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La guida della gravidanza

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  1. Lussy60
     
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    L'ecografia a tre e quattro dimensioni

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    Mostra alla futura mamma il corpicino e i lineamenti del nascituro con una nitidezza senza paragoni, con la chiarezza di una fotografia, ma non è l'aspetto spettacolare quello che più conta: l'ecografia tridimensionale è uno strumento prezioso per approfondire diagnosi di sospette malformazioni al cervello, al cuore o all'apparato digerente fetale. Ulteriori applicazioni sono tuttora oggetto di studio.

    "L'apparecchio usato per l'esame tridimensionale è analogo all'ecografo tradizionale", spiega Paolo Scollo, primario dell'Unità Operativa di ostetricia e ginecologia dell'Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania. "Consiste in una sonda che si appoggia sull'addome materno ed emette ultrasuoni, che vengono in parte riflessi dai tessuti fetali. Alcuni sensori raccolgono gli ultrasuoni riflessi e inviano i dati a un computer, che li elabora producendo un'immagine. In questo caso gli ultrasuoni riflessi vengono raccolti lungo tre assi perpendicolari tra loro e dunque la rappresentazione elaborata dal computer è la proiezione bidimensionale di un'immagine tridimensionale".

    Gli ecografi 3D di ultima generazione non producono solo immagini fisse, ma anche filmati in tempo reale dei movimenti del nascituro, aggiungendo alla rappresentazione la dimensione temporale. Per questo a volte vengono chiamati ecografi 4D. "Sono apparecchi costosi e richiedono una preparazione specifica per essere utilizzati correttamente", dice Scollo. "Al momento sono relativamente pochi in Italia i centri che ne dispongono".

    "Quando si parla di ecografia tridimensionale, bisogna distinguere l'aspetto spettacolare da quello diagnostico", dice Mario Fadin, ginecologo di Milano. "Alcuni centri privati offrono eco 3D ai genitori che vogliono una foto ricordo del loro piccolo nel pancione. Le ecografie fatte in questo modo non hanno alcun valore diagnostico. Al contrario, un'ecografia tridimensionale può essere richiesta come esame di secondo livello qualora un accurato esame ecografico tradizionale rilevi una sospetta malformazione che richiede un approfondimento. Per esempio, in caso di spina bifida, per valutare la gravità del difetto".

    Non si tratta, dunque, di un esame di screening. "Non ha senso ricorrere a una tecnologia così costosa, a meno che non ci sia un'indicazione specifica", commenta Paolo Scollo. "Per questa ragione viene rimborsata dal servizio sanitario pubblico solo se è stata prescritta dal medico curante".

    Articolo di Maria Cristina Valsecchi

     
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