Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi e poesie di-G.CARDUCCI

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  1. lussy601
     
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    Parafrasi "Sogno d'Estate", di Giosué Carducci




    Il Carducci, mente stava leggendo il canto XVI dell’Iliade di Omero, si abbandonò al sonno e ritrovò immagini care di anni lontani. L’afa del primo pomeriggio fece addormentare il poeta, mentre leggeva l’Iliade in cui si sente il fragore delle battaglie sotto le mura di *****; il capo gli si chinò sulla riva dello Scafandro in lotta con Achille, ma il suo sogno corse sul tirreno, nella Maremma, tra Bolgheri e Castagneto dove visse la fanciullezza. Vide in sogno le cose serene dell’infanzia. Sparirono i libri e la stanza rumorosa per il traffico dei carri ruzzolanti sul selciato si allargò (per accogliere le immagini del tempo lontano); apparvero intorno al poeta le colline della sua terra, gli amati aspri colli che aprile riempiva nuovamente di fiori. Una polla d’acqua scendeva attraverso la spiaggia con un borbottio piacevolmente freddo a poco a poco trasformandosi in ruscello, su di esso passeggiava la madre del poeta ancora nel fiore degli anni, tenendo per mano un fanciullo sulle cui bianche spalle brillavano riccioli d’oro. Il bambino andava superbo di essere per mano alla sua mamma, orgoglioso dell’affetto materno e commosso dal canto trionfante che la natura madre spiegava a gran voce. Infatti le campane annunziavano dal castello di Bolgheri la risurrezione di Cristo per l’indomani, giorno di Pasqua e dovunque si sentiva l’alito vitale della primavera ed i peschi ed i meli erano tutti fioriti di bianco e di rosso e l’erba sorrideva con i suoi fiori gialli e turchini ed il trifoglio rosso rivestiva i poggi dei prati e le colline si adornavano di tenere ginestre gialle come l’oro e dal mare veniva una brezza leggera che faceva muovere i fiori ed i profumi; nel mare ondeggiavano lentamente quattro vele bianche ed il sole avvolgeva in un unico sfolgorio il mare, la terra ed il cielo. La giovane madre del poeta guardava serena nel sole, il poeta guardava la madre ed il fratello pensieroso, sospeso tra sogno e realtà. Guadava assorto il fratello, morto nel 1857 e sepolto in Val d’Arno, la madre che riposava nel solitario e maestoso cimitero della città di Bologna, pensando se ancora essi vivessero o ritornassero, pietosi della sua pena, dall’Oltretomba, ove tra gli spiriti dei famigliari che li avevano preceduti, rivivevano gli anni della loro passata esistenza. Svanirono ad un tratto, con il sonno, anche le immagini care della madre e del fratello. Lauretta riempiva con il canto le stanze, Bice era intenta al ricamo. Era stato dolce il sogno, ma era dolce anche la realtà del presente.






    Parafrasi "Pianto antico", Giosuè Carducci



    L'albero a cui tendevi
    La pargoletta mano,
    Il verde melograno
    Da' bei vermigli fior,

    Nel muto orto solingo
    Rinverdì tutto or ora
    E giugno lo ristora
    Di luce e di calor.

    Tu fior de la mia pianta
    Percossa e inaridita,
    Tu de l'inutil vita
    Estremo unico fior,

    Sei ne la terra fredda,
    Sei ne la terra negra;
    Né il sol più ti rallegra
    Né ti risveglia amor.

    L'albero verso il quale orientavi la tua manina,
    il melograno dalle verdi foglie
    e dai rossi fiori,
    nel silenzioso e solitario orto,
    è nuovamente germogliato
    e l'estate lo matura
    con il suo calore e la sua luce.
    Tu figlio di questo povero corpo,
    invecchiato e sciupato dal tempo,
    tu unico dono di questa mia vita inutile,
    giaci nella fredda terra di un camposanto,
    non potrai più vedere la luce del sole,
    ne godere dell'amore.



    Parafrasi "Nella piazza di San Petronio", di Giosué Carducci



    sorge nel chiaro inverno la fosca bologna ricca di torri
    e il colle(colle della guardia)ride,al di sopra,ricoperto di neve.
    è l'ora nella quale il sole sta per tramontare e saluta
    le torri e la chiesa,san petronio,tuo;
    le torri i cui merli da tanto tempo la sfiorano
    e del solenne tempio la cima solitaria.
    il cielo brilla di un fulgore adamntino(simili a quelli del diamante)
    e l'aria come un velo d'argento giace
    sulla piazza,sfumando lievemente attorno agli edifici
    che tirò su il braccio armato agli avi.
    selle alte cime s'insinua il sole e guarda
    con un sorriso languido come una viola,
    che nella scura pietra nel fosco rossiccio mattone
    pare che risvegli l'anima(dormente)da secoli
    e un nostalgico desiderio per l'aria gelida sveglia
    di rossi tramonti di maggio,di calde e profumate sere,
    quando le donne gentili danzavano in piazza
    e con i re vinti tornavano i consoli.
    la musa ride fuggente al verso nel quale palpita
    il desiderio,ormai vano,della bellezza antica.

    se poi ti servono figure retoriche ecc fammi sapere
     
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8 replies since 13/3/2011, 11:35   44170 views
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