Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

le sirene.fra miti e leggende..

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    Sirena

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    Le sirene (dal latino tardo sirena - pl.: sirenae; derivato dal greco Σειρήν seirēn - pl.: Σειρῆνες seirēnes) sono delle figure mitologico-religiose greco-romane.


    Le origini mitiche e letterarie

    1024242d1234953580-la-tentazione-delluomo-abbracciodr2L'origine letteraria della figura delle sirene è nell'Odissea di Omero dove vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione. Ma Odisseo, consigliato da Circe, la supererà indenne.

    « Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti
    gli uomini incantano, chi arriva da loro.
    A colui che ignaro s'accosta e ascolta la voce
    delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini
    gli sono vicini, felici che a casa è tornato,
    ma le Sirene lo incantano con limpido canto,
    adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa

    di uomini putridi, con la pelle che raggrinza »


    Omero non descrisse l'aspetto fisico delle sirene; a tal proposito si è presupposto che ciò sia dovuto alla consapevolezza di Omero che il proprio uditore conoscesse le forme di queste creature grazie ad altri racconti mitici come le avventure di Giasone e degli Argonauti.
    Come Odisseo anche Orfeo, nelle Argonautiche riportate da Apollonio Rodio, salva il suo equipaggio composto dagli Argonauti:

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    « La brezza favorevole spingeva la nave, e ben presto avvistarono
    la splendida Antemoessa, isola in cui le canore sirene,
    figlie dell'Acheloo, annientavano chiunque
    vi approdasse, ammaliandolo coi loro dolci canti.
    La bella Tersicore, una delle Muse, le aveva generate
    dopo essersi unita all'Acheloo; un tempo erano ancelle
    della potente figlia di Deò, quando ancora era vergine,
    e cantavano insieme con lei: ma ora apparivano in parte
    simili a fanciulle nel corpo e in parte ad uccelli.
    Sempre appostate su una rupa munita di buoni approdi,
    avevano privato moltissimi uomini della gioia del ritorno,
    consumandoli nello struggimento. Anche per gli eroi
    effusero senza ritegno le loro voci, soavi come gigli,
    ed essi già stavano per gettare gli ormeggi sulla spiaggia:
    ma il Tracio Orfeo, figlio di Eagro, tendendo la cetra
    Bistonia con le sue mani, fece risuonare le note allegre
    di una canzone dal ritmo veloce, affinché il suono
    sovrapposto della sua musica rimbombasse nelle loro
    orecchie. La cetra vinse la voce delle fanciulle: Zefiro
    e insieme le onde sospinsero
    la nave, e il loro canto si fece un suono indistinto. »

    (Apollonio Rodio. Argonautiche IV, 890-912. Traduzione di Alberto Borgogno. Milano, Mondadori, 2007, pag.277)


    Apollonio Rodio riprende quindi la narrazione delle sirene figlie di Acheloo (in altre fonti di Forco) che, come ricorda Károly Kerényi, era la divinità fluviale e marina, figlia di Teti e di Oceano ma che Omero pose una volta davanti allo stesso Oceano "origine di tutte le cose".
    Libanio, nella Progymnasmata IV, ricorda che Eracle aveva staccato un corno al dio acquatico quando lottò con lui per conquistare l'affascinante Deianira, e dalle gocce di sangue cadute dalle ferite provocate al Dio erano nate le sue figlie, le sirene.
    Un'altra tradizione, riportata da Pseudo-Apollodoro, le vuole figlie di Acheloo e di Melpomene, una delle Muse:
    « Le sirene erano figlie di Acheloo e di una delle Muse, Melpomene; si chiamavano Pisinoe, Aglaope e Telsiepia. Una di esse suonava la cetra, la seconda cantava, la terza suonava l'aulo: con questa musica persuadevano i navigatori a fermarsi. Dalle cosce in giù esse avevano la forma di uccelli. Una profezia diceva che le sirene sarebbero morte se una nave riusciva a passare: ed esse, infatti, morirono »

    Le sirene nella teologia classica


    sirena095ri1La teologia classica si è occupata delle sirene fin da Platone che nel Cratilo faceva osservare da Socrate che non bisognava temere il dio Ade (Ἅιδης) il quale raccoglieva presso di sé le anime dei morti spoglie dei loro corpi, corpi che da vivi le avevano costrette all'agitazione e alla follia; infatti, evidenzia Socrate, è il desiderio di permanere nel regno di Ade che fa sì che le anime dei morti non si allontanino da lui. E le sirene partecipano di questo desiderio che corrisponde al desiderio della virtù e alla figura del "filosofo".
    « Allora, per questo, diciamo, Ermogene, che nessuno di coloro che sono laggiù desidera tornare qui, nemmeno le sirene stesse, bensì vengono affascinati, sia quelle, sia tutti gli altri: tanto belli, a quanto pare, sono i discorsi che Ἅιδης [Ade] sa fare. E codesto dio, secondo questo ragionamento, è un Sofista perfetto ed un grande benefattore di quelli che gli stanno vicino, egli che manda anche a chi sta quassù beni così grandi: οὕτω πολλά [:così tanti] sono i beni che lo circondano laggiù, che da ciò ebbe il nome Πλούτων [Plutone] »
    (Platone. Cratilo, 403D-403E. Traduzione di Maria Luisa Gatti in Platone. Tutti gli scritti. Milano, Bompiani, 2008, pag. 151)
    Nella Repubblica, Platone narra il mito di Er figlio di Armenio soldato della Panfilia che morto in combattimento torna improvvisamente tra i vivi e racconta ciò che ha visto nell'aldilà. Ed Er racconta di essere stato condotto, insieme alle altre anime dei caduti, in un luogo meraviglioso dove sedevano dei giudici che indicavano ai giusti di dirigersi verso il Cielo e agli ingiusti nelle profondità della Terra. Questi giudici disposero per Er di limitarsi ad osservare ciò che accadeva di modo che potesse raccontarlo una volta resuscitato. Il racconto di Er si sofferma nel momento in cui le anime di ritorno dal Cielo e quelle di ritorno dalle profondità della Terra si scambiano le esperienze vissute, beate le prime, terribili le seconde. Dopo aver vissuto il proprio premio o la propria punizione (tranne i tiranni come Ardieo condannati per l'eternità a permanere nelle profondità), le anime venivano condotte in un diverso luogo dove si sarebbe deciso il loro nuovo destino. Lì Ananke tesseva il suo fuso da cui dipendevano i moti dei corpi celesti. Questo fuso, o meglio si direbbe un planetario, conteneva al suo interno altri sette fusaioli:

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    « Il filo ruotava sulle ginocchia di Ananke. Sui suoi cerchi, in alto, si muoveva insieme a ciascuno una sirena, che emetteva un'unica nota, con un unico suono; ma tutte insieme formavano un'armonia. Altre donne, disposte in cerchio, ognuna sul suo trono a uguale distanza, erano le figlie di Ananke, le Moire biancovestite, cinte il capo di bende: Lachesi, Cloto e Atropo; e al suono delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo l'avvenire »
    (Platone. Repubblica 617B-617C. Traduzione di Giuseppe Lozza in Platone Opere vol.2. Milano, Mondadori, 2008 pag. 460)
    Alla luce delle indicazioni teologiche di Platone, il medioplatonico Plutarco ci racconta come Ammonio l'Egiziano rese coerenti le Sirene platoniche con quelle omeriche:
    « Quanto alle Sirene di Omero, lo spavento che ci incute il loro mito non ha fondamento; al contrario anche questo poeta ci ha fatto intendere simbolicamente una verità, precisamente che il potere della loro musica non è disumano e funesto; nelle anime che hanno lasciato questo mondo per il cielo e vagano, come sembra, dopo la morte, questa musica suscita l'amore per le cose celesti e divine e l'oblio delle cose mortali, essa le possiede e le incanta con il suo sortilegio, ed esse piene di gioia, seguono le Sirene e si uniscono a esse nei loro movimenti circolari. Qui sulla terra una sorta di debole eco di quella musica ci raggiunge e, attraendo le nostre anime con il potere delle parole, suscita in esse il ricordo di quello che hanno sperimentato nella vita precedente. Le orecchie della maggior parte delle anime, tuttavia sono tappate e bloccate non dalla cera, ma da ostacoli e affetti carnali. Ma l'anima che per la sua buona natura si accorge e ricorda prova qualcosa in tutto simile ai più folli trasporti d'amore, sospirando e desiderano liberarsi dal corpo, ma incapace di farlo »
    (Plutarco. Quaestiones convivales IX,14,6)

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    Il canto delle Sirene nei cieli è senza parole, è l'armonia, la musica delle sfere. Quella che, ci ricorda il neoplatonico Giamblico, Pitagora faceva ascoltare ai suoi allievi per purificarli:
    « E la sera quando i seguaci andavano a dormire, li liberava dai turbamenti e dalle ripercussioni della giornata, purificandone la mente frastornata: così procurava loro un sonno tranquillo e animato di bei sogni, talora addirittura profetici »
    (Giamblico. De mysteriis Aegyptiorum, Chaldeorum et Assyriorum XV,65. Traduzione di Claudio Moreschi in Giamblico I misteri degli egiziani. Milano, Rizzoli, 2003, pag. 193)
    E le Sirene acquisiscono un ruolo fondamentale anche per la scuola pitagorica degli acusmatici rammentata da Giamblico:
    « La filosofia degli acusmatici consiste di detti (akousmata) cui non si accompagna una dimostrazione o una giustificazione razionale . Inoltre essi si sforzano di custodire alla stregua di insegnamenti divini quant'altro Pitagora avesse avuto modo di affermare e per parte loro non pretendono di dire alcunché in prima persona anzi reputano illecito farlo. Tutti i cosiddetti akousmata si dividono in tre gruppi. Quelli del primo gruppo indicano cos'è una determinata cosa; quelli del secondo che cosa gode nella massima misura di una determinata qualità; infine quelli del terzo gruppi indicano cosa si debba o non si debba fare. Quelli che definiscono cos'è una determinata cosa sono di questo genere: "Cosa sono le isole dei Beati? Sono il Sole e la Luna. Cos'è l'oracolo di Delfi? La tetrade, cioè l'armonia, nella quale sono le Sirene" »
    (Giamblico. Vita pitagorica 82. Traduzione di Maurizio Giangiulo. Milano, Rizzoli, 2008, pag.219)
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    Le sirene
    Strane creature > Creature misteriose marine


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    Il mito delle sirene ha origine in Grecia ma si narra di loro avvistamenti in tutti i mari del mondo.

    Le sirene vengono paragonate alle arpie.

    Le arpie sono figure mostruose che ritroviamo nella mitologia greca, esse sarebbero in grado di creare burrasche marine, sotto forma di terribili venti, impersonando divinita' infernali che derubavano l' anima alle persone morenti.

    Paragonate alle arpie le sirene attirano, sempre nella mitologia greca, i marinai con le loro irresistibili melodie facendoli naufragare sugli scogli delle loro isole rocciose pronte a rapirli o a divorarli.

    Le sirene descritte come figlie di Acheloo, dio fluviale, sarebbero nate da tre gocce di sangue perse da Acheloo durante un combattimento.

    Si narra anche che le sirene non amassero i piaceri dell'amore e per questo afrodite punì queste creature trasformando i loro corpi di donna in meta' donna e meta' uccello.

    Nel periodo del medioevo esse subirono un' ulteriore trasformazione, da esseri a forma di uccello, dotate di ali, si trasformarono in esseri acquatici con il corpo metà donna e metà pesce.

    Le sirene nel folklore europeo infatti sono descritte come bellissime creature per l'appunto meta' pesce(dalla cinta in giù) e metà donna (dalla cinta in sù) con uno spechio in una mano e un pettine nell'altra, con voce melodiosa e soave che incanta gli sventurati esseri umani che incrociano la loro strada.

    Le sirene nei vari racconti assumono nel collettivo immaginario una traccia positiva di bontà, perdendo il loro originale significato di esseri ammaliatori e crudeli di sventurati marinai portati verso morte certa per essere uccisi, divorati o rapiti.
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    Si narra che i marinai venivano talvolta rapiti e portati nella profondità degli abissi dando loro la possibilita' di respirare sott'acqua e di vivere nella ricchezza da parte di questi esseri fantastici.

    Gli studi:

    Molti studiosi del settore individuano nell'arcipelago de Li Galli la zona in cui le sirene sarebbero vissute e gli scogli su cui esse risiedevano.

    Molte teorie si intrecciano su queste mitologiche creature, si narra che inizialmente fossero esseri terrestri che in seguito al passaggio di Ulisse, primo essere umano che resistette al loro canto facendosi legare all'albero della sua nave, mentre il suo equipaggio si tappava le orecchie per non udire il canto ammaliatore delle sirene,esse si gettarono in mare dalla disperazione e si trasformarono in scogli, gli scogli rocciosi di quest'arcipelago.

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    Gli scogli sono tre, tre sirene:Partenòpe, Leucosìa e Lìgeia, la tradizione però narra di sole due sirene.

    Le sirene vivono tra noi?


    -Jacopo Noierus narra che nel 1403 una sirena fu catturata viva catturata nello Zuider Zee e portata ad Harleem, fu vestita in quanto era nuda ed imparò a nutrirsi come un olandese ed imparò ciò che è consono ad una donna.

    Essa non parlò mai, nessuno era in grado di capirla, era di modi gentili e visse fino in tarda età.

    -Negli archivi reali del Portogallo si trovano documenti in cui si riporta la presenza di sirene ritrovate sulle spiagge del Gran Maestro, ciò dimostra che a quel tempo le sirene erano numerose.

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    le sirene ti parlano di te
    quello che eri
    come fosse per sempre
    le sirene
    non hanno coda ne piume
    cantando solo di te
    l’uomo di ieri
    l’uomo che eri
    a due passi dal cielo
    tutta la vita davanti
    tutta la vita intera
    e dicono
    fermati qua
    fermati qua

    le sirene ti assalgono di notte
    create dalla notte
    han conservato tutti i volti
    che ha amato e che
    loro hanno le sirene
    e te le cantano in coro
    e non sei più solo
    sanno tutto di te
    e il meglio di te
    è un canto di sirene
    e si sentono il rimpianto
    di quanto è mancato
    quello che hai previsto e non avrai
    loro te lo danno
    solo col canto
    ti cantano di come sei venuto dal niente
    e niente sarai

    uhhhhhhhhhhhhhhhhh

    le sirene sono una notte di birra
    e non viene più l’alba
    sono i fantasmi di strada
    che arrivano a folate
    e hanno voci di sirene

    limpidi e orecchie di cera
    per non sentirle quando è sera
    per rimanere saldo
    legato all’abitudine
    ma se ascolti le sirene
    non tornare a casa
    perchè la casa è
    dove si canta di te
    ascolta le sirene
    non smetttono il canto
    nelle veglie infinita cantano
    tutta la tua vita

    chi eri tu
    chi eri tu
    chi sei tu

    chi eri tu
    chi eri tu
    chi sei tu “lemosino”???

    perchè continuare fino a vecchiezza
    fino a stare male
    e già tutto qua
    fermati qua
    non hai che dove andar

    le sirene non cantano il futuro
    ti danno quel che è stato

    il tempo non è gentile
    se ti fermi ad ascoltarle
    ti lascerai morire
    perchè è tanto incessante
    ed è pieno d’inganni
    e ti toglie la vita
    non te la scartano

    uhhhhhhhhhhhhhh

     
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    1_princess

    Recensione: "Il bacio della sirena" di Tera Lynn Childs


    Pubblicato il 15 marzo 2012 dalla casa editrice Tre60, "Il bacio della sirena" di Tera Lynn Childs è il primo capitolo della trilogia paranormal romance "Fins".

    La trilogia:

    1. Il bacio della Sirena (Italia, 15 marzo 2012)
    2. Fins Are Forever, (America, 2011)
    3. Just For Fins (previsto, in America, a luglio 2012)

    Childs_Il+bacio+della+sirena

    Trama:
    Lily Sanderson ha diciassette anni e vive con la zia nella piccola città di Seaview. Adora trascorrere il tempo libero con le amiche e parlare al telefono mentre si rilassa nella vasca da bagno ma, ogni volta che si trova di fronte a Brody Bennett, il bellissimo capitano della squadra di nuoto della scuola, lei entra nel panico. Il motivo è molto semplice: Lily è perdutamente innamorata di lui. Da sempre. Come da sempre, invece, odia il suo incubo quotidiano, Quince Fletcher, l’invadente vicino di casa che sembra non avere niente di meglio da fare che renderle la vita impossibile. Lily, però, custodisce un «piccolo» segreto: è una sirena, nata dalla relazione tra la madre umana – morta quando lei era ancora una bambina – e il re di Thalassinia, meraviglioso mondo sottomarino dove la ragazza potrà tornare al compimento dei diciotto anni. Con il giorno del suo compleanno alle porte, Lily decide quindi di fare il grande passo, e il Ballo di Primavera organizzato dalla scuola è l’occasione perfetta per mettere in pratica il suo piano: baciare Brody per legarsi indissolubilmente a lui con un incantesimo. Tuttavia la situazione le sfugge ben presto di mano: per una serie di sfortunate coincidenze, infatti, quella sera la sirena bacia il ragazzo sbagliato.


    Recensione.

    sirena"Il bacio della sirena", una delle prime pubblicazioni del nuovo marchio editoriale Tre60 che, come promesso, propone ai lettori un prodotto interessante, esteriormente gradevole e ad un prezzo conveniente. "Il bacio della sirena" è il primo capitolo di una trilogia paranormal romance dedicata ad un pubblico giovane che sono sicura potrà apprezzare la freschezza e la delicatezza dello stile dell'esordiente Tera Lynn Childs.

    Protagonista di questa storia è Lily Sanderson, una diciassettenne un pò pasticciona che sotto il suo aspetto un pò arruffato nasconde un piccolo segreto: è una sirena. In lei scorre però un pizzico di sangue umano ereditato dalla madre morta quando lei era troppo piccola anche solo per ricordare, ed è proprio questo a portarla sulla terra, lontana dal mare, lontana dal suo regno e soprattutto da suo padre: il Re di Thalassinia.

    Il destino di Lily è sul trono, ma questo diritto le sarà negato se entro il suo diciottesimo compleanno non sarà riuscita a trovare il compagno della sua vita.
    La giovane protagonista sembra non avere nessun dubbio a riguardo perché da tre anni ormai (esattamente da quando ha messo piede nel liceo sulla terra ferma) è perdutamente infatuata di Brody.
    Un solo bacio e lui sarà suo per sempre...
    Ma se quel bacio non andasse a finire sulle labbra del ragazzo giusto? Se per errore al posto di Brody ci fosse un vicino odioso e rompi scatole?
    Un errore può cambiare la vita e a diciassette anni, quando si sente dentro un miscuglio di emozioni contrastanti e spesso sconosciute, un errore può bastare a mettere in discussione mille certezze.


    sirenettafk9Tera Lynn Childs, con uno stile fresco e pulito, è riuscita proprio a rendere palpabile la confusione della protagonista che, com'è tipico nell'adolescenza, cade e ricade negli stessi errori, si intestardisce, si illude.
    "Il bacio della sirena" è un romanzo fantasy dolce e divertente che ci regala una protagonista sirena molto simile ad Ariel (che tutti noi abbiamo amato da piccini), certo il romanzo ha alcune lacune (alcuni personaggi non sono per niente approfonditi, alcuni punti nel finale non del tutto coerenti) ma rimane comunque una bellissima favola romanzata: a chi non piace lasciarsi coinvolgere dall'emozione di un'amore innocente appena sbocciato, dall'emozione coinvolgente di due ragazzi che timidamente scoprono un sentimento nuovo, potente e magico come il bacio di una sirena?
    Consiglio sicuramente il libro a tutte le teenagers ma anche a chi non rientra più nella fascia "young adult" ma che ha comunque voglia di trascorrere qualche ora di relax, vi assicuro che "Il bacio della sirena" riuscirà a strapparvi un sorriso.

     
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    sircon

    La nascita delle sirene

    L' origine delle sirene è antichissima, il loro nome deriva dal greco antico Seirenes ( da seirà, laccio, oppure da seirios , bruciante ) Ercole staccò il corno ad Acheloo, un dio con corna e con coda di serpente, dalla ferita caddero dodici gocce, si suppone sei, e da quelle gocce vennero fuori le prime sirene : (nomi delle sirene) Aglaofeme, Aglaope, Leucosia, Ligea, Molpe, Partenope, Pisinoe, Raidne, Teles, Telesepeia, Telsiope. Quando naquero non erano donne-pesce, ma donne-ucello. I greci le descrivevano come immensi uccelli con testa di donna. Ma è solo nel Medioevo (più o meno nell'ottavo anno dopo cristo) che il Liber Monstruorum o il libro dei mostri parla delle sirene come donne-pesce.

    Alcune sirene nelle leggende

    Intorno all'isola di Man vivono le Ben Varrey, sirene particolarmente amabili. Numerosi sono anche i tritoni chiamati Dooiney Varrey. Nei mari della Scozia si incontra Ceasg, sirena dalla coda da salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce 3 desideri. Le gelide acque della Norvegia e della Svezia ospitano la Havfrue e l'Havmand, la sirena e il tritone della Scandinavia. Mentre il tritone è gentile con gli umani, la sirena è incostante e dispettosa, la sua apparizzione indica tempesta o pesca misera, spesso le navi antiche avevano sulla prua una polena (figura di legno scolpita) a forma di sirena, come se gli uomini di mare volessero scongiurare l'ostilità di sirene come la Havfrue, attraverso questo singolare omaggio. In Brasile si venera una sirena di nome Iemanjà, che è una Orixa, spiriti divini di origine africana ai quali si fanno offerte propiziatrici. La festa di Iemanjà, protettrice del mare e dei pesci, si celebra il 2 febbraio. Anche in Australia hanno le loro sirene: Likanaya e Marrayka, vissute al Tempo del Sogno, che un giorno entrarono in acqua e videro la parte inferiore del loro corpo diventare una coda argentea. La più curiosa fra tutte le sirene è quella che abita nei pressi dell'isola di Giava, si chiama Njai Blorong, lei promette immensi tesori e straordinari gioielli agli uomini che diventano per un po' i "mattoni" viventi del suo castello sottomarino. Inoltre vi è anche una vecchia canzone napoletana a cui è legata una storia: 'A SIRENA': Si passe scanzate, ca c'è pericolo: ce sta na' femmena che 'nganna l'uommene s'e chiamma e all'ultemo e fa murì. Traduzione: LA SIRENA - Se passi scansati che c'è un pericolo: c'è una donna che inganna gli uomini. Prima li chiama a sè e poi li fa morire.

    OREJONA - Orejona è una sirena con caratteristiche anfibie: ha gambe da donna, ma mani palmate e branchie, Orejona è una sirena aliena, è scesa da una navicella d'oro e poi sbarcata nel lago di Titicaca. Nelle grotte marine, spesso abitano delle sirene bellissime come lei ma altrettanto crudeli e spietate, infatti amano cibarsi di carne umana e tappezzano la loro grotta di teschi in cui sono rinchiuse le anime dei marinai affogati.

    LE NINGYO - Le Ningyo sono sirene del giappone, molto timide e innocue. In Tailandia vive la Duyugun sirena dai lunghi capelli, esse non sono attraenti e la prima di loro si dice che fosse una bambina molto disubbidiente trasformata dagli spiriti in sirena. Nel delta del fiume Niger, in Nigeria, vive Mami Wata una sirena che dà poteri magici a chi la vede.

    UNA MUMMIA DAL MARE: Le sirene e i tritoni erano curiosità popolari in europa fin dal XVII secolo. Seijiro Arisuye, un giapponese, fece dono ad un principe inglese una sirena mummificata (formata unendo una scimmia ad una coda di pesce) dicendo che era stata pescata da un pescatore Giapponese.

    Nel mar Rosso nuotano le Memozini. Secondo la leggenda, queste sirene sono le figlie dei soldati del faraone Ramses, annegati e sposati poi con delle sirene.
    In italia si nasconde in una conchiglia gigante Murgen = nata dalle acque, una Sirena che la notte tra il 24-25 Gennaio ( il compleanno di Michelangelo!!! ) esce dalle acque e predice il futuro.

    La sirena di Procida, Le Merrows e altre sirene nelle leggende

    A un Vecchio pescatore gli era stato detto di non andare mai nell'isola di Procida, si diceva che fosse abitata da una sirena bellissima ma malvagia. Esso però sottovalutava il pericolo perchè nella sua vita si era innamorato solo una volta, quando era un fanciullo. Però il poverino, nei pressi dell'isola fatale, scopre che la sirena è propio la ragazza di cui era innamorato da fanciullo, e non fa neanche per dirle "amore sei bellissima", che subito la sirena lo catturò.

    Lungo le coste dell'Irlanda si incontrano le Merrows (donna del mare) hanno dita palmate e i loro tritoni si chiamano Morduach, essi oltre alla coda hanno il naso rosso, gli occhi porcini e la pelle e i denti verdi e quando escono dall'acqua si tramutano in una mucca senza corna e possono ritornarvi grazie ad un cappello a tricorno. Nelle acque del Galles nuotano le bruttissime Morforwyn, sirene con la bocca larga, senza naso, senza orecchie, con braccia corte e mani palmate, vengono considerate la personificazione delle onde in tempesta. Una sirena piuttosto brutta, è Margyr. Vive nel mare d'Islanda, ha il doppio mento, una bocca larga e delle folte sopracciglia e la sua presenza significa tempesta. Sotto il faro di Messina da millenni abita una sirena che si fa vedere da poche persone e appunto per questo di lei si sa poco. Di fronte a Lecce, dovrebbe esserci il castello sottomarino della regina delle sirene, il cui immenso giardino è coltivato dai marinai annegati. In Guyana, la dea delle acque è una sirena di nome Amana che può assumere qualsiasi forma, ed è lei che ha insegnato la magia ai primi maghi e alle prime streghe. Sempre nei mari della Guyana abita Orehu, una sirena che cerca di far annegare i bagnanti o perfino di far scontrare contro gli scogli intere canoe, anche se crudele, è stata Orehu a dare all'uomo i frutti commestibili. COME GLI ANTICHI DESCRIVEVANO LE DONNE-PESCE: Gli antichi nordici dicevano che appena fuori dall'acqua, le sirene potevano diventare donne, ma appena ritornavano in acqua, ridiventavano sirene, come nel film: "Splash! una sirena a Manattan". Hanno dei capelli lunghissimi e di colori strani, per farli confondere con le alghe. Dai capelli escono brillanti, gemme, perle e pietre preziose. Tutte le sirene hanno denti umani, ma dietro di quelli hanno pure una o due file di denti aguzzi e sottili che usano per intrappolare e masticare i pesci e per tritare le alghe, ma per certe di loro, servono pure per poter masticare carne di marinai. Hanno mani con unghie e dita palmate. E' inutile dire che le sirene portino reggiseni o vestiti, anche se spesso vengono immaginate così, perchè in acqua vanno di impiccio, però amano abbellirsi con alghe o conchiglie.

    SANTA SIRENA ( del piccolo popolo )

    Molto tempo fa, una ragazza rimase incagliata tra gli scogli. Quando infine arrivò l'alta marea annegò e diventò Sirena.
    Un giorno venne pescata da un mago crudele che le chiese: "vuoi morire ora e diventare santa o vivere in eterno?" la Sirena rispose che preferiva morire. E' per questo che in molte chiese è rappresentata la Sirena.

    Rapporti tra uomini e sirene

    I rapporti tra uomini e sirene sono tra i più difficili, dato che alcune sirene si nutrono di loro ( non tutte ).
    Le sirene diventate donne ridono ai funerali e piangono alle feste.
    Se un uomo sposa una sirena questa può trasformarsi in donna, tuttavia l'uomo non deve mai dimenticare che in fondo in fondo lei rimarrà sempre una sirena e se non la vuole perdere deve amarla con tutto il cuore, tanto da resistere alla tentazione di rimproverarla quando a volte in lei riaffiora la natura libera e selvaggia propria della sua specie: la Sirena al terzo rimprovero del marito immancabilmente ritorna nel mare.

    I FIGLI:
    I figli delle sirene e di un uomo hanno piedi e mani palmate e nuotano come pesci.



    siddo

    La fiaba del pescatore la ragazza che divenne sirena

    Sulla costa della nostra penisola vivevano una coppia di giovani amanti: Rosa e Giuseppe. Giuseppe un giorno non ritornò da pesca e perciò Rosa era molto preoccupata, dunque uscì a cercarlo ma scivolò e cadde in mare. Ad un tratto sentì delle voci strane, delle sirene nuotarono verso di lei e la tramutarono in sirena, fecero così per gelosia, infatti si erano invaghite del pescatore il quale pur essendo naturalmente molto incuriosito dal loro aspetto ed anche affascinato dal loro canto e dalle storie meravigliose che gli raccontavano non poteva certo amarle, poiché ai suoi occhi nessuna né umana né sirena era meravigliosa come Rosa. La sua amata Rosa così trasformata in sirena si sentiva triste e infelice, sentiva tanto la mancanza di Giuseppe, inoltre il suo nuovo corpo non le piaceva affatto e se ne vergognava molto, essere diventata per metà animale non le piaceva proprio anche perchè dentro di sé si sentiva sempre umana; per questo le altre sirene non smettevano mai di prenderla in giro facendola vergognare ancora di più. L'unica cosa che apprezzava del suo stato era la sua nuova voce, persino più incantevole di quella delle altre sirene per la sua delicata dolcezza; proprio a causa della sua bellissima voce le sirene presero però anche a invidiarla e un giorno che Rosa cantò la sua più bella canzone loro le fecero un'altra magia: ogni volta che avesse ancora cantato sarebbe diventata un pò più animale e un pò meno umana e se avesse continuato a cantare abbastanza a lungo alla fine avrebbe finito per trasformarsi in un grande pesce verde. Rosa però non riusciva a rinunciare a quella che era ormai la sua unica consolazione; quando sarò diventata un pesce non potrò più pensare, si diceva, così non mi sentirò più infelice. Dunque continuò a cantare e ogni volta che lo faceva la trasformazione del suo corpo in quello di un pesce procedeva un pochino. Un giorno mentre cantava, ormai più pesce che umana ma ancora dotata di ragione perchè la trasformazione non le aveva ancora toccato la testa, Rosa vide Giuseppe in barca carico di gioielli, un tesoro che aveva trovato in un isola deserta e che stava per regalare ad una nave mercantile poichè avendo perso la sua Rosa nulla più lo interessava. Allora lei si avvicinò e gli disse : "amore, se darai quei gioielli alle sirene, mi lasceranno venire con te!!" Giuseppe diede i gioielli alle sirene che in cambio gli restituirono Rosa facendola ritornare la bella ragazza di prima.

     
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    Le sirene e la penisola Sorrentina

    sirena.

    Le sirene e la penisola Sorrentina
    La leggenda delle sirene è legata alla penisola Sorrentina. Dal nome di una sirena che vi sarebbe stata sepolta, Parthenope, derivava il nome di uno degli insediamenti commerciali fondati sulla costa dagli abitanti di Cuma. Il promontorio su cui sorse il centro, era già stato utilizzato come scalo marittimo e commerciale da popolazioni egee, dai Fenici e più tardi da navigatori rodii. I Cumani vi trovarono già un monumento funebre a Parthenope, poi l’insediamento conobbe una fase di declino attorno al 550 a.C.
    Nel 470 a.C. nacque un secondo centro a poca distanza dal primo e fu chiamato Neapolis (città nuova), per distinguerlo dalla "città vecchia" (Paleopolis). Nella nuova città si stabilirono, oltre ad abitanti di Cuma e Ischia, Siracusani e forse, più tardi, coloni provenienti dall'Attica. In Campania, che i Greci chiamavano Opicia, anche dopo la conquista romana, la matrice greca fu evidente, sembra che a Neapolis si continuasse a parlare greco per molto tempo. Nell'antico centro della città è ancora oggi riscontrabile, la struttura di una città greca del V-IV secolo. Il Museo Nazionale di Napoli possiede una ricca raccolta di reperti che vanno dai più antichi di Pithekusa e Kyme, per giungere a quelli, scoperti dal 1700, di Pompei, Stabia ed Ercolano, che per molto tempo conservarono un'impronta tipicamente campana e i loro abitanti continuarono a prediligere manufatti d'impronta greca.

     
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    kvt4sm10


    Leggende sulle sirene e sui tritoni esistono da sempre, le prime rappresentazioni e descrizioni risalgono all’ottavo secolo prima di Cristo. Le sirene hanno il busto di donna e la parte inferiore di pesce e la loro immagine ha da sempre evocato mistero, bellezza ed erotismo tra artisti e scrittori di tutti i tempi.
    I Babilonesi adoravano un dio,sorto dalle acque che insegnava le arti e le scienze all’uomo. I Siriani adoravano una dea legata al potere della luna e delle maree: Atargatis. Questa dea che veniva rappresentata come una sirena,venne in seguito trasmutata in un pesce dopo che per la vergogna di aver dato alla luce un figlio umano lo abbandonò e uccise il padre.
    Sia nella mitologia greca che in quella romana, peraltro molto simili tra loro, abbiamo frequenti descrizione di divinità marine, come ad esempio Poseidone o Nettuno, descritti come metà uomini e metà pesci. Ma anche il noto Omero, nella sua Odissea, parla delle sirene e del loro ammaliante canto.
    Nella mitologia tedesca, si parla di sirene, Meerfrau, e di Nix e di Nixe, gli abitanti delle acque dolci, creature piuttosto infide con l’uomo che prima veniva ammaliato e poi incontrava la morte per affogamento.
    Spostandoci più a nord ed esattamente in Irlanda, si ha notizia di sirene, Merrows o Muirruhgach, che vivevano su una terra asciutta che si trovava però sotto il mare che avevano il potere di passare attraverso l’acqua senza affogare. Tra questa popolazione vi erano donne bellissime e uomini, al contrario piuttosto bruttini, con nasi rossi, capelli e denti verdi e un forte debole per il brandy.
    Anche in Scandinavia e in Norvegia si può leggere una ricca mitologia popolata di tritoni e sirene. In Norvegia, poi, le sirene sono descritte come creature spesso crudeli e il loro avvistamento non era ritenuto di buon auspicio.
    Nella mitologia russa sono presenti creature marine come il Dio dell’acqua e le sue figlie ma si narra anche di uno spirito maschile dell’acqua, Vodyany, che inseguiva marinai e pescatori e ninfe dal carattere piuttosto maligno che facevano affogare i nuotatori.
    I Giapponesi credevano in Ningyo, un pesce con testa umana, mentre in Polinesia il creatore, Vatea, veniva dipinto come mezzo umano e mezzo delfino.

    Anche con lo sviluppo della Cristianità le sirene, al contrario di tutti gli altri dei, hanno continuato a vivere, forse perché non erano considerate come una minaccia per i valori cristiani, o forse perché, come sostengono alcuni, la sirena serviva alla cristianità come emblema morale del peccato.

    Con l’avvento dell’Illuminismo però le sirene vennero definitivamente catalogate nel mondo del fantastico e tutte le testimonianze raccolte e gli avvistamenti di queste creature marine vennero considerate il frutto della fantasia di uomini che erano stati per troppo tempo in mare.
    La figura della sirena continua comunque ad esistere, specie durante il Romanticismo, e molti sono i casi riportati di avvistamento anche durante il diciannovesimo secolo.
    In letteratura, e nell’immaginario collettivo la sirena è diventata una metafora per descrivere donne avvenenti e magnetiche nonchè emblema della doppia natura umana divisa tra intelletto e impulso. La modernità, infatti, la ritrae come una creatura desiderosa di guadagnare un’anima per diventare umana perdendo per sempre il suo unico connotato animale la coda e la possibilità di vivere in mare, come narra Hans Andersen.

    Nel nostro secolo il credere nella possibilità che le sirene esistano o il non crederci affatto sembra non avere più tanta importanza. Ma la sirena attira sempre un certo interesse perchè rimane comunque una creatura misteriosa.
    Il rapporto e la considerazione che hanno avuto gli uomini durante i secoli nei sui confronti rispecchia il modo in cui gli stessi uomini hanno guardato al mare.
    Il mare come fonte di vita e di bellezza, non vi è nata forse Venere?
    Il mare come distesa misteriosa e a volte cattiva ingrado di incantare, ammaliare e poi uccidere.
    Il mare come fonte di vita e di morte ma sempre un mare che continua ad affascinare per la sua bellezza,la sua dolcezza,la sua forza e il mistero che non sembra mai del tutto svelato.

    Fonte. web..

     
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    sirena6

    L'ISOLA DEI SOGNI

    C'era una volta un pescatore che viveva in una lontana isola: aveva molto coraggio, era anche un marinaio. Un giorno vide un gruppo di sirene che guizzavano velocemente nell'acqua, il pescatore le seguì pensando che l'avrebbero portato in un posto colmo di pesci. Il pescatore la prima volta che buttò la rete in mare era piena di pesci e la seconda volta successe lo stesso miracolo. La terza volta era molto più pesante e pensò che dentro alla rete ci fosse una sirena ma al suo posto vide una donna. Appena la vide se ne innamorò, prese un coltello per tagliare la rete che l'aveva catturata ma la sirena avendo paura di essere uccisa allora gli chiese pietà. Il pescatore la rassicurò e la sirena gli disse che l'avrebbe sposato. Così fu e dopo un po’ di tempo ebbero un bellissimo figlio. La donna però ogni notte, quando suo marito dormiva,usciva per andare in mare e ritornava all'alba con i capelli bagnati e intrecciati di alghe. Un giorno il marito scoprì il suo segreto e appena tornò il marito cercò di capire ma lei non rispose alle domande e chiese al marito solo di fidarsi di lei. La gente del popolo invidiosa della felicità delpescatore, sparlava di lui e della sua famiglia. Un giorno il pescatore seguì sua moglie e la vide entrare in una grotta uscire bella come non mai con la sua coda da sirena. Il pescatore temendo di perdere la moglie, entrò una notte nella grotta e rubò la coda. La moglie triste tornò a casa piangendo e così successe anche nei giorni seguenti: la sirena si consumava di giorno in giorno. Il pescatore seppe capire il proprio errore e le rivelò che aveva rubato la coda ma la sirena gli disse che era troppo tardi e che doveva abbandonarlo altrimenti moriva. Da quel giorno il pescatore guardò sempre il mare rccontandogli la storia di un padre e di un bambino che hanno perso il loro amore.
    Una storia dall’India

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    sirena


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    "LA SIRENA VUOLE RESISTERE ALLE LUSINGHE DI ULISSE" ( serie "Riletture")



    "LA SIRENA VUOLE RESISTERE ALLE LUSINGHE DI ULISSE"
    (Serie "Riletture")


    "...Quindi, seduti, battevano il mare schiumoso coi remi.
    Ma come tanto fummo lontani, quanto s’arriva col grido,
    correndo in fretta, alle sirene non sfuggì l’agile nave
    che s’accostava: e un armonioso canto intonarono.
    "Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,

    ferma la nave, la nostra voce a sentire.
    Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
    se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
    poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose..."

    Da "Odissea" di OMERO, libro XII, v v.148-200



    Il Mare e le Sirene


    "Il mare mi ha sempre emozionato: il perdersi delle acque all'orizzonte, il fruscio della risacca, il profumo di salsedine, le scaglie scintillanti del riverbero, le scie corrusche del vento e delle correnti, le impronte del piccolo popolo delle sabbie, le conchiglie vuote rivoltate dalla marea.... ed anche il tuono dell'onda quando si abbatte sugli scogli, cattiva quando il mare è cattivo, le gocce micronizzate nel vento, i misteri e il precipizio blu dell'abisso... Fonte di vita, scrigno infinito di misteri, di leggende e di suggestioni, ma anche metafora di attese, di sogni e di futuro, come quello a cui pensa il cavaliere (dipinto a 17 anni), fermo sulla scogliera a guardare il mare che luccica sotto la luna......e poi le Sirene , con la loro duplice natura, umana e ferina, ancor più evidente che nei Centauri, perchè uniscono al loro consapevole fascino di Donne, vivido negli occhi e nei gesti, la coda di pesce, lontana - per razza e natura - dal mondo degli umani: la coda di pesce delle Sirene appartiene infatti al mondo delle acque, delle maree, delle onde e degli abissi, un mondo affascinante e misterioso, suggestivo e pericoloso... come il loro sguardo, quando luccica sotto la chiglia, o come il loro canto, quando rapisce i naviganti"...

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    SEIRENES

    Creature del mito, donne nella porzione superiore del corpo ed animali nella porzione inferiore, le Sirene erano figlie di Acheloo, il più importante delle divinità fluviali. Esiodo lo cita come figlio di Okeanos e Teti, ma Omero lo pone davanti allo stesso Okeanos come “origine di tutte le cose”. Mari, fiumi, sorgenti scaturivano dunque anche da Acheloo, e se il padre Okeanos era raffigurato con una possente testa chiomata con branchie e chele di granchio, Acheloo aveva corna di toro e coda di pesce. Quando Herakles lottò contro questo dio acquatico gli staccò un corno (Libanio, Progymnasmata), e dal sangue sgorgato dalla ferita nacquero le Sirene.
    Altri sostengono che le Sirene siano state generate da Acheloo con Sterope, nome vicino a quello dell’Esperide Asterope (Apollodoro Mitografo), oppure con una Musa (Lycofron).
    La più antica citazione delle Sirene – Seirenes - è nell’Odissea di Omero, che però non ne descrive l’aspetto, si limita a farci capire che le creature si trovano per mare. L’antica pittura vascolare e l’archeologia le raffigurano come esseri alati con testa, mammelle e braccia di donna, immagine probabilmente connessa all’idea del loro canto. Nel tempo il loro aspetto ha poi subìto una inspiegabile trasformazione: è apparsa la coda di pesce e il canto di queste creature non è più stato quello di uccelli ma di mammiferi marini, ed è diventato uno strumento di seduzione, capace di perdere i naviganti.
    A differenza delle Arpie, “esseri rapitori”, alle Sirene è sempre stata conferita come caratteristica l’arte musicale, che le avvicinava alle Muse. Portavano quindi la lira o il doppio flauto, e cantavano.
    E’ invece una visione arcaica quella che vede le Sirene come consolatrici dei defunti nel corteo di Persefone, anzi compagne della dea degli inferi, capaci di alleviare con il loro canto l’addio al mondo e di introdurre i defunti al cospetto della grande Dea: così nella raffigurazione di un vaso antichissimo si vedono due sirene che cantano davanti alla dea assisa in trono, rivolte verso la nave di Ulisse assalita da uccelli.

    Le Sirene di Omero

    Con l’Odissea le Sirene entrano nelle favole del mare, ed Omero fa parlar di loro il grande mentitore Ulisse. Nel poema le Sirene hanno una connotazione esclusivamente negativa: sono terribili apportatrici di morte, capaci di ammaliare con lusinghe e canti i marinai per poi divorarli.
    Ulisse, messo sull’avviso da Circe circa il pericolo del canto e dei fioriti prati delle Sirene incantatrici, per poter ascoltare la loro melodia chiude con la cera le orecchie dei suoi compagni e si fa legare all’albero della nave. Le Sirene stanno sul loro prato colmo di fiori, ma colmo di resti umani, dell’isola di Anthemoessa, “la fiorita” (Esiodo), e cantano “Vieni più vicino, celeberrimo Ulisse, grande gloria dei Greci!… Ferma la tua nave per ascoltare la nostra voce!… Nessuno è mai passato qui con la nave nera senza ascoltare il nostro canto, che scorre dalle nostre labbra come il miele… Chi ci ascolta ricava piacere e un sapere più alto di quello che aveva prima… Noi sappiamo tutto ciò che Greci e Troiani hanno sofferto per volere degli dei, e sappiamo tutto ciò che avviene in qualsiasi momento e in qualunque posto della terra…!”. Le Sirene appaiono come dee oracolari onniscienti, e Ulisse, l’ambizioso ed il curioso Ulisse, smania di essere liberato, ma i suoi compagni, resi sordi dalla cera, lo legano ancor più saldamente e aumentano la forza della vogata.
    Le Sirene servivano la morte e dovevano morire – come dice un racconto delle Favole di Iginio – se una nave fosse passata indenne nelle vicinanze: per questo si uccidono, quando la nave di Ulisse supera l’isola ed il pericolo.

    I nomi delle Sirene

    Omero, nel parlare delle Sirene, usa sempre il duale, quindi è presumibile che siano solamente due: nessun nome viene pronunciato, ma in un antico dipinto vascolare si legge il nome “Himeropa”, “colei che con la sua voce suscita desiderio”: Una tradizione più tarda cita una triade di Sirene: “Thelxiope” è “l’incantatrice”, Aglaope è “colei che ha una voce splendida” e Peisinoe è “la seduttrice”. Una seconda triade di Sirene venerate nel Sud-Italia è costituita da Parthenope. “la verginale” napoletana, Leukosia, “la dea bianca” e Ligeia, “colei che ha la voce chiara”, della bassa Campania.

    Desinit in piscem
    L’antico modo di dire latino (“finisce a coda di pesce”), riferito ad un pensiero o ad un discorso che si conclude buffamente in maniera strana e imprevedibile, sembra alludere al mostruoso corpo delle Sirene.
    La prima vera descrizione delle Sirene con coda di pesce si trova nel “Liber Monstrorum de diversis generibus” (X – XI sec.): la Sirena entra trionfalmente nel Medioevo, comparendo su molti architravi e capitelli dell’epoca.
    L’immagine sembra perennemente ambigua: certo rappresenta le tentazioni mortali della carne, e per questo appare bicaudata, scolpita nell’atto di tenere le code divaricate, quasi esibendo l’inguine femminile. L’idea di tentazione e di bassi piaceri illusori è poi confortata dal corredo di pettine e specchio, allora attributi delle prostitute.
    Questa però non può essere l’unica lettura, visto che l’immagine appare in precise e mai casuali collocazioni: “per esempio nel caso della Pieve di Corsignano, vicino a Pienza, la troviamo nel posto d’onore proprio al centro dell’architrave della porta di ingresso: Qui allora si apre un ventaglio di ipotesi interpretative : la Sirena è la tentazione e la porta della chiesa la via per la redenzione o l’inguine inciso in evidenza rappresenta una soglia che ci porta nel grembo della Chiesa? Senza contare che, a parte l’aspetto apotropaico, l’esibizione del sesso, anche se non si riscontra in epoca classica, si ritrova nelle raffigurazioni delle antiche dee della fertilità, le grandi madri, che possono essere recondite memorie millenarie insite nella figura della Sirena” (Francesca Bardi). Sirena allora anche come portatrice di conoscenza, di parola di Dio, a un pubblico che non sapeva leggere, ma capiva bene le immagini.
    Scomparsa alla fine del Romanico, la Sirena si riaffaccia, alata o piscicaudata, negli affrescati soffitti del ‘500 o tra le statue e le fontane rinascimentali, ed è ancora insieme tentatrice e protagonista della conoscenza e della cultura umanistica.
    Sirena sempre diversa dagli uomini, ma sempre in rapporto con gli uomini, in un’immagine bivalente che la rende misteriosa, seducente e pericolosa nelle sue sembianze femminili e ancor più affascinante per le sue promesse di conoscenza, è una creatura che evolve nell’immaginario. Ed è la storia di una resa all’uomo ed all’amore: dalla Medioevale Sirena Melusina, costretta a fuggire per il rifiuto del marito che ha scoperto la sua natura, alla Sirena di Andersen che si sacrifica per amore, dissolvendosi in schiuma, alla Sirena arrendevole rappresentata da Sartorio tra le braccia amorevoli di un uomo che si sporge dalla barca, fino alla versione disneyana in cui, come Pinocchio, si trasforma infine in essere umano, definitivamente fuori dal Mito.

    Nel 2012 diverse persone hanno scambiato uno show televisivo dove si parlava di sirene, per un documentario. A generare l’equivoco sembra sia stato il fatto che lo spettacolo, intitolato “Mermaids: The Body Found”, è andato in onda su Discovery Channel, che solitamente trasmette documentari. National Ocean Service ha dovuto pubblicare un comunicato sul suo sito ufficiale per chiarire che le sirene appartengono alla mitologia e non sono esseri reali.

    ...eppure appaiono ai poeti... ed ai pittori...................................
    ...una ricerca di F.B.


    fonte:http://www.francoblandinographics.it

    Leggende in Calabria: il mito della sirena Ligea


    sirena-ligea

    Con un corpo splendente ed una voce suadente, le sirene sono creature bellissime che vivono nelle profondità degli oceani, le cui storie sono narrate ancora oggi nei paesi di mare come la Calabria ed il mito della sirena Ligea


    e sirene sono infatti creature a dir poco affascinanti, divinità marine della mitologia greca, figlie del Dio Acheloo, che rappresentavano una vera e propria minaccia per i marinai, che per via del loro canto, perdevano il controllo delle navi e facevano naufragio, finendo per essere divorati.

    Ma a dispetto di quanto da sempre narrano la leggenda, forse perché donne, forse perché belle, sta di fatto che i marinai non hanno mai avuto paura delle sirene; tanto da tatuarsi il corpo con la loro effige, considerandole veri e propri angeli, in grado di liberarli dai problemi e dai pensieri, trasportandoli negli abissi, a vivere in pace con la fauna marina, godendo delle numerose ricchezze nascoste in fondo al mare. Sogni ad occhi aperti, che vedono in realtà essere le sirene, veri e propri geni della morte, che dai promontori ammaliano pescatori e marinai, da vere e proprie tentatrici.

    Figlie di Forci e di Ceto, secondo la leggenda, per non aver salvato la compagna di giochi Persefone, dal rapimento di Plutone, furono trasformate in sirene dalla madre di lei, Demetra. E proprio tra le sirene, di particolare nota in Calabria, la leggenda della sirena Ligea, la più piccola delle sue consorelle, che come queste, subì un destino a dir poco tragico! Secondo la leggenda infatti, Ligea vide sua sorella Partenope lanciarsi giù dalla rupe e sua sorella Leucosia scomparire nei profondi abissi del mare; entrambe decise a morire, e così, non accettando la condanna di vivere in solitudine, senza le sue amate sorelle, si affidò al mare in furia, durante una spaventosa tempesta.

    Il giorno era scuso, grigio e terribile, e le onde veri e propri muri di acqua, che si abbattevano con ferocia contro gli scogli; e proprio in questo scenario, Ligea si lasciò cadere nel mare, facendosi trasportare dalle onde, senza opporre resistenza, lasciando che fossero i flutti a scegliere della sua vita, fino a che arrivò al Golfo di Sant’Eufemia. Qui, trovata morta dai marinai sulla riva dell’Okinaros – l’attuale fiume Bagni – fu sepolta sulla piccola isola, formata dal materiale ghiaioso, diventando la loro protettrice, tanto che in suo onore e ricordo, fu eretto un monumento.

    Una storia, quella delle tre sirene, Partenope, Leucosia e Ligea, narrata in molte produzioni letterarie antiche, in primis, nell’Odissea, ove si celebra il loro melodico canto, in grado di attirare le navi, fino a farle naufragare. Navi di marinai e pescatori, tra cui, l’unica che riuscì a resistere al loro tranello, fu quella del Re Ulisse, che avvertito per tempo, riuscì a resistere al canto delle sirene ammaliatrici, legato all’albero maestro della nave; mentre i suoi marinai si salvarono, grazie ai tappi messi nelle orecchie, che li avevano resi sordi. Una figura mitologia dell’antica Grecia e di Roma, la sirena Ligea, raffigurata con un busto di donna con le braccia nude ed il corpo di uccello con coda e ampie ali, in varie monete di Terina, seduta su un cippo mentre gioca con una palla, oppure mentre riempie un’anfora con l’acqua che sgorga dalla bocca di un leone.

    Non solo, perché inoltre Ligea compare in statue isolate ed in rilievi ad ornamento di tombe, in genere mentre suona la cetra, oppure in vasi dipinti, mosaici, pitture e sarcofagi romani.
    E proprio Terina, città della Magna Grecia, eretta dai Crotoniati nel VI secolo a.C, storicamente vide i suoi abitanti dispersi da Annibale nel 203 a.C., e la sua vera e propria fine, ad opera dei Saraceni nel 950 circa, allorquando distruggendo Lamezia – oggi Sant’Eufemia – ed Aiello, di conseguenza distrussero appunto anche Terina, posta proprio nel mezzo, tra le due.
    A i giorni “nostri”, nell’anno 1998, in Piazza S.Domenico, a Nicastro, oggi Lamezia Terme, è stata inaugurata una splendida statua, realizzata dell’artista Dalisi, dedicata proprio alla sirena Ligea ed alla sua triste storia.

    fonte:www.pellaro.net/

     
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