può avvenire con 3 differenti modalità:
    per semplice distacco dei pollinii che cadono sullo stimma sottostante
    per curvatura delle caudicole dei pollinii che depositano il polline sullo stimma sottostante - tale meccanismo si osserva per esempio in Ophrys apifera
    per cleistogamia ovvero per autofecondazione prima ancora che avvenga l'apertura del fiore - tale meccanismo si osserva per esempio in Limodorum abortivum o in Serapias parviflora.

    La riproduzione asessuata, ovvero senza necessità di fecondazione, può avvenire:
    per moltiplicazione vegetativa, con formazione di nuovi individui a partire da una suddivisione dei rizotuberi - tale meccanismo si osserva per esempio in Ophrys bombyliflora, Serapias lingua e Serapias politisii
    per apomissia, cioè con produzione di semi fertili senza necessità di fecondazione - tale fenomeno si verifica, per esempio, in alcune specie del genere Nigritella (ad es. Nigritella rubra).

    Altra caratteristica biologica importante è la necessità, per completare il ciclo biologico di alcune orchidee, della presenza di una micorriza endotrofica che collabori in simbiosi per lo sviluppo del loro seme, il quale al momento della dispersione è privo di albume e con embrione appena abbozzato.

    La famiglia delle Orchidacee veniva suddivisa in passato in due sottofamiglie:
    Diandrae – caratterizzata dalla presenza di 2-3 stami fertili e impollinabili
    Monandrae – caratterizzata dalla presenza di un solo stame fertile.

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    Per la maggior parte piante epifite, le orchidacee sono coltivate in particolare nei paesi tropicali e sub-tropicali. Le specie cosiddette terricole (cioè che crescono su un substrato terroso) possono essere coltivate anche nelle zone temperate ma necessitano però di particolari cure e strutture, come serre caldo-umide.

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    ORCHIDEA VANDA



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    CARATTERISTICHE GENERALI

    Al genere Vanda appartengono circa ottanta specie originarie dell'Arcipelago Malese, della Cina, dell'India, dell'Australia, dell'Indonesia comprese alcune specie originarie delle zone himalayane.
    Il loro nome deriva dalla lingua indiana che vuol dire "gradita alle persone per la loro fragranza, forma e colore".
    Sono le orchidee più EPIFITE che esistano e in alcuni casi anche LITOFITA a sviluppo MONOPODIALE e sono sprovviste di pseudobulbi.
    Le foglie possono avere forme diverse; infatti a seconda della loro conformazione vengono classificate in tre grandi gruppi a cui corrispondono anche esigenze colturali diverse:
    Vanda con foglie piatte, a nastro: con sezione a V dove ritroviamo la Vanda sanderiana, la Vanda coerulea, Vanda luzonica, Vanda merrillii, Vanda tricolor, Vanda dearei, ecc. Sono orchidee che si adattano meglio delle altre ad essere allevate in casa anche se necessitano di sole al mattino per essere poi ombreggiate durante il resto della giornata nei mesi estivi;
    Vanda con foglie cilindriche: In questo gruppo ritroviamo Vanda teres, Vanda hookeriana, ecc. Queste specie di Vanda per crescere hanno necessità di una grande quantità di luce ed infatti crescono molto bene alle Hawai ed in Florida. Sono piante che devono essere allevate all'esterno. In casa hanno poche possibilità di sopravvivere;
    Vanda con foglie intermedie: tra le nastriformi e le cilindriche.
    Le radici di Vanda sono grosse e carnose e si sviluppano dal fusto e raramente sono ramificate. Crescono libere all'aria e questo consente loro, nel loro ambiente naturale, di poter accedere a tutta l'umidità atmosferica possibile. Non amano pertanto i vasi.
    Sono le orchidee ideali per i panieri appesi.
    Le infiorescenze della Vanda sono a spiga e producono dai 10 ai 12 fiori e compaiono lungo l'asse fiorale in sequenza e durano diverse settimane.
    La fioritura può avvenire durante tutto l'arco dell'anno con punte maggiori durante la primavera e l'inizio dell'estate.
    I fiori di Vanda hanno i sepali uguali fra loro e molto aperti, attenuati alla base. I petali sono della stessa forma dei sepali, il labello e a sperone, trilobato e di forma variabile da specie a specie.
    Sono piante che crescono continuamente durante tutto l'arco dell'anno e amano la luce. Hanno bisogno infatti di una grande quantità di luce e se le condizioni sono ottimali, possono fiorire anche tre volte l'anno con fioriture che durano parecchie settimane.
    Le Vanda preferiscono essere allevate su cestini sospesi di legno e con non troppo terriccio tra le radici ed il cestino e con umidità e concimazioni costanti durante l'arco dell'anno.
    La maggior parte delle Vanda ama la luce diretta del sole ed alcune la possono tollerare anche tutto il giorno. In particolare le Vanda a foglie tubolari gradiscono maggiormente la luce solare diretta e per maggior tempo delle Vanda a foglie nastriformi.
    La Vanda può produrre, in genere dal gambo principale, dei germogli laterali che si sviluppano in nuove piantine che emetteranno radici e si svilupperanno indipendentemente dalla pianta madre (comunemente chiamati keiki) che, una volta cresciuti, possono essere staccati dalla pianta madre e allevati autonomamente.
    Le orchidee Vanda si prestano molto bene agli incroci non solo tra le diverse specie dello stesso genere ma anche con generi affini e questo ha consentito di creare una grande quantità di ibridi dalle forme e dai colori più svariati.
    Sono noti gli ibridi ottenuti da incroci tra Vanda x Ascocentrum (famiglia di Orchidee che raggruppa circa una decina di orchidee epifite originarie dell'India, del Nepal e di Taiwan di aspetto simile alle Vanda, ma con dimensioni molto più ridotte ed esigenze colturali meno "estreme"). Gli ibridi ottenuti si chiamano Ascocenda, ed hanno i fiori simili alla Vanda ma conservano le dimensioni e le esigenze colturali dell'Ascocentrum che sono molto limitate.


    TEMPERATURE E VENTILAZIONE

    Come principio generale quasi tutte le specie di Vanda sono a "serra calda" vale a dire alte temperature e molta umidità.

    I limiti termici sono pertanto, d'estate di giorno temperature tra i 28-30°C e di notte 20-25°C; d'inverno di giorno 15-18°C e di notte 12-14°C. Non tollerano per lungo tempo temperature più basse. A queste condizioni crescono continuamente durante tutto l'anno.

    Considerando le alte temperature le Vanda hanno necessità di un'ottima ventilazione per evitare danni alle foglie per il caldo eccessivo.

    LUCE

    La Vanda è un'orchidea che ha necessità di tantissima luce.

    Le necessità sono differenti a seconda che si tratti di Vanda a foglie nastriforme o Vanda a foglie cilindriche.

    Le Vanda a forma cilindrica o semi cilindrica sono quelle che più di ogni altra hanno necessità di luce, devono stare al sole tutto il giorno. Viceversa le Vanda a foglie nastriformi richiedono la luce diretta del sole per alcune ore la mattina, ma non nelle ore di punta. Possono pertanto vivere in serra o dentro casa se comunque viene rispettata la loro necessità di luce.

    Il principale motivo della non fioritura di queste piante è la carenza di luce.


    ANNAFFIATURE ED UMIDITA'

    Le Vanda richiedono notevole umidità e frequenti annaffiature. Se sono allevate in panieri sospesi le annaffiature devono essere quotidiane nel periodo primaverile - estivo. Durante gli altri periodi dell'anno, si annaffia più moderatamente in modo da mantenere le radici umide.
    E' buona norma annaffiare sempre nelle prime ore della giornata, per consentire alle foglie di asciugarsi al sopraggiungere della sera.
    Necessitano di frequenti nebulizzazioni, con acqua a temperatura ambiente e possibilmente non calcarea. Teniamo presente che l'umidità ottimale per questa orchidea è intorno al 80%. Pertanto va nebulizzata quotidianamente se non anche due volte al giorno.


    CONCIMAZIONE

    La Vanda va concimata con generosità. Una volta alla settimana durante il periodo di maggiore crescita, vale a dire in primavera - estate mentre durante gli altri periodi dell'anno una volta ogni due settimane.
    Per questa pianta che fiorisce spesso vanno evitati i concimi con titolo di Azoto più alto che inibirebbero la fioritura ma vanno usati dei concimi bilanciati del tipo 20:20:20 (20 parti di Azoto, 20 parti Potassio, 20 parti di Fosforo) nelle dosi di 1 gr per litro di acqua.
    Per favorire la fioritura una volta al mese è opportuno fare una concimazione con un concima con titolo 10:30:20.

    Data la frequenza delle concimazioni è consigliabile che una volta alla settimana la pianta venga annaffiata abbondantemente solo con acqua in modo da eliminare i sali minerali in eccesso.
    E' fondamentale che le concimazioni siano effettuate con il substrato bagnato per evitare pericolose concentrazioni di sali minerali che potrebbero danneggiare le radici.
    E' importante non lasciare mai asciugare completamente il substrato in quanto si avrebbe una eccessiva concentrazione dei sali minerali.
    Altra cosa importante per le Vanda è quello di seguire un regime di concimazione regolare.


    TIPO DI TERRENO E RINVASO

    La Vanda non ama decisamente i rinvasi e poichè sono piante a sviluppo monopodiale non richiedono spesso questa pratica. Si rinvasa quando il cestino o il substrato si deteriora o quando la pianta è diventata troppo grande per essere contenuta nel suo contenitore.
    La loro sistemazione ideale sono in cestini a listarelle di legno molto duro quali il tek o il cedro che non si deteriorano facilmente o comunque in qualunque supporto che permetta alle radici di respirare e di stare libere, non costrette o inzuppate d'acqua. L'ideale sono i panieri di legno sospesi. Possono essere allevate anche sulle cortecce di sughero con le radici che penzolano nell'aria.

    Per non creare troppo stress alle radici e se il contenitore non è deteriorato è consigliabile mettere il tutto in un contenitore più grande senza togliere le piante dal loro vaso originale. Al momento del rinvaso, con questa soluzione si aggiunge del carbone di legno, del bark e della fibra di felce arborea tra un vaso e l'altro. In questo modo la pianta non ne risente minimamente.
    Se però dobbiamo necessariamente cambiare il contenitore perchè danneggiato o marcio, in questo caso per ridurre al minimo lo stress, è opportuno immergere le radici con il vecchio supporto in acqua appena tiepida in modo da rendere più elastiche le radici e rimuoverle con la massima cautela, usando eventualmente attrezzi puliti e disinfettati (come le mani) e aggiungendo all'acqua un fungicida ad ampio spettro.
    E' fondamentale che il substrato sia sistemato in modo che le radici non stiano strette, che ci sia una buona aerazione e che possa trattenere la necessaria umidità. Facciamo in modo di lasciare le radici libere di sistemarsi e non costringetele avvolgendole.
    I vasi vanno appesi e le radici devono essere lasciate libere di muoversi nell'aria. Se le appoggiate su un ripiano, le radici si attaccheranno ad esso e quando dovrete spostarle, si danneggeranno.
    Il periodo migliore per effettuare il rinvaso è la fine della primavera e l'inizio dell'estate.
    Dopo aver effettuato il rinvaso le piante vanno tenute in leggera ombra fino a quando sono si sono stabilizzate.

    FIORITURA
    Le Vanda essendo piante che crescono continuamente possono fiorire anche 3-4 volte l'anno con fioriture che durano parecchie settimane.
    CURIOSITA'
    Sono coltivate non solo come piante da vaso ma anche come fiore reciso.

    La Vanda Miss Joachim (foto a lato), da Miss Agnes Joachim che nel 1893 la scoprì, è diventata il fiore nazionale di Singapore.
    Alcune specie di Vanda sono molto profumate
     
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    orchidea spontanea italiana (protetta)

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    Vanda coltivata appesa

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    particolare di fiore di vanda

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    Phaleanopsis

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    Dondrobium


    Angraecum sesquipedale




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    Angraecum sesquipedale Thouars, 1822 chiamato volgarmente anche "Angreco" o "Angraco", è una pianta appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, nativa del Madagascar.
    È chiamata anche orchidea di Darwin, perché colpì la fantasia del celebre naturalista il quale, analizzando il lungo sperone del fiore di questa orchidea, ipotizzò l'esistenza di un lepidottero con una spirotromba lunga a sufficienza per raccoglierne il nettare. Soltanto 40 anni dopo (Darwin era nel frattempo deceduto) fu individuata come impollinatore di questa specie la falena sfingide Xanthopan morganii praedicta che confermava tale ipotesi.

    È una pianta erbacea alta 30-40 cm, con foglie carnose che crescono appaiate lungo il fusto. Usualmente cresce come epifita sulla corteccia dei rami e dei tronchi degli alberi , ma talora può anche svilupparsi come pianta litofita o anche come semi-terrestre . Possiede lunghe radici aeree, di colore verde-argento. È priva di pseudobulbi.
    I suoi fiori sono di colore bianco-verdastro, molto profumati, soprattutto durante le ore serali. I sepali e i petali formano una grande stella a sei braccia; dalla base del labello parte un grande sperone verdastro, lungo da 25 a 30 cm, la cui estremità è ripiena di nettare.
    Fiorisce da giugno a novembre.

    La morfologia del fiore di Angraecum sesquipedale colpì l'attenzione di Charles Darwin che nel 1862 scriveva :

    « Questa specie, i cui grandi fiori esameri, simili a stelle formate di candida cera, hanno destato nel Madagascar l'ammirazione dei viaggiatori, non può non essere notata. Sotto il labello pende al basso un nettario verde di straordinaria lunghezza e simile ad una frusta. In parecchi fiori, che mi furono spediti dal signor Bateman, ho trovato nettarii lunghi undici pollici e mezzo, e solo la porzione inferiore fino alla lunghezza di un pollice e mezzo ripiena di nettare. Si può domandare, a quale scopo possa servire un nettario di una lunghezza tanto sproporzionata. Io penso che noi arriveremo a persuaderci, che la fecondazione della pianta è condizionata ad una tale lunghezza e alla presenza del nettare solo nella porzione inferiore. Restiamo stupiti che un insetto qualsiasi possa essere capace di raggiungere questo nettare. Le nostre specie inglesi di Sphingidae hanno proboscidi lunghe quanto il loro corpo; ma nel Madagascar devono esistere farfalle notturne la cui proboscide può essere allungata sino a dieci o undici pollici! »




    L'ipotesi di Darwin, sulle prime accolta con sufficienza dagli entomologi, ricevette conferma nel 1873 in seguito alla scoperta in Brasile di alcune specie di sfingidi con spirotromba di dimensioni compatibili. Nel 1871 Alfred Russel Wallace arrivò a proporre che l'insetto impollinatore potesse essere la falena africana Xanthopan morgani , ma solo nel 1903 gli entomologi Lionel Walter Rothschild (1868-1937) e Karl Jordan (1861-1959) individuarono il lepidottero sfingide impollinatore di questa orchidea, descritto come una sottospecie di X. morganii. La falena fu da loro battezzata Xanthopan morganii praedicta, dove l'epiteto praedicta costituiva un riconoscimento alla "predizione" di Darwin. Successivamente la validità della sottospecie malgascia è stata messa in discussione, in quanto assimilabile alla specie continentale.

    È un endemismo del Madagascar, diffuso nelle foreste pluviali della costa orientale dell'isola, in aree con clima caldo ed abbondanti precipitazioni, dal livello del mare sino a circa 100 m di altitudine.
     
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    Come curare le orchidee


    I fiori, dai colori sgargianti e con forme sorprendenti, durano a lungo e le rendono veri e propri elementi d’arredo.
    Le orchidee sono tra le piante più belle della terra. Fiori che incantano, forme raffinate, portamento leggiadro: descrivere la bellezza delle orchidee non è facile. Sono strane e sfrontate, delicate ma tenaci, richiedono alcune attenzioni ma in cambio offrono fioriture eccezionali. Chi si avvicina alla loro coltivazione poi difficilmente se ne allontana, diventando ben presto un appassionato sostenitore. Della presenza delle orchidee sono state trovate tracce risalenti fino a 65 milioni di anni fa; erano conosciute e ammirate dagli Aztechi e, soprattutto, dagli antichi Cinesi che le consideravano una sorta di spirito benefico da porre all’interno delle abitazioni. In Europa la passione per questo fiore dal fascino esotico è esplosa soprattutto nell’Ottocento. Per soddisfare le richieste di vivaisti e collezionisti i “cacciatori di orchidee” (botanici ed esploratori) setacciarono per decenni le foreste dell’America, dell’Asia, dell’Africa e dell’Australia a caccia di nuove specie. Così arrivarono da noi le belle orchidee, da cui derivano molti degli ibridi oggi presenti nelle nostre case. Il giusto mix di luce, temperatura e acqua: è il segreto per far sì che i loro fiori ci rallegrino per tutto l’autunno e l’inverno.
    Le orchidee coltivate in casa hanno bisogno di un substrato appositamente studiato per loro, di temperature che non scendano mai sotto i 16 °C e di molta luce. Usate vasi di dimensioni corrette, sorreggete gli steli dei fiori con supporti, mantenete umido il terriccio e due volte l’anno unite all’acqua del concime per orchidee.
     
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    Il cambio facce di un orchidea Paphiopedilum


    Trovo Paphiopedilums affascinante!
    Può essere che il mio fascino deriva dal fatto che io ho ucciso un paio - pieno di buone intenzioni, io li appannato religiosamente due volte al giorno. Poi qualcuno molto più saggio di me ha suggerito che questa era la cosa che li stava uccidendo. A quanto pare, non come l'acqua raccolta nelle corone (anche se il modo in cui trattare l'acqua piovana in natura rimane un mistero per me).
    Così ora ho tre. A Paph. Pinocchio, e due Paphs noid. Uno dei noids è una pianta di salvataggio, salvate da qualcuno che lo tenne in piedi in una bacinella d'acqua. Un anno dopo, ha ora cinque foglie sano! Nessun grande scuote si potrebbe pensare, ma tutto ciò che avevo era di lavorare con la più piccola delle nuove corone su un impianto altrimenti morto. Il noid altro è il soggetto della seguente serie di fotografie.
    Come la boccioli di fiori, aprire Paphiopedilum, sembrano assumere una varietà di "facce", da un po 'sinistro (quasi predatori) a quella che sembra decisamente comico (a me comunque)!

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    Questo noid particolare sembra essere un ibrido di P.glaucophyllum e un genitore sconosciuto. E 'un disastro forte sequenziale, che sembra godere a pieno del tempo all'aperto questa estate e continua a fiorire dopo essere stati acquistati torna in casa. Ora è stato in fiore per dieci mesi senza fine in vista. Paph. glaucophyllum possibile avviare un nuovo picco fiore da un'altra parte dello stabilimento prima che il vecchio Spike ha finito, effettivamente diventando sempre in fiore. Che bello sarebbe se sono corrette circa la parentela di questo noid e dovesse ereditare questa caratteristica!
    Pubblicato da Keith alle
     
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    Orchidee: malattie e cure


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    Dopo avervi svelato i segreti della cura delle orchidee, ecco tutto quello che dovete sapere su macchie, parassiti e malattie legate a una sbagliata coltivazione di questi fiori preziosi e bellissimi

    Le orchidee sono fiori bellissimi e rari, che hanno bisogno di cure e attenzioni speciali. Dopo avervi svelato i segreti di base per la cura delle orchidee, vi spieghiamo tutto quello che c'è da sapere sulle possibili malattie. Impararete a riconoscere i parassiti, le macchie, i funghi, o i piccoli problemi che possono affliggere questi fiori, dovuti ad alcuni errori di coltivazione. Dopo aver letto la nostra guida salva-orchidee potrete ottenere il vostro giardino di orchidee in casa, con poco sforzo e grande soddisfazione!

    Prevenire le malattie delle orchidee: dieci regole
    Le orchidee sono fiori sensibili a ogni agente esterno. Luce, acqua, temperatura, umidità, batteri, vanno sempre controllati. Ecco tutto quello che dovete fare per prevenire le malattie di questi meravigliosi fiori:



    1) Dedicate ogni giorno qualche minuto ad osservare la vostra orchidea per verificare il suo stato di salute e notare piccoli segnali che potrebbero essere sintomo di una malattia;

    2) Quando sistemate o spostate la vostra pianta state attenti a non danneggiare foglie fiori o radici; se senza volerlo provocate delle ferite nella pianta, spolverate la ferita con della cannella o con del comune cicatrene;

    3) Quando innaffiate le orchidee non lasciate bagnati fiori e foglie durante le ore notturne e eliminate sempre le parti che sembrano marce o morte;

    4) La ventilazione deve essere sempre buona, non tenete perciò le vostre orchidee in zone sempre chiuse;

    5) Pulite bene le vostre mani e gli attrezzi usati per la cura delle vostre orchidee: i vasi nuovi devono essere lavati con attenzione, usando alcool o varechina mentre le forbici vanno sterilizzate con la fiamma;

    6) Evitate di spruzzare la pianta durante le ore più calde della giornata, quando pori sono molto dilatati, perchè l'acqua rappresenta un veicolo per le malattie dei vostri fiori;

    7) Scegliete un umidificatore per i vostri termosifoni, in modo da ottenere il giusto grado di umidità ed evitare macchie o al contrario secchezza;

    8) Quando eliminate le radici morte prima di effettuare un rinvaso aspettate almeno una settimana prima di annaffiare le vostre orchidee, così che le ferite potranno cicatrizzarsi;

    9) Per evitare che le orchidee si trasmettano malattie, tenete lontane l'una dall'altra le diverse piante. Ogni nuovo orchidea che acquistate andrebbe tenuta lontana dalle altre per un po' di tempo, in modo da essere certe che un'eventuale malattia non contagi le altre sane;

    10) Non esponete le vostre orchidee alla luce diretta del sole.


    Problemi delle orchidee legati a una cattiva cura


    Le orchidee sono fiori abituati a un clima caldo/umido e che possono vivere solo in ambienti protetti e climatizzati; richiedono illuminazione costante (circa 12 ore al giorno) ma non andrebbero mai esposte alla luce diretta del sole. Gli sbalzi frequenti di temperatura o temperature troppo lontane da quelle ottimali possono nuocere in modo irreparabile al fiore. Un ambiente troppo umido più causare la comparsa di macchie sui fiori, mentre poca umidità può rendere le foglie gialle o raggrinzite. E' meglio posizionare le orchidee su un ripiano in alto, tenere la temperatura costante attorno ai 15/18 gradi e vaporizzarle spesso. Le annaffiature devono essere frequenti ma la terra non deve risultare mai zuppa, meglio perciò immergerle in una bacinella con acqua a temperatura ambiente e aspettare che la pianta succhi da sola la giusta quantità di nutrimento. Il concime specifico va aggiunto solo ogni 15/20 giorni, perchè un eccesso può seccare le piante. Non tutte le orchidee possono essere coltivate in appartamento, e sarebbe bene chiedere ad un esperto le caratteristiche specifiche della pianta che abbiamo scelto.

    Ecco gli errori più comuni che possono provocare danni alle vostre orchidee:

    Eccessiva illuminazione, temperature troppo alte o scarsa umidità provocano:
    Ingiallimento delle foglie, foglie di color rossastro, decolorazione dei fiori

    Illuminazione insufficiente (si può rimediare con quella artificiale) può provocare:
    Mancata formazione di germogli o germogli deboli, foglie che si accartocciano

    Eccessiva umidità, eccessiva innaffiatura, acqua non a temperatura ambiente o troppo ricca di cloro possono provocare:
    Ingiallimento delle foglie e fuoriuscita delle radici dal vaso

    Scarsa umidità può provocare:
    Foglie poco turgide, poco lucide, ingiallite o raggrinzite

    Una temperatura troppo bassa può provocare:
    Macchie brune sui fiori, colorazione rossastra delle foglie più giovani, imbrunimento della base dei fiori

    Un'esposizione eccessiva a una luce diretta o troppo forte può provocare:
    Foglie bruciate, ustionate o ferite, che diventano più vulnerabili all'attacco degli agenti patogeni
     
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    L’orchidea Coelogyne

    orchidea-Coelogyne

    Al genere Coelogyne appartengono un centinaio di specie di orchidee originarie dell’Asia centro meridionale; la specie più nota è la Coelogyne cristata, una pianta propria del Nepal e della Cina, e diffusa nelle zone a clima fresco. Questa orchidea si caratterizza per i fiori molto grandi e appariscenti di colore bianco con labello trilobato giallo oro che spuntano dalla fine dell’inverno in poi.
    A parte per i bellissimi fiori bianchi, l’orchidea Coelogyne cristata si caratterizza per la produzione di pseudobulbi carnosi, grandi e dalla forma ovale, dai quali spuntano due foglie lunghe e nastriformi di consistenza coriacea e di colore verde brillante. Anche le altre specie di Coelogyne producono fiori di grandi dimensioni, profumati e dai colori tenui, ossia bianco, beige, giallo o verde chiaro.

    Esposizione

    L’orchidea Coelogyne cristata ama le esposizioni luminose anche se lontane dalla luce solare diretta; per ottenere una bella fioritura, da marzo a settembre deve essere coltivata in un luogo caldo, mentre durante i mesi freddi meglio una serra fredda o una stanza non riscaldata.
    Terreno

    radici delle orchidee Coelogyne sono piuttosto delicate e sottili, quindi è bene usare un terriccio fine costituito da granuli di perlite, pezzetti di fibra vegetale e corteccia sminuzzata finemente; da evitare i rinvasi troppo frequenti.
    Innaffiatura

    Da fine aprile a settembre va annaffiata in abbondanza, mantenendo il terreno sempre un po’ umido; non dimenticate di vaporizzare le foglie per aumentare l’umidità ambientale. Durante i mesi freddi, invece, diradate le annaffiature.
    Malattie e avversità

    L’orchidea Coelogyne teme l’attacco degli afidi e della cocciniglia.
    Concimazione

    In primavera concimate ogni venti giorni la pianta con del concime universale da diluire bene e da usare in piccole quantità; non lasciate le radici a contatto con il concime per troppo tempo.
    Moltiplicazione

    La riproduzione dell’orchidea Coelogyne avviene per divisione dei cespi oppure per seme; quest’ultima è la soluzione più consigliata.

     
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    L’orchidea Cochlioda


    Orchidea-Cochlioda

    Al genere Cochlioda appartengono circa dieci orchidee epifite originarie dell’America del Sud; queste piante sono di piccole e medie dimensioni e sono molto usate soprattutto nelle ibridazioni con l’orchidea Oncidium e con la Miltonia.
    Le orchidee Cochlioda sono caratterizzate dagli pseudobulbi carnosi che portano un’unica foglia lunga, lievemente carnosa e di colore verde scuro, dal fusto sottile lungo circa 50 centimetri che in autunno e in primavera porta molti fiori, anche una trentina, prevalentemente di colore rosso o arancio, oppure giallo o rosa intenso.
    Le specie di Cochlioda che si trovano più facilmente nei vivai sono la Cochlioda noezliana di colore rosso-arancio e la Cochlioda vulvanica di colore rosa intenso.
    Orchidea Cochlioda
    Fioritura: in primavera e in autunno
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: orchidea epifita
    Altezza max: 70 centimetri
    Esposizione

    Le orchidee Cochlioda amano le esposizioni luminose ma non dirette ai raggi del sole, meglio se ben ventilate e non troppo calde, soprattutto d’estate; queste orchidee non amano il freddo, devono essere coltivate in serra temperata oppure in casa e hanno bisogno di un’alta umidità ambientale.
    Terreno

    Il terriccio ideale per queste piante è quello specifico per orchidee costituito da torba a pezzetti e corteccia sminuzzata; fate attenzione al contenitore perché con il tempo le orchidee Cochlioda tendono a sviluppare grandi cespi.
    Innaffiatura

    Da marzo a settembre annaffiate regolarmente facendo attenzione a non lasciare le radici immerse nell’acqua troppo a lungo, mentre nei mesi invernali vanno annaffiate solo ogni tanto.
    Malattie e avversità

    Le orchidee Cochlioda sono soggette ad attacchi da parte della cocciniglia che si annida soprattutto alla base delle foglie.
    Concimazione

    Durante il periodo vegetativo fornite alle orchidee Cochlioda del concime specifico per orchidee da sciogliere nell’acqua di annaffiatura ogni trenta giorni circa.
    Moltiplicazione

    La riproduzione delle orchidee Cochlioda avviene per divisione dei cespi di pseudobulbi; fate attenzione alle radici di ogni porzione che devono essere ben sviluppate.




    L’orchidea Leochilus

    orchidea-Leochilus

    Al genere Leochilus appartengono circa trenta specie di orchidee epifite originarie dell’America tropicale e centrale; queste orchidee sono poco diffuse in coltivazione, anche se assicurano una fioritura abbastanza prolungata e dei fiori profumati e decorativi.
    Le orchidee appartenenti al genere Leochilus sono di taglia media e si caratterizzano per gli pseudobulbi ovali e carnosi dai quali crescono un paio di foglie dalla forma allungata; attorno alla fine dell’inverno oppure in primavera, dagli pseudobulbi spunta un fusto ramificato che porta diversi piccoli fiori profumati di colore giallo-verdastro con dei puntini porpora sul labello; ci sono anche delle specie dai fiori color crema, bianchi o rosati.

    Orchidea Leochilus
    Fioritura: alla fine dell'inverno e in primavera
    Impianto: in estate o ad inizio autunno
    Tipo di pianta: orchidea epifita
    Altezza max: 50-60 centimetri
    Esposizione

    Le orchidee appartenenti al genere Leochilus prediligono le esposizioni luminose ma non dirette ai raggi del sole; temono il freddo e quindi in inverno devono essere coltivate in casa o in serra temperata.
    Terreno

    Essendo le Leochilus orchidee epifite, hanno bisogno di un substrato composto da corteccia sminuzzata, fibra di cocco e sfagno; queste piante devono essere rinvasate ogni due o tre anni per permettere loro il corretto sviluppo delle radici.
    Innaffiatura

    Annaffiate regolarmente per immersione, ossia tenendo il vaso immerso in acqua per alcuni minuti, fino a quando il substrato risulterà ben umido, dopodiché lasciate scolare e sistemate nel sottovaso, meglio se riempito di argilla espansa umida. Durante i mesi più caldi e in inverno quando sono accesi i termosifoni vaporizzate spesso le foglie con dell’acqua demineralizzata.
    Malattie e avversità

    Le foglie dell’orchidea Leochilus possono essere attaccate dalla cocciniglia.
    Concimazione

    Ogni venti o trenta giorni fornite all’orchidea Leochilus del concime bilanciato da sciogliere nell’acqua di annaffiatura.
    Moltiplicazione

    La riproduzione dell’orchidea Leochilus avviene per divisione dei cespi di pseudobulbi da effettuare dopo la fioritura, avendo cura di mantenere un paio di radici ben sviluppata per ciascuna delle porzioni ottenute, dopodiché rinvasate subito singolarmente le nuove piante.

     
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    Fiori per San Valentino, l’orchidea Ascocentrum

    ascocentrum

    Rose rosse per San Valentino? Sì, ma non solo, visto che Madre Natura ci offre numerose alternative per festeggiare degnamente il giorno degli innamorati. Che ne dite, ad esempio, di regalare alla vostra dolce metà un’orchidea Ascocentrum? Si tratta di una pianta caratterizzata da foglie spesse, di colore verde più o meno scuro, che possono raggiungere i 15 centimetri di lunghezza. Nel corso della stagione invernale o in primavera, al centro delle foglie spunta un fusto alto una sessantina di centimetri che porta un gran numero di fiori di colore rosso, rosa o giallo.
    L’orchidea Ascocentrum non è difficile da coltivare, purché si rispettino le sue esigenze in fatto di luce (abbondante, ma non nelle ore più calde della giornata) e di temperatura, ricordando che la pianta non sopporta il freddo e deve essere coltivata in casa fino alla primavera inoltrata.

    Ascocentrum
    Fioritura: in inverno o nel corso della stagione primaverile
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: orchidea
    Altezza max: 60 centimetri
    Esposizione

    L'Ascocentrum deve essere collocata in posizione luminosa, facendo in modo che i raggi del sole non la colpiscano nelle ore più calde della giornata. Se posta in ambiente scarsamente illuminato, può presentare una fioritura scarsa e delle macchie antiestetiche sul fogliame. Non tollera il freddo ed è per questo che va coltivata tra le pareti domestiche per gran parte dell'anno.
    Terreno

    Per una coltivazione ottimale si può utilizzare un substrato specifico per orchidee o mescolare terriccio, perlite e pezzi di corteccia.
    Innaffiatura

    Nel corso della stagione vegetativa le irrigazioni devono essere regolari, facendo in modo che il substrato si mantenga costantemente umido. Per aumentare l'umidità ambientale, poi, è necessario vaporizzare le foglie, utilizzando dell'acqua a temperatura ambiente.
    Malattie e avversità

    Ruggine e cocciniglia possono compromettere la bellezza della pianta. In caso di attacco, occorre intervenire con un prodotto specifico, secondo le dosi consigliate.
    Concimazione

    Durante il periodo vegetativo si può utilizzare un fertilizzante specifico per orchidee, mescolato all'acqua delle irrigazioni almeno due volte al mese.
    Moltiplicazione

    La propagazione dell'orchidea Ascocentrum avviene in primavera per divisione di cespi.

     
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    L’orchidea Angrecum

    orchidea-angrecum

    Al genere Angrecum appartengono circa duecento specie di orchidee originarie dell’Africa meridionale e diffuse soprattutto in Madagascar; sono orchidee epifite prive di pseudobulbi e di varie dimensioni: si va da quelle in miniatura a quelle che raggiungono i 40 centimetri di altezza. La specie più diffusa è l’Angrecum sesquipedale, un’orchidea scoperta da Darwin verso la metà del 1800.
    L’orchidea Angrecum sesquipedale si caratterizza per le foglie lunghe carnose, il fusto vigoroso e i grandi fiori bianchi soffusi di verde a forma di stella, molto profumati durante le ore serali. Questa orchidea tende a sviluppare delle radici aeree molto lunghe di colore verde-argento.

    Orchidea Angrecum
    Fioritura: in primavera e in estate
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: orchidea epifita
    Altezza max: 40 centimetri
    Esposizione

    L’orchidea Angrecum ama le esposizioni luminose ma lontane dai raggi diretti del sole; possono stare anche sul davanzale della finestra ma solo schermando la luce del sole con delle tende chiare; temono il freddo e non amano le temperature superiori ai 35°C.
    Terreno

    Il terreno ideale per le Angrecum è quello adatto alle piante epifite, ossia cortecce sminuzzate con perlite, pezzetti di polistirolo e altri materiali simili.
    Innaffiatura

    Queste orchidee vanno annaffiate durante tutto l’arco dell’anno, avendo cura di mantenere il substrato sempre un po’ umido; dopo la fioritura le irrigazioni possono essere un po’ diminuite per circa due mesi.
    Malattie e avversità

    L’orchidea Angrecum soffre degli attacchi da parte del ragnetto rosso che causa macchie gialle sulle foglie.
    Concimazione

    Durante il periodo di sviluppo vegetativo e durante la fioritura, fornite alla pianta del concime specifico per orchidee da somministrare in dose dimezzata ogni venti giorni circa.
    Moltiplicazione

    La riproduzione dell’orchidea Angrecum avviene per talea di germogli da praticare in aprile e maggio. Si prelevano i germogli che si trovano ai piedi della pianta e si fanno radicare in un composto simile a quello nel quale vive la pianta.

     
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    L’orchidea Calanthe

    calanthe

    La Calanthe è una magnifica orchidea originaria dell’Australia, dell’Asia e del continente africano, particolarmente apprezzata per la bellezza della fioritura. Si tratta di una pianta sia epifita che terrestre, a seconda della specie, caratterizzata da foglie lanceolate o oblunghe di colore verde più o meno scuro. I fiori sono riuniti in racemi di colore bianco, rosa o viola e fanno la propria comparsa in periodi diversi dell’anno, a seconda della specie.

    La maggior parte delle specie vive bene in appartamento, vista la scarsa resistenza al freddo pungente della stagione invernale. Tuttavia, esistono delle specie di Calanthe che si adattano anche alla coltivazione in piena terra, purché il terreno venga ben pacciamato. Per regalare il neglio della sua bellezza la Calanthe ha bisogno di molta umidità ed è per questo che occorre innaffiarla regolarmente, facendo in modo che il terreno si mantenga bagnato (ma non inzuppato) tra un’irrigazione e l’altra.

    Calanthe
    Fioritura: dalla primavera inoltrata
    Impianto: in estate e nel corso della stagione autunnale
    Tipo di pianta: orchidea
    Altezza max:
    Esposizione

    La Calanthe va collocata in posizione luminosa, facendo in modo che il sole diretto non raggiunga la pianta nelle ore più calde della giornata. Alcune specie non tollerano il freddo, mentre altre vivono bene anche in piena terra.
    Terreno

    Nella fase di messa a dimora si può scegliere un composto specifico per Orchidee o mescolare terra da giardino, terriccio di foglie, sabbia e sfagno per garantire alla pianta una crescita equilibrata.
    Innaffiatura

    Nel corso della stagione vegetativa è opportuno intervenire con regolarità, lasciando che il terreno si mantenga umido tra un intervento e l'altro.
    Malattie e avversità

    La cocciniglia può compromettere la bellezza della pianta.
    Concimazione

    Durante il periodo vegetativo è necessario fornire alla piante del concime specifico per orchidee, mescolato all'acqua delle irrigazioni un paio di volte al mese.
    Moltiplicazione

    La propagazione della Calanthe avviene per divisione di germogli al termine della stagione estiva o in autunno.

     
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    L’orchidea Erides

    aerides07

    Al genere Erides appartengono circa venti specie di orchidee epifite originarie dell’Asia molto apprezzate anche dai semplici amatori delle orchidee e non soltanto dagli esperti, dato che la loro coltivazione non è difficile; inoltre, le orchidee del genere Erides riescono a fiorire più volte l’anno e in modo piuttosto abbondante. Nel tempo, poi, sono stati creati diversi ibridi con i fiori dai colori sgargianti e variegati.

    Le orchidee appartenenti al genere Erides si caratterizzano per le dimensioni contenute pur avendo una crescita vigorosa; le foglie sono allungate e lucide e dalla consistenza coriacea; in primavera appaiono delle spighe che portano diversi fiori profumati di colore bianco, rosa e viola. Queste orchidee producono molti polloni basali. Dato che le infiorescenze sono pendule, è bene coltivarle in panieri appesi in modo da apprezzare meglio della bellezza della fioritura.

    Il nome botanico di queste orchidee è Aerides e significa “figli dell’aria” in riferimento al loro portamento epifita.

    Orchidea Erides
    Fioritura: primaverile
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: orchidea epifita
    Altezza max: 30 centimetri
    Esposizione
    Le orchidee del genere Erides amano le esposizioni soleggiate perché hanno bisogno di molta luce; durante i periodo freddi possono essere esposte in pieno sole mentre durante i mesi più caldi è meglio tenerle in una zona ombreggiata.
    Terreno
    Per queste orchidee bisogna usare del terriccio specifico per piante epifite, ovvero quello composto da corteccia sminuzzata e fibra vegetale, ben drenato ma in grado di trattenere l’umidità necessaria allo sviluppo delle radici.
    Innaffiatura
    Le annaffiature devono essere regolari durante tutto l’anno perché non vanno in riposo vegetativo; provvede anche, e frequentemente, alla vaporizzazione delle foglie con acqua non calcarea.
    Malattie e avversità
    Le orchidee Erides possono essere attaccate dalla cocciniglia.
    Concimazione
    Per quanto riguarda le concimazioni, ogni quindici o venti giorni circa, aggiungete all’acqua di annaffiatura del concime specifico per orchidee.
    Moltiplicazione
    La riproduzione delle orchidee Erides avviene per divisione dei germogli basai dalla pianta madre, lasciando alle porzioni una radice matura da far radicare in un contenitore singolo.

     
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    L’orchidea Anacamptis

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    Al genere Anacamptis appartengono circa una ventina di orchidee terrestri anche se, spesso viene considerato un genere monospecifico del quale fa parter soltanto la specie Anacamptis pyramidalis; in realtà, le specie di orchidee annoverate sotto il genere in questione sono, appunto, una ventina, in gran parte attribuite in precedenza al genere Orchis, senza contare i diversi ibridi.

    Distribuite in Europa , in Asia centrale e nei Paesi del bacino mediterraneo, le orchidee Anacamptis sono presenti in Italia con otto specie, la più diffusa delle quali è proprio l’Anacamptis pyramidalis, un’orchidea erbacea, terricola e priva di pseudobulbi. Quest’orchidea si caratterizza per lo sviluppo di piccoli ciuffi simili all’erba formati da foglie lineari di colore verde e dal fusto che spunta in primavera e che porta una pannocchia piramidale di fiori di piccole dimensioni.

    I fiori dell’Anacamptis pyramidalis sono di colore rosa, bianco o porpora, hanno un delicato profumo e sono caratterizzati dai tre sepali inferiori che si uniscono a formare un grande labello. Il nome del genere, Anacamptis, deriva dal greco “ripiegare” in riferimento proprio alla morfologia del labello. In Italia, questa orchidea cresce spontanea in media collina, alle pendici delle montagne e nei pascoli soleggiati.

    Orchidea Anacamptis
    Fioritura: primaverile
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: orchidea terricola
    Altezza max: 50 centimetri
    Esposizione
    L'orchidea Anacamptis ama le esposizioni soleggiate, quindi è sconsigliata l'ombra, anche quella parziale, ad eccezione degli esemplari coltivati in vaso che la tollerano nei mesi più caldi dell'anno. Questa pianta non teme il freddo invernale e può sopportare anche le gelate.
    Terreno
    L'orchidea Anacamptis predilige i terreni calcarei, sassosi e molto ben drenati.
    Innaffiatura
    Annaffiate ogni due o tre giorni in estate; sopporta bene la siccità.
    Malattie e avversità
    Può essere attaccata dagli afidi.
    Concimazione
    In primavera e in estate fornitele del concime specifico ricco di azoto e potassio.
    Moltiplicazione
    La riproduzione dell'orchidea Anacamptis avviene per seme da effettuarsi in primavera; in alternativa si può procedere per divisione dei cespi di foglie.



    Dracula simia, orchidea sempreverde

    Dracula-simia

    La famiglia delle Orchidaceae può contare su centinaia di specie diverse dagli effetti cromatici e dalla forma incredibile. Una di esse, la Dracula Simia, può contare su un aspetto davvero particolare. La sua corolla, vista frontalmente, ricorda il viso di una scimmia. Si tratta di una specie più rara dell’Orchid simia, con la quale divide l’epiteto di “orchidea scimmia”: in questo caso la somiglianza è impressionante.

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    Il genere dracula è composto dal oltre cento specie di orchidea sempreverde, amanti degli ambienti particolarmente umidi e ombrosi. Questi fiori sono prevalentemente diffuse in Ecuador ed in Colombia dove tra i 500 ed i 2500 metri di altezza, nelle foreste si possono riscontrare tutti i fattori ambientali utili alla loro crescita e sviluppo. Il nome significa “piccolo drago”: questo perché il suo classificatore, Carlyle Luer, negli anni 70 ebbe l’impressione di vedere un drago nelle loro fattezze.

    Orchis%20simia%207Al contrario, osservando la dracula simia, i petali ed i pistilli riproducono in modo incredibilmente credibile le fattezze di una scimmia, al tal punto da rendere famosa questa specie, nonostante le sue difficoltà di coltivazione, in tutto il mondo. L’impollinazione è di tipo entomofilo e avviene grazie a degli speciali ditteri della famiglia Drosophilidae, attratti dalla particolare struttura del fiore che ricorderebbe alcuni funghi. Anche l’odore concorre a favorire la riproduzione: abbastanza repellente nell’uomo, molto vicino all’odore di feci o materiale in decomposizione, quest’ultimo è gradito all’insetto che in questo modo ne consente la riproduzione.

    La dracula simia, al pari delle altre specie del suo genere di orchidea, non entra in riposo vegetativo, ma cresce durante tutto l’arco dell’anno. A meno che non si possieda una cantina abbastanza umida e buia, è quasi impossibile coltivare questo genere di fiore, e l’orchidea scimmia non fa eccezione. Le temperature non devono superare i 18-20 °C durante il giorno e 10-12 °C. Non è possibile stabilire con certezza il momento della sua fioritura a causa della mancanza di fermo vegetativo.


    Dracula Simia - Orchidea Scimmia

    Fioritura: Tutto l'anno
    Impianto: Nel periodo invernale
    Tipo di pianta: Erbacea perenne
    Altezza max: 30 cm

    Esposizione
    Necessitano di luoghi ombrosi e non a contatto diretto con il sole.
    Terreno
    Uno strato di bark e del bark sminuzzato con corteccia di abete e torba. Deve essere particolarmente umido.
    Innaffiatura
    Le innaffiature devono essere frequenti, il terreno sempre bagnato. Se si tenta la coltivazione, le irrigazioni devono avvenire almeno due volte al giorno.
    Malattie e avversità
    Sono le stesse che affliggono generalmente le orchidee: eccessi di luce e mancanza di acqua; acari; cocciniglia, afidi e funghi.
    Concimazione
    Deve essere minima e calcolata pari ad un decimo di quelle riportate sulle confezioni dei diversi tipi di fertilizzante per orchidee. Non deve essere mai effettuata da novembre a febbraio.
    Moltiplicazione
    SI riproduce per via entomofila.
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    Orchidee a forma di insetto: il genere Ophrys

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    Qualche giorno fa abbiamo visto come la natura faccia degli “stupendi” scherzi, regalandoci dei fiori molto somiglianti ad animali di ogni genere. Sono le orchidee in particolare a conquistare il premio come “migliori attrici”. Diversi generi di orchidea, spesso riconducenti a fiori piuttosto rari, rimandano infatti a fattezze non vegetali. Tra di loro uno dei più curiosi è il genere Ophrys, il quale da vita a dei graziosi fiori che ricordano le principali tipologie di insetto diffuse.

    Lo spettacolo che si staglia davanti gli occhi è disarmante ed emozionante: ad un occhio poco attento sembra semplicemente che su fiore sia posato uno dei tanti esemplari entomologi facilmente riscontrabili nella stagione primaverile ed estiva. Solo avvicinandosi un po’ di più si scopre la loro effettiva conformazione. Il genere Ophrys è di origine europea. Ed a differenza dell’orchidea scimmia sudamericana, anche nel nostro paese è possibile imbattersi in esemplari di particolare bellezza ed aspetto. Uno tra tutti? L’orchidea ape, la Ophrys apifera. Ma abbiamo anche l’Ophrys bombyliflora, il fior di bombo e l’Ophrys sphegodes conosciuta con il nome di fior di ragno.

    Queste spettacolari specie di orchidee hanno messo in atto un adattamento evolutivo che consentisse loro di poter contare su una sicura metodologia di riproduzione. Non dobbiamo infatti dimenticare che questi fiori allo stato naturale per riprodursi non usano assolutamente l’aiuto dell’uomo, ma fanno in modo di assoggettare la natura ai loro bisogni. Il loro particolare aspetto infatti attira in modo efficace gli insetti ai quali assomigliano, soprattutto grazie all’emissione di specifici feromoni in grado di attirare l’animale “impollinatore” ove necessario.
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    L’insetto, scambiano il fiore per la propria femmina tenterà di fecondarlo, caricandosi del polline e portandolo su un altro fiore, favorendo in questo modo un’impollinazione naturale. L’Ophrys apifera, diffusa in Italia, possiede poi una particolarità che le altre orchidee dello stesso genere non possiedono: quella di provvedere ad un’autoimpollinazione efficace alla riproduzione.

     
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