Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi e poesie di-Giacomo Leopardi

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  1. lussy601
     
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    Parafrasi"La sera del dì di festa", di Giacomo Leopardi


    La notte è dolce, chiara e senza vento. La luna illumina i tetti, gli orti e fa vedere le ombre delle montagne lontane. O signora, i sentieri sono già deserti e si vedono poche lambade accese nelle case. Tu dormi, perché il sonno ti ha accolto nella tua tranquilla stanza. E non hai preoccupazioni, tu non sai quanto sto soffrendo per te. Tu dormi, io mi affaccio a salutare la natura onnipossente che mi ha negato anche la speranza e che mi ha condannato alla tristezza. Questo giorno è stato di festa e degli svaghi, riposati. Forse in sogno ricorderai i tuoi coetanei a cui piacevi e quelli che piacevano a te; io non sarò nei tuoi pensieri e manco ci spero. Intanto io chiedo quanto tempo mi resta da vivere e dal dolore mi butto per terra. Oh, che giorni orrendi ho in questa giovinezza. Non lontano per la via sento il canto solitario dell’artigiano che ormai a sera tardi torna alla sua povera casa. E con rabbia penso al tempo che passa senza lasciare orma. Ora è passato il giorno di festivo che lascia posto al giorno feriale. E il tempo porta con sé ogni faccenda umana. Dove sono andati a finire i tempi antichi e l’antica Roma? Tutto è in silenzio e il mondo è qui. Quando ero bambino aspettavo ansiosamente il giorno di festa che passava veloce e premevo la testa contro il cuscino per non piangere, già allora soffrivo.




    Parafrasi "La Quiete dopo la Tempesta", di Giacomo Leopardi


    La tempesta è passata, sento gli uccelli far festa, e la gallina, tornata sulla strada che ripete il suo verso. Ecco che il sereno rompe le nuvole là da occidente, verso la montagna; la campagna si libera dalle nubi e lungo la valle appare chiaro e ben distinto il fiume. Ogni animo si rallegra, da ogni parte riprendono i soliti rumori e riprende il consueto lavoro. L’artigiano, con il lavoro in mano, si avvicina cantando verso l’uscio a guardare il cielo umido; esce fuori la giovane ragazza (la popolana) per vedere se sia possibile raccogliere l’acqua della pioggia da poco caduta; e l’ortolano ripete di sentiero in sentiero il consueto richiamo giornaliero. Ecco che ritorna nel cielo il sole, eccolo che sorride per i poggi e per i casolari. La servitù apre le finestre, apre le porte dei terrazzi e delle logge: e dalla strada principale si sente un tintinnio di sonagli; il carro del viandante che riprende il suo viaggio stride.
    Ogni animo si rallegra. Quando la vita è così dolce e così gradita come ora? Quando l’uomo si dedica con così tanto amore alle proprie occupazioni come in questo momento? O torna al lavoro? O intraprende una nuova attività? Quando si ricorda un po’ di meno dei suoi mali? Il piacere è figlio del dolore, è solo una gioia vana (un illusione), frutto del timore ormai passato, è frutto di quella paura che scosse chi odiava la vita ed ebbe terrore della morte; a causa della quale le persone fredde, silenziose, pallide sudarono ed ebbero il batticuore nel vedere fulmini, nuvole e vento diretti a colpirci.
    O natura benevola, sono questi i tuoi doni, sono questi i piaceri che tu porgi ai mortali. Fra noi il piacere è uscire dalla paura, cessare di soffrire. Tu spargi in abbondanza dolore; il dolore nasce spontaneamente: e quel nostro piacere che ogni tanto per prodigio e per miracolo nasce dal dolore, è un gran guadagno. O genere umano caro agli dei! ti puoi ritenere molto felice se ti è concesso di tirare il respiro da qualche dolore: ti puoi ritenere beato se la morte ti guarisce da ogni dolore.





    Parafrasi "Imitazione", di Giacomo Leopardi


    ccata dal proprio ramo,

    povera foglia fragile (frale: debole, in balia del vento; foglia frale è un’allitterazione), dove vai?

    Il vento mi ha portato via dal faggio su cui sono cresciuta. Mi staccò (mi divise) il vento.

    Esso (il vento) cambiando di volta in volta direzione (tornando) volando sul bosco, sulla campagna, mi porta dalla valle alla montagna.

    Con il vento (seco) vado continuamente come un pellegrino, e non so nient'altro (e tutto l’altro ignoro: ignoro tutto ciò che sia diverso da questo essere portata dal vento; risponde all’interrogativo del v.3).

    Vado dove vanno tutte le altre cose, dove va naturalmente (naturalmente: per legge di natura) la foglia di rosa e la foglia d'alloro (forse si tratta di un riferimento alla fugacità della bellezza e della gloria).





    Parafrasi "Il sabato del villaggio", di Giacomo Leopardi


    La ragazza torna dalla campagna al tramonto con il fascio di erba da dare agli animali. Torna anche con un mazzo di rose selvatiche, dato che si vuole ornare il petto e i capelli per il giorno di festa.

    Davanti alla porta di casa siede con le vicine un’anziana con lo sguardo rivolto al sole che tramonta.

    Racconta la sua giovinezza, quando al giorno di festa si abbelliva e, ancora sana e snella, era solita ballare quelle sere con tutti gli amici.

    Già il cielo si scurisce e si tinge di blu e tornano le ombre giù dalle colline e dai tetti alla luce della luna appena sorta.

    Il suono di una campana dà il segno della festa che inizia e, a sentire quel suono, il cuore si conforta.



    I bambini gridano nella piazza, e saltano qua e là, fanno un rumore bello, e intanto alla tavola imbandita poveramente lo zappatore che pensa al suo giorno di riposo.



    Poi, quando tutte le luci sono spente, e tutto tace, senti ancora il falegname lavorare per ultimare il lavoro da consegnare l’indomani.



    Il sabato è il giorno più bello pieno di speranza e gioie; domani ci saranno tristezza e noia e si penserà al lavoro abituale.



    Ragazzo allegro, questa età fiorita è come un giorno di primavera, che precede la giovinezza.

    Fanciullo, apprezza questa tua età soave.

    Non voglio dirti altro, ma la tua età, anche se tardi a venire, non ti pesi.
     
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