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Commedia - Confronto tra Meandro e Aristofane

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    Commedia - Confronto tra Meandro e Aristofane




    ARISTOFANE è il maggior esponente della Commedia antica. La sua è una commedia politica: egli scrive tenendo sotto gli occhi la realtà contemporanea, quella di un’Atene che precipita verso il crollo definitivo. Egli soffre per l’agonia della sua città e colpisce ferocemente tutti coloro che considera responsabili di tale rovina. La visuale da cui li giudica è quella di un aristocratico conservatore che considera perniciose le innovazioni culturali, politiche e di costume. Le sue commedie hanno il compito di ritrarre l’immaginario collettivo, la vita di Atene, rifacendosi al mondo agricolo in cui la città affonda le sue radici. E’ una commedia in cui i personaggi si immergono nell’utopia di un mondo surreale.
    MENANDRO è il principale esponente della Commedia nuova che stravolse i canoni della Commedia arcaica. La principale caratteristica delle commedie di Menandro è la filantropia: essa consiste nel cercare di capirsi con gli altri uomini secondo un sentimento di amicizia mai circoscritto a due sole persone ma allargato a tutta l’umanità. Le sue commedie presentano un uomo profondamente complesso dal punto di vista psicologico, specchio della reale complessità che investe il rapporto uomo – natura. La chiave di lettura delle sue commedie è il perbenismo: l’uomo di Menandro deve rispettare i dettami della società e conservare le apparenze. Questo si traduce in un sorriso benevolo nei confronti dell’agire umano, cioè in una sottile ironia lontana dalla risata sguaiata di Aristofane. Lo scavo psicologico dei personaggi, tropoV, è profondo ma non completo perché manca ogni sentimento troppo forte.


    Eroe: in ARISTOFANE è un personaggio comico, moralmente ambiguo che si ribella allo stato di degradazione in cui versa la vita cittadina ed escogita un’idea fantastica per rinnovare la polis. Sua caratteristica è la ponhria = cattiveria. In MENANDRO incarna la debolezza delle creature umane e prova comprensione verso gli altri uomini. Le qualità più alte dell’uomo menandreo sono il perdono e la pietà nel riconoscimento della comune fragilità umana.
    Personaggi - in ARISTOFANE dialogano con il pubblico, in MENANDRO non c’è rapporto e scambio verbale fra personaggi e pubblico.
    Coro - in ARISTOFANE il coro è direttamente implicato nella vicenda e, nella parabasi, interpella gli spettatori. In MENANDRO diminuisce il ruolo del coro.
    Azione - in ARISTOFANE è divisa in due parti: la I unitaria che pone le premesse, la II in rapide scenette che espongono le conseguenze; fra le due parti fa da intermezzo la parabasi. In MENANDRO parte da una vicenda amorosa che viene ostacolata da un genitore e che termina felicemente.
    Trama - in ARISTOFANE ingloba la danza, i corali e l’uso osceno del linguaggio. In MENANDRO esclude la musica e le danze; l’attore recita adottando un tono realistico e cercando di ottenere un effetto di suggestione attraverso il gesto ed il tono della voce.
    Finale - in ARISTOFANE l’antagonista viene pubblicamente degradato e vinto. In MENANDRO il finale è positivo e porta soddisfazione ai protagonisti.
    Tematiche - in ARISTOFANE vi sono continui riferimenti a temi di pubblico interesse: la guerra, l’educazione dei giovani, il governo della città, la funzione sociale della poesia, la democrazia ormai inesistente. La commedia di MENANDRO è di tipo borghese e segue i canoni della cultura ellenistica; la tuch limita la possibilità dell’uomo di cambiare la realtà e non lo guida; il filo conduttore è il conflitto generazionale.

    DUSKOLOS (Il misantropo)
    PROLOGO
    La commedia inizia con l’entrata in scena di Pan il quale dice dove si svolge la vicenda (File in Attica), ne preannuncia per sommi capi gli sviluppi e descrive il carattere misantropo di Cnemone e la sua situazione famigliare. Egli aveva sposato una vedova con la quale, però, litigava giorno e notte; la situazione peggiora con la nascita di una figlia. La donna, dunque, decide di trasferirsi dal figlio di primo letto, lasciando il marito con una serva e con la figlia, divenuta ragazza, che ignora totalmente il male ed è devota alle ninfe. Un giorno, per caso, il giovane Sostrato, figlio di un uomo ricco, conosce la figlia di Cnemone e se ne innamora, anche grazie allo “zampino” di Pan; il dio, che ha l’importante ruolo di far nascere l’amore fra i due giovani, non ci fornisce precisi dettagli sulla vicenda.
    Nelle commedie greche è tipico l’intervento di una divinità nel meccanismo per cui l’innamorato riconosce il proprio sentimento e questo era un tentativo di giustificare e nobilitare l’amore, allora considerato come una malattia dell’ animo, facendone ricadere la responsabilità su forze incontrollabili, pur non togliendo nulla all’autenticità dei sentimenti umani.
    TRAMA
    Cnemone, misantropo ed asociale, dopo aver costretto la moglie ad andarsene di casa, vive con la sola compagnia della figlia e di una vecchia serva. Il giovane Sostrato si innamora della ragazza e vuole chiederla in moglie ma il suo messaggero viene cacciato a sassate e male parole dal padre di lei. La sorte, tuttavia, vuole che Cnemone precipiti in fondo al pozzo mentre tenta di recuperare un’anfora ed una zappa cadute alla serva. Ne approfitta Sostrato che lo porta in salvo grazie all’aiuto di Gorgia, primo figlio della moglie di Cnemone, con il quale nel frattempo ha stretto amicizia; per gratitudine Cnemone adotta Gorgia e gli affida il compito di trovare un marito alla sorellastra; Gorgia, così, concede a Sostrato di sposarla ed a sua volta ottiene in moglie la sorella di questo. Alle doppie nozze viene trascinato, pur riluttante, il misantropo Cnemone.
    TEMI
    - La misantropia di Cnemone. Di solito Menandro attribuisce ai suoi personaggi le virtù opposte: filantropia e generosità.
    - Il processo di “redenzione” di Cnemone.
    - La vicenda d’amore sullo sfondo è lo schema di base.
    - Il conflitto generazionale, tra vecchi e nuovi valori, a favore dei nuovi.


    1. DIO vede tutto, è dappertutto e grazie al suo aiuto anche il male si trasforma in bene; la Tuch giudica e decide ogni cosa ma non come forza capricciosa e cieca perché esiste un ordine provvidenziale nella realtà.
    2. UOMO ha una sua forza occulta e divina; il suo animo ed il suo carattere permettono di sfruttare la buona sorte e di correggere la cattiva; non raggiungerà la felicità ma almeno quell’equilibrio che è il segno del vero uomo (e del vero greco).
    3. PROBLEMI SOCIALI: il povero è l’essere più infelice, disprezzato da tutti, destinato ad avere solo male mentre i ricchi hanno tempo e denaro da dedicare ai piaceri. Il teatro di M. è pieno di contadini che faticano sulla loro terra, conoscono ogni pena e non ricavano niente (DuscoloV, 605 sgg.). Sono scomparse la classe media, la vita politica e i grandi ideali.
    4. POESIA: è un teatro intimista che si rivolge all’intimità delle case e degli animi. Il fondamentale ottimismo si arricchisce di una costante tristezza ed il lieto fine obbligato non dissolve la coscienza della reale delusione di ogni giorno. L’intreccio ha valore marginale perché il fascino delle opere risiede nella delicatezza delle reazioni spirituali.
    5. STILE: il linguaggio asseconda la sottigliezza e dolcezza dei sentimenti. La lingua è l’attico parlato dai contemporanei ma già ricco di elementi della koinh ellenistica (diminutivi, proverbi, certi costrutti sintattici) e muta tono a seconda del personaggio a cui viene attribuita.

    ELEMENTI CHE DISCENDONO DAL TEATRO COMICO ARCAICO

    1. Rottura dell’illusione scenica: i personaggi si rivolgono agli spettatori nei prologhi, nei monologhi, nelle entrate ed uscite di scena; spesso certi commenti a parte sono rivolti solo al pubblico fingendo che gli altri personaggi non debbano udire.
    2. Prologhi ritardati: già nei Cavalieri di Aristofane il racconto degli antefatti è ritardato.
    3. Soppressione dei cori.

    ELEMENTI CHE DISCENDONO DAL TEATRO TRAGICO

    1. Struttura del prologo: già in Euripide queste parti avevano una funzione pratica per illustrare le vicende.
    2. Trame complesse: gli eventi si succedono con ritmo ed estrosità; da Euripide derivano anche alcuni espedienti come l’esposizione di bimbi, le minacce da parte di congiunti ignari, i riconoscimenti.

    SCHEMA DELLE COMMEDIE DI MENANDRO

    1. L’amore, improvviso ed irresistibile, fra due giovani che vivono ansie e pericoli;
    2. la nascita di un bimbo nato prematuro;
    3. l’opposizione dei rispettivi genitori,
    4. l’intervento di servi astuti che produce complicazioni,
    5. la soluzione è data dal caso che dissipa gli equivoci o rimuove gli ostacoli,
    6. il matrimonio fra i due giovani onesti ed innamorati,
    7. il perdono e la consolazione che rivela la bontà di tutti.
     
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