Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

noi bimbi-lo sport che passione

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    Lo sport e i bambini.

    Pianetine,fare sport fa sicuramente bene ai bambini. Oggi ci sono tantissimi corsi organizzati da società sportive, polisportive o associazioni private. E' molto importante però, scegliere una attività sportiva che piaccia che entusiasmi il bambino, idonea al suo fisico e alla sua età.
    Indubbiamente per noi genitori avvicinare i bambini allo sport è importante:sappiamo fa bene alla salute fisica e psicologica,insegna a interagire con gli altri,educa anche ad imparare a saper perdere o a gioire nella soddisfazione di avercela fatta. Dobbiamo però fare molta attenzione!!La scelta deve essere verso uno sport che li appassioni ,uno possibilmente verso il quale hanno mostrato interesse,inoltre non dobbiamo essere esigenti con i nostri piccoli,con le nostre aspettative non dobbiamo farli sentire inadeguati arrivando a fargli odiare l'attività sportiva.Loro non devono essere quello che sarebbe piaciuto essere a noi ma non abbiamo raggiunto l'obbiettivo.

    Quì elenco delle più comuni discipline sportive,è una scheda che mi ha fornito il mio pediatra,ci sono i pro e i contro e soprattutto l'età in cui è meglio iniziare.


    Nuoto

    nuoto-bambiniI corsi di acquaticità sono indicati ai bambini fin dai primi mesi di vita. Per quanto riguarda il nuoto vero e proprio si può partire a 3 anni mentre per l'agonismo si devono aspettare i 6 anni. E' uno sport completo e non presenta controindicazioni.

    ACQUA E SVILUPPO PSICOMOTORIO

    articolo di Valeria Gatti

    L’acqua è l’elemento base del nostro corpo, nell’acqua nasciamo e ne abbiamo sempre bisogno per sopravvivere. I primi contatti con l’acqua sono esperienze gioiose e piacevoli, dal ricordo del nostro primo bagnetto, fotografati mentre sorridiamo e sguazziamo nel piccolo catino, ai giochi d’acqua con gli stivali di gomma nelle pozzanghere, fino alle lunghe nuotate al mare.

    Prendere confidenza con l’acqua e imparare presto a nuotare è importante. “Acquaticità” DSC_0117-300x199è il termine che indica per il neonato la capacità di stare in acqua in modo naturale e confortevole, saper galleggiare sia in superficie sia sotto, essere in grado di respirare correttamente con naso e bocca. Lo sviluppo del potenziale acquatico è un obiettivo prioritario dell'insegnamento e il primo fondamentale passo dell'apprendimento del nuoto. L'acquaticità è infatti la formula per svelare la magia del nuoto all'uomo. Per il bambino “acquatico” sarà più facile apprendere le tecniche base del nuoto. La pratica natatoria farà il resto.

    PRATICARE IL NUOTO

    Da una recente ricerca effettuata su un gruppo di bambini italiani in età compresa fra i 6 e gli 11 anni è risultato che il 37% è iscritto a un corso di nuoto. Le mamme italiane hanno capito che per i bambini una regolare attività in acqua è importante e contribuisce a un buono sviluppo psicomotorio. L’immersione in acqua è del resto un’azione divertente, più che uno sport vero e proprio.

    Un bambino impara a familiarizzare con l’acqua più velocemente e con meno paure rispetto a un adulto. Il respiro si adatta facilmente e spontaneamente ai movimenti da eseguire per stare a galla e procedere metro per metro, i movimenti del corpo aiutano a sentire come siamo fatti, a saper dosare ed equilibrare le forze per raggiungere un obiettivo, l’altro bordo della piscina!



    Ginnastica artistica

    preparazione_fisica_2.medium]Per i primi approcci bastano 3 anni mentre per l'agonismo è meglio aspettare i 6. La ginnastica è uno sport completo, sviluppa l'agilità anche se sollecita molto la colonna vertebrale. Da non sottovalutare il rischio di cadute.

    Minibasket
    20101202-basket-Natale-Minibasket-01
    Si può iniziare a 6 anni ma per l'agonismo è meglio aspettare i 10. Si tratta di uno sport che impegna tutta la muscolatura e richiede agilità e coordinazione. Esige affiatamento con i compagni. Possibilità di traumi.

    Calcio

    5262013-due-bambini-con-il-basket-e-il-calcioSi può iniziare a 6 anni ma per l'agonismo bisogna aspettare gli 8. Impegna la muscolatura e l'apparato cardiocircolatorio. Esige affiatamento e potrebbe invece spingere a un eccesso di competizione.

    903934_bam

    Judo

    Per iniziare 6 anni, per l'agonismo 10. Tonifica la muscolatura e aiuta ad educare dsc_4761l'aggressività. Possibilità di traumi.

    Karate

    Per iniziare 6 anni, per l'agonismo 10. Sviluppa agilità, equilibrio e riflessi, educa al controllo psicofisico. Allenamenti faticosi.

    Equitazione

    Equitazione450Sxv886299_80876376Primi approcci a 6 anni (sui pony), per l'agonismo 12. Sviluppa la muscolatura di tronco e gambe oltre a presentare numeri benefici psicologici dovuti al rapporto con l'animale. Possibilità di traumi. Un inizio troppo precoce potrebbe influire negativamente sullo sviluppo dell'apparato scheletrico.

    EQUITAZIONE
    • Benefici fisici. Non è vero che a fare fatica è solo il cavallo: l'equitazione potenzia tutti i muscoli, soprattutto dalla cintola in giù, e sviluppa il senso dell'equilibrio (l'ippoterapia è usata nei casi di handicap motori). Indicata per maschi e femmine.
    • Benefici sulla personalità. A essere affinate sono l'autostima e la capacità di guidare infondendo autorità e sicurezza.
    • Inizio attività formativa consigliata: 5-7 anni.
    • Inizio attività agonistica: 8 anni.
    • Impegno: alto.
    • Rischio traumatico: 5. Alte possibilità di infortuni legati alle cadute, anche se la testa è protetta dal cap.
    • Sconsigliato ai bimbi che soffrono di patologie alla schiena o al collo.
    • Varianti: c'è la monta americana, molto tecnica, ma anche molto divertente, l'horse-ball, una specie di basket nel quale ci si passa la palla in sella, e, per le bambine, si sta affermando il volteggio, cioè esercizi di ginnastica fatti sul cavallo. Foto Sxc.

    Danza

    27393690_1-Foto-di-GIOCODANZA-BAMBINI-da-4-a-8-ANNISi inizia a 6 anni ma per l'agonismo è meglio aspettare i 12 anni. Tonifica la muscolatura e conferisce armonia ai movimenti. Un inizio troppo precoce potrebbe compromettere il corretto sviluppo fisico.

    Minivolley

    Per iniziare 6 anni, per l'agonismo 8. Sviluppa tutta la muscolatura e migliora la coordinazione dei movimenti. Rischio di traumi e distorsioni.

    Tennis

    Per iniziare 8 anni, per l'agonismo 11. Impegna quasi tutta la muscolatura e il sistema cardiocircolatorio. Sviluppa velocità e riflessi. E' uno sport asimmetrico e occorrono esercizi per riequilibrare l'altro braccio. Inoltre accentua la competitività.

    Scherma

    scherma-sanremo-con-del-carretto-e-moellhausen_413670

    Per iniziare 8 anni, per l'agonismo 10. Sviluppa la velocità e la prontezza di riflessi. E' uno sport asimmetrico e può sbilanciare la colonna vertebrale; andrebbe abbinato ad un'altra attività sportiva.

    Sci
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    I primi approcci sulla neve si possono avere già a 5 anni ma è meglio aspettare gli 8 anni e per l'attività agonistica i 12. Affina la coordinazione muscolare anche se sviluppa soprattutto gli arti inferiori. Praticato prima degli 8 anni può sollecitare troppo la struttura scheletrica. Possibilità di traumi.

     
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    Come insegnare ai bambini ad andare in bicicletta



    Bicicletta bambini: imparare ad andare in bici dal triciclo alle due ruote


    bambini-in-bici-vita-da-mamma-1-272x300Andare in bicicletta, pedalare, passeggiare in bici o montare in sella … sono tutte espressioni di uno sport “libero” che grazie all’uso della bicicletta ci conduce all’aria aperta, spesso ci avvicina alla natura, sovente ci “guida” alla ricerca della tranquillità attraverso percorsi poco affollati e magari immersi nel verde di prati o campagne.

    Andare in bicicletta fa bene a tutte le età (purché l’attività ciclistica sia moderata e misurata alle “competenze fisiche” di chi la pratica).

    triciclo-vita-da-mammaPedalare favorisce il benessere psicofisico: infatti la “ginnastica in bici” tiene in allenamento il cuore, aiuta il buon funzionamento dei polmoni e potenzia i muscoli; contemporaneamente permette a chi la pratica di sentirsi “libero”, di “possedere” gli spazi entro cui pedala e si muove, di “entrare in contatto” con la natura. In questo senso consentire ai bambini di andare in bicicletta significa garantirgli un’ottima attività fisica ed insieme la possibilità di assaporare sensazioni emotive piacevoli e benefiche. Pedalando da soli sulla propria bici i piccoli crescono: si rafforza la loro autonomia e il loro senso dell’autostima. Inoltre la pratica ciclistica abituale e condotta con la famiglia alla scoperta della natura e di nuovi luoghi stimola nei piccoli le capacità di adattamento e favorisce il controllo emotivo.





    Quando il bambino può incominciare ad andare in bicicletta?


    La prima bicicletta del bambino sarà il triciclo ed il rapporto bambino – triciclo può instaurarsi non appena il piccolo incominci a camminare.

    triciclo-vita-da-mamma1Il triciclo è solo in apparenza simile alla bici: ha una struttura “naturalmente equilibrata”, saldamente basata su tre ruote una anteriore e due posteriori, è dotato di pedali ma non di freni.

    Quando sale in sella al suo triciclo il bambino pedala. Probabilmente all’inizio non porrà i piedini sui pedali ma per ottenere il movimento punterà in terra i piedi e spingerà.

    Attenzione: pedalando in sella al triciclo il piccolo non compie una attività analoga a quella che si esercita sulla bici, infatti, compiendo una pedalata sul triciclo il pupo non fa altro che determinare il movimento del mezzo, diversamente, compiendo una pedalata sulla bici (in particolare a due ruote) il bambino dovrà gestire il mezzo mentre si sposta nello spazio facendo attenzione a tenerlo in equilibrio.

    bici-rotelle-vita-da-mamma-224x300Il triciclo è solo il primo “canale di accesso” alla bicicletta favorisce il senso di esplorazione, da ugualmente l’idea di libertà, stimola il movimento e sviluppa l’attitudine a pedalare.



    Tra i 24 ed i 36 mesi (quando il bambino dimostri una buona padronanza del triciclo e gradisca pedalare) si può passare alla prima bicicletta con le rotelle.
    bimbinbici
    Rotelline, sellino e manubrio regolabili, buone ruote, ottimi freni, luci e campanello, no canna centrale, telaio leggero ed a norma. Queste le parole d’ordine per scegliere una bicicletta adatta al bambino e veramente in grado di accompagnarlo nelle sue pedalate e nei0 suoi “percorsi da ciclista”.



    Rotelline:


    le rotelline sono 2 ruote più piccole che, grazie a sostegni metallici, si pongono parallelamente ai lati della ruota posteriore.

    bambini-in-bici-vita-da-mamma2
    La bici con le rotelline risulterà, quindi, composta da una ruota grande anteriore e da tre ruote posteriori di cui una centrale, equivalente a quella anteriore, e due piccole collocate una a destra ed una a sinistra della centrale posteriore.

    A cosa servono le rotelline? Le rotelline servono a tenere il mezzo in equilibrio stabile, esse determinano una condizione di equilibrio simile a quella del triciclo.

    La bicicletta con le rotelline garantisce al bambino di muoversi rimanendo in equilibrio sulle ruote posteriori, ciò pur imparando a gestire gli spazi, a controllore la velocità e a organizzare le frenate, ovvero acquisendo competenze ulteriori rispetto al triciclo (competenze che sfrutterà quando abbandonerà le rotelline conquistando la bici su due ruote).

    Affinché le rotelline rispondano efficacemente al loro compito, ovvero garantiscano l’equilibrio del bambino sul mezzo di trasporto, è necessario che siano parallele, che i sostegni siano integri (non curvati, piegati o alterati in qualunque modo) e che entrambe tocchino a terra in modo da mantenere la bici perfettamente stabile ed in equilibrio.

    Alcune piccole bici hanno le rotelline in dotazione ad altre l’accessorio rotelline va aggiunto.



    Sellino e manubrio regolabili:

    la bicicletta va selezionata non solo in base al gusto estetico del bambino, che pure conta ed avrà il suo peso nella scelta, ma anche e soprattutto in relazione alle caratteristiche fisiche del piccolo ciclista.

    bambini-in-bicicletta-2

    Quando si acquista una bicicletta bisogna accertarsi che il piccolo una volta accomodatosi sul sellino possa arrivare con i piedini in terra. I bambini devono poter contare sui loro piedini per frenare la corsa della bicicletta o per riacquistare l’equilibrio perduto in una manovra azzardata.

    Il manubrio deve essere regolato in modo da garantire una guida comoda e una completa visibilità, esso deve trovarsi più o meno parallelo all’addome del bambino che non dovrà chinarsi troppo in avanti per guidare ma neanche dovrà sollevare gli avambracci per gestire la bici.

    Quando il sellino ed il manubrio sono regolabili la bici vivrà più a lungo! Infatti, attraverso la regolazione di questi componenti della bicicletta, essa seguirà la crescita del bambino adattandosi alle modifiche in altezza del piccolo ciclista.



    Buone ruote e ottimi freni:


    le ruote ed i freni sono elementi fondamentali della bicicletta, essi garantiscono l’aderenza del mezzo al terreno e la sua buona guidabilità.

    Attenzione: le ruote sgonfie possono determinare disequilibri della bici perché fanno sbandare il mezzo ( e ciò vale maggiormente per le bici a due ruote).

    Attenzione: i freni si consumano con l’uso, per evitare spiacevoli e pericolosi incidenti controllate periodicamente le pasticche dei freni della bici di vostro figlio.

    Se fate largo uso della bici adoperandola anche di sera, in luoghi poco illuminati o usate questo mezzo di trasporto per spostamenti lunghi che potrebbero protrarsi per più ore del giorno sino all’imbrunire, allora non trascurate le luci.

    Le luci per bicicletta, essenziali ai fini della guida sicura, sono:

    una luce bianca o gialla anteriore;
    una luce rossa posteriore;
    un catarifrangente rosso posteriore;
    catarifrangenti gialli sui pedali.


    No canna orizzontale:

    bici-bambino-l
    è preferibile che il telaio sia privo di canna orizzontale, mancando tale canna il bambino scenderà più semplicemente dalla bici e, soprattutto, gestirà meglio l’appoggio in terra dei piedi rimanendo ben seduto sul sellino.

    jpg

    Telaio leggero ed a norma:

    scegliendo la bici è bene orientare il bambino verso una bicicletta leggera, la leggerezza ne garantisce maggiore gestibilità del mezzo.

    Il telaio deve essere a norma, a tal fine controllate che sul telaio sia riportata la seguente sigla: EN14765. Questa sigla indica la conformità della bici alle normative europee (in vigore dal 2006), attesta che essa è stata provata su strada e sottoposta a controlli di sicurezza e resistenza.


    jpg


    Quando e come togliere le rotelline

    La conquista della bici a due ruote in genere non avviene prima dei 5 o 6 anni e togliere le rotelline assai frequentemente è una scelta del bambino che normalmente tende ad imitare i coetanei o i bambini più grandi.

    Come si tolgono le rotelline?

    Alcuni di noi ricorderanno i genitori che tenevano il sellino da dietro e ci spingevano … e ricorderanno, forse, anche qualche caduta e ginocchia sbucciate. Altri ripenseranno al metodo classico orientato all’abbandono di una rotellina per volta.

    Ebbene nessuna di queste pratiche garantisce una buona riuscita dell’operazione “addio alle rotelline – conquista delle due ruote”.



    La pratica più efficace è:


    - togliere entrambe le rotelline,

    - regolare il sellino in modo che il bambino possa piantare bene e facilmente i piedi in terra (ciò si ottiene abbassando molto il sellino)

    - smontare temporaneamente i pedali

    bici-senza-pedali- Esortare il bambino a darsi la spinta alzare i piedi e rimanere in equilibrio durante il movimento della bici.

    - Esortate il piccolo a prendere confidenza con le frenate, la decelerazione e l’arresto delle sue corse.

    - Non chiedete ai bambini di disegnare perfette traiettorie rette, ma insegnate loro a sentire e gestire i movimenti e le piccole oscillazioni della bici, in essi risiede il segreto dell’equilibrio.

    - Successivamente rimontate i pedali ed esortate il bambino a passare dalla spinta alla pedalata breve, nonché dalla pedalata breve a degli stop in equilibrio sui pedali con la bicicletta ferma.

    Questo sistema di autonoma gestione del mezzo è assai efficace, la bici viene portata dal ciclista ed ogni ciclista è un’entità singolare, ha una propria fisicità unica e particolare, il bambino deve organizzare il suo personale modo di andare in bici entrando autonomamente in empatia con il mezzo bici!

    Nei paesi del nord Europa viene assai usata la bici senza pedali (già dai 24 mesi e purché il bambino abbia una altezza minima di 90 cm – requisito essenziale per l’uso di tale mezzo); lì la bici senza pedali sostituisce la prima bicicletta con le rotelline, facilità l’acquisizione dell’equilibrio autonomo ed il passaggio alle due ruote.

    (Il sistema di emancipazione dalle rotelline appena descritto ricalca esattamente i principi e le funzionalità della bici senza rotelle).

    Le bici senza rotelle sono facilmente reperibili in commercio e cominciano a diffondersi nel nostro paese.

    Quando regalate una bici al vostro piccolo non trascurate l’importanza del caschetto che protegge il capo da colpi e previene eventuali traumi, il casco è di fondamentale importanza, volendo ad esso potrete aggiungere dei paracolpi per ginocchia e gomiti.



    Questo articolo nasce come approfondimento resosi necessario grazie alle indicazioni date da un gentile utente: Antonio. Ad Antonio va il nostro ringraziamento per gli importanti spunti di riflessione che ci ha offerti commentando un precedente articolo.

     
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    Imparare a sciare

    Un tempo era realizzato in legno, dalla forma molto allungata e appiattita, con un sciare-300x198rudimentale attacco agli scarponi dello sciatore (dei legacci), stiamo parlando di “sua maestà lo sci“.

    Sciare era difficile, non c’erano piste battute dal gatto delle nevi e preparate, la neve non era compressa. Servivano sci lunghi per avere buona stabilità e la punta doveva essere rialzata per contrastare la neve fresca. Una situazione simile a ciò che noi ora chiamiamo “fuori pista”.

    Col tempo e la diffusione dello sport, lo sci si specializzò: si affinarono le tecniche, si diffusero le stazioni sciistiche con tanto di impianti di risalita organizzati, al fondo dello sci si applicarono lateralmente delle lamine che permettevano allo sci di scorrere più velocemente e senza intoppi sulla neve, assicurando una buona tenuta. Lo scarpone viene ancorato allo sci grazie ad un attacco con sgancio rapido, che facilita lo stacco del piede dallo sci, in caso di caduta, limitando danni a gambe e ginocchia.

    Con la novità della soletta in grafite dello sci, che garantisce la “scivolata” sulla neve veloce, senza intoppi e bypassando gli attriti, si approda al mondo dello sci moderno, affinato ulteriormente con l’invenzione degli sci sciancrati negli anni ’90 che hanno dato vita al carving.

    Il carving ha rivoluzionato le tecniche dello sci; la punta e lo sci più largo rispetto ai predecessori, garantiscono una maggiore facilità di conduzione dello sci, di curvatura e di tenuta.

    Questo tipo di sci viene definito “alpino” e si riferisce alla discesa con sci su pista.

    sciare2-300x199Quando la discesa viene effettuata non su pendii predisposti (ovvero battuti dal gatto delle nevi), si definisce “fuoripista”. Il fuoripista viene solitamente affrontato in discesa da chi pratica lo sci alpinismo, che è una disciplina sportiva leggermente diversa da quella alpina: per la salita dei pendii non si usano impianti ma l’alpinista sale con gli sci con l’ausilio di racchette e grazie ad un attacco speciale dello scarpone che lascia libero il tallone, favorendo “il passo della camminata in salita”, successivamente bloccato per la discesa.

    Le gare di sci alpino sono gare di velocità su un percorso stabilito e prevedono diverse specialità:discesa e slalom (suddiviso in: slalom speciale, slalom gigante, il superG, slalom parallelo, combinata formata da discesa libera + slalom speciale). L’agonismo viene organizzato dal FIS (Federazione Italiana Sci).



    La tecnica di insegnamento della disciplina, è in continua evoluzione, progressione che va di pari passo con l’avanzamento tecnologico dei materiali.

    Come fase iniziale si inizia a prendere confidenza e controllare lo sci tramite esercizi in piano o su pendenze minime come la “scaletta” (risalita di un pendio con sci paralleli) o piccoli cenni di derapage (spigolando gli sci), si insegna ad assumere la giusta posizione per mantenere l’equilibrio e lo spostamento del peso che garantisca il controllo dello sci nella discesa e la curvatura su pista.

    Esistono modi di approcci differenti alla disciplina a seconda che il principiante sia un bambino o un adulto. Solitamente i bambini apprendono facilmente, hanno un baricentro più basso e l’acquisizione di un equilibrio sugli sci risulta loro più semplice. In parole semplici: è più facile imparare a sciare da piccoli che da grandi!

    Inoltre i bambini hanno la curiosità di sperimentare che supera la paura di affrontare la disciplina (principio non scontato negli adulti) e tanta voglia di divertirsi sulla neve. Assecondando queste linee con l’insegnamento di un minimo di tecnica da parte di un maestro di sci, il successo è garantito.

    Un tempo si procedeva imparando a scendere dapprima a spazzaneve (punte degli sci vicine e code aperte) e poi con gli sci uniti (cioè in parallelo).

    Oggi col carving la tecnica è leggermente cambiata, grazie ad una più facile gestione dello sci.

    La difficoltà dello sci è affrontare la curva.

    Col carving risultano più semplici le curve in conduzione, ovvero un tipo di curvatura “veloce” ottenuta spigolando, quasi evitando del tutto lo slittamento in diagonale degli sci; infatti la traccia lasciata sulla neve è “pulita”.

    La curvatura dello sci avviene arrivando a un giusto equilibrio di angolazione tra le sciare3-248x300ginocchia, il busto e le spalle che determina una parabola data dalla pressione centrale sulle gambe esercitata dallo sciatore e dalla contemporanea inclinazione degli sci. La curva è molto naturale ed è impegnata dalla curvatura degli stessi sci.

    Il cambio della spigolatura determina la successione delle curve, che, quando vanno in serie stretta compongono la serpentina.

    Maggiore è la pendenza, maggiore sarà l’inclinazione degli sci per un buon controllo.

    Come tutti gli sport, la pratica affina la tecnica.

    Lo sci è uno sport divertente e soddisfacente, praticato in mezzo alla natura spesso in paesaggi mozzafiato…ma come tutti gli sport, non esula da pericoli.

    La pratica responsabile limita i pericoli per se stessi e per gli altri.


     
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    Sport e bimbi, qual'è il giusto approccio?

    babyballerine

    Da poco tempo mia figlia ha iniziato un corso di “avvicinamento alla danza”, una sorta di propedeutica per le bambine e i bambini dai 3 ai 5 anni. Ero scettica dato ha solo 3 anni e mezzo e avere un impegno a questa età è piuttosto difficile, ma la sua insistenza mi ha convinta a tentare, (questo video mostra più o meno cosa fanno durante la lezione). Al corso ho conosciuto diverse mamme che hanno avuto la reazione opposta, più loro tentavano di invogliare le piccole e più queste puntavano i piedi, mostrando tutta la loro determinazione a rimanere fuori dall’aula di danza per giocare liberamente insieme a tutte le altre giovani ribelli. Per scegliere al meglio quindi è necessario tenere conto prima di tutto da chi nasce l’iniziativa, e portare pazienza qualora l’impegno risulti troppo gravoso per il bambino.
    Su questo sito potrete trovare le indicazione date dal CONI circa i programmi di avviamento allo sport per i bambini tra i 5 e i 7 anni. Tra le altre ci sono una serie di consigli da non sottovalutare, come l’importanza del divertimento e i pericoli di un’agonismo esagerato, oltre all’importanza della figura dell’insegnate, determinante per la piena soddisfazione delle attitudini del bambino. Quest’altro sito fornisce alcune informazioni utili circa l’età giusta per iniziare ogni sport, il loro consiglio è comunque di rivolgersi ad un medico specializzato in Medicina dello Sport prima di iniziare qualsiasi attività.
    Personalmente trovo che l’anarchia pura dei bambini al di sotto dei cinque anni sia una cosa bellissima, che va tutelata anziché combattuta. Magari cercare un approccio diverso di tipo ludico però può essere un’ottimo diversivo, che avvicinerà il piccolo allo sport senza generare un rifiuto categorico. Altrimenti pazienza, è probabile che una volta iniziata la scuola primaria saranno loro i primi a voler seguire qualche amichetto che fa calcio o danza.


     
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    DOWNHILL lo sport per i bambini

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    Lo sport per bambini grintosi, il Downhill
    – Il nome già ci fa capire tutto infatti Downhill significa “giù dalle montagne” e in effetti si pratica con le mountainbike dalle piste da sci in primavera ed estate, quando la neve non c’è più.Oltre a una bici ammortizzata e robusta, servono le protezioni per gambe, braccia, petto e schiena e assolutamente il casco integrale.Si può iniziare a praticare il Downhill dai sette anni in qualche bike park con piste facili, come quelle che si trovano a Livigno, Pila o Finali Ligure, ma attenzione perché il bambino che si avvicina a questo sport deve avere delle doti precise.Dovrà essere autonomo, molto sportivo e dotato di spirito avventuroso, in quanto l’adrenalina è tanta e bisogna fare attenzione a non farsi male, anche se i rischi sono gli stessi di chi fa equitazione, motocross o sci, dopo le prime cadute si iniziano a capire le tecniche di rotolamento.I vantaggi che si ottengono nel praticare questo sport sono sicuramente l’imparare l’equilibrio, lo stare a contatto con la natura e i boschi, per un’esperienza di gioco per i grandi e per i piccini.Peccato che di bambine che praticano questo sport ce ne sono davvero ancora poche.

     
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    Bambini e sport - consigli: il basket

    minibasket
    A domanda... risposta

    Che cosa s'intende per minibasket?
    Il minibasket è l'attività sportiva propedeutica alla pallacanestro. È uno sport giocato con la palla, basato sul gruppo, attraverso il quale si sviluppano gli schemi motori e le capacità motorie di base.

    A quale età è indirizzato?
    Si possono iscrivere tutti i bambini dai 5 agli 11 anni. Le categorie sono: pulcini e paperine, per i bambini e le bambine fra i 5 e i 6 anni; scoiattoli e libellule fra i 6 e i 7 anni; aquilotti e gazzelle fra gli 8 e i 9 anni; i bambini e le bambine fra i 10 e gli 11 anni rientrano nel gruppo degli esordienti. In questa ultima categoria si svolge il passaggio dal minibasket alla pallacanestro.

    In cosa consiste l'attività per i bambini più piccoli?
    Nelle categorie pulcini e paperelle, l'attività svolta è di carattere prettamente ludico. Infatti, tre quarti della lezione consiste in giochi, percorsi e gare di tiro. Solo un terzo della lezione ha un carattere più tecnico, proprio perché si tratta di un avviamente allo sport cestistico vero e proprio. In questa fase, l'attività prende anche il nome di gioco sport o easy basket. Non si svolge un campionato, ma solo gare organizzate dalla Federazione Italiana.

    Che passaggio avviene nei gruppi più avanzati?

    Le categorie scoiattoli e libellule iniziano ad affrontare gare 5 contro 5, all'interno di un campionato non competitivo. Gli aquilotti, le gazzelle e gli esordienti svolgono invece un allenamento più specifico sulla tecnica della pallacanestro, meno improntato sull'aspetto ludico. I gruppi aquilotti e gazzelle partecipano a un campionato che può essere competitivo o non competitivo a scelta della società di appartenenza.

    A che età iniziano i campionati veri e propri?

    Con la categoria esordienti. Esistono campionati provinciali e regionali. In questa categoria avviene il passaggio vero e proprio dal minibasket alla pallacanestro.

    Con quale frequenza avvengono le lezioni?
    Il corso formativo di minibasket si svolge due volte la settimana e ogni lezione dura circa un'ora. Questo tempo consente ai bambini di divertirsi senza stancarsi eccessivamente. I bambini della categoria esordienti frequentano il corso tre volte la settimana: due allenamenti da un'ora e mezza e uno da un'ora.

    Quale attrezzatura è richiesta?

    Solo le scarpe da ginnastica. La divisa da gioco e quella da allenamento vengono, in genere, fornite dalla società d'appartenenza.

    Quali documenti bisogna presentare per iscriversi?

    All'atto dell'iscrizione deve essere presentato il certificato di sana costituzione, rilasciato dal pediatra.

    Il parere del medico sportivo

    Quali vantaggi comporta lo svolgimento della pallacanestro?
    Per le sue caratteristiche di gioco, il basket prevede continui salti, scatti e cambi repentini di direzione; pertanto, comporta un buono sviluppo sia delle capacità anaerobiche, come la potenza muscolare e la velocità, sia della resistenza. Migliora la coordinazione motoria ed essendo uno sport di allungamento, ha effetti benefici sulla colonna vertebrale.
    In quanto sport di squadra, poi, favorisce la socializzazione.

    Quali controindicazioni o misure precauzionali è bene considerare?

    Se il bambino è sano, non esistono controindicazioni.

    Si possono riportare danni fisici?
    Gli infortuni più ricorrenti sono i traumi riportati alle dita delle mani e alle caviglie. Essendo uno sport di contatto, non vanno escluse le contusioni. In giovane età l'incidenza degli infortuni è comunque sempre molto bassa.

    Esistono caratteristiche fisiche più idonee allo svolgimento del basket?
    Notoriamente, chi è più alto è avvantaggiato in questo sport. La bassa statura, però, non deve dissuadere dal far praticare la disciplina ai bambini.

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    Allenamento della forza nei bambini, preadolescenti e adolescenti

    INTRODUZIONE
    Perché si è sempre sconsigliato l’allenamento della forza nei bambini…? Esistono degli studi a riguardo…? Quali le argomentazioni contro…? Qual è lo stato attuale delle ricerche e le linee guida dell’AAP ( American Academy of Pediatrics )…?

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    Si è sempre detto che l’allenamento della forza nei bambini …

    ...non portasse a dei risultati significativi per la mancanza di ormoni androgeni legati allo sviluppo della massa muscolare e, quindi, della forza
    …bloccasse lo sviluppo delle cartilagini di accrescimento e quindi della crescita = ridotto accrescimento staturale del bambino. Affermazione apparentemente suffragata dal fatto che le ossa del bambino sono sì, più elastiche perché povere di calcio, ma per questo meno resistenti alla pressione e al piegamento (Weineck).
    …aumentasse il logorio delle ossa, legamenti ed articolazioni. Sconfessiamo subito questo mito: la funzione mantiene la forma e non il contrario (Klumper 1990).

    In realtà, allenati alla forza tramite allenamenti isometrici, isotonici, isocinetici impiegando attrezzi diversi, pesi liberi e carichi naturali, i bambini hanno dimostrato un aumento di forza ( metanalisi di 28 ricerche condotta da Falk, Tenenbaum, 1996 ). Weineck, tuttavia, sconsiglia l’allenamento isometrico.
    Quanto sono diventati più forti…? Dal 14% al 30% ( Falk, Tenenbaum, 1996 ). Un aumento che si è dimostrato uguale a quello degli adulti sottoposti ad allenamento, ma minore in termini assoluti ( Stratton, 2004 ). Gli studi di Feigenbaum (2007) hanno osservato nei bambini sottoposti ad allenamenti di forza un aumento della stessa dal 30 al 40% (allenamento durato meno di 8 settimane).
    Mancando la base ormonale legata all’ipertrofia, quali altri meccanismi possono giustificare l’incremento di forza nei bambini allenati…? Si ipotizza che il miglioramento sia legato ad un ADATTAMENTO NEUROMUSCOLARE, cioè ad una migliore cooperazione tra sistema nervoso e muscolare ( Blimkie et al 1989; Hassan 1991; Mc Govern 1984; Ramsay et al. 1990; Sailor, Berg 1987; Siegel et al. 1989; Weltman et al.1986 ). Negli adulti, però, gli adattamenti neuromuscolari scompaiono dopo poco tempo dallo stop dell’allenamento.
    Anche nei bambini succede la stessa cosa…?
    Pare di no. Lo testimonia uno studio a lungo termine condotto da Diekmann e Letzelter ( 1986 ). Sono stati creati due gruppi di bambini e bambine tra gli 8 e i 10 anni. Ogni gruppo era formato da 35 soggetti. Un gruppo si allenava in tre fasi alla Leg Press, 2 volte alla settimana per un totale di 12 settimane. L’altro era un gruppo di controllo. Risultato: i bambini allenati mantenevano i risultati ottenuti anche nello stop forzato tra le fasi di allenamento. Morale: anche se non legati ad un aumento della massa muscolare, i risultati di un allenamento di forza nei bambini sono durevoli.
    Perché allenare la forza nei bambini..?

    1) Semplicemente perché l’acquisizione di qualsiasi gesto tecnico richiede una dose più o meno grande di forza. Questa fase della vita è cruciale nell’apprendimento motorio. E’ il periodo dagli 8 agli 11 anni, detto “turgor secondus” ed è considerata l’età d’oro dell’apprendimento motorio, nel quale si deve acquisire un grande patrimonio di movimenti che condizionerà il bagaglio motorio a venire. E’ in questa fase che i bambini imparano con disinvoltura movimenti anche complessi come un doppio salto mortale. Un’adeguata dose di forza li faciliterà nell’applicazione del gesto. Insomma, il giovane atleta risulta facilitato nel risolvere compiti complessi in cui sono richiesti impegni muscolari intensi
    2) L’allenamento della sforza aiuta nello sviluppo dello scheletro ( British Association of Exercise and Sport-BASES-in “Position of Guidelines for Resistance Exercise in Young People; Yu et al, 2005 )
    3) Previene soprappeso, traumi e riduce i sintomi di dolori cronici alla schiena ( J.Weineck, “L’allenamento ottimale”; Jones, 2002- tesi presentata al John Moores University di Liverpool ). Weineck riporta che nei primi due anni di scuola i bambini registrano un aumento dei difetti del portamento di circa il 70% e un aumento del soprappeso dal 3 al 20%.

    Curiosità: secondo Ebada, Kruger (2004) l’inizio sistematico di un allenamento di sollevamento pesi nelle singole nazioni e nei diversi gruppi di autori oscilla tra i 9 e i 12 anni

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    Come allenare i bambini alla forza…?


    1) con 13-15 ripetizioni (lavoro di Feigenbaum et al 1999, 2001)
    2) con 2 allenamenti settimanali ( Stahler et al.,1995; Steinmann 1990 ). Un solo allenamento è meno efficace, mentre tre allenamenti non sono più efficaci di due (almeno, all’inizio dell’allenamento della forza)
    3) Weineck, nella prima età scolare (6-10 anni) suggerisce di allenare la forza solo attraverso giochi di lotta, di spinta e di trazione o circuit training. Quest’ultimo asseconda il bisogno infantile di prestazioni di breve durata e garantisce una buona formazione dell’apparato muscolare. Le stazioni non devono essere più di 5-7, durare oltre i 20”, con una pausa di 40” e la velocità di esecuzione il più rapida possibile. Nella seconda età scolare (10-12 anni) l’autore, nell’ambito del rafforzamento generale, propone ancora un lavoro a carico naturale o con sovraccarichi leggeri (palloni medicinali, cerchi pesanti, sacchi di sabbia…). Ma anche esercizi con il partner per allenare muscoli dorsali e addominali e esercizi di appoggio degli arti superiori (carriola, verticale, palleggiare un pallone…).

    Ai fini della performance atletica, meglio solo allenamento generale della forza o combinare l’allenamento generale della forza con la pliometria?
    Secondo Feigenbaum (2006) l’allenamento combinato produceva miglioramenti significativi nei test di squat jump con impiego delle braccia, di salto in lungo da fermo, di corsa a navetta e di lancio del pallone medicinale. Il gruppo che allenava solo la forza dimostrava miglioramenti estremamente casuali. Anche altri studi hano portato alla conclusione che la forma combinata di forza + pliometria sia la soluzione vincente per migliorare la performance.

    L’allenamento della forza nei bambini produce particolari masse muscolari?

    No, perché “in un muscolo in via di accrescimento si produce un aumento dei sarcomeri collegati in serie e quindi un adattamento in lunghezza” (Weineck). Allenare la forza nei bambini produce un allungamento del mucolo senza che vi corrisponda un aumento della sezione traversa, cioè della massa muscolare.Il tutto a patto che l’allenamento sia dinamico (e non isometrico) con ampi movimenti in allungamento e in accorciamento della muscolatura.

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    Pesi o corpo libero?
    Flanagan et al. (2002) non hanno riportato alcuna differenza nell’allenare la forza con i due metodi. Né si evidenziata una differenza significativa nel guadagno di forza (misurata attraverso il salto verticale e orizzontale) tra chi svolgeva 6-10 RM e chi svolgeva 15-20 RM (Feigenbaum et al. 2005).

    Allenare la forza nei bambini è pericoloso…?
    Esiste un solo Autore che ha riferito di lesioni epifisarie dopo un allenamento con i pesi (Gumby et al., 1982), ma che guarivano senza lasciare conseguenze. Comunque si trattava di un allenamento per il sollevamento pesi con carichi massimali e non di un allenamento della forza. Nelle varie ricerche a lungo termine sull’allenamento della forza con i bambini non si fa il minimo accenno a danni per la salute.Feigembaum et al, nel 2003, ha sottoposto bambini dai 6 ai 12 anni a test di forza massimi con carichi di 1RM. Nessun trauma rilevato. Byrd et al, nel 2003, hanno osservato 543 alzate con carichi massimi di giovani sollevatori di peso. Nessuna traccia di traumi o lesioni.
    Anche Fleck e Kraemer (1997, 2005) non vedono nell’età infantile un impedimento ad allenare la forza con pesi liberi e macchine. In meno dell’1% degli studi pubblicati vengono citati traumi di scarsa entità e in nessuno dei lavori esaminati si sono osservati danni alle cartilagini d’accrescimento.


    Quanto si migliora?

    Uno studio di Feigenbaum et al. (1999) riporta un miglioramento del 40% in termini di forza su bambini e bambine tra i 5 e i 12 anni allenati per 8 settimane alla chest press e leg extension. L’età tra i 7 e i 10 anni (prima età scolare) è un periodo d’oro per l’apprendimento motorio, sarebbe utile abbinare l’eventuale allenamento della forza ad attività coordinative: giochi con la palla, con partner e con attrezzi e/o anche esercizi ginnici eseguiti in forme complesse, come i circuiti con vari attrezzi (Mellerowicz et al. 200, 79). Con la 2° età scolare (10-12 anni le femmine e 10-13 anni i maschi) c’è un ulteriore sviluppo dell’apparato vestibolare e degli altri analizzatori del movimento e della posizione migliorando così fluidità e padronanza dei movimenti. Meglio ancora, in questo periodo, rinforzare l’allenamento delle capacità coordinative rispetto a quelle condizionali. La forza sarebbe meglio allenarla attraverso esercizi di forza complessi, senza l’uso di attrezzi (SdS, n.82-Luglio-Settembre 2009). Se in queste due fasi l’allenamento della forza dà esiti leggermente a favore dei maschi, tra la pubertà e l’adolescenza ( 12-18/19 anni) la produzione di ormoni androgeni nei maschi li sottopone ad un significativo miglioramento nell’allenabilità della forza rispetto alle coetanee. Nella 1° fase puberale ( 11/12 fino ai 14 anni) i maschi possono contare su un grosso sviluppo muscolare e della forza massimale e rapida. Tuttavia Mellerowicz et al. (2000, 79) sostengono che se nella 1° età puberale l’allenamento della forza e della forza rapida dovrebbe essere utilizzato solo a certe condizioni, alla fine della crescita (18/19 anni) forza, velocità, coordinazione e resistenza possono essere allenati fino quasi ai limiti della capacità di carico degli adulti.
    Detto questo durante l’età evolutiva risulta difficile fare una declinazione dei tempi e modi di allenamento uguale per tutti dato che la forza cresce e si modifica in modo spontaneo e irregolare. Inoltre la forza, la crescita e la maturazione influenzano fortemente le capacità di apprendimento, sia delle abilità motorie, sia delle tecniche sportive in generale, creando difficoltà e opportunità sul piano della coordinazione.
    La crescita della forza, è bene sottolineare, non procede parallelamente a quello della statura creando situazioni di relativo squilibrio. Il massimo gap tra crescita statura/forza avviene attorno ai 12 anni nelle femmine e ai 14 anni nei maschi. In questo periodo i maschi possono crescere di 9 cm in un anno e le femmine di 8 cm. Questo penalizza lo sviluppo della forza in rapporto alla statura.

    Età e sesso contano sull’efficacia dell’allenamento della forza?
    Steinmann (1990) in una ricerca unica nel suo genere nella quale ha esaminato l’influenza dell’età con metodi statistici ha concluso che non ci sono apprezzabili differenze nel miglioramento della forza in ragazzini tra gli 11 e i 14 anni sottoposti all’allenamento di tale capacità. Solo i 14enni hanno dimostrato miglioramenti più marcati nel miglioramento del salto verticale dopo 8 settimane di allenamento della forza. Diekmann e Letzelter (1987) hanno dimostrato che nemmeno il sesso dei soggetti in età evolutiva influenza i miglioramenti conseguiti dall’allenamento della forza. Secondo altri studi, nemmeno l’età influenzerebbe l’efficacia degli allenamenti della forza.

    Cosa si migliora in età prepuberale…?

    Il trend attuale suggerisce che con un allenamento di forza i soggetti in età prepuberale producono sì, miglioramenti, ma sostanzialmente per meccanismi di adattamento neuromuscolare (Feigenbaum 1993; Matos, Winsley 2007). Niente aumento della massa muscolare, dunque.
    Fry e Shilling nel 2002 pubblicarono una review su allenamento e risposta oronale. Se ne concluse che nei soggetti maschi in prima fase puberale presentavano risposte ormonali all’allenamento della forza pari a quelle degli adulti, ma bisogna tenere presente che tali ricerche erano riferite a soggetti praticanti pesistica

    · I cambiamenti della massa muscolare nell’età evolutiva

    Se alla nascita il bambino ha solo il 21%-25% di massa muscolare, alla fine della crescita i maschi arrivano ad un 52% di massa muscolare contro un 42% delle coetanee. Le fibre muscolari del bambino sono più sottili ed elastiche e molto più ricche di acqua. L’aumento della massa muscolare avviene per iperplasia ed ipertrofia. Tradotto, il muscolo aumenta in larghezza e in lunghezza (aumenta il numero dei sarcomeri in corrispondenza della giunzione muscolo-tendinea)
    Nei ragazzi le braccia si sviluppano il doppio rispetto a quelle delle ragazze, mentre la differenza sugli arti inferiori è “solo”del 30% (Blimkie, 1998).
    Quanto alla tipologia delle fibre muscolari, se alla nascita prevalgono le fibre veloci, nei primi due anni ci sarà una loro trasformazione in fibre lente, in una proporzione che rimarrà costante fino all’età adulta. Solo l’allenamento specifico potrà determinare un moderato cambiamento tipologico.
    La sezione trasversa cresce del 75% nel primo anno di vita, mentre da lì fino all’età adulta crescerà di 4-5 volte nei maschi e di 3,5 volte nelle femmine.

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    I carichi…

    Se alcuni autori non pongono limiti, pur sottolineando alcune fragilità come i nuclei di ossificazione, altri autori pongono come limite massimo il 100% del peso corporeo (fino ai 15 anni). Filin (1980) pone il limite del sovraccarico all’altezza del peso corporeo tra i 9 e i 18 anni. Oltre ai 18 anni è possibile raggiungere carichi fino al 120% del peso corporeo. Il consiglio di usare carichi che non vadano oltre la soglia del peso corporeo tra i 9 e i 18 anni deriva dalla considerazione che se nella fase prepuberale e puberale i muscoli hanno caratteristiche di funzionalità pari a quelle degli adulti, lo scheletro è ancora in evoluzione il che lo rende, almeno in parte, vulnerabile e comunque non così stabile come i muscoli (Sperling 1975).

    Per completare la preparazione è necessario affiancare agli esercizi di forza anche esercizi di equilibrio, di variazione delle tensioni muscolari e esercizi che sviluppino la capacità di realizzare tensioni elevate prolungate e ripetute in condizioni di crescente fatica, come negli sport di resistenza alla forza, nei giochi sportivi e negli sport da combattimento.

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    Stiffness* e Riflesso da stiramento: un paragone bambini-adulti
    Lo studio di Lambertz et al. (2003) ha coinvolto 46 bambini e bambine in età prepuberale tra i 7 e i 10 anni. Ecco i risultati:
    · Il riflesso da stiramento e la stiffness aumentano con l’età
    · I tendini diventano più stiff (rigidi) con l’età
    · La stiffness aumenta con la forza
    Il riflesso da stiramento e la stiffness sono inferiori che nell’adulto probabilmente a causa della minore stiffness muscolo-tendinea (studiato nella prestazione di salto-Grosset et al.2007)
    Non a caso già Bosco (1982) e Komi (1973) avevano notato una ridotta capacità dei bambini di tollerare alti carichi pliometrici, mentre già tra i 10 e i 15 anni tale capacità è superiore. Infatti i bambini sviluppano una performance pliometrica inferiore, in proporzione, alla loro forza massima. La loro capacità pliometrica è proporzionalmente inferiore anche a quella degli adulti al punto che la loro forza eccentrica massimale risulta essere inferiore alla forza concentrica massimale. Mentre negli adulti la forza ecentrica massimale supera del 30-50% quella concentrica massimale.
    Come mai? Probabilmente per l’incompleto sviluppo del sistema nervoso e dall’esigenza di proteggere un apparto locomotore e di sostegno ancora fragile. Il bambino ha una soglia di attivazione degli organi Tendinei del Golgi precoce rispetto all’adulto. Risultao: le inibizioni vincono sulle attivazioni. Idem negli anziani, a causa di una regressione funzionale (Bosco, 1980).
    Già a 12-13 anni i ragazzini hanno evidenziato, però, una buona sensibilità all’allenamento pliometrico.

    *Stiffness= durezza muscolare. Una maggiore s. migliora la trasmissione della forza. La s. deve essere in equilibrio con la compliance, cioè l’elasticità del muscolo, in modo tale da accumulare tutta l’energia elastica possibile.

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    Performance ed età prepuberale: nessuna differenza tra maschi e femmine?

    Anche se la tempesta ormonale tipica della pubertà non ha ancora messo un solco netto tra maschi e femmine e fermo restando che tra i 9 e gli 11 anni i livelli di composizione corporea e di forza massima tra i due sessi sono sostanzialmente uguali, pare che in questo periodo i maschi si distinguano già nelle attività di potenza come i test di salto verticale e di salto in lungo da fermo (MacKay, 2005).

    LINEE GUIDA DELL’AAP
    (AMERICAN ACADEMY OF PEDIATRICS-“Strenght Training by Children and Adolescents”, PEDIATRICS, 121, 2008, 835-840)
    · Allenare la forza 2-3 volte a settimana
    · 20-30 minuti per ogni allenamento
    · 8-15 ripetizioni per set (carichi dal 30% al 60% di 1 RM, Faigenbaum 2008)
    · 1-3 set per esercizio Aumentare il carico quando il bambino è in grado di eseguire correttamente 15 ripetizioni (Willmore e Costill, 2005) con incrementi del 10%
    · Allenarsi per almeno 8 settimane
    · Allenare tutti i gruppi muscolari, anche quelli del tronco con un occhio di riguardo a dorsali e addominali
    · Lavorare nel massimo ROM
    · Non iniziare l’allenamento della forza prima dei 6-8 anni perché solo allora inizia l’età d’oro dell’apprendimento motorio e l’equilibrio e il controllo posturale del bambino raggiungono una maturità pari a quella di un adulto
    · Privilegiare i pesi liberi, sia perchè le macchine sono tarate su misure adulte, sia per il maggior controllo dell’equilibrio che impongono questi attrezzi
    · Per il limitato numero di ricerche, l’AAP si oppone però alle alzate di potenza, al body building o all’uso di carichi massimali (1RM)
    · Mantenere bassi carichi e ripetizioni (10-15 rip) quando teoricamente se ne potrebbero eseguire 20 o più. Il lavoro ad esaurimento o con contrazioni eccentriche è sconsigliato perché pericoloso (“ Fitness&Sport”, n.1/2010)
    · Per rispettare quanto detto sopra è sufficiente aumentare di ½ kh – 1 kg a settimana
    · Si può iniziare con un solo set. Quando si è in grado di eseguire 10 ripetizioni in modo corretto possiamo aumentare prima il n. delle ripetizioni, portandole gradualmente a 15, quindi tornare a 10 aumentando il carico. L’obiettivo è quello di arrivare ad eseguire in modo corretto le 15 rip. Con un peso maggiore rispetto all’inizio. Raggiunto questo non bisogna aumentare né il peso, né le ripetizioni, ma il numero di set ( due o tre al massimo ).
    · Portare gli allenamenti a più di 4 a settimana non aumenta I benefici, ma solo il rischio di traumi
    · Per la sicurezza del bambino è necessaria un’accurata assistenzae tecnica d’esecuzione. Il rapporto istruttore-bambini non deve essere superiore a 1:10
    · Combinare l’allenamento della forza con uno di allenamento aerobico se l’obbiettivo è il miglioramento della salute
    · Controindicazioni all’allenamento della forza nei bambini : ipertensione non controllata, epilessia, storia di tumori infantili e chemioterapia
    · Consultare un medico in caso di patologie cardiache congenite ( cardiomiopatie, ipertensione polmonare arteriosa o sindrome di Marfan )

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    I benefici dell’allenamento della forza nei bambini

    Migliora l’efficienza cardiovascolare
    Migliora la composizione corporea. Sulla massa grassa l’effetto è evidente negli adolescenti, nullo o quasi nei bambini in età prepuberale (Feigenbaum 1996,69)
    Migliora la densità ossea ( Fleck, Kraemer 1997) La fase più sensible per influire sulla densità ossea è quella prepuberale, cioè tra gli 10 e i 12 anni circa (Mc Kelvie, 2002)
    Migliora il profilo dei lipidi ematici (trigliceridi e colesterolo)
    Migliora la salute mentale
    Yu et al. (2005) hanno ottenuto benefici sia sulla composizione corporea che sulla densità minerale ossea anche su bambini in età prepuberale in sovrappeso o obesi.

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    Gli sport specifici che migliorano la massa e la densità ossea:


    · Ginnastica artistica
    · Corsa
    · Tennis
    · Hockey su ghiaccio
    · Pesistica

    Gli autori che propongono questo rapporto tra sport-specifico e aumento di massa e densità ossea sono: Bruggemann, Krahl 2000; Burrows 2007; Cohen et al. 1995; Conroy et al. 1993; Kemmler et al. 2003; Pettersson et al. 1999; Ryan et al. 2004; Stone 1992; Zernocke, Loitz 1992. Inoltre Burrows (2007) sostiene che soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza l’osso disponga di grandi capacità di adattamento ai carichi. Suffraga questa affermazione la review di Ondragik, Morgan (2007) condotta su studi che allenavano alla forza bambini dai 7 ai 12 anni per 7-9 mesi, 3 volte la settimana. Risultato: significativo aumento sia dei minerali nelle ossa che della densità ossea del tratto lombare e del femore. Stabilendo un preciso asse tra 1) elevati livelli di attività fisica 2) assunzione di calcio 3) elevata BMD (Bone Mineral Density) in soggetti in età evolutiva.
    Conry et al., nel 1993, misero a confronto la densità ossea delle vertebre lombari (L1-L4) e delle epifisi prossimali del femore tra 12 pesisti di 17 anni circa e 11 ragazzi della stessa età non praticanti questo sport. I pesisti mostrarono una densità ossea dei tratti scheletrici esaminati significativamente superiore a quella dei coetanei del gruppo di controllo.
    Sulla maggiore mineralizzazione delle ossa dei bambini sottoposti ad allenamento di forza gli studi sono pochi ed è difficile scorporare nei risultati i miglioramenti legati all’allenamento rispetto a quelli legati ai processi di sviluppo.
    Importante l’affermazione di Fleck e Kraemer (1997): “E’ importante notare che sebbene nei bambini di tutte le età non si possano produrre aumenti delle dimensioni dei muscoli, molti altri cambiamenti nel muscolo, nei nervi e nel tessuto connettivo dei bambini fanno pensare che vi sia un incremento della qualità del tessuto muscolare e dell’unità neuromuscolare. Cambiamenti nelle proteine muscolari (forme di miosina), nei pattern di reclutamento e nel tessuto connettivo possono contribuire al miglioramento della forza, della prestazione sportiva e della prestazione degli infortuni”.
    Da notare anche Mersch (1987) che, nello studio sui gemelli monozigoti (8,8-11,2 anni) concluse che i miglioramenti della massa muscolare erano attribuibili sì, al normale sviluppo, ma anche all’allenamento. Anche in assenza dell’influenza del testosterone, praticamente assente a questa età.

    Giovani atleti: quali esercizi
    Attrezzi

    Premesso che durante l’età evolutiva l’incremento della forza è attribuibile soprattutto alla componente neuromuscolare, il suo allenamento con sovraccarichi passa prima attraverso (Zatsiorsky, Kraemer 2008) esercizi monoarticolari, pluriarticolari, con macchine, con pesi liberi e che chiedano l’attivazione di tutto il corpo per essere sollevati e, infine, con pesi liberi che chiedano l’attivazione di tutto il corpo e il raggiungimento di potenze elevate (girata al petto, strappo, slancio…).
    Studi controllati hanno stabilito che, dopo adeguata preparazione, il rischio con gli esercizi olimpici è basso.

    Giovani atleti e allenamento della forza: programmi generali o specifici?
    Entrambi hanno portato miglioramenti, ma soprattutto gli esercizi specifici per la forza, attinenti al gesto tecnico. Gli studi più attendibili in tal senso sono stati fatti tra giovani nuotatoti (Bulgakova et coll 1990, dimostrarono come fosse più efficace un allenamento specifico per la forza di giovani nuotatori con resistenze elastiche in acqua rispetto ad un allenamento aspecifico della forza con macchine a secco).

    Quali sport hanno dimostrato maggior benefici dopo l’allenamento della forza? In che misura?
    Sport di lancio, getto e salto. Miglioramenti dal 10 al 13%

    E i benefici nei giochi sportivi?
    Ebbene, in questo caso gli studi sono troppo pochi e metodologicamente dubbi per trarre delle conclusioni certe.

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    Un motivo sopra tutti per allenare la forza
    Creare la capacità di carico necessaria a sostenere meglio sia gli allenamenti che le gare (Mester et al 2009).
    Senza trascurare, per i bambini non agonisti, che l’allenamento della forza è un utilissimo strumento preventivo del soprappeso, di difetti posturali e di traumi (Weineck).

    Pliometria
    In soggetti in età evolutiva e non allenati i lavori pliometrici non hanno dato benefici migliori rispetto al lavoro con resistenze di vario tipo (studio di Lephart et al. 2005, su ragazze 14enni).
    Il lavoro pliometrico dà risultati in soggetti già allenati con quali pare siano sufficienti non più di 10 ripetizioni di pliometria ad alta intensità. Kotzamanindis (2006) ha dimostrato che in bambini di 10-11 anni da 60 a 100 salti pliometrici per seduta sono sufficienti a migliorare nello sprint dai 20 ai 30mt

     
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    I Bambini e lo sport

    JUDO


    KarateBimbo450Shutterstock


    Il judo, l'arte di educare i bambini



    La pratica dello sport nel bambino rappresenta un evento molto importante soprattutto se visto come fonte di divertimento e bambinibenessere psicofisico. Nelle nostre odierne città claustrofobiche lo sport, oggi più che mai, rappresenta un impegno significativo per favorire lo sviluppo armonico dell'organismo e della sua coordinazione, con effetti benefici sulla circolazione del sangue, sulla respirazione, sullo sviluppo psicologico e sociale.
    E' importante, però, considerare che la scelta del tipo di sport da far praticare al proprio bambino dovrebbe essere fortemente condizionata dalla sua personalità, cosicché sarebbe auspicabile uno sport di squadra in ragazzi timidi, introversi, ansiosi e con difficoltà a stabilire rapporti interumani o anche per quei bambini leader o onnipotenti, perché un simile indirizzo potrà essere utile per ridimensionarlo. Un bambino molto vivace e/o aggressivo, invece, dovrebbe essere indirizzato verso un'attività sportiva che necessiti di un alto dispendio di energie ma che, nello stesso tempo, abbia regole da rispettare (come il calcio, il rugby, la pallacanestro), per finalizzare la sua esuberanza. In questo caso, fra le tante attività sportive, le discipline orientali, come il judo e il karate, sono fortemente consigliati perché favoriscono una costante ricerca di equilibrio e di perfezione nei movimenti, nel rispetto dell'avversario.

    Il judo è un ottimo sport per i bambini dai 5 anni in su dato che presenta il vantaggio di adattarsi nel migliore dei modi alle esigenze di sviluppo psicologico dei bambini: la necessaria cooperazione con i coetanei, il continuo contatto con gli altri, il proporsi come un gioco naturale, sono solo alcune delle caratteristiche peculiari di questo sport che favorisce non solo la formazione e lo sviluppo morfologico e funzionale del corpo ma anche il processo di maturazione dell'autonomia personale.

    Lo sport ha una grande funzione educatrice e di riequilibrio del corpo e della psiche e tende a compensare le tensioni, desideri, frustrazioni, fino a scaricare con l'atto sportivo l'aggressività che potrebbe altrimenti venire utilizzata verso l'interno, verso se stessi, accentuando meccanismi difensivi quali autocompassione, autosvalutazione e isolamento.

    L'aspetto socializzante dell'attività sportiva si evidenzia nella capacità di sviluppare rapporti continuativi, di scambio di esperienze vissute, di soluzioni confrontate e ragionate, in attività svolte in gruppo.

    judoNel judo il bambino ritrova tutta la felicità del gioco, di un gioco libero e non costretto in spazi e tempi predeterminati. Si ritrova, cioè a vivere quella condizione naturale che solo qualche decennio fa era dello scorribande all'aria aperta tra coetanei.

    A piedi nudi, il bambino può liberare la fantasia con movimenti naturali e coordinati e ritrovare l'istinto innato della lotta come forma di gioco e riuscire ad incanalare le energie in modo positivo. Basta osservare i cuccioli di qualsiasi specie animale per avere ulteriori conferme del bisogno di lottare. La naturalità del gesto è un grande vantaggio per il judo e ne facilita la diffusione.

    Si vuole quindi sottolineare alcuni traguardi positivi che si possono raggiungere attraverso questa disciplina:

    1. Vengono sviluppati gli "schemi motori di base" di ogni bambino, primo passo fondamentale per chi vuole praticare il judo o qualunque altro sport; il judo in particolare, essendo uno degli sport più completi dal punto di vista dell' impiego dei muscoli coinvolti nell'azione sportiva (secondo solo al nuoto!), pone particolare attenzione a questo aspetto soprattutto in tale fascia díeta dove è fondamentale l'acquisizione corretta di tali schemi, che vanno dai più semplici, quali il camminare, il correre, la conoscenza del proprio corpo, fino ad arrivare ai più complessi, quali le capovolte, esercizi svolti in coppia, o esecuzione di tecniche che coinvolgono più parti del corpo.

    2. Attraverso il Judo il bambino impara a conoscere "l'equilibrio e il corpo nello spazio e nel tempo", in quanto tale disciplina viene praticata con tutto il corpo senza uso di attrezzi, quindi viene posta molta attenzione nello studio del proprio corpo e del proprio equilibrio, sia in situazioni statiche che in situazioni dinamiche. Il judo Ë uno sport di situazione, quindi una volta studiati gli schemi motori di base questi devono essere applicati in situazioni dinamiche che cambiano di volta in volta sia nel tempo che nello spazio, ponendo il bambino continuamente alla scoperta del proprio corpo e del proprio equilibrio.

    3. Il judo viene praticato con esecuzione di molti esercizi in coppia con un compagno, tutti gli esercizi sono studiati per permettere al bambino di confrontarsi con i compagni e di sviluppare un senso di collaborazione, di integrazione sociale allíinterno del gruppo di lavoro, per imparare a gestire spazi comuni e condivisi con il compagno. Il bambino si relaziona continuamente con il compagno, si abitua al contatto corporeo con l'altro dovuto alla natura stessa del judo come sport di coppia, ed infine ogni allievo prende coscienza della propria forza e del suo utilizzo, impara a gestirla ed a controllarla nei confronti del compagno, a volte più piccolo o più debole.


    Quanto esposto fino ad ora si può schematizzare nel modo seguente, mettendo in evidenza tutte le finalità e gli obiettivi che si perseguono nell'insegnamento dell'attività del judo:

    78967520isois471034alta-333-500-jpgFINALITA' EDUCATIVE
    Miglioramento dell'autonomia e dell'autostima
    Acquisizione di regole comportamentali sia in seno al gruppo che in altri contesti
    Miglioramento delle condotte motorie di base
    Educazione schema corporeo
    Conoscenza elementare della disciplina sportiva del judo
    Integrazione sociale
    OBIETTIVI GENERALI
    Imparare a sentirsi parte di un gruppo e sapersi relazionare in una fase comune, dove di volta in volta ognuno deve evidenziare le abilità acquisite.
    Acquisire il rispetto delle regole, del turno di lavoro e di riposo.
    Saper distinguere cosa fare e cosa non fare, cosa può offendere il compagno, cosa può far male o cosa lo può disturbare.
    Migliorare e potenziare il livello psicomotorio posseduto dagli allievi, anche attraverso un intervento individualizzato
    Insegnare semplici esercizi ginnici per affinare l'agilità e la coordinazione dei gesti nella vita relazionale.
    (Fonte: www.gsriale.it)










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    I Bambini e lo Sport

    ACQUA E BAMBINI - NUOTO


    bimbo%20nuoto

    La sezione acqua e bambini analizza l’importanza che l’acqua riveste nella vita dei bambini.
    jpgLa familiarità con ciò che è sconosciuto, la sicurezza ed il primo contatto con l’acqua costituiscono esperienze gioiose ed irripetibili per il bambini e solo un giusto approccio è in grado di donare importanti benefici e vantaggi.
    Una regolare attività in acqua contribuisce ad un migliore sviluppo psicomotorio nei bambini.
    L’attività motoria in acqua è la più indicata per i bambini che percepiscono l’acqua più come un divertimento che come uno sport.
    È importante che l’attività in acqua entri a far parte della vita dei bambini fin da subito, perché un bambino impara a familiarizzare con l’acqua molto più velocemente e con meno paure rispetto ad un adulto.

    L’acqua è la fonte della vita dell’uomo e lo accompagna per tutta la sua esistenza.

    I benefici principali che l’attività in acqua dona ai bambini sono:

    - rilassamento e divertimento
    - movimento in assenza di gravità e peso
    - crescita coordinata e agilità
    - aumento della forza fisica
    - sviluppo del cuore e dei polmoni con un allenamento naturale della respirazione
    - polmoni e cuore più sviluppati e resistenti
    - stimolazione sull'attenzione e sulla consapevolezza

    Inoltre con una temperatura costante attorno ai 30-32 gradi anche il neonato può iniziare a frequentare l’acquaticità senza alcuna riserva. Indicati gli esercizi in vasche con un livello di acqua poco profonda.

    Il nuoto è l’attività in acqua più adatta per i bambini. Gli stessi medici confermano che il nuoto è lo sport più completo e salutare in assoluto in quanto richiede lo sforzo di tutti i muscoli anche quelli più impensabili. Il nuoto è molto importante per i bambini in quanto previene il sorgere di distorsioni della spina dorsale, quali la scogliosi e così via.

    Da una ricerca effettuata su un gruppo di bambini in età compresa fra i 6 e gli 11 anni è risultato che quasi l’80% dei bambini pratica uno sport, in particolare risulta che:

    - il 37% dei bambini è iscritto ad un corso di nuoto
    - il 24% pratica il calcio
    - il 16% fa ginnastica

    Il nuoto si compone di diversi stili:


    a)FARFALLA: in questo stile il corpo deve essere posizionato a pancia in giù. Le braccia devono essere portate simultaneamente in avanti oltre le spalle per poi essere riportate indietro sotto l'acqua, mentre i piedi devono muoversi contemporaneamente. Si trattta di uno stile che richiede un’ elevata potenza;

    RANA: come per la farfalla anche per lo stile a rana il corpo deve essere disteso a pancia in giù e le spalle devono essere 2532670965_5fa79bb162_mpossibilmente parallele alla superficie dell'acqua.
    Partendo dal petto bisogna spingere le mani in avanti in modo parallelo per poi farle ritornare alla posizione iniziale, è indifferente se sopra o sotto l’acqua. I movimenti devono essere sempre contemporanei.
    La testa deve sporgere parzialmente oltre la superficie dell’acqua ad eccezione della partenza e della virata in cui il nuotatore può effettuare una bracciata e un colpo di gambe sott’acqua.

    c) STILE LIBERO: anche questo stile richiede che il corpo si trovi in posizione distesa a pancia in giù e consiste nel far ruotare le braccia in senso alternato fuori e dentro l’acqua mentre i piedi sbattono alternativamente.


    d) DORSO: questo stile richiede la posizione a pancia in su, il bacino deve essere in posizione eretta, le gambe devono battere in modo alternato
    mentre le braccia compiono un giro di 360°

    L’attività in acqua è prescritta dai medici per i bambini che soffrono di asma (con eccezione dei bambini che sono allergici alle muffe) perché a differenza di qualsiasi altro sport non provoca una chiusura eccessiva dei bronchi, anzi la stessa aria umida della piscina favorisce una migliore respirazione.

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    Bimbi e Sport


    Ginnastica artistica


    ginna

    la ginnastica ritmica e artistica sono sport molto popolari tra i più piccoli e fanno anche molto bene. Vediamo meglio di che si tratta.


    RITMICA DELICATA
    La ginnastica ritmica è uno sport solo femminile, che prevede diversi tipi di esercizi, sia a corpo libero che alla sbarra. “Si può ginnastica-ritmica-ima-sanremo6_351254iniziare in forma di gioco verso 4-5 anni”, spiega Marina Piazza, “gli esercizi sono facili e la musica diverte molto le bambine. Poi, verso 9 anni si iniziano le prime gare, di difficoltà proporzionate alla preparazione delle piccole atlete. Intorno a 14 anni si capisce meglio che è portato per arrivare a livelli più alti”.

    I benefici per il fisico sono molti, perché è uno sport completo “che fa lavorare il dorso, gli addominali, le gambe e sviluppa anche la coordinazione”, sottolinea Piazza. “Infatti riuscire a far muovere e a dominare i piccoli attrezzi come la palla, la fune ecc. si unisce il lavoro sul corpo a quello mentale, di controllo dei movimenti. Ovvero, si lavora sull'aspetto neuromuscolare e neuromotorio, per dirla in termini più tecnici”.

    GLI ACROBATI DELL'ARTISTICA

    Adatta sia a maschietti che a femminucce, la ginnastica artistica si può iniziare già verso 5 anni con un'attività motoria adeguata e poi proseguire l'affinamento per l'agonistica intorno a 6 anni. Nelle femmine è privilegiato l'aspetto espressivo degli esercizi, che devono essere eseguiti con eleganza, nei maschi si mette in rislato la forza.

    “Ovviamente anche gli attrezzi che usano i bambini sono differenti da quelli per le femminucce: i primi utilizzano il cavallo, gli anelli, la sbarra; le bimbe la trave, la parallela assimetrica, solo per citarne alcuni”, spiega dice Fulvio Vailati, Direttore Tecnico di Ginnastica Artistica maschile, femminile e Trampolino Elastico, delle Federginnastica.

    I bambini sono un grande contenitore, in cui si può mettere dentro di tutto; il problema è che si tratta di un contenitore speciale, che non rimane inerte alle sollecitazioni:l’attività fisica, e sottolineo che non si sta parlando di sport, è fondamentale, ma bisogna procedere con attenzione, per non commettere errori di cui pentirci più tardi. Un tempo, fino agli anni ’80 grosso modo, si giocava per strada, nei vicoli, nei giardini, insomma il gioco era movimento allo stato puro, praticato dalla mattina alla sera d’estate, tutto il pomeriggio nel periodo scolastico: il gioco “bandiera” sviluppava le capacità di destrezza, velocità, rapidità, con il “nascondino” aumentava la furbizia e la capacità di leggere le situazioni per non farsi scovare, con le mini-olimpiadi (ognuno di noi le ha organizzate con gli amici) era un susseguirsi di corse, lanci, salti che mettevano a repentaglio fiori dei giardini e vetri di finestre, ma la forza elastica, reattiva, esplosiva venivano curate in maniera “inconsapevolmente quotidiana”.
    Ora, invece, è tutto organizzato, regolamentato e sottoposto a rigida disciplina, dallo sport (inteso come attività codificata già a pochi anni di vita) alle altre attività, come musica, lingua straniera, eccetera. Perciò c’è un iperspecializzazione che, se da un lato permette di acquisire i rudimenti tecnici di una determinata disciplina, dall’altro impedisce la crescita parallela delle qualità fisiche non interessate da quella attività; assurdamente, a sei-sette anni si è capaci di fare un servizio a tennis in modo impeccabile e non si è in grado di effettuare una capriola; questa caratteristica si accentua sempre di più nel tempo, perché i risultati sportivi vengono conseguiti a un’età molto più precoce che in passato.

    artistica4Pertanto è opportuno fare un deciso passo all’indietro: poiché lo stile di vita è indiscutibilmente mutato, e anche i bambini hanno scoperto la sedentarietà, prima di scegliere uno sport è necessario riappropriarsi del movimento e imparare a sentire il proprio corpo attraverso il miglioramento della coordinazione. Si dice spesso, ed è vero, che l’atletica leggera è la regina di tutti gli sport: allora, cominciamo dai nostri bambini, che, prima di intraprendere qualunque disciplina specifica, dovranno essere capaci di correre, saltare, lanciare una pallina. Maschi e femmine indistintamente, prima di arrivare a 8 anni, devono praticare, in modo non esasperato ma costante, i campi di atletica leggera: in ogni città o paese sperduto ce n’è uno, con bravi educatori (non sto parlando di allenatori) che insegneranno tutto quanto c’è da apprendere, per poi magari successivamente scegliere un altro sport.
    Se d’inverno la neve non arriverà alle ginocchia e la pioggia non allagherà piste e pedane, i bambini impareranno a “giocare allo sport” con il freddo e all’aria aperta, che, salvo condizioni estreme, non hanno mai devastato nessuno. Una possibile e valida alternativa a questa proposta, specialmente per le bambine, la ginnastica artistica o ritmica, in cui, ancora di più, si riscoprono e si potenziano doti di forza, elasticità, acrobazia, equilibrio. Un approccio particolare merita un disciplina completa come il nuoto; a partire dalle scuole, dovrebbero essere organizzati dei corsi essenziali, per imparare a nuotare, e solo successivamente si dovrebbe dare al bambino la possibilità di praticarlo in maniera intensiva, con finalità agonistiche.

    Gym baby

    bambini Crescere con il movimento
    Il corso è rivolto alle bambine dai 3 ai 5 anni e sarà strutturato in modo da fare acquisire le tecniche base della ginnastica artistica attraverso l’approfondimento dello sviluppo psico-motorio del bambino.
    Il corso mira alla formazione completa della personalità attraverso lo sviluppo delle capacità condizionali e di coordinazione, che saranno approfondite nei corsi successivi: base e avanzato.
    Attraverso il movimento artistico è possibile giungere alla conoscenza di sé ed utilizzare il proprio corpo come mezzo di relazione. .

     
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    bimbi e sport

    equitazione



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    Oltre a tonificare i muscoli e favorire una postura corretta, questo sport è anche utilissimo per lo sviluppo emotivo del bambino



    bambini_preparazione_atletica_per_l_equitazioneIl cavallo è uno dei grandi desideri di quasi tutti i bambini: un animale così grande rispetto a lui e al tempo stesso così in grado di essere guidato a fare cose eccezionali (dai salti alla corsa)!
    L’equitazione, oltre ad essere uno sport utilissimo per la crescita psico-fisica del bambino, ha un “plus” importante: avere a che fare con qualcosa di vivo, che respira, mangia e pensa e non con un oggetto o uno strumento (come nel caso di tutti gli altri sport) aggiunge a questa attività qualcosa di importante anche a livello affettivo ed emozionale, che può creare una relazione da portare avanti per tutta la vita.
    Bisogna non solo imparare a stare in sella, ma anche a non aver paura di un animale “enorme”; bisogna imparare a muoversi attorno ad esso, a conoscere ciò che gli piace e ciò che gli dà fastidio, ad entrare in sintonia vera con la bestia.
    E’ bene non iniziare con l’equitazione vera e propria (vale a dire con un cavallo “grande”) prima dei 10 anni; prima di quest’età è molto meglio insegnare ai bambini a relazionarsi con i pony (in genere non più alti di 1 metro e 40) che potranno essere accuditi personalmente in una relazione .... “alla stessa altezza”, con la possibilità di guardarsi negli occhi e iniziare un percorso di fiducia, eliminando le paure dovute alle dimensioni del cavallo.
    Purchè si inizi dopo i 10 anni, l’equitazione è uno sport che offre molteplici benefici:
    Favorisce una corretta postura in quanto insegna a tenere una posizione perfettamente eretta e corretta della schienaContribuisce a sviluppare la muscolatura dorsale, fondamentale per sostenere la colonna vertebraleTonifica i muscoli dei glutei e delle cosce (specie quelli interni che in genere “lavorano” poco)Aiuta a mantenere la testa in posizione eretta prevenendo posture sbagliate che causano disturbi alla cervicale.
    Come abbiamo detto non si deve iniziare troppo presto principalmente per ragioni di tipo ortopedico che riguardano lo sviluppo del bacino e delle anche e perché, se il movimento non è eseguito in modo corretto, rischia di pesare troppo sulla parte inferiore della colonna.
    La scelta del maneggio è molto importante: deve essere una scuola seria, con insegnanti patentati dalla Fise (Federazione italiana sport equestri). Bisogna poi scegliere il tipo di monta che si vuole imparare: quella inglese o quella americana. La prima è quella che costringe ad una postura più corretta ed è molto più facile trovare maneggi che la pratichino in quanto è quella più diffusa. E' più rigida nell’insegnamento e tende verso l’agonismo essendo la monta utilizzata nella corsa ad ostacoli e nel dressage.
    La monta all’americana è altrettanto benefica per la schiena, ma è molto più difficile trovare buone scuole e una impostazione all’americana fatta male è molto più dannosa di una all’inglese fatta male….quindi risulta davvero fondamentale scegliere con cura la scuola!
    Cavalcare all’americana (vale a dire con la sella con il pomo in mezzo, come quella dei cowboy) tende a far sentire maggiormente al cavaliere il contatto con l’animale ed è adatta a chi vuole privilegiare le passeggiate alle gare agonistiche.



    Bambini: Preparazione Atletica per l'Equitazione


    Come per un qualsiasi atleta, ad esempio i giocatori di calcio, un riscaldamento muscolare adeguato prima di qualsiasi tipo di sforzo, è indispensabile sia per il cavallo che per il bambino che sta imparando a conoscerlo.

    Non è possibile cominciare il lavoro, sia esso di passeggio o di carico, senza prima avere effettuato questa operazione.

    Il cavallo necessita di un'andatura blanda per un discreto periodo di tempo prima di partire a passo spedito, in modo da sciogliere perfettamente, specialmente quando si è chiamati a sfidare i rigori dell'inverno, giunture e muscoli, legamenti e tendini.

    Anche il bambino è chiamato ad esercitarsi, tramite brevi corsette ed alcuni movimenti di stretching.

    Specialmente se si arriva da momento di sedentarietà accentuata, ad esempio se si è stati seduti cinque o sei ore, bisogna dedicarsi a questo tipo di attività.

    Montare a Cavallo
    Nel montare l'animale, bisogna fare attenzione ed avere cura nel non disturbare il cavallo.

    Per i primi tempi, è necessario farsi aiutare da qualcuno perché potrebbe essere complicato, poi, pian piano, si imparerà a farlo da soli agevolmente.

    Si arriverà a possedere uno slancio leggero e vigoroso insieme, che ci farà montare a cavallo in un attimo.

    Il Volteggio

    Il volteggio consiste in una serie di esercizi fisici svolti dal cavaliere in sella ad un cavallo.

    Il volteggio è una disciplina sportiva, che risulta molto utile come addestramento per far sviluppare al cavaliere senso di equilibrio e sicurezza.

    Anzitutto, è bene specificare come non tutti i cavalli siano adatti al volteggio. Lo sono solo quelli addestrati preventivamente.

    In pratica, il cavallo, ancora non al trotto o al galoppo, gira intorno ad una corda, chiamata longia.

    Colui che tiene la longia è il cosiddetto “longeur”.

    La sella da volteggio è dotate di maniglie che aiutano il cavaliere nei suoi esercizi.

    Uno dei primi esercizi è la salita in movimento.

    Il cavallo prende a procedere.

    Il bambino ed il suo amico aiutante lo affiancano.

    Si tratta adesso di salire in movimento.

    C'è bisogno di un aiuto, durante il momento della spinta da terra.

    L'esercizio potrebbe non riuscire subito, ma non c'è da preoccuparsi, bensì bisogna solamente stare calmi e riprovare.

    Dopo questo primo esercizio esistono tutta una serie di figure e movimenti che tornano utilissimi nello sviluppare il senso di equilibrio in sella al cavallo.

    Col volteggio si imparerà anche a comprendere i segnali che il cavallo ci manda quando inizia a compiere un movimento.

    Infine si imparerà anche a cadere, addestrandosi appositamente, per non trovarsi impreparati in un momento che, prima o poi, accade.

    L'equitazione con i pony

    pony-r10Spesso i genitori che vogliono esaudire il desiderio dei loro figli di "portarli a cavallo" non sanno che pesci pigliare e possono lasciarsi convincere anche a far montare bambini molto piccoli su cavalli molto grandi. A nostro avviso non c'è niente di più sbagliato, vediamo di rispondere a questo proposito alle domande che ci vengono generalmente poste.

    Innanzi tutto qual è la differenza tra un pony e un cavallo?

    A livello di reazioni, psicologia e gestione non vi è alcuna differenza tra pony e cavalli: semplicemente tutti i cavalli che misurano meno di un metro e 48 cm sono considerati pony.
    Da questo si evince facilmente che un bambino che impari a gestire da terra e dalla sella il suo pony non avrà poi alcuna difficoltà, una volta cresciuto, a montare un cavallo.

    Perchè è meglio che i bambini montino i pony?

    Si tratta semplicemente di una questione di proporzioni.
    Se esiste un equilibrio fisico tra il cavaliere e il cavallo tutto diventa più semplice, più armonico e soprattutto meno pericoloso. Tanto per fare un esempio concreto: per un bambino montare un cavallo (che in media si aggira sul metro e settanta di altezza) corrisponderebbe per un adulto di media altezza montare su un animale di due metri e mezzo: la maggior parte di voi avrebbe paura anche ad avvicinarlo un simile mostro!

    Mio figlio è piuttosto alto, ha sicuramente bisogno di un pony alto. Vero?

    No, non necessariamente.
    La proporzione giusta per compiere tutti gli esercizi che sono richiesti nel Pony Games è che il bambino possa oltrepassare comodamente con lo sguardo la groppa (il dorso) del cavallo. Da questa misura in giù tutte sono ammesse.
    All'inizio poi capita spesso che anche bambini alti comincino con pony piccoli per consentire loro di familiarizzare con un animale che non incuta timore e che sia più facilmente gestibile vista la mole ridotta.

    Lavorando con i pony si impara a montare a cavallo?


    Si certamente. Come si diceva prima i pony sono cavalli in miniatura che pensano e reagiscono esattamente come i cavalli grandi.

    Che cos'è il Pony Games?


    Il Pony Games è essenzialmente un modo di insegnare l'equitazione studiato apposta per i piccoli cavalieri: attraverso il Pony Games si possono dunque imparare efficacemente tutti i principi dell'equitazione di base e contemporaneamente promuovere lo sviluppo psicomotorio dei bambini e ragazzi.

    equitazione

     
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    Bimbi e Sport..


    sport-bambini-calcio
    Calcio


    Fa bene ai bambini praticare il calcio? Lo sport migliore
    in sport calcio bambini, sport migliore bambini

    bambinicalcioQuando arriva l'autunno scatta per i bambini non solo l'ora dello studio ma anche quella dello pratica sportiva. Ci si chiede se ai bambini faccia bene praticare il calcio, se sia la scelta giusta, qual'è lo sport migliore? Imparare i primi rudimenti del calcio è utile e formativo. Un po’ meno lo è l’intraprendere l’attività agonistica sin dalla primissima età e vediamo il perché. Il calcio fa parte dei cosiddetti “sport di squadra” cioè di quelle attività atletiche caratterizzate dalla corsa e dal contrasto per impadronirsi di una palla che il giocatore tenterà di indirizzare verso una rete.Questi sport hanno il vantaggio di essere fondamentalmente dei giochi, praticati sportivamente e quindi con necessità di sviluppare tutte le doti atletiche, ma in grado di conservare l’aspetto più affascinante della pratica sportiva, l’aspetto “ludico”, cioè il piacere di correre e contrastare divertendosi, fino all’esaltazione che si raggiunge nel momento di segnare una rete.
    Si ritiene ormai che fin dagli otto anni di età un bambino possa essere avviato all’apprendimento di questa disciplina. Le attività fisiche sportive in età precoce sono fondamentali per un armonico sviluppo dell’organismo giovanile e per il suo miglioramento funzionale a patto di porre estrema attenzione ai primi gradini della formazione sportiva del bambino e dell’adolescente che sono entità biologiche del tutto particolari.
    La classificazione usata dalla Federazione Gioco Calcio suddivide i giovani in quattro fasce d’età:
    8-10 anni = PULCINI
    10-12 anni = ESORDIENTI
    12-14 anni = GIOVANISSIMI
    14-16 anni = ALLIEVI

    e per ciascuna di queste categorie sono ormai stati affinati i programmi di attività addestrativa e sportiva più idonei. É importante sottolineare che la capacità coordinativa le abilità motorie e la mobilità articolare vanno allenate in maniera accentuata durante tutta l’età prepuberale (8-13 anni) poiché in questo periodo si ottengono i maggiori successi.Ovviamente vanno esercitate prevalentemente quelle relative alla tecnica di base del calcio senza tuttavia trascurare l’acquisizione di forme di movimento di altre discipline sportive.
    É opportuno perciò, che, nell’allenamento dei bambini si tenda ad una formazione di base generale, in modo da sviluppar un processo di crescita psico-fisica in più campi, utile per il futuro successo sportivo. Anche l’allenamento per la velocità, resistenza aerobica, per la forza rapida e per la forza resistente va iniziato in età prepuberale (a partire dagli 11-12 anni) per poter essere poi accentuato nei periodi successivi. Ponendo sempre la massima attenzione alle sollecitazioni a cui sottoporre le articolazioni e a limitando al massimo i traumi da contrasto. In conclusione solo attraverso un’attività fisica e sportiva condotta con metodo ed intelligenza ed adeguata alle possibilità psico-fisiche si svilupperà nei giovani un fisico armonico e robusto con una sana ed equilibrata personalità. Inoltre pur senza perdere di vista la possibile formazione del campione, l’allenamento dei giovani dovrà sempre essere svolto in forma Iudica.
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    I piccoli tirano calci al pallone nel momento i cui cominciano a camminare: questo è però molto diverso dal praticare un’attività sportiva a livello più alto. Le Scuole Calcio infatti accettano iscrizioni dai 6 anni in poi: i piccoli, grazie a questa disciplina potranno migliorare le capacità aerobiche ma anche la resistenza agli sforzi ed essendo uno sport di squadra favorisce la socializzazione con gli altri bambini: attenzione solo alle distorsioni, sempre in agguato!. Per l’attività agonista, tenete presente che la Federazione Italiana Gioco Calcio permette di disputare il primo vero campionato a 8 anni.

     
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    L’alimentazione giusta per i bambini che fanno sport

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    Si fa sempre un gran parlare di bambini in sovrappeso e sedentari. Ma sappiamo che non è sempre così. Alcuni bambini, con grande impegno delle mamme che, pur dovendosi dividere tra famiglia e lavoro non si rifiutano di accompagnarli in palestra, praticano sport, talvolta anche a livello agonistico. E’ giusto dunque rivolgerci anche a loro e dare alle loro mamme qualche utile consiglio per sostenerli. Per questo motivo oggi vedremo qual è l’alimentazione più indicata per il bambino che fa sport.
    Si comincia dalla colazione: a tavola di primo mattino non dovranno mancare fette biscottate con miele o marmellata, latte e frutta. E’ possibile sostituire le fette con cereali o muesli e il latte con un vasetto di yogurt o con del succo di frutta. Non dimentichiamo mai di mettere nello zainetto uno spuntino da consumare a scuola: un frutto, dello yogurt, dei biscotti o un pacchetto di crackers andranno benissimo per non arrivare all’ora di pranzo stanchi e affamati.

    Il pranzo invece va calibrato in base all’orario di inizio degli allenamenti che naturalmente sono pomeridiani. Se l’ora di inizio è fissata subito dopo pranzo meglio che il bambino non si appesantisca troppo. Un secondo con contorno e l’immancabile frutta sono l’ideale. Subito dopo l’allenamento, al rientro a casa, non dovrà saltare il momento della merenda che potrà essere un panino con prosciutto e verdure. A cena potrete portare in tavola una minestra con legumi.
    Se l’allenamento inizia nel pomeriggio il pranzo potrà essere completo di primo e la merenda, sana e leggera, dovrà precedere l’inizio dell’attività sportiva. Più in generale, meglio evitare le merendine e dare al bambino alimenti sani e nutrienti, freschi. E’ importante anche variare: date da mangiare al bambino diversi tipi di frutta e verdura, carni e pesci in modo che assuma tutti i nutrienti necessari e non si annoi.



    Edited by Lussy60 - 26/6/2012, 19:08
     
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    I bambini e la danza


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    IL LINGUAGGIO DELLA DANZA

    di Roberto Bianchi pedagogista e scrittore

    La danza è innanzitutto linguaggio. Permettere dunque ai bambini di vivere l’esperienza di fare danza, è innanzitutto offrire loro fondamentale mezzo per comunicare: esprimere attraverso il corpo, i segni, i gesti.

    Cos’è la danza?

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    Nell’antichità le tre arti sceniche basilari erano proprio il teatro, la musica e la danza. Sia moderna che classica la danza è universale, è linguaggio comprensibile nelle aborigene tribù come nell’agiato Occidente.
    Attraverso i movimenti addestrati all’armonia del proprio corpo, il giovane può esprimere parte di sé, in alta concordanza di mosse artistiche, con emozioni e sentimenti.

    Da sempre gli uomini hanno, individualmente o coralmente, manifestato la loro gioia o loro angoscia per mezzo della danza. Ma la danza non consiste solo nel manifestare le proprie emozioni, è anche comprensione del proprio fisico e anche dal punto d vista prettamente didattico aiuta il piccolo ad analizzare la propria corporeità a capirsi.

    La sequenza dei gesti che si possono compiere acquisisce significato e ci si rende conto di come braccia e membra possano parlare, oltretutto c’è un connubio tra anima e corpo, che divengono ambivalenti perché proprio attraverso il ritmo e il movimento è l’intelligenza che viene a farsi avanti.
    Nell’uomo, questa naturale disponibilità va educata e quindi la danza è consigliabile, affinché in età evolutiva, si acquisiscano quelle doti per non limitarsi a spontaneistici movimenti occasionali, ma si colga in fare ludico la capacità di poter esprimere davvero sé stessi.

    Ultimamente ci sono state diverse tendenze che hanno presentato una voglia di far ritornare l’uomo ad amare la danza, bisognerebbe tuttavia sottolineare il fatto che attraverso la danza la persona comprende il senso del corpo anche inteso come potenza, come possibilità di poter, attraverso i sensi, dare e darsi al mondo.
    Il linguaggio corporeo, aiutato dalla melodia di accompagnamento, esprime per mezzo di segni e movimenti, l’emozione e ciò diviene fantastico strumento.

    L’educatore insegnerà a cogliere i significati delle proprie mosse, non solo si acquisirà maggiore controllo degli arti, del busto e delle gambe, ma s’imparerà come l’intelligenza e il fisico abbiano pari valenza.

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    La danza è una delle tre arti sceniche principali sviluppatasi nell’antichità insieme al teatro e alla musica, si esprime nel movimento del corpo umano secondo un piano prestabilito o improvvisato: la coreografia. Spesso accompagnata da musiche o composizioni sonore, la danza nel linguaggio e nella tradizione della danza popolare può essere chiamata anche ballo.


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    La Danza allena lo Spirito dei Bambini

    Hai mai fatto danza da piccola? Se hai vissuto questa esperienza avrai senz'altro imparato ad autodisciplinarti. La coordinazione fisica con movimenti molto faticosi, il seguire un tempo rigoroso ed il rendimento perfetto dei movimenti aiutano il bambino nell'autoformazione.

    Che un bambino abbia delle attività fisiche da seguire è d'obbligo e spesso si cerca di seguire di più la sua natura per renderlo felice e soddisfatto. Ma ci sono delle discipline universalmente raccomandabili come la danza. Ideale per uomini e donne, è forse la disciplina più formativa in assoluto.

    Per fare un corretto movimento in un allenamento di danza infatti ci vuole assoluta attenzione al proprio corpo, ai propri movimenti. Un corretto bilanciamento del peso corporeo ed esteriormente l'attenzione ad un movimento morbido, fluido non affaticato e rispondente al ritmo della musica. Ecco perche' i ballerini e le ballerine sono guardati con ammirazione!

    La fatica fisica che compiono e' infatti tantissima. Eppure la mascherano con maestria, con movimenti standard e con amore assoluto per la danza. Una disciplina che aiuta l'organizzazione interiore ed esteriore anche nelle cose pratiche della vita quotidiana. E' forse questo l'insegnamento maggiore che la danza classica tramanda a quanti la praticano.

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    Tutto questo aiuta davvero a formare un bambino in età evolutiva. Il 90% delle mamme che accompagnano le proprie figlie in palestra per una lezione di danza classica si dicono assolutamente soddisfatte: infatti ciò che accomuna queste bambine, nonostante i caratteri estremamente differenti, è l'autodisciplina.

    Questa peculiarità comporta a sua volta un maggior rendimento scolastico, una migliore organizzazione della propria giornata, nonché un precoce sviluppo della propria personalità. L'attività fisica inoltre aiuta a sviluppare l'intelligenza poiché risultano più attive diverse zone del cervello anche distanti tra loro. Ma non e' tutto.

    Seguire danza in eta' evolutiva aiuta a sviluppare al meglio la massa muscolare e lo scheletro! Spalle ben allineate, colonna vertebrale dritta e massa muscolare ben sviluppata! Tuttavia se hai intenzione di iscrivere tua figlia a danza, stai bene attenta a scegliere una scuola molto esigente e professionale per lei! Imparare in maniera erronea alcune posizioni di danza infatti, puo' recare danni fisici anche permanenti.

     
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    Iperattività infantile


    adhd-300x200Carissimi lettori, potrebbe essere capitato di trovarvi al cospetto di bambini o ragazzi in costante e perenne movimento: queste piccole pesti girano continuamente per casa, corrono anche nei posti “delicati”, non riescono a portar a termine un compito, facilmente si lasciano distrarre anche dalla cosa più banale, riescono a trovare la scusa più scontata per potersi alzare e darsi da fare, per poi muoversi nuovamente; a scuola non riescono ad ascoltare le spiegazioni perché hanno la tendenza a muoversi, a volte non stanno fermi neanche quando si cullano tra le braccia di Morfeo.

    Non è semplice per qualsiasi persona saper gestire questi piccoli uragani, soprattutto i genitori, in quanto, stanchi delle fatiche lavorative, non riescono a contenere questa “particolare euforia dei loro piccoli”.

    Tuttavia, è necessario fare attenzione al modo in cui si reagisce all’iperattività infantile, poiché non sempre c’è la volontà di mettere in atto dei comportamenti frenetici, ma esistono delle alterazioni cerebrali e delle componenti psicologiche che comportano tale iperattività.

    bambini-adhd-300x200Parliamo del primo caso: non è facile riuscire a trovare degli organi cerebrali strettamente responsabili dell’insorgenza di tali comportamenti: ricerche scientifiche dimostrano che aree quali quella pre-frontale destra, il cervelletto, il globulo pallido e il nucleo caudato hanno, nei soggetti in parola, dimensioni inferiori rispetto la media. Altre possibili cause possono essere rappresentate da difficoltà pre- o perinatali oppure di tipo genetico.

    ADHD-A01-300x212Per ciò che concerne l’aspetto psicologico, innanzitutto è opportuno ricordare che il DSM Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM–IV) e quello per bambini ed adolescenti (DSM-PC) considerano i comportamenti precedentemente descritti come parte degli elementi utili a diagnosticare la presenza di ADHD, ovvero Sindrome da Deficit di Attenzione o Iperattività. E’ possibile dunque effettuare una distinzione di tre tipi di ADHD, ovvero quelli con predominanza di disattenzione/distrazione o iperattività/impulsività oppure di tipo combinato.

    Per poter formulare una diagnosi precisa di questo disturbo, oltre all’osservazione, al colloquio col bambino, con i genitori e bambini_vivaci_01con gli insegnanti, si possono proporre anche delle interviste di solito semi-strutturate dalle quali si evincano dati riguardanti sia i sintomi presentati sia le dinamiche sociali degli adolescenti, cercando di focalizzarsi su elementi sia pregressi che attuali, in modo tale da realizzare uno screening globale del grado di adattamento del giovane. Inoltre esistono delle scale di valutazione e dei questionari rivolti agli insegnanti e ai genitori al fine di ottenere delle significative informazioni concernenti il livello di funzionamento globale dei giovani.

    iper-attivita-infantile1Rimanendo sul versante psicologico, ritengo interessante approfondire l’aspetto relazionale che si crea attorno al bambino iperattivo: potrebbe capitare che il vostro piccolo inizii a mettere in atto movimenti interminabili e poco (se non per nulla) controllati soprattutto quando avverte non solo una presenza non costante ed assidua dei genitori, ma anche una scarso interesse e attenzione nei suoi confronti. Di conseguenza il bambino mette in atto dei movimenti esagerati aventi come finalità l’essere al centro dell’attenzione.



    Qualora si verifichi questa circostanza reputo fondamentale far capire al bambino che i genitori, sebbene spesso non siano fisicamente presenti e coinvolti nelle sue attività, sono ugualmente la loro guida e che se hanno deciso che egli stia da solo o con altre persone, ciò significa che lo hanno considerato pronto e responsabile per trovarsi al cospetto di relazioni differenti da quelle genitoriali.

    Di conseguenza, se il comportamento persiste, da un lato non si può spegnere totalmente e improvvisamente il carattere euforico del figlio (difatti si può trasformare il “limite” del suo essere in “iper-movimento” in una risorsa, ad esempio indurlo ad impegnarsi in attività extrascolastiche in cui è importante l’attività e la creatività), dall’altro è necessario invitare il bambino a rispettare delle regole utili ad un buon adattamento con la realtà che lo circonda.

    Alla luce di ciò che è stato approfondito ritengo che un intervento multidisciplinare in cui si raccolgano le competenze di insegnanti, genitori, medici, psicologi e psicoterapeuti possa essere un utilissimo sistema affinchè questa problematica venga affrontata .

     
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36 replies since 22/12/2011, 13:49   3486 views
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