Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Musica Africana..

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    Musica africana


    La musica africana, nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.



    La musica nell'Africa subsahariana


    Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.
    Ciò che ritroveremo sempre in ogni variante musicale, a prescindere dallo scopo per cui viene prodotta, è la caratteristica poliritmia, la capacità cioè di sviluppare contemporaneamente diversi ritmi e di mantenerli in modo costante ed uniforme, senza che uno prevarichi su di un altro. Una particolare funzione sociale è rappresentata dalle percussioni e dalle campane che in molte zone vengono utilizzati come strumenti di comunicazione. La musica è, ad esempio, una delle pratiche più note e più impiegate per un griot ( o griotte) proprio perché in molti contesti le relazioni sono spesso basate sull’impatto emozionale. Anche il canto è molto diffuso e riveste una funzione sociale importantissima, durante i funerali, ad esempio, per ripercorrere le tappe dell’esistenza del defunto, dunque mantenerne viva la memoria e per narrare le imprese degli antenati cui spetta il compito di accogliere l’anima della persona mancata. Le epopee mitiche cantate dai griot, oltre a mettere in evidenza il potere costituito, trasmettono gli avvenimenti particolari che fanno parte della storia di una comunità e permettono una trasmissione facilitata proprio dal ritmo della melodia sottostante. Il canto, la musica e la danza diventano da un lato veicoli di tipo simbolico e dall’altro preziosi strumenti della memoria collettiva. La musica tradizionale si trasmette oralmente, dunque non esistono spartiti o forme scritte in cui è possibile rinvenire delle melodie. Tutto viene creato e comunicato direttamente ed è per questo che un aspetto importantissimo è dato dall’improvvisazione.
    La complessità ritmica delle musiche africane si è di fatto trasferita a molte espressioni musicali dei paesi dell’ America Latina; l’aspetto più affascinante di questa poliritmia è costituito dalla possibilità di distinguere chiaramente i diversi ritmi pur percependoli unitariamente in modo coerente. Per quanto riguarda la voce, è interessante notare che generalmente si utilizzano timbri canori tendenti al rauco e al gutturale. Molte lingue locali, in Africa, sono di tipo tonale ed è per questo che esiste un collegamento molto stretto tra la musica e la lingua. Soprattutto nel canto, è il modello tonale del testo che condiziona la struttura melodica. Conoscendo molto approfonditamente queste lingue, è possibile riconoscere dei testi anche nelle melodie degli strumenti ed è quest’effetto che ha dato fama al cosiddetto “tamburo parlante”.la musica africana è piena di ritmi.


    La complessità ritmica e la trasmissione del sapere musicale


    La musica dell'Africa sub-sahariana ha come caratteristica che la distingue, una complessità ritmica che ha installato nelle musiche delle Americhe. La musica tradizionale si trasmette in genere oralmente, dunque non esistono molti spartiti o forme scritte in cui è possibile rinvenire delle melodie. Tutto viene creato e comunicato direttamente ed è per questo che un aspetto importantissimo è dato dall’improvvisazione. La complessità ritmica delle musiche africane si è di fatto trasferita a molte espressioni musicali dei paesi dell’America Latina; l’aspetto più affascinante di questa poliritmia è costituito dalla possibilità di distinguere chiaramente i diversi ritmi pur percependoli unitariamente in modo coerente.


    Generi di musica africana e popolare comprendono:


    Afrobeat
    Apala
    Benga di Benga
    Bikutsi
    Fuji
    Highlife
    Isicathamiya
    Jùjú
    Kwaito
    Kwela
    Makossa
    Mbalax
    Mbaqanga
    Mbube
    Morna
    Raï
    Sakara
    Soukous/Congo/Lingala
    Taar



     
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    La Musica Africana

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    Le fasi più importanti della vita di un individuo sono contrassegnate dalla musica. In Africa, fin dai tempi più remoti ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.

    J. H. Kwabena Nketia, etnomusicologo del Ghana, definisce lo studio della musica africana a sud del Sahara come “lo studio della diversità nell’unità”. Osservate complessivamente dall’esterno le musiche africane sub-sahariane mostrano un insieme di caratteristiche e di tendenze comuni, mentre a un’osservazione più attenta risulta evidente la presenza di una grande varietà tra le diverse tradizioni. È possibile identificare due grandi aree stilistiche: la prima comprende l’Africa settentrionale; la seconda la grande foresta equatoriale e tutta l’Africa australe. Mentre la prima zona ha subito notevoli influssi dalla cultura islamica, la seconda rappresenta la culla dell’autentica musica africana.

    I caratteri fondamentali di quest'ultima si possono riassumere nella diffusione della pratica collettiva del canto, nell'uso di cori misti, della polifonia vocale, nel gusto per i grandi complessi strumentali, nell'adozione di scale pentatoniche su cui poggia il sistema musicale africano. Questo assume spesso un carattere dialogico: le voci, gli strumenti, perfino le mani del singolo esecutore, intervengono a turno come i diversi interlocutori in un dialogo. Uno degli stili più diffusi è quello detto “a chiamata e risposta”, in cui il coro ripete un ritornello fisso in risposta al solista che fa da guida, e che gode di una maggior libertà d’improvvisazione.

    La musica africana non può in alcun modo dirsi primitiva, in quanto presenta complessità di strutture, varietà di procedimenti tecnici e costruzioni polifoniche. Sottilissima è anche la sensibilità ritmica. Spesso l’interesse per il ritmo prevale su altri aspetti quali la melodia o l'armonia. A questo proposito viene associato alla musica africana l'uso dei tamburi, ma anche l'utilizzo in funzione ritmica di una vasta gamma di strumenti idiofoni non melodifici (sonagli, gong, idiofoni a percussione reciproca, campane e simili). Più in funzione ritmica che in funzione melodica vengono spesso adoperati anche strumenti melodici quali xilofoni (balafon), liuti, flauti e arpe. I moduli ritmici tendono a essere brevi e ripetitivi. L'uso degli strumenti musicali, poi, può assumere valenze o significati differenti in relazione all'etnia oltre che, appunto, alla circostanza e al contesto. Vi è dunque una grande varietà di musiche: ninne-nanne, musiche da lavoro, per il raccolto, per il gioco, per danze, per matrimoni, nascite, per cerimonie rituali (come sepolture o riti di pubertà), musiche di accompagnamento a processioni e così via. Tutto ciò è caratteristico delle espressioni musicali di tutti i Paesi del continente africano.



    Gli strumenti



    In nessun continente come quello africano, esiste una quantità tanto importante di strumenti musicali.

    Strumenti+africani
    Tra gli strumenti a percussione, i più legati a significati extramusicali, spiccano moltissime varietà di tamburi. Il corpo del tamburo è fatto di legno o creta, mentre le membrane sono di pelle di animali. Nei tamburi a frizione il suono viene prodotto sfregandone la membrana, mentre quelli a clessidra dell’Africa occidentale, chiamati anche tamburi parlanti, possono imitare l’andamento sonoro della voce umana. Altri strumenti a percussione sono xilofoni, nacchere e campane, in legno, ferro, rame e canna di bambù. Ma lo strumento tipicamente africano è il lamellofono (noto anche come mbira, kalimba, likembe, o sanza), costituito da una serie di strisce di metallo o di bambù fissate a una piccola cassa di risonanza, e che viene suonato per vibrazione.

    Gli strumenti a corda comprendono quelli ad arco e quelli a pizzico. Vi sono arpe, cetre, lire e liuti. La kora è lo strumento principale dei cantastorie (griot): la sua cassa di risonanza è ricavata da una zucca su cui è tesa una pelle di vacca e sul suo manico di legno sono tese 21 corde, che vengono pizzicate. Popolare è lo xalam, un liuto a pizzico progenitore del banjo. L’arco sonoro (ekibulenge), derivato direttamente dall’arco con il quale comunemente si scagliano le frecce, è costituito da una corda tesa tra le due estremità di un’asta flessibile e svolge un ruolo particolarmente importante nella musica tradizionale delle popolazioni meridionali.

    Fra gli strumenti a fiato sono molto diffusi fischietti, clarinetti, flauti traversi di bambù, legno, creta, osso, metallo e altri materiali e trombe ricavate dalle corna degli animali. Le note di altezza diversa possono essere ottenute grazie alla lunghezza degli strumenti e ai fori praticati nei tubi sonori.



    La musica africana nella società



    La musica ha ancora una funzione importante nella società africana. E’
    Mokoomba
    usata per trasmettere conoscenze e valori e per celebrare eventi pubblici e privati, combinandosi a volte con la parola e la danza. Tra i mande dell’Africa occidentale, i cantori raccontano ancora oggi le vicende delle potenti dinastie.

    La musica è un fondamentale elemento di vita per le popolazioni. In Ghana esistono speciali cantilene per canzonare chi bagna il letto e per festeggiare la caduta del primo dente da latte.

    In molte religioni africane il suono è ritenuto uno dei mezzi principali con cui le divinità e gli esseri umani impongono ordine all’universo. In Africa occidentale i tamburi svolgono un ruolo fondamentale nelle cerimonie di trance, nelle quali le divinità si impossessano del corpo dei devoti. La musica viene inoltre utilizzata per organizzare le attività di lavoro. Ad esempio, tra le popolazioni pigmee canti e rituali servono a coordinare i movimenti dei cacciatori nella foresta.



    La musica di consumo



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    La musica leggera che si produce in Africa è una miscela di tradizioni indigene, europee, americane, e mediorientali. Lo stile più influente in questo campo è il soukouss, una musica per orchestra di chitarre di origine congolese sviluppatasi sotto l’influsso della musica afrocubana. In Ghana si è sviluppato uno stile definito highlife, eseguito dall’orchestra da ballo e dall’orchestra di chitarre elettriche accompagnate dalle percussioni. In Nigeria lo stile afro-beat, derivato dall’highlife, ha subito l’influsso della musica pop afroamericana e del jazz, con i suoi negro spirituals (canti religiosi) e i plantation songs (canti profani).

    La tradizione dei griot delle savane dell’Africa occidentale continua con musicisti che usano strumenti tradizionali quali lo xilofono e la kora, affiancati da chitarre elettriche e sintetizzatori. Il loro stile vocale amalgama la musica islamica con quella delle savane. In Sudafrica è nata una delle correnti più note della musica popolare africana: il mbaqanga, sviluppatosi nelle townships (periferie nere) all’epoca dell’ apartheid. I gruppi odierni di mbaqanga presentano una voce solista e un coro, chitarra e basso elettrico, batteria e varie combinazioni di sassofono, bandoneon o organo. Lo stile corale maschile zulu isicathamiya, si rifà a canti nuziali tradizionali, stili corali afroamericani e inni metodisti.



    Le espressioni musicali nella danza



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    Nelle tradizioni popolari di tutti i paesi e le popolazioni del mondo la danza, così come il canto, rappresenta un momento importante di socializzazione e di celebrazione. Danza e canto, a loro volta, sono intimamente legati all’uso degli strumenti musicali.

    La danza delle popolazioni che abitano la parte subsahariana del continente africano è praticata all'interno delle cerimonie religiose e sociali come intrattenimento o manifestazione artistica.

    Infatti la danza è considerata un mezzo di comunicazione spirituale e il danzatore è quindi anche maestro, depositario della storia, celebrante, medium spirituale, guaritore e narratore.

    I temi ai quali si ispirano le danze sono vari e vanno dagli antichi riti legati alla caccia, all'agricoltura o alla fertilità. Ne è un esempio la danza sudafricana detta "dello stivale di gomma", inventata dai minatori neri che, poiché il sistema dell'apartheid negava loro il diritto di suonare strumenti musicali, ritmavano i balli usando gli stivali come strumento a percussione.

    Proprio per la sua funzione di rituale legato al mondo della spiritualità, la danza è considerata una forma simbolica di comunicazione con gli spiriti e le forze della natura, in cui i danzatori, indossando delle maschere, assumono l'identità di uno spirito o di un antenato; altre danze sottolineano e accompagnano momenti cruciali della vita sociale, come l'ingresso di un giovane nell'età adulta. Le danze, che vanno ormai codificandosi attraverso manifestazioni culturalizzate, costituiscono l’espressione più genuina dell’anima indigena: l’Africa è la patria della danza saltata, di sfrenata irruenza, di quella di imitazione animale, armata, ma vi sono anche danze in tondo sui trampoli, e alcune elaborate in cui le evoluzioni si fanno più lente e complesse.

    Oggi sono molte le università del continente che hanno creato sezioni volte ad assicurare la conservazione dei balli tradizionali e a favorire lo sviluppo di nuove forme coreografiche da presentare anche all'estero.



    Edited by Lussy60 - 25/7/2013, 15:54
     
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