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tema-La riforma Gelmini e la protesta studentesca

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    La riforma Gelmini e la protesta studentesca

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    Il 29 ottobre il Parlamento ha approvato la cosiddetta "riforma Gelmini" che rende operativi alcuni cambiamenti significativi nel mondo della scuola: il ripristino del maestro unico e del grembiulino nella scuola primaria; il ritorno dei voti, compreso quello in condotta, anziché dei giudizi; l'aumento della durata dei libri di testo. Soprattutto, un taglio generale delle spese riservato alle scuole di ogni ordine e grado e una probabile riduzione del tempo pieno.
    Si tratta, in gran parte, di una restaurazione che, come tutti i tentativi di discutibile ritorno al passato, non riscuote grandi simpatie né tra gli studenti, né tra gli insegnanti e forse nemmeno nelle famiglie. La mia opinione è che non si possa rispondere alle sfide del futuro proponendo un modello di scuola ottocentesco, che fa tanto libro Cuore. Non capisco proprio a quali principi della moderna pedagogia si richiami il grembiulino e, quanto al maestro unico, io propendo invece alla pluralità di voci, di opinioni, di esperienze e di insegnamenti. Credo che il politeismo di insegnanti sia più educativo del monoteismo del maestro unico e che la presenza di più maestri arricchisca la personalità del bambino e contribuisca ad una più efficace educazione democratica, oltre che a garantire una migliore preparazione e una maggiore imparzialità in sede di valutazione.

    Per quanto riguarda l'università, sembra che l'intervento governativo tagli le gambe alla ricerca scientifica, un'attività invece così importante per promuovere lo sviluppo economico e il progresso della nazione e per vincere nella competizione internazionale.
    Infine il decreto messo a punto dal ministro Gelmini appare a molti come un larvato tentativo di togliere ossigeno all'istruzione pubblica per promuovere le scuole private, con il rischio di discriminare gli studenti in base al censo.

    Per questi motivi, studenti e professori sono scesi in massa nelle piazze per rendere esplicita la protesta. Ci sono state manifestazioni pacifiche e variopinte. Alcuni istituti sono stati occupati e purtroppo abbiamo assistito anche a violenti e riprovevoli scontri fisici tra opposte fazioni. Ma si sa, in qualsiasi epoca storica e a qualsiasi latitudine, una parte della gioventù avverte il bisogno irresistibile, quanto censurabile, di menare le mani.
    Le ragioni della contestazione studentesca sono d'altronde comprensibili. Attualmente i giovani si affacciano a un futuro di precarietà, che angoscia e rende impossibile loro formulare un progetto di vita.

    Indubbiamente la scuola, oggi, non gode di buona salute. Le classifiche internazionali, che misurano la preparazione degli studenti, collocano la scuola italiana agli ultimi posti tra i paesi sviluppati, a fronte di una spesa per l'istruzione grosso modo nella media Ocse.
    Si tratta di problemi che affliggono la scuola italiana da decenni, denunciati a più riprese da pedagogisti, insegnanti e studiosi. Basta farsi un giro in una qualsiasi biblioteca abbastanza fornita per rendersi conto della mole di volumi critici verso la scuola che si possono reperire.

    La scuola italiana non sembra essere stata in grado di riformarsi per reggere gli urti degli incessanti cambiamenti imposti dallo sviluppo internazionale, economico e tecnologico. Una sistema educativo che è rimasto sostanzialmente immobile, negli ultimi decenni, mentre il mondo intorno cambiava vorticosamente. La scuola primaria italiana è stata l'unica a distinguersi nel mondo per qualità, mentre la secondaria e l'università, specialmente nel Meridione, continuano a fornire motivi di seria preoccupazione.

    Urge dunque un appello alla serietà degli studi, all'impegno, persino allo sforzo e alla noia dell'apprendere, virtù piuttosto rare in una società che privilegia il consumismo e il divertimento. Così come è giusto richiamarsi, come fanno in molti, anche di opposti schieramenti politici, alla meritocrazia e a una valutazione delle singole scuole più serrata ed efficiente.

    Sulla scuola tuttavia io ho un'opinione abbastanza originale e minoritaria, considerato almeno l'attuale dibattito sul tema. Personalmente credo che al sistema educativo chiediamo troppo. Certo, la scuola è in ogni nazione un'istituzione molto importante, un servizio talmente rilevante che non può essere lasciato in gestione a operatori privati che spesso agiscono seguendo una logica di mero profitto o di propaganda ideologica.
    Però la scuola non può essere considerato l'unico canale attraverso il quale passa il sapere, la competenza, l'iniziativa economica, la mobilità sociale.

    Non si può lasciar credere ai giovani, come si fa con troppa leggerezza in Italia, che il "pezzo di carta" costituisca il lasciapassare sicuro per un avvenire radioso. Rischiamo di creare degli spostati. Se guardiamo al passato, alle realizzazioni nel campo delle arti e della letteratura, della scienza e della tecnica, a scoperte e invenzioni che hanno rivoluzionato nei secoli il nostro modo di vivere e di pensare, ci accorgiamo che ben poco è passato attraverso le università. Spesso, anzi, il potere accademico si è storicamente opposto con pervicace tenacia a innovatori e riformatori.
    Se oggi consideriamo coloro che nel mondo globalizzato si distinguono in campo economico, creando aziende innovative e realizzando profitti elevati, sono pochissimi coloro che vantano un curriculum scolastico ineccepibile.

    La creatività, il pensiero divergente e il genio, la passione e la dedizione passano talvolta molto distanti dai banchi di scuola. Con buona pace dei pregiudizi e delle difese corporative dei professori universitari, che monopolizzano attualmente il dibattito pubblico sull'istruzione.

    La scuola di massa, - ed è giusto sia così -, licenzia prodotti di massa. L'eccellenza costituisce uno scarto dalla media, una mutazione fortunatamente possibile.
    Battiamoci, dunque, affinché la scuola sforni almeno dei prodotti accettabili. Ma di più, al sistema dell'istruzione, non possiamo realisticamente chiedere.
     
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