Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

oggetti del nostro passato..

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  1. Lussy60
     
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    Gli oggetti del nostro passato:

    DISCHI 33 E 45 GIRI IN VINILE


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    Il disco in vinile, noto anche come microsolco o semplicemente disco, è stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati Uniti come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri, dalle simili caratteristiche, inizialmente in gommalacca. Correntemente il termine vinile viene spesso usato per indicare in particolar modo gli LP, anche se tale utilizzo è tecnicamente improprio, visto che anche altri formati sfruttano lo stesso materiale come supporto.

    Come il suo antenato, è una piastra circolare incisa a partire dal bordo esterno, con un solco a spirale per la riproduzione di suoni. Le migliori qualità del vinile permisero di rimpicciolire i solchi e abbassare il numero di giri per minuto dei dischi dai 78 ai 33⅓ ottenendo così una maggiore durata di ascolto, che raggiunse circa 25-30 minuti per facciata nei Long-Playing (LP), con punte massime di anche 38-40 minuti per lato, specie per le opere liriche.

    Per la riproduzione sonora di un disco viene solitamente impiegato un giradischi collegato ad un amplificatore. In genere i giradischi permettono di utilizzare dischi di diverse misure e, per mezzo di un selettore, è possibile impostare la velocità di rotazione.

    Fino agli anni ottanta del Novecento, è stato il più diffuso supporto per la riproduzione audio di materiale pre-registrato ed è stato prodotto su larga scala fino ai primi anni novanta (in Italia fino al 1993).

    Caratteristiche

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    I dischi sono stati prodotti in vari formati e con varie velocità di rotazione. Le tipologie più comuni sono:

    33 Giri (Long Playing)

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    Il long playing (abbreviato anche con LP, conosciuto anche come 33 giri) è un formato di disco in vinile. La raccolta dei brani incisi sul disco prende il nome di album; vi sono anche gli album doppi (double album), composti da due dischi.

    L’LP, solitamente di forma circolare e colore nero, è composto di due facciate – indicate da un’apposita etichetta come Lato A e Lato B, ciascuna delle quali può contenere di solito 4-7 brani, in ragione della durata dei singoli pezzi incisi. Il nome “33 giri” è dato dal fatto che questi dischi vengono riprodotti a una velocità di 33 giri al minuto. La riproduzione degli LP avviene tramite il giradischi; questo apparecchio restituisce il brano musicale tramite una puntina in diamante o zaffiro inserita nella testina; la puntina trasmette per via meccanica le irregolarità del solco inciso sulla superficie del disco ad un complesso elettromagnetico che trasforma il movimento in corrente elettrica. I principali tipi di testina magnetica sono del tipo a bobina mobile (moving coil o MC) e a magnete mobile (moving magnet o MM). Nel passato venivano usate anche testine di tipo ceramico o a cristallo.

    Il procedimento tramite il quale gli LP sono incisi si basa sull’effettiva incisione, tramite punta metallica, di un disco master metallico, che a sua volta serve come stampo a fusione per la produzione in serie dei dischi in vinile. Esistono anche i cosiddetti EP (Extended play), che rappresentano una sorta di mini album con 4-7 brani.

    Talora con “Long playing” si fa riferimento ad altri supporti, contraddistinti rispettivamente dalle sigle MC (musicassetta) eCD, dal momento che nel significato generale (raccolta di brani musicali) rimane invariato, pur mutando la tecnologia di registrazione, di riproduzione e il tipo di supporto.

    A partire dalla fine degli anni ottanta il CD praticamente mise da parte gli LP facendoli diventare un prodotto di nicchia solo per collezionisti ed appassionati.

    45 Giri

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    45 giri (al minuto) è la velocità di rotazione dei dischi in vinile di formato 7 pollici e con tale nome si indicano generalmente i supporti che, fino all’avvento dei compact disc, sono stati utilizzati per la diffusione di singoli brani musicali.

    In seguito furono introdotti sul mercato dischi a 45 giri con diametri diversi (fra cui i più conosciuti sono i maxi-single con diametro 12 pollici), ma quando si parla di 45 giri ci si riferisce generalmente ai dischi con diametro 7 pollici.

    Nel 1948 il policarbonato di vinile, materiale leggero e infrangibile, soppianta la vecchia gommalacca e la Columbia Records introduce per prima negli Stati Uniti il formato 45 giri. Il formato, che necessita di una testina di lettura particolare, si diffonde anche grazie ai nuovi modelli di juke box.

    In Italia il formato 45 giri si afferma negli anni cinquanta, superando per vendite il 78 giri tra il 1957 ed il 1958 e raggiungendo il massimo della diffusione fra il 1964 e il 1970.

    Stampati generalmente da entrambi i lati, i 45 giri possono contenere due brani, ciascuno della durata massima di circa 4 minuti. In genere si incideva il brano destinato al lancio radiofonico o televisivo sulla facciata denominata lato “A”, mentre il lato “B” era spesso un semplice riempitivo. Esistono comunque molte eccezioni e dei casi particolari in cui il lato B del 45 giri ha avuto maggior successo rispetto al lato A, come ad esempio il singolo In silenzio/Piccola Katy deiPooh, in cui Piccola katy era il lato B, che ha avuto più successo del lato A; o dischi intenzionalmente incisi con due lati “A” ovvero con due singoli di uguale importanza. Un esempio fu nel 1965 Day Tripper/We Can Work It Out dei Beatles.

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    Verso la fine degli anni settanta, quando i 45 giri perdono quote di mercato a favore del long playing e delle musicassette, e non sono più quindi il principale supporto per la musica registrata, la facciata B perde parte della sua importanza. Saltuariamente, presenta solo la base musicale o una versione strumentale del brano presente sulla facciata principale.

    Dopo l’avvento dei supporti digitali, i brani singoli vennero messi in vendita su Mini CD o CD singoli che hanno avuto però una diffusione molto più limitata rispetto ai 45 giri in vinile.

    Materiale

    I dischi 78 giri erano prodotti in gommalacca, materiale caratterizzato da un’estrema fragilità e da una struttura che portava ad avere dei dischi affetti da un fruscio. Nei dischi microsolco la gommalacca è stata sostituita da un materiale termoplastico, il PVC. Da questo materiale deriva la denominazione vinile usata per indicare i dischi prodotti con questa tecnologia.

    Il colore del supporto è tipicamente nero anche se sono stati realizzati dischi in vinile colorato (soprattutto Maxi-single).

    Tecnica di produzione


    I dischi in vinile venivano stampati per mezzo di una pressa idraulica utilizzando un’immagine negativa realizzata in metallo a partire da un master principale, una sorta di primo disco ottenuto incidendovi con la massima precisione i suoni originali da supporto magnetico in sala di registrazione. Da questo si otteneva un primo negativo dal quale venivano generati degli ulteriori master utilizzati per stampare i negativi che, pressando il PVC, come si accennava prima, imprimevano al disco la sua forma definitiva. Successivamente, sulla plastica ancora calda, veniva apposta l’etichetta vera e propria.

    Riproduzione

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    Il suono su disco in vinile è riprodotto analogicamente, per la riproduzione l’informazione sonora viene letta per mezzo di una puntina, in diamante o altro materiale sintetico, posta sul solco inciso. La rotazione del disco fa sì che la puntina generi vibrazioni derivanti dall’irregolarità del solco che, per mezzo dello stilo su cui è montata, vengono portate ad un trasduttore, (fonorivelatore), il quale può essere realizzato con varie tecnologie.

    piezoelettrico
    magnete mobile
    bobina mobile
    Il sistema piezoelettrico sfrutta la caratteristica di particolari cristalli di generare elettricità quando sottoposti a sforzi meccanici. È caratterizzato da un segnale elevato e da una qualità piuttosto bassa. Era utilizzato soprattutto negli apparati portatili e in quelli di fascia economica, ormai non più in uso; anche se negli anni cinquanta esistette una produzione di notevole qualità di apparecchi che sfruttavano il sistema di lettura piezoelettrico. Questi ultimi erano spesso usati in raffinati mobili radiogiradischi di produzione tedesca, oggi non classificabili come hi-fi, tuttavia presentavano una notevole corposità sonora ed eufonia. Famosi giradischi con sistema piezoelettrico di tal genere erano gli automatici PerpetuumEbner, Elac, Dual e simili.

    I sistemi a magnete mobile e a bobina mobile tuttora usati, sfruttano il fenomeno dell’induzione elettromagnetica per generare un segnale proporzionale agli spostamenti della puntina. La differenza fra i due è legata a quale parte viene fatta muovere nei confronti dell’altra. I pick-up a magnete mobile hanno sempre avuto maggiore diffusione rispetto a quelli a bobina mobile, più complessi e di conseguenza costosi, nonché per la ragione del basso livello del segnale generato (molto più debole), che richiede un ulteriore preamplificatore.

    Il segnale generato (nell’ordine dei millivolt, nei pick-up a magnete mobile) viene amplificato per poter pilotare gli altoparlanti.

    Recentemente sono stati realizzati degli apparecchi che utilizzano un fascio laser per leggere il solco del disco in maniera analoga a quella utilizzata dai lettori dicompact disc. Questa tecnologia (estremamente costosa, vista anche la produzione estremamente scarsa) si rivolge a coloro che vogliono riprodurre i vecchi dischi in vinile senza usurarli.

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    Pro

    Il suono riprodotto in modo meccanico ed analogico produce una serie di imperfezioni e irregolarità (dette distorsioni) che rendono la musica più gradevole e interessante, al confronto con i sistemi digitali moderni, che sono si più precisi, ma ritenuti “freddi” dagli audiofili.
    Contro

    Il disco in vinile è soggetto ad usura e graffi che ne compromettono la qualità acustica e/o la funzionalità ed è anche soggetto all’azione di microscopiche muffe che ne inficiano la qualità di riproduzione: necessita pertanto di particolari periodici interventi di cura e pulizia.
    L’utilizzo è relativamente scomodo: ad ogni inizio di ascolto, per salvaguardare la massima qualità, andrebbero puliti dalla polvere sia il disco che lo stilo della testina di lettura.
    La testina di lettura, come la maggior parte dei trasduttori, è sensibile alle variazioni di temperatura e di umidità. Inoltre i parametri fisici delle parti che la compongono si modificano col tempo ed è anch’essa soggetta ad usura.
    L’errore di tangenza conduce inevitabilmente ad una notevole distorsione, soprattutto in prossimità della parte interna del disco, a meno di non utilizzare bracci tangenziali, i quali però soffrono di altri problemi data la loro complessità.
    La riproduzione di frequenze molto basse può indurre in impianti non perfettamente messi a punto, il cosiddetto feedback o effetto Larsen; se l’impianto di riproduzione entra in risonanza col suono emesso dagli altoparlanti, si genera un effetto a catena (loop) capace di generare rumori pressoché incontrollabili e spesso deleteri per i diffusori acustici.
    Il rapporto dinamico ottenibile è difficilmente superiore ai 60 dB.
    La risposta in frequenza e la qualità di riproduzione di un disco in vinile possono ridursi con l’ascolto frequente e in particolar modo se la puntina di lettura è consumata o la testina è regolata con un peso di lettura eccessivo, oppure se l’articolazione dello stilo ha perso l’originaria cedevolezza meccanica, necessaria per seguire accuratamente i solchi laddove sono incise alte frequenze.
    Attualità

    Nonostante gli audiofili fedeli al vinile costituiscano oggi una minoranza, sono tuttora presenti sul mercato etichette che offrono a catalogo 33 giri, nonché aziende costruttrici di giradischi che adottano soluzioni tecniche all’avangardia.

    Il vinile è, inoltre, ancora molto usato dai disc jockey e molte etichette, sia italiane che straniere, distribuiscono musica su vinile appositamente per dj.

    Nonostante la tanto pubblicizzata superiorità del Compact Disc, il disco in vinile viene ancora apprezzato da molti puristi della musica, a partire da quella classica, ma anche jazz, blues e rock. Tale apprezzamento può avere diverse motivazioni, tra cui:

    Politiche commerciali (Loudness war) che tendono a sottoutilizzare enormemente le possibilità del supporto digitale, comprimendo in un range dinamico di 20 dB un supporto che può tranquillamente raggiungere i 90 dB, per sopperire alle scarse prestazioni degli apparecchi riproduttori di largo consumo. Fanno eccezione, ad esempio, alcuni sampler CD della Telarc, particolarmente apprezzati per il loro range dinamico.[4]
    La maggior naturalezza resa dal supporto analogico in generale e la caratteristica del vinile di introdurre sì distorsioni, ma prevalentemente concentrate nellearmoniche di grado pari, più eufoniche all’orecchio umano, dove invece il supporto digitale (pur avendo prestazioni migliori in termini di distorsione) le concentra nel grado dispari, più dissonanti per l’ascoltatore. Un fenomeno simile è riscontrato dagli estimatori degli amplificatori a valvole ed è noto con il termine di tube sound.
    A tenere testa al vinile e in alcuni parametri a superarlo, sono anche tecniche digitali operanti con campionamenti del suono ad alte frequenze e maggior profondità in bit. A questo punto, però non si parla più di supporti di consumo, ma di prodotti orientati verso mercati più di nicchia o di produzione di master professionali in studio dove anche l’analogico offre altri tipi di supporto di qualità superiore come nastri magnetici in bobina o ”open reel”, tuttora preferiti da diversi artisti per l’incisione dei loro dischi.

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