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Maria Callas

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    Maria Callas

    Maria Callas, dietro le quinte
    A 35 anni dalla scomparsa della divina, il maestro Franco Zeffirelli e Giovanna Lomazzi, una delle sue più care amiche, ci raccontano di lei. Tra pubblico e privato

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    Maria Callas, nome d'arte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheròpoulos (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), è stata un soprano greco con nazionalità statunitense e naturalizzata italiana fino al 1966:

    callas_280x185Non ha peli sulla lingua Franco Zeffirelli, che fu amico di Maria Callas e la diresse in una Tosca leggendaria nel 1964, al Convent Garden di Londra. A 35 anni dalla morte ricorda: «Era un mostro, un insieme di grandi virtù e di terribili debolezze umane. Una donna molto complessa. Nata povera, si nobilitò dedicando la vita all’arte. Ma era troppo attaccata al denaro. E non si fidava di nessuno. Tendeva dei tranelli anche a noi, i suoi migliori amici, per verificare se eravamo interessati ai suoi soldi. Forse perché la madre e la sorella erano due mascalzone. Sapevano che la sua voce poteva fruttare miliardi e la perseguitarono per tutta la vita».

    «Si opposero alle nozze con Meneghini, perché volevano mettere le mani sul suo patrimonio. E anche quando aveva perso la voce, la sorella le fece firmare degli impegni, scegliendo per lei un repertorio che non poteva sostenere».

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    Una donna molto sfortunata. «Se la cercò, attorniandosi di personaggi orribili come Onassis. E pensare che sul lavoro era maria-callas_290x435perfetta. Se era stanca e doveva cantare, non parlava nemmeno al telefono, per non sprecare la voce. E quando affrontava il pubblico, iniziava l’incantesimo. Non solo per le doti canore, ma per le straordinarie capacità espressive», conclude Zeffirelli.

    Diverso il ritratto che ne fa un’altra grande amica, Giovanna Lomazzi. La conobbe nel 1953, al Biffi Scala, dopo una recita: «Era una donna combattiva, che aveva molto sofferto nell’infanzia. Ma non era avara. Al contrario, mi ha fatto i più bei regali che si possano immaginare: viaggi, gioielli, abiti»


    maria-callas_290x435«Viveva con Meneghini in una villa con giardino, a Milano e quando non cantava conduceva la vita normale di una ricca signora. Si occupava dei menù, andavamo dall’antiquario a scegliere mobili veneziani del ‘700, giravamo per negozi, pulivamo insieme l’argenteria», prosegue Giovanna Lomazzi. «Faceva cose banali. Poi varcava la porta del teatro e si trasformava nella Callas. Anche quando l’accompagnai a New York, per il debutto trionfale al Metropolitan, passavamo intere giornate a fare shopping. Alla fine io, che avevo 12 anni di meno di lei, ero a pezzi. Lei, invece, aveva una grande resistenza fisica: andava a cantare, con un’adrenalina folle in corpo».


    Com’era nel privato?

    maria-callas_290x435«Si alzava tardi, verso le 11, come tutte le cantanti. Mangiava pochissimo, filetto tritato e verdure scondite, beveva qualche caffè. Seguiva con rigore formidabile la dieta che le aveva fatto perdere 50 chili. Aveva un bel viso, due grandi occhi da miope che truccava molto e due bellissime mani, che muoveva in maniera magica quando era sulla scena. Il suo unico problema erano le caviglie gonfie, forse perché era stata tanto in sovrappeso, per cui faceva massaggi drenanti. Era stata brutta, grassa, la sua voce non piaceva. È riuscita con enorme determinazione a diventare bella, magra, a cantare in modo meraviglioso. Ma è stato un lampo, pochi anni di fulgore prima della caduta. Era ricca, amata e così famosa. Ha avuto una vita disperata, perché aveva tutto e tutto ha perso».



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    Quando iniziò il declino?

    «A Dallas. Cantò la Lucia di Lammermoor, per la regia di Zeffirelli. Non erano arrivati i costumi dall’Italia. Lei non batté ciglio. callas_290x435Ci disse: cosa mi devo mettere? Prendemmo tre costumi di una corista, aggiungemmo qualche perla e lei li indossò senza alcun capriccio da diva. Fu un successo, ma lei si rese conto di aver cantato male. Mi disse “Qui finisce la mia carriera”. Passò la notte insonne, a piangere. Ma il vero disastro della sua vita fu l’incontro con Onassis. Ricordo, eravamo in vacanza sul suo panfilo, il Christina. Lui era brutto, piccolo, peloso come una scimmia, non aveva nessuna sensibilità per l’arte della Callas. Non si rendeva conto del gioiello che aveva per le mani. Eppure lei lo amò perdutamente».

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    (Lui era brutto, piccolo, peloso come una scimmia, non aveva nessuna sensibilità per l’arte della Callas. Eppure lei lo amò perdutamente)

    Giovanna Lomazzi
    Amica di Maria Callas


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    «Per lui lasciò Milano, la casa, gli amici fidati, dimenticò l’impegno vocale, si trasferì a Parigi. Dove poi rimase sola, distrutta dall’abbandono di lui. E’ morta di dolore e di consunzione. Ero fuori Roma, quel giorno. Quando rientrai, seppi da una telefonata della sua morte. Aveva solo 53 anni. Con lei è finito un mondo».


    shiseido-trucchji-makeup_290x435Dietro le quinte della Scala di Milano, da anni, ballerini, cantanti, comparse e star si trasformano in personaggi con mezzi accessibili a tutti: ciprie, colori, pennelli e paste per il viso. Tutto fornito da Shiseido. Abbiamo chiesto a loro di aprirci le porte dei backstage, e mentre osservavamo i make-up artist al lavoro, abbiamo iniziato a ricostruire la storia di Maria Callas.

    I cosmetici qui a fianco sono protagonisti delle ore antecedenti gli spettacoli, quando la pelle sarà sotto le luci violente dei riflettori. Non solo fanno parte della vita quotidiana di una donna, ma anche dei momenti cruciali di una stella.

    Dall'alto. Translucent Pressed Powder: polvere di riso compatta per fissare il trucco.
    Perfect Mascara Defining Volume: resiste alla lacrime.
    Shimmering Cream Eye Color Caviar BK 912: ombretto in crema multiuso effetto eyeliner, modulabile.

    fonte:http://www.vanityfair.it

     
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