Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

dopo la nascita; Il mondo visto dal neonato

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    Il mondo visto dal neonato


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    Aria, luce, freddo, rumori e grandi spazi al posto del calduccio e della piacevole intimità del ventre materno: quando il bebè viene al mondo per lui cambia tutto.

    Brrr ... che freddo

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    Nel pancione: l’elemento in cui il neonato si muove nei primi nove mesi nella pancia della madre è l’acqua. Già dopo dieci settimane dal concepimento il piccolo nuota con le mani nel liquido amniotico. La sua “capsula spaziale” ha una temperatura costante e piacevole di 37 gradi, inoltre nel liquido amniotico si ha quasi la sensazione di assenza di gravità.

    Nel mondo: appena venuto al mondo il bambino per la prima volta sente l’aria sulla pelle. L’involucro protettivo e caldo non c'è più. Ecco perché subito dopo la nascita viene avvolto in panni riscaldati. Aspettate a spogliarlo, perché il neonato ha bisogno di circa un’ora prima di poter sopportare l’aria sulla pelle.


    Che confusione!

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    Nel pancione: dalla 20a settimana circa di gravidanza il bambino riesce a sentire. E nella pancia c’è sempre molto da ascoltare: il rumore del sangue, i gorgoglii e i singhiozzi nello stomaco e nell'intestino, il battito del cuore della madre.

    I rumori esterni sono sempre coperti dal sottofondo sonoro nella pancia. E anche quando la mamma si riposa o dorme il bambino viene cullato dolcemente.

    Nel mondo: tutti i rumori sono forti per il neonato e al tempo stesso tutto si fa insolitamente silenzioso. Le voci, le porte che sbattono, tutto arriva senza filtri all’orecchio del neonato e poi torna improvvisamente ad essere tutto silenzioso.

    Ai neonati questo potrebbe fare paura perché sono abituati a suoni costanti nella pancia. È per questo motivo che amano dormire sulla pancia della mamma o del papà e avvertire nuovamente il battito cardiaco.


    Ho fame! Ho sete!

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    Nel pancione: nel liquido amniotico il bimbo viene nutrito in continuazione e in maniera equilibrata in base ai suoi bisogni. Verso la fine della gravidanza lo stomaco si esercita a riempirsi e svuotarsi: il piccolino beve liquido amniotico e lo elimina nuovamente, ma non conosce ancora la fame e la sete.

    Nel mondo: il parto costa un grande dispendio di energia ed è faticoso per il bambino. Ecco perché ha innanzitutto bisogno di riposare e non di mangiare. Però è importante che già in sala parto venga avvicinato al seno.

    Nelle prime due ore di vita l’istinto di suzione nel bambino è particolarmente marcato. Succhiando acquista fiducia nel mondo: la mamma è ancora qui e si preoccupa per me.


    Accarezzami ancora un po'

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    Nel pancione: già dalla 12° alla 16° settimana di gravidanza il bambino sviluppa il senso del tatto; avverte come le sue minuscole manine e piedini tocchino l’involucro del sacco amniotico.

    A partire dalla 20° settimana, il piccolo ha spesso le mani sulla bocca e sulle guance. Questo stimola le terminazioni nervose della bocca e prepara all’attività di suzione. Ma il piccolo è così strettamente in contatto con la madre nella pancia che la sua pelle non conosce ancora altri stimoli esterni.

    Nel mondo: è un momento indimenticabile quando la madre accarezza suo figlio per la prima volta. La sensazione del primo contatto non la dimenticheranno mai. Molte ostetriche e assistenti al parto ne sono convinte: anche per il bambino questo primo contatto è importante.

    Il consiglio: dopo la nascita niente fretta. Tieni il neonato per il tempo che ritieni necessario e poi aspetta ad accettare visite, prima fai tante carezze e coccole al piccolo.


    Uffa, devo anche respirare


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    Nel pancione: non solo l’alimentazione ma anche l’ossigeno viene fornito in continuazione al bambino mediante il cordone ombelicale. Non conosce il bisogno di respirare. Il sangue del feto è sempre saturato con una quantità sufficiente di ossigeno.

    La circolazione funziona ancora “al rovescio”: il sangue ricco di ossigeno proveniente dal cordone ombelicale scorre verso il cuore, viene pompato al corpicino e infine le grandi arterie dello stomaco restituiscono il sangue alla madre per il rifornimento.

    Nel mondo: appena la testa è fuori il naso e la bocca sono liberi e per la prima volta il neonato inspira aria. In questo istante viene iniziata una nuova circolazione, i polmoni si distendono e iniziano a fornire ossigeno al sangue. Il respiro regolare è un’arte che il bambino deve apprendere ed esercitare. Nel sonno respira molto spesso in modo piatto e leggero. E si affanna in cerca di ossigeno quando ne sente il bisogno.


    Quanto spazio!

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    Nel pancione: con le gambe piegate e la testolina reclinata nelle ultime settimane prima del parto il bambino riesce a malapena a muoversi. È come un pulcino nell’uovo. Si trova in uno spazio ristretto, caldo, protetto e a contatto con il corpo.

    Nel mondo: da un momento all’altro il bambino è circondato da tanto spazio. Allarga le braccia e non si scontra con niente. Allunga le gambe e non avverte resistenza. Sulla testa avverte spazio libero invece di una capsula ossea. Questa nuova libertà per il neonato è spesso irritante. Per questo motivo si calma quando viene preso in braccio.

    Molti bambini trovano conforto anche quando indossano sottili berrettini. Non solo per il calore, l’involucro sulla testa fornisce anche un sostegno. Alcuni bebè cercano così tanto un sostegno da spingere con tutta la forza verso l’alto nella culla; si spingono contro la copertura della culla o contro le sbarre del lettino per ricreare la sensazione del grembo materno.

    Articolo tratto da Eltern







    Edited by Lussy60 - 9/3/2012, 21:18
     
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    1° settimana del tuo bebè


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    Dopo il parto, le prime cure riguardano la cicatrizzazione dell'episiotomia, se durante il parto è stato necessario ricorrere a questo intervento.

    Attenzione: pulisci e asciuga bene la cicatrice ogni volta che vai al bagno (puoi usare una ciambella per sederti in caucciù o gommapiuma per limitare gli sfregamenti), importante lavarsi spesso e cambiare di frequente l'assorbente. Asciugati bene dopo il bidè, tamponando con un asciugamano morbido senza sfregare oppure utilizza un'asciugacapelli. Dopo circa una settimana ti toglieranno i punti.

    In caso di parto cesareo classico, è normale provare un dolore acuto per 24-48 ore. Ti saranno prescritti degli analgesici per alleviare la tua sofferenza; tuttavia, se il dolore persiste, non esitare a farlo presente. La tua temperatura corporea e la tua pressione saranno tenute sotto controllo.

    Se il medico ha usato dei punti riassorbibili o della colla per la sutura, non verrai sottoposta a medicazioni. In caso contrario, i punti verranno tolti più o meno dopo 5/6 giorni. Attenzione a fare il bagno o la doccia mantenendo la medicazione che andrà poi cambiata subito dopo.

    Hai ancora delle contrazioni: è l'utero che sta riprendendo la sua forma un po' alla volta. Uno strano liquido giallastro e denso uscirà dal tuo seno: è il colostro, una sostanza estremamente ricca di elementi immunitari, sali minerali e proteine. Fallo bere al tuo bambino: servirà a pulire il suo tubo digestivo e rinforzare le sue difese immunitarie. Tre giorni dopo il parto, questo liquido verrà sostituito dal latte.
     
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    Il primo incontro


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    Eccomi qui!

    Finalmente potete vedermi, stringermi tra le braccia, baciarmi, coccolarmi!


    Ma forse lo facevate già quando ero nel pancione e per me conoscervi è come incontrare dei vecchi amici, perché vi conoscevo già da 9 mesi, conosco la vostra voce, il vostro profumo, cosa vi piace, chi vi piace, forse vi conosco meglio di voi stessi!


    Io vi conosco per come siete e con me non potete fingere, perché vi leggo nel profondo.

    Per me non è molto diverso da quando ero nel pancione... sì, ho dovuto affrontare grandi cambiamenti, e tutti all'improvviso! Dall'umido sono passato all'asciutto, dal caldo sono passato al freddo, dal buio sono passato alla luce, dal silenzio al rumore... ho dovuto imparare a respirare da solo e anche a mangiare da solo, ma tutto ciò non mi ha sorpreso, il mio istinto era pronto ad affrontare tutti questi avvenimenti e io li ho vissuti con grande tranquillità.

    Quando ero nel pancione, mamma, tu mi nutrivi, mi scaldavi, mi portavi con te dappertutto. Sentivo il battito del tuo cuore, la tua voce, i suoni del mondo. Ero sempre con te e i miei bisogni erano soddisfatti all'istante.

    Adesso vorrei ritrovare tutto ciò che ho vissuto all'interno di te anche fuori di te! Io voglio stare con te, nel caldo delle tue braccia, sentire la tua voce che mi canta la ninna nanna, bere il tuo buon latte che profuma di te e venire con te dappertutto, proprio come era prima della mia nascita!

    Non ti preoccupare, non sto scomodo se mi porti in braccio o nella fascia, anzi, dormo benissimo... dopotutto ero rannicchiato anche dentro al pancione!

    Anche se dormo, mi sento a mio agio continuando a sentire i rumori, le voci, gli scossoni, i sollevamenti, le pressioni sul mio corpo... ci sono abituato e quindi mi piace!

    Pensi che sia noioso stare sempre sola con me? Hai ragione! Tu devi andare dove vuoi, vedere le persone che vuoi, fare ciò che vuoi... semplicemente non sono più nella tua pancia ma fuori, ma per me fa lo stesso!

    Forse ti sembra che io faccia poco e capisca poco, invece sono già un essere completo e i miei sensi sono molto più sottili dei vostri, capisco tutto e tutto quello che provo viene memorizzato nel mio profondo: è importante che tu mi tenga il più possibile in braccio, quando mi porti in giro, vai a fare la spesa, chiacchieri con qualcuno, passi l'aspirapolvere, cucini, lavi, stendi e stiri, mi fa stare bene e mi fa capire di essere parte di questo mondo.

    Non stare in casa tutto il giorno seduta e tranquilla. Come posso imparare a vivere se tu stai sempre ferma? O se mi lasci da solo nella carrozzina o nella culla?

    Ricordati che io posso:
    *Vedere: mi piace guardarti mentre mi allatti (infatti io metto a fuoco benissimo oggetti a distanza di circa 15/20 cm, proprio la distanza tra i miei occhi e i tuoi quando mi allatti!)

    * Sentire: io conosco la tua voce e mi piace sentirla! Mi piace se mi metti sul tuo petto perché riconosco i battiti del tuo cuore. Ascolto con molto piacere storielle, filastrocche e canzoncine, amo la musica e i suoni del mondo. Proteggimi invece da rumori troppo forti e rimbombanti.

    * Gustare ed essere gustato: mi piace il sapore del tuo latte, che è sempre diverso ma allo stesso tempo mi ricorda quello che mangiavo nel pancione! Mi piace leccarti e assaggiarti: io imparo a conoscere il mondo così! Ma a mia volta amo essere baciato e leccato: gli animali leccano i propri piccoli e forse anche a te verrà voglia di leccarmi tutto quando mi terrai tra le braccia e mi sentirai tutto morbido e liscio! Sappi che io lo gradisco molto!

    * Sento gli odori, e anche molto meglio di voi adulti: riconosco il profumo della tua pelle, dei tuoi capelli, del tuo latte. Con me i profumi non servono!

    * Capire se mi tieni con sicurezza, se ti piace stare con me e quanto mi ami. Mamma, io forse non capisco bene le tue parole, ma grazie a come mi tieni tra le braccia, come mi tocchi con le tue mani calde, come mi massaggi, mi manipoli, mi accarezzi, mi culli, io capisco che sono al sicuro, mi sento protetto e tanto amato!

    Grazie mamma e papà che vi prendete cura di me!



    I primi momenti insieme


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    Subito dopo la nascita il bambino, se non viene separato dalla madre, attiva le sue risorse interiori e innate quali:

    * Imprinting: una sorta di registrazione a livello cerebrale delle prime immagini, percezioni, esperienze, sentimenti vissuti dal bambino.

    * Bonding: modalità di attaccamento e unione madre-bambino. Il bonding è un processo fisico, emozionale, ormonale e spirituale, di legame, di relazione d'accudimento tra madre, bambino e padre. Inizia nel periodo pre-natale, si consolida alla nascita e continua per i primi anni di vita. Crea le basi per la futura relazione genitori-bambino e per tutte le relazioni sociali e affettive future.

    Le prime ora dopo la nascita del bambino sono un momento sacro. È la nascita di una nuova famiglia!

    Nessuno dovrebbe mettervi fretta o separarvi. Un bambino nato sano e a termine (37/42^ settimana di gestazione) non ha nessun bisogno di essere immediatamente lavato, pulito, pesato e vestito: mica siamo alla fiera della porchetta! (anche nel caso di bambini nati sotto peso o prematuri il distacco dalla madre è quanto di peggio auspicabile: negli ospedali più all'avanguardia non si usano più le incubatrici, ma la marsupio-terapia, cioè lasciare mamma e bambino a stretto contatto pelle a pelle per tutto il tempo necessario a far recuperare peso e vitalità al piccolo.)

    Subito dopo il parto, tu e il bambino, avete la necessità fisiologica di stare insieme soprattutto nelle prime due ore di vita, essenziali, affinché si possano innestare i sistemi di salute primaria. Il bambino ha bisogno di stare ancora unito a te nelle prime due ore dopo il parto, fintanto che si mantengono alti i livelli ormonali e almeno fino a quando il cordone non smette di pulsare; ciò gli assicura l'adattamento alla vita atmosferica.

    Nei primi momenti dopo il parto il bambino comincia a orientarsi attraverso i suoi sensi, ascolta la tua voce, apre gli occhi, ti annusa, muove le labbra e tirando fuori la lingua incomincia a leccarti e strisciando sa arrivare al capezzolo, dove farà la prima conoscenza con il seno e il colostro.

    Da parte tua in queste due ore con il bambino, grazie agli ormoni del parto spontaneo, ti senti gratificata, attenta, tenera e amorosa, molto presente, provi un senso di potenza (per la materializzazione del bambino) e senti un forte bisogno di ritrovare te stessa, soprattutto quando l'esperienza del parto è stata difficile.

    Attaccando il bambino al seno stimoli la conclusione del parto con il secondamento e l'espulsione della placenta. Dopo questo periodo, a secondamento avvenuto, i genitori possono decidere se recidere il cordone ombelicale o se preferire il lotus birth.

    A questo punto i genitori sono nell'estasi più completa e si ritroveranno a passare ore intere a guardare e rimirare il proprio cucciolo. Davvero, questo è uno dei momenti più belli e dolci della vita! Poi magari ci si ritroverà a pensare come fare a gestire un neonato da soli, senza l'aiuto di persone "esperte" e si cercherà consiglio e appoggio all'esterno della famiglia.

    Ricordatevi però che il vostro istinto vi dirà come comportarvi col vostro neonato e che questo è un momento molto delicato, non permettete a nessuno di venire a trovarvi almeno per la prima settimana dopo il parto.

    I primi giorni insieme

    Ricordate che i primi giorni dopo il parto sono il periodo della ricerca dell'equilibrio:
    * tra madre e bambino dopo la separazione fisica del parto
    * tra madre e padre
    * tra madre-padre e neonato
    * all'interno della famiglia, se ci sono già fratellini
    * tra l'interno della famiglia e il mondo esterno, famiglia di origine, parenti, amici

    Chiaramente il primo pensiero è per il benessere del bambino e quindi si è completamente concentrati su di lui.

    Sappiate che comunque l'equilibrio che si crea tra madre e bambino sono fondamentali perché si possano aggiustare tutte le altre relazioni esistenti. In genere il neonato dovrebbe dormire quasi tutto il giorno, ma in casi difficili ricordate che prima di tutto ci vuole la calma! Ogni bambino è unico: ha un suo temperamento, un suo concepimento (che riflette i vostri stati d'animo del momento), una sua gravidanza, un suo parto. Tutto questo influisce sul suo essere.

    In generale circa la metà dei neonati sono facili (si adattano tranquillamente alla vita extrauterina, sono tranquilli e facili da accudire), un quarto è facile in situazione di routine ma non ama i cambiamenti, un quarto è esigente (piange spesso, ha problemi di salute, disturbi nella nutrizione e nel sonno).

    Anche la mamma a seconda del suo carattere, del suo vissuto personale, di come è andata la gravidanza, dal rapporto che ha col partner e con la famiglia, dal fatto che si senta aiutata e protetta, dal tipo di parto che ha avuto potrà essere più o meno serena, fino ad essere anche ansiosa.

    A seconda del mix tra madre e bambino potranno esserci situazioni dall'estremo benessere all'estrema difficoltà, situazioni in cui occorre riflettere sul bisogno di essere aiutate: prima di tutto dal papà, la cui presenza spesso da sola fa la differenza tra una madre serena e una ansiosa, oppure da un familiare fidato o da un esperto.

    Il bello è che le situazioni possono facilmente mutare, e dal difficile al facile il passo non è poi così lungo. In casi difficili non perdetevi d'animo, ma fate appello a tutte le vostre risorse interiori ed esterne: amici, familiari, strutture sociali, esperti nel campo (puericultrici, ostetriche, pedagogisti, etc.) e ricordate che saper fare appello a tutte le proprie capacità di saper affrontare le difficoltà a cuor sereno è ciò che fa la differenza tra una donna e una mamma: avete compiuto un grande salto di status, rallegratevene!
     
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    Lo sai che


    1. ...…il pianto del piccolo non è solo manifestazione di disagio, ma è spesso espressione del desiderio di comunicare con la mamma.

    2. ...… il succhietto non deve essere intinto in sostanze zuccherate in quanto può causare carie e abituare il bambino a sapori troppo dolci.


    3. ...…anche i neonati e i bambini di età inferiore ai tre anni possono tranquillamente raggiungere i 1800 – 2000 metri di altitudine in quanto non vi sono diminuzioni significative della concentrazione di ossigeno atmosferico. E’ bene però raggiungere queste quote gradualmente, senza sbalzi improvvisi e naturalmente proteggere adeguatamente il bambino dal freddo e dai raggi solari.

    4. ...dai 9 ai 13 mesi comprende dai 70 ai 300 vocaboli, indica, chiede e pronuncia le prime parole singole. A 2 anni ne comprende dalle 300 alle 650 ed è in grado di combinare tra loro alcune parole. A 3 anni comprende dalle 800 alle 1000 parole e formula frasi di senso compiuto con soggetto – verbo – oggetto.


    5. ...il latte della mamma è un alimento così perfetto da variare la sua composizione a seconda del momento della giornata e delle fasi di crescita del bambino, per rispondere sempre adeguatamente alle esigenze nutrizionali del lattante.

    6. ...ogni bambino sviluppa le sue capacità motorie con tappe e tempi molto personali: potrebbe iniziare a gattonare prima o dopo un altro, o non gattonare affatto e passare direttamente alla posizione eretta, senza che questo debba impensierire i genitori.



    7. ...i piccoli sono particolarmente sensibili alla qualità dell'aria in quanto nei primi mesi di vita non hanno ancora sviluppato completamente tutte le difese immunitarie e risultano pertanto più vulnerabili agli agenti inquinanti e agli invisibili nemici dell'ambiente domestici.

    8. ...corrette abitudini alimentari, iniziate fin dalla prima infanzia e mantenute nel tempo, possono contribuire alla prevenzione di malattie importanti, quali l'ipertensione arteriosa, il diabete, l'obesità e malattie cardiovascolari. L'alimentazione è infatti uno dei fattori più importanti per la salute dell'individuo sia in età pediatrica che da adulto.


    9. ...è dimostrato che già nel pancione della mamma il bambino si succhia il dito, allenandosi così ad una pratica che, una volta nato, gli permetterà di nutrirsi e sopravvivere.



    10. ...un bambino di 15 Kg. in impatto frontale a 48 Km/all'ora, per effetto della decelerazione arriva a pesare 360 Kg. A 63 Km/all'ora arriva a pesare 600 Kg. Nessuno potrebbe trattenerlo. Quindi è indispensabile usare sempre il seggiolino, anche per tragitti brevi, mai tenere in braccio il bambino.
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    11. ...durante la fase del gattonamento il piedino ha l’esigenza di flettersi e di muoversi senza costrizioni, mantenendo sensibilità alle superfici su cui appoggia. È consigliabile scegliere scarpine leggere, flessibili, con punta rinforzate per non ostacolare le sue sperimentazioni motorie

    12. ...è fondamentale che la famiglia trasmetta al bambino, fin dalle prime fasi dello svezzamento, abitudini nutrizionali corrette e lo aiuti a costruire un rapporto sereno ed equilibrato con il cibo. Un buon esempio e abitudini acquisite in famiglia determinano l’approccio futuro del bambino nei confronti dell’alimentazione



    13. ...per il benessere del bambino, la temperatura dell’ambiente domestico dovrebbe aggirarsi intorno ai 18 / 20°C di temperatura e l’umidità relativa essere compresa tra il 40 e il 60 %. E’ inoltre importante non coprire troppo il bambino e arieggiare spesso i locali

    14. ...sino a 8 – 9 mesi di età il piede del bambino ha una sensibilità superficiale superiore a quella della mano e rappresenta il suo maggior strumento di esplorazione. Per questo dovrebbe essere lasciato nudo il più possibile. Per proteggerlo dal freddo e dagli urti, è bene utilizzare scarpine in materiali leggeri e naturali


    15. ...il bambino piccolo è particolarmente attratto da fessure e buchi in cui ama infilare le dita o gli oggetti. Installa protezioni che gli impediscano di chiudersi le dita nelle porte, chiudi le prese con appositi tappini e insegna a tuo figlio che è proibito toccare prese, spine e fili elettrici.


    16. ...il bambino utilizza la bocca per conoscere ed esplorare tutto quello che lo incuriosisce, quindi no a oggetti o giocattoli troppo piccoli che potrebbe ingerire, o con parti taglienti o acuminate che potrebbero ferirlo.

    17. ...è consigliabile posizionare la culla o il lettino del bambino lontano da termosifoni o fonti di calore ed evitare in ogni caso di coprirlo.



    18. ...il modo più sicuro per fargli fare la nanna è posizionare il bambino a pancia in su, assicurandosi che dorma in una stanza che non superi i 18 / 20°C di temperatura e nella quale sia vietato fumare.

    19. ...il neonato succhiando soddisfa l'esigenza psicologica di rassicurazione e di gratificazione. Ecco perché quando è stanco o in situazioni di disagio richiede più frequentemente il seno della mamma o il succhietto.



    20. ...le scarpine vanno cambiate in genere ogni tre mesi; è bene controllare periodicamente la crescita del piede ed assicurarsi che ci sia sempre mezzo pollice di spazio tra le dita dei piedi e la punta delle scarpe
     
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    Allattamento al seno. Un aiuto pratico

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    L'allattamento al seno è quanto di più naturale per mamme e bebé, ma, soprattutto alla prima esperienza possono nascere delle difficoltà. Ecco alcuni consigli su perché scegliere di allattare, in quale posizione allattare, come e quando allattare, come capire se il latte è sufficiente per il nostro bebé e come alimentarsi quando si allatta.


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    PERCHÈ SCEGLIERE DI ALLATTARE AL SENO

    Il latte materno è il miglior alimento per il bambino perché:
    È adatto ai suoi fabbisogni nutrizionali, è completo, non richiede integrazioni.
    Garantisce protezione da malattie.
    È sempre pronto, alla temperatura giusta.
    Non costa nulla.
    Favorisce il bonding tra mamma e bimbo.


    QUAL'È LA POSIZIONE IDEALE?

    Credo che la posizione dell'allattamento sia fondamentale per evitare i comuni problemi che insorgono durante l'allattamento, come le ragadi, o la scarsa produzione di latte. Una buona posizione garantisce un buon allattamento.

    In quale posizione tenere il bambino
    Il bambino deve essere sul fianco, rivolto verso il corpo della mamma. Il suo viso deve essere di fronte al seno della mamma, col naso di fronte al capezzolo. È importantissimo che il bambino non debba ruotare la testa per raggiungere il capezzolo.
    Come attaccarlo al seno
    Per evitare le ragadi è importantissimo che il bambino si attacchi afferrando contemporaneamente capezzolo e areola. Se volete sostenere la vostra mammella ricordate di non mettere le dita a forbice intono al capezzolo, ma semplicemente di mettere l'intera mano al di sotto del seno. Questo per permettere al latte di scorrere al meglio al di fuori delle ghiandole mammarie.
    Le possibili posizioni
    Durante l'allattamento la mamma deve sentirsi comoda, potete usare cuscini o anche sgabelli per sostenere le gambe. Controllate che il bimbo sia nella posizione corretta, che riesca a respirare bene e ad attaccarsi correttamene.

    1. POSIZIONE SEDUTA
    La posizione più comune e conosciuta.

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    2. POSIZIONE DISTESA
    Alcuni bambini, soprattutto quando crescono, la trovano più comoda. Utilissima per allattare il bambino nel letto, senza doversi alzare la notte. Ponetevi sul fianco, accanto al bambino, anche lui sul fianco, rivolto verso di voi.

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    3. POSIZIONE RUGBY
    Particolarmente indicata per le mamme che soffrono di ingorgo mammario, a chi trova difficoltà ad attaccare il bambino, oppure per allattare due gemelli contemporaneamente. Tenete il bambino con l'avambraccio all'altezza della vostra ascella e sostenete la sua testa con la mano.

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    COME ALLATTARE

    Anche se alcuni bambini si attaccano più volentieri a una mammella rispetto a un'altra, per mantenere un buon apporto di latte da entrambe alternate ad ogni poppata la mammella da offrire.

    attaccate il bimbo alla prima mammella e lasciatelo succhiare a volontà. Quando si stacca da solo offrite l'altra mammella, se non si attacca più significa che è sazio. La poppata successiva partirete dalla mammella che avrete offerto per ultima.
    Alternate il seno con cui cominciate l apoppata.
    Se dovete interrompere la suzione, per staccare il bambino dal capezzolo inserite il mignolo all'angolo della bocca, appena la apre potete staccarlo.
    Non è necessario che il bambino faccia il “ruttino”, ma come sempre state in ascolto, alcuni bambini lo pretendono, altri ne fanno ameno.


    IGIENE DEL CAPEZZOLO
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    Non è necessaria una particolare pulizia, il latte materno fa già il suo dovere. Lavatevi con detergenti naturali e lasciate il più possibile il seno all'aria. Per evitare ragadi è importante che il seno sia ben asciutto. Per chi allatta in inverno è possibile aiutarsi col phon tiepido dopo la doccia o il bagno a mantenere i capezzoli ben asciutti. Utilissime le conchiglie raccogli latte, che permettono al capezzolo di asciugarsi bene tra una poppata e l'altra, oltre che di evitare l'uso di coppette assorbilatteusa e getta. Molto consigliate sono anche le coppette in argento e le coppette assorbilatte lavabili in seta e lana.
    In caso di ragadi o irritazioni la cosa migliore da fare è utilizzare il proprio latte spremuto e lasciato asciugare sulla ferita. Potete usare anche la vostra urina (ottimo cicatrizzante) o una crema alla lanolina (in questi casi sciacquatevi il capezzolo prima di offrirlo al neonato.
    IMPORTANTE: non usate saponi profumati, profumi, deodoranti, è importante che il neonato, soprattutto nei primi mesi, possa riconoscere l'odore della mamma.

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    ALLATTAMENTO A RICHIESTA

    I primi 9 mesi di vita del neonato dovrebbero ripercorrere i 9 mesi di vita nel pancione, ma all'esterno. Solo dopo 9 mesi circa dal parto il bambino compie un'altra “nascita”, un primo risveglio di coscienza, che tutte le mamme possono avvertire, quando il bebè è in grado di riconoscere persone a lui vicine o estranei.
    Per questo motivo è inutile incaponirsi con orari, regole, sgridate, etc. il bambino non può ancora fare i “capricci” o capire le nostre intenzioni, quindi stiamocene tranquilli e in ascolto. Ascoltiamo le sue necessità, il suo pianto, le sue espressioni e capiremo cosa c'è da fare.
    L'allattamento in questo senso deve permettere al bambino di ricevere nutrimento ogni qual volta lui ne senta la necessità, che sia ogni 2 ore piuttosto che 3 o 4.
    I segnali che il bambino ci manda sono chiari: quando comincia a girare la testina “cercando”, quando si lecca le labbra, si succhia le dita o le mani, significa che è il momento di attaccarlo al seno. Non fatelo piangere per forza, anche perché rischiate che il bambino si attacchi in modo frenetico o che nell'agitazione non si attacchi e succhi adeguatamente.
    Soprattutto i primissimi mesi è molto probabile che il neonato voglia attaccarsi molto frequentemente, assecondatelo! Lo stimolo più importante per la produzione di latte è la suzione. Più attaccate il bambino e più lui mangia, più latte avrete. Per raggiungere l'equilibrio tra latte prodotto e latte necessario al neonato ci possono volere anche 5 o 6 settimane.

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    COME CAPIRE SE IL LATTE BASTA

    Per capire se il latte che il nostro bambino assume è sufficiente osservare la produzione di urina. Un bambino che riempie 5 o 6 pannolini al giorno, si sta nutrendo a sufficienza. Nei primissimi mesi la produzione di feci dovrebbe essere di almeno 1 volta al giorno fino anche a 3 o 4. Col tempo si assesterà a 1 volta al giorno. Un neonato che non fa la cacca ogni giorno è stitico, perciò verificate le vostre emozioni e la vostra nutrizione, facendovi aiutare da un esperto.
    Il controllo del peso è poi la cartina al tornasole dell'adeguata nutrizione. Ogni pediatra, per i primi 3 mesi del neonato, effettua visite al massimo ogni 2 settimane, quindi non è necessario procurarsi una bilancia specifica. Se siete ansiose vi consiglio il servizio previsto gratuitamente da tutte le ASL di assistenza da parte di una infermiera pediatrica specializzata, Ogni settimana fino all'anno di vita del neonato potete pesarlo, misurarlo e avere informazioni e sostegno al puerperio.
    A tutte le mamme preoccupate che il latte non sia sufficiente ricordo che dagli studi effettuati in tutto il mondo si è verificato che la vera ipogalattia (scarsa produzione di latte) materna è un evento rarissimo. Il più delle volte dipende invece da un attacco non corretto o da poppate poco frequenti e che durano poco.


    COME MANGIARE QUANDO SI ALLATTA

    Sono davvero poche le limitazioni alla dieta della mamma che allatta, che in genere dovrebbe essere molto simile a quella della gravidanza.

    Evitate:
    caffè (al max 1 tazzina al giorno)
    té (max 1 tazza al giorno)
    vino (max 1 bicchiere al giorno)
    birra (max 1 bicchiere al giorno)
    alcolici e superalcolici

    In caso di coliche neonatali potrebbe essere necessario evitare i latticini. Potete sostituirli con latte, yogurt e formaggi di capra o di asina e con latte e derivati di soia o riso.
    Alcuni alimenti possono dare al latte un gusto particolare, tenetelo presente se vi sembra che il bambino non si attacchi più come prima o rifiuti il vostro latte.


    IN CASO DI PROBLEMI

    Il bambino non si attacca.
    Evitate qualsiasi profumo, verificate se state mangiando qualcosa di diverso dal solito, cambiate posizione, assicuratevi che il neonato abbia davvero fame, siate tranquille. Alcune mamme trovano aiuto dai paracapezzoli in silicone, che poi smettono di utilizzare appena acquisita sicurezza.
    Il bambino è pigro.
    Se il neonato sta attaccato troppo tempo, facendo pisolini, potete toccare e massaggiare i suoi piedini per stimolarlo. Può essere che i primi giorni il bambino abbia poca forza per succhiare, aiutatevi con un tiralatte manuale e dategli il vostro latte col cucchiaino e attaccatelo spesso al seno. Continuando a stimolare la mammella il latte si produrà sempre più e il bambino acquisterà vigore per succhiare di più. Verificate, per sicurezza, la crescita del bebè e il peso 3 volte alla settimana
    Ragadi.
    Spesso, soprattutto se si ha la pelle delicata e non si attacca perfettamente il neonato, possono insorgere le ragadi (tagli aperti intorno al capezzolo). Nonostante siano molto dolorose cercate di attaccare comunque spesso il bambino per non compromettere l'allattamento, ma cercate di distanziare le poppate e tra una poppata e l'altra asciugate bene il capezzolo e aiutatevi con le indicazioni che trovate in “igiene del capezzolo”. Per chi è particolarmente soggetto a questo problema consiglio le coppette in argento e la pomata alla lanolina. Pare ottimo anche l'utilizzo dell'amaro svedese.
    Ingorgo mammario.
    Più frequente dal secondo allattamento in poi può verificarsi anche durante l'allattamento nel primo figlio. Appena sentite il seno troppo teso attaccate il bambino anche se non è “ora”, se il neonato non vuole attaccarsi, fate degli impacchi e docciature di acqua calda, poi svuotate il seno o manualmente o aiutandovi con un tiralatte. Quando sentite il seno meno dolorante potete applicare:
    - foglie di cavolo o verza scottate in acqua e poi appoggiate tutto intorno alla mammella fino a raffreddamento, poi rifare.
    - per alcune mamme invece c'è più beneficio nell'applicare della ricotta fredda.
    Anche se dovesse alzarsi la vostra temperatura, non temete, continuate a seguire queste indicazioni.
    Per la febbre è indicata Belladonna.


    QUANDO CONSULTARE UN ESPERTO
    Se siete in difficoltà, siete preoccupate, pensate di non riuscire ad allattare.
    Se il bambino cresce poco o non urina a sufficienza
    Se il seno vi fa male e/o si presenta caldo e arrossato.
    Se siete ammalate e dovete assumere farmaci.

    In ogni caso non prendete mai l'iniziativa di introdurre latte artificiale senza aver consultato il pediatra.
     
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    E’ possibile viziare un neonato ?

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    Per molte nonne è una domanda retorica, e la risposta é : si !
    Curiosamente però, fin che il bambino è piccolo, sono le nonne a criticare le mamme troppo premurose, quando il bambino cresce invece sono le mamme a lamentarsi delle nonne dalla caramella facile. Il problema del vizio nasce generalmente quando, già a pochi giorni di vita, il piccolo esprime tutto il suo disappunto e bisogna decidere se prenderlo in braccio o lasciarlo urlare. Il genitore che non riesce a resistere decide per la prima soluzione; appena il piccolo si zittisce il primo pensiero sarà: ecco, si è già abituato !

    Per fare un po’ di chiarezza dobbiamo però distinguere tra vizio e cattiva abitudine; il vizio si riferisce a qualcosa che desideriamo, ma che è dannoso alla nostra salute (ad esempio il fumo, la cioccolata, il gioco d'azzardo, ecc.), mentre una cattiva abitudine non arriva ad essere tanto dannosa e soprattutto non darà dipendenza.

    Diciamo subito che, a differenza dell’adulto, un neonato non può desiderare qualcosa che sia dannoso per la sua salute, perché la sua esistenza è ancora regolata dall’istinto. Come ogni altro mammifero, anche i piccoli d'uomo possono desiderare solo quello di cui hanno bisogno; desiderano mangiare solo quando hanno fame e non quando passano davanti alla vetrina di una pasticceria, desiderano uscire a passeggio quando sono stanchi di guardare il soffitto bianco e non quando l’orologio dei genitori segna le quattro di sabato pomeriggio.

    Proprio perché è ancora regolato dall’istinto il nostro esigente cucciolo non può essere capace di vedere il mondo con gli occhi dei suoi genitori e pertanto non è ancora in grado di capire quando è opportuno fare determinate richieste; lui urla, qualcuno ascolterà e prima o poi arriverà.

    In passato si riteneva che un lattante non avesse competenze e pertanto non sapesse cosa voleva, mentre gli adulti, istruiti dagli esperti, sapevano esattamente cosa era meglio per lui: l’orario dei pasti, la quantità del latte, gli orari e i tempi di passeggiata, le ore e i minuti di sonno, i tempi e le modalità dei giochi, …

    Dagli anni ’60 in avanti si è scoperto che fin dai primi giorni ogni neonato, pur essendo incapace di procurarsi il cibo in maniera autonoma, sa già esattamente cosa gli serve per sopravvivere e per essere felice: i suoi bisogni e i suoi desideri coincidono. Lentamente abbiamo capito che se “chiediamo” a lui cosa gli serve è impossibile fare errori; decidere la suo posto diventa invece veramente difficile.

    Attenti psicologi, come Piaget, hanno capito che i lattanti nei primi mesi di vita non sono in grado di capire se stessi separati dal mondo esterno; loro e il mondo sono la stessa cosa, il loro corpo e quello della mamma è percepito come un'unica entità. Nei primi mesi il neonato è incapace di pensare il tempo, il prima e il dopo, non sa distinguere tra i mezzi e i fini e capire che esistono rapporti di causa -effetto; riesce a vivere soltanto il qui-adesso. Quando un neonato presenta un bisogno, sia fisico che mentale, il suo cervello mette in atto una serie di azioni finalizzate a chiamare un adulto che lo possa aiutare a soddisfare il suo problema e a mantenere un equilibrio psico-fisico di benessere. Noi dunque siamo la sua estensione nel mondo, e siamo lì per aiutarlo a vivere ed essere felice.

    Dovremmo ricordarci che un neonato biologicamente nasce quando il suo organismo è in grado di vivere autonomamente fuori dall’utero della sua mamma, ma in realtà non è ancora nato: nascerà veramente al mondo quando sarà consapevole di essere al mondo. Fino a quel giorno, quando vorrà essere abbracciato, sarà obbligato a piangere per essere sicuro di averci distratto dalle nostre occupazioni.

    Se essere tenuti in braccio e cullati è da considerare un vizio o una cattiva abitudine, evidentemente abbiamo fatto troppa confusione e dimostriamo di avere anche noi bisogno di essere presi un po’ in braccio da qualcuno e di recuperare la serenità e la dolcezza che hanno i nostri neonati quando sono finalmente abbracciati.

     
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    Neonati: cosa fare se hanno il “mughetto”


    Il mughetto è una patologia abbastanza frequente, specie nei neonati. Pensate che colpisce circa tre bimbi su 10 ed il suo picco è nei primi 20 giorni di vita. Ma di cosa tratta? Con il termine “mughetto” intendiamo una forma infettiva tipica dei lattanti provocata dal fungo della “Candida Albicans” più famoso per i fastidiosi sintomi “intimi” che provoca nelle donne. Questo è uno dei casi in cui si sviluppa nella bocca. Inizialmente può sfuggire alle mamme perché si confonde con i residui della poppata del lattante. Si manifesta infatti con piccole macchioline bianche sulla lingua, sul palato e all’interno di tutta la bocca.


    A differenza degli avanzi del latte, queste placche non si tolgono con una garza o un cotton fioc. Il vostro pediatra di fiducia vi potrà consigliare comunque un prodotto antifungino da applicare delicatamente sulla parte dopo ogni poppata.

    State tranquille allora care mamme, perché dopo pochi giorni il fastidioso sintomo scomparirà. Certo, così presto, nelle prime settimane di vita questo può provocarvi ansia, specie se sommato a tutto il resto: le poppate notturne, le visite di parenti ed amici, i capezzoli dolenti o addirittura le ragadi.

    Come fare allora per prevenire? Il contagio può avvenire durante il parto fisiologico, se siete infette. Un controllo da questo punto di vista va sempre fatto prima di partorire, anche per controllare la presenza di altri virus o batteri più pericolosi per il neonato.

    Sarà il vostro ginecologo a consigliarvelo. Per il resto occorre lavarsi adeguatamente le mani e sterilizzare le tettarelle, biberon, ciucci e giochino vari. Vi abbiamo consigliato proprio di recente alcuni metodi di sterilizzazione
     
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    IL MONDO IMMAGINARIO DEL BAMBINO:
    COME SI FORMA, A COSA SERVE, COME CONOSCERLO, COME ARRICCHIRLO


    A partire dalle primissime esperienze corporee e sensoriali vissute dal bambino attraverso il contatto corporeo con la madre, si costruisce un esperienza emotiva che ha a che fare con il piacere, con il malessere e con il passaggio dal malessere al piacere e viceversa.

    All'interno dell'esperienza del passaggio dal benessere al malessere rimane come un insieme di sensazioni piacevoli che pian piano diventano "nuclei mnesici" (segni di un esperienza piacevole, memorie di piacere), che gli permettono di riconoscere ciò che sente e di prevedere che nell'arco di pochi minuti gli succederà qualcosa che lo farà stare bene di nuovo.
    Questo sono le immagini: l'associazione a queste memorie di piacere, della situazione di soddisfazione costituita dalla madre che nutre con il latte, il calore e l'affetto la fragile psiche del bambino.

    L'immagine si forma come surrogato dell'esperienza e permette al bambino di aspettarsi una soddisfazione.
    Le memorie di piacere, diventate immagini, sono il primo nucleo del mondo immaginario.

    Come nasce il mondo immaginario?

    La mancanza degli oggetti reali, della mamma, l'articolazione della presenza e dell'assenza, favorisce lo sviluppo delle immagini e del pensiero.

    Fin dal primo istante di vita il bambino esce dalla simbiosi con la madre e si trova ad affrontare momenti di simbiosi alternati a momenti di distacco.
    È questo susseguirsi di presenza e assenza che contribuisce alla nascita e all'arricchimento del mondo immaginario del bambino.
    Pensando alla madre che non c'è il bambino cerca di ricreare quell'immagine che lo soddisfa, che lo rassicura e lo nutre.
    Il susseguirsi di momenti di soddisfazione e mancanza gli permette di costruire una sequenza di immagini e di prevedere che al momento di mancanza seguirà il momento di soddisfazione.

    A cosa serve il mondo immaginario?
    Innanzitutto il mondo immaginario rassicura il bambino e gli permette di formarsi un idea della vita più o meno vicina alla realtà, gli permette di "fingere", nel senso etimologico di plasmare, una realtà che gli garantisca sicurezza e tranquillità.

    Se riesce a fare ciò in qualche modo riesce a garantirsi che le cose ci sono sempre, a proteggersi da quell'esperienza arcaica e primitiva che è l'esperienza di perdere le cose e quella cosa particolare che ha individuato come fonte della vita che è la mamma; la fonte del suo benessere.
    Grazie a questa strategia il bambino potrà senza traumi accettare la separazione progressiva dalla mamma fino alla piena autonomia richiesta dalla vita adulta.
    Riuscirà a rimanere per ore all'asilo senza grosse difficoltà, non tanto perché è bello, ma soprattutto perché ha dentro di sé, in questo mondo di immagini interno, un immagine della sua mamma, del suo papà, del suo mondo familiare.

    La costruzione di un mondo rappresentazionale interno (fatto di rappresentazioni della realtà, di immagini), permette al bambino di proteggersi dall'impatto con l'esperienza della mancanza, della fatica.

    Che significato assumono le immagini del mondo interno nel processo di formazione della personalità individuale?
    La visione personale del mondo nasce dalla capacità del bambino di "fingere" dentro di sé la realtà, di ricostruirla a modo suo attraverso le rappresentazioni.

    Il mondo interno del bambino si popola di personaggi e situazioni, di leggi e regolamenti, che egli si aspetta di ritrovare nella realtà.
    Il suo sguardo sarà attento a cogliere nel mondo elementi di conferma delle immagini che egli si è costruito nella sua personale idea del mondo, nella sua "finzione" individuale.
    Il suo atteggiamento nei confronti del mondo sarà quello sperimentato come più efficace al conseguimento di conferme della sua immagine del mondo.
    Il suo stile di vita conterrà scelte e abitudini finalizzate a ottenere il posto migliore possibile nel mondo immaginato.
    Provando a fare un esempio si può pensare al bambino che vivendo in una situazione di grande stabilità e sicurezza, si costruisce un mondo immaginario perfetto dove ogni suo desiderio è prontamente soddisfatto.

    Nel suo mondo tutti sono al suo pronto servizio, se non c'è la mamma, c'è la nonna, se non c'è la nonna, c'è la zia, se non c'è la zia c'è il papà; c'è sempre qualcuno pronto ad appianare la strada, a rimuovere gli ostacoli.

    Il suo mondo immaginario presto o tardi si scontrerà con un mondo reale, dove la pretesa di avere tutti ai propri ordini non è così semplice da ottenere e dove gli sarà chiesto di arrangiarsi da solo.

    Il suo atteggiamento verso il mondo sarà così caratterizzato da una grande passività che gli permetterà di confermare la propria idea del mondo immaginario quando incontrerà qualcuno (maestro/a, educatore/trice, bidello/a, amici/che, ecc) che si piegheranno per qualche ragione ai suoi ordini.
    Il suo stile di vita sarà costituito da scelte finalizzate alla meta del ottenere il successo facendo lavorare gli altri per sé.

    Pensando invece a un bambino che pur ricevendo la gratificazione dei suoi bisogni fondamentali viene esposto a un ambiente caratterizzato da situazioni e personaggi più vari, assisteremmo alla creazione di un mondo immaginario più ricco di immagini e di possibili soluzioni ai problemi che danno al bambino un ventaglio di strategie di adattamento alla realtà più ampio ed efficace.

    Nel suo mondo immaginario le sequenze collegate al conseguimento del piacere possono essere diverse, alcune efficaci con certe persone con altre meno.
    Saprà stare maggiormente di fronte a un volto arrabbiato, deluso, stanco, e saprà cosa fare per trasformare quel volto in un espressione più felice.
    Il suo atteggiamento nel mondo reale sarà flessibile e il suo stile di vita orientato alla copertura del ruolo più adeguato in ciascun contesto.

    In altre parole il bambino viziato o iperprotetto si muove nel mondo reale come se le persone e le situazioni si dovessero adattare a lui, mentre il bambino cresciuto in un ambiente stabile, ma anche ricco di esperienze di mancanza dell'oggetto si muove nel mondo reale come se dovesse adattarsi ad esso in modo maggiormente creativo.

    Vi è infine un terzo tipo di esperienza che nel continuum presenza - assenza si sbilancia verso il polo dell'assenza.
    Il bambino che viene eccessivamente trascurato si crea un mondo immaginario caratterizzato da persone eccessivamente potenti e il suo stile di vita potrebbe essere caratterizzato dalla paura dell'abbandono.
    Avendo fatto l'esperienza di non essere accudito non si aspetterà questo dal mondo circostante e si muoverà nel mondo reale con sospettosità e aggressività preventiva.
    Tenderà a rifiutare l'accudimento e l'aiuto degli altri e a occupare un ruolo di totale indipendenza.
    Dovrà avventarsi su ciò di cui ha bisogno per paura che a lui non rimanga nulla.

    In ognuna di queste situazioni l'esperienza individuale permetterà a ciascuno di costruirsi una propria idea personale del mondo reale e guiderà il bambino nella costruzione del suo stile di vita.

    Il gioco e il disegno: Come conoscere il mondo immaginario del bambino?

    Il mondo immaginario è per il bambino una sorta di mappa della realtà.
    Gli serve per muoversi e per raggiungere i suoi obbiettivi.
    Osservando il modo di muoversi di un bambino possiamo ricostruire la sua mappa cognitiva ed emotiva, il suo mondo immaginario.

    Se osserviamo come si muove un bambino nella stanza dei giochi potremo raccogliere un'elevata quantità di informazione utili a ricostruire il mondo immaginario da cui è guidato nelle sue scelte.
    Ogni movimento del bambino è "psicomotorio" nel senso che non può che parlarci della sua psiche, del suo mondo interno, dei suoi scopi, dei significati che assumono gli elementi della realtà con cui si relaziona, dei vissuti fondamentali presenti al suo interno.
    Il movimento del bambino ci parla, soprattutto quando è un movimento libero, che non è legato all'esecuzione di una consegna esterna: solo così infatti potremo individuare quale consegna viene dal suo mondo interno e chiederci perché.
    Diremo "Alex sta camminando come se il pavimento fosse pieno di chiodi" oppure "Jessica sta parlando come se l'educatrice fosse sorda".
    Da questa osservazione possiamo ipotizzare che il mondo immaginario di Alex e di Jessica sia popolato di pericoli, piuttosto che di rumore, oppure che per raggiungere il proprio obbiettivo essi sentano la necessità di non farsi male piuttosto che di essere considerati.

    Potremo poi mettere insieme le nostre osservazioni con altri dati per trovare una coerente spiegazione di ogni singolo movimento rilevato, per trovare una meta ultima alla quale tutti i comportamenti sembrano tendere.

    Ma per avere un idea più completa potremmo rilevare i contenuti del mondo immaginario, le immagini vere e proprie che popolano quel mondo.
    Li faremo allora disegnare liberamente e scopriremo un mondo interno più o meno colorato, con colori prevalentemente caldi o freddi, tenui o forti.
    Scopriremo un mondo pieno di mostri o di fate, di giochi o di armi, di dame o di guerrieri, o un mondo tutto pieno di mamma o papà.

    Mettendo poi insieme le immagini del mondo interno del bambino con i dati rilevati nel suo modo di muoversi avremo una visione chiara della mappa, del tesoro e di tutti i percorsi che conducono ad esso.

    La relazione e le favole: Come modificare il mondo immaginario del bambino?
    Una volta ricostruito il mondo immaginario del bambino potremo incominciare a muoverci con maggior strategia.
    Potremo meglio dosare il nostro tono di voce, la nostra partecipazione ai giochi, il nostro contatto fisico; potremo scegliere i temi su cui dialogare, i giochi da proporre, le esperienze di contatto da fare; potremo in definitiva costruire una relazione non collusiva, un alleanza terapeutica.

    La relazione terapeutica permette la modificazione del mondo immaginario del bambino.
    Egli è infatti costretto a ristrutturarlo cercando di integrare la nuova figura rappresentata dal terapeuta.
    Cercherà di dargli un ruolo coerente con tutta l'impostazione dinamica del suo mondo interno, ma sarà costretto a modificare le sue leggi quando si accorgerà che il terapeuta non ci sta ad interpretare il ruolo che gli viene dato.
    Sarà anche una battaglia difficile e delicata, ma se l'alleanza è forte permetterà al bambino di trasformare il suo mondo di immagini e di significati in un senso più utile e più vantaggioso per se e per il contesto sociale in cui vive.

    Il terapeuta, ma anche il genitore o l'educatore in questo caso, può prendere per mano il bambino e condurlo in mondi fatti di immagini diverse dalle sue raccontandogli delle favole.
    La favola rappresenta un viaggio alla scoperta di un mondo immaginario nuovo, capace di offrire al bambino nuove immagini e nuove dinamiche relazionali, alternative e più vantaggiose per lui.
    Raccontare una favola a un bambino significa fargli vivere un esperienza fantastica che, se gli piace, egli cercherà di rivivere nella sua vita reale.
    Raccontare a un bambino una favola è offrirgli una mappa da cui potrà farsi guidare nella sua esperienza di vita.

    Appendice: Esempio di favola
    In un piccolo paese sperduto nella pianura e circondato da una grande foresta viveva, in una casetta bianca un bambino molto sveglio e saggio.
    È molto importante, raccontando una favola, dare descrizioni ricche di particolari perché il bambino possa farsi immagini chiare del mondo in cui lo stiamo portando.

    La mamma e il papà erano contadini e si alzavano presto al mattino per andare a lavorare nei campi.
    Tony, così si chiamava il bambino, rimaneva spesso solo in casa e si annoiava da morire.
    Introdurre un tema, in questo caso la solitudine o la lontananza dai genitori in modo chiaro, per suscitare nel al bambino il vissuto di sofferenza che sta alla base dei suoi comportamenti più o meno inadeguati.

    Un giorno decise di andare anche lui a fare un bel giro per la campagna e conoscere da vicino tutti i fiori meravigliosi che vedeva attraverso i vetri della finestra.
    Si comunica l'idea che si può fare qualcosa per combattere la tristezza e che non è necessario aspettare dagli altri la soluzione.

    Era una bella giornata di sole.
    Tony, chiusa bene la porta di casa, si avviò verso il bosco lungo un bel sentiero tutto fiorito.
    Amava sentire cantare le cicale e rincorrere le farfalle variopinte.
    Si incoraggia il bambino che prende l'iniziativa.

    A un tratto, dietro un cespuglio, balzò fuori un grosso cane ringhioso che gli si parò dinanzi mostrandogli una lunga fila di denti bianchissimi e taglienti.
    Si introduce l'ostacolo per stimolare il bambino ad affrontare i problemi che si incontrano nel mondo reale.

    Il bambino tremò di paura e trattenne il fiato.
    Non sapeva cosa fare.
    Se si metteva a chiamare aiuto il cane abbaiava forte da coprire la sua voce e se faceva per scappare il cane era pronto a balzargli addosso.
    Si aiuta il bambino a formulare ipotesi di soluzione, partendo da quelle che più probabilmente corrispondono il suo abituale modo di reagire di fronte agli ostacoli.

    Tony si sentiva il cuore scoppiargli e si mise a piangere sconsolato.
    In quel momento, per fortuna, passo di lì un uomo su un bel cavallo bianco.
    Si introduce l'idea che anche fuori dall'ambiente famigliare ci sono alleati pronti a dare una mano nei momenti di difficoltà.

    Il cane fece per azzannarlo, ma l'uomo gli assestò sulla schiena un sibilante colpo di frusta che lo fece scappare.
    Il bene è più forte del male e lo vince.

    Tony smise di piangere, ringraziò e scappo verso casa.
    Alla sera non disse nulla al papà e alla mamma.
    La paura gli era passata ma in cuor suo decise di vendicare l'offesa subita da quello stupido cane.
    L'intervento dell'adulto è rassicurante ma non aiuta il bambino a sentirsi forte, non stimola l'autostima, nel senso di stima autonoma di sé.
    Il bambino continuerà ad aver bisogno di un adulto per stare tranquillo, a meno che non si prenda la sua rivincita.
    Ha visto come ha fatto l'adulto e vuole imitarlo.

    Il mattino dopo attese che i suoi genitori se ne andassero nei campi ed entrò nella stanza dove suo padre faceva raccolta di vecchie armi.
    Cercò un bel po' e alla fine trovò quello che gli serviva: una lunga spada dalla lama tagliente e una corazza bella e brillante.
    Si infilò la corazza, mise la spada alla cintura e cantando si avviò lungo il sentiero: "vieni fuori cagnaccio" diceva tra sé "e ti faccio vedere io se ho paura".
    Dopo aver offerto al bambino un nuovo personaggio lo si aiuta ad interiorizzarlo e a identificarsi con lui, con il suo coraggio e la sua forza, con la sua determinazione e sicurezza.


    Man mano che si avvicinava al bosco Tony cantava sempre più forte con l'intenzione di farsi udire dal cane che pensava fosse nei dintorni.
    Ma il cane non si faceva vedere.
    Intanto era suonato il mezzogiorno.
    Tony sentiva molta fame, ma resisteva perché era deciso di trovare il cane e di fargliela pagare.
    Passò vicino a un bellissimo albero di mele mature e non resistette alla voglia di mangiarne qualcuna.
    L'albero però era molto alto e per salirvi sopra dovette aiutarsi con la sua lunga spada.
    Si aiuta il bambino a godere di questa nuova identità, a conoscerne i vantaggi e a sperimentarne il piacere.

    Come fu sopra l'albero vide in lontananza il grosso cane che veniva per azzannarlo.
    Tony non si spaventò.
    Si strinse meglio la corazza e prese in mano la spada.
    Quando il cane fu quasi sotto l'albero il bambino, con un salto, lo affrontò mostrandogli la punta acuminata della spada.
    Il cane si fermò, abbaiò un paio di volte e poi, spaventato, ritornò indietro a testa bassa.
    "Vattene via bestiaccia" gli gridò il bambino raccogliendo un sasso e tirandoglielo giusto sulla coda "ora non mi fai più paura".
    Il cane si fermò e incominciò a ringhiare.
    Tony allora prese la spada con entrambe le mani e gli corse dietro deciso a passarlo da parte a parte.
    Il cane cominciò a guaire di spavento e si mise a correre a perdifiato per i campi senza avere il coraggio di voltarsi indietro.
    Il bambino arriva al successo con tenacia e per gradi, non in modo magico e immediato.
    Si aiuta così il bambino a rimanere a lungo nella situazione di stress, senza mollare, per poi godere di una soddisfazione piena.

    Tony era felice.
    Aveva riposto la spada contro l'albero e, seduto sotto i rami, stava facendo una scorpacciata di mele osservando il cane che fuggiva ancora.
    Ormai la paura gli era passata del tutto.
    Con la corazza e la spada al fianco si sentiva sicuro e inattaccabile.

    Racconto tratto da Vanderlei Danielski "Sogni ad occhi aperti" ovvero Favole che aiutano a crescere, Rubettino Editore, Soveria Manelli (CZ), 1985, pp.113-115.
     
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    Come aiutare il tuo bimbo a scoprire il mondo dei suoni


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    Esiste un richiamo fortissimo a cui nessun bambino sfugge: è quello per il mondo dei suoni. Prima ancora di sapere da dove provengano, molto prima di imparare a parlare, il neonato reagisce con una prontezza davvero sorprendente alle diverse stimolazioni sonore che lo raggiungono.


    Da 0 a 3 mesi - Fin dai primi giorni di vita, puoi provare a capire in che modo il tuo bambino reagisce agli stimoli sonori che gli sono offerti. Uno dei suoni che piacciono di più ai neonati, anzi il loro preferito, è la voce della mamma. Se gli canti una filastrocca mentre lo coccoli, provochi nel tuo bimbo sensazioni meravigliose.
    Da 3 a 6 mesi - Molte mamme amano tenere il bambino, finchè non pesa troppo, nel marsupio. Così, il contatto corpo a corpo richiama quello vissuto nei nove mesi e l'effetto della voce materna ne risulta amplificato. Prova, mentre lo tieni così, a cantargli una ninna nanna facendogli anche sentire il tuo respiro. Oppure, in casa sempre tenendolo nel marsupio, con l'aiuto della radio o di un cd puoi provare a danzare al ritmo di musiche diverse.
    Da 6 a 12 mesi - Man mano che cresce, il tuo bambino non solo ascolta, ma inizia a dare risposte! Fin dai primi giorni emette gridolini, vocalizzi e gorgheggi, ma ora va dato un valore a queste espressioni, riconoscendole come i suoi primi tentativi di comunicare e sviluppandole attraverso il gioco. Quando fa i suoi "versi" puoi imitarli: canticchiare, cioè, musiche improvvisate, usando i suoi vocalizzi come sillabe "non - sense" (la-la-la, ba-ba-ba...). In realtà, questi suoni un senso ce l'hanno, e profondo: quello di cominciare a dialogare insieme.

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    LA NASCITA

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    NASCERE è il primo , grande CAMBIAMENTO.

    Il Primo passaggio dal CONOSCIUTO allo SCONOSCIUTO.

    Il neonato passa dall’ambiente protetto, "ovattato", dell’utero, dove tutto gli arriva attraverso la madre, in un mondo completamente diverso,con luci, rumori, e...non più nella sacca avvolgente che lo proteggeva e trasportava.

    Prima della nascita, il corpo del bambino produce l’ormone ACTH, in preparazione dello stress che comporta il "venire al mondo", con la necessità di apprendimento massiccio.

    Il contatto tattile, visivo, i battiti del cuore della madre, sono tra i più importanti segnali che il bambino riceve da sua madre dopo la nascita, e dicono al cervello:"ora puoi smettere di produrre ACTH".

    Se il parto non è "dolce", il bambino viene privato di questi segnali, i livelli di ACTH rimangono alti anche dopo due o tre settimane, mentre con una nascita naturale, si abbassano dopo ventiquattro ore favorendo l’apprendimento e quindi l’adattamento al nuovo stato. E’ come "dargli la mano" quando impara a camminare.

    Il massaggio del neonato, il "contatto", si pone come sostegno.

    Alcuni psicologi ci dicono che, se il primo passaggio dal conosciuto allo sconosciuto, il primo cambiamento, avviene in modo naturale, ne seguiranno poi altri a catena....
     
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    Come lavare il neonato


    Il bagnetto Tranquille: se si impara a tenere bene il piccino (è facilissimo), questo appuntamento con l'igiene quotidiana può diventare un rituale piacevole. «Bisogna preparare la vaschetta con l'acqua tiepida, la temperatura deve essere fra i 36 e i 38 gradi, e immergere il piccolo gradualmente, appoggiando il dorso e la testa sull'avambraccio. Così, con la mano libera, si possono lavare il torace, le gambe e i capelli, facendo attenzione che non vada acqua sul viso» spiega la dermatologa Magda Belmontesi. «L'importante è pulire anche i genitali. Se è un maschietto, bisogna tirare un po' indietro la pelle del prepuzio per pulirlo all'interno. Se è una femminuccia, invece, i movimenti vanno fatti dalla parte anteriore all'indietro. Così si evita di trasportare eventuali germi provenienti dalla zona anale verso i genitali». A questo punto si può girare il piccolo, sempre appoggiandolo sul braccio, e detergere anche la schiena e il culetto.


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    Le orecchie Prima regola: non infilare mai nulla all'interno del condotto uditivo per pulirlo. Il cerume in eccesso fuoriesce spontaneamente, quindi non c'è bisogno di cercare di estrarlo dall'orecchio. «Il rischio è di creare dei danni al timpano. È sufficiente usare una salvietta umidificata o un batuffolo di ovatta imbevuto di acqua tiepida e pulire la parte esterna del condotto uditivo. I bastoncini di cotone vanno bene solo per rimuovere le impurità che si formano fra le pieghe del padiglione» spiega l'ostetrica Lucia Grassi. Per ammorbidire la pelle, che in questa zona tende a seccarsi facilmente, si può passare prima un po' di latte detergente.


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    Il naso Fino a 3 anni i bambini non sanno soffiare il naso. Per pulire le narici, l'ideale è usare materiale morbido, come batuffoli di cotone o bastoncini tipo cotton fioc, agendo delicatamente e spruzzando prima qualche goccia di soluzione fisiologica (si acquista in farmacia anche già confezionata in comode fialette spremibili). «L'operazione va fatta stendendo il bambino a pancia in su e sollevandolo qualche secondo dopo aver spruzzato la soluzione. Spesso il piccolo reagisce starnutendo e questo lo aiuterà a eliminare eventuali secrezioni presenti nel nasino» chiarisce Belmontesi.


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    Gli occhi Altro punto delicato sono gli occhietti. Per pulirli è meglio utilizzare garze sterili ripiegate e imbevute di soluzione fisiologica, da passare delicatamente per asportare le eventuali secrezioni. «È possibile usare anche prodotti più specifici, per esempio a base di camomilla o calendula, che hanno azione lenitiva e rinfrescante» dice l'ostetrica. «Sono utili se il piccolo è raffreddato o ha la congiuntivite».


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    Il culetto «Quando si cambia il pannolino, la pelle va pulita usando un batuffolo di cotone imbevuto di olio o latte detergente, procedendo dalla parte anteriore dei genitali verso il sederino» spiega l'ostetrica. Per una pulizia più accurata, servono una bacinella d'acqua e una spugnetta morbida per rimuovere lo sporco. Dopo avere asciugato il culetto, si controlla la pelle: se è arrossata ci vuole un velo di crema protettiva ricca di agenti lenitivi naturali, come il germe di grano o l'estratto d'avena.
     
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    Come sono nato?!!!!


    Mamma e io dove stavo?

    Tutto é cominciato da un abbraccio molto molto affettioso tra mamma e papà. Ma dopo questo abbraccio, non é che sei sbucato subito fuori... il nostro abbraccio é stato solo l'inizio della tua storia. Ci sono voluti ancora nove mesi prima che tu fossi pronto per nascere.

    Come mi avete fatto?image


    Mentre ci abbracciavamo, gli spermatozoi del papà hanno cominciato a nuotare dentro la mamma ed hanno incontrato uno dei suoi ovuli.

    Che cosa sono gli spermatozoi e gli ovuli?

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    Gli spermatozoi del papà sono metà della ricetta che serve per fare un bambino: hanno una testa e una coda e nuotano come girini. L'ovulo della mamma é l'altra metà della ricetta. Il corpo della mamma produce un ovulo al mese; gli ovuli sono piccoli come il punto alla fine di questa riga.

    Come fanno gli spermatozoi del papà

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    Mentre ci abbracciavamo l'organo sessuale del papà chiamato pene, é entrato dolcemente dentro l'organo sessuale della mamma chiamato vagina, finché ad un certo punto sono usciti gli spermatozoi. Quando sono entrati dentro la mamma, gli spermatozoi del papà si sono messi a nuotare come pazzi; stavano cercando qualcosa, proprio come ad una caccia al tesoro. Finalmente hanno trovato quello che cercavano: l'ovulo della mamma, che veniva loro incontro in una buia galleria! Uno spermatozoo é riuscito ad entrare nell'ovulo, e l'ovulo ha subito formato una pellicola resistente per tenere fuori gli altri spermatozoi. Ecco l'esatto momento in cui sei cominciato tu! Solo uno spermatozoo tra milioni é riuscito a vincere la gara per creare te. Questo significa che sei un vincente fin dal tuo primo istante! Lo spermatozoo che ha vinto la gara e l'ovulo della mamma hanno creato insieme la tua prima cellula vivente.

    Che cos'é una cellula?

    La cellula é una specie di mattone che serve per costruire gli esseri viventi. Ogni cellula contiene i cromosomi, che sono come delle istruzioni per costruire te. Hai ricevuto 23 cromosomi dall'ovulo della mamma e 23 dallo spermatozoo del papà. Ecco perché tutti dicono frasi come: " Hai gli occhi della mamma". o " Hai il naso del papà".

    Come si formano i gemelli?

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    Se due spermatozoi trovano due ovuli crescono due bambini, uno vicino all'altro! A volte la prima cellula divide e poi cresce in due bambini separati: sono i gemelli identici che si assomigliano come due gocce d'acqua. Appena hai cominciato a crescere, quella minuscola pallina di cellule- che eri tu- ha viaggiato fino a trovare un posto caldo e buio chiamato utero: lì hai continuato a crescere.

    Che aspetto avevo?

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    Dopo le prime settimane avevi una testa ed una coda. Dopo cinque settimane ti sono cresciute delle minuscole braccia e gambe. A questo punto la mamma é andata all'ospedale per controllare se stavi bene. I dottori e le infermiere l'hanno visitata e le hanno detto che era tutto a posto. Forse ti hanno fatto anche una foto dentro la pancia della mamma con una macchina chiamata ecografo.

    Come respiravo?

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    Dentro la pancia della mamma non avevi bisogno di respirare: tutto il nutrimento e l'ossigeno ti arrivavano dal suo sangue attraverso un tubo che ti collegava a lei. Questo tubo é chiamato cordone ombelicale, e si trovava proprio dove adesso hai l'ombelico. Mentre tu crescevi, cresceva anche la pancia della mamma. Dopo cinque mesi lei riusciva a sentire che ti muovevi e tiravi calci. A volte nel cuore della notte ti mettevi a fare le capriole e la svegliavi!

    Che cosa facevo dentro la pancia della mamma?
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    Nuotavi in un sacco pieno di acqua calda e tutto intorno sentivi rimbombare il battito del cuore della mamma, proprio come un tamburo.

    Riuscivo a sentire lì dentro?


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    Sì, quando la mamma parlava, la sentivi. Potevi anche ascoltare la musica!

    Potevo muovermi?

    Potevi nuotare. A volte bevevi un po' dell'acqua in cui ti muovevi..e allora ti veniva il singhiozzo! Presto ti sei girato a testa in giù, così eri nella posizione giusta per nascere. Dopo circa nove mesi la mamma ha sentito la pancia contrarsi e poi rilassarsi. Piano piano questa sensazione é diventata forte sempre più forte. Era l'inizio del parto, il momento della tua nascita.

    Quanto ero grande?
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    I bambini possono avere dimensioni diverse, ma di solito sono grandi circa come..un coniglio! Le sensazioni che la mamma sentiva alla pancia si chiamano contrazioni. Possono cominciare alcune ore prima della nascita vera e propria.

    E' stato difficile nascere?


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    E' stato un po' come quando devi infilare la testa in un maglione con il collo troppo stretto. Le contrazioni hanno cominciato a spingerti, il sacco di acqua calda in cui nuotavi si é rotto e lentamente sei uscito dalla vagina della mamma. A volte i bambini non riescono a nascere così; allora un dottore fa addormentare la mamma e le fa un piccolo taglio nella pancia per far uscire il bambino. Questo si chiama taglio cesareo. Per prima cosa tutti hanno voluto sapere se eri maschio o femmina! Poi qualcuno ti ha tagliato il cordone ombelicale e ti ha pesato.

    E dopo?


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    Dopo sei scoppiato a piangere. Forse volevi tornare al calduccio a sentire di nuovo il battito del cuore della mamma, o forse volevi solo dire" eccomi arrivato!". Così come avrai capito, tutto è cominciato da un abbraccio tra mamma e papà. Nove mesi dopo sei arrivato tu, un bel neonato che dormiva tra le braccia della mamma. E adesso sei cresciuto e stai leggendo questo bel racconto!

     
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    Dove far dormire il neonato


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    Dove far dormire il neonato? Quando si è in gravidanza probabilmente sembra una scelta facile. Bastava trasformare la camera degli ospiti in una nursery, comprare un bel lettino con le sponde o magari farsi prestare la culla di vimini della nonna ed eccoci pronti ad accogliere in casa e nel nostro cuore il nuovo arrivato. Ma in realtà non sempre le cose vanno così!
    Quante volte capita di mettere il piccolo nel lettino, ma ecco che piange, il lettino sembra troppo grande per il suo corpicino. Allora lo si adagia nella culla vicino al lettino, sperando che la trovi più intima, ma gli strilli di protesta continuano. Così si finisce per spingere la culla in camera da letto, convinte che il piccolo si calmerà vedendoci sdraiati accanto a lui. Ma nulla! A questo punto lo si mette nel lettone con la speranza che si addormenti ma domandandoci se stiamo facendo la cosa giusta.
    La scelta del posto ideale per far dormire il bambino può rivelarsi una faccenda complicata, per non parlare di come convincerlo a collaborare. Molti genitori optano per un lettino con le sponde, certi che i ripari laterali terranno il loro piccolo al sicuro. Fiducia ben riposta, dal momento che i lettini di oggi rispondono a precise norme di sicurezza. Se il piccolo sembra perdersi nella vastità del lettino, rassicurarlo avvolgendolo in una coperta o mettendolo vicino a un angolo, in modo che la testolina sfiori il paracolpi.
    Alcuni neonati sembrano trovarsi più a loro agio nello spazio ridotto di una culla. Anche questa è una buona scelta per i primi mesi, purchè la culla, per sicurezza,si possa bloccare. Papà e mamma apprezzano molto il fatto che la culla sia dotata di ruote che permettono di spostare il bambino da un punto all’altro della casa per il sonnellino e poi nella loro camera al momento di andare a letto, per averlo più vicino quando è il momento della poppata.
    Se si decide per la culla, potrebbe essere una buona cosa trasferirla nella camera del bambino intorno alle quattro-sei settimane di vita. Metterla via al più tardi al compimento del terzo mese. A quel punto il bambino sarà abbastanza cresciuto e la culla gli starà troppo stretta per risultare confortevole.
    Molto spesso, per il sonnellino del bambino, si tende ad utilizzare la sdraietta in modo da poterlo portare di stanza in stanza mentre dorme. Ottima scelta se il piccolo non ha nessun problema a dormire nel suo lettino la notte. Al contrario sarebbe meglio usare costantemente il lettino, sia di giorno che di notte, perché ci si abitui. Mentre se il piccolo dovesse soffrire di reflusso gastroesofageo sarà meglio chiedere al pediatra se è consigliabile o meno che dorma nella sdraietta.


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    I ricordi dei neonati: come le primissime esperienze influenzano la vita futura del bambino


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    Occhio ai pomeriggi davanti alla tv, ‘armati’ di ciuccio e pannolino. Ma anche al fumo ‘respirato’ quando si era ancora nel pancione. Le esperienze fatte dai piccolissimi, infatti, cioè tra la nascita e i primi 5 anni di vita, hanno effetti emotivi e psicologici importanti sui bambini, anche a distanza di molti anni. Lo evidenzia un editoriale pubblicato su ‘Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine’, a commento di una serie di studi dedicati proprio a questo tema, che appaiono sul numero di maggio. Secondo Dimitri Christakis e Frederick Rivara, dell’Università di Washington (Usa), sempre più numerosi sono gli studi che forniscono “chiare prove di come possiamo manipolare il mondo che circonda le prime fasi della vita dei bambini, e fare la differenza per la loro salute“, non solo fisica.

    LE ESPERIENZE NELLA PRIMA INFANZIA

    I primi anni di vita dei piccoli sono cruciali per la salute. In particolare, secondo uno studio diretto da Kristen Stone dell’ospedale pediatrico e femminile di Providence, i bimbi esposti al fumo della mamma in gravidanza hanno più problemi di sonno nel primo anno di vita. Dalla difficoltà ad addormentarsi ai bruschi risvegli notturni.
    E ancora: i figli di donne in cura con alcuni antidepressivi, più spesso dei coetanei presentano problemi di comportamento a 3 anni, come rivelano i ricercatori dell’University of British Columbia di Vancouver (Canada). In particolare, se la mamma ha preso nei 9 mesi di attesa gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), a 3 anni il bimbo è più spesso chiuso, ansioso o depresso.

    ATTENZIONE ALLA TV

    Inoltre un’altra ricerca canadese punta il dito ancora una volta contro la tv. I bimbi esposti a ‘scorpacciate’ di programmi davanti al piccolo schermo quando hanno appena 2 anni e mezzo, una volta alle elementari avranno più problemi a scuola e saranno più inclini a seguire una dieta troppa ricca di bibite dolci e cibi spazzatura, ‘calamitati’ dal divano e decisamente meno sportivi dei coetanei. Lo studio del team dell’Università di Montreal diretto da Linda Pagani ha monitorato 1.314 bambini di 29 mesi, chiedendo ai genitori di registrare ogni settimana il tempo passato dal bimbo davanti alla tv.
    Poi gli studiosi hanno registrato andamento scolastico, comportamento e indice di massa corporea dai bambini arrivati alle elementari, scoprendo un chiaro legame tra le maratone davanti alla televisione da piccoli e i voti ottenuti a scuola. Inoltre, la troppa televisione incide anche sulla passione per l’attività fisica e le abitudini alimentari dei bambini.
     
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    Omeopatia: un aiuto contro le malattie infettive

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    Omeopatia: un aiuto contro le malattie infettive

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    Oggi vi svelo qualche trucchetto omeopatico per alleviare e sofferenze e fastidi nei bambini piccoli che hanno malattie infettive e che hanno prurito, fastidio e tutto ciò che comporta e che noi sappiamo bene.


    Ecco qualche esempio in cui l’omeopatia può aiutare, ovviamente da affiancare alle terapie tradizionali.

    Sesta malattiaPulsatilla 9 CH se le chiazze rosse si protraggono per più di 3 giorni. Belladonna 7 CH, 3 granuli ogni ora nella fase acuta e poi più distanziati se c’è la febbre alta.

    Parotite
    Belladonna 5 CH per abbassare la febbre e dare sollievo all’infiammazione e al dolore: 3 granuli per 4-5 volte al giorno
    Mercurius solubilis 5 CH, se la ghiandola infiammata tende a suppurare: 3 granuli 3 volte al giorno
    Apis 30 CH, se il gonfiore è evidente e masticando si sente il bruciore: 3 granuli per 4-5 volte al giorno, anche associato a uno dei rimedi precedenti.
    Pulsatilla 15 CH è utile se il dolore arriva all’orecchio e alle ghiandole salivari, con febbre non molto alta.

    Varicella
    Il rimedio più classico è Rhus Toxicodendron 5 CH, 3 granuli 3 volte al dì per la prima settimana, dopo la quale va sostituito con Mezereum 5 CH con lo stesso dosagio, e poi con Graphites 9 CH, 3 granuli, 2 volte al giorno, nella fase finale, per evitare l’insorgenza delle cicatrici.
     
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