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Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento

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  1. Lussy60
     
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    Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento


    GIOVANNI PASCOLI
    LAVANDARE da Myricae
    Due terzine di endecasillabi, seguite da una quartina. Le rime: ABA CBC (incatenata); nella quartina ABAB (alternata).
    Negli aspetti della natura e delle cose Pascoli mira sempre a cogliere gli emblemi, a mettere in luce gli elementi e i rapporti che gli servono per esprimere il suo senso della vita carico di perplessità e smarrimento. La campagna autunnale, il lavoro agricolo, l’umile fatica delle lavandare e il loro cantare, non rappresentano una serena descrizione, un idillio. Si risolvono invece in una rappresentazione dominata da nascoste corrispondenze tra le cose (l’immagine dell’aratro), in un sottile senso di malinconia, amarezza, reso dalla notazione del paesaggio (leggere nebbie autunnali) e dal canto dell’innamorata lasciata sola.
    NEL CAMPO MEZZO GRIGIO E MEZZO NERO Immagine cupa, autunnale
    RESTA UN ARATRO SENZA BUOI, CHE PARE Aratro: apre il componimento, paragonato alla lavandara lasciata sola dal proprio amato, come i buoi non sono con l’aratro.
    Enjambement
    DIMENTICATO, TRA IL VAPOR LEGGERO. Vapore: dà l’impressione di un fumo che sale dal terreno
    STROFA VISIVA
    ***
    E CADENZATO DALLA GORA VIENE
    LO SCIABORDARE DELLE LAVANDARE Sciabordare, lavandare: rima interna e allitterazione.
    Sciabordare: parola onomatopeica
    CON TONFI SPESSI E LUNGHE CANTILENE: Tonfi spessi: sinestesia (uditiva + tattile), riproduce lo sbattere del panno bagnato.
    Tonfi: parola onomatopeica
    Chiasmo: nome agg. / agg. nome
    STROFA ACUSTICA
    ***
    IL VENTO SOFFIA E NEVICA LA FRASCA, Assonanza con “rimasta”
    “Nevica la frasca”: dalla frasca cade la neve.
    Chiasmo: nome verbo/verbo nome
    E TU NON TORNI ANCORA AL TUO PAESE!
    QUANDO PARTISTI, COME SON RIMASTA! Assonanza con “frasca”.
    Assonanza: “partisti”, “rimasta”
    COME L’ARATRO IN MEZZO ALLA MAGGESE. Aratro: chiude il componimento.
    Similitudine.
    RITMO DELLA CANTILENA POPOLARE

    IL LAMPO da Myricae
    Formato da 7 versi endecasillabi sciolti, con uno spazio bianco tra il primo e il secondo verso. Questo sembra separare la rappresentazione del lampo dall’apparizione degli oggetti illuminati. Rime: ABCBCCA. Ritmo scandito, non ci sono enjambements.
    È una poesia in cui viene messo in rilievo l’effetto ottico del lampo, visto come un’improvvisa apparizione dell’angoscia e dell’allucinazione, intuizione dell’assurdo e del dolore.
    E CIELO E TERRA SI MOSTRO’ QUAL ERA: Apertura (rima con “nera”)
    “cielo e terra”: contrapposizione.
    Soggetto al plurale, predicato al singolare: vengono unificati dall’apparizione del lampo.

    SPAZIO BIANCO
    LA TERRA ANSANTE, LIVIDA, IN SUSSULTO; Tre attributi della terra: climax
    Allitterazione: “s”
    IL CIELO INGOMBRO, TRAGICO, DISFATTO: Tre attributi del cielo: climax
    Allitterazione: “r”
    BIANCA BIANCA NEL TACITO TUMULTO Tacito tumulto: ossimoro
    Bianca bianca: accostamento di parole simili o uguali accostate a due a due.
    UNA CASA APPARI’ SPARI’ D’UN TRATTO; Apparì sparì: accostamento di
    parole simili o uguali accostate a due a due. Antitesi.
    Parole tronche che accelerano il ritmo.
    COME UN OCCHIO, CHE, LARGO, ESTERREFATTO, Similitudine
    “Esterrefatto, largo”: parole lunghe, con allitterazione della “a” e “r” danno idea di apertura.
    S’APRI’ SI CHIUSE, NELLA NOTTE NERA. Chiusura (rima con “era”)
    S’aprì si chiuse: accostamento di parole simili o uguali accostate a due a due. Antitesi.
    Allitterazione: “n”.
    IL TUONO
    Formato da 7 endecasillabi sciolti. Uno spazio bianco di forte stacco tra il primo e il secondo verso. Lo schema delle rime è ABCBCCA, il primo e l’ultimo verso son identici e hanno funzione di apertura e chiusura.
    Rappresenta un evento naturale colto in un istante e reso in un tempo poetico assai
    conciso. Vengono contrapposti lo schianto e la forza della natura col sentimento della
    voce che pare vincere il male del mondo con costanza e amore (come il moto di una
    culla)
    E NELLA NOTTE NERA COME IL NULLA, Apertura: rima con culla. Da un lato l’immagine della morte
    Allitterazione: “n”
    SPAZIO BIANCO
    A UN TRATTO, COL FRAGOR D’ARDUO DIRUPO “a un tratto”: la voce si apre d’improvviso, con la “t” e la “a”
    CHE FRANA, IL TUONO RIMBOMBO’ DI SCHIANTO: “schianto”: rumore secco che segue il rimbombo
    RIMBOMBO’, RIMBALZO’, ROTOLO’ CUPO, Allitterazione: “r” e “u”.
    Onomatopee.

    E TACQUE, E POI RIMAREGGIO’ RINFRANTO, “e tacque”: calma.
    “rimareggiò rinfranto”: Allitterazione “r”, “g”… : eco del tuono paragonato ad un’onda sonora che si rivolge su se stessa.
    E POI VANI’. SOAVE ALLORA UN CANTO Cesura.
    “soave” parola melodiosa per la presenza di vocali dolci e aperte.
    Allitterazione: “a”
    S’UDÌ DI MADRE, E IL MOTO DI UNA CULLA. Chiusura: rima con nulla. In contrasto con nulla = morte. Culla = vita, nascita

    NOVEMBRE
    Tre endecasillabi e un quinario: STROFE SAFFICHE.
    Rime alternate: ABAB CDCD EFEF.
    L’endecasillabo è frantumato, ricco di spezzettature.
    Uso frequente della congiunzione “e”.
    È una delle composizioni più suggestive e significative. Come la maggior parte dei componimenti facenti parte della raccolta Myricae, anche questo, più che a descrivere la natura in un suo particolare momento, è rivolto a penetrare nel senso segreto delle cose, e a scoprire in esso un messaggio di morte, un senso di fragilità, di vuoto.
    GEMMEA L’ARIA, IL SOLE COSI’ CHIARO enjambement
    “gemmea l’aria”: aria nitida, limpida come una gemma
    CHE TU RICERCHI GLI ALBICOCCHI IN FIORE,
    E DEL PRUNALBO L’ODORINO AMARO “prunalbo”: pianta del biancospino
    Anastrofe: “del prunalbo l’odorino amaro”
    Sinestesia: “odorino amaro”
    SENTI NEL CUORE…
    Strofe dolci, quasi allegre, elementi naturali, calma.
    Forte interruzione dal “ma” e strofa secca, dura, dolorosa.
    MA SECCO E’ IL PRUNO, E LE STECCHITE PIANTE Allitterazione forte della “s”
    enjambement
    DI NERE TRAME SEGNANO IL SERENO, Allitterazione: “s” e suoni duri (“r”)
    E VUOTO IL CIELO, E CAVO AL PIE’ SONANTE enjambement
    “cavo”: terreno gelato che risuona come vuoto al passare dei tacchi. Significato di morte.
    SEMBRA IL TERRENO.
    SILENZIO, INTORNO: SOLO, ALLE VENTATE, “silenzio”: è ciò che più trasmette paura nella poesia. È un EEEEEE(luogo comune) della letteratura. È l’apice del terrore, il momento culminante della solitudine e della desolazione.
    ODI LONTANO, DA GIARDINI ED ORTI,
    DI FOGLIE UN CADER FRAGILE. E’ L’ESTATE, enjambement
    Anastrofe.
    Allitterazione: “f”
    Sinestesia: “ odi di foglie un cader fragile” (uditivo + tattile)
    Ipallage.
    FREDDA, DEI MORTI. Impressione visiva, sensoriale.
    Ossimoro: “estate fredda”
    Uso più frequente della punteggiatura.
    L’ASSIUOLO
    Tre strofe di 7 novenari, tutti piani, tranne il 6° verso (tronco, quindi 8 sillabe).
    Gli accenti ritmici cadono sempre sulla 2°, 5°, 8° sillaba. Rime ABAB CDCD: alternate.
    Assiuolo: uccello notturno, rapace, che si ricollega all’idea di morte, nella sera e nella notte descritta.
    DOV’ERA LA LUNA? CHE’ IL CIELO L’autore sente la presenza della luna, ma non la vede.
    NOTAVA IN UN’ALBA DI PERLA, “notava” = nuotava.
    “alba di perla”: Metafora
    ED ERGERSI IL MANDORLO E IL MELO
    PAREVANO A MEGLIO VEDERLA.
    VENIVANO SOFFI DI LAMPI Sinestesia: “soffi di lampi”
    DA UN NERO DI NUBI LAGGIÙ’;
    VENIVA UNA VOCE DAI CAMPI: “voce”: generico. *
    Chiù… Voce onomatopeica.
    Nota l’uso della punteggiatura di sospensione.
    Luminosità.

    LE STELLE LUCEVANO RARE
    TRA MEZZO ALLA NEBBIA DI LATTE:
    SENTIVO IL CULLARE DEL MARE, Anafora: “sentivo”
    “cullare del mare”: personificazione.
    SENTIVO UN FRU FRU TRA LE FRATTE; Anafora: “sentivo”
    Allitterazione: “f”, “r”, suoni duri
    “fru fru”: voce onomatopeica.
    SENTIVO NEL CUORE UN SUSSULTO, Anafora: “sentivo”
    COM’ECO D’UN GRIDO CHE FU.
    SONAVA LONTANO UN SINGULTO: “singulto”: più specifico e forte. *
    Chiù… Voce onomatopeica
    Immagine abbastanza serena della notte.
    SU TUTTE LE LUCIDE VETTE
    TREMAVA UN SOSPIRO DI VENTO:
    SQUASSAVANO LE CAVALLETTE Voce onomatopeica: “squassavano”
    FINISSIMI SISTRIF D’ARGENTO Allitterazione: “s”
    (TINTINNI A INVISIBILI PORTE “tintinnii”: voce onomatopeica.
    CHE FORSE NON S’APRONO PIÙ’?…); ticchetti che battono a porte che non si aprono più. (si erano aperte per Osiride,
    ma non per noi). Le “( )” significano ipotesi, supposizioni. Il “?” riprende quello presente nei primi versi.
    E C’ERA QUEL PIANTO DI MORTE… “pianto di morte”: fortissimo, in ciò sta tutta la paura, la desolazione, il dolore. *
    Chiù… Voce onomatopeica
    Numerose sono le personificazioni: tutti gli oggetti assumono un significato simbolico.
    *= passaggio semantico. *= strumenti musicali egizi che venivano utilizzati durante il mito di Iside.
    TEMPORALE
    Compare un solo verbo, ad inquadrare il contesto. Compare un solo elemento umano: il casolare.
    Settenari. Spazio bianco tra il primo e il secondo verso.
    UN BUBBOLIO LONTANO… “bubbolio”: voce onomatopeica.
    SPAZIO BIANCO.
    ROSSEGGIA L’ORIZZONTE,
    COME AFFOCATO, A MARE; “affocato”: sinistro bagliore del fuoco. Riprende il “rosseggia” del verso precedente.
    NERO DI PECE, A MONTE,
    STRACCI DI NUBI CHIARE: “nubi chiare”: squarci.
    TRA IL NERO UN CASOLARE: Analogia: tra il casolare bianco, come l’ala del gabbiano. Il poeta non ci dice che è bianco, ma lo capiamo appunto dall’analogia con l’ala del gabbiano.
    UN’ALA DI GABBIANO.
    Macchie di colore.

     
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18 replies since 2/12/2012, 12:33   145844 views
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