Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Baglioni: 12 Dicembre 2011

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    Baglioni: 12 Dicembre 2011

    Scusate l’assenza. Scusate il ritardo. Scusate il silenzio.
    Ho cominciato mille pensieri e non ne ho mai finito nessuno.
    È stato come viaggiare senza giungere mai in alcun luogo.
    Come iniziare un tratto di strada e poi smarrirsi o fermarsi o tornare un pezzo indietro.
    Come buttar giù un po’ di righe di una lettera e lasciarla a metà con quelle povere frasi rimaste là senza una fine e senza un fine.
    Come tante cose della vita incomplete, insolute, sospese a mezz’aria, illuse e abbandonate, incluse e inconcluse.
    Sarà per questo eterno girare su se stessi intorno a se stessi dentro se stessi.
    Per quel vorticoso balletto tra la dama bianca dell’esistenza e il cavaliere nero della sorte mentre suona l’orchestrina dei giorni.
    Per i milioni di chilometri fatti senza più ricordare dove si è stati, chi siamo stati e con chi siamo stati.
    Questa smania di muoversi sempre, spostarsi, avvicinarsi, allontanarsi, vagheggiare, vagare e svagarsi.
    Se fossimo nati alberi saremmo cresciuti e vissuti tutto il tempo nel medesimo posto.
    Al massimo avremmo ondeggiato un po’ nel largo respiro del vento.
    Anche le zolle di terra non vanno mai così distante.
    E le acque dei mari e degli oceani si spingono l’una con l’altra ma restano sempre nel punto assegnato.
    Torno nella notte dell’ennesimo viaggio con un senso di spossamento.
    Non è fatica nemmeno stanchezza. È più timore di perdere storie, tempo e ricordi. E di non saper sfruttare meglio le tante fortune che ho avuto, addirittura di poterle sprecare.
    Dimenticare è peggio di tutto.
    Vuol dire che il passato è passato così, come pioggia sui vetri.
    E che sono di più le cose smemorate che quelle che ancora ci abitano nella mente.
    Dove vanno a finire gli istanti scordati, i mesi spariti, gli anni sbiaditi?
    C’è uno sportello al quale rivolgersi? Un vecchio capannone in cui cercare?
    Sono arrivato a casa nell’ultima ora della notte e un altro giorno che aspettava il suo turno.
    Ho chiuso piano la porta per non fare rumore e a quel punto, in tempo perfetto, il rombo arrembante di un tuono annunciava il temporale.
    Era ora di spegnersi tenendo accesa solo la lucetta rossa dei sogni.
    Scusate il silenzio. Scusate il ritardo. Scusate l’assenza.
    Non vi ho mai dimenticato.

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